le trovai molto interessanti e nel contempo mi sorpresero.
Non sapevo infatti che Einstein, avesse anche espresso
questa sua ampia personale visione della religione e della scienza,
e questo al di là delle valutazioni e delle idee di ciascuno di noi.
Albert Einstein
Ulma 14.3.1879 – Princeton 18.4.1955
In verità ho poi scoperto che spesso il più grande scienziato
del 20° secolo è intervenuto sui vari misteri della vita
esponendo il suo pensiero.
Ho trovato il brano nel web
ma ignoro dove e quando sia stato pubblicato il testo originario.
Dio e l’Universo
Albert Einstein
“Un essere umano è parte di un tutto che chiamiamo ‘universo’, una parte limitata nel tempo e nello spazio. Sperimenta se stesso, i pensieri e le sensazioni come qualcosa di separato dal resto, in quella che è una specie di illusione ottica della coscienza.
Questa illusione è una sorte di prigione che ci limita ai nostri desideri personali e all’affetto per le poche persone che ci sono più vicine. Il nostro compito è quello di liberarci da questa prigione, allargando in centri concentrici la nostra compassione per abbracciare tutte le creature viventi e tutta la natura nella sua bellezza.
Analizzando e valutando ogni giorno tutte le idee, ho capito che spesso tutti sono convinti che una cosa sia impossibile, finchè arriva uno sprovveduto che non lo sa e la realizza.
La mente intuitiva è un dono sacro e la mente razionale è un fedele servo. Noi abbiamo creato una società che onora il servo e ha dimenticato il dono.
La scienza senza la religione è zoppa. La religione senza la scienza è cieca.
La mia religione consiste di un’umile ammirazione per l’illimitato spirito superiore che rivela se stesso nei leggeri dettagli che siamo capaci di percepire con la nostra mente gracile e debole. Tanto più avanza l’ulteriore evoluzione del genere umano, tanto più certo mi sembra quel sentiero verso la genuina religiosità che non si adagia sulla paura della vita, sulla paura della morte e sulla fede cieca.
Ogni persona seriamente risoluta nella ricerca della scienza diventa convinta che nelle leggi dello Universo si manifesta uno spirito – uno spirito di gran lunga superiore a quello dell’uomo – e uno di fronte al quale noi, con i nostri modesti poteri, dobbiamo sentirci umili.
Il sentimento religioso degli scienziati prende la forma di un entusiastico stupore di fronte all’armonia della legge naturale, che rivela una intelligenza di tale superiorità che, comparati con essa, tutto il sistematico pensiero e l’azione del genere umano non ne sono che un riflesso completamente insignificante.
La cosa più bella che possiamo sperimentare è il mistero; esso è la sorgente di tutta la vera arte e la vera scienza. Tutto il nostro lodato progresso tecnologico – la nostra molta civiltà – è come la scure nella mano di un criminale patologico.
Dovremmo stare attenti a non fare dell’intelletto il nostro Dio; esso ha, certamente, muscoli potenti, ma nessuna personalità.
Chiunque si accinga a eleggere se stesso come giudice del vero e della conoscenza è affondato dalla risata degli Dei.
Quando la soluzione è semplice, Dio sta rispondendo. Dio non gioca a dadi con l’universo. Dio è sottile ma non è malizioso.
L’uomo che considera la propria vita e quella dei suoi simili senza senso non è soltanto sfortunato ma è quasi squalificato per vivere.
L’autentica religione è il vero vivente; vivente tutt’uno con l’anima, tutt’uno con la bontà e la rettitudine.
Due cose mi ispirano soggezione: i cieli stellati sopra e l’universo morale dentro.
Io non credo affatto in un Dio personale che giudica l’uomo per il suo operato.
Non posso immaginare un Dio che premi e punisca gli oggetti della sua creazione, i cui fini siano modellati sui nostri, un Dio, in breve, che non è che un riflesso della fragilità umana.”
Davvero una bella riflessione è quella che ci dona questo brano.
A parer mio è un pensiero di grande saggezza.
Sembra che fosse inserito nei libri scolastici del 1923.
Tuttavia non ho trovato nessun riscontro di questo
né alcuna notizia sul suo autore.
LE DUE SCALE
Ogni uomo, nella sua vita, ha davanti a se due lunghe scale; una che sale, l’altra che scende.
A salire, si fatica molto; ma, arrivati in cima, si trovano tante belle cose che compensano largamente della fatica durata.
Si trova il piacere di sentirsi la coscienza tranquilla, si trovano lodi o l’ammirazione degli altri uomini, si trova l’agiatezza e spesso, anche la ricchezza.
Prendendo invece la scala che scende, non si fatica affatto; ma, arrivati in fondo, che cosa si trova?
Il rimorso che rode, il disprezzo degli altri uomini, la miseria, la fame.
Anche voi ragazzi, avete già davanti a voi le due scale, quella del lavoro e quella dell’ozio.
Ebbene, la maggioranza degli esseri umani agisce nei suoi confronti come se fosse morta o stupida, ed è per tale ragione che in loro la vita non vibra più tanto intensamente e potentemente: a poco a poco, essi paralizzano tutte le facoltà di conoscere, di comprendere e di sentire che Dio ha dato loro.
Quando si ritiene che né le pietre né le piante né l’acqua né l’aria né il sole siano vivi, perché cercare di entrare in comunicazione con loro?
Questo è già quindi un modo per smussare le proprie facoltà di percezione, e facendolo, ci si limita.
Se invece credete che la Natura sia viva e intelligente, farete degli sforzi per comprendere il suo linguaggio e riuscirete a trovare in voi stessi dei mezzi d’espressione per rivolgervi a Lei.
Omraam Aivanhov*
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*Omraam Mikhaël Aïvanhov (Serbzi, 31 gennaio 1900 – Fréjus, 25 dicembre 1986) è stato un famoso filosofo e pedagogo bulgaro.
benché ci parli di un aspetto non bello del nostro vivere.
Certo oggi le lettere, scritte a mano o a macchina,
sono sempre più rare
ma il discorso può benissimo valere, e certo vale,
per certe nostre @, per certi nostri sms o wp.
LE LETTERE SMARRITE
La lettera – Gianni Strino
Mi appare un brano davvero originale ed amaro
ma che rappresenta in modo esemplare
certe manifestazioni di dialogo non verbale
(in realtà di vera e propria mancanza di dialogo)
in cui la forma, la tradizione, il rispetto, il ricordo etc.
invogliano a scrivere lettere (oggi @ , sms o wp)
che si vorrebbe non scrivere
e che si spera che poi non siano lette.
Ma leggiamolo.
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LE LETTERE SMARRITE
Alexis Diaz Pimienta*
Per favore, non recuperate le lettere smarrite.
Lasciate la busta accanto al tronco dell’albero, sotto un’anonima pietra, o a rotolare nei parchi.
Ci sono lettere che si scrivono perché non arrivino, perché dall’altro lato della voce diffidino di tutto, perché esista una seconda lettera, esplicita e inutile.
Ciò accade con l’assenso di tutti, con soprassalti premeditati e complicità.
Sono mesi, anni, di matematica innocenza.
In quelle lettere si confessava tutto, si annunciavano pericoli che poi la pioggia ha ammorbidito; in quelle lettere c’erano poscritti che premonivano sul fatto che sarebbero andate smarrite.
La loro vera destinazione era il silenzio, le erbacce al bordo dei letti, le ragnatele sui davanzali, le nuvole sul volto.
Definitivamente,dall’altro lato della voce non l’aspettavano.
Lasciatela accanto all’albero, sotto un’anonima pietra, a rotolare nella memoria del felice mittente.
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*Alexis Diaz Pimienta è un poeta cubano nato a L’Avana nel 1966
A volte semplici raccontini o simpatiche storielle
possono darci dei validi suggerimenti.
Questa storiella ci suggerisce il modo
per cambiare l’andamento delle cose quando vanno male.
LA STRATEGIA SERVE
SPLENDIDA STORIELLA
Un giorno, un uomo non vedente stava seduto sui gradini di un edificio con un cappello ai suoi piedi ed un cartello recante la scritta: “Sono cieco, aiutatemi per favore”.
Un pubblicitario che passeggiava lì vicino si fermò e notò che aveva solo pochi centesimi nel suo cappello.
Si chinò e versò altre monete, poi, senza chiedere il permesso dell’uomo, prese il cartello, lo girò e scrisse un’altra frase.
Quello stesso pomeriggio il pubblicitario tornò dal non vedente e notò che il suo cappello era pieno di monete e banconote.
Il non vedente riconobbe il passo dell’uomo: chiese se non fosse stato lui ad aver riscritto il suo cartello e cosa avesse scritto.
Il pubblicitario rispose “Niente che non fosse vero, ho solo riscritto il tuo in maniera diversa”, sorrise e andò via.
Il non vedente non seppe mai che ora sul suo cartello c’era scritto:
“Oggi è primavera… ed io non la posso vedere”.
.
.
Cambia la tua strategia quando le cose non vanno bene
e vedrai che quasi certamente le cose andranno meglio.
Ho trovato questi pensieri sull’amore del grande Vinicius De Moraes,
poeta, cantante e compositore brasiliano, molto simpatici, originali e divertenti
ma capaci anche di offrirci qualche spunto di riflessione.
La riflessione è diretta al sesso maschile ma
si può tranquillamente leggere all’inverso
e dunque esser compresa da tutti.
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Para vivir un grande amor…
(Per vivere un grande amore)
E’ necessaria molta concentrazione e molto tatto,
ed essere insieme un po’ seri e un po’ matti
Vinicius de Moraes
Per vivere un grande amore, bisogna stare un poco alla larga dalla gente, che normalmente è invidiosa dell’amore.
Per vivere un grande amore, in realtà, tu devi fare tua, la verità, “che non c`é amore senza fedeltà, di corpo-anima e cuore per vivere un grande amore”.
Per vivere un grande amore è molto, molto importante vivere sempre assieme e, se possibile, morire insieme, per non morire di dolore.
Per vivere un grande amore, non basta essere una brava persona, è necessario avere grandi pettorali – pettorali da rematore.
E’ un punto a favore… saper fare uova strapazzate, gamberi, minestrine, sughi, bistecche alla Strogonoff, stuzzichini per il… dopo l`amore.
E cosa c’è di più bello che andare in cucina e preparare con amore una ricca e gustosa insalatina per il nostro grande amore?
Essere cortesi senza cortesia, saper fare quattrini con poesia – per vivere un grande amore.
E’ necessario sapere bere whisky (chi lo sa bere sai, non corre rischi nel cedere alle incredibili pene dell`amore…)
Ma tutto questo è inutile amico(a) mio, se in questa selva oscura e disperata…, non sai neanche trovarla, la tua amata (il tuo amato).
Se ci va, ora, ascoltiamo l’autore Vinicius De Moraes
cantare una nota canzone brasiliana insieme a Toquinho
E’ un mitico brano di prosa – poesia, bello come una poesia,
e profondo come una riflessione filosofica
benché calato nella nostra realtà di ogni giorno.
Il titolo originale è “Queda Prohibido“
ed il vero autore è
Alfredo Cuervo Barrero
Di questo poeta Basco (Nord della Spagna)
si hanno proprio pochissime notizie…
salvo che dovrebbe avere ora 42 anni,
avendo scritto nel suo blog nel 2000 di averne 22…
.
Lì si divertiva per il fatto che veniva attribuita a Neruda
questa sua poesia – pensiero.
Viene infatti, ahimè, ancor oggi generalmente,
ma falsamente, attribuita a Neruda!
E’ certo un passo molto noto,
forse anche per questa falsa attribuzione,
ma…. davvero molto bello, e… leggerlo, o rileggerlo,
certo… male non ci fa… anzi!
E’ PROIBITO
Alfredo Cuervo Barrero
E’ proibito
piangere senza imparare,
svegliarti la mattina senza sapere che fare
avere paura dei tuoi ricordi.
E’ proibito non sorridere ai problemi,
non lottare per quello in cui credi
e desistere, per paura.
Non cercare di trasformare i tuoi sogni in realtà.
E’ proibito non dimostrare il tuo amore,
fare pagare agli altri i tuoi malumori.
E’ proibito abbandonare i tuoi amici,
non cercare di comprendere coloro che ti stanno accanto
e chiamarli solo quando ne hai bisogno.
E’ proibito non essere te stesso davanti alla gente,
fingere davanti alle persone che non ti interessano,
essere gentile solo con chi si ricorda di te,
dimenticare tutti coloro che ti amano.
E’ proibito non fare le cose per te stesso,
avere paura della vita e dei suoi compromessi,
non vivere ogni giorno come se fosse il tuo ultimo respiro.
E’ proibito sentire la mancanza di qualcuno senza gioire,
dimenticare i suoi occhi e le sue risate
solo perche’ le vostre strade hanno smesso di abbracciarsi.
Dimenticare il passato e farlo scontare al presente.
E’ proibito non cercare di comprendere le persone,
pensare che le loro vite valgono meno della tua,
non credere che ciascuno tiene il proprio cammino
nelle proprie mani.
E’ proibito non creare la tua storia,
non avere neanche un momento
per la gente che ha bisogno di te,
non comprendere che ciò che la vita ti dona,
allo stesso modo te lo può togliere.
E’ proibito non cercare la tua felicita’,
non vivere la tua vita pensando positivo,
non pensare che possiamo solo migliorare,
non sentire che, senza di te,
questo mondo non sarebbe lo stesso.
le trovai molto interessanti e nel contempo mi sorpresero.
Non sapevo infatti che Einstein, avesse anche espresso
questa sua ampia personale visione della religione e della scienza,
e questo al di là delle valutazioni e delle idee di ciascuno di noi.
Albert Einstein
Ulma 14.3.1879 – Princeton 18.4.1955
In verità ho poi scoperto che il più grande scienziato
del 20° secolo è intervenuto spesso sui vari misteri della vita
esponendo il suo pensiero.
Ho trovato il brano nel web…
ma ignoro dove e quando sia stato pubblicato il testo originario.
Dio e l’Universo
Albert Einstein
“Un essere umano è parte di un tutto che chiamiamo ‘universo’, una parte limitata nel tempo e nello spazio. Sperimenta se stesso, i pensieri e le sensazioni come qualcosa di separato dal resto, in quella che è una specie di illusione ottica della coscienza.
Questa illusione è una sorte di prigione che ci limita ai nostri desideri personali e all’affetto per le poche persone che ci sono più vicine. Il nostro compito è quello di liberarci da questa prigione, allargando in centri concentrici la nostra compassione per abbracciare tutte le creature viventi e tutta la natura nella sua bellezza.
Analizzando e valutando ogni giorno tutte le idee, ho capito che spesso tutti sono convinti che una cosa sia impossibile, finchè arriva uno sprovveduto che non lo sa e la realizza.
La mente intuitiva è un dono sacro e la mente razionale è un fedele servo. Noi abbiamo creato una società che onora il servo e ha dimenticato il dono.
La scienza senza la religione è zoppa. La religione senza la scienza è cieca.
La mia religione consiste di un’umile ammirazione per l’illimitato spirito superiore che rivela se stesso nei leggeri dettagli che siamo capaci di percepire con la nostra mente gracile e debole. Tanto più avanza l’ulteriore evoluzione del genere umano, tanto più certo mi sembra quel sentiero verso la genuina religiosità che non si adagia sulla paura della vita, sulla paura della morte e sulla fede cieca.
Ogni persona seriamente risoluta nella ricerca della scienza diventa convinta che nelle leggi dello Universo si manifesta uno spirito – uno spirito di gran lunga superiore a quello dell’uomo – e uno di fronte al quale noi, con i nostri modesti poteri, dobbiamo sentirci umili.
Il sentimento religioso degli scienziati prende la forma di un entusiastico stupore di fronte all’armonia della legge naturale, che rivela una intelligenza di tale superiorità che, comparati con essa, tutto il sistematico pensiero e l’azione del genere umano non ne sono che un riflesso completamente insignificante.
La cosa più bella che possiamo sperimentare è il mistero; esso è la sorgente di tutta la vera arte e la vera scienza. Tutto il nostro lodato progresso tecnologico – la nostra molta civiltà – è come la scure nella mano di un criminale patologico.
Dovremmo stare attenti a non fare dell’intelletto il nostro Dio; esso ha, certamente, muscoli potenti, ma nessuna personalità.
Chiunque si accinga a eleggere se stesso come giudice del vero e della conoscenza è affondato dalla risata degli Dei.
Quando la soluzione è semplice, Dio sta rispondendo. Dio non gioca a dadi con l’universo. Dio è sottile ma non è malizioso.
L’uomo che considera la propria vita e quella dei suoi simili senza senso non è soltanto sfortunato ma è quasi squalificato per vivere.
L’autentica religione è il vero vivente; vivente tutt’uno con l’anima, tutt’uno con la bontà e la rettitudine.
Due cose mi ispirano soggezione: i cieli stellati sopra e l’universo morale dentro.
Io non credo affatto in un Dio personale che giudica l’uomo per il suo operato.
Non posso immaginare un Dio che premi e punisca gli oggetti della sua creazione, i cui fini siano modellati sui nostri, un Dio, in breve, che non è che un riflesso della fragilità umana.”