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I concetti di Bene e Male – Interessante e profonda riflessione filosofica di Massimo Cacciari   Leave a comment

 


 

 


Un profondo ed originale pensiero filosofico
sui concetti di bene e male
 

 
 
 


 
 

IL BENE E IL MALE
~ Massimo Cacciari ~

 
 
 
 
 
 
 
 
 
Dice Platone – e qui la sua risposta diventa canonica -: “del male, e quindi del nostro far male, il Dio non può essere ritenuto causa.


Dio è bene, Dio è immutabile, è semplice, è veritiero, ed è causa di tutti i beni. ‘Theòs anàitios’, Dio è innocente”.


Tutta la riflessione teologica successiva si fonda su questo presupposto platonico: Dio deve essere ritenuto innocente dei mali del mondo, del nostro far male; e quindi è per nostra scelta, è per nostra libertà che noi facciamo male.


Noi non siamo determinati dal Divino ad agire male; le nostre imperfezioni le nostre miserie sono frutto e prodotto della nostra libertà.


Dio è innocente, è l’uomo che è causa del male, è l’uomo – secondo il grande mito che Platone narra nella Repubblica – che si sceglie il proprio ‘dàimon’, il proprio carattere, il proprio demone.


Ma non solo nel momento della scelta nella cultura classica greca l’uomo è libero, non solo nel momento supremo – come lo chiama Platone -: il momento supremo in cui io scelgo il mio carattere, il mio ‘dàimon’.


Io sono in qualche modo libero anche durante la mia vita, e la mia libertà, però, coincide nel corso della mia vita con il conoscere; cioè io sono libero nel corso della mia vita di accumulare tutte le conoscenze necessarie perché poi nel momento supremo della decisione io possa essere consapevole del destino che scelgo.


Questo è un tema caratteristico della cultura greca, è la sua dominante – come dire – intellettualistica: la libertà dell’uomo si esplica essenzialmente nella sua volontà di conoscere.


Soltanto qui sta la mia – come dire – possibile salvezza: io posso conoscere il destino, posso conoscere ciò che mi destina.


Solo la conoscenza può salvarmi dal seguire – un’immagine che ricorre in tutta la cultura ellenistica, e anche nella cultura latina, non solo greca – il carro del destino in ceppi come uno schiavo oppresso.


Ciò che sta a me non ha nulla a che vedere con la possibilità di sfuggire il destino; ma ciò che sta a me è essenzialmente la possibilità di conoscere il destino, e dunque di seguirlo volentieri, non come gli schiavi seguono il carro dei vincitori, in catene.


Se la mia libertà consiste nel farmi una ragione dell’unica ragione, dell’unico ‘lògos’ che pervade tutto il cosmo?


Quando io mi son fatto questa ragione che cosa succede del male?


Il male non consiste più, perché tutto è ragione e male e bene non diventano altro che due punti di vista soggettivi: il male non diventa nient’altro che ciò che fa male a me, ma che non riguarda affatto la ragione del tutto; il bene diventa soltanto ciò che fa bene a me, ciò che mi aiuta a vivere, ciò che aiuta il mio benessere, ma non riguarda la ragione del tutto in cui il male e il bene cessano di avere alcun significato, perché ciò che ha significato è nient’altro che il necessario, il ‘lògos’ onnipervadente; male e bene hanno una consistenza veramente soggettiva.


In fondo, se noi rimanessimo fissi a valutazioni di male e di bene, non faremmo altro che dimostrare la nostra mancanza di sapere, perché colui che sa non sa né di male né di bene: sa il necessario.
 
 
 
 


 
 
 
 
Il bene ed il male quindi, secondo la tesi del filosofo veneziano,
non esisterebbero quali realtà a sé stanti
ma solo nella misura in cui sono percepiti da ciascuno.

Cosa ne pensate?

Tony Kospan
 
 
 
 
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Aspri.. duri ma sempre geniali e profondi i pensieri filosofici di Schopenauer   Leave a comment




BREVE RICORDO DEL GRANDE FILOSOFO TEDESCO
ED UNO DEI PIU’ GRANDI PENSATORI DEL XIX SECOLO
CON UNA MINI BIOGRAFIA ED ALCUNI SUOI PENSIERI


.

.


La salute non è tutto,
ma senza salute tutto è niente.
Arthur Schopenhauer





Danzica 22.2.1788 – Francoforte sul Meno 21.9.1861


.


.


BREVI PENSIERI SULLA VITA
 SPESSO DURI… IMPIETOSI… MA MAI BANALI
FIRMATI DA SCHOPENHAUER





.
.
Io non ho scritto per gli imbecilli. Per questo il mio pubblico è ristretto.
– I fatti e le nostre intenzioni sono paragonabili per lo più a due forze che tirano in due direzioni diverse e la loro diagonale è il corso della nostra vita.
– Gli uomini completamente privi di genio sono incapaci di sopportare la solitudine.
– La felicità è come l’elemosina gettata al mendico. Gli permette di vivere oggi per prolungare il suo dolore l’indomani.
– La religione cattolica è un’istruzione a elemosinare il cielo, visto che sarebbe troppo incomodo guadagnarselo. I preti sono gli intermediari di questa elemosina.








– La vita è una cosa spiacevole, e io mi sono proposto di passare la mia vita a rifletterci sopra.
– La vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente fra noia e dolore, con intervalli fugaci, e per di più illusori, di piacere e gioia.
– Nessuno si è mai sentito felice nel presente, a meno che non fosse ubriaco.
– Non v’è dubbio che la vita non ci sia stata data perché ne godiamo, ma per vincerla – per superarla.
– Quando pensiamo con orrore alla morte, la consolazione più sicura ed efficace che ci è data è sapere che essa ha almeno questo di buono, che è la fine della vita.






– Quando uno comincia a parlare di Dio, io non so di cosa parli, infatti le religioni, tutte, sono prodotti artificiali. (da O si pensa o si crede)
– Se un dio ha fatto questo mondo, io non vorrei essere quel dio, perché il dolore del mondo mi strazierebbe il cuore
– Templi e chiese, pagode e moschee, in tutti i paesi e in tutte le epoche, sono una testimonianza, nel loro splendore e nella loro grandezza, del bisogno metafisico dell’uomo che, potente e indistruttibile, segue a ruota il bisogno fisico.
– Verso la fine della vita avviene come verso la fine di un ballo mascherato, quando tutti si tolgono la maschera. Allora si vede chi erano veramente coloro coi quali si è venuti in contatto durante la vita.





 FINE


DAL WEB… IMPAGINAZIONE T. K.


CIAO DA TONY KOSPAN



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Aspri.. forti ma sempre geniali e profondi i pensieri sulla vita di Schopenauer   Leave a comment




BREVE RICORDO DEL GRANDE FILOSOFO TEDESCO
ED UNO DEI PIU’ GRANDI PENSATORI DEL XIX SECOLO
CON UNA MINI BIOGRAFIA ED ALCUNI SUOI PENSIERI


.

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La salute non è tutto,
ma senza salute tutto è niente.
Arthur Schopenhauer





Danzica 22.2.1788 – Francoforte sul Meno 21.9.1861


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BREVI PENSIERI SULLA VITA
 SPESSO DURI… IMPIETOSI… MA MAI BANALI
FIRMATI DA SCHOPENHAUER





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Io non ho scritto per gli imbecilli. Per questo il mio pubblico è ristretto.
– I fatti e le nostre intenzioni sono paragonabili per lo più a due forze che tirano in due direzioni diverse e la loro diagonale è il corso della nostra vita.
– Gli uomini completamente privi di genio sono incapaci di sopportare la solitudine.
– La felicità è come l’elemosina gettata al mendico. Gli permette di vivere oggi per prolungare il suo dolore l’indomani.
– La religione cattolica è un’istruzione a elemosinare il cielo, visto che sarebbe troppo incomodo guadagnarselo. I preti sono gli intermediari di questa elemosina.








– La vita è una cosa spiacevole, e io mi sono proposto di passare la mia vita a rifletterci sopra.
– La vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente fra noia e dolore, con intervalli fugaci, e per di più illusori, di piacere e gioia.
– Nessuno si è mai sentito felice nel presente, a meno che non fosse ubriaco.
– Non v’è dubbio che la vita non ci sia stata data perché ne godiamo, ma per vincerla – per superarla.
– Quando pensiamo con orrore alla morte, la consolazione più sicura ed efficace che ci è data è sapere che essa ha almeno questo di buono, che è la fine della vita.






– Quando uno comincia a parlare di Dio, io non so di cosa parli, infatti le religioni, tutte, sono prodotti artificiali. (da O si pensa o si crede)
– Se un dio ha fatto questo mondo, io non vorrei essere quel dio, perché il dolore del mondo mi strazierebbe il cuore
– Templi e chiese, pagode e moschee, in tutti i paesi e in tutte le epoche, sono una testimonianza, nel loro splendore e nella loro grandezza, del bisogno metafisico dell’uomo che, potente e indistruttibile, segue a ruota il bisogno fisico.
– Verso la fine della vita avviene come verso la fine di un ballo mascherato, quando tutti si tolgono la maschera. Allora si vede chi erano veramente coloro coi quali si è venuti in contatto durante la vita.





 FINE


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Esiste un principio morale universale… cioè riconosciuto da tutti ed in ogni tempo? Si’! Eccolo   Leave a comment

 
 






Tante religioni, tante filosofie,
tanti modi di interpretare il senso della vita!
 
 
Ma c’è un punto etico
su cui tutti possiamo convenire?
 
 
In altre parole

 
 
 
 

 
 
 
 

ESISTE UN PRINCIPIO MORALE
UNIVERSALMENTE RICONOSCIUTO?  
 
 

ESISTE CIOE’ UNA CD.
REGOLA D’ORO?
 
 
 
 
 ARCOBALEN99
 
 
 
 

Dai tanti principi religiosi e filosofici esistenti

nelle religioni e nelle filosofie di tutto il mondo

(che possiamo legger ora qui giù)

sembra emerger con chiarezza  questa enunciazione.

  

 

“NON FARE AGLI ALTRI CIO’ CHE NON VORRESTI FOSSE FATTO A TE”  
 
 
 
 
 
 
 
 

 

Con queste, o con altre parole, essa

si ritrova infatti nelle scritture di molte religioni

e nel pensiero di grandissimi uomini di cultura

di tutte le epoche.

 

Ecco allora un elenco, tratto dal web,

che propongo alla vostra lettura

e mi farebbe piacere conoscere il Vs pensiero.



 

 

 

 
 
 
“Ama il prossimo tuo come te stesso”, della Bibbia ebraica (Levitico 19.18) è il principio che  diverrà fondamentale nella predicazione di Gesù;
Nei Vangeli è scritto infatti… “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro”










Ma ora ecco come si presenta questo fondamentale principio, definito REGOLA D’ORO… nelle religioni e nelle varie culture del mondo.

 
«Ecco la somma della vera onestà: tratta gli altri come vorresti essere trattato tu stesso. Non fare al tuo vicino ciò che non vorresti che egli poi rifacesse a te».
(Induismo, Mahabarata).
 
«Non ci si dovrebbe comportare con gli altri in un modo che sarebbe sgradevole a noi stessi; questa è l’essenza della morale».
(Induismo, Mahabharata 13, 148.8).
 
«Non fare a nessuno ciò che non piace a te».
(Bibbia ebraica, Tobia, 4,15).
 
«Ama il prossimo tuo come te stesso». 
(Legge ebraica in Levitico, 19,18; cfr anche 19,34).
 
«La Via non è lontana dall’uomo. Se l’uomo segue una via lontana dalla natura umana, questa non può dirsi la Via. (…) Chi ha il senso della lealtà e della reciprocità non è lontano dal giungere alla Via: ciò che non vuole sia fatto a sé non fa agli altri».
(Confucio, Chung-Yung, L’invariabile mezzo, n.13).
 
«Dominare se stessi quanto è necessario per onorare gli altri come se stessi e comportarsi con loro come vogliamo che gli altri si comportino con noi: ecco quel che si può chiamare dottrina della virtù dell’umanità. Non c’è nulla di più elevato».
(
Confucio, cit. in Tolstoj, op. cit., p.167).
 
«Ching-Kung interrogò sulla carità. Confucio rispose: “(…) Nel comandare al popolo comportati come se offrissi il grande sacrificio; ciò che non vuoi sia fatto a te non fare agli altri”».
(Confucio, Lun-yü, I Dialoghi, 12,2).
 
«Tzu-kung domandò: “Vi è una parola su cui si possa basare la condotta di tutta la vita?”. “Essa è shu, reciprocità – rispose Confucio. – Ciò che non vuoi sia fatto a te non fare agli altri”».
(Confucio, Lun-yü, I Dialoghi, 15,23).
 
«Il principe non tratta gli inferiori nel modo che gli dispiace nei superiori».
(Commento di Tseng-Tzu al Grande studio di Confucio, n. 10).
 
«Sicuramente questo è il massimo della bontà: non fare agli altri ciò che non vorresti che essi facessero a te». (Confucianesimo, Analetti 15,23).
 
«L’uomo buono deve compatire le cattive tendenze degli altri; rallegrarsi della loro eccellenza; aiutarli se sono in distretta; considerare i loro successi come i suoi propri e così i loro insuccessi».
(Taoismo, Thai-Shang, 3).
 
«L’uomo dovrebbe comportarsi con indifferenza nei confronti di tutte le realtà mondane e trattare tutte le creature del mondo come egli stesso vorrebbe essere trattato».
(Giainismo, Sutrakritanga I.11.33).
 
«Uno stato che non è gradevole o piacevole per me, non deve esserlo neppure per lui; e uno stato che non è gradevole o piacevole per me, come posso io pretenderlo per un altro?».
(Buddhismo, Samyutta Nikaya 5, 353.35-354.2).
 
«Tutti tremano al castigo, tutti temono la morte, tutti hanno cara la vita: mettendoti al posto degli altri, non uccidere, né fa uccidere».
(Buddha, Dhammapada, I versi della legge, 10, 129-130).
 
«Non ferire gli altri in modi dai quali anche tu ti sentiresti ferito».
(Buddhismo, Udana-Varga 5,18).
 
«Buona è soltanto quella natura che non fa agli altri ciò che non è buono per lei».
(Zoroastrismo, Dadistan-i-Dinik 94,5).
 
«Tratta l’inferiore come vorresti essere trattato dal tuo superiore».
(Seneca, Lettere a Lucillo, lettera 47, sul trattamento umano degli schiavi).
«Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. Questa è la legge e i profeti».
(Gesù di Nazareth, Vangelo secondo Matteo 7,12; 22, 39 e Vangelo secondo Luca 6,31).
 
«Il bene maggiore è operare secondo la legge della propria ragione. Ma questa legge ti comanda incessantemente di fare il bene degli altri, come il massimo bene per te stesso».
(Marco Aurelio, cit. in Tolstoj, Pensieri per ogni giorno, op. cit, p. 79).
 
«La legge trova la sua pienezza in una sola parola: amerai il tuo prossimo come te stesso».
(Lettere di Paolo ai Galati 5,14 e ai Romani 13,9).
 
«Quanto vuoi che non sia fatto a te, anche tu non fare ad altri».
(Didachè, insegnamento cristiano della fine del primo secolo, 1,3).
 
«Una volta un pagano (…) disse: “Convertimi, a condizione di imparare tutta la Torah nel tempo in cui si può stare ritti su di un solo piede”. (…). Hillel lo convertì dicendogli: “Ciò che a te non piace non farlo al tuo prossimo! Questa è tutta la Torah, il resto è commento; và e studia”».
(Ebraismo, Shabbat 31a, cit. in R. Pacifici, Midrashim, Marietti, Genova 1986, p.177-8).
 
«Nessuno di voi è un credente fino a quando non desidera per il suo fratello quello che desidera per se stesso».
(Islam, dagli hadith (detti) del Profeta Muhammad)
 
«Mettersi al posto degli altri».
(Voltaire, Lettere inglesi, n.42).
 
«Agisci in modo che la regola della tua volontà possa valere in ogni tempo come principio di una legislazione universale». Oppure: «Agisci in modo da trattare l’umanità, nella tua come nell’altrui persona, sempre come fine, mai come semplice mezzo».
(Immanuel Kant)
 
«Benedetto chi a sé preferisce il fratello». (Tavole di Bahà’u’llàh, iniziatore della fede baha’i).
«Anche Lei attribuisce al laico virtuoso la persuasione che l’altro sia in noi. Ma non si tratta di una vaga propensione sentimentale, bensì di una condizione fondante».
(Umberto Eco, in dialogo con Carlo Maria Martini, Liberal, febbraio 1996).
 
«Tutti gli uomini dotati di ragione e di coscienza devono assumere responsabilità, in spirito di solidarietà, nei confronti di ciascuno e di tutti: cioè famiglie, comunità, razze, nazioni e religioni. Ciò che tu non vuoi che ti venga fatto non farlo a nessun altro».
(Dichiarazione Universale dei Doveri dell’Uomo, art. 4)






 
 




«La Regola d’Oro può quindi enunciarsi cosi’:
“Agisci verso gli altri in modo che gli altri possano agire nello stesso modo verso chiunque”.
Ciò implica in primo luogo e anzitutto l’imperativo categorico seguente:
“Non agire verso gli altri in modo tale che se gli altri agissero nello stesso modo la vita sarebbe impossibile”.
E questo esige anzitutto da ciascuno che egli rinunci a esercitare la violenza verso altri.
Così, solo la nonviolenza può fondare l’universalità della legge morale alla quale devono conformarsi gli esseri ragionevoli».
(Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza. Una filosofia della pace)


 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 ARCOBALEN99
 
 
 
 
 
Testo con modifiche ed elenco principi… dal web – impaginaz. T.K.
 
 
 
 
CIAO DA TONY KOSPAN



 

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BENE e MALE – Interessante e profonda mi appare questa riflessione di Massimo Cacciari   1 comment

 


 

 


Un profondo ed originale pensiero filosofico
sui concetti di bene e male
 

 
 
 


 
 

IL BENE E IL MALE
~ Massimo Cacciari ~

 
 
 
 
 
 
 
 
 
Dice Platone – e qui la sua risposta diventa canonica -: “del male, e quindi del nostro far male, il Dio non può essere ritenuto causa.


Dio è bene, Dio è immutabile, è semplice, è veritiero, ed è causa di tutti i beni. ‘Theòs anàitios’, Dio è innocente”.


Tutta la riflessione teologica successiva si fonda su questo presupposto platonico: Dio deve essere ritenuto innocente dei mali del mondo, del nostro far male; e quindi è per nostra scelta, è per nostra libertà che noi facciamo male.


Noi non siamo determinati dal Divino ad agire male; le nostre imperfezioni le nostre miserie sono frutto e prodotto della nostra libertà.


Dio è innocente, è l’uomo che è causa del male, è l’uomo – secondo il grande mito che Platone narra nella Repubblica – che si sceglie il proprio ‘dàimon’, il proprio carattere, il proprio demone.


Ma non solo nel momento della scelta nella cultura classica greca l’uomo è libero, non solo nel momento supremo – come lo chiama Platone -: il momento supremo in cui io scelgo il mio carattere, il mio ‘dàimon’.


Io sono in qualche modo libero anche durante la mia vita, e la mia libertà, però, coincide nel corso della mia vita con il conoscere; cioè io sono libero nel corso della mia vita di accumulare tutte le conoscenze necessarie perché poi nel momento supremo della decisione io possa essere consapevole del destino che scelgo.


Questo è un tema caratteristico della cultura greca, è la sua dominante – come dire – intellettualistica: la libertà dell’uomo si esplica essenzialmente nella sua volontà di conoscere.


Soltanto qui sta la mia – come dire – possibile salvezza: io posso conoscere il destino, posso conoscere ciò che mi destina.


Solo la conoscenza può salvarmi dal seguire – un’immagine che ricorre in tutta la cultura ellenistica, e anche nella cultura latina, non solo greca – il carro del destino in ceppi come uno schiavo oppresso.


Ciò che sta a me non ha nulla a che vedere con la possibilità di sfuggire il destino; ma ciò che sta a me è essenzialmente la possibilità di conoscere il destino, e dunque di seguirlo volentieri, non come gli schiavi seguono il carro dei vincitori, in catene.


Se la mia libertà consiste nel farmi una ragione dell’unica ragione, dell’unico ‘lògos’ che pervade tutto il cosmo?


Quando io mi son fatto questa ragione che cosa succede del male?


Il male non consiste più, perché tutto è ragione e male e bene non diventano altro che due punti di vista soggettivi: il male non diventa nient’altro che ciò che fa male a me, ma che non riguarda affatto la ragione del tutto; il bene diventa soltanto ciò che fa bene a me, ciò che mi aiuta a vivere, ciò che aiuta il mio benessere, ma non riguarda la ragione del tutto in cui il male e il bene cessano di avere alcun significato, perché ciò che ha significato è nient’altro che il necessario, il ‘lògos’ onnipervadente; male e bene hanno una consistenza veramente soggettiva.


In fondo, se noi rimanessimo fissi a valutazioni di male e di bene, non faremmo altro che dimostrare la nostra mancanza di sapere, perché colui che sa non sa né di male né di bene: sa il necessario.
 
 
 
 


 
 
 
 
Il bene ed il male quindi, secondo la tesi del filosofo veneziano,
non esisterebbero quali realtà a sé stanti
ma solo nella misura in cui sono percepiti da ciascuno.

Cosa ne pensate?

Tony Kospan
 
 
 
 
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Schopenauer – Breve ricordo del grande filosofo ed alcuni geniali ma a volte duri e aspri pensieri sulla vita   Leave a comment




BREVE RICORDO DEL GRANDE FILOSOFO TEDESCO
ED UNO DEI PIU’ GRANDI PENSATORI DEL XIX SECOLO
CON UNA MINI BIOGRAFIA ED ALCUNI SUOI PENSIERI


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La salute non è tutto,
ma senza salute tutto è niente.
Arthur Schopenhauer





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Io non ho scritto per gli imbecilli. Per questo il mio pubblico è ristretto.
– I fatti e le nostre intenzioni sono paragonabili per lo più a due forze che tirano in due direzioni diverse e la loro diagonale è il corso della nostra vita.
– Gli uomini completamente privi di genio sono incapaci di sopportare la solitudine.
– La felicità è come l’elemosina gettata al mendico. Gli permette di vivere oggi per prolungare il suo dolore l’indomani.
– La religione cattolica è un’istruzione a elemosinare il cielo, visto che sarebbe troppo incomodo guadagnarselo. I preti sono gli intermediari di questa elemosina.








– La vita è una cosa spiacevole, e io mi sono proposto di passare la mia vita a rifletterci sopra.
– La vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente fra noia e dolore, con intervalli fugaci, e per di più illusori, di piacere e gioia.
– Nessuno si è mai sentito felice nel presente, a meno che non fosse ubriaco.
– Non v’è dubbio che la vita non ci sia stata data perché ne godiamo, ma per vincerla – per superarla.
– Quando pensiamo con orrore alla morte, la consolazione più sicura ed efficace che ci è data è sapere che essa ha almeno questo di buono, che è la fine della vita.






– Quando uno comincia a parlare di Dio, io non so di cosa parli, infatti le religioni, tutte, sono prodotti artificiali. (da O si pensa o si crede)
– Se un dio ha fatto questo mondo, io non vorrei essere quel dio, perché il dolore del mondo mi strazierebbe il cuore
– Templi e chiese, pagode e moschee, in tutti i paesi e in tutte le epoche, sono una testimonianza, nel loro splendore e nella loro grandezza, del bisogno metafisico dell’uomo che, potente e indistruttibile, segue a ruota il bisogno fisico.
– Verso la fine della vita avviene come verso la fine di un ballo mascherato, quando tutti si tolgono la maschera. Allora si vede chi erano veramente coloro coi quali si è venuti in contatto durante la vita.





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Io non ho scritto per gli imbecilli. Per questo il mio pubblico è ristretto.
– I fatti e le nostre intenzioni sono paragonabili per lo più a due forze che tirano in due direzioni diverse e la loro diagonale è il corso della nostra vita.
– Gli uomini completamente privi di genio sono incapaci di sopportare la solitudine.
– La felicità è come l’elemosina gettata al mendico. Gli permette di vivere oggi per prolungare il suo dolore l’indomani.
– La religione cattolica è un’istruzione a elemosinare il cielo, visto che sarebbe troppo incomodo guadagnarselo. I preti sono gli intermediari di questa elemosina.








– La vita è una cosa spiacevole, e io mi sono proposto di passare la mia vita a rifletterci sopra.
– La vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente fra noia e dolore, con intervalli fugaci, e per di più illusori, di piacere e gioia.
– Nessuno si è mai sentito felice nel presente, a meno che non fosse ubriaco.
– Non v’è dubbio che la vita non ci sia stata data perché ne godiamo, ma per vincerla – per superarla.
– Quando pensiamo con orrore alla morte, la consolazione più sicura ed efficace che ci è data è sapere che essa ha almeno questo di buono, che è la fine della vita.






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Io non ho scritto per gli imbecilli. Per questo il mio pubblico è ristretto.
– I fatti e le nostre intenzioni sono paragonabili per lo più a due forze che tirano in due direzioni diverse e la loro diagonale è il corso della nostra vita.
– Gli uomini completamente privi di genio sono incapaci di sopportare la solitudine.
– La felicità è come l’elemosina gettata al mendico. Gli permette di vivere oggi per prolungare il suo dolore l’indomani.
– La religione cattolica è un’istruzione a elemosinare il cielo, visto che sarebbe troppo incomodo guadagnarselo. I preti sono gli intermediari di questa elemosina.








– La vita è una cosa spiacevole, e io mi sono proposto di passare la mia vita a rifletterci sopra.
– La vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente fra noia e dolore, con intervalli fugaci, e per di più illusori, di piacere e gioia.
– Nessuno si è mai sentito felice nel presente, a meno che non fosse ubriaco.
– Non v’è dubbio che la vita non ci sia stata data perché ne godiamo, ma per vincerla – per superarla.
– Quando pensiamo con orrore alla morte, la consolazione più sicura ed efficace che ci è data è sapere che essa ha almeno questo di buono, che è la fine della vita.






– Quando uno comincia a parlare di Dio, io non so di cosa parli, infatti le religioni, tutte, sono prodotti artificiali. (da O si pensa o si crede)
– Se un dio ha fatto questo mondo, io non vorrei essere quel dio, perché il dolore del mondo mi strazierebbe il cuore
– Templi e chiese, pagode e moschee, in tutti i paesi e in tutte le epoche, sono una testimonianza, nel loro splendore e nella loro grandezza, del bisogno metafisico dell’uomo che, potente e indistruttibile, segue a ruota il bisogno fisico.
– Verso la fine della vita avviene come verso la fine di un ballo mascherato, quando tutti si tolgono la maschera. Allora si vede chi erano veramente coloro coi quali si è venuti in contatto durante la vita.





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Ma c’è un punto etico
su cui tutti possiamo convenire?
 
 
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UNIVERSALMENTE RICONOSCIUTO?  
 
 

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Dai tanti principi religiosi e filosofici esistenti

nelle religioni e nelle filosofie di tutto il mondo

(che possiamo legger ora qui giù)

sembra emerger con chiarezza  questa enunciazione.

  

 

“NON FARE AGLI ALTRI CIO’ CHE NON VORRESTI FOSSE FATTO A TE”  
 
 
 
 
 
 
 
 

 

Con queste, o con altre parole, essa

si ritrova infatti nelle scritture di molte religioni

e nel pensiero di grandissimi uomini di cultura

di tutte le epoche.

 

Ecco allora un elenco, tratto dal web,

che propongo alla vostra lettura

e mi farebbe piacere conoscere il Vs pensiero.



 

 

 

 
 
 
“Ama il prossimo tuo come te stesso”, della Bibbia ebraica (Levitico 19.18) è il principio che  diverrà fondamentale nella predicazione di Gesù;
Nei Vangeli è scritto infatti… “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro”










Ma ora ecco come si presenta questo fondamentale principio, definito REGOLA D’ORO… nelle religioni e nelle varie culture del mondo.

 
«Ecco la somma della vera onestà: tratta gli altri come vorresti essere trattato tu stesso. Non fare al tuo vicino ciò che non vorresti che egli poi rifacesse a te».
(Induismo, Mahabarata).
 
«Non ci si dovrebbe comportare con gli altri in un modo che sarebbe sgradevole a noi stessi; questa è l’essenza della morale».
(Induismo, Mahabharata 13, 148.8).
 
«Non fare a nessuno ciò che non piace a te».
(Bibbia ebraica, Tobia, 4,15).
 
«Ama il prossimo tuo come te stesso». 
(Legge ebraica in Levitico, 19,18; cfr anche 19,34).
 
«La Via non è lontana dall’uomo. Se l’uomo segue una via lontana dalla natura umana, questa non può dirsi la Via. (…) Chi ha il senso della lealtà e della reciprocità non è lontano dal giungere alla Via: ciò che non vuole sia fatto a sé non fa agli altri».
(Confucio, Chung-Yung, L’invariabile mezzo, n.13).
 
«Dominare se stessi quanto è necessario per onorare gli altri come se stessi e comportarsi con loro come vogliamo che gli altri si comportino con noi: ecco quel che si può chiamare dottrina della virtù dell’umanità. Non c’è nulla di più elevato».
(
Confucio, cit. in Tolstoj, op. cit., p.167).
 
«Ching-Kung interrogò sulla carità. Confucio rispose: “(…) Nel comandare al popolo comportati come se offrissi il grande sacrificio; ciò che non vuoi sia fatto a te non fare agli altri”».
(Confucio, Lun-yü, I Dialoghi, 12,2).
 
«Tzu-kung domandò: “Vi è una parola su cui si possa basare la condotta di tutta la vita?”. “Essa è shu, reciprocità – rispose Confucio. – Ciò che non vuoi sia fatto a te non fare agli altri”».
(Confucio, Lun-yü, I Dialoghi, 15,23).
 
«Il principe non tratta gli inferiori nel modo che gli dispiace nei superiori».
(Commento di Tseng-Tzu al Grande studio di Confucio, n. 10).
 
«Sicuramente questo è il massimo della bontà: non fare agli altri ciò che non vorresti che essi facessero a te». (Confucianesimo, Analetti 15,23).
 
«L’uomo buono deve compatire le cattive tendenze degli altri; rallegrarsi della loro eccellenza; aiutarli se sono in distretta; considerare i loro successi come i suoi propri e così i loro insuccessi».
(Taoismo, Thai-Shang, 3).
 
«L’uomo dovrebbe comportarsi con indifferenza nei confronti di tutte le realtà mondane e trattare tutte le creature del mondo come egli stesso vorrebbe essere trattato».
(Giainismo, Sutrakritanga I.11.33).
 
«Uno stato che non è gradevole o piacevole per me, non deve esserlo neppure per lui; e uno stato che non è gradevole o piacevole per me, come posso io pretenderlo per un altro?».
(Buddhismo, Samyutta Nikaya 5, 353.35-354.2).
 
«Tutti tremano al castigo, tutti temono la morte, tutti hanno cara la vita: mettendoti al posto degli altri, non uccidere, né fa uccidere».
(Buddha, Dhammapada, I versi della legge, 10, 129-130).
 
«Non ferire gli altri in modi dai quali anche tu ti sentiresti ferito».
(Buddhismo, Udana-Varga 5,18).
 
«Buona è soltanto quella natura che non fa agli altri ciò che non è buono per lei».
(Zoroastrismo, Dadistan-i-Dinik 94,5).
 
«Tratta l’inferiore come vorresti essere trattato dal tuo superiore».
(Seneca, Lettere a Lucillo, lettera 47, sul trattamento umano degli schiavi).
«Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. Questa è la legge e i profeti».
(Gesù di Nazareth, Vangelo secondo Matteo 7,12; 22, 39 e Vangelo secondo Luca 6,31).
 
«Il bene maggiore è operare secondo la legge della propria ragione. Ma questa legge ti comanda incessantemente di fare il bene degli altri, come il massimo bene per te stesso».
(Marco Aurelio, cit. in Tolstoj, Pensieri per ogni giorno, op. cit, p. 79).
 
«La legge trova la sua pienezza in una sola parola: amerai il tuo prossimo come te stesso».
(Lettere di Paolo ai Galati 5,14 e ai Romani 13,9).
 
«Quanto vuoi che non sia fatto a te, anche tu non fare ad altri».
(Didachè, insegnamento cristiano della fine del primo secolo, 1,3).
 
«Una volta un pagano (…) disse: “Convertimi, a condizione di imparare tutta la Torah nel tempo in cui si può stare ritti su di un solo piede”. (…). Hillel lo convertì dicendogli: “Ciò che a te non piace non farlo al tuo prossimo! Questa è tutta la Torah, il resto è commento; và e studia”».
(Ebraismo, Shabbat 31a, cit. in R. Pacifici, Midrashim, Marietti, Genova 1986, p.177-8).
 
«Nessuno di voi è un credente fino a quando non desidera per il suo fratello quello che desidera per se stesso».
(Islam, dagli hadith (detti) del Profeta Muhammad)
 
«Mettersi al posto degli altri».
(Voltaire, Lettere inglesi, n.42).
 
«Agisci in modo che la regola della tua volontà possa valere in ogni tempo come principio di una legislazione universale». Oppure: «Agisci in modo da trattare l’umanità, nella tua come nell’altrui persona, sempre come fine, mai come semplice mezzo».
(Immanuel Kant)
 
«Benedetto chi a sé preferisce il fratello». (Tavole di Bahà’u’llàh, iniziatore della fede baha’i).
«Anche Lei attribuisce al laico virtuoso la persuasione che l’altro sia in noi. Ma non si tratta di una vaga propensione sentimentale, bensì di una condizione fondante».
(Umberto Eco, in dialogo con Carlo Maria Martini, Liberal, febbraio 1996).
 
«Tutti gli uomini dotati di ragione e di coscienza devono assumere responsabilità, in spirito di solidarietà, nei confronti di ciascuno e di tutti: cioè famiglie, comunità, razze, nazioni e religioni. Ciò che tu non vuoi che ti venga fatto non farlo a nessun altro».
(Dichiarazione Universale dei Doveri dell’Uomo, art. 4)






 
 




«La Regola d’Oro può quindi enunciarsi cosi’:
“Agisci verso gli altri in modo che gli altri possano agire nello stesso modo verso chiunque”.
Ciò implica in primo luogo e anzitutto l’imperativo categorico seguente:
“Non agire verso gli altri in modo tale che se gli altri agissero nello stesso modo la vita sarebbe impossibile”.
E questo esige anzitutto da ciascuno che egli rinunci a esercitare la violenza verso altri.
Così, solo la nonviolenza può fondare l’universalità della legge morale alla quale devono conformarsi gli esseri ragionevoli».
(Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza. Una filosofia della pace)


 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 ARCOBALEN99
 
 
 
 
 
Testo con modifiche ed elenco principi… dal web – impaginaz. T.K.
 
 
 
 
CIAO DA TONY KOSPAN



 

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Frecce2039


 
 
 
 
 

 

 

Aspri.. amari ma sempre geniali e profondi i pensieri di Schopenauer sulla vita   Leave a comment




BREVE RICORDO DEL GRANDE FILOSOFO TEDESCO
ED UNO DEI PIU’ GRANDI PENSATORI DEL XIX SECOLO
CON UNA MINI BIOGRAFIA ED ALCUNI SUOI PENSIERI


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La salute non è tutto,
ma senza salute tutto è niente.
Arthur Schopenhauer





Danzica 22.2.1788 – Francoforte sul Meno 21.9.1861


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BREVI PENSIERI SULLA VITA
 SPESSO DURI… IMPIETOSI… MA MAI BANALI
FIRMATI DA SCHOPENHAUER





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Io non ho scritto per gli imbecilli. Per questo il mio pubblico è ristretto.
– I fatti e le nostre intenzioni sono paragonabili per lo più a due forze che tirano in due direzioni diverse e la loro diagonale è il corso della nostra vita.
– Gli uomini completamente privi di genio sono incapaci di sopportare la solitudine.
– La felicità è come l’elemosina gettata al mendico. Gli permette di vivere oggi per prolungare il suo dolore l’indomani.
– La religione cattolica è un’istruzione a elemosinare il cielo, visto che sarebbe troppo incomodo guadagnarselo. I preti sono gli intermediari di questa elemosina.








– La vita è una cosa spiacevole, e io mi sono proposto di passare la mia vita a rifletterci sopra.
– La vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente fra noia e dolore, con intervalli fugaci, e per di più illusori, di piacere e gioia.
– Nessuno si è mai sentito felice nel presente, a meno che non fosse ubriaco.
– Non v’è dubbio che la vita non ci sia stata data perché ne godiamo, ma per vincerla – per superarla.
– Quando pensiamo con orrore alla morte, la consolazione più sicura ed efficace che ci è data è sapere che essa ha almeno questo di buono, che è la fine della vita.






– Quando uno comincia a parlare di Dio, io non so di cosa parli, infatti le religioni, tutte, sono prodotti artificiali. (da O si pensa o si crede)
– Se un dio ha fatto questo mondo, io non vorrei essere quel dio, perché il dolore del mondo mi strazierebbe il cuore
– Templi e chiese, pagode e moschee, in tutti i paesi e in tutte le epoche, sono una testimonianza, nel loro splendore e nella loro grandezza, del bisogno metafisico dell’uomo che, potente e indistruttibile, segue a ruota il bisogno fisico.
– Verso la fine della vita avviene come verso la fine di un ballo mascherato, quando tutti si tolgono la maschera. Allora si vede chi erano veramente coloro coi quali si è venuti in contatto durante la vita.





 FINE


DAL WEB… IMPAGINAZIONE T. K.


CIAO DA TONY KOSPAN



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