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“Era una donna semplice” – Racconto breve ma di classe pura dello scrittore Alessandro Baricco   Leave a comment






Fantastica e coinvolgente descrizione di una donna… amata (?) conosciuta (?) da parte di uno scrittore dalla “penna” davvero magica.
Per la leggiadra bellezza del brano non me la sono sentita di non condividerlo con voi…








ERA UNA DONNA SEMPLICE


Era una donna semplice, di quelle che sognano dietro ai libri e alle poesie, e se la vita è carogna non importa, una ragione buona per sorridere la trovi comunque.
Era un tipo così.
Ed era carina, questo bisogna dirlo.
Non del genere vistoso, quelle che ti giri a guardarle.
Più semplice.
Ma aveva qualcosa che ti accalappiava, niente da dire, ce l’aveva.
Come una specie di limpidezza, di trasparenza.
Era quel tipo di donna che quando ce l’hai tra le braccia, sai che lei è lì, proprio tra le tue braccia e da nessuna altra parte.
Non so se avete presente.
Ma è una cosa rara.
E bellissima, nel suo genere.








Alessandro Baricco – Da Barnum 2 (1998)



Ciao da Tony Kospan




ang gine animata 0106

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LA SIGNORA IN PISCINA – Questo suggestivo brano di Milan Kundera ci parla dello.. scorrere del tempo   4 comments

 

 

 

 


Questo brano,
che mi affascina molto per le intrinseche valenze poetiche,
ci porta ad una suggestiva ed originale… riflessione
sulla nostra percezione dello scorrere del tempo.








Però poi, se ci pensiamo bene,
ci accorgiamo che in fondo la riflessione è…
 del tutto naturale.
 
 
Ma leggiamolo.
 
 
 
 


 
 
 


LA SIGNORA IN PISCINA
DA “L’IMMORTALITA’”
DI
MILAN KUNDERA

 
 
 
“…. La signora avra’ avuto sessanta, sessantacinque anni, era sola, immersa nell’acqua fino alla vita, lo sguardo rivolto in su verso il giovane maestro di nuoto in tuta che le stava insegnando a nuotare.
Finita la lezione la donna si allontanava in costume da bagno facendo il giro della piscina.
Superò il maestro e quando si trovò a quattro cinque passi di distanza, girò la testa verso di lui, sorrise e lo salutò con la mano.
E in quel momento mi si strinse il cuore!
Quel sorriso e quel gesto appartenevano a una donna di vent’anni!
La sua mano si era sollevata con una leggerezza incantevole.
Era come se avesse lanciato in aria una palla colorata per giocare col suo amante.
Quel sorriso e quel gesto avevano fascino ed eleganza, mentre il volto e il corpo di fascino non ne avevano più.
Era il fascino di un gesto annegato nel non fascino del corpo.
Ma la donna, anche se doveva sapere di non essere più bella, in quel momento l’aveva dimenticato.
Con una certa parte del nostro essere viviamo tutti fuori del tempo.
Forse è solo in momenti eccezionali che ci rendiamo conto dei nostri anni, mentre per la maggior parte del tempo siamo dei senza-età.
In ogni caso nell’attimo in cui si girò, sorrise e salutò con la mano il giovane maestro di nuoto, lei ignorava la propria età.
In quel gesto una qualche essenza del suo fascino, indipendente dal tempo, si rivelò per un istante e mi abbagliò.
Ero stranamente commosso…”


 
 
 
 
 

 
 
 

Cosa ne pensate?
 
 
Ciao da Tony Kospan




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Frecce2039






 
 

La “Desiderata di Baltimora” – La vera storia e il sublime testo osannato in tutto il mondo   Leave a comment

 

 

  

 


Una raccolta di pensieri, ammonimenti e regole
secondo le quali vivere.
 
 Agli americani piace da impazzire…
e tramite internet si è diffusa in tutto il mondo.

Molto del suo fascino è però dovuto all’idea 
che sia un testo molto antico… ma…

 
 
 
 

  



LA DESIDERATA DI BALTIMORA

LA VERA STORIA ED IL TESTO SUBLIME



  Questo bellissimo testo viene quasi sempre presentato come


Manoscritto del 1692 trovato a Baltimora

nell’antica chiesa di San Paolo


In realtà invece è questa la vera storia del manoscritto! 

 

 

 

 

 

 

LA VERA STORIA


 

Nel 1959 il reverendo Frederick Kates rettore della chiesa di St. Paul, a Baltimore, Maryland, incluse questo pensiero in una raccolta di materiale devozionale.
 
In cima alla raccolta, c’era l’annotazione “Old St. Paul’s Church, Baltimore, A.C. 1692”,  che è l’anno di fondazione della chiesa… da qui l’equivoco.
 
In realtà, l’autore di questi versi, Max Ehrmann, era un poeta di Terre Haute, Indiana, vissuto dal 1872 al 1945, e scrisse Desiderata intorno al 1927.
 
Tuttavia ciò che dice… resta senza tempo… ed in essa si percepisce chiaramente un profumo di verità eterna ed è per questo che il testo ha avuto successo in tutto il mondo.
 
Per questo che lo propongo (o ripropongo) alla mia e vostra attenzione. 

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Se vogliamo, mentre leggiamo il famosissimo testo,

possiamo ascoltare questa musica new age.


 
 
 
fre bia pouce   musicAnimata     (MUSICA NEW AGE)
 
 


IL TESTO
 
 
 

Passa tranquillamente tra il rumore e la fretta,
e ricorda quanta pace può esserci nel silenzio.

Finché è possibile senza doverti abbassare,
sii in buoni rapporti con tutte le persone.

Dì la verità con calma e chiarezza; e ascolta gli altri, anche i noiosi e gli
ignoranti, anche loro hanno una storia da raccontare.

Evita le persone volgari e aggressive; esse opprimono lo spirito.

  Se ti paragoni agli altri, corri il rischio di far crescere in te orgoglio e acredine,
perché sempre ci saranno persone più in basso o più in alto di te.

Gioisci dei tuoi risultati così come dei tuoi progetti.

Conserva l’interesse per il tuo lavoro, per quanto umile;
è ciò che realmente possiedi per cambiare le sorti del tempo.

Sii prudente nei tuoi affari, perché il mondo è pieno di tranelli.

Ma ciò non acciechi la tua capacità di dinstinguere la virtù;
molte persone lottano per grandi ideali, e dovunque la vita è piena di eroismo.

Gioisci dei tuoi risultati così come dei tuoi progetti.

         Sii te stesso.  

Soprattutto non fingere negli affetti, e neppure sii cinico riguardo all’amore;
poiché a dispetto di tutte le aridità e disillusioni esso è perenne come l’erba.

Accetta benevolmente gli ammaestramenti che derivano dall’età,
lasciando con un sorriso sereno le cose della giovinezza.

Coltiva la forza dello spirito per difenderti contro l’improvvisa sfortuna,
ma non tormentarti con l’immaginazione.

Molte paure nascono dalla stanchezza e dalla solitudine. Al di là di una
disciplina morale, sii tranquillo con te stesso.

Tu sei un figlio dell’universo, non meno degli alberi e delle stelle;
Tu hai il diritto di essere qui.

E che ti sia chiaro o no,
non vi è dubbio che l’universo ti stia schiudendo come si dovrebbe.
 
Perciò sii in pace con Dio, comunque tu lo concepisca,
e qualunque siano le tue lotte e le tue aspirazioni,
conserva la pace con la tua anima pur nella rumorosa confusione della vita.

Con tutti i suoi inganni, i lavori ingrati e i sogni infranti,
è ancora un mondo stupendo.

Fai attenzione.

Cerca di essere felice.




 

 


violk39.gifviolk39.gif

 

 

 

  

 

 


Ciao da Tony Kospan


 
 
 
 
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INVITI SUPERFLUI – Racconto sublime di Dino Buzzati – Quando la prosa è… poesia!   1 comment

 
 .
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 Paul Gustave Fischer
 
 
 


Questo racconto, letto casualmente, mi entusiasmò subito 
apparendomi davvero fantastico.

Però in fondo è un brano notissimo

L’autore è il grande scrittore (ma anche stimato pittore) del ‘900
Dino Buzzati.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Mi ha quindi fatto venir il desiderio ed il piacere
di condividerlo con voi.

Ma non voglio anticipare giudizi,
posso solo dirvi di leggerlo con calma
e di gustarlo fino in fondo.
 
 
 
 

Dino Buzzati 

(San Pellegrino di Belluno 16.10.1906 – Milano 28.1.1972)

 
 
 

INVITI SUPERFLUI
Dino Buzzati
 
 
 
Vorrei che tu venissi da me in una sera d’inverno e, stretti insieme dietro i vetri, guardando la solitudine delle strade buie e gelate, ricordassimo gli inverni delle favole, dove si visse insieme senza saperlo.

Per gli stessi sentieri fatati passammo infatti tu ed io, con passi timidi, insieme andammo attraverso le foreste piene di lupi, e i medesimi genii ci spiavano dai ciuffi di muschio sospesi alle torri, tra svolazzare di corvi.


Insieme, senza saperlo, di là forse guardammo entrambi verso la vita misteriosa, che ci aspettava.

Ivi palpitarono in noi per la prima volta pazzi e teneri desideri. “Ti ricordi?” ci diremo l’un l’altro, stringendoci dolcemente, nella calda stanza, e tu mi sorriderai fiduciosa mentre fuori daran tetro suono le lamiere scosse dal vento.

 
 
 


 

 Claudio Tesser – Viandante nella nebbia



Ma tu – ora mi ricordo – non conosci le favole antiche dei re senza nome, degli orchi e dei giardini stregati.

Mai passasti, rapita, sotto gli alberi magici che parlano con voce umana, né battesti mai alla porta del castello deserto, né camminasti nella notte verso il lume lontano lontano, né ti addormentasti sotto le stelle d’Oriente, cullata da piroga sacra.

Dietro i vetri, nella sera d’inverno, probabilmente noi rimarremo muti, io perdendomi nelle favole morte, tu in altre cure a me ignote. Io chiederei “Ti ricordi?”, ma tu non ricorderesti.

Vorrei con te passeggiare, un giorno di primavera, col cielo di color grigio e ancora qualche vecchia foglia dell’anno prima trascinata per le strade dal vento, nei quartieri della periferia; e che fosse domenica. In tali contrade sorgono spesso pensieri malinconici e grandi, e in date ore vaga la poesia congiungendo i cuori di quelli che si vogliono bene.

 
 
 
 

 

 



Nascono inoltre speranze che non si sanno dire, favorite dagli orizzonti sterminati dietro le case, dai treni fuggenti, dalle nuvole del settentrione.

Ci terremo semplicemente per mano e andremo con passo leggero, dicendo cose insensate, stupide e care.

Fino a che si accenderanno i lampioni e dai casamenti squallidi usciranno le storie sinistre delle città, le avventure, i vagheggiati romanzi.

E allora noi taceremo, sempre tenendoci per mano, poiché le anime si parleranno senza parola.

Ma tu – adesso mi ricordo – mai mi dicesti cose insensate, stupide e care.

Né puoi quindi amare quelle domeniche che dico, né l’anima tua sa parlare alla mia in silenzio, né riconosci all’ora giusta l’incantesimo delle città, né le speranze che scendono dal settentrione.

Tu preferisci le luci, la folla, gli uomini che ti guardano, le vie dove dicono si possa incontrar la fortuna.

Tu sei diversa da me e se venissi quel giorno a passeggiare, ti lamenteresti di essere stanca; solo questo e nient’altro.

Vorrei anche andare con te d’estate in una valle solitaria, continuamente ridendo per le cose più semplici, ad esplorare i segreti dei boschi, delle strade bianche, di certe case abbandonate.

Fermarci sul ponte di legno a guardare l’acqua che passa, ascoltare nei pali del telegrafo quella lunga storia senza fine che viene da un capo del mondo e chissà dove andrà mai.

E strappare i fiori dei prati e qui, distesi sull’erba, nel silenzio del sole, contemplare gli abissi del cielo e le bianche nuvolette che passano e le cime delle montagne.

 
 
 

Claude Theberge

 

 


Tu diresti “Che bello!”.

Niente altro diresti perché noi saremmo felici; avendo il nostro corpo perduto il peso degli anni, le anime divenute fresche, come se fossero nate allora.

Ma tu – ora che ci penso – tu ti guarderesti attorno senza capire, ho paura, e ti fermeresti preoccupata a esaminare una calza, mi chiederesti un’altra sigaretta, impaziente di fare ritorno.

E non diresti “Che bello! “, ma altre povere cose che a me non importano.

Perché purtroppo sei fatta così.

 E non saremmo neppure per un istante felici.

Vorrei pure – lasciami dire – vorrei con te sottobraccio attraversare le grandi vie della città in un tramonto di novembre, quando il cielo è di puro cristallo.

Quando i fantasmi della vita corrono sopra le cupole e sfiorano la gente nera, in fondo alla fossa delle strade, già colme di inquietudini.

Quando memorie di età beate e nuovi presagi passano sopra la terra, lasciando dietro di sé una specie di musica. 



Paul Cornoyer

..

.

Con la candida superbia dei bambini guarderemo le facce degli altri, migliaia e migliaia, che a fiumi ci trascorrono accanto.

Noi manderemo senza saperlo luce di gioia e tutti saran costretti a guardarci, non per invidia e malanimo; bensì sorridendo un poco, con sentimento di bontà, per via della sera che guarisce le debolezze dell’uomo.

Ma tu – lo capisco bene – invece di guardare il cielo di cristallo e gli aerei colonnati battuti dall’estremo sole, vorrai fermarti a guardare le vetrine, gli ori, le ricchezze, le sete, quelle cose meschine.

E non ti accorgerai quindi dei fantasmi, né dei presentimenti che passano, né ti sentirai, come me, chiamata a sorte orgogliosa.

Né udresti quella specie di musica, né capiresti perché la gente ci guardi con occhi buoni.

Tu penseresti al tuo povero domani e inutilmente sopra di te le statue d’oro sulle guglie alzeranno le spade agli ultimi raggi.

Ed io sarei solo. è inutile.

Forse tutte queste sono sciocchezze, e tu migliore di me, non presumendo tanto dalla vita.

Forse hai ragione tu e sarebbe stupido tentare. Ma almeno, questo sì almeno, vorrei rivederti.

Sia quel che sia, noi staremo insieme in qualche modo, e troveremo la gioia.

Non importa se di giorno o di notte, d’estate o d’autunno, in un paese sconosciuto, in una casa disadorna, in una squallida locanda.

 
 
 
 
 

 
 

Mi basterà averti vicina. Io non starò qui ad ascoltare – ti prometto – gli scricchiolii misteriosi del tetto, né guarderò le nubi, né darò retta alle musiche o al vento.

Rinuncerò a queste cose inutili, che pure io amo.

Avrò pazienza se non capirai ciò che ti dico, se parlerai di fatti a me strani, se ti lamenterai dei vestiti vecchi e dei soldi.

Non ci saranno la cosiddetta poesia, le comuni speranze, le mestizie così amiche all’amore.

Ma io ti avrò vicina.

E riusciremo, vedrai, a essere abbastanza felici, con molta semplicità, uomo con donna solamente, come suole accadere in ogni parte del mondo.

Ma tu – adesso ci penso – sei troppo lontana, centinaia e centinaia di chilometri difficili a valicare.

Tu sei dentro a una vita che ignoro, e gli altri uomini ti sono accanto, a cui probabilmente sorridi, come a me nei tempi passati.

Ed è bastato poco tempo perché ti dimenticassi di me.

Probabilmente non riesci più a ricordare il mio nome. Io sono ormai uscito da te, confuso fra le innumerevoli ombre.

Eppure non so pensare che a te, e mi piace dirti queste cose.

 
 
 
 

 

Richard Macneil




Sì certo è un racconto…

ma come non accostarlo alle poesie sublimi?


Per me è straordinario il modo in cui,
pur senza darlo a vedere e quasi in sordina,
il racconto susciti in noi emozioni e visioni bellissime
in un’alternanza di suggestioni romantiche ed amare.

Ciao da Orso Tony


frecq8h




Haddon Sundblom


Le lettere smarrite – Brano poetico ed originale.. ma amaro.. di un autore cubano   3 comments

“Il gioco degli dei” – Coelho con questo sublime brano ci parla poeticamente di “amore e destino”   2 comments

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Questo brano di Paulo Coelho, 
noto scrittore, poeta e blogger brasiliano 
affronta un tema eterno e mai risolto 
(e forse non risolvibile a livello razionale).

E’ il destino che decide per noi?
O siamo noi a creare il nostro destino?




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IL GIOCO DEGLI DEI


Gli dei lanciano i dadi, ma non domandano se vogliamo partecipare al gioco.
Non vogliono sapere se hai lasciato un uomo, una casa, un lavoro, una carriera, un sogno.
Gli dei non badano al fatto che tu vuoi avere una vita in cui ogni cosa sia al proprio posto, in cui ogni desiderio si possa esaudire con il lavoro e la pertinacia.
Gli dei non tengono conto dei nostri piani e delle nostre speranze.
In qualche luogo dell’universo, loro lanciano i dadi e, casualmente, vieni scelto tu.
Da quel momento in poi, vincere o perdere è solo questione di opportunità.
Gli dei lanciano i dadi e liberano l’amore dalla sua gabbia.
Questa forza può creare o distruggere, a seconda della direzione in cui soffiava il vento nel momento in cui si è liberata dalla prigione.
L’amore può condurci all’inferno o in paradiso, comunque ci porta sempre in qualche luogo.
É necessario accettarlo, perché esso è ciò che alimenta la nostra esistenza.
Se non lo accettiamo, moriremo di fame pur vedendo i rami dell’albero della vita carichi di frutti: non avremo il coraggio di tendere la mano e di coglierli.
É necessario ricercare l’amore la dove si trova, anche se ciò potrebbe significare ore, giorni, settimane di delusione e di tristezza.
Perché nel momento in cui partiamo in cerca dell’amore, anche l’amore muove per venirci incontro.
E ci salva.
E nell’amore non esistono regole.
Possiamo tentare di seguire dei manuali, di controllare il cuore, di avere una strategia di comportamento.
Ma sono tutte cose insignificanti.
Decide il cuore.
E quando decide è ciò che conta.


Paulo Coelho







FORUM

Penso d’interpretar questo brano del grande scrittore come consiglio a tener sempre aperte le porte del cuore tenendo presente però che l’amore potrà presentarsi in un momento o in un luogo non preventivabile, né definibile.
Ma poi sarà solo il caso a farcelo incontrare e soprattutto riconoscere.
Lo stesso concetto però, a parer mio, vale anche per altri aspetti della nostra vita.
E voi cosa ne pensate?

Tony Kospan



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Le mani giunte (Il cacciatore e la scimmia) – Poetico ed emozionante racconto giapponese d’autore   2 comments

 
 
 
 
  
    


Questo bellissimo e dolcissimo raccontino giapponese
è, a mio parere ma non solo,
 un un vero e proprio sublime brano di prosa poetica,
che ci parla d’un cacciatore di scimmie e
del suo incontro con una scimmia ed il suo piccolo.
 
 
 Merita proprio d’esser letto…
e penso anche che ci faccia davvero bene al cuore.


 
 
 
 
 
 
 

 
LE MANI GIUNTE 
Kikuo Takano
 
Quando la scimmia col suo piccolo in braccio
corre sconvolta ma non fa in tempo
a fuggire, né trova il suo rifugio,
verso chi le punta il fucile
giunge le mani e implora
di lasciarla andare, di salvarla,
piangendo disperata, strofinandosi
le mani con tutte le forze:
Il suo gesto nel chiedere pietà al cacciatore,
è come quello dell’uomo.
 
Per quanto esperto, il cacciatore di scimmie
non se la sente allora di sparare.
“Su, fuggi, fa presto!” Chiusi gli occhi
scoppia a piangere – così ci racconta.
 
Sebbene non ricordi più il nome
del vecchio che mi ha raccontato
con amarezza quel suo lugubre lavoro
dicendomi di non volere mai più affrontare,
né in campagna né sui monti,
la tragedia del cacciatore di scimmie,
non posso scordare le mani giunte
della scimmia, quel tremolio di mani
che ad altre somigliano.
.
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(KIKUO TAKANO, da Nel cielo alto, Oscar Mondadori, 2003)
 
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CIAO DA TONY KOSPAN

 

 


 
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“Era una donna semplice” – Brano breve ma di classe pura dello scrittore Alessandro Baricco   Leave a comment






Fantastica e coinvolgente descrizione di una donna… amata (?) conosciuta (?) da parte di uno scrittore dalla “penna” davvero magica.
Per la leggiadra bellezza del brano non me la sono sentita di non condividerlo con voi…








ERA UNA DONNA SEMPLICE


Era una donna semplice, di quelle che sognano dietro ai libri e alle poesie, e se la vita è carogna non importa, una ragione buona per sorridere la trovi comunque.
Era un tipo così.
Ed era carina, questo bisogna dirlo.
Non del genere vistoso, quelle che ti giri a guardarle.
Più semplice.
Ma aveva qualcosa che ti accalappiava, niente da dire, ce l’aveva.
Come una specie di limpidezza, di trasparenza.
Era quel tipo di donna che quando ce l’hai tra le braccia, sai che lei è lì, proprio tra le tue braccia e da nessuna altra parte.
Non so se avete presente.
Ma è una cosa rara.
E bellissima, nel suo genere.








Alessandro Baricco – Da Barnum 2 (1998)



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LA SIGNORA IN PISCINA – Milan Kundera con questo suggestivo brano ci parla dello.. scorrere del tempo   Leave a comment

 

 

 

 


Questo brano,
che mi affascina molto per le intrinseche valenze poetiche,
ci porta ad una suggestiva ed originale… riflessione
sulla nostra percezione dello scorrere del tempo.








Però poi, se ci pensiamo bene,
ci accorgiamo che in fondo la riflessione è…
 del tutto naturale.
 
 
Ma leggiamolo.
 
 
 
 


 
 
 


LA SIGNORA IN PISCINA
DA “L’IMMORTALITA’”
DI
MILAN KUNDERA

 
 
 
“…. La signora avra’ avuto sessanta, sessantacinque anni, era sola, immersa nell’acqua fino alla vita, lo sguardo rivolto in su verso il giovane maestro di nuoto in tuta che le stava insegnando a nuotare.
Finita la lezione la donna si allontanava in costume da bagno facendo il giro della piscina.
Superò il maestro e quando si trovò a quattro cinque passi di distanza, girò la testa verso di lui, sorrise e lo salutò con la mano.
E in quel momento mi si strinse il cuore!
Quel sorriso e quel gesto appartenevano a una donna di vent’anni!
La sua mano si era sollevata con una leggerezza incantevole.
Era come se avesse lanciato in aria una palla colorata per giocare col suo amante.
Quel sorriso e quel gesto avevano fascino ed eleganza, mentre il volto e il corpo di fascino non ne avevano più.
Era il fascino di un gesto annegato nel non fascino del corpo.
Ma la donna, anche se doveva sapere di non essere più bella, in quel momento l’aveva dimenticato.
Con una certa parte del nostro essere viviamo tutti fuori del tempo.
Forse è solo in momenti eccezionali che ci rendiamo conto dei nostri anni, mentre per la maggior parte del tempo siamo dei senza-età.
In ogni caso nell’attimo in cui si girò, sorrise e salutò con la mano il giovane maestro di nuoto, lei ignorava la propria età.
In quel gesto una qualche essenza del suo fascino, indipendente dal tempo, si rivelò per un istante e mi abbagliò.
Ero stranamente commosso…”


 
 
 
 
 

 
 
 

Cosa ne pensate?
 
 
Ciao da Tony Kospan




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La “Desiderata di Baltimora” – La vera storia e il sublime testo del passo osannato in tutto il mondo   Leave a comment

 

 

  

 


Una raccolta di pensieri, ammonimenti e regole
secondo le quali vivere.
 
 Agli americani piace da impazzire…
e tramite internet si è diffusa in tutto il mondo.

Molto del suo fascino è però dovuto all’idea 
che sia un testo molto antico… ma…

 
 
 
 

  



LA DESIDERATA DI BALTIMORA

LA VERA STORIA ED IL TESTO SUBLIME



  Questo bellissimo testo viene quasi sempre presentato come


Manoscritto del 1692 trovato a Baltimora

nell’antica chiesa di San Paolo


In realtà invece è questa la vera storia del manoscritto! 

 

 

 

 

 

 

LA VERA STORIA


 

Nel 1959 il reverendo Frederick Kates rettore della chiesa di St. Paul, a Baltimore, Maryland, incluse questo pensiero in una raccolta di materiale devozionale.
 
In cima alla raccolta, c’era l’annotazione “Old St. Paul’s Church, Baltimore, A.C. 1692”,  che è l’anno di fondazione della chiesa… da qui l’equivoco.
 
In realtà, l’autore di questi versi, Max Ehrmann, era un poeta di Terre Haute, Indiana, vissuto dal 1872 al 1945, e scrisse Desiderata intorno al 1927.
 
Tuttavia ciò che dice… resta senza tempo… ed in essa si percepisce chiaramente un profumo di verità eterna ed è per questo che il testo ha avuto successo in tutto il mondo.
 
Per questo che lo propongo (o ripropongo) alla mia e vostra attenzione. 

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Se vogliamo, mentre leggiamo il famosissimo testo,

possiamo ascoltare questa musica new age.


 
 
 
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IL TESTO
 
 
 

Passa tranquillamente tra il rumore e la fretta,
e ricorda quanta pace può esserci nel silenzio.

Finché è possibile senza doverti abbassare,
sii in buoni rapporti con tutte le persone.

Dì la verità con calma e chiarezza; e ascolta gli altri, anche i noiosi e gli
ignoranti, anche loro hanno una storia da raccontare.

Evita le persone volgari e aggressive; esse opprimono lo spirito.

  Se ti paragoni agli altri, corri il rischio di far crescere in te orgoglio e acredine,
perché sempre ci saranno persone più in basso o più in alto di te.

Gioisci dei tuoi risultati così come dei tuoi progetti.

Conserva l’interesse per il tuo lavoro, per quanto umile;
è ciò che realmente possiedi per cambiare le sorti del tempo.

Sii prudente nei tuoi affari, perché il mondo è pieno di tranelli.

Ma ciò non acciechi la tua capacità di dinstinguere la virtù;
molte persone lottano per grandi ideali, e dovunque la vita è piena di eroismo.

Gioisci dei tuoi risultati così come dei tuoi progetti.

         Sii te stesso.  

Soprattutto non fingere negli affetti, e neppure sii cinico riguardo all’amore;
poiché a dispetto di tutte le aridità e disillusioni esso è perenne come l’erba.

Accetta benevolmente gli ammaestramenti che derivano dall’età,
lasciando con un sorriso sereno le cose della giovinezza.

Coltiva la forza dello spirito per difenderti contro l’improvvisa sfortuna,
ma non tormentarti con l’immaginazione.

Molte paure nascono dalla stanchezza e dalla solitudine. Al di là di una
disciplina morale, sii tranquillo con te stesso.

Tu sei un figlio dell’universo, non meno degli alberi e delle stelle;
Tu hai il diritto di essere qui.

E che ti sia chiaro o no,
non vi è dubbio che l’universo ti stia schiudendo come si dovrebbe.
 
Perciò sii in pace con Dio, comunque tu lo concepisca,
e qualunque siano le tue lotte e le tue aspirazioni,
conserva la pace con la tua anima pur nella rumorosa confusione della vita.

Con tutti i suoi inganni, i lavori ingrati e i sogni infranti,
è ancora un mondo stupendo.

Fai attenzione.

Cerca di essere felice.




 

 


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