STORIA DELLA GIORNATA MONDIALE DELLA BIODIVERSITA’
La Giornata è stata istituita nel 2000 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per confermare l’importanza dell’adozione della Convenzione sulla Diversità Biologica firmata a Nairobi nel 1992, con l’obiettivo di avvertire tutte le nazioni del dovere di tutelare la diversità biologica del Pianeta.
Da allora si celebra ogni anno il 22 maggio in tutto il mondo con manifestazioni e convegni al fine di diffondere la consapevolezza della nostra totale dipendenza dalla Natura per bere, mangiare, mantenerci in salute e quindi tutelare la biodiversità ricercando forme di energia pulita e costruendo modelli di sviluppo davvero sostenibili
COSA E’ LA BIODIVERSITA’
La biodiversità è la grande varietà di animali, piante, funghi e microorganismi che sono presenti sul nostro Pianeta.
Questa molteplicità di specie ed organismi, essendo in relazione tra loro, è necessaria per mantenere un equilibrio che è fondamentale per la vita sulla Terra.
COSA SIGNIFICA QUESTA GIORNATA?
E’ soprattutto un invito a tutti, Governi, industrie, popoli e singole persone a rendersi conto delle gravi mancanze del genere umano nei confronti degli altri organismi che coabitano sul nostro pianeta ed a ripensare, in modo totale, moltissime attività umane per cercare di bloccare il drammatico ed ahimè anche velocissimo declino di moltissime specie vegetali ed animali sia marine che terrestri.
IL NOSTRO COMPITO
Anche noi, pur nel nostro piccolo (ma essendo noi umani in miliardi su questo Pianeta i risultati dei nostri comportamenti sono immensi) dobbiamo contribuire a difendere tutti gli organismi vegetali ed animali e così contribuire a consentire la stessa vita del genere umano anche in futuro.
Tony Kospan
Victor-Marie Hugo
E’ universalmente considerata
una delle più grandi ed importanti figure
della cultura europea e mondiale dell’ottocento.
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Incredibile, e costante per tutta la vita,
fu il suo attivismo nei vari campi, soprattutto letterari,
ed infatti è stato poeta, pensatore, romanziere,
ma anche politico e disegnatore.
Non seguì mai i temi e gli stili dolorosi e solitari
dei poeti della sua epoca riuscendo sempre a cogliere
aspetti e valori positivi nonostante la vita
non gli abbia risparmiato dure ed amare esperienze
alternate però con grandi soddisfazioni e successi.
La sua opera più importante è certamente
il romanzo “I miserabili” ancor oggi letto in tutto il mondo.
E’ anche ritenuto
il padre del romanticismo francese.
Victor-Marie Hugo
(Besançon 26.2.1802 – Parigi 22.5.1885)
Mi fa piacere ora rendergli omaggio con
alcuni suoi aforismi ed una grande poesia
Umanità significa identità:
tutti gli uomini sono fatti della stessa argilla;
nessuna differenza, almeno quaggiù, nella predestinazione;
la medesima ombra prima,
la medesima carne durante,
la medesima cenere dopo.
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C’è chi si fissa a vedere il buio.
Io preferisco contemplare le stelle.
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Chi pensa che i cani non abbiano un’anima,
non ha mai guardato un cane negli occhi.
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Il destino mescola le carte,
ma è l’uomo a giocare la partita.
In questa sua grande poesia
(un vero e sublime inno all’amore)
l’uomo e la donna appaiono sì diversi
ma anche reciprocamente necessari ed utili.
Cosa questa che era per nulla ovvia… in quell’epoca,
(ma in molti casi anche oggi…. ahimè…).
A mio parere la fantastica poesia che leggeremo
ci immerge in un’atmosfera dolce, fantastica e sognante…
Josephine Wall
L’UOMO E LA DONNA
Victor Hugo
L’uomo è la più elevata delle creature.
La donna è il più sublime degli ideali.
Dio fece per l’uomo un trono, per la donna un altare.
Il trono esalta, l’altare santifica.
L’uomo è il cervello. La donna il cuore.
Il cervello fabbrica luce, il cuore produce amore.
La luce feconda, l’amore resuscita.
L’uomo è forte per la ragione.
La donna è invincibile per le lacrime.
La ragione convince, le lacrime commuovono.
L’uomo è capace di tutti gli eroismi.
La donna di tutti i martìri.
L’eroismo nobilita, il martirio sublima.
L’uomo ha la supremazia.
La donna la preferenza.
La supremazia significa forza;
la preferenza rappresenta il diritto.
L’uomo è un genio. La donna un angelo.
Il genio è incommensurabile;
l’angelo indefinibile.
L’aspirazione dell’uomo è la gloria suprema.
L’aspirazione della donna è la virtù estrema.
La gloria rende tutto grande; la virtù rende tutto divino.
L’uomo è un codice. La donna un vangelo.
Il codice corregge, il vangelo perfeziona.
L’uomo pensa. La donna sogna.
Pensare è avere il cranio di una larva;
sognare è avere sulla fronte un’aureola.
L’uomo è un oceano. La donna un lago.
L’oceano ha la perla che adorna;
il lago la poesia che abbaglia.
L’uomo è l’aquila che vola.
La donna è l’usignolo che canta.
Volare è dominare lo spazio;
cantare è conquistare l’Anima.
L’uomo è un tempio. La donna il sacrario.
Dinanzi al tempio ci scopriamo;
davanti al sacrario ci inginocchiamo. Infine:
l’uomo si trova dove termina la terra,
la donna dove comincia il cielo.
Renoir – Innamorati
CIAO DA TONY KOSPAN
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Breve ricordo di Alessandro Manzoni,
il più grande scrittore italiano dell’800,
autore dei mitici “Promessi sposi”, ma non solo.
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Lo ricorderò brevemente con alcuni suoi aforismi
e con un suo mitico e poetico brano… dalla sua opera più famosa
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A F O R I S M I
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Immagine giovanile
Il vero male non è quello che si soffre, ma quello che si fa.
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La vita non deve essere una festa per alcuni e un peso per altri,
ma dev’essere un impegno per tutti.
…
Non sempre quello che viene dopo è progresso.
…
La ragione e il torto non si dividono mai con un taglio così netto
che ogni parte abbia soltanto dell’uno e dell’altra.
…
É men male l’agitarsi nel dubbio, che il riposar nell’errore.
…
Bisogna sempre dire francamente e chiaramente le cose al proprio avvocato:
sarà lui ad imbrogliarle.
…
Uno dei benefici dell’amicizia è di sapere a chi confidare un segreto.
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Altra mmagine giovanile
ADDIO, MONTI
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Il brano, posto alla fine dell’ottavo capitolo dei Promessi Sposi,
è la descrizione del paesaggio del lago di Como e dei pensieri di Lucia
mentre abbandona in barca, con Renzo, il paese natio
per sfuggire alle losche manovre di Don Rodrigo.
Il passo è il momento letterariamente più alto di tutto il romanzo.
Viene infatti da moltissimi critici ritenuto vera poesia in prosa.
Il tema centrale è quello del difficile e doloroso abbandono
della terra natìa verso un futuro incerto
e dei pensieri di una giovane, dall’animo dolce e delicato, come Lucia
sulla quale aleggia, nera, la figura di Don Rodrigo.
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L’ambientazione, il lago di notte ed il paesaggio in cui è immerso,
fa da sublime contorno ai sofferenti pensieri di Lucia…
Ma ora leggiamolo… o rileggiamolo.
IL TESTO
Addio, monti sorgenti dall’acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l’aspetto de’ suoi più familiari; torrenti, de’ quali distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendìo, come branchi di pecore pascenti; addio! Quanto è tristo il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana! Alla fantasia di quello stesso che se ne parte volontariamente, tratto dalla speranza di fare altrove fortuna, si disabbelliscono, in quel momento, i sogni della ricchezza; egli si maraviglia d’essersi potuto risolvere, e tornerebbe allora indietro, se non pensasse che, un giorno, tornerà dovizioso. Quanto più si avanza nel piano, il suo occhio si ritira, disgustato e stanco, da quell’ampiezza uniforme; l’aria gli par gravosa e morta; s’inoltra mesto e disattento nelle città tumultuose; le case aggiunte a case, le strade che sboccano nelle strade, pare che gli levino il respiro; e davanti agli edifizi ammirati dallo straniero, pensa, con desiderio inquieto, al campicello del suo paese, alla casuccia a cui ha già messo gli occhi addosso, da gran tempo, e che comprerà, tornando ricco a’ suoi monti.
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Ma chi non aveva mai spinto al di là di quelli neppure un desiderio fuggitivo, chi aveva composti in essi tutti i disegni dell’avvenire, e n’è sbalzato lontano, da una forza perversa! Chi, staccato a un tempo dalle più care abitudini, e disturbato nelle più care speranze, lascia que’ monti, per avviarsi in traccia di sconosciuti che non ha mai desiderato di conoscere, e non può con l’immaginazione arrivare a un momento stabilito per il ritorno! Addio, casa natìa, dove, sedendo, con un pensiero occulto, s’imparò a distinguere dal rumore de’ passi comuni il rumore d’un passo aspettato con un misterioso timore. Addio, casa ancora straniera, casa sogguardata tante volte alla sfuggita, passando, e non senza rossore; nella quale la mente si figurava un soggiorno tranquillo e perpetuo di sposa. Addio, chiesa, dove l’animo tornò tante volte sereno, cantando le lodi del Signore; dov’era promesso, preparato un rito; dove il sospiro segreto del cuore doveva essere solennemente benedetto, e l’amore venir comandato, e chiamarsi santo; addio! Chi dava a voi tanta giocondità è per tutto; e non turba mai la gioia de’ suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande.
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Alessandro Manzoni
Ciao da Tony Kospan
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