Archivio per 14 luglio 2016

La Melencolia di Durer – Una delle più grandi opere dedicate alla malinconia   3 comments

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Benché coperta da un’ampia mole di simboli ed allegorie di tipo ermetico
tuttavia la mitica opera del ‘500 tedesco, che andremo ora ad esaminare,
non nasconde quello che è poi il suo vero significato.

E cioè descrivere quello stato d’animo leggermente triste
ma anche meditativo… (se non troppo prolungato nel tempo)
che definiamo malinconia.


 
 
 
 
Albrecht Dürer
(Norimberga 21 maggio 1471 – Norimberga 6 aprile 1528)
è stato un pittore, incisore e matematico tedesco.
 
 
 
 
 
Dürer, di origine ungherese, è considerato
il massimo esponente del rinascimento… tedesco. 
 
A seguito di contatti con ambienti neoplatonici veneziani
egli oltre a conoscere e studiare il rinascimento italiano 
s’avvicinò alle conoscenze esoteriche ed ermetiche
di cui questa sua MELENCOLIA 
è la massima espressione artistica.
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LA MELENCOLIA DI DURER

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Albrecht Dürer Melencolia I incisione a bulino, 1514

 
 
 

La materia al nero degli alchimisti
è chiamata anche “primo segno” dell’opus
poichè senza annerimento non ci sarà bianchezza.

A.J.Pernety, Dictionnaire Mytho-Hermétique, 1758

 

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Melencolia I, detta anche Melancholia I (1514), è parte di un trittico di incisioni di Albrecht Dürer che comprende le allegorie di tre classi di virtù e tre sfere di attività secondo una classificazione ancora medioevale.

 
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Il Cavaliere (II)
 

 

 

La seconda opera del trittico, “Il Cavaliere, la morte e il diavolo” rappresenta la sfera morale e la terza “S. Girolamo nella cella” quella della teologia e della meditazione.

 
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San Girolamo nello studio (III)


 
 
 
 
ESAMINIAMO I SIMBOLI PRESENTI NELL’OPERA

 
 

Melencolia I simboleggiava invece la sfera intellettuale dominata dal pianeta Saturno, secondo la tradizione astrologica legato al sentimento della malinconia, ed intendeva istituire una connessione fra il mondo razionale e scientifico e quello immaginativo dell’arte.


Nello sfondo, incorniciata da un arcobaleno “lunare”, brilla una cometa, inquietante simbolo notturno capace di suscitare sentimenti melanconici. 
Le chiavi rappresentano la conoscenza che sola può liberare l’uomo dallo stato melancolico della sua ricerca, e infatti in fondo portato da un pipistrello vi è una luce che rischiara le tenebre.


Tutta l’opera è disseminata dei simboli del “sapere” alchemico.


 

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Il personaggio principale della scena è la figura femminile dell’angelo che, seduta su un gradino, con la mano sinistra sorregge il capo mentre nella destra stringe un compasso, strumento indispensabile nella misurazione non solo delle cose e degli spazi terreni, ma anche della distanza tra finito e infinito.


Il volto è in ombra ed emerge, per contrasto, lo sguardo fisso in avanti e perso nel vuoto.


Il lungo abito non lascia intravedere alcuna forma anatomica ed è modellato con una serie di pieghe dal sapore baroccheggiante.


Dal fianco pende un mazzo di chiavi, mezzo e strumento per aprire le porte dell’ignoto ed avere accesso alla conoscenza.


La figura allegorica dell’angelo è simbolo dell’impotenza creativa del genio (quasi certamente lo stesso autore) dominato e, forse, momentaneamente domato dall’umore nero, dall’umore malinconico.


Il titolo dell’opera di Dürer è stampato su un cartello sorretto da un pipistrello da sempre simbolo della morte.
Malinconia, dunque, come morte della creatività, come momento di blocco creativo.




Arcobaleno.. cometa.. clessidra e bilancia




Un arcobaleno dai tratti netti e precisi incornicia un arco di cielo attraversato da una cometa dal nucleo brillante che si orienta da nord–ovest a sud–est e farebbe pensare alla cometa apparsa nei cieli dell’occidente negli anni 1513 – 1514.


Più che a un dato negativo e in correlazione con la bilancia (fine dei tempi), con la clessidra e con la meridiana quali simboli precipitosi degli avvenimenti di un ciclo che finisce, l’arcobaleno è un elemento positivo che, di contro alla negatività del pipistrello, rappresenta la speranza di superare l’attuale stato di abbattimento e dell’impossibilità creativa.


Arcobaleno e stella cometa illuminano un tratto di mare, forse l’Adriatico, e le terre in lontananza, quelle veneziane, da sempre più libere alle sperimentazioni scientifiche e alle meditazioni filosofiche in un rapporto più diretto con il mondo orientale.

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Sulla parete dell’edificio, in alto a destra e quasi sfiorato dall’ala sinistra dell’angelo, è scolpito il quadrato magico numerico di quarto ordine, ossia simmetrico, la cui somma dei numeri opposti all’angolo dà 17 (16 +1; 13 +4; 10 + 7; 11 + 6).

Nella credenza rinascimentale si riteneva che combattesse la malinconia di origine saturnina e fu collegato dagli astrologi a Giove.
L’ultima fila di numeri del quadrato può essere letta come la data di realizzazione dell’opera, 1514, ed i numeri 1 e 4 corrispondenti alle iniziali del nome e cognome dell’artista A(lbrecht) D(ürer) oppure sinonimi di A(nno) D(omini).

La sfera e il tetraedro troncato suggeriscono la base matematica dell’arte del costruire, mentre strumenti di carpenteria giacciono inutilizzati al suolo.
Secondo studi recenti il quadrato numerico è strettamente collegato al poliedro che in un disegno preparatorio poggiava su di una grande lastra quadrangolare la cui forma è interamente dedotta dal quadrato magico.







Alle pareti dell’edificio, quasi in posizione speculare, sono appesi una bilancia ed una clessidra 

(vedi su immagine con arcobaleno);

la prima non solo simbolo di giustizia, ma anche strumento presente in tutte le botteghe degli alchimisti, 

l’altra porta con sé varie simbologie: 

dal lento ed inesorabile fluire del tempo fino alla vanità delle cose terrene.


Il tempo che passa e, quindi, la clessidra, può essere la metafora di una vita regolata che tende a Dio, 

al mondo sovrannaturale ed è anche quanto viene suggerito dalla scala 

che non è solo uno strumento che serve per innalzare edifici, 

ma diventa simbolo dell’ascesa dal mondo delle apparenze al mondo della conoscenza 

in perfetta simbiosi sia con il credo cristiano che con la filosofia neoplatonica.



Tutto è immobile, un momento di sospensione suprema e un’atmosfera di silenzio, 

è sottolineato dal levriero accucciato ai piedi dell’angelo quale servitore fedele 

e quasi sopraffatto dal masso alle sue spalle geometricamente modellato 

che sembra delimitare uno spazio protetto in cui potersi accucciare 

e non ribellarsi a niente e nessuno, neanche a quella fame che lo ha ormai ridotto 

ad una forma scheletrica al limite di una naturale sopravvivenza.



Tutta l’opera, che è conservata al Metropolitan Museum di New York

è composta con i soli colori bianchi e neri con diverse sfumature e tonalità.



 
 
 
 
“Io Albrecht Dürer di Norimberga, all’età di 28 anni,
con colori eterni ho creato me stesso a mia immagine” 
 
 
 
 
 
Fonti : vari siti web 
 
 
 
CIAO DA TONY KOSPAN




IL GRUPPO IN CUI POSSIAMO VIVER L’ARTE…
INSIEME

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La strana.. ma simpatica.. storia di un mio aforisma sui cani… con tutti i vari personaggi   4 comments

 
 
 







Il cane ha in sé molte parti di quella saggezza 
e capacità di affetto senza limiti e senza condizioni 
di cui parliamo tanto ed inseguiamo sempre 
ma che quasi mai raggiungiamo
(Tony Kospan)

 
 
 
 Jack Russel
 
 
 
Questo mio modesto aforisma
ha avuto davvero una storia sorprendente…
nella quale sono coinvolti i seguenti

PERSONAGGI E NON SOLO:
 


– uno sconosciuto artigiano a cui è piaciuto
– un oggettino semplice semplice di legno
– un lago
– una signora (che l’ha acquistato)
– una cagnolina 
– ed un amico espertissimo di aforismi… nonché titolare di una bella pagina FB


 
 
 
 
Jack Russel

 
 
 
Ma andiamo con ordine.
 
 
L’aforisma è stato pubblicato da me molto di rado
e sempre mischiato con aforismi di altri autori
(ma ho notato che è stato ripreso da altri nel web…)
per cui grandissima è stata la mia sorpresa
quando ho letto questo messaggio dell’amico di Fb,
nonché titolare dell’omonima pagina “Agostino Degas”
di cui parlavo prima.

 
 
 
 

 

 
Il Lago Maggiore 

 
 
 
 
 
IL MESSAGGIO DI AGOSTINO
 
 
“L’altro giorno con la famiglia
ero in vacanza nella splendida cittadina di Stresa,
sul Lago Maggiore.

Alla sera è rientrata mia moglie con un oggettino artigianale
in legno decorato che raffigurava un cane.








C’era questa bella scritta:
 – Il cane ha in sé molte parti di quella saggezza
e capacità di affetto senza limiti e senza condizioni
di cui parliamo tanto ed inseguiamo sempre…
ma che quasi mai raggiungiamo… 
(Tony Kospan) –

L’oggettino mi è piaciuto.
Sia io che mia moglie amiamo moltissimo gli animali,
cani e gatti in particolare,
ed ora è appeso nella stanza del mio giovane figlio.

Questo episodio mi ha piacevolmente sorpreso.
E’ proprio il caso di dire che il mondo è davvero piccolo….
Ci tenevo a dirtelo.”



 
 
 Edgar Hunt
 
 
 
 
 
 
 
LA MIA RISPOSTA
 
 
“La cosa mi fa enorme piacere.


Certo è curiosa la vita
ed il mondo in fondo è davvero piccolo.
 
Infatti nessuno se ne sarebbe accorto
tranne una persona attenta come te.
 
Se poi mi facessi aver qualche immagine dell’oggettino
ne sarei felicissimo.



Ciaoooooo”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Agostino mi ha poi inviato la foto dell’oggettino (qui su) 
con l’ulteriore spiegazione che il colore del cane che si vede,
bianco e color nocciola, non è casuale,
ma è stato dipinto così, proprio sul momento, dall’artigiano
perché quelli sono i colori della sua cagnolina Lola,
un Jack Russel.
 
 

Ho subito mostrato la foto dell’oggetto ai miei familiari
che hanno molto apprezzato e sorriso.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Beh che dire… sono davvero contento di questi 2 aspetti:
 – che l’aforisma sia piaciuto ad uno sconosciuto artigiano
al punto da trascriverlo su di un oggetto da lui creato
,
– che sia poi capitato non solo tra le mani di un amico virtuale
ma anche vero re degli aforismi.
 
 
 
 
 
 
Alfred Stevens
 
 
 
 
Non è una storia davvero simpatica e sorprendente?

Per questo davvero non me la sono sentita
di tenerla solo per me
e quindi ho deciso di condividerla con tutti voi
che frequentate i miei stessi spazi virtuali.
 
 
 
Tony Kospan



rangeeballon.gif

LA TUA PAGINA DI… SOGNO?

Frecce (51)




 Julius Leblanc Stewart



Gustav Klimt – Breve ricordo del grande pittore austriaco anche con il mitico Fregio di Beethoven ed altre sue note opere   Leave a comment









Per l’imponente (sotto diversi aspetti) produzione artistica
è considerato il più grande pittore austriaco



Vienna 14.7.1862 – Neubau 6.2.1918



Dopo gli inizi giovanili come decoratore di successo
inizia a cercare una via artistica personale ed innovativa
combattendo nel contempo le vecchie e chiuse visioni precedenti.
A 35 anni è lui a dirigere il movimento austriaco dei “Secessionisti”
(meglio conosciuto in Europa come “Art Nouveau” e in Italia “Liberty”)
che si propone di uniformarsi alle nascenti correnti europee.




Idillio



Il suo stile, venato da significativi elementi simbolisti ed erotici,
dopo alcuni scandali ebbe infine un notevole successo.

L’inizio del massimo splendore della sua carriera è la creazione,
nel 1902, del mitico e monumentale “Fregio di Beethoven”
in occasione della mostra in onore del grande compositore.




Oracolo di Delfi


Mentre l’opera che chiude il suo “periodo aureo”
è considera “Il bacio” che è del 1908.
Notevole è altresì stata la qualità dei suoi ritratti
delle signore della borghesia soprattutto austriaca.




La dama in rosso



IL FREGIO DI BEETHOVEN
 
 

Il Fregio, lungo 24 metri e sviluppato su tre pareti
fu eseguito in occasione della XIX mostra della Secessione
dedicata nel 1902 (e quindi esattamente 100 anni fa)
alla grande scultura di Max Klinger raffigurante l’apoteosi di Beethoven.
 
Il tema del Fregio è una interpretazione della Nona Sinfonia di Beethoven.
 

 
 
 

Klimt – Fregio di Beethoven – Parete A
 

 

 
Klimt dipinge direttamente sulla parete 
senza preoccuparsi di cercare materiali capaci di durare nel tempo
penando che l’opera sarebbe stata eliminata alla fine della manifestazione.



Klimt – Fregio di Beethoven – Parete B



 
Per fortuna nonostante ciò si è potuto conservar bene l’opera.
 
Klimt è un amante dei simboli e qui vuol narrare la lotta tra bene e male.


 
 
 
 
 

Klimt – Fregio di Beethoven – Parete C





ALTRE SUE NOTE OPERE



Donna con ventaglio




L’albero della vita




Morte e vita




Ritratto di Adele Bloch-Bauer



La musica



F I N E



VIVER L’ARTE… INSIEME





Il bacio (partic.)