1. Manda questo SMS a persone che ritieni intelligenti, se lo mandi a persone che non lo sono ti verrà un gran mal di pancia. Ora scusa ma devo andare in bagno.
2. Mi sono resa conto che lo scherzo che ti ho fatto è stato un po’ grosso. Ho capito che con te ho esagerato. Spero tu mi voglia perdonare, con affetto. La Natura.
3. ”Sikona lamile bowama likile umdodo jarat farsakala bi.” HAI APPENA RECITATO UNA PREGHIERA INDIANA CHE NON TI FARA’ PIU’ FARE ALL’AMORE PER UN ANNO!
4. Ho letto su un giornale che Babbo Natale ricompensa con 1.000 euro chi lo aiuta a trovare la Befana.
Ora, o mi dai il doppio, o gli dico… dove sei!
5. Diceva Ron: “Vorrei incontrarti fra cent’anni”. Sono proprio d’accordo con lui! Ciaooooooooo!
6. Fai così schifo che quando ti fai la doccia le verruche si mettono le ciabatte!
7. Tu sei la mia stella caduta dal cielo. Peccato che sei caduta di faccia…
8. Non amare chi non ti ama ma non amare nemmeno chi ti ama, prendi tutti in giro che non sbagli di sicuro!
9. Se le sue labbra sono infuocate e lei trema tra le tue braccia, scordatela. Ha la malaria.
10. Se cancelli questo SMS mi ami, se lo salvi mi desideri, se lo inoltri vuoi baciarmi se me lo rispedisci vuoi fare sesso con me. Come uscirai da questo problema?
11. TIM informa che sono in vigore le nuove tariffe in base al numero di rapporti sessuali. Di conseguenza il suo numero sta per essere disattivato.
12. Sei talmente scemo che quando fai il cretino sembri normale!
13. Ti ho pensato fino alle tre di notte, poi ho contato le pecore, poi è arrivato un pastore carino e…
14. Siamo oltre la data di scadenza. Non vorrei essere acida, ma che ne dici di spostarti di scaffale? Anzi: cambia supermercato.
15. Vodafone informa: per il corretto uso del cellulare tenere distante il dispositivo durante la chiamata. La sua alitosi potrebbe interferire nella comunicazione.
16. Ti ho pensato tutta la notte e sono arrivata ad una conclusione: ERA MEGLIO SE DORMIVO!!!
17. Non ti preoccupare se la Befana, vedendoti, ti abbraccia e si mette a piangere… non capita tutti i giorni di ritrovare una sorella gemella!
18. Contribuisci anche tu (che stai leggendo queste righe) ad abbellire la tua città per il Natale! Resta chiuso in casa fino al 7 gennaio!!!
19. Madre natura ti ha donato molte qualità: intelligenza, bontà, bellezza, fascino. Ma tu, dimmi, perché le hai rifiutate?
20. Avvicinati, non aver paura. Siediti su di me. Sfruttami più che puoi e fai! : – il tuo… WATER… –
21. Ho aspettato e aspettato e quando non è arrivato alcun messaggio, ho capito che doveva essere… sicuramente il tuo.
22. Una notte d’amore con te è come partecipare ad una Olimpiade: capita una volta ogni 4 anni…
23. Ho smesso di fumare, ho smesso di bere grappini, ho smesso di bere birra… sono stati i 20 minuti peggiori della mia vita…
24. Quando hai provato ad iscriverti ad una gara di bruttezza ti hanno risposto: “Non accettiamo professionisti!”
25. E’ incredibile quanto possa essere stimolante pensarti in certi momenti della giornata… ora ti saluto, devo correre in… bagno…
26. Mi sono rimaste schiacciate le dita nella porta del tuo cuore. E apri!!!
Nella foto qui su il grande poeta Garcia Lorca e Dalí
seduti sulla terrazza della casa al mare del pittore nell’estate del 1927
Il paesaggio di Port Lligat di cui ci parla Dalì
Port Lligat o Portlligat è un piccolo centro abitato
del comune spagnolo di Cadaqués situato nella Catalogna
famoso perché residenza estiva di Dalì e della moglie Gala.
Dalí – La persistenza della memoria
– Il quadro rappresentava un paesaggio vicino a Port Lligat, le cui rocce erano illuminate da un trasparente e malinconico crepuscolo.
In primo piano si vedevano gli ulivi con i rami tagliati e senza foglie.
Sapevo che l’atmosfera che ero riuscito a creare in quello scorcio serviva come ambientazione per qualche idea, per qualche immagine sorprendente, ma non sapevo ancora di cosa si sarebbe trattato.
Stavo per spegnere la luce quando istantaneamente “vidi” la soluzione.
Vidi due morbidi orologi, uno dei quali era appeso dolorosamente ai rami dell’ulivo.-
Salvador Dalí
Dalì – Autoritratto
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Dal libro di Marco di Capua, Salvador Dalí – la vita e l’opera, Mondadori, 2002
Il dipinto: Salvador Dalí – La persistenza della memoria – 1931 – MoMA New York
Sul Mistero delle linee di Nazca molto si è scritto
e molti credono (o credevano) che era stata trovata la soluzione…
ma in effetti… come possiamo leggere in questo articolo,
che mi appare serio e completo, pur senza esser pesante o noioso,
ahimé non sembra affatto che sia così…
NAZCA
– UN MISTERO ANCORA IRRISOLTO –
Le mani
Gli enormi geoglifi dell’altopiano peruviano:
chi li ha tracciati? E perché?
Dario Massara
Nel sud del Perù, in un’area desertica di quattrocento chilometri quadrati, le linee di Nazca sono un complesso di oltre 13.000 tracce continue e quasi 300 tra disegni e figure geometriche, ciascuna con un’estensione variabile da un minimo di 25 a un massimo di 275 metri.
Avvistate per la prima volta nel 1927, a tutt’oggi costituiscono uno dei più grandi misteri dell’archeologia moderna.
Difficile stabilire con certezza chi le abbia tracciate, quando e con quali tecniche.
Persino più arduo decifrare il loro significato intrinseco.
Ufficialmente gli archeologi attribuiscono la paternità dei geoglifi ai Nazca, una civiltà preincaica vissuta tra il 300 a.C. e il 700 d.C. circa.
Invero, trattandosi di opere fatte di pietra e sabbia, stimarne una datazione precisa con l’esame al carbonio è una strada non percorribile.
Di certo si sa che esse furono realizzate mediante la rimozione dello strato superficiale e dei ciottoli del deserto, lasciando così scoperto il fondo giallino sottostante.
Del tutto inspiegabile, però, il meccanismo con cui gli autori poterono seguire il buon andamento dei lavori e la corretta esecuzione delle figure, posto che esse risultano ben visibili solo da un’altezza di almeno di 300 metri.
Negli anni Settanta qualche studioso aveva addirittura teorizzato che i Nazca, già 2.500 anni fa, fossero in grado di costruire oggetti volanti simili alle attuali mongolfiere.
Un’ipotesi suggestiva, ma ben lungi dall’essere suffragata da prove certe.
La balena
Per convenzione i disegni presenti sull’altopiano peruviano vengono suddivisi in tre categorie: gli antropomorfi, gli zoomorfi e le forme geometriche pure.
Il loro stato di conservazione appare pressoché perfetto.
Un fatto di per se straordinario, se si considera che i sassi e la sabbia siano materiali mobili, non cementati con alcun tipo di malta.
Ecco come appaiono le linee viste da vicino
Secondo l’archeologo Josué Lancho Rojas la spiegazione risiederebbe in una particolarità dell’area.
“L’incidenza del sole su un terreno altamente mineralizzato crea un vuoto termico di quasi un metro d’altezza.
Per tale motivo i venti non riescono ad avere un’incidenza diretta sul paesaggio, lasciandolo immutato”.
A ciò si aggiunga un’ulteriore peculiarità della zona, la quasi totale assenza di precipitazioni: ogni anno la durata complessiva delle piogge non supera mai i venti minuti.
Il ragno
Una delle figure più complesse e controverse è quella del ragno.
Si tratta di un aracnide particolarmente raro, appartenente alla famiglia dei Ricinulei, che vive solo all’interno della foresta amazzonica.
La sua caratteristica principale è la presenza di un organo genitale minuscolo localizzato su una delle zampe, osservabile in via esclusiva attraverso l’uso del microscopio.
Di qui l’insorgere di diversi interrogativi.
– Uno: come facevano i Nazca a conoscere un animale così raro, che per giunta viveva a centinaia di chilometri da loro?
– Due: come hanno potuto rappresentarlo con precisione assoluta, considerando che non disponevano di strumenti d’osservazione minimamente paragonabili ai moderni microscopi?
– Tre: perché raffigurare proprio tale specie di ragno e in quella data posizione?
Tra i primi tentativi di fornire delle risposte, quello della ricercatrice tedesca Maria Reiche all’inizio degli anni Quaranta.
A suo avviso lo schema dell’aracnide rappresentava gli spostamenti delle stelle della cintura di Orione nel firmamento a partire dal III secolo avanti Cristo.
L’intero complesso di Nazca, poi, era da considerare come un gigantesco calendario astronomico, volto a spiegare il processo degli equinozi.
Pur interessante sul piano teorico, la teoria astronomica della Reiche venne però contraddetta quasi trent’anni dopo da uno studio del professor Gerald Hawkins.
Questi, infatti, dall’analisi computerizzata di circa 200 geoglifi, dimostrò che solo un 20% di essi risultava orientato secondo la posizione dei principali corpi celesti, tra cui il Sole e le stelle dell’Orsa Maggiore.
La scimmia
Agli studi della Reiche ne fecero seguito diversi altri, sovente piuttosto fantasiosi e arditi. Johan Reinard suppose che i geoglifi costituissero una sorta di calendario solare, per tenere sotto controllo lo scorrere del tempo.
Simone Waisbard, invece, avanzò l’idea che essi potessero rappresentare una stazione meteorologica, per prevedere in anticipo il livello annuo delle precipitazioni.
Addirittura, nel 1968, lo scrittore svizzero Erich von Daeniken sostenne che le raffigurazioni sudamericane fossero dei veri e propri segnali di richiamo per velivoli extraterrestri, predisposti per favorire atterraggi in condizioni di sicurezza.
Di tutte le tesi sin qui elaborate, la più realistica appare quella presentata nel 2001 dall’archeologo italiano Giuseppe Orefici, secondo cui le linee di Nazca erano dei lunghissimi viali consacrati dagli indigeni alle divinità dell’acqua e della fertilità.
In particolare, Orefici ritenne che la loro esecuzione ebbe inizio a partire dal 350 a.C., ossia dopo il terribile terremoto che distrusse Cahuachi, l’antica capitale religiosa dei Nazca.
“Il loro era un mondo senza scrittura – osservò Orefici – comunicavano attraverso i segni dipinti su ceramiche o stoffe”.
In piccolo si trattava degli stessi segni riportati sul terreno e aventi le sembianze del ragno, del condor, del colibrì e delle innumerevoli altre immagini antropomorfe.
Tutte dotate di una forte carica esoterica, tutte deputate a proteggere l’uomo dai disastri naturali e dalla siccità.
In conclusione, nonostante i notevoli passi avanti nella conoscenza degli stili di vita e delle capacità e competenze della civiltà Nazca, il mistero delle linee appare ancora di difficile decifrazione.
Forse, come sostiene qualcuno, non è poi così assurdo vedere in esso un possibile anello di congiunzione tra il mondo primitivo e quello antico.
Il frutto, cioè, di una qualche antica civiltà molto evoluta, di cui purtroppo si sono perse completamente le tracce.
DAL WEB – IMPAGINAZ. T.K.
LE ULTIME NOVITA’
Non ci sono delle vere novità interpretative ma recentemente sono state avvistate nuove linee e dunque nuovi geoglifi dal ricercatore Eduardo Herrán Gómez de la Torre forse grazie a tempeste di sabbia che le hanno rese visibili.
Esse rappresentano un serpente lungo circa 60 metri, un uccello ed un camelide… probabilmente un lama.
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LE LINEE DI NAZCA IN VIDEO
Infine un interessantissimo video con immagini davvero nuove dei misteriosi geoglifi…
Ai giovani d’oggi il nome di Giacomo Rondinella non dice proprio nulla eppure è stato una vera star della canzone.. soprattutto napoletana… e del cinema a partire dagli anni ’50.
(Messina 30.8.1923 – Fonte Nuova 26.2.2015)
Giacomo Rondinella ha avuto mella sua carriera
tra l’altro 2 primati… quello d’aver cantato per primo
“Munasterio ‘e Santa Chiara“ e quello d’aver inciso per primo “Malafemmena”
la mitica canzone scritta dall’amico Totò.
Bello, simpatico e dal fisico atletico è stato un gran dongiovanni.
Ha anche avuto il merito di scoprire e lanciare la bellissima e bravissima Virna Lisi.
Qui con una giovanissima Virna Lisi
BREVE BIOGRAFIA
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Nato per caso a Messina da genitori-cantanti viene avviato alla carriera in Marina ma già a 21 anni vince il primo premio in un concorso di Voci nuove.
Il vero successo però gli arride qualche anno dopo con lo spettacolo “Carosello Napoletano” prima a teatro e poi al cinema.
Per le doti di cui ho parlato su, ma anche per la limpida e stupenda voce, non solo ha numerosi successi canori ma recita anche in numerosi film dagli anni 50 agli ’80.
Poi dopo aver vissuto per un certo periodo a Toronto (Canada) si trasferisce a Fonte Nuova, un piccolo comune della provincia di Roma,
dove vivrà fino alla fine.
RICORDO IN… VIDEO
Per salutarlo e rendergli omaggio ho scelto questi 2 video… il primo per ascoltar la sua mitica voce
e quest’altro per ammirarlo come attore e come cantante insieme ad una giovanissima e debuttante Virna Lisi.
(allora chiamata Mano Nera) di Litte Italy… New York…
non possiamo e non dobbiamo dimenticarla.
(Padula 30.8.1860 – Palermo 12.3.1909)
Per la grande fiducia che riponeva in lui, Theodore Roosevelt,
(in un periodo in cui gli Italiani non erano proprio ben visti negli USA)
allora assessore alla polizia (ma futuro Presidente degli Stati Uniti),
lo promosse sergente nel 1895.
Ebbe grandi successi nella lotta al crimine per le sue notevoli capacità…
Little Italy nel 1900
Per le sue eccezionali doti investigative fu inviato in missione segreta a Palermo nel 1909.
Lì però, per una ingenua fuga di notizie, la sua presenza divenne nota negli ambienti mafiosi che lo fecero uccidere da 2 killer.
Circa 250.000 persone parteciparono al suo funerale a New York, un numero fino ad allora mai raggiunto da alcun funerale in America… perché giustamente considerato un eroe ed un martire… della lotta alla criminalità organizzata.
Oggi sappiamo che è stato, ahimè, solo il primo di una lunga serie.
Perché una piccola cappella suscita tanto interesse e tanta curiosità?
Perché visitarla è come fare 2 passi… nel mistero, 2 passi… nella grande arte, 2 passi… nella storia del '700 e 2 passi… . nel mondo umano e familiare di un geniale ed enigmatico principe ed alchimista… Raimondo de Sangro, Principe di Sansevero.
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Pur essendo il tema apparentemente semplice, la biografia di un Principe e la descrizione di una piccola cappella, per la notevole complessità e quantità di aspetti artistici, storici, scientifici, alchemici, esoterici… etc… il post dovrà esser diviso in parecchie parti.
Inizieremo ordunque col parlare qui, in breve, della vita del Principe per passare poi ad esaminare la Cappella e le sue opere d'arte, le diverse stranissime invenzioni del Principe e ci soffermeremo anche su alcuni suoi contatti con personaggi altrettanto noti e misteriosi.
Questa prima parte, che possiamo definire essenzialmente di presentazione e biografica, è forse la meno affascinante ma è assolutamente necessaria per meglio comprender tutto quanto vedremo e conosceremo dopo…
I PARTE
DISSERO DEL PRINCIPE DI SANSEVERO
Ecco cosa scrisse di lui Benedetto Croce: “Ammazzò sette cardinali e con le loro ossa costruì sette seggiole, mentre con la pelle, opportunamente conciata, ricoprì i sedili” – Benedetto Croce-Storie e leggende napoletane -.
Per la gente del luogo era invece una specie di stregone ed ancora secoli dopo, al solo nominarlo, molti si facevano il segno della croce.
Wikipedia però lo definisce così… semplicemente
“Raimondo di Sangro (Torremaggiore 30.1.1710 – Napoli 22.3.1771) fu il VII principe di San Severo e studioso napoletano”.
Ma chi era e da dove veniva in verità costui?
LA FAMIGLIA D'ORIGINE DEL PRINCIPE
I conti dei Marsi e di Sangro vantavano, come si può evincere dal loro stemma, una discendenza “borgognona” dallo stesso Carlo Magno.
Inoltre la famiglia dei Sangro era molto legata al potente Ordine Benedettino, ed aveva avuto nei suoi ranghi, oltre ad abati ed altissimi prelati, anche i santi Oderisio, Bernardo e Rosalia e ben 4 Papi erano stati loro parenti.
Innocenzo III (1198-1216), Gregorio IX (1227-1241), Paolo IV Carafa (1555-1559) e Benedetto XIII (1724-1730).
Il padre di Raimondo, Antonio di Sangro, fu personaggio poco limpido, libertino e molto controverso.
Accusato dell'omicidio del padre di una ragazza di Sansevero, che era contrario alla loro relazione, scappò a Vienna dichiarandosi innocente ma, dopo che la Magistratura, forse corrotta, archiviò il caso, tornò e fece uccidere il Sindaco di Sansevero che era stato il suo accusatore.
Scappò di nuovo… stavolta a Roma dove infine prese i voti e si ritirò in un convento.
BIOGRAFIA DEL PRINCIPE RAIMONDO
A causa di un genitore così scapestrato il ragazzo visse un'infanzia un po' disorientata con i nonni paterni che a 10 anni lo mandarono a studiare dai Gesuiti a Roma dove brillò negli studi ed acquisì una grande cultura di cui poté far sfoggio quando, tornato a Napoli, primeggiò tra i Nobili dell'epoca che erano molto poco inclini al sapere ed alla cultura.
Ma le sue non furono solo conoscenze scolastiche in quanto si estesero anche ad altre discipline ed alle lingue straniere.
Già da studente mostrò le sue capacità inventive. Infatti quando per uno spettacolo a scuola bisognava smontare presto il palco per consentire un successivo spettacolo equestre superò “primi Ingegneri e valentuomini” creando un palco che “coll'aiuto di alcuni argani e di alcune nascoste rote” spariva in breve tempo.
Tornato all'età di 20 anni a Napoli, divenuta sede principale della famiglia, già con il titolo di VII° Principe di Sansevero, per la morte del nonno, sposò per procura la giovanissima cugina Carlotta Gaetani residente nelle Fiandre che conobbe però solo 6 anni dopo a causa delle continue guerre di quegli anni.
Per le sue conoscenze dell'arte militare divenne Colonnello del Reggimento Capitanata e nel 1744 mostrò il suo valore nella Battaglia di Velletri contro gli Austriaci e gli apprezzamenti del Re Carlo di Borbone.
Il Re alla Battaglia di Velletri contro gli Austriaci
Nel frattempo scriveva libri, che editava egli stesso nella tipografia che aveva fatto costruire negli scantinati del suo palazzo, frequentava le migliori Accademie letterarie e culturali dell'epoca ed approfondiva studi, ricerche ed esperimenti in materia chimica ed alchemica.
I suoi libri di chiaro stampo massonico venivano spesso censurati dalle Autorità ecclesiastiche mentre la sua tipografia stampava libri di vario genere che nessuno pensava di pubblicare in Italia.
Nel 1744 il Principe iniziò quello che oggi possiamo definire il suo capolavoro principale e cioè il restauro e la risistemazione della Cappella familiare, oggi nota in tutto il mondo come “Cappella Sansevero” per la qual cosa chiamò i più grandi (e costosi) artisti dell'epoca come vedremo in seguito.
Sempre nel 1744 si iscrisse alla Massoneria ed in breve scalò tutti i gradini della Loggia Napoletana divenendone il Gran Maestro.
Questi sono però anche gli anni un cui, per impulso del Re Carlo III di Borbone, avvengono grandi scoperte archeologiche nelle aree soprattutto di Pompei, Ercolano e Paestum.
Scoperte che per la loro straordinarietà rafforzarono negli adepti della Loggia le loro convinzioni esoteriche.
Ma Re Carlo III, suo amico, nel 1759 fu chiamato a regnare sulla Spagna per la morte del fratello maggiore e lasciò così il Regno delle due Sicilie al giovane ed inesperto Re Ferdinando IV.
Re Carlo III di Borbone
Quest'ultimo, su consiglio del Ministro della Real Casa (e suo nemico), Bernardo Tanucci, lo fece arrestare perché aveva affittato delle stanze del suo palazzo ad una bisca per pagare i debiti contratti con gli artisti e le maestranze che lavoravano per la Cappella.
Dopo qualche mese però per le sue importanti ed aristocratiche amicizie fu liberato.
La Cappella in una antica stampa
Allora il Principe, per risolvere una volta per tutte i problemi economici, fece sposare il primogenito con la principessa Gaetana Mirelli di ricca famiglia che gli portò una considerevole dote che, non solo gli consentì di non aver più debiti, ma anche di continuare l'opera di completamento di quella che possiamo definire… la ragione della sua vita….
I suoi ultimi anni li passò, oltre che nella cura della Cappella, suo amato gioiello, anche a studiare, a fare esperimenti ed ad inventare come vedremo più avanti.
Morì nel 1771
FINE DELLA I PARTE
continua…
Fonti:
vari siti web e conoscenza diretta (della cappella eh eh)