Archivio per la categoria ‘FAVOLE LEGGENDE RACCONTI DI SAGGEZZA

Il ragazzo ed il cavallo – Favoletta Zen bella e saggia   Leave a comment

  
 

  La saggezza è merce rara… ahimè…  e non tutti la ricercano  –



 
  

 
 
 
 


Forse sì non la raggiungeremo mai… la saggezza… 
ma leggere questa breve storiella, che adoro,
penso che comunque non possa che farci bene
ed aprirci la mente.

 
 
 
 
 
Benedetto Luti – Allegoria della Sapienza

 
  

 
Infatti nel mondo che ci circonda, da quello reale a quello virtuale,
da quello della stampa a quello (soprattutto) televisivo
ascoltiamo grida, sentenze inappellabili, verità eterne etc…
salvo poi ascoltare, dalle stesse persone o da altri,
 il contrario dopo appena poche ore.
 
 
  

IL RAGAZZO ED IL CAVALLO



 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Un ragazzo riceve un cavallo come regalo per il suo quattordicesimo compleanno. 
La gente del villaggio dice “Oh! Fantastico!” 
Ma il maestro Zen, che vive nel villaggio, dice “Vedremo” 
Il ragazzo cade da cavallo e si rompe una gamba 
La gente del villaggio dice “Oh! Terribile!” 
Il maestro Zen dice “Vedremo” 
Il villaggio viene coinvolto nella guerra e tutti i giovani uomini devono partire ma, a causa della gamba rotta, il ragazzo resta a casa. 
Tutti esclamano “Oh! Fantastico!” 
Il maestro Zen dice “Vedremo”
 



 





Ci dice questa storiella infatti che dobbiamo guardare sempre
oltre le apparenze e  che spesso, quel che sembra male,
può rivelarsi un bene (e viceversa).

Quindi quando ci accadono degli eventi conviene aspettare
e ragionare un po’ e con calma prima di dare un giudizio.









Dunque quel che appariva bene non lo era

e quel che appariva male non lo era altrettanto!


Certo mi direte che questo lo sapevate già

ma in verità quando poi traduciamo

in vera pratica di vita questa riflessione

senza lamentarci o gioire subito e spesso inutilmente?


Che ne pensate?

Ciao da Tony Kospan





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Frecce2039

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La scelta difficile – Bella ed originale favola medievale… con quesito finale!   Leave a comment

 

 

 

 
 
LA SCELTA DIFFICILE – FAVOLA MEDIEVALE
(con quesito e… soluzione)

 

 

Un giorno, il giovane re Artù fu catturato ed imprigionato dal sovrano di un regno vicino.
Mosso a compassione dalla gioia di vivere del giovane, piuttosto che ucciderlo, il sovrano gli offrì la libertà, a patto che rispondesse ad un quesito molto difficile:
“Cosa vogliono veramente le donne?”.
Artù avrebbe avuto a disposizione un anno, trascorso il quale, nel caso in cui non avesse trovato una risposta, sarebbe stato ucciso.
Un quesito simile avrebbe sicuramente lasciato perplesso anche il più saggio fra gli uomini e sembrò al giovane Artù una sfida impossibile, tuttavia, avendo come unica alternativa la morte, Artù accettò la proposta, e fece ritorno al suo regno.
Ivi giunto, iniziò a interrogare chiunque: la principessa, le prostitute, i sacerdoti, i saggi, le damigelle di corte e via dicendo, ma nessuno seppe dargli una risposta soddisfacente.
Ciò che la maggior parte della gente gli suggeriva era di consultare una vecchia strega, poiché solo lei avrebbe potuto fornire la risposta, ma a caro prezzo, dato che la strega era famosa in tutto il regno per gli esorbitanti compensi che chiedeva per i suoi consulti.
Il tempo passò… e giunse l’ultimo giorno dell’anno prestabilito, così che Artù non ebbe altra scelta che andare a parlare con la vecchia strega, che accettò di rispondere alla domanda, solo a patto di ottenere la mano di Gawain, il più nobile dei Cavalieri della Tavola Rotonda, nonché migliore amico di Artù!
 
 
 
 
 
 
 


Il giovane Artù provò orrore a quella prospettiva… la strega aveva una gobba ad uncino, era orrenda, aveva un solo dente, puzzava di acqua di fogna e spesso faceva anche dei rumori osceni!
Non aveva mai incontrato una creatura tanto ripugnante. Perciò si rifiutò di accettare di pagare quel prezzo e condannare l’amico a sobbarcarsi un fardello simile!
Gawain ,venuto al corrente della proposta, volle parlare ad Artù dicendogli che nessun sacrificio era troppo grande per salvare la vita del suo re e la tavola rotonda, e che quindi avrebbe accettato di sposare la strega di buon grado.
Il loro matrimonio fu pertanto proclamato, e la strega finalmente rispose alla domanda:

 

 

 
 
 
 
 
 
 
“Ciò che una donna vuole veramente è essere padrona della propria vita.”
Tutti concordarono sul fatto che dalla bocca della strega era uscita senz’altro una grande verità e che sicuramente la vita di Artù sarebbe stata risparmiata.
 
 
 
 
 
 

 

 

 

 Infatti il sovrano del regno vicino risparmiò la vita ad Artù, e gli garantì piena libertà.

Ma che matrimonio avrebbero avuto Gawain e la strega?
Artù si sentiva lacerato fra sollievo ed angoscia, mentre Gawain si comportava come sempre, gentile e cortese.
La strega al contrario esibì le peggiori maniere… mangiava con le mani, ruttava e petava, mettendo tutti a disagio.
La prima notte di nozze era vicina, e Gawain si preparava a trascorrere una nottata orribile, ma alla fine prese il coraggio a due mani, ed entrò nella camera da letto e… che razza di vista lo attendeva!
Dinnanzi a lui, discinta sul talamo nuziale, giaceva semplicemente la più bella donna che avesse mai visto! Gawain rimase allibito, e non appena ritrovò l’uso della parola (il che accadde dopo diversi minuti), chiese alla strega cosa le fosse accaduto.

 

 

 
 


 


La strega rispose che era stato talmente galante con lei quando si trovava nella sua forma repellente che aveva deciso di mostrarglisi nel suo altro aspetto, e che per la metà del tempo sarebbe rimasta così, mentre per l’altra metà sarebbe tornata la vecchiaccia orribile di prima.


A questo punto la strega chiese a Gawain quale dei due aspetti avrebbe voluto che ella assumesse di giorno, e quale di notte.
 
 
 
 
 

 
 
 
 
Che scelta crudele!

Gawain iniziò a pensare all’alternativa che gli si prospettava:
una donna meravigliosa al suo fianco durante il giorno,
quando era con i suoi amici,
ed una stregaccia orripilante la notte?
 

O forse la compagnia della stregaccia di giorno
e una fanciulla incantevole di notte
con cui dividere i momenti di intimità?
 
 

 
 
 

 

 

Voi cosa avreste fatto?

La scelta di Gawain è distante solo…
 qualche piccolo spazio… qui giù…
 
Intanto… pensateci…
 

 
 
 
Fatto?
 
 
Ora qualunque sia stata la vostra scelta 
 ecco la soluzione
 
 
 
 
 
 
 
 
 
LA SOLUZIONE 
 
 
Il nobile Gawain disse alla strega che avrebbe lasciato
a lei la possibilità di decidere per se stessa.
 
Sentendo ciò, la strega gli sorrise, e gli annunciò
che sarebbe rimasta bellissima per tutto il tempo,
proprio perchè Gawain
l’aveva rispettata
e l’aveva lasciata essere padrona di se stessa!

 

 

 
 
 
 
La morale di questa storia?

Non importa se la tua donna è bella o brutta,
se è intelligente o stupida….  
 
 
In fondo in fondo è sempre una cara…
insostituibile… adorabile strega!!! 
 
 
 

Dal web – Impaginaz. e modifiche t.k.

 
 
 
CIAO DA TONY KOSPAN

 
 
 
 
 

STORIA.. RICORDI ED ATMOSFERE DEL PASSATO

Frecce2039








 
 
 

I 2 CAVALLI – La classica e saggia favola di Tolstoj ora forse è criticabile dagli animalisti   Leave a comment

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Con le sue favolette… semplici… semplici…

questo grandissimo scrittore

ci dona chiari e concreti esempi di saggezza

anche se in questo caso

l’esito non piacerà agli animalisti.

.

Bisogna però sempre, nel leggere opere del passato,

immedesimarsi nella cultura e nella mentalità dell’epoca

in cui furono scritte.


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I 2 CAVALLI 
UNA SAGGIA FAVOLETTA FIRMATA…
LEV TOLSTOJ!*





Due cavalli tiravano ognuno il proprio carro.

  
Il primo cavallo non si fermava mai;
ma l’altro sostava di continuo.
  
Allora tutto il carico venne messo sul primo carro.
  
Il cavallo che era dietro e che ormai tirava un carro vuoto,
disse sentenzioso al compagno:
” Vedi? Tu fatichi e sudi!
Ma più ti sforzerai, più ti faranno faticare.”
 
Quando arrivarono a destinazione, il padrone si disse:
” Perché devo mantenere due cavalli!
Mentre uno solo basta a trasportare i miei carichi?

Meglio sarà nutrir bene l’uno, e ammazzare l’altro;
ci guadagnerò almeno la pelle del cavallo ucciso! “

  


E così fece.


 

(Jàsnaja Poljana 9 settembre 18 – Astàpovo 20 novembre 1910)




Lev Tolstoj è stato un grande scrittore, drammaturgo, filosofo,
pedagogista, esegeta ed attivista sociale russo
 



 



 
 



CIAO DA TONY KOSPAN 
 
 
 
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Questa simpatica favoletta ci dice che amore e follia sono sempre insieme! Cosa ne pensiamo?   1 comment


 
 

Una simpaticissima favoletta che
ci rivela una verità che ben verifichiamo
sulla nostra pelle quando…
 
 
 
 



 
 
 
LA FAVOLA DELL’AMORE E DELLA FOLLIA

 
 
 
La Follia decise di invitare i suoi amici a prendere un caffè da lei. 
Dopo il caffè, la Follia propose:
“Si gioca a nascondino?”. 
“Nascondino? Che cos’è?” – domandò la Curiosità. 
“Nascondino è un gioco.
Io conto fino a cento e voi vi nascondete.
Quando avrò terminato di contare, cercherò e
il primo che troverò sarà il prossimo a contare”.
Accettarono tutti ad eccezione della Paura e della Pigrizia.

 

 

 

 
 
 
 
 
“1.. 2.. 3.. – la Follia cominciò a contare.
La Fretta si nascose per prima, dove le capitò.
La Timidezza, timida come sempre, si nascose
in un gruppo d’alberi.
La Gioia corse in mezzo al giardino.
La Tristezza cominciò a piangere, perché non
trovava un angolo adatto per nascondersi.
L’ Invidia si unì al Trionfo e si nascose
accanto a lui dietro un sasso.
La Follia continuava a contare mentre i suoi
amici si nascondevano.
La Disperazione era disperata vedendo che la
Follia era già a novantanove.
CENTO! – gridò la Follia – Comincerò a cercare.”






La prima ad essere trovata fu la Curiosità,
poiché non aveva potuto impedirsi
di uscire per vedere chi sarebbe stato il
primo ad essere scoperto.
Guardando da una parte, la Follia vide il Dubbio
sopra un recinto che non sapeva da quale lato si sarebbe meglio nascosto.
E così di seguito scoprì la Gioia, la Tristezza, la Timidezza.
Quando tutti erano riuniti, la Curiosità
domandò: “Dov’è L’Amore?”.
Nessuno l’aveva visto.
La Follia cominciò a cercarlo.
Cercò in cima ad una montagna, nei fiumi sotto le rocce.
Ma non trovò l’Amore.
Cercando da tutte le parti, la Follia vide un rosaio, prese un pezzo di legno
e cominciò cercare tra i rami, allorché ad un tratto sentì un grido.
Era l’Amore, che gridava perché una spina gli aveva forato un occhio.
La Follia non sapeva che cosa fare. 
Si scusò, implorò l’Amore per avere il suo perdono
e arrivò a promettergli di seguirlo per sempre. 
L’Amore accettò le scuse.



 
 


Ancor oggi, l’Amore è cieco
e la Follia l’accompagna sempre.


 

 

 

 



Eh sì… questa favoletta… ci conferma che…
 
 – non esiste vero amore senza un pizzico di follia… – 
 
 
Ma voi cosa ne pensate? 
 
 
Ciao da Tony Kospan



 
 
 
dal web – impaginaz. t.k.



 
 
 
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Rina Sutzkever


 
 
 

La creazione del mondo – Ecco la spiegazione secondo un’antica leggenda di una regione ungherese   Leave a comment









Tantissime sono le leggende
che tutti i popoli del mondo hanno utilizzato
per raccontare la Creazione del Mondo…
 
 
Questa è stata raccolta da un ricercatore in Ungheria…
nel 1890 prima che ne scomparisse  per sempre il ricordo
 
 
Ma ne riparleremo alla fine.



Il Giardino delle delizie  trittico  di Hieronymus Bosch
 
 
 
 
 

LA CREAZIONE DEL MONDO

 
 
 
 
All’inizio di ogni cosa, prima che il mondo venisse creato – e con lui gli uomini, il buio, la luce e il passare del Tempo – c’era una grande distesa d’acqua cristallina che si estendeva di sotto, di sopra e in ogni dove.
Da qualche parte, dove di preciso non sappiamo, viveva il vecchio Del.
Solo soletto e piuttosto annoiato.
Perché il poveretto non aveva né figli, né fratelli, né nipoti, né amici.
E anche perché aveva deciso di creare un Gran Mondo, ma proprio non sapeva che Gran Mondo avrebbe fatto bene a creare.
Fu così che un giorno – se possiamo dire un giorno, perché i giorni non erano stati ancora creati – per l’irritazione scagliò il suo bastone nella grande distesa d’acqua cristallina.
E vide che il suo bastone, nell’acqua cristallina, si allungava, si ingrossava, metteva radici, rami e foglie, e cresceva sino a diventare un grande albero.
Sotto di esso, più tranquillo e beato di un passero a primavera – se possiamo dire un passero a primavera, dato che i passeri a primavera non erano ancora stati creati – stava seduto il giovane Bengh. – Buongiorno! – disse Bengh al vecchio Del, ridendo e sorridendo un po’ di sbieco, come solo lui sapeva fare. – Io so che tu non hai né amici né fratelli: ebbene, se vorrai, io sarò per te tuo amico e tuo fratello.
Il vecchio Del all’inizio si rallegrò.
Ma poi pensò che quel giovanotto dalla fronte spaziosa e dal sorriso accattivante si era allargato un po’ troppo.
D’altronde si sa come vanno le cose con i diavoli.
C’è sempre il rischio che se gli date un dito si prendano l’intera mano.
E che se gli date una mano si prendano il braccio, la spalla e tutto quello che c’è attaccato di sopra e di sotto. – Tu non potrai essere mio fratello – rispose così un po’ piccato,- perché io non posso avere fratelli.
In quanto all’amicizia vedremo…
Ma intanto, se vorrai, potrai fami compagnia nel mio viaggio.
Viaggiarono insieme per nove giorni e nove notti – se possiamo dire notti, perché le notti non erano state create, – ma ben presto il vecchio Del si accorse che il suo era un pessimo compagno di viaggio.
Petulante, noioso e anche un po’ invidioso. – Sono stanco. Mi fanno male i piedi. Ho fame e ho sete.
E non ne posso più di questa distesa d’acqua cristallina – brontolava infatti Bengh, un passo sì e un passo no. – Cosa non va in questa distesa d’acqua? – gli chiese il vecchio Del. – E’ troppo grande! Io l’avrei fatta più piccola… – A me sembra grande il tanto giusto, per essere una grande distesa d’acqua cristallina… – replicò pazientemente il vecchio Del. – E cosa ancora? – E’ troppo profonda! – A me sembra profonda al punto giusto… Cos’altro ancora? – E’ troppo salata!
E poi tutta questa umidità finirà per farmi venire i reumatismi, ecco…
Certo però, se avessi io i tuoi poteri… – Cosa faresti? – gli chiese il vecchio Del. – Farei un Gran Mondo, ecco che farei!
Con tanta terra asciutta e con tanta gente allegra. E anche con un giardino fiorito, una comoda casetta e un focherello caldo caldo che riscaldi le mie povere ossa!
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 

Il vecchio Del ci pensò un po’ su e concluse che dopo tutto quell’idea non era niente male. – Tuffati nelle grandi acque – disse perciò al suo giovane compagno – e portami un pugno di sabbia.
Con quella sabbia costruirò un Gran Mondo. – Davvero? Ma come farai? – gli chiese Bengh. – Pronuncerò il mio nome e la sabbia diventerà Terra! Ma ora va’, e portami quello che ti ho chiesto.
Bengh prese la rincorsa e si tuffò pensando che avrebbe potuto costruire lui stesso, il Gran Mondo che desiderava, se avesse preso la sabbia e poi avesse pronunciato ad alta voce il proprio nome.
Ma quando arrivò lì dove le acque cristalline si facevano più profonde, e vide la sabbia, e la prese stringendola forte tra le dita, e infine pronunciò ad alta voce il proprio nome, la sabbia lo ustionò e lui la lasciò cadere.
Tornando dal vecchio Del con le mani vuote, gli gridò: – Non trovo sabbia! E Del: – Va’, e portamene!
Bengh si rituffò.
E per nove giorni, il giovane furfante, sino al calare del sole – se possiamo dire sole, perché neanche il sole era stato creato – provò e riprovò a fare di nascosto ciò che aveva in mente. Ma ogni volta che afferrava la sabbia e pronunciava ad alta voce il proprio nome, le sue dita si ustionavano e la sabbia gli fuggiva dalle mani.
Era diventata tanto calda, la sabbia, che al nono giorno Bengh era diventato tutto nero. Tornò allora dal vecchio Del, che gli disse: – Sei diventato tutto nero.
Sei veramente un cattivo compagno di viaggio!
Ora va’ e portami finalmente la sabbia. E bada che se pronuncerai ancora il tuo nome, sarai bruciato completamente!
Bengh andò di nuovo e finalmente mise la sabbia nelle mani del vecchio Del, che ne fece una grande Terra. La tirò un po’ di qua e un po’ di là, la sollevò e la abbassò, fece montagne, pianure e valli. E mentre il vecchio Del si divertiva un mondo, a creare il suo Gran Mondo, tirando di qua e di là, sollevando e abbassando, e facendo montagne, pianure e valli – e possiamo dire montagne, pianure e valli perché finalmente erano state create, – Bengh sogghignò e disse: – Io abiterò laggiù, sotto il grande albero, e tu, caro amico, cercati un’altra casa!
Nel sentire quelle parole al vecchio Del, con rispetto parlando, venne quasi un diavolo per capello. – Il mio Mondo non ha bisogno di te! – sbottò.
A quelle parole dalla terra appena creata sorse un enorme toro, con enormi occhi ed enormi orecchie, enormi zampe e lunghissime corna. Scalpitò, sbuffò, infilzò Bengh e poi fuggì lontano, dove di preciso non sappiamo, portando via con sé il cattivo compagno di Del.
Batté gli zoccoli talmente forte, il toro, nella sua corsa, da far tremare il Mondo, la distesa d’acqua cristallina che lo circondava e anche i rami del grande albero.
Fu così che sulla terra caddero tutte le sue foglie: le quali presero nuove forme e nuova vita, e si risollevarono, con le sembianze dei primi uomini e delle prime donne.
Il vecchio Del finalmente fu contento di sé.
Perché era davvero un gran bel Mondo, quello che aveva creato.
Con le sue montagne, le sue pianure e le sue valli, e con tanti uomini e tante donne che finalmente gli avrebbero fatto compagnia.

 
 
 
 

 

 


Questa storia dei gitani d’Ungheria venne raccontata al ricercatore Vladislav Kornel e pubblicata per la prima volta, nella sua forma originale, sul Journal of the Gypsy Lore Society di Londra, nel 1890.

Nello stesso anno e in una versione quasi identica raccolta presso altri gruppi nomadi dei Balcani, venne pubblicata anche da H. von Wlislocki ad Amburgo.

 

 

Testo dal web – impaginaz. Orso Tony




 


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UN MODO DIVERSO DI VIVER LA POESIA E LA CULTURA

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Frecce (174)








IL CONTO – Raccontino di Bruno Ferrero saggio.. carinissimo ed utile per l’educazione dei ragazzi   Leave a comment

 

 


Un bellissimo raccontino

che consiglio alle madri (ed ai padri)

di far leggere ai ragazzi di oggi.

 

 

 


 

 

 

MADRE E FIGLIO

– BEL RACCONTINO DI SAGGEZZA –

 

 

 

 

 

 

IL CONTO
– Bruno Ferrero –


Una sera, mentre la mamma preparava la cena, il figlio undicenne si presentò in cucina con un foglietto in mano.
 
Con aria stranamente ufficiale il bambino porse il pezzo di carta alla mamma, che si asciugò le mani con il grembiule e lesse quanto vi era scritto:

Per aver strappato le erbacce dal vialetto: 1 EURO.

Per aver ordinato la mia cameretta: 1,50 EURO.

Per essere andato a comprare il latte: 0,50 EURO.

Per aver badato alla sorellina (tre pomeriggi): 3 EURO.

Per aver preso due volte “ottimo” a scuola: 2 EURO.

Per aver portato fuori l’ immondizia tutte le sere: 1 EURO.

Totale: 9 EURO

La mamma fissò il figlio negli occhi, teneramente. 





La sua mente si affollò di ricordi.

Prese una biro e, sul retro del foglietto, scrisse:
 

 Per averti portato in grembo per 9 mesi: 0 EURO.
Per tutte le notti passate a vegliarti quando eri ammalato: 0 EURO.
Per tutte le volte che ti ho cullato quando eri triste: 0 EURO.
Per tutte le volte che ho asciugato le tue lacrime: 0 EURO.
Per tutto quello che ti ho insegnato, giorno dopo giorno: 0 EURO.
Per tutte le colazioni, i pranzi, le merende, le cene e i panini che ti ho preparato: 0 EURO.
Per la vita che ti dò ogni giorno: 0 EURO.
 
 

Quando ebbe terminato, sorridendo la mamma diede il foglietto al figlio.

Quando il bambino ebbe finito di leggere ciò che la mamma aveva scritto, due LACRIMONI fecero capolino nei suoi occhi.

Girò il foglio e sul suo conto scrisse: “PAGATO”.

Poi saltò al collo della madre e la sommerse di baci.

Quando nei rapporti personali e familiari si cominciano a fare i conti, è tutto finito.

L’amore, o è gratuito o non è amore.

 



 

 



dal web – impaginazione T. K.

 
 
 
 
CIAO DA TONY KOSPAN









 
 
 

La bella favola di Schopenhauer “I porcospini” ci dona una geniale spiegazione dell’empatia   Leave a comment



Ancora una piccola favola,

stavolta firmata da un grande filosofo,

Schopenhauer

e la spiegazione dell’empatia.








I PORCOSPINI


In una fredda giornata d’inverno

un gruppo di porcospini si rifugia in una grotta

e per proteggersi dal freddo si stringono vicini.


Ben presto però sentono le spine reciproche

e il dolore li costringe ad allontanarsi l’uno dall’altro.


Quando poi il bisogno di riscaldarsi

li porta di nuovo ad avvicinarsi

si pungono di nuovo.


Ripetono più volte questi tentativi,

sballottati avanti e indietro tra due mali,

finché non trovano quella moderata distanza reciproca

che rappresenta la migliore posizione,

quella giusta distanza che consente loro di scaldarsi

e nello stesso tempo di non farsi del male reciprocamente.







Questa, in realtà, è molto di più di una favola,

è infatti una magnifica, direi perfetta descrizione

dell’EMPATIA.







Ma cos’è l’empatia?


Ce lo spiega molto bene il brano che segue

che ci consente di approfondire la conoscenza

di quest’aspetto della nostra personalità

che molti confondono con la simpatia. N.T.K.






L’EMPATIA




Ecco il segreto dell’empatia, quella capacità di “sentire l’altro”, di cui tutti noi, seppure a diverso titolo siamo dotati per natura.


L’empatia è ciò che permette agli uomini di riconoscersi a vicenda dal semplice incontro di uno sguardo, di percepire i bisogni dell’altro come altrettanto importanti quanto i propri, entrando in contatto con il suo mondo interiore e le sue emozioni.


E se pensiamo a quanto contano le emozioni nel processo comunicativo possiamo ben capire perché l’empatia sia ritenuta una dote fondamentale per chi vuole essere un buon comunicatore, ma più in generale per chi vuole vivere felicemente qualsiasi tipo di rapporto (di coppia, di amicizia, di lavoro).


L’uomo è per natura un animale sociale; pertanto non può vivere senza relazionarsi con gli altri, ma, come suggerisce il racconto di Schopenhauer, il segreto sta nel trovare la giusta distanza che ci permette di percepire le emozioni dell’altro senza identificarci con esse.


Alcune persone pensano che il modo migliore per stare vicino a chi amano sia provare le stesse emozioni a tal punto da vivere quasi in simbiosi e se l’altro soffre si sentono quasi in dovere di soffrire esattamente come lui.









La vera empatia non richiede un simile sacrificio, che spesso è anche controproducente.


Lo sanno bene tutti coloro che svolgono professioni d’aiuto, medici, infermieri, psicologi per i quali è importante possedere una buona dose di empatia.


Se questi si facessero completamente carico delle problematiche degli altri non riuscirebbero ad essere loro d’aiuto perché sarebbe come pretendere di salvare chi è caduto nelle sabbie mobili gettandosi a pesce dentro di esse.


La vera empatia può essere dunque riassunta nella formula “vicini, ma non troppo”.





Dal libro “Leader di te stesso” di Roberto Re






Ciao da Tony Kospan




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La simpatica leggenda dei Giorni della Merla (29, 30 e 31 gennaio)   Leave a comment







Tradizionalmente i giorni del 29,30 e 31 gennaio
vengono chiamati “Giorni della Merla
perché l’umana secolare esperienza
li fa ritenere i giorni più freddi dell’anno.






Intorno a questa consuetudine tradizionale
sono nate tante leggende che ci raccontano
come essa è nata.






Questa, che ora possiamo leggere, 
ci parla di una merla responsabile del freddo di questi giorni 
a causa del suo comportamento
che aveva irritato un Gennaio molto dispettoso.




LA LEGGENDA DEI GIORNI DELLA MERLA







Gennaio, che prima era di 28 giorni, era solito riversare sulla terra un freddo e un vento intenso e gelido e
si divertiva soprattutto ad infastidire una merla dal candido piumaggio.

Non appena la merla usciva dal nido per cercare il cibo, le rovesciava addosso tutto il gelo possibile…

Era una vera e propria persecuzione!






Infastidita e consigliata da altri uccelli, la merla decise di rinchiudersi nel proprio rifugio, con le dovute provviste, per tutto il mese di Gennaio.

L’ultimo giorno, la merla, felice di aver ingannato il tremendo Gennaio, uscì fischiettando dal proprio rifugio, prendendolo in giro.

Gennaio, molto arrabbiato, chiese subito in prestito a Febbraio tre giorni, durante i quali scatenò la propria rabbia, rovesciando enormi quantità di acqua, neve, vento e gelo.

La bianca merla fu costretta a rifugiarsi frettolosamente in un camino, nel quale vi rimase per tre giorni…uscendone poi tutta annerita a causa del fumo…

Da allora i merli hanno le piume per sempre nere… ed i giorni della merla continuano a gelare la campagna e la città… così come le piante… gli animali e le persone.






Vi saluto con questo antico proverbio popolare





Testo dal web con modifiche



Ciao da Tony Kospan





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IL NONNO – Bellissima e saggia favola dei Fratelli Grimm che ci parla di.. sentimenti scomparsi   3 comments







In un’epoca in cui ormai si mira solo ai soldi come unica divinità,
in cui si pretende dagli altri quello che manco ci si sogna di fare per il prossimo,
ed in cui le persone anziane vengono sempre più spesso abbandonate a se stesse
leggere favole di saggezza come questa spero possa aprire una breccia
nei nostri aridi cuori e farci ritrovare il vero senso dell’umanità
e tornar ad apprezzare i veri valori di cui abbiamo perso ogni traccia.




Anker




IL NONNO ED IL NIPOTE
F.lli Grimm

C’era una volta un uomo molto anziano che camminava a fatica,
le ginocchia gli tremavano, ci vedeva poco
e non aveva più neanche un dente.

Quando sedeva a tavola, reggeva a malapena il cucchiaio
e versava sempre il brodo sulla tovaglia;
spesso gliene colava anche dall’angolo della bocca.

Il figlio e la nuora provavano disgusto,
perciò costringevano il vecchio a sedersi nell’angolo dietro la stufa
e gli davano da mangiare in una brutta ciotola di terracotta.

Il poveretto guardava sconsolato il loro tavolo, con gli occhi lucidi.

Un giorno le sue mani, sempre tremanti,
non riuscirono a reggere la ciotola,
che cadde a terra e andò in pezzi.






La donna lo rimproverò, ma il vecchio non disse nulla e sospirò. 
Allora per pochi soldi gli comprarono una ciotola di legno.


Mentre sedevano in cucina, si accorsero che il figlioletto di 4 anni 
armeggiava per terra con dei pezzetti di terracotta.

“Che cosa stai combinando?” gli domandò il padre.

“Ecco…- rispose il bambino – sto accomodando la ciotola
per farci mangiare te e la mamma quando sarete vecchi”.

I genitori allora si guardarono e scoppiarono in lacrime.

Fecero subito sedere il vecchio nonno al loro tavolo
e da quel giorno lo lasciarono mangiare sempre assieme a loro.

E quando versava il brodo non gli dicevano più nulla.



I Fratelli Grimm



Ciao da Tony Kospan




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I Fratelli Grimm





PERCHE’ LA GENTE GRIDA? Ci dà una bella spiegazione questa saggia favoletta zen   Leave a comment

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Un bellissimo saggio raccontino zen



PERCHE’ LA GENTE GRIDA?







Un maestro domanda ai suoi discepoli:

“Perché la gente grida quando è arrabbiata?”

I discepoli pensano per un attimo e poi rispondono:

“Perché perdono la calma maestro!”

Il maestro aggiunge:

”Ma, perché gridare se l’altra persona è proprio davanti a te?

Non sarebbe possibile parlare a bassa voce??

Perché gridare proprio quando si è arrabbiati?”

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I discepoli davano delle risposte

ma purtroppo non soddisfacevano il maestro.




POST VARI ARTE E NON CLASSIFIC,

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Quando discutiamo, 

facciamo in modo che i nostri cuori non si allontanino.

   Non diciamo parole che ci possano distanziare ancora di più,     perché un giorno la distanza sarà così grande che non riusciremo a trovare il cammino del ritorno… il cammino del dialogo sereno.

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CIAO… A BASSA VOCE… DA TONY KOSPAN




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