Archivio per l'etichetta ‘ORSO TONY’
Walter Whitman, noto come Walt Whitman,
è stato un poeta, scrittore e giornalista americano.
Questo notevole poeta americano dell’ottocento
ci offre, in modo libero e direi modernissimo,
versi densi di grande sensualità
immersi in un ambiente in cui la natura è parte importante.
E’ considerato il padre della poesia americana
ed anche il primo poeta moderno
ad utilizzare normalmente il verso libero,
di cui è considerato in un certo senso l’iniziatore.
Per conoscerlo un po’
propongo la lettura di questa sua notissima poesia
che non è solo una poesia d’amore
ma molto di più.
Talantbek Chekirov
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CREDO IN TE ANIMA MIA
di WALTER WHITMAN
POESIA SUBLIME D’AMORE E PASSIONE
a cura di Tony Kospan
E’ riconosciuta come una di quelle poesie sublimi
che ci fa “conoscere”
quello che la quotidianità e chiuse visioni secolari
non ci consentono spesso di vedere e sentire.
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L’idea che emerge, in modo forte e chiaro,
nella visione di questo poeta,
è che il piacere fisico, i momenti di passione,
non sono accessori…
bensì elementi sostanziali dell’amore.
Elementi che insieme ad un reale sentimento
ed a una sincera partecipazione emotiva
ci consentono di giungere all’estasi sublime.
Tiziano – Amor Sacro e Amor Profano
L’eros quindi assume anch’esso una sua sacralità,
negata per millenni dai fondamentalismi religiosi
che hanno in pratica… staccato l’anima dal corpo…
demonizzando quest’ultimo
ed impedendo emozioni e vibrazioni di luce.
In tal senso anche la poesia Sufi d’amore
fu combattuta all’interno della sua religione.
Walt Whitman (West Hills 31.5.1819 – Camden 26.3.1892)
Ma ora leggiamola…
CREDO IN TE ANIMA MIA
Walt Whitman
Credo in te, anima mia,
l’altro che io sono non deve umiliarsi di fronte a te,
e tu non devi umiliarti di fronte a lui.
Ozia con me sull’erba,
libera la tua gola da ogni impedimento,
né parole, né musica o rima voglio,
né consuetudini né discorsi,
neppure i migliori, soltanto la tua calma voce bivalve,
il suo mormorio mi piace.
Penso a come una volta giacemmo,
un trasparente mattino d’estate,
come tu posasti la tua testa
di per traverso sul mio fianco
ti voltasti dolcemente verso di me,
e apristi la camicia sul mio petto,
e tuffasti la tua lingua sino al mio cuore snudato,
e ti stendesti sino a sentire la mia barba,
ti stendesti sino a prendere i miei piedi.
Veloce si alzò in me
e si diffuse intorno a me la pace e la conoscenza
che va oltre ogni argomento terreno,
io conosco che la mano di Dio è la promessa della mia,
e io conosco che lo spirito di Dio
è il fratello del mio,
e che tutti gli uomini mai venuti alla luce
sono miei fratelli e le donne sorelle ed amanti,
e che il fasciame della creazione è amore,
e che infinite sono le foglie rigide o languenti nei campi,
e le formiche brune nelle piccole tane sotto di loro,
e le incrostazioni muschiose del corroso recinto,
pietre ammucchiate, sambuco, verbasco ed elleboro.

Lauri Blank
CIAO DA TONY KOSPAN
Csaba Markus – Rapsodia d’amore
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Rubens – Autoritratto (partic.)
Breve ricordo del grandissimo Pittore fiammingo del ‘600
soprattutto con un accenno alla sua duplice personalità,
religiosissima in privato ed erotica nell’arte,
e poi ad uno dei temi da lui amati, i Satiri.
Infine una poesia della poetessa Premio Nobel, Wislawa Szymborska,
dedicata alle mitiche e formose donne dei suoi dipinti.
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Rubens – Il giardino dell’amore
RUBENS
I SATIRI… E LA PITTURA SENSUALE
a cura di Tony Kospan
Sir Pieter Paul Rubens
(Siegen 28 giugno 1577 – Anversa 30 maggio 1640)
Rubens è certamente tra i massimi pittori fiamminghi del XVII secolo.
La sua pittura è definita di genere barocco francese e nord europeo.
Desidero però parlare qui soprattutto di un bel contrasto, alquanto eclatante, che si manifestò soprattutto nelle opere della sua maturità.

Rubens – Borea rapisce Orizia
Mi riferisco al contrasto tra
– il personaggio morigerato, compassato, ossequioso verso la religione (andava a messa tutti i giorni) studioso delle opere classiche e dalla vita matrimoniale assolutamente felice e senza intoppi
e
– l’artista che è stato capace di creare opere di una sensualità unica in cui il fuoco dell’erotismo e la tempesta dei sensi sono in modo evidente assolutamente sovrani.

Rubens – Il ratto delle figlie di Leucippo
Molte delle sue opere hanno fatto parlare perfino di Sindrome di Rubens per la loro, presunta per alcuni e certa per altri, capacità di scatenare impulsi erotici in chi le osserva.

Rubens – Venere allo specchio
Ricordiamo che i temi classici e mitologici erano per gli artisti il migliore e però forse anche l’unico modo per superare i limiti espressivi imposti dalle severe leggi censorie del tempo e dar così libero sfogo al loro estro.
In particolare Rubens scelse per far questo soprattutto il tema dei Satiri e Sileni.
Il Satiro è il compagno di Pan e Dioniso abitante dei boschi ed impersonifica la fertilità e la forza vitale della natura mentre i Sileni sono anche loro divinità dei boschi, presenti nella mitologia greca, ma caratterizzate dal carattere selvaggio e lascivo.

Rubens – Ninfe e Satiri 1635
Tuttavia la sensualità delle sue opere non emana solo da dipinti con immagini esplicite ma spesso in modo chiaro e forte anche in quelle in cui non appaiono per quel che esse lasciano invece immaginare.
Si pensi infatti ad esempio a quest’opera che ha molti ammiratori e che fa molto parlar di sé.
Rubens – Il satiro e la fanciulla – Collez. Principe del Liechtenstein
In questo dipinto, anche se non appare nulla di sensuale in modo esplicito, tuttavia appare evidente che per l’ingenua giovinetta il destino pare ormai tracciato, e certo nessun padre gradirebbe un genero di tal fatta.
Infatti se esaminiamo con attenzione notiamo:
– lo sguardo sì simpatico ma davvero inequivocabile del satiro
– il sorriso mefistofelico da brividi
– il suo corpo nudo benché accostato al cesto “caravaggesco” che pur cerca di attutire un po’ la forza di queste impressioni
– la scena poi parla… da sola…
Ci sono poi diverse altre sue opere in cui il tema dei Satiri è affrontato in modo quasi prepotente come ad esempio la seguente.

Rubens – Due Satiri
In realtà le rotondissime forme dei suoi personaggi non riguardavano solo le donne… come ad esempio il dipinto qui giù.

Gesù e Giovanni Battista bambini con 2 angeli
Prima di esporre una mia conclusione mi fa piacere riportare una bella poesia della poetessa Premio Nobel Wislawa Szymborska dedicata proprio alle sue donne…
LE DONNE DI RUBENS
Ercolesse, fauna femminile,
nude come il fragore di botti.
Fanno il nido in letti calpestati,
nel sonno la bocca si apre al chicchirichì.
Le pupille rovesciate all’indietro
Penetrano dentro le ghiandole
da cui i lieviti stillano nel sangue.
Figlie del barocco, l’impasto si gonfia,
vaporano i bagni, s’arrossano i vini,
nel cielo galoppano porcelli di nuvole,
le trombe nitriscono l’allarme carnale.
O cucurbitose, o esorbitanti,
e raddoppiate dal cader dei veli
e triplicate dalla violenza della posa,
grasse pietanze d’amore!
Le loro magre sorelle si alzarono presto,
prima che nel quadro facesse giorno.
E nessuno le vide incamminarsi in fila
dal lato non dipinto della tela.
Esiliate dello stile. Costole contate,
mani e piedi d’uccello.
Provano a volare sulle scapole sporgenti.
Il Duecento gli avrebbe dato un fondo d’oro.
Il Novecento – uno schermo d’argento.
Ma il Seicento non ha nulla per chi è piatto.
Giacché perfino il cielo è convesso
convessi gli angeli e convesso il dio ―
Febo baffuto che su un destriero
sudato irrompe nell’alcova ribollente.
Rubens – Le tre Grazie – 1635
Concludo con un accenno ad un altro aspetto della pittura di Rubens la modernità…
A mio parere non tanto per la tecnica ma per gli atteggiamenti, i movimenti, la plasticità dei corpi, la naturalezza e la forza delle espressioni davvero sorprendenti dei soggetti dipinti, Rubens anticipa movimenti artistici che si affermarono solo nei secoli successivi.

Rubens – Venus frigida
F I N E
Categoria “Arte” del blog IL MONDO DI ORSOSOGNANTE
Copyright Tony Kospan
IL GRUPPO DEGLI AMANTI DELL’ARTE (SU FB)

Autoritratto al Circolo con gli amici
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Cari amici che, come me,
avete un debole per il mondo della poesia,
torniamo dopo un po’ al tema dell’amore
visto però da una particolare angolazione.
Stavolta il tema infatti è… il dialogo d’amore…
attraverso il quale fluiscono
le emozioni… i desideri… le gioie…
ma anche i dolori… i rimpianti… gli addii… etc…
tra innamorati.
IL DIALOGO IN AMORE…
IN POESIA ARTE AFORISMI E CANZONI… (1)
a cura di Tony Kospan
Dunque parleremo del dialogo in amore
che può aver però le forme e le modalità più diverse
perché chi ama, oltre alle parole, utilizza anche
gesti, sguardi, carezze, sorrisi e, perfino… silenzi.
E’ infine da notare anche che
le espressioni, le paroline, i nomignoli
che si usano nei dialoghi intimi, com’è noto,
apparirebbero ad orecchie estranee
del tutto assurde, surreali e… molto divertenti.
Ma come affrontare questo tema in poesia?
Beh la risposta è semplice… attraverso poesie
che hanno contenuti e/o forme di tipo dialogante
ma prima leggiamo sul tema alcuni aforismi.
Niente è più brutto di una parola d’amore
pronunciata freddamente da una bocca annoiata.
Nagib Mahfuz
Amare è donare tutto se stesso senza nulla chiedere;
amare è non dire mai – mi devi…-
A. De Saint-Exupéry
I litigi degli amanti rinnovano l’amore.
Terenzio
L’amore immaturo dice: “Ti amo perché ho bisogno di te”.
L’amore maturo dice: “Ho bisogno di te perché ti amo.»
E. Fromm
L’amore è… non sapere di cosa si sta parlando.
Lucy van Pelt
Quelle che seguono dunque
sono le poesie scelte stavolta
e come sempre mi piacerebbe leggere
quelle che sul tema amate voi.

Sappi amore mio
LEGGO
G. A. Bécquer
Come un libro aperto
leggo nel fondo dei tuoi occhi.
Perchè la bocca sorride
se gli occhi la smentiscono?
Piangi.
Non vergognarti
di confessare che mi amasti.
Piangi.
Nessuno vede.
Guarda.
Io sono un uomo,
eppure piango.
La nostra relazione
Josephine Wall
LE PAROLE DEL CIELO
Mikis Theodorakis
Dimmi le parole del cielo
ed io ti darò il bacio dell’amore.
Resta lì, nuda come il mare
e lasciami guardare i tuoi occhi
nei quali io sogno.
Devo volar via come una colomba,
partire in viaggio con il tuo ricordo,
oltre le nuvole
oltre gli oceani d’argento.
Dimmi le parole del cuore
e avrò ali per volare come in sogno.
Resta lì, nuda come il mare
e lasciami guardare i tuoi occhi
nei quali io sogno.
Devo volar via come una colomba,
partire in viaggio con il tuo ricordo,
oltre le nuvole,
oltre gli oceani d’argento.
Volami nel cuore
Nigel Van Wieck
LA MASCHERA
William Butler Yeats
“Tògli quella maschera d’oro ardente
con gli occhi di smeraldo”.
“Oh no, mio caro, tu vuoi permetterti
di scoprire se i cuori sian selvaggi o saggi,
benché non freddi”.
“Volevo solo scoprire
quel che c’è da scoprire,
Amore o inganno”.
“Fu la maschera ad attrarre la tua mente
e poi a farti battere il cuore,
non quel che c’è dietro”.
“Ma io debbo indagare per sapere
se tu mi sia nemica”.
“Oh no, mio caro,
lascia andar tutto questo;
che importa, purché ci sia fuoco
In te, in me?”
La voce del silenzio
STANZE PER MUSICA
George Gordon Byron
Non c’è figlia della Bellezza
d’un incanto simile al tuo;
come musica sulle acque
la tua voce è dolce per me.
Quando, come se avesse posa
l’oceano ammaliato a quel suono,
scintillano calme le onde,
placati i venti sembrano sognare.
Ela luna di mezzanotte
tesse una trama lucente sul mare
che lieve solleva il suo petto
come un fanciullo addormentato.
Così l’anima a te s’inchina
per ascoltare ed adorarti,
con emozione profonda e soave
come d’estate l’onda dell’oceano.
La canzone delle domande consuete

Renoir
PARLAMI AMORE MIO
Tagore
Parlami, amore mio!
Dimmi a parole quello che hai cantato.
La notte è buia.
Le stelle si nascondono tra le nuvole.
Il vento soffia tra le foglie.
Scioglierò i miei capelli.
Il mio mantello azzurro mi avvolgerà
come la notte. Stringerò la tua testa
al mio petto; nella dolce solitudine
sospirerò sul tuo cuore.
Socchiuderò i miei occhi e ascolterò.
Non ti guarderò il viso.
Quando le tue parole cesseranno,
staremo fermi e in silenzio.
Solo gli alberi bisbiglieranno nell’oscurità.
La notte impallidirà.
Spunterà l’aurora.
Ci guarderemo negli occhi
per l’ultima volta e andremo ognuno
per la sua strada.
Parlami, amore mio!
Dimmi a parole quello che hai cantato.
Auguro a tutti
felici e poetici… “dialoghi” d’amore.

Emile Friant
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Questa, a mio parere è una fantastica poesia,
quasi una preghiera,
che ci racconta, in pochi versi,
come deve evolvere la storia di un amore vero
e lo fa con immagini semplici ma incisive.
Le metafore, quasi delle pennellate,
hanno l’intento di dar a noi tutti
consigli al fine di mantener puro ed intatto,
superando le subdole trappole della vita,
un vero sentimento d’amore.
Questa poesia l’ “incontrai” tempo fa
nella trasmissione notturna di Rai2/Rai3
INCONSCIO E MAGIA – PSICHE
di Gabriele La Porta… ormai scomparsa…
PER COLORO CHE SI AMANO
Andrèe Chedid*
Che tra le loro mani, il fiume si meravigli
Che tra le loro labbra, i respiri siano stellati.
E prodiga la brezza al loro accordo.
Che parlino lo stesso linguaggio.
Che partano e poi si sveglino.
Che soprattutto veglino
Le trappole son tese.
Fin dentro al loro cuore.
Dante Gabriel Rossetti – Paolo e Francesca
*Andrèe Chedid: Cairo 20 marzo 1920 – Parigi 06.02. 2011
è stata una poetessa egiziana naturalizzata francese.
Andrèe Chedid
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La nascita di Venere
Sandro Botticelli, ma il suo vero nome era Sandro Filipepi,
è stato uno degli artisti più emblematici del Rinascimento.
Alcune sue opere non è difficile definirle fantastiche,
soprattutto quelle, ancor oggi ammiratissime,
del cd. “Primo Periodo Mediceo“.
La calunnia
BOTTICELLI
ARTISTA GENIALE DEL RINASCIMENTO
LA FAMA.. L’OBLIO E LA RISCOPERTA
a cura di Tony Kospan
Buona parte del fascino delle sue opere
nasce anche dalla constatazione che egli ha inteso,
attraverso l’affascinante bellezza dei suoi dipinti,
anche donarci dei messaggi, culturali e non solo,
grazie ad allegorie più o meno nascoste.
E’ considerato il pittore più vicino
agli ideali neoplatonici molto “sentiti”
negli ambienti intellettuali ed artistici dell’epoca.
Eppure, anche se vi sembrerà incredibile,
le sue opere,
nonostante la loro stupefacente bellezza,
erano quasi completamente sconosciute
fin quasi alla fine dell’ ottocento,
forse (o soprattutto?)
per il giudizio freddino del Vasari.
Poi grazie alla loro riscoperta nell’800
da parte del critico inglese John Ruskin,
e per l’innamoramento dei Preraffaelliti,
il loro successo non è più tramontato
ed ancor oggi i suoi dipinti sono amatissimi nel web.
Firenze 1.3.1445 – Firenze 17.5.1510 (Autoritratto)
BREVE BIOGRAFIA.
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Fin da piccolo iniziò a frequentare la bottega del Pollaiolo
che gli instillò il senso della pennellata elegante
che sarà una delle sue più belle caratteristiche.
A 25 anni si stacca dal maestro ed inizia la sua carriera
che subito appare di successo dato che riceve incarichi importanti
come quello di realizzare il ritratto di Giuliano de’ Medici.
Giuliano de’ Medici (partic.)
Grazie a questi lavori viene preso a benvolere
dalla grande famiglia fiorentina
che fu, in questo periodo (1478 e segg.),
la grande committente di suoi dipinti
come le mitiche “Primavera” e “Nascita di Venere“.
Nascita di Venere
In entrambe le opere su citate è presente Simonetta Vespucci
la donna più bella del Rinascimento
amata da Giuliano de’ Medici e dipinta più volte dal Botticelli
Simonetta Vespucci
Entrambe vengono chieste al Botticelli per “tirar su” lo spirito
di un rampollo mediceo, Lorenzo di Pierfrancesco, affetto
da disturbi mentali che potremmo definire depressivi ed infatti
entrambe queste opere avranno quale prima sistemazione
Villa del Castello dove questi abitava.
(clicca qui giù se desideri conoscere i segreti della mitica Primavera)
Primavera
Entrambe queste opere rivelano anche lo spirito libero,
curioso, colto ed estroverso
del Botticelli insieme al suo amore per le allegorie.
Botticelli – Madonna dei 6 angeli
Chiamato a Roma, su consiglio di Lorenzo il Magnifico,
è poi incaricato di affrescare 3 episodi biblici
nella Cappella Sistina
“Prove di Mosè”, “Prove di Cristo”
e “La Punizione di Qorah, Dtham e Abiram”.
(clicca qui giù se desideri conoscerne i segreti di Marte e Venere)
Marte e Venere – 1483
Dagli anni ’90 in poi, a seguito della cacciata dei Medici,
cambia il suo stile,
quasi certamente per l’influenza
della severa predicazione del Savonarola
contemporaneamente ad una sua forte crisi spirituale.
Sant’Agostino nello studio
Alla fine del ‘400 dipinge 100 pergamene
sui vari temi della Divina Commedia
commissionategli da Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici
cugino di Lorenzo il Magnifico e suo amico.
Divina Commedia – La voragine infernale
Abbandona allora il tratto elegante e figurativo
per riavvicinarsi con estremo misticismo alla pittura medievale
dipingendo figure più filiformi e chiaroscuri più densi.
Madonna della melagrana
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Tra i più noti dipinti di questo periodo possiamo elencare
“La calunnia”, “Natività mistica”, e “Compianto sul Cristo morto”.
Tondo Raczynski – 1477
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La sua fama però ormai inizia a declinare inesorabilmente
mentre nel cielo dell’arte fiorentina trionfa Leonardo
e si fa largo prepotentemente il genio di Michelangelo.
Muore povero e solo nel 1510, a Firenze, dopo grave malattia.
F I N E
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Un’artista dallo stile unico, raffinato, affascinante ed inconfondibile,
ed una donna dalla vita avventurosa e libera.
Tamara de Lempicka – Autoritratto sulla Bugatti
TAMARA DE LEMPICKA
LA VITA… L’ARTISTA
Tony Kospan
Il vestito rosso
BREVE BIOGRAFIA
Nata in Polonia in una famiglia agiata (ma complicata)
fin da giovanissima mostra un carattere curioso ed intraprendente
con frequenti viaggi per l’Europa e grande interesse per l’arte.
A San Pietroburgo in casa di una zia conobbe
l’avvocato Tadeusz Łempicki che sposò nel 1916.
(Varsavia 16.5.1898 – Cuernavaca 18.3.1980)
Nel corso della rivoluzione russa
grazie al suo impegno ed alle sue conoscenze
riuscì a liberare il marito che era stato arrestato dai bolscevichi.
Vista la situazione russa tutta la famiglia si trasferì
a Parigi dove, nel 1920, nacque sua figlia Kizette.
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Con Dalì
Qui iniziò un corso di pittura vero e proprio
presso l’Académie Ranson.
Ben presto s’innamorò dello stile dell’Art Déco interpretandolo
però in un modo tutto suo e con assoluta originalità.
Nel 1922 ci fu la sua prima mostra e ben presto divenne famosa.
Nel corso dei suoi tanti viaggi fu anche ospite di Gabriele D’Annunzio
ma rifiutò sempre le sue insistenti avances.
Con lo scoppio della II Guerra Mondiale si trasferì negli USA
col 2° marito (il barone Raoul Kuffner de Diószegh).
Tamara de Lempicka – Arlette Boucard
Le opere “americane” tendenti all’astrattismo, a cui si era avvicinata,
però non ebbero lo stesso successo che avevano avuto quelle precedenti
al punto che non volle più mostrarle.
Morì il 18 marzo 1980 in Messico dove si era trasferita da poco
e le sue ceneri furono disperse, secondo il suo desiderio,
sul vulcano Popocatepetl.
Tamara de Lempicka – Ragazza che dorme – 1935
LO STILE
Le sue opere, pur nel solco della corrente dell’Art Déco,
appaiono originalissime ed uniche
per il suo stile pittorico affascinante ed inconfondibile…
Lei percepisce e rielabora nei suoi dipinti
la vita e le mode del suo tempo con fantasia e maestria
ma non senza rigore formale.
Tamara de Lempicka – Ritratto del marchese D’Afflitto – 1925
Numerosi sono poi i ritratti dedicati a personaggi
della sua epoca.
Le sue opere affrontano con chiarezza,
ma senza volgarità,
anche il tema dell’amore tra donne
(si è sempre affermata bisessuale).
I soggetti ritratti da lei si stagliano vivi, vigorosi,
quasi capaci di crear soggezione,
tanto forte e tanto nitida
appare l’immagine, quasi un trompe-l’oeil.
Lei affermava di non voler copiare nessuno
e di voler avere uno stile tutto suo.
Il bacio
Possiamo dire che c’è riuscita in pieno
se le sue opere sono ancor oggi ammirate dappertutto
e vanno per la maggiore anche nel web.
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Emily Dickinson, poetessa americana,
è considerata una tra le più grandi del XIX secolo
ed una grande innovatrice del modo di far poesia.
Eppure quand’era in vita
nessuno sapeva nulla delle sue opere…
e pochissimi, oltre ai familiari, perfino della sua esistenza .
Conosciamo un po’ lei e la sua storia.

Emily Elizabeth Dickinson (rara foto)
(Amherst 10 12 1830 – Amherst 15 5 1886)
EMILY DICKINSON… LA VITA… LA POETICA
ED ALCUNE SUE BELLE POESIE
Nata in una famiglia molto in vista
la sua vita si svolse tutta in un ambiente sì… d’élite,
ma ahimè anche molto severo, chiuso e formale
essendo il padre un notissimo avvocato ed affermato politico
nel Massachusetts e non solo.

Emily (la 1° a sin.) ed i suoi fratelli
Per questo, e per motivi fisici, dall’età di 25 anni in poi
non uscì più dalla casa paterna, tranne alcuni viaggi,
e negli ultimi anni addirittura neanche dalla sua stanza,
se non con… le ali della sua magica poesia.

La casa paterna in cui visse
MI SON NASCOSTA
Mi son nascosta nel mio fiore,
così che,
quando appassirà dentro il tuo vaso,
per me tu senta,
senza sospettarlo,
quasi una solitudine.

L’amore della sua vita, platonico,
fu quello che ebbe verso il Reverendo Charles Wadsworth,
pastore presbiteriano che aveva conosciuto a Washington
in uno dei suoi rarissimi viaggi.

Reverendo Charles Wadsworth
Fu la sorella, dopo la morte, a trovare i 1775 foglietti
su cui erano scritte le sue poesie ed a pubblicarle…
e quindi è lei che dobbiamo ringraziare
per averci fatto conoscere tante fantastiche poesie.

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Esse pian piano, grazie all’interesse ed all’entusiasmo dei lettori,
raggiunsero quel grande successo che non è mai più terminato.

In realtà si stima che ne abbia scritte circa 3500
e sui più diversi supporti, perfino su buste per lettere,
ed abbia utilizzato in modo molto particolare la punteggiatura
per accentuare il senso dei suoi versi
ma i primi tipografi purtroppo la cambiarono “per far pulizia”!

Ci fu però chi comprese la bellezza e la genialità delle sue poesie
quando era in vita, come il suo amico T. W. Higginson,
che però la distolse dall’idea di pubblicarle
dicendole che non sarebbero state capite dal pubblico.

SE POTRO’ IMPEDIRE
Se io potrò impedire
a un cuore di spezzarsi
non avrò vissuto invano
Se allevierò il dolore di una vita,
o guarirò una pena,
o aiuterò un pettirosso caduto
a rientrare nel nido,
non avrò vissuto invano.

Fac simile del suo erbario giovanile
DI COSA PARLANO LE SUE POESIE?
La sua poetica si sofferma, in modo geniale e sublime,
principalmente sui temi dell’amore, della morte e della natura.

Josephine Wall
HO PERSO UN MONDO
Ho perso un mondo, qualche giorno fa!
Qualcuno l’ha trovato?
Lo si può riconoscere dalla corona di stelle
intorno al capo.
Un ricco potrebbe non notarlo
eppure ai miei modesti occhi
ha più valore dei ducati.
Oh trovatelo – signore – per me!
Che sia l’amore tutto ciò che esiste
è ciò che noi sappiamo dell’amore;
E può bastare che il suo peso
sia uguale al solco che lascia nel cuore.

O FRENETICHE NOTTI!
O frenetiche notti!
Se fossi accanto a te,
Queste notti frenetiche sarebbero
La nostra estasi!
Futili i venti
A un cuore in porto:
Ha riposto la bussola,
Ha riposto la carta.
Vogare nell’Eden!
Ah, il mare!
Se potessi ancorarmi
Stanotte in te!


Ecco infine il trailer del film “A quiet passion”
del regista Terence Davies che meravigliosamente descrive
la sua storia dagli anni della trasgressiva giovinezza
alla vita adulta di auto reclusione.


Tony Kospan
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POESIE E CULTURA VARIA CON LEGGEREZZA
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Ci sono opere che rappresentano una vera e proprio cesura rispetto a quelle del passato e che rappresentano una vera “rivoluzione stilistica e/o di contenuti…
come ad esempio le opere del Masaccio che danno inizio al Rinascimento con la prospettiva (e non solo) rispetto a quelle, piene di eccessi decorativi e artificiali, dello stile precedente.
LA RIVOLUZIONARIA “SANTA MARGHERITA”
DI ANNIBALE CARRACCI
NASCOSTA IN UNA CHIESETTA ROMANA
Quella di cui parlerò ora in verità è davvero poco nota… ma che sia stata molto significativa nel senso suindicato ce lo dice non un critico o uno storico ma un pittore mitico… ed addirittura contemporaneo dell’autore.
L’opera di Annibale Carracci non si trova in un famoso museo ma in una chiesetta dove fu collocata nel 1599, Santa Caterina dei Funari, che fu ricostruita nel ‘500 in un piccolo rione romano e che spesso ora è pure chiusa.
Non appena il dipinto fu esposto accorsero molti romani, artisti e non, per vederla in quanto appariva come una vera grande novità rispetto all’ormai tramontante manierismo romano.
Alle forme stentoree, rigide ma coperte da broccati e stoffe dai colori sgargianti qui si opponeva un corpo… vero, vitale e reale… che sembrava essere in connessione diretta con lo spettatore.
Santa Margherita, pur con il diadema, la palma del martirio, il libro in mano e col piede sinistro che schiaccia il demonio raffigurato nella forma di un drago e dunque con tutti i crismi dell’iconografia classica, appare tuttavia come una giovane donna del cinquecento che se ne sta morbidamente appoggiata ad un antico e sbreccato piedistallo nello splendido paesaggio agreste romano che appare essere molto di più di una semplice cornice della scena.
Tutto quel che vediamo in Santa Margherita e nell’ambiente intorno a lei non appare astratto ma ci riporta al mondo reale di quell’epoca.
Dunque l’eucaristico motto inciso sull’antico piedistallo “Sursum corda” ovvero “In alto i cuori” non sembra solo diretto alla cura delle anime ma anche a tirar su i nostri cuori reali e palpitanti.
Come ho accennato su questa “rivoluzione” fu intuita subito dai contemporanei come ci riferisce qualche decennio dopo Giovan Pietro Bellori:
– Collocato il quadro sull’altare per la novità vi concorsero li pittori, e tra li vari discorsi loro, Michel Angelo da Caravaggio dopo essersi fermato lungamente a riguardarlo, si rivolse, e disse: “mi rallegro che al mio tempo veggo pure un pittore” – .
Dunque il grande Caravaggio, che da poco era arrivato a Roma e lì non aveva ancora dipinto alcuna opera pubblica, era rimasto entusiasta del dipinto ed in fondo, conoscendo il realismo dei suoi personaggi ed i suoi chiaroscuri, egli non poteva non rilevare ed apprezzare la sorprendente novità.
Narrava un allievo del Carracci che, ancora molti anni dopo, Caravaggio, parlando di questa opera “ci moriva sopra”.
Ecco quindi come nell’arte spesso nascono opere che sono rivelatrici un’avvenuta evoluzione stilistica e di contenuti e talvolta ciò accade in modo assolutamente evidente e documentato come in questo caso.
Tony Kospan
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Eastman Johnson
Non potevo non dedicare il tema, poetico e non solo,
di questa domenica… alla festa della mamma
e lo faccio con immenso piacere.
.
Chi può aver maggior importanza, nella nostra vita,
dell’essere che ci ha generato?
LA MAMMA NELLE POESIE… NEGLI AFORISMI…
NELL’ARTE E NELLE CANZONI
a cura di Tony Kospan
Certo, è vero, ci sono madri e madri
ma in ogni caso la vita umana (e non solo)
si è perpetuata (almeno finora) grazie alla maternità.
Ed inoltre la madre, con le sue cure fin dalla nascita,
rappresenta, in genere,
il fondamento stesso del nostro esser… persone.
Prima di passare alle poesie
leggiamo alcuni aforismi di grandi autori,
che meglio di mille parole,
affrontano questo universale tema.
Sempre una madre aspetta il ritorno di suo figlio
sia se questi se n’è andato in un paese vicino
o in uno molto lontano
Joseph Roth
La mamma ed io avevamo i nostri miti,
i nostri linguaggi segreti,
i nostri scherzi rituali….
In pubblico avevamo le nostre intese:
bastava un’occhiata!
Jean Paul Sartre
Mi strinsi al fianco della mamma
ed ancora sentii addosso i suoi bei capelli
come l’ala di un angelo-pensavo,
e fui davvero felice!
Charles Dickens
Esistono mamme che baciano
e mamme che sgridano,
ma si tratta comunque di amore,
e la maggior parte delle mamme
bacia e sgrida contemporaneamente.
Pearl S. Buck
Le verità che contano, i grandi principi,
alla fine, restano due o tre.
Sono quelli che ti ha insegnato tua madre da bambino.
Enzo Biagi
E’ dunque con i versi che seguono
che vi/mi auguro una domenica felice
o con la mamma, o con il pensiero della mamma,
o con il ricordo e la nostalgia della mamma,
o con le mogli/compagne mamme dei nostri figli.
.
Come sempre mi piacerebbe leggere le poesie,
vostre…o di altri autori sul tema.
(Mamma – Bocelli)
Paul Serusier
UNA MANO SULLA PORTA
K. Nakagawa
Quando sto zitto arriva mia madre.
Sta sola mia madre nella stanza di là.
E io solo e zitto nella stanza di qua.
Mia madre si alza
e arriva di quando in quando.
Con una mano sulla porta
cerca di leggere il mio cuore:
io zitto mi lascio leggere.
Intanto mi nascono affetti e le sorrido:
“Che sei venuta a fare?”.
Ma so bene perché viene da me.
Dopo aver scambiato con me due, tre parole,
mia madre se ne va.
E io penso a tutti gli uomini:
noi viviamo sostenendoci l’un l’altro.
E’ come reggersi colle mani
sulle spalle di chi è accanto.
Si ha bisogno perfino delle persone
che danno fastidio.
Chi sa se mia madre non pensa a questo
quando viene e mi guarda
con la mano appoggiata sulla porta.
(Mamma Maria – Ricchi e poveri)
William S. Kendall
IO BEN SO
Rudyard Kipling
Se morissi impiccato sopra il colle,
o madre mia,
io bene so chi sempre mi amerebbe,
o madre mia!
Se morissi gettato in fondo al mare,
o madre mia,
io bene so chi sempre piangerebbe,
o madre mia!
E se l’anima mia fosse dannata,
so chi, pregando, allor mi salverebbe,
o madre mia!
(Madre dolcissima – Zucchero)
Alfred Stevens – Madre con i suoi figli – 1887
MATERNITA’
Tagore
Da dove sono venuto? Dove mi hai trovato?
Domandò il bambino a sua madre.
Ed ella pianse e rise allo stesso tempo
e stringendolo al petto gli rispose:
tu eri nascosto nel mio cuore bambino mio,
tu eri il Suo desiderio.
Tu eri nelle bambole della mia infanzia,
in tutte le mie speranze,
in tutti i miei amori, nella mia vita,
nella vita di mia madre,
tu hai vissuto.
Lo Spirito immortale che presiede nella nostra casa
ti ha cullato nel Suo seno in ogni tempo,
e mentre contemplo il tuo viso,
l’onda del mistero mi sommerge
perché tu che appartieni a tutti,
tu mi sei stato donato.
E per paura che tu fugga via
ti tengo stretto nel mio cuore.
Quale magia ha dunque affidato il tesoro
del mondo nelle mie esili braccia?
(Viva la Mamma – Bennato)
George Dunlop
LA PAROLA PIU’ BELLA
Gibran
La parola più bella
sulle labbra del genere umano è “Madre”,
e la più bella invocazione è “Madre mia”.
E’ la fonte dell’amore, della misericordia,
della comprensione, del perdono.
Ogni cosa in natura parla della madre.
La stella Sole è madre della terra
e le dà il suo nutrimento di calore;
non lascia mai l’universo nella sera
finché non abbia coricato la terra
al suolo del mare e al canto melodioso
di uccelli e acque correnti.
E questa terra è madre degli alberi e dei fiori.
Li produce, li alleva, e li svezza.
Alberi e fiori diventano
madri tenere dei loro grandi frutti e semi.
La parola “madre” è nascosta nel cuore
e sale alle labbra
nei momenti di dolore e di felicità,
come il profumo sale dal cuore della rosa
e si mescola
all’aria chiara e nell’aria nuvolosa.
(Ciao Mamma – Jovanotti)
Harry Roseland – Madre e figlio
MIA MADRE
Edmondo De Amicis
Non sempre il tempo la beltà cancella
o la sfioran le lacrime e gli affanni
mia madre ha sessant’anni e più la guardo
e più mi sembra bella.
Non ha un accento, un guardo, un riso
che non mi tocchi dolcemente il cuore.
Ah se fossi pittore, farei tutta la vita
il suo ritratto.
Vorrei ritrarla quando inchina il viso
perch’io le baci la sua treccia bianca
e quando inferma e stanca,
nasconde il suo dolor sotto un sorriso.
Ah se fosse un mio prego in cielo accolto
non chiederei al gran pittore d’Urbino
il pennello divino per coronar di gloria
il suo bel volto.
di ieri, di oggi e di domani…
ed un dolcissimo pensiero a quelle
che vivono ormai solo nei nostri ricordi.
Orso Tony



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Frederick Leighton – Madre e figlia
Proseguiamo questa carrellata dedicata ad altri dipinti,
di autori molto noti e di altri meno noti,
ma a mio parere comunque significativi,
senza alcuna pretesa però di poter neanche lontanamente
esaurire un tema che è stato forse (o senza forse)
il più amato… dagli artisti di ogni epoca.
LA MAMMA NELL’ARTE
II PARTE
P. E. Calderon
Charles Baugniet
W. S. Kendall
Van Gogh – Il padre di famiglia è in mare
William-Adolphe Bouguereau
Giacomo Balla – Affetti – 1910
Klimt
Hugues Merle
Le Brun – Autoritratto dell’artista con la figlia
J. B. Francisco – Il bambino malato -1893
S. B. Halle
Jesse Smith
Tamara de Lempicka
Xi Pan
Orazio Gentileschi
Vincenzo Irolli
Vincenzo Boldini
William-Adolphe Bouguereau – Sguardo materno
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Chi desidera vedere la I PARTE del post,
incentrata soprattutto sulle stupende opere
di Mary Cassat, Renoir, Picasso e A. Toulmouche,
può cliccare qui giù.
Ciao da Tony Kospan
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Calderon Philip Hermogenes
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