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DIALOGO DI UN VENDITORE DI ALMANACCHI E DI UN PASSEGGERE – Il famoso brano del Leopardi sul tema degli auguri per il nuovo anno ed un’analisi   2 comments






Penso che in prossimità di un nuovo anno non possa mancare la lettura o la rilettura di questo classico delle opere leopardiane del 1832 che si trova nelle “Operette Morali”.

La lettura del testo non riserva alcuna difficoltà grazie allo stile semplice e colloquiale.

La conversazione tra i 2 personaggi avviene per strada tra un venditore di almanacchi (calendari dell'epoca con oroscopi ma anche con proverbi, ricette e consigli vari) ed un cittadino: 
“Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi”.

Il passeggero (un semplice passante) viene avvicinato dal venditore che gli propone l'acquisto di un almanacco: 
“Bisognano, signore, almanacchi?”.

Ma leggiamo ora il brano leopardiano ed alla fine dirò un mio pensiero chiedendovi anche di esprimere il vostro.







DIALOGO DI UN VENDITORE DI ALMANACCHI E DI UN PASSEGGERE






Venditore. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi?
Passeggero. Almanacchi per l’anno nuovo?
Venditore. Si signore.
Passeggero. Credete che sarà felice quest’anno nuovo?
Venditore. Oh illustrissimo si, certo.
Passeggero. Come quest’anno passato?
Venditore. Più più assai.
Passeggero. Come quello di là?
Venditore. Più più, illustrissimo.
Passeggero. Ma come qual altro? Non vi piacerebb’egli che l’anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi?
Venditore. Signor no, non mi piacerebbe.
Passeggero. Quanti anni nuovi sono passati da che voi vendete almanacchi?
Venditore. Saranno vent’anni, illustrissimo.
Passeggero. A quale di cotesti vent’anni vorreste che somigliasse l’anno venturo?
Venditore. Io? non saprei.
Passeggero. Non vi ricordate di nessun anno in particolare, che vi paresse felice?
Venditore. No in verità, illustrissimo.
Passeggero. E pure la vita è una cosa bella. Non è vero?
Venditore. Cotesto si sa.
Passeggero. Non tornereste voi a vivere cotesti vent’anni, e anche tutto il tempo passato, cominciando da che nasceste?
Venditore. Eh, caro signore, piacesse a Dio che si potesse.
Passeggere. Ma se aveste a rifare la vita che avete fatta né più né meno, con tutti i piaceri e i dispiaceri che avete passati?
Venditore. Cotesto non vorrei.
Passeggero. Oh che altra vita vorreste rifare? la vita ch’ho fatta io, o quella del principe, o di chi altro? O non credete che io, e che il principe, e che chiunque altro, risponderebbe come voi per l’appunto; e che avendo a rifare la stessa vita che avesse fatta, nessuno vorrebbe tornare indietro?
Venditore. Lo credo cotesto.
Passeggero. Né anche voi tornereste indietro con questo patto, non potendo in altro modo?
Venditore. Signor no davvero, non tornerei.
Passeggero. Oh che vita vorreste voi dunque?
Venditore. Vorrei una vita così, come Dio me la mandasse, senz’altri patti.
Passeggero. Una vita a caso, e non saperne altro avanti, come non si sa dell’anno nuovo?
Venditore. Appunto.
Passeggero. Così vorrei ancor io se avessi a rivivere, e così tutti. Ma questo è segno che il caso, fino a tutto quest’anno, ha trattato tutti male. E si vede chiaro che ciascuno è d’opinione che sia stato più o di più peso il male che gli e toccato, che il bene; se a patto di riavere la vita di prima, con tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita ch’è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll’anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?
Venditore. Speriamo.
Passeggero. Dunque mostratemi l’almanacco più bello che avete.
Venditore. Ecco, illustrissimo. Cotesto vale trenta soldi.
Passeggero. Ecco trenta soldi.
Venditore. Grazie, illustrissimo: a rivederla. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi.







Come hanno osservato alcuni critici qui Leopardi si sdoppia. 

Egli è tutti e 2 i personaggi.

Crede (o credeva o vuol credere) nella speranza ma poi cede alla ragione, per lui ahimè vincente, che lo porta a pensieri amari della qual cosa in verità parla altrove lo stesso Leopardi.

Inoltre il brano sembra anche affermare l'idea che la felicità sia più nascosta nella speranza che nella realtà.






Infatti alla fine, se è pur vero che il venditore stesso diventa incerto sulla bontà delle previsioni dei suoi almanacchi speriamo” 
il passeggero però alla fine l'acquista: “Dunque mostratemi l’almanacco più bello che avete”.

Come sempre mi piacerebbe leggere le Vs riflessioni.

Tony Kospan






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Esiste davvero.. l’isola che non c’è! E’ l’Isola Ferdinandea – Conosciamone la storia!   Leave a comment





Se ne sono occupati gli storici, i geologi, i politici, i diplomatici, i vulcanologi,

ma l'isola Ferdinandea ha tutti gli elementi del mito e della leggenda. 

 

 
 
  

 

 

 

 
 C'E' DAVVERO…
L'ISOLA CHE… NON C'E!
ECCOLA… E'…

 

L'ISOLA FERDINANDEA 
 
 
 

 

 

 

 
  
 
 

 

 
 
 
 
 Nel web sono molti i siti di varie nazioni che ne parlano, alcuni in termini robustamente rivendicativi, essenzialmente sulla scorta – anacronistica – del fatto che, all'epoca della sua comparsa, l'Italia non era un'entità politica.
 
L'Isola Ferdinandea è conosciuta oggi come “Banco Graham”, ovvero una vasta piattaforma rocciosa a circa 6 metri dalla superfice marina tra Sciacca e l'isola di Pantelleria.
 
 
Costituisce la bocca di un vulcano sommerso che, eruttando, nel 1831, vide l'isola crescere fino ad una superficie di circa 4 km2 e 65 m di altezza.
 
Tuttavia essa era composta da materiale eruttivo chiamato tefra o tefrite, materiale facilmente erodibile dall'azione delle onde.
 
 
Alla conclusione dell'episodio eruttivo si verificò una rapida erosione e l'isola scomparve definitivamente sotto le onde nel gennaio del 1832, prima di ogni soluzione del problema sorto intorno alla sua sovranità .
 
 
 
 

LA STORIA
 
 

 


Il 10 dicembre 1831 Benedetto Marzolla, dipendente dell'Officio Topografico del Regno delle Due Sicilie, pubblicò una Descrizione dell'Isola Ferdinandea nel mezzo-giorno della Sicilia, comunicando che il precedente 12 luglio un vulcano era emerso dal mare e, dopo numerose eruzioni, aveva lasciato un'isoletta.
 
Era un piccolo pianoro di sabbia nera e pesante, tanto friabile da non sostenere il peso di una persona; nel centro vi sorgeva un colle e poco discosto c'era un laghetto di acqua fumante, dall'acre odore di zolfo. 
 
 
Si trovava sul banco detto dai Siciliani Secca di Mare o Secca del Corallo e dagli inglesi di Malta Banco di Graham, circa 30 miglia a sud di Sciacca.
 
 
 
 

 

 

 


 
Il canonico Arena scriveva che queste eruzioni “sono state sempre precedute da brevi scosse di terremoto che si sono susseguite con fortissimo fragore di boati”. Secondo l'Arena “testimoni dell'evento furono i capitani Trafiletti e Corrao, naviganti in quel mare (latitudine 37,11 nord e longitudine 12,44 est) che osservarono un getto d'acqua a cui tennero dietro colonne di fiamme e di fumo che si elevavano ad un'altezza di 550 metri circa. Il 16 luglio si vide emergere la testa di un vulcano in piena eruzione e il 18 lo stesso capitano Corrao, di ritorno, osservò il cono del vulcano che sporgeva dal mare. Presto si vide emergere un'isoletta che crebbe sempre in eruzione e raggiunse, il 4 agosto, una base di tre miglia di circonferenza ed un'altezza di sessanta metri, con due preminenze, una da levante ed una da tramontana, a guisa di due montagne legate insieme; con due laghetti bollenti”.
 
 
Non appena si diffuse la notizia dell'apparizione del piccolo lembo di terra, accorsero, ad osservare l'evento, navi e scienziati di vari Paesi, dal Regno delle Due Sicilie, alla Svizzera, alla Germania, alla Gran Bretagna.
 
Si susseguirono visite da parte di vari studiosi, tra cui il prof. Karl Hoffman, geologo dell'Università di Berlino, il fisico Domenico Scinò , il prof. Carlo Gemellaro, docente di Storia Naturale presso l'Università di Catania per osservare l'evento.
 
Poiché Re Ferdinando aveva da poco visitato Palermo, il prof. Carlo Gemellaro suggerì che l'isola gli fosse intitolata.
Per effetto di un regio decreto del 17 agosto, l'isola Ferdinandea fu annessa al Regno delle Due Sicilie. 
 
 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
L'isoletta suscitò anche l'interesse di alcune potenze straniere alla ricerca di avamposti strategici per gli approdi delle loro flotte mercantili e militari.
 
Così il 2 agosto l'Inghilterra prese possesso dell'isola chiamandola “Graham”, suscitando le proteste dei siciliani e dello scopritore capitano Corrao.
 
Il 26 settembre anche la Francia inviò un brigantino con a bordo il geologo Constant Prévost e il pittore Edmond Joinville, che realizzò i disegni dell’isola, per compiere rilievi e ricognizioni che evidenziarono frane sul terreno e pronosticarono il prossimo inabissamento dell’isola.
 
Come gli inglesi, anche i francesi non avevano chiesto alcun permesso al re Ferdinando II di Borbone, quale legittimo proprietario dell'isola, essendo questa sorta nella acque siciliane. Anzi i francesi la ribattezzarono “Iulia” in riferimento alla sua comparsa avvenuta nel mese di luglio, poi posero una targa a futura memoria e innalzarono sul punto più alto la bandiera francese.
 
 
 
 

 
 
 
 
 
Allora Ferdinando II inviò sul posto il capitano Corrao il quale, sceso sull'isola, piantò la bandiera borbonica battezzando l'isola “Ferdinandea” in onore del sovrano. Sembrava che l'evento non suscitasse altro clamore, invece giunse sul posto la marina britannica e fu deciso di rimettere la questione ai rispettivi governi.
 
A fine ottobre del 1831 il governo borbonico prendeva posizione ufficiale ricordando ai governi di Gran Bretagna e Francia che a norma del diritto internazionale la nuova terra apparteneva alla Sicilia. A quanto sembra però i due governi non risposero, e iniziarono le rivalità fra le due nazioni, entrambe interessate a favorire le loro posizioni strategiche nel Mediterraneo. Il 7 novembre un capitano inglese misurò di nuovo l'isola, che risultò ridotta ad un quarto di miglio con un'altezza di venti metri.
 
Il 16 novembre si scorgevano soltanto piccole porzioni e l'8 dicembre un capitano siciliano ne costatò la scomparsa, mentre alcune colonne d'acqua si alzavano e si abbassavano. 
 
 
 
 
 

 

 

 

 

A scanso di equivoci i siciliani posero sulla superfice del banco Graham una targa in pietra tra le cui righe si legge che “[…] l'Isola Ferdinandea era e resta dei Siciliani”.

Rotta qualche anno fa (probabilmente per colpa di un'ancora) è stata prontamente sostituita.

Successivamente il vulcano è rimasto dormiente per decenni con la cima circa 8 mt. sotto il pelo dell'acqua (il cosiddetto Banco di Graham nella cartografia ufficiale).

 

 

 

 

 

 

 

 Nel 1986 fu erroneamente scambiato per un sottomarino libico e colpito da un missile della U.S. Air Force nella sua rotta verso Tripoli.
 
Nel 2002 una rinnovata attività sismica nella zona di Ferdinandea ha indotto i vulcanologi a speculare sopra un imminente nuovo episodio eruttivo con conseguente nuova emersione dell'isola.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Per evitare in anticipo una nuova disputa di sovranità, dei sommozzatori italiani hanno piantato un tricolore sulla cima del vulcano di cui si aspettava la riemersione. 
 
Però le eruzioni non si sono verificate e la cima di Ferdinandea rimane ancora circa 6 metri sotto il livello del mare.
 
 
 
F I N E
 
 
 
Testo dal web con qualche modifica o integraz. – Impaginazione T.K.
 
 
 
 
 
 
CIAO DA TONY KOSPAN
 
 
 

 

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UNO SPAZIO VIRTUALE COMUNE D’ARTE
POESIA MUSICA ARTE RACCONTI
RIFLESSIONI BUONUMORE ETC
Frecce (51)

 


 

 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

 

 

C’è davvero l’isola che non c’è! E’ l’Isola Ferdinandea – Conosciamone la storia!   Leave a comment





Se ne sono occupati gli storici, i geologi, i politici, i diplomatici, i vulcanologi,

ma l’isola Ferdinandea ha tutti gli elementi del mito e della leggenda. 

 

 
 
  

 

 

 

 
 C’E’ DAVVERO…
L’ISOLA CHE… NON C’E!
ECCOLA… E’…

 

L’ISOLA FERDINANDEA 
 
 
 

 

 

 

 
  
 
 

 

 
 
 
 
 Nel web sono molti i siti di varie nazioni che ne parlano, alcuni in termini robustamente rivendicativi, essenzialmente sulla scorta – anacronistica – del fatto che, all’epoca della sua comparsa, l’Italia non era un’entità politica.
 
L’Isola Ferdinandea è conosciuta oggi come “Banco Graham”, ovvero una vasta piattaforma rocciosa a circa 6 metri dalla superfice marina tra Sciacca e l’isola di Pantelleria.
 
 
Costituisce la bocca di un vulcano sommerso che, eruttando, nel 1831, vide l’isola crescere fino ad una superficie di circa 4 km2 e 65 m di altezza.
 
Tuttavia essa era composta da materiale eruttivo chiamato tefra o tefrite, materiale facilmente erodibile dall’azione delle onde.
 
 
Alla conclusione dell’episodio eruttivo si verificò una rapida erosione e l’isola scomparve definitivamente sotto le onde nel gennaio del 1832, prima di ogni soluzione del problema sorto intorno alla sua sovranità .
 
 
 
 

LA STORIA
 
 

 


Il 10 dicembre 1831 Benedetto Marzolla, dipendente dell’Officio Topografico del Regno delle Due Sicilie, pubblicò una Descrizione dell’Isola Ferdinandea nel mezzo-giorno della Sicilia, comunicando che il precedente 12 luglio un vulcano era emerso dal mare e, dopo numerose eruzioni, aveva lasciato un’isoletta.
 
Era un piccolo pianoro di sabbia nera e pesante, tanto friabile da non sostenere il peso di una persona; nel centro vi sorgeva un colle e poco discosto c’era un laghetto di acqua fumante, dall’acre odore di zolfo. 
 
 
Si trovava sul banco detto dai Siciliani Secca di Mare o Secca del Corallo e dagli inglesi di Malta Banco di Graham, circa 30 miglia a sud di Sciacca.
 
 
 
 

 

 

 


 
Il canonico Arena scriveva che queste eruzioni “sono state sempre precedute da brevi scosse di terremoto che si sono susseguite con fortissimo fragore di boati”. Secondo l’Arena “testimoni dell’evento furono i capitani Trafiletti e Corrao, naviganti in quel mare (latitudine 37,11 nord e longitudine 12,44 est) che osservarono un getto d’acqua a cui tennero dietro colonne di fiamme e di fumo che si elevavano ad un’altezza di 550 metri circa. Il 16 luglio si vide emergere la testa di un vulcano in piena eruzione e il 18 lo stesso capitano Corrao, di ritorno, osservò il cono del vulcano che sporgeva dal mare. Presto si vide emergere un’isoletta che crebbe sempre in eruzione e raggiunse, il 4 agosto, una base di tre miglia di circonferenza ed un’altezza di sessanta metri, con due preminenze, una da levante ed una da tramontana, a guisa di due montagne legate insieme; con due laghetti bollenti”.
 
 
Non appena si diffuse la notizia dell’apparizione del piccolo lembo di terra, accorsero, ad osservare l’evento, navi e scienziati di vari Paesi, dal Regno delle Due Sicilie, alla Svizzera, alla Germania, alla Gran Bretagna.
 
Si susseguirono visite da parte di vari studiosi, tra cui il prof. Karl Hoffman, geologo dell’Università di Berlino, il fisico Domenico Scinò , il prof. Carlo Gemellaro, docente di Storia Naturale presso l’Università di Catania per osservare l’evento.
 
Poiché Re Ferdinando aveva da poco visitato Palermo, il prof. Carlo Gemellaro suggerì che l’isola gli fosse intitolata.
Per effetto di un regio decreto del 17 agosto, l’isola Ferdinandea fu annessa al Regno delle Due Sicilie. 
 
 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
L’isoletta suscitò anche l’interesse di alcune potenze straniere alla ricerca di avamposti strategici per gli approdi delle loro flotte mercantili e militari.
 
Così il 2 agosto l’Inghilterra prese possesso dell’isola chiamandola “Graham”, suscitando le proteste dei siciliani e dello scopritore capitano Corrao.
 
Il 26 settembre anche la Francia inviò un brigantino con a bordo il geologo Constant Prévost e il pittore Edmond Joinville, che realizzò i disegni dell’isola, per compiere rilievi e ricognizioni che evidenziarono frane sul terreno e pronosticarono il prossimo inabissamento dell’isola.
 
Come gli inglesi, anche i francesi non avevano chiesto alcun permesso al re Ferdinando II di Borbone, quale legittimo proprietario dell’isola, essendo questa sorta nella acque siciliane. Anzi i francesi la ribattezzarono “Iulia” in riferimento alla sua comparsa avvenuta nel mese di luglio, poi posero una targa a futura memoria e innalzarono sul punto più alto la bandiera francese.
 
 
 
 

 
 
 
 
 
Allora Ferdinando II inviò sul posto il capitano Corrao il quale, sceso sull’isola, piantò la bandiera borbonica battezzando l’isola “Ferdinandea” in onore del sovrano. Sembrava che l’evento non suscitasse altro clamore, invece giunse sul posto la marina britannica e fu deciso di rimettere la questione ai rispettivi governi.
 
A fine ottobre del 1831 il governo borbonico prendeva posizione ufficiale ricordando ai governi di Gran Bretagna e Francia che a norma del diritto internazionale la nuova terra apparteneva alla Sicilia. A quanto sembra però i due governi non risposero, e iniziarono le rivalità fra le due nazioni, entrambe interessate a favorire le loro posizioni strategiche nel Mediterraneo. Il 7 novembre un capitano inglese misurò di nuovo l’isola, che risultò ridotta ad un quarto di miglio con un’altezza di venti metri.
 
Il 16 novembre si scorgevano soltanto piccole porzioni e l’8 dicembre un capitano siciliano ne costatò la scomparsa, mentre alcune colonne d’acqua si alzavano e si abbassavano. 
 
 
 
 
 

 

 

 

 

A scanso di equivoci i siciliani posero sulla superfice del banco Graham una targa in pietra tra le cui righe si legge che “[…] l’Isola Ferdinandea era e resta dei Siciliani”.

Rotta qualche anno fa (probabilmente per colpa di un’ancora) è stata prontamente sostituita.

Successivamente il vulcano è rimasto dormiente per decenni con la cima circa 8 mt. sotto il pelo dell’acqua (il cosiddetto Banco di Graham nella cartografia ufficiale).

 

 

 

 

 

 

 

 Nel 1986 fu erroneamente scambiato per un sottomarino libico e colpito da un missile della U.S. Air Force nella sua rotta verso Tripoli.
 
Nel 2002 una rinnovata attività sismica nella zona di Ferdinandea ha indotto i vulcanologi a speculare sopra un imminente nuovo episodio eruttivo con conseguente nuova emersione dell’isola.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Per evitare in anticipo una nuova disputa di sovranità, dei sommozzatori italiani hanno piantato un tricolore sulla cima del vulcano di cui si aspettava la riemersione. 
 
Però le eruzioni non si sono verificate e la cima di Ferdinandea rimane ancora circa 6 metri sotto il livello del mare.
 
 
 
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CIAO DA TONY KOSPAN
 
 
 

 

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L’isola che non c’è.. esiste! E’ l’Isola Ferdinandea! – Storia ed immagini   Leave a comment





Se ne sono occupati gli storici, i geologi, i politici, i diplomatici, i vulcanologi,

ma l'isola Ferdinandea ha tutti gli elementi del mito e della leggenda. 

 

 
 
  

 

 

 

 
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L'Isola Ferdinandea è conosciuta oggi come “Banco Graham”, ovvero una vasta piattaforma rocciosa a circa 6 metri dalla superfice marina tra Sciacca e l'isola di Pantelleria.
 
 
Costituisce la bocca di un vulcano sommerso che, eruttando, nel 1831, vide l'isola crescere fino ad una superficie di circa 4 km2 e 65 m di altezza.
 
Tuttavia essa era composta da materiale eruttivo chiamato tefra o tefrite, materiale facilmente erodibile dall'azione delle onde.
 
 
Alla conclusione dell'episodio eruttivo si verificò una rapida erosione e l'isola scomparve definitivamente sotto le onde nel gennaio del 1832, prima di ogni soluzione del problema sorto intorno alla sua sovranità .
 
 
 
 

LA STORIA
 
 

 


Il 10 dicembre 1831 Benedetto Marzolla, dipendente dell'Officio Topografico del Regno delle Due Sicilie, pubblicò una Descrizione dell'Isola Ferdinandea nel mezzo-giorno della Sicilia, comunicando che il precedente 12 luglio un vulcano era emerso dal mare e, dopo numerose eruzioni, aveva lasciato un'isoletta.
 
Era un piccolo pianoro di sabbia nera e pesante, tanto friabile da non sostenere il peso di una persona; nel centro vi sorgeva un colle e poco discosto c'era un laghetto di acqua fumante, dall'acre odore di zolfo. 
 
 
Si trovava sul banco detto dai Siciliani Secca di Mare o Secca del Corallo e dagli inglesi di Malta Banco di Graham, circa 30 miglia a sud di Sciacca.
 
 
 
 

 

 

 


 
Il canonico Arena scriveva che queste eruzioni “sono state sempre precedute da brevi scosse di terremoto che si sono susseguite con fortissimo fragore di boati”. Secondo l'Arena “testimoni dell'evento furono i capitani Trafiletti e Corrao, naviganti in quel mare (latitudine 37,11 nord e longitudine 12,44 est) che osservarono un getto d'acqua a cui tennero dietro colonne di fiamme e di fumo che si elevavano ad un'altezza di 550 metri circa. Il 16 luglio si vide emergere la testa di un vulcano in piena eruzione e il 18 lo stesso capitano Corrao, di ritorno, osservò il cono del vulcano che sporgeva dal mare. Presto si vide emergere un'isoletta che crebbe sempre in eruzione e raggiunse, il 4 agosto, una base di tre miglia di circonferenza ed un'altezza di sessanta metri, con due preminenze, una da levante ed una da tramontana, a guisa di due montagne legate insieme; con due laghetti bollenti”.
 
 
Non appena si diffuse la notizia dell'apparizione del piccolo lembo di terra, accorsero, ad osservare l'evento, navi e scienziati di vari Paesi, dal Regno delle Due Sicilie, alla Svizzera, alla Germania, alla Gran Bretagna.
 
Si susseguirono visite da parte di vari studiosi, tra cui il prof. Karl Hoffman, geologo dell'Università di Berlino, il fisico Domenico Scinò , il prof. Carlo Gemellaro, docente di Storia Naturale presso l'Università di Catania per osservare l'evento.
 
Poiché Re Ferdinando aveva da poco visitato Palermo, il prof. Carlo Gemellaro suggerì che l'isola gli fosse intitolata.
Per effetto di un regio decreto del 17 agosto, l'isola Ferdinandea fu annessa al Regno delle Due Sicilie. 
 
 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
L'isoletta suscitò anche l'interesse di alcune potenze straniere alla ricerca di avamposti strategici per gli approdi delle loro flotte mercantili e militari.
 
Così il 2 agosto l'Inghilterra prese possesso dell'isola chiamandola “Graham”, suscitando le proteste dei siciliani e dello scopritore capitano Corrao.
 
Il 26 settembre anche la Francia inviò un brigantino con a bordo il geologo Constant Prévost e il pittore Edmond Joinville, che realizzò i disegni dell’isola, per compiere rilievi e ricognizioni che evidenziarono frane sul terreno e pronosticarono il prossimo inabissamento dell’isola.
 
Come gli inglesi, anche i francesi non avevano chiesto alcun permesso al re Ferdinando II di Borbone, quale legittimo proprietario dell'isola, essendo questa sorta nella acque siciliane. Anzi i francesi la ribattezzarono “Iulia” in riferimento alla sua comparsa avvenuta nel mese di luglio, poi posero una targa a futura memoria e innalzarono sul punto più alto la bandiera francese.
 
 
 
 

 
 
 
 
 
Allora Ferdinando II inviò sul posto il capitano Corrao il quale, sceso sull'isola, piantò la bandiera borbonica battezzando l'isola “Ferdinandea” in onore del sovrano. Sembrava che l'evento non suscitasse altro clamore, invece giunse sul posto la marina britannica e fu deciso di rimettere la questione ai rispettivi governi.
 
A fine ottobre del 1831 il governo borbonico prendeva posizione ufficiale ricordando ai governi di Gran Bretagna e Francia che a norma del diritto internazionale la nuova terra apparteneva alla Sicilia. A quanto sembra però i due governi non risposero, e iniziarono le rivalità fra le due nazioni, entrambe interessate a favorire le loro posizioni strategiche nel Mediterraneo. Il 7 novembre un capitano inglese misurò di nuovo l'isola, che risultò ridotta ad un quarto di miglio con un'altezza di venti metri.
 
Il 16 novembre si scorgevano soltanto piccole porzioni e l'8 dicembre un capitano siciliano ne costatò la scomparsa, mentre alcune colonne d'acqua si alzavano e si abbassavano. 
 
 
 
 
 

 

 

 

 

A scanso di equivoci i siciliani posero sulla superfice del banco Graham una targa in pietra tra le cui righe si legge che “[…] l'Isola Ferdinandea era e resta dei Siciliani”.

Rotta qualche anno fa (probabilmente per colpa di un'ancora) è stata prontamente sostituita.

Successivamente il vulcano è rimasto dormiente per decenni con la cima circa 8 mt. sotto il pelo dell'acqua (il cosiddetto Banco di Graham nella cartografia ufficiale).

 

 

 

 

 

 

 

 Nel 1986 fu erroneamente scambiato per un sottomarino libico e colpito da un missile della U.S. Air Force nella sua rotta verso Tripoli.
 
Nel 2002 una rinnovata attività sismica nella zona di Ferdinandea ha indotto i vulcanologi a speculare sopra un imminente nuovo episodio eruttivo con conseguente nuova emersione dell'isola.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Per evitare in anticipo una nuova disputa di sovranità, dei sommozzatori italiani hanno piantato un tricolore sulla cima del vulcano di cui si aspettava la riemersione. 
 
Però le eruzioni non si sono verificate e la cima di Ferdinandea rimane ancora circa 6 metri sotto il livello del mare.
 
 
 
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L’ISOLA CHE NON C’E’? C’è davvero! E’ l’Isola Ferdinandea – Conosciamone la storia!   Leave a comment





Se ne sono occupati gli storici, i geologi, i politici, i diplomatici, i vulcanologi,

ma l’isola Ferdinandea ha tutti gli elementi del mito e della leggenda. 

 

 
 
  

 

 

 

 
 C’E’ DAVVERO…
L’ISOLA CHE… NON C’E!
ECCOLA… E’…

 

L’ISOLA FERDINANDEA 
 
 
 

 

 

 

 
  
 
 

 

 
 
 
 
 Nel web sono molti i siti di varie nazioni che ne parlano, alcuni in termini robustamente rivendicativi, essenzialmente sulla scorta – anacronistica – del fatto che, all’epoca della sua comparsa, l’Italia non era un’entità politica.
 
L’Isola Ferdinandea è conosciuta oggi come “Banco Graham”, ovvero una vasta piattaforma rocciosa a circa 6 metri dalla superfice marina tra Sciacca e l’isola di Pantelleria.
 
 
Costituisce la bocca di un vulcano sommerso che, eruttando, nel 1831, vide l’isola crescere fino ad una superficie di circa 4 km2 e 65 m di altezza.
 
Tuttavia essa era composta da materiale eruttivo chiamato tefra o tefrite, materiale facilmente erodibile dall’azione delle onde.
 
 
Alla conclusione dell’episodio eruttivo si verificò una rapida erosione e l’isola scomparve definitivamente sotto le onde nel gennaio del 1832, prima di ogni soluzione del problema sorto intorno alla sua sovranità .
 
 
 
 

LA STORIA
 
 

 


Il 10 dicembre 1831 Benedetto Marzolla, dipendente dell’Officio Topografico del Regno delle Due Sicilie, pubblicò una Descrizione dell’Isola Ferdinandea nel mezzo-giorno della Sicilia, comunicando che il precedente 12 luglio un vulcano era emerso dal mare e, dopo numerose eruzioni, aveva lasciato un’isoletta.
 
Era un piccolo pianoro di sabbia nera e pesante, tanto friabile da non sostenere il peso di una persona; nel centro vi sorgeva un colle e poco discosto c’era un laghetto di acqua fumante, dall’acre odore di zolfo. 
 
 
Si trovava sul banco detto dai Siciliani Secca di Mare o Secca del Corallo e dagli inglesi di Malta Banco di Graham, circa 30 miglia a sud di Sciacca.
 
 
 
 

 

 

 


 
Il canonico Arena scriveva che queste eruzioni “sono state sempre precedute da brevi scosse di terremoto che si sono susseguite con fortissimo fragore di boati”. Secondo l’Arena “testimoni dell’evento furono i capitani Trafiletti e Corrao, naviganti in quel mare (latitudine 37,11 nord e longitudine 12,44 est) che osservarono un getto d’acqua a cui tennero dietro colonne di fiamme e di fumo che si elevavano ad un’altezza di 550 metri circa. Il 16 luglio si vide emergere la testa di un vulcano in piena eruzione e il 18 lo stesso capitano Corrao, di ritorno, osservò il cono del vulcano che sporgeva dal mare. Presto si vide emergere un’isoletta che crebbe sempre in eruzione e raggiunse, il 4 agosto, una base di tre miglia di circonferenza ed un’altezza di sessanta metri, con due preminenze, una da levante ed una da tramontana, a guisa di due montagne legate insieme; con due laghetti bollenti”.
 
 
Non appena si diffuse la notizia dell’apparizione del piccolo lembo di terra, accorsero, ad osservare l’evento, navi e scienziati di vari Paesi, dal Regno delle Due Sicilie, alla Svizzera, alla Germania, alla Gran Bretagna.
 
Si susseguirono visite da parte di vari studiosi, tra cui il prof. Karl Hoffman, geologo dell’Università di Berlino, il fisico Domenico Scinò , il prof. Carlo Gemellaro, docente di Storia Naturale presso l’Università di Catania per osservare l’evento.
 
Poiché Re Ferdinando aveva da poco visitato Palermo, il prof. Carlo Gemellaro suggerì che l’isola gli fosse intitolata.
Per effetto di un regio decreto del 17 agosto, l’isola Ferdinandea fu annessa al Regno delle Due Sicilie. 
 
 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
L’isoletta suscitò anche l’interesse di alcune potenze straniere alla ricerca di avamposti strategici per gli approdi delle loro flotte mercantili e militari.
 
Così il 2 agosto l’Inghilterra prese possesso dell’isola chiamandola “Graham”, suscitando le proteste dei siciliani e dello scopritore capitano Corrao.
 
Il 26 settembre anche la Francia inviò un brigantino con a bordo il geologo Constant Prévost e il pittore Edmond Joinville, che realizzò i disegni dell’isola, per compiere rilievi e ricognizioni che evidenziarono frane sul terreno e pronosticarono il prossimo inabissamento dell’isola.
 
Come gli inglesi, anche i francesi non avevano chiesto alcun permesso al re Ferdinando II di Borbone, quale legittimo proprietario dell’isola, essendo questa sorta nella acque siciliane. Anzi i francesi la ribattezzarono “Iulia” in riferimento alla sua comparsa avvenuta nel mese di luglio, poi posero una targa a futura memoria e innalzarono sul punto più alto la bandiera francese.
 
 
 
 

 
 
 
 
 
Allora Ferdinando II inviò sul posto il capitano Corrao il quale, sceso sull’isola, piantò la bandiera borbonica battezzando l’isola “Ferdinandea” in onore del sovrano. Sembrava che l’evento non suscitasse altro clamore, invece giunse sul posto la marina britannica e fu deciso di rimettere la questione ai rispettivi governi.
 
A fine ottobre del 1831 il governo borbonico prendeva posizione ufficiale ricordando ai governi di Gran Bretagna e Francia che a norma del diritto internazionale la nuova terra apparteneva alla Sicilia. A quanto sembra però i due governi non risposero, e iniziarono le rivalità fra le due nazioni, entrambe interessate a favorire le loro posizioni strategiche nel Mediterraneo. Il 7 novembre un capitano inglese misurò di nuovo l’isola, che risultò ridotta ad un quarto di miglio con un’altezza di venti metri.
 
Il 16 novembre si scorgevano soltanto piccole porzioni e l’8 dicembre un capitano siciliano ne costatò la scomparsa, mentre alcune colonne d’acqua si alzavano e si abbassavano. 
 
 
 
 
 

 

 

 

 

A scanso di equivoci i siciliani posero sulla superfice del banco Graham una targa in pietra tra le cui righe si legge che “[…] l’Isola Ferdinandea era e resta dei Siciliani”.

Rotta qualche anno fa (probabilmente per colpa di un’ancora) è stata prontamente sostituita.

Successivamente il vulcano è rimasto dormiente per decenni con la cima circa 8 mt. sotto il pelo dell’acqua (il cosiddetto Banco di Graham nella cartografia ufficiale).

 

 

 

 

 

 

 

 Nel 1986 fu erroneamente scambiato per un sottomarino libico e colpito da un missile della U.S. Air Force nella sua rotta verso Tripoli.
 
Nel 2002 una rinnovata attività sismica nella zona di Ferdinandea ha indotto i vulcanologi a speculare sopra un imminente nuovo episodio eruttivo con conseguente nuova emersione dell’isola.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Per evitare in anticipo una nuova disputa di sovranità, dei sommozzatori italiani hanno piantato un tricolore sulla cima del vulcano di cui si aspettava la riemersione. 
 
Però le eruzioni non si sono verificate e la cima di Ferdinandea rimane ancora circa 6 metri sotto il livello del mare.
 
 
 
F I N E
 
 
 
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C’è davvero l’isola che non c’è! E’ l’Isola Ferdinandea – Storia ed immagini   Leave a comment





Se ne sono occupati gli storici, i geologi, i politici, i diplomatici, i vulcanologi,

ma l'isola Ferdinandea ha tutti gli elementi del mito e della leggenda. 

 

 
 
  

 

 

 

 
 C'E' DAVVERO…
L'ISOLA CHE… NON C'E!
ECCOLA… E'…

 

L'ISOLA FERDINANDEA 
 
 
 

 

 

 

 
  
 
 

 

 
 
 
 
 Nel web sono molti i siti di varie nazioni che ne parlano, alcuni in termini robustamente rivendicativi, essenzialmente sulla scorta – anacronistica – del fatto che, all'epoca della sua comparsa, l'Italia non era un'entità politica.
 
L'Isola Ferdinandea è conosciuta oggi come “Banco Graham”, ovvero una vasta piattaforma rocciosa a circa 6 metri dalla superfice marina tra Sciacca e l'isola di Pantelleria.
 
 
Costituisce la bocca di un vulcano sommerso che, eruttando, nel 1831, vide l'isola crescere fino ad una superficie di circa 4 km2 e 65 m di altezza.
 
Tuttavia essa era composta da materiale eruttivo chiamato tefra o tefrite, materiale facilmente erodibile dall'azione delle onde.
 
 
Alla conclusione dell'episodio eruttivo si verificò una rapida erosione e l'isola scomparve definitivamente sotto le onde nel gennaio del 1832, prima di ogni soluzione del problema sorto intorno alla sua sovranità .
 
 
 
 

LA STORIA
 
 

 


Il 10 dicembre 1831 Benedetto Marzolla, dipendente dell'Officio Topografico del Regno delle Due Sicilie, pubblicò una Descrizione dell'Isola Ferdinandea nel mezzo-giorno della Sicilia, comunicando che il precedente 12 luglio un vulcano era emerso dal mare e, dopo numerose eruzioni, aveva lasciato un'isoletta.
 
Era un piccolo pianoro di sabbia nera e pesante, tanto friabile da non sostenere il peso di una persona; nel centro vi sorgeva un colle e poco discosto c'era un laghetto di acqua fumante, dall'acre odore di zolfo. 
 
 
Si trovava sul banco detto dai Siciliani Secca di Mare o Secca del Corallo e dagli inglesi di Malta Banco di Graham, circa 30 miglia a sud di Sciacca.
 
 
 
 

 

 

 


 
Il canonico Arena scriveva che queste eruzioni “sono state sempre precedute da brevi scosse di terremoto che si sono susseguite con fortissimo fragore di boati”. Secondo l'Arena “testimoni dell'evento furono i capitani Trafiletti e Corrao, naviganti in quel mare (latitudine 37,11 nord e longitudine 12,44 est) che osservarono un getto d'acqua a cui tennero dietro colonne di fiamme e di fumo che si elevavano ad un'altezza di 550 metri circa. Il 16 luglio si vide emergere la testa di un vulcano in piena eruzione e il 18 lo stesso capitano Corrao, di ritorno, osservò il cono del vulcano che sporgeva dal mare. Presto si vide emergere un'isoletta che crebbe sempre in eruzione e raggiunse, il 4 agosto, una base di tre miglia di circonferenza ed un'altezza di sessanta metri, con due preminenze, una da levante ed una da tramontana, a guisa di due montagne legate insieme; con due laghetti bollenti”.
 
 
Non appena si diffuse la notizia dell'apparizione del piccolo lembo di terra, accorsero, ad osservare l'evento, navi e scienziati di vari Paesi, dal Regno delle Due Sicilie, alla Svizzera, alla Germania, alla Gran Bretagna.
 
Si susseguirono visite da parte di vari studiosi, tra cui il prof. Karl Hoffman, geologo dell'Università di Berlino, il fisico Domenico Scinò , il prof. Carlo Gemellaro, docente di Storia Naturale presso l'Università di Catania per osservare l'evento.
 
Poiché Re Ferdinando aveva da poco visitato Palermo, il prof. Carlo Gemellaro suggerì che l'isola gli fosse intitolata.
Per effetto di un regio decreto del 17 agosto, l'isola Ferdinandea fu annessa al Regno delle Due Sicilie. 
 
 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
L'isoletta suscitò anche l'interesse di alcune potenze straniere alla ricerca di avamposti strategici per gli approdi delle loro flotte mercantili e militari.
 
Così il 2 agosto l'Inghilterra prese possesso dell'isola chiamandola “Graham”, suscitando le proteste dei siciliani e dello scopritore capitano Corrao.
 
Il 26 settembre anche la Francia inviò un brigantino con a bordo il geologo Constant Prévost e il pittore Edmond Joinville, che realizzò i disegni dell’isola, per compiere rilievi e ricognizioni che evidenziarono frane sul terreno e pronosticarono il prossimo inabissamento dell’isola.
 
Come gli inglesi, anche i francesi non avevano chiesto alcun permesso al re Ferdinando II di Borbone, quale legittimo proprietario dell'isola, essendo questa sorta nella acque siciliane. Anzi i francesi la ribattezzarono “Iulia” in riferimento alla sua comparsa avvenuta nel mese di luglio, poi posero una targa a futura memoria e innalzarono sul punto più alto la bandiera francese.
 
 
 
 

 
 
 
 
 
Allora Ferdinando II inviò sul posto il capitano Corrao il quale, sceso sull'isola, piantò la bandiera borbonica battezzando l'isola “Ferdinandea” in onore del sovrano. Sembrava che l'evento non suscitasse altro clamore, invece giunse sul posto la marina britannica e fu deciso di rimettere la questione ai rispettivi governi.
 
A fine ottobre del 1831 il governo borbonico prendeva posizione ufficiale ricordando ai governi di Gran Bretagna e Francia che a norma del diritto internazionale la nuova terra apparteneva alla Sicilia. A quanto sembra però i due governi non risposero, e iniziarono le rivalità fra le due nazioni, entrambe interessate a favorire le loro posizioni strategiche nel Mediterraneo. Il 7 novembre un capitano inglese misurò di nuovo l'isola, che risultò ridotta ad un quarto di miglio con un'altezza di venti metri.
 
Il 16 novembre si scorgevano soltanto piccole porzioni e l'8 dicembre un capitano siciliano ne costatò la scomparsa, mentre alcune colonne d'acqua si alzavano e si abbassavano. 
 
 
 
 
 

 

 

 

 

A scanso di equivoci i siciliani posero sulla superfice del banco Graham una targa in pietra tra le cui righe si legge che “[…] l'Isola Ferdinandea era e resta dei Siciliani”.

Rotta qualche anno fa (probabilmente per colpa di un'ancora) è stata prontamente sostituita.

Successivamente il vulcano è rimasto dormiente per decenni con la cima circa 8 mt. sotto il pelo dell'acqua (il cosiddetto Banco di Graham nella cartografia ufficiale).

 

 

 

 

 

 

 

 Nel 1986 fu erroneamente scambiato per un sottomarino libico e colpito da un missile della U.S. Air Force nella sua rotta verso Tripoli.
 
Nel 2002 una rinnovata attività sismica nella zona di Ferdinandea ha indotto i vulcanologi a speculare sopra un imminente nuovo episodio eruttivo con conseguente nuova emersione dell'isola.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Per evitare in anticipo una nuova disputa di sovranità, dei sommozzatori italiani hanno piantato un tricolore sulla cima del vulcano di cui si aspettava la riemersione. 
 
Però le eruzioni non si sono verificate e la cima di Ferdinandea rimane ancora circa 6 metri sotto il livello del mare.
 
 
 
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Se ne sono occupati gli storici, i geologi, i politici, i diplomatici, i vulcanologi,

ma l'isola Ferdinandea ha tutti gli elementi del mito e della leggenda.
 

 

 
 
  

 

 

 

 
 C'E' DAVVERO…
L'ISOLA CHE… NON C'E!
ECCOLA… E'…

 

L'ISOLA FERDINANDEA 
 
 
 

 

 

 

 
  
 
 

 

 
 
 
 
 Nel web sono molti i siti di varie nazioni che ne parlano, alcuni in termini robustamente rivendicativi, essenzialmente sulla scorta – anacronistica – del fatto che, all'epoca della sua comparsa, l'Italia non era un'entità politica.
 
L'Isola Ferdinandea è conosciuta oggi come “Banco Graham”, ovvero una vasta piattaforma rocciosa a circa 6 metri dalla superfice marina tra Sciacca e l'isola di Pantelleria.
 
 
Costituisce la bocca di un vulcano sommerso che, eruttando, nel 1831, vide l'isola crescere fino ad una superficie di circa 4 km2 e 65 m di altezza.
 
Tuttavia essa era composta da materiale eruttivo chiamato tefra o tefrite, materiale facilmente erodibile dall'azione delle onde.
 
 
Alla conclusione dell'episodio eruttivo si verificò una rapida erosione e l'isola scomparve definitivamente sotto le onde nel gennaio del 1832, prima di ogni soluzione del problema sorto intorno alla sua sovranità .
 
 
 
 

LA STORIA
 
 

 


Il 10 dicembre 1831 Benedetto Marzolla, dipendente dell'Officio Topografico del Regno delle Due Sicilie, pubblicò una Descrizione dell'Isola Ferdinandea nel mezzo-giorno della Sicilia, comunicando che il precedente 12 luglio un vulcano era emerso dal mare e, dopo numerose eruzioni, aveva lasciato un'isoletta.
 
Era un piccolo pianoro di sabbia nera e pesante, tanto friabile da non sostenere il peso di una persona; nel centro vi sorgeva un colle e poco discosto c'era un laghetto di acqua fumante, dall'acre odore di zolfo. 
 
 
Si trovava sul banco detto dai Siciliani Secca di Mare o Secca del Corallo e dagli inglesi di Malta Banco di Graham, circa 30 miglia a sud di Sciacca.
 
 
 
 

 

 

 


 
Il canonico Arena scriveva che queste eruzioni “sono state sempre precedute da brevi scosse di terremoto che si sono susseguite con fortissimo fragore di boati”. Secondo l'Arena “testimoni dell'evento furono i capitani Trafiletti e Corrao, naviganti in quel mare (latitudine 37,11 nord e longitudine 12,44 est) che osservarono un getto d'acqua a cui tennero dietro colonne di fiamme e di fumo che si elevavano ad un'altezza di 550 metri circa. Il 16 luglio si vide emergere la testa di un vulcano in piena eruzione e il 18 lo stesso capitano Corrao, di ritorno, osservò il cono del vulcano che sporgeva dal mare. Presto si vide emergere un'isoletta che crebbe sempre in eruzione e raggiunse, il 4 agosto, una base di tre miglia di circonferenza ed un'altezza di sessanta metri, con due preminenze, una da levante ed una da tramontana, a guisa di due montagne legate insieme; con due laghetti bollenti”.
 
 
Non appena si diffuse la notizia dell'apparizione del piccolo lembo di terra, accorsero, ad osservare l'evento, navi e scienziati di vari Paesi, dal Regno delle Due Sicilie, alla Svizzera, alla Germania, alla Gran Bretagna.
 
Si susseguirono visite da parte di vari studiosi, tra cui il prof. Karl Hoffman, geologo dell'Università di Berlino, il fisico Domenico Scinò , il prof. Carlo Gemellaro, docente di Storia Naturale presso l'Università di Catania per osservare l'evento.
 
Poiché Re Ferdinando aveva da poco visitato Palermo, il prof. Carlo Gemellaro suggerì che l'isola gli fosse intitolata.
Per effetto di un regio decreto del 17 agosto, l'isola Ferdinandea fu annessa al Regno delle Due Sicilie. 
 
 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
L'isoletta suscitò anche l'interesse di alcune potenze straniere alla ricerca di avamposti strategici per gli approdi delle loro flotte mercantili e militari.
 
Così il 2 agosto l'Inghilterra prese possesso dell'isola chiamandola “Graham”, suscitando le proteste dei siciliani e dello scopritore capitano Corrao.
 
Il 26 settembre anche la Francia inviò un brigantino con a bordo il geologo Constant Prévost e il pittore Edmond Joinville, che realizzò i disegni dell’isola, per compiere rilievi e ricognizioni che evidenziarono frane sul terreno e pronosticarono il prossimo inabissamento dell’isola.
 
Come gli inglesi, anche i francesi non avevano chiesto alcun permesso al re Ferdinando II di Borbone, quale legittimo proprietario dell'isola, essendo questa sorta nella acque siciliane. Anzi i francesi la ribattezzarono “Iulia” in riferimento alla sua comparsa avvenuta nel mese di luglio, poi posero una targa a futura memoria e innalzarono sul punto più alto la bandiera francese.
 
 
 
 

 
 
 
 
 
Allora Ferdinando II inviò sul posto il capitano Corrao il quale, sceso sull'isola, piantò la bandiera borbonica battezzando l'isola “Ferdinandea” in onore del sovrano. Sembrava che l'evento non suscitasse altro clamore, invece giunse sul posto la marina britannica e fu deciso di rimettere la questione ai rispettivi governi.
 
A fine ottobre del 1831 il governo borbonico prendeva posizione ufficiale ricordando ai governi di Gran Bretagna e Francia che a norma del diritto internazionale la nuova terra apparteneva alla Sicilia. A quanto sembra però i due governi non risposero, e iniziarono le rivalità fra le due nazioni, entrambe interessate a favorire le loro posizioni strategiche nel Mediterraneo. Il 7 novembre un capitano inglese misurò di nuovo l'isola, che risultò ridotta ad un quarto di miglio con un'altezza di venti metri.
 
Il 16 novembre si scorgevano soltanto piccole porzioni e l'8 dicembre un capitano siciliano ne costatò la scomparsa, mentre alcune colonne d'acqua si alzavano e si abbassavano. 
 
 
 
 
 

 

 

 

 

A scanso di equivoci i siciliani posero sulla superfice del banco Graham una targa in pietra tra le cui righe si legge che “[…] l'Isola Ferdinandea era e resta dei Siciliani”.

Rotta qualche anno fa (probabilmente per colpa di un'ancora) è stata prontamente sostituita.

Successivamente il vulcano è rimasto dormiente per decenni con la cima circa 8 mt. sotto il pelo dell'acqua (il cosiddetto Banco di Graham nella cartografia ufficiale).

 

 

 

 

 

 

 

 Nel 1986 fu erroneamente scambiato per un sottomarino libico e colpito da un missile della U.S. Air Force nella sua rotta verso Tripoli.
 
Nel 2002 una rinnovata attività sismica nella zona di Ferdinandea ha indotto i vulcanologi a speculare sopra un imminente nuovo episodio eruttivo con conseguente nuova emersione dell'isola.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Per evitare in anticipo una nuova disputa di sovranità, dei sommozzatori italiani hanno piantato un tricolore sulla cima del vulcano di cui si aspettava la riemersione. 
 
Però le eruzioni non si sono verificate e la cima di Ferdinandea rimane ancora circa 6 metri sotto il livello del mare.
 
 
 
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Se ne sono occupati gli storici, i geologi,
i politici, i diplomatici, i vulcanologi,
ma l'isola Ferdinandea ha tutti gli elementi
del mito e della leggenda.




 



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L'ISOLA FERDINANDEA

 
 
 



 
  

 
 
 
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L'Isola Ferdinandea è conosciuta oggi come “Banco Graham”, ovvero una vasta piattaforma rocciosa a circa 6 metri dalla superfice marina tra Sciacca e l'isola di Pantelleria.
 
Costituisce la bocca di un vulcano sommerso che, eruttando, nel 1831, vide l'isola crescere fino ad una superficie di circa 4 km2 e 65 m di altezza.
 
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 LA STORIA

 


Il 10 dicembre 1831 Benedetto Marzolla, dipendente dell'Officio Topografico del Regno delle Due Sicilie, pubblicò una Descrizione dell'Isola Ferdinandea nel mezzo-giorno della Sicilia, comunicando che il precedente 12 luglio un vulcano era emerso dal mare e, dopo numerose eruzioni, aveva lasciato un'isoletta.
 
Era un piccolo pianoro di sabbia nera e pesante, tanto friabile da non sostenere il peso di una persona; nel centro vi sorgeva un colle e poco discosto c'era un laghetto di acqua fumante, dall'acre odore di zolfo.

 
Si trovava sul banco detto dai Siciliani Secca di Mare o Secca del Corallo e dagli inglesi di Malta Banco di Graham, circa 30 miglia a sud di Sciacca.





 

 

Il canonico Arena scriveva che queste eruzioni “sono state sempre precedute da brevi scosse di terremoto che si sono susseguite con fortissimo fragore di boati”. Secondo l'Arena “testimoni dell'evento furono i capitani Trafiletti e Corrao, naviganti in quel mare (latitudine 37,11 nord e longitudine 12,44 est) che osservarono un getto d'acqua a cui tennero dietro colonne di fiamme e di fumo che si elevavano ad un'altezza di 550 metri circa. Il 16 luglio si vide emergere la testa di un vulcano in piena eruzione e il 18 lo stesso capitano Corrao, di ritorno, osservò il cono del vulcano che sporgeva dal mare. Presto si vide emergere un'isoletta che crebbe sempre in eruzione e raggiunse, il 4 agosto, una base di tre miglia di circonferenza ed un'altezza di sessanta metri, con due preminenze, una da levante ed una da tramontana, a guisa di due montagne legate insieme; con due laghetti bollenti”.
 
Non appena si diffuse la notizia dell'apparizione del piccolo lembo di terra, accorsero, ad osservare l'evento, navi e scienziati di vari Paesi, dal Regno delle Due Sicilie, alla Svizzera, alla Germania, alla Gran Bretagna.
 
Si susseguirono visite da parte di vari studiosi, tra cui il prof. Karl Hoffman, geologo dell'Università di Berlino, il fisico Domenico Scinò , il prof. Carlo Gemellaro, docente di Storia Naturale presso l'Università di Catania per osservare l'evento.
Poiché Re Ferdinando aveva da poco visitato Palermo, il prof. Carlo Gemellaro suggerì che l'isola gli fosse intitolata.
Per effetto di un regio decreto del 17 agosto, l'isola Ferdinandea fu annessa al Regno delle Due Sicilie.

 
 
 



 
 
 
 

L'isoletta suscitò anche l'interesse di alcune potenze straniere alla ricerca di avamposti strategici per gli approdi delle loro flotte mercantili e militari.
 
Così il 2 agosto l'Inghilterra prese possesso dell'isola chiamandola “Graham”, suscitando le proteste dei siciliani e dello scopritore capitano Corrao.
 
Il 26 settembre anche la Francia inviò un brigantino con a bordo il geologo Constant Prévost e il pittore Edmond Joinville, che realizzò i disegni dell’isola, per compiere rilievi e ricognizioni che evidenziarono frane sul terreno e pronosticarono il prossimo inabissamento dell’isola.
 
Come gli inglesi, anche i francesi non avevano chiesto alcun permesso al re Ferdinando II di Borbone, quale legittimo proprietario dell'isola, essendo questa sorta nella acque siciliane. Anzi i francesi la ribattezzarono “Iulia” in riferimento alla sua comparsa avvenuta nel mese di luglio, poi posero una targa a futura memoria e innalzarono sul punto più alto la bandiera francese.








 
Allora Ferdinando II inviò sul posto il capitano Corrao il quale, sceso sull'isola, piantò la bandiera borbonica battezzando l'isola “Ferdinandea” in onore del sovrano. Sembrava che l'evento non suscitasse altro clamore, invece giunse sul posto la marina britannica e fu deciso di rimettere la questione ai rispettivi governi.
 
A fine ottobre del 1831 il governo borbonico prendeva posizione ufficiale ricordando ai governi di Gran Bretagna e Francia che a norma del diritto internazionale la nuova terra apparteneva alla Sicilia. A quanto sembra però i due governi non risposero, e iniziarono le rivalità fra le due nazioni, entrambe interessate a favorire le loro posizioni strategiche nel Mediterraneo. Il 7 novembre un capitano inglese misurò di nuovo l'isola, che risultò ridotta ad un quarto di miglio con un'altezza di venti metri.
 
Il 16 novembre si scorgevano soltanto piccole porzioni e l'8 dicembre un capitano siciliano ne costatò la scomparsa, mentre alcune colonne d'acqua si alzavano e si abbassavano.
 
 
 
 
 


 

 

 

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Rotta qualche anno fa (probabilmente per colpa di un'ancora) è stata prontamente sostituita.

Successivamente il vulcano è rimasto dormiente per decenni con la cima circa 8 mt. sotto il pelo dell'acqua (il cosiddetto Banco di Graham nella cartografia ufficiale).

 

 

 




 

Nel 1986 fu erroneamente scambiato per un sottomarino libico e colpito da un missile della U.S. Air Force nella sua rotta verso Tripoli.

Nel 2002 una rinnovata attività sismica nella zona di Ferdinandea ha indotto i vulcanologi a speculare sopra un imminente nuovo episodio eruttivo con conseguente nuova emersione dell'isola.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Per evitare in anticipo una nuova disputa di sovranità, dei sommozzatori italiani hanno piantato un tricolore sulla cima del vulcano di cui si aspettava la riemersione. 

Però le eruzioni non si sono verificate e la cima di Ferdinandea rimane ancora circa 6 metri sotto il livello del mare.



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L’ISOLA CHE NON C’E’… ESISTE DAVVERO! Ecco tutta la storia dell’Isola Ferdinandea   Leave a comment

 


Se ne sono occupati gli storici, i geologi,
i politici, i diplomatici, i vulcanologi,
ma l'isola Ferdinandea ha tutti gli elementi
del mito e della leggenda.




 



C'E' DAVVERO…
L'ISOLA CHE… NON C'E!
ECCOLA… E'…

L'ISOLA FERDINANDEA

 
 
 



 
  

 
 
 
Nel web sono molti i siti di varie nazioni che ne parlano, alcuni in termini robustamente rivendicativi, essenzialmente sulla scorta – anacronistica – del fatto che, all'epoca della sua comparsa, l'Italia non era un'entità politica.
 
L'Isola Ferdinandea è conosciuta oggi come “Banco Graham”, ovvero una vasta piattaforma rocciosa a circa 6 metri dalla superfice marina tra Sciacca e l'isola di Pantelleria.
 
Costituisce la bocca di un vulcano sommerso che, eruttando, nel 1831, vide l'isola crescere fino ad una superficie di circa 4 km2 e 65 m di altezza.
 
Tuttavia essa era composta da materiale eruttivo chiamato tefra o tefrite, materiale facilmente erodibile dall'azione delle onde.
 
Alla conclusione dell'episodio eruttivo si verificò una rapida erosione e l'isola scomparve definitivamente sotto le onde nel gennaio del 1832, prima di ogni soluzione del problema sorto intorno alla sua sovranità .

 
 
 
 LA STORIA

 


Il 10 dicembre 1831 Benedetto Marzolla, dipendente dell'Officio Topografico del Regno delle Due Sicilie, pubblicò una Descrizione dell'Isola Ferdinandea nel mezzo-giorno della Sicilia, comunicando che il precedente 12 luglio un vulcano era emerso dal mare e, dopo numerose eruzioni, aveva lasciato un'isoletta.
 
Era un piccolo pianoro di sabbia nera e pesante, tanto friabile da non sostenere il peso di una persona; nel centro vi sorgeva un colle e poco discosto c'era un laghetto di acqua fumante, dall'acre odore di zolfo.

 
Si trovava sul banco detto dai Siciliani Secca di Mare o Secca del Corallo e dagli inglesi di Malta Banco di Graham, circa 30 miglia a sud di Sciacca.






 

 

Il canonico Arena scriveva che queste eruzioni “sono state sempre precedute da brevi scosse di terremoto che si sono susseguite con fortissimo fragore di boati”. Secondo l'Arena “testimoni dell'evento furono i capitani Trafiletti e Corrao, naviganti in quel mare (latitudine 37,11 nord e longitudine 12,44 est) che osservarono un getto d'acqua a cui tennero dietro colonne di fiamme e di fumo che si elevavano ad un'altezza di 550 metri circa. Il 16 luglio si vide emergere la testa di un vulcano in piena eruzione e il 18 lo stesso capitano Corrao, di ritorno, osservò il cono del vulcano che sporgeva dal mare. Presto si vide emergere un'isoletta che crebbe sempre in eruzione e raggiunse, il 4 agosto, una base di tre miglia di circonferenza ed un'altezza di sessanta metri, con due preminenze, una da levante ed una da tramontana, a guisa di due montagne legate insieme; con due laghetti bollenti”.
 
Non appena si diffuse la notizia dell'apparizione del piccolo lembo di terra, accorsero, ad osservare l'evento, navi e scienziati di vari Paesi, dal Regno delle Due Sicilie, alla Svizzera, alla Germania, alla Gran Bretagna.
 
Si susseguirono visite da parte di vari studiosi, tra cui il prof. Karl Hoffman, geologo dell'Università di Berlino, il fisico Domenico Scinò , il prof. Carlo Gemellaro, docente di Storia Naturale presso l'Università di Catania per osservare l'evento.
Poiché Re Ferdinando aveva da poco visitato Palermo, il prof. Carlo Gemellaro suggerì che l'isola gli fosse intitolata.
Per effetto di un regio decreto del 17 agosto, l'isola Ferdinandea fu annessa al Regno delle Due Sicilie.

 
 
 



 
 
 
 

L'isoletta suscitò anche l'interesse di alcune potenze straniere alla ricerca di avamposti strategici per gli approdi delle loro flotte mercantili e militari.
 
Così il 2 agosto l'Inghilterra prese possesso dell'isola chiamandola “Graham”, suscitando le proteste dei siciliani e dello scopritore capitano Corrao.
 
Il 26 settembre anche la Francia inviò un brigantino con a bordo il geologo Constant Prévost e il pittore Edmond Joinville, che realizzò i disegni dell’isola, per compiere rilievi e ricognizioni che evidenziarono frane sul terreno e pronosticarono il prossimo inabissamento dell’isola.
 
Come gli inglesi, anche i francesi non avevano chiesto alcun permesso al re Ferdinando II di Borbone, quale legittimo proprietario dell'isola, essendo questa sorta nella acque siciliane. Anzi i francesi la ribattezzarono “Iulia” in riferimento alla sua comparsa avvenuta nel mese di luglio, poi posero una targa a futura memoria e innalzarono sul punto più alto la bandiera francese.








 
Allora Ferdinando II inviò sul posto il capitano Corrao il quale, sceso sull'isola, piantò la bandiera borbonica battezzando l'isola “Ferdinandea” in onore del sovrano. Sembrava che l'evento non suscitasse altro clamore, invece giunse sul posto la marina britannica e fu deciso di rimettere la questione ai rispettivi governi.
 
A fine ottobre del 1831 il governo borbonico prendeva posizione ufficiale ricordando ai governi di Gran Bretagna e Francia che a norma del diritto internazionale la nuova terra apparteneva alla Sicilia. A quanto sembra però i due governi non risposero, e iniziarono le rivalità fra le due nazioni, entrambe interessate a favorire le loro posizioni strategiche nel Mediterraneo. Il 7 novembre un capitano inglese misurò di nuovo l'isola, che risultò ridotta ad un quarto di miglio con un'altezza di venti metri.
 
Il 16 novembre si scorgevano soltanto piccole porzioni e l'8 dicembre un capitano siciliano ne costatò la scomparsa, mentre alcune colonne d'acqua si alzavano e si abbassavano.
 
 
 
 
 


 

 

 

A scanso di equivoci i siciliani posero sulla superfice del banco Graham una targa in pietra tra le cui righe si legge che “[…] l'Isola Ferdinandea era e resta dei Siciliani”.

Rotta qualche anno fa (probabilmente per colpa di un'ancora) è stata prontamente sostituita.

Successivamente il vulcano è rimasto dormiente per decenni con la cima circa 8 mt. sotto il pelo dell'acqua (il cosiddetto Banco di Graham nella cartografia ufficiale).

 

 

 




 

Nel 1986 fu erroneamente scambiato per un sottomarino libico e colpito da un missile della U.S. Air Force nella sua rotta verso Tripoli.

Nel 2002 una rinnovata attività sismica nella zona di Ferdinandea ha indotto i vulcanologi a speculare sopra un imminente nuovo episodio eruttivo con conseguente nuova emersione dell'isola.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Per evitare in anticipo una nuova disputa di sovranità, dei sommozzatori italiani hanno piantato un tricolore sulla cima del vulcano di cui si aspettava la riemersione. 

Però le eruzioni non si sono verificate e la cima di Ferdinandea rimane ancora circa 6 metri sotto il livello del mare.



F I N E



Testo dal web con qualche modifica o integraz. – Impaginazione T.K.
 
 
 
 

CIAO DA TONY KOSPAN



IL GRUPPO DI FB

D'ARTE POESIA MUSICA ETC.
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Tutta la vera ma breve storia dell’isola che… non c’è! L’emersione e la reimmersione dell’Isola Ferdinandea   Leave a comment

 


Se ne sono occupati gli storici, i geologi,
i politici, i diplomatici, i vulcanologi,
ma l'isola Ferdinandea ha tutti gli elementi
del mito e della leggenda.



 


C'E' DAVVERO…
L'ISOLA CHE… NON C'E!
ECCOLA… E'…
L'ISOLA FERDINANDEA

 
 
 



 
  

 
 
 
Nel web sono molti i siti di varie nazioni che ne parlano, alcuni in termini robustamente rivendicativi, essenzialmente sulla scorta – anacronistica – del fatto che, all'epoca della sua comparsa, l'Italia non era un'entità politica.
 
L'Isola Ferdinandea è conosciuta oggi come “Banco Graham“, ovvero una vasta piattaforma rocciosa a circa 6 metri dalla superfice marina tra Sciacca e l'isola di Pantelleria.
 
Costituisce la bocca di un vulcano sommerso che, eruttando, nel 1831, vide l'isola crescere fino ad una superficie di circa 4 km2 e 65 m di altezza.
 
Tuttavia essa era composta da materiale eruttivo chiamato tefra o tefrite, materiale facilmente erodibile dall'azione delle onde.
 
Alla conclusione dell'episodio eruttivo si verificò una rapida erosione e l'isola scomparve definitivamente sotto le onde nel gennaio del 1832, prima di ogni soluzione del problema sorto intorno alla sua sovranità .

 
 
 
 LA STORIA

 

Il 10 dicembre 1831 Benedetto Marzolla, dipendente dell'Officio Topografico del Regno delle Due Sicilie, pubblicò una Descrizione dell'Isola Ferdinandea nel mezzo-giorno della Sicilia, comunicando che il precedente 12 luglio un vulcano era emerso dal mare e, dopo numerose eruzioni, aveva lasciato un'isoletta.
 
Era un piccolo pianoro di sabbia nera e pesante, tanto friabile da non sostenere il peso di una persona; nel centro vi sorgeva un colle e poco discosto c'era un laghetto di acqua fumante, dall'acre odore di zolfo.

 
Si trovava sul banco detto dai Siciliani Secca di Mare o Secca del Corallo e dagli inglesi di Malta Banco di Graham, circa 30 miglia a sud di Sciacca.

 

 
Il canonico Arena scriveva che queste eruzioni “sono state sempre precedute da brevi scosse di terremoto che si sono susseguite con fortissimo fragore di boati”. Secondo l'Arena “testimoni dell'evento furono i capitani Trafiletti e Corrao, naviganti in quel mare (latitudine 37,11 nord e longitudine 12,44 est) che osservarono un getto d'acqua a cui tennero dietro colonne di fiamme e di fumo che si elevavano ad un'altezza di 550 metri circa. Il 16 luglio si vide emergere la testa di un vulcano in piena eruzione e il 18 lo stesso capitano Corrao, di ritorno, osservò il cono del vulcano che sporgeva dal mare. Presto si vide emergere un'isoletta che crebbe sempre in eruzione e raggiunse, il 4 agosto, una base di tre miglia di circonferenza ed un'altezza di sessanta metri, con due preminenze, una da levante ed una da tramontana, a guisa di due montagne legate insieme; con due laghetti bollenti”.
 
Non appena si diffuse la notizia dell'apparizione del piccolo lembo di terra, accorsero, ad osservare l'evento, navi e scienziati di vari Paesi, dal Regno delle Due Sicilie, alla Svizzera, alla Germania, alla Gran Bretagna.
 
Si susseguirono visite da parte di vari studiosi, tra cui il prof. Karl Hoffman, geologo dell'Università di Berlino, il fisico Domenico Scinò , il prof. Carlo Gemellaro, docente di Storia Naturale presso l'Università di Catania per osservare l'evento.
Poiché Re Ferdinando aveva da poco visitato Palermo, il prof. Carlo Gemellaro suggerì che l'isola gli fosse intitolata.
Per effetto di un regio decreto del 17 agosto, l'isola Ferdinandea fu annessa al Regno delle Due Sicilie. 
 
 
 



 
 
 
 
L'isoletta suscitò anche l'interesse di alcune potenze straniere alla ricerca di avamposti strategici per gli approdi delle loro flotte mercantili e militari.
 
Così il 2 agosto l'Inghilterra prese possesso dell'isola chiamandola “Graham”, suscitando le proteste dei siciliani e dello scopritore capitano Corrao.
 
Il 26 settembre anche la Francia inviò un brigantino con a bordo il geologo Constant Prévost e il pittore Edmond Joinville, che realizzò i disegni dell’isola, per compiere rilievi e ricognizioni che evidenziarono frane sul terreno e pronosticarono il prossimo inabissamento dell’isola.
 
Come gli inglesi, anche i francesi non avevano chiesto alcun permesso al re Ferdinando II di Borbone, quale legittimo proprietario dell'isola, essendo questa sorta nella acque siciliane. Anzi i francesi la ribattezzarono “Iulia” in riferimento alla sua comparsa avvenuta nel mese di luglio, poi posero una targa a futura memoria e innalzarono sul punto più alto la bandiera francese.








 
Allora Ferdinando II inviò sul posto il capitano Corrao il quale, sceso sull'isola, piantò la bandiera borbonica battezzando l'isola “Ferdinandea” in onore del sovrano. Sembrava che l'evento non suscitasse altro clamore, invece giunse sul posto la marina britannica e fu deciso di rimettere la questione ai rispettivi governi.
 
A fine ottobre del 1831 il governo borbonico prendeva posizione ufficiale ricordando ai governi di Gran Bretagna e Francia che a norma del diritto internazionale la nuova terra apparteneva alla Sicilia. A quanto sembra però i due governi non risposero, e iniziarono le rivalità fra le due nazioni, entrambe interessate a favorire le loro posizioni strategiche nel Mediterraneo. Il 7 novembre un capitano inglese misurò di nuovo l'isola, che risultò ridotta ad un quarto di miglio con un'altezza di venti metri.
 
Il 16 novembre si scorgevano soltanto piccole porzioni e l'8 dicembre un capitano siciliano ne costatò la scomparsa, mentre alcune colonne d'acqua si alzavano e si abbassavano.
 
 
 
 
 


 

 

 

A scanso di equivoci i siciliani posero sulla superfice del banco Graham una targa in pietra tra le cui righe si legge che “[…] l'Isola Ferdinandea era e resta dei Siciliani”.

Rotta qualche anno fa (probabilmente per colpa di un'ancora) è stata prontamente sostituita.

Successivamente il vulcano è rimasto dormiente per decenni con la cima circa 8 mt. sotto il pelo dell'acqua (il cosiddetto Banco di Graham nella cartografia ufficiale).

 

 

 




 
Nel 1986 fu erroneamente scambiato per un sottomarino libico e colpito da un missile della U.S. Air Force nella sua rotta verso Tripoli.

Nel 2002 una rinnovata attività sismica nella zona di Ferdinandea ha indotto i vulcanologi a speculare sopra un imminente nuovo episodio eruttivo con conseguente nuova emersione dell'isola.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Per evitare in anticipo una nuova disputa di sovranità, dei sommozzatori italiani hanno piantato un tricolore sulla cima del vulcano di cui si aspettava la riemersione. 

Però le eruzioni non si sono verificate e la cima di Ferdinandea rimane ancora circa 6 metri sotto il livello del mare.


F I N E



Testo dal web con qualche modifica o integraz. – Impaginazione T.K.
 
 
 
 

CIAO DA TONY KOSPAN



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