Archivio per l'etichetta ‘senso della vita’
Se è vero che l’inizio della misurazione del tempo
ha origini molto antiche, forse babilonesi,
è nel mondo greco-romano che lo scorrere del tempo
assume una grandissima importanza.
Si narra che Plauto invocasse la maledizione degli dei
contro colui che installò per primo la meridiana in città per indicare l’ora
togliendo così la spensieratezza ai Romani.
Esaminiamo allora,
sul tema “tempo” e sui suoi effetti sulla nostra vita
(cosa di cui spesso discutiamo nel web),
la visione poetica e filosofica dei nostri antenati.

IL SENSO DEL TEMPO PER
I POETI E GLI SCRITTORI CLASSICI
Musica new age da ascoltare leggendo (se si vuole)
L’Uomo, il senso della caducità e della brevità dell’esistenza, con l’imperturbabile e ciclica Natura sullo sfondo, sono i protagonisti di una bellissima elegia (Frag. 2 West) di Mimnermo (VII-VI sec. a C.), in cui il poeta greco dipinge, toccando vette di intensissima drammaticità (riprese poi da Leopardi, frammento XLI dei Canti) tutta la fragilità dell’esistenza umana:
“Noi, quali le foglie che la primavera, stagione ricca di fiori, produce, quand’ecco che crescono ai raggi del sole: simili a queste per il tempo di un cubito dei fiori della giovinezza possiamo godere, ignorando da parte degli dei sia il bene che il male. Vicine dimorano le Sorti nere, l’una che tiene il termine della vecchiaia penosa, l’altra della morte.
Ma quando questo termine di stagione è trascorso, subito l’essere morti è meglio della vita: molti sono i mali nell’animo, talora i beni si dilapidano, ed i prodotti della povertà ci affliggono; uno sperimenta la mancanza dei figli, e scende sotto terra nell’Ade desiderandoli con tutto il cuore; un altro è consumato da una malattia che gli ruba l’animo; non esiste alcun mortale cui Zeus non dia molti mali”.
LA GIOVINEZZA
G. Leopardi
Ma la giovinezza onorata è cosa di breve durata come un sogno:
e la vecchiaia sgradevole ed informe subito incombe sul capo,
nemica e allo stesso tempo senza onore,
la vecchiaia che rende l’uomo irriconoscibile
ed annebbia gli occhi e la mente avvolgendoli.
|
La giovinezza – questa è la massima convinzione ed al contempo disperazione dei lirici greci – è solo un sogno di breve durata, afferma ancora Mimnermo in un celebre suo frammento (Mimn., Frag. 5):
“Ma la giovinezza onorata è cosa di breve durata come un sogno: e la vecchiaia sgradevole ed informe subito incombe sul capo, nemica e allo stesso tempo senza onore, la vecchiaia che rende l’uomo irriconoscibile ed annebbia gli occhi e la mente avvolgendoli”.
Il tema della fragilità della vita umana, espresso attraverso la caducità delle foglie su un ramo, pronte a cadere al primo alito di vento, sembra essere caro al modo di pensare dei greci e si trova ad esempio già nell’Iliade (VI, 144 e seguenti), dove Glauco così risponde a Diomede, con il quale sta per venire a duello:
“Magnanimo figlio di Tideo (Diomede), perchè mi domandi quale sia la mia stirpe? Come stirpi di foglie, così le stirpi degli uomini; delle foglie il vento getta alcune a terra, mentre altre sono nutrite al tempo di
primavera dalla selva in fiore; così le stirpi degli uomini: nasce una, l’altra scompare”.

Eraclito e Democrito – Bramante
Ora, sempre restando nel mondo ellenico, facciamo un piccolo excursus verso la filosofia che mostra l’enorme importanza abche per i pensatori dell’epoca della dimensione del Tempo… e parlando del famoso “Panta Rei”…
Panta rei os potamòs (dal greco πάντα ῥεῖ ὡς ποταμός), cioè… “Tutto scorre come un fiume” è il celebre aforisma attribuito ad Eraclito, ma in realtà mai esplicitamente formulato in questi termini da quel che si legge nei suoi scritti a noi pervenuti.
Eraclito (Efeso 535 a.C. – 475 a.C.) è considerato il filosofo del Divenire in contrapposizione con la filosofia dell’Essere di Parmenide e questa nota espressione nasce da una sintesi di un frammento del suo trattato “Sulla natura”:
« Non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell’impetuosità e della velocità del mutamento essa si disperde e si raccoglie, viene e va. » (91 Diels-Kranz).
Eraclito vuol evidenziare come l’uomo non possa mai fare la stessa esperienza per due volte, giacché ogni cosa è sottoposta alla legge inesorabile del tempo.
Louis Jean Francois Lagrenee – Malinconia
Ma torniamo alla Poesia… e torniamo al tema della caducità della vita umana… vista nel mondo latino.
Foglie al vento sono anche le anime dei defunti che si affollano sulle rive dell’Acheronte nell’Eneide:
“quam multae glomerantur aues, ubi frigidus annus trans pontum fugat et terris immittit apricis. stabant orantes primi transmittere cursum tendebantque manus ripae ulterioris amore” (Virgilio, Aen. VI, 311-314), immagine che sarà ripresa quasi testualmente anche da Dante per descrivere le anime in attesa del nocchiero Caronte in Inferno, 3.
DIVINA COMMEDIA – INFERNO – CANTO 3°
OMISSIS
“Ed ecco verso noi venir per nave
un vecchio, bianco per antico pelo,
gridando: «Guai a voi, anime prave!
Non isperate mai veder lo cielo:
i’ vegno per menarvi a l’altra riva
ne le tenebre etterne, in caldo e ‘n gelo.
E tu che se’ costì, anima viva,
pàrtiti da cotesti che son morti».
Ma poi che vide ch’io non mi partiva,
disse: «Per altra via, per altri porti
verrai a piaggia, non qui, per passare:
più lieve legno convien che ti porti».
E ‘l duca lui: «Caron, non ti crucciare:
vuolsi così colà dove si puote
ciò che si vuole, e più non dimandare”
|
Il tempo è poi l’ossessione di Orazio (Carmina II 14), che, in questi versi, ricorda come breve sia la vita dell’uomo prima che la vecchiaia e poi la morte lo colgano:
“Ohimè, Postumo, Postumo, gli anni si dissolvono fuggendo via a tradimento e la pietà non riuscirà a ritardare le rughe e la vecchiaia che incombe e la morte indomabile”.
E ancora, nello stesso carme, per rafforzare questa idea con un’immagine viva e dunque di intensa drammaticità, il poeta riprende:
“Il tuo erede, più degno di te, si prenderà le anfore di Cecubo che cento chiavi proteggono e di vino superbo colorerà il pavimento, un vino migliore di quello delle cene dei pontefici”.
Nello spreco che altri faranno di quanto faticosamente (e vanamente, perchè dalla morte e dall’oblio non c’è scampo) noi abbiamo accumulato c’è tutta la disperazione del poeta, che infatti, nel suo anelito di immortalità, nel suo desiderio di lasciare di sè memoria imperitura, affida le sue opere ai posteri.
Sempre Orazio a proposito del tempo:
“Mentre parliamo, già sarà fuggito il tempo invidioso : cogli il giorno, fidandoti il meno possibile del domani” (Carmina, I,11), forse nella scia di Simonide, che ricorda: “Da uomo quale sei, non dire mai quale sarà il domani; nè, vedendo un uomo felice, per quanto lo sarà. Neppure il guizzo della mosca dalle ali distese è così rapido” (Frag. 521/16, 615/110 Page).

Trionfo di Bacco ed Arianna – Carracci
Terminiamo questa breve analisi del tempo visto dai classici con la famosa poesia di Lorenzo de’ Medici… (Firenze, 1º gennaio 1449 – Firenze, 9 aprile 1492) che riprende alla grande il tema della fugacità della giovinezza… qui riportata, per brevità, solo nella mitica strofa.
Debbo dire che condivido in pieno il pensiero di Lorenzo ed ho sempre condiviso il… “carpe diem” anche se però… “ragionato“.
TRIONFO DI BACCO ED ARIANNA
« Quant’è bella giovinezza,
Che si fugge tuttavia!
Chi vuol essere lieto, sia:
Di doman non c’è certezza»
|
Libero adattamento del testo di “Antiquitas”
Impaginazione T.K.
Infine una poesia-riflessione di un grande autore molto più recente e Premio Nobel per la letteratura nel 1948 ma già considerato un classico.
IL TEMPO
Thomas Stears Eliot
Il tempo presente e il tempo passato
son forse presenti entrambi nel tempo futuro,
E il tempo futuro è contenuto nel tempo passato.
Se tutto il tempo è eternamente presente
tutto il tempo è irrimediabile.
“Ciò che poteva essere” è un’astrazione
che resta una possibilità perpetua
solo nel mondo delle ipotesi.
Ciò che poteva essere e ciò che è stato
tendono ad un solo fine, che è sempre presente.
Passi echeggiano nella memoria
lungo il corridoio che non prendemmo
verso la porta che non aprimmo mai
sul giardino delle rose:
Le mie parole echeggiano
Così nella vostra mente.
F I N E
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Devo dire che quando trovai queste riflessioni
del grandissimo scienziato del secolo scorso
le trovai molto interessanti e nel contempo mi sorpresero.
Non sapevo infatti che Einstein, avesse anche espresso
questa sua ampia personale visione della religione e della scienza,
e questo al di là delle valutazioni e delle idee di ciascuno di noi.
Albert Einstein
Ulma 14.3.1879 – Princeton 18.4.1955
In verità ho poi scoperto che spesso il più grande scienziato
del 20° secolo è intervenuto sui vari misteri della vita
esponendo il suo pensiero.
Ho trovato il brano nel web
ma ignoro dove e quando sia stato pubblicato il testo originario.
Dio e l’Universo
Albert Einstein
“Un essere umano è parte di un tutto che chiamiamo ‘universo’, una parte limitata nel tempo e nello spazio. Sperimenta se stesso, i pensieri e le sensazioni come qualcosa di separato dal resto, in quella che è una specie di illusione ottica della coscienza.
Questa illusione è una sorte di prigione che ci limita ai nostri desideri personali e all’affetto per le poche persone che ci sono più vicine. Il nostro compito è quello di liberarci da questa prigione, allargando in centri concentrici la nostra compassione per abbracciare tutte le creature viventi e tutta la natura nella sua bellezza.
Analizzando e valutando ogni giorno tutte le idee, ho capito che spesso tutti sono convinti che una cosa sia impossibile, finchè arriva uno sprovveduto che non lo sa e la realizza.
La mente intuitiva è un dono sacro e la mente razionale è un fedele servo. Noi abbiamo creato una società che onora il servo e ha dimenticato il dono.
La scienza senza la religione è zoppa. La religione senza la scienza è cieca.
La mia religione consiste di un’umile ammirazione per l’illimitato spirito superiore che rivela se stesso nei leggeri dettagli che siamo capaci di percepire con la nostra mente gracile e debole. Tanto più avanza l’ulteriore evoluzione del genere umano, tanto più certo mi sembra quel sentiero verso la genuina religiosità che non si adagia sulla paura della vita, sulla paura della morte e sulla fede cieca.
Ogni persona seriamente risoluta nella ricerca della scienza diventa convinta che nelle leggi dello Universo si manifesta uno spirito – uno spirito di gran lunga superiore a quello dell’uomo – e uno di fronte al quale noi, con i nostri modesti poteri, dobbiamo sentirci umili.
Il sentimento religioso degli scienziati prende la forma di un entusiastico stupore di fronte all’armonia della legge naturale, che rivela una intelligenza di tale superiorità che, comparati con essa, tutto il sistematico pensiero e l’azione del genere umano non ne sono che un riflesso completamente insignificante.
La cosa più bella che possiamo sperimentare è il mistero; esso è la sorgente di tutta la vera arte e la vera scienza. Tutto il nostro lodato progresso tecnologico – la nostra molta civiltà – è come la scure nella mano di un criminale patologico.
Dovremmo stare attenti a non fare dell’intelletto il nostro Dio; esso ha, certamente, muscoli potenti, ma nessuna personalità.
Chiunque si accinga a eleggere se stesso come giudice del vero e della conoscenza è affondato dalla risata degli Dei.
Quando la soluzione è semplice, Dio sta rispondendo. Dio non gioca a dadi con l’universo. Dio è sottile ma non è malizioso.
L’uomo che considera la propria vita e quella dei suoi simili senza senso non è soltanto sfortunato ma è quasi squalificato per vivere.
L’autentica religione è il vero vivente; vivente tutt’uno con l’anima, tutt’uno con la bontà e la rettitudine.
Due cose mi ispirano soggezione: i cieli stellati sopra e l’universo morale dentro.
Io non credo affatto in un Dio personale che giudica l’uomo per il suo operato.
Non posso immaginare un Dio che premi e punisca gli oggetti della sua creazione, i cui fini siano modellati sui nostri, un Dio, in breve, che non è che un riflesso della fragilità umana.”

CIAO DA TONY KOSPAN

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Devo dire che quando trovai queste riflessioni
del grandissimo scienziato del secolo scorso
le trovai molto interessanti e nel contempo mi sorpresero.
Non sapevo infatti che Einstein, avesse anche espresso
questa sua ampia personale visione della religione e della scienza,
e questo al di là delle valutazioni e delle idee di ciascuno di noi.
Albert Einstein
Ulma 14.3.1879 – Princeton 18.4.1955
In verità ho poi scoperto che spesso il più grande scienziato
del 20° secolo è intervenuto sui vari misteri della vita
esponendo il suo pensiero.
Ho trovato il brano nel web
ma ignoro dove e quando sia stato pubblicato il testo originario.
Dio e l’Universo
Albert Einstein
“Un essere umano è parte di un tutto che chiamiamo ‘universo’, una parte limitata nel tempo e nello spazio. Sperimenta se stesso, i pensieri e le sensazioni come qualcosa di separato dal resto, in quella che è una specie di illusione ottica della coscienza.
Questa illusione è una sorte di prigione che ci limita ai nostri desideri personali e all’affetto per le poche persone che ci sono più vicine. Il nostro compito è quello di liberarci da questa prigione, allargando in centri concentrici la nostra compassione per abbracciare tutte le creature viventi e tutta la natura nella sua bellezza.
Analizzando e valutando ogni giorno tutte le idee, ho capito che spesso tutti sono convinti che una cosa sia impossibile, finchè arriva uno sprovveduto che non lo sa e la realizza.
La mente intuitiva è un dono sacro e la mente razionale è un fedele servo. Noi abbiamo creato una società che onora il servo e ha dimenticato il dono.
La scienza senza la religione è zoppa. La religione senza la scienza è cieca.
La mia religione consiste di un’umile ammirazione per l’illimitato spirito superiore che rivela se stesso nei leggeri dettagli che siamo capaci di percepire con la nostra mente gracile e debole. Tanto più avanza l’ulteriore evoluzione del genere umano, tanto più certo mi sembra quel sentiero verso la genuina religiosità che non si adagia sulla paura della vita, sulla paura della morte e sulla fede cieca.
Ogni persona seriamente risoluta nella ricerca della scienza diventa convinta che nelle leggi dello Universo si manifesta uno spirito – uno spirito di gran lunga superiore a quello dell’uomo – e uno di fronte al quale noi, con i nostri modesti poteri, dobbiamo sentirci umili.
Il sentimento religioso degli scienziati prende la forma di un entusiastico stupore di fronte all’armonia della legge naturale, che rivela una intelligenza di tale superiorità che, comparati con essa, tutto il sistematico pensiero e l’azione del genere umano non ne sono che un riflesso completamente insignificante.
La cosa più bella che possiamo sperimentare è il mistero; esso è la sorgente di tutta la vera arte e la vera scienza. Tutto il nostro lodato progresso tecnologico – la nostra molta civiltà – è come la scure nella mano di un criminale patologico.
Dovremmo stare attenti a non fare dell’intelletto il nostro Dio; esso ha, certamente, muscoli potenti, ma nessuna personalità.
Chiunque si accinga a eleggere se stesso come giudice del vero e della conoscenza è affondato dalla risata degli Dei.
Quando la soluzione è semplice, Dio sta rispondendo. Dio non gioca a dadi con l’universo. Dio è sottile ma non è malizioso.
L’uomo che considera la propria vita e quella dei suoi simili senza senso non è soltanto sfortunato ma è quasi squalificato per vivere.
L’autentica religione è il vero vivente; vivente tutt’uno con l’anima, tutt’uno con la bontà e la rettitudine.
Due cose mi ispirano soggezione: i cieli stellati sopra e l’universo morale dentro.
Io non credo affatto in un Dio personale che giudica l’uomo per il suo operato.
Non posso immaginare un Dio che premi e punisca gli oggetti della sua creazione, i cui fini siano modellati sui nostri, un Dio, in breve, che non è che un riflesso della fragilità umana.”

CIAO DA TONY KOSPAN

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Questo è un brano di prosa
che considero davvero sublime
ed il cui contenuto condivido in pieno.
L’autore è Henry Miller
famoso scrittore statunitense
Ma eccolo… leggiamolo… merita davvero.
LA CASA – LE REGOLE – LA PACE…
Henry Miller
Considero casa mia il mondo intero.
Io abito sulla terra, ma in una zona particolare
etichettata America, Francia, Germania, Russia…..
Sono leale all’umanità
non a un particolare paese, razza o popolo.
Rispondo a Dio,
non al Presidente degli Stati Uniti,
chiunque egli sia.
Sono qui sulla terra
per realizzare il mio destino personale.
Il mio destino è legato a quello di ogni creatura vivente
che abita questo pianeta
forse anche quelli di altri pianeti, chissà…
Mi rifiuto di mettere a repentaglio il mio destino
considerando la vita entro i limiti delle anguste regole
che sono state concepite per circoscriverla.
Dissento dal modo corrente di vedere le cose,
per quanto concerne
la religione, la società e il nostro benessere.
Cercherò di vivere la mia vita
secondo la visione che ho delle cose eterne.
Io auguro ”Pace a tutti voi”,
e se non la trovate è perché non l’avete cercata.
Testo dal web – Impagin. t.k.
Post copiatissimo da siti e blog
tutto intero con immagini e commento
e senza alcun riferimento a questo blog!!!!!
Questa però è la versione aggiornata.
Ciao da Tony Kospan
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IN QUESTA PICCOLA GRANDE POESIA
UN SUGGESTIVO PENSIERO SUL SENSO DELLA VITA


-
-
Come sempre la poesia Sufi con poche parole
-
ci apre un mondo ed in questo caso
-
un mondo di Idee e di Riflessioni.

Debbo dire che, oltre a subire il fascino dei versi,
mi sento molto vicino ai concetti filosofici
espressi dall’Autore.

Hazrat Inayat Khan
L’autore, Vadodara 1882 – Nuova Delhi 1927,
è stato un mistico indiano.
Nato in una famiglia di musicisti
abbandonò la musica per dedicarsi alla diffusione
del pensiero e della poetica SUFI.
HO CONOSCIUTO
Ho conosciuto bene e male, peccato e virtù,
giustizia e ingiustizia;
ho giudicato e sono stato giudicato;
sono passato attraverso la nascita e la morte,
attraverso la gioia e il dolore,
il cielo e l’inferno
e alla fine ho capito
che io sono nel tutto
e il tutto è in me.

CIAO DA TONY KOSPAN



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Poesia, erroneamente attribuita da tantissimi,
ed anche da qualche autorevole autore,
a Jorge Luis Borges.
La storia di questa poesia
è in parte nota
ed in parte avvolta nel mistero.
Sembra che più mani, in diversi tempi,
abbiano partecipato alla sua stesura
rendendola davvero sublime e profonda.
Per questo possiamo soprassedere
senza problemi
sulla sua misteriosa paternità.
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ISTANTI
– BELLISSIMO BRANO POETICO SUL SENSO DELLA VITA –
I versi mostrano considerazioni sulla vita,
quasi tutte, a mio parere, condivisibili,
che appaiono soprattutto scritte con amore,
sì, con amore, un grande amore per la vita.
Ritengo dunque che questa possa a pieno titolo,
nonostante l’incertissima paternità,
far parte del gruppo delle grandi poesie
che hanno per tema il senso della vita.
Infatti è amatissima e diffusissima
soprattutto nel web.
Se ci va leggiamola ascoltando questa musica.
(new age)
ISTANTI
Se io potessi vivere un’altra volta la mia vita
nella prossima cercherei di fare più errori
non cercherei di essere tanto perfetto,
mi negherei di più,
sarei meno serio di quanto sono stato,
difatti prenderei pochissime cose sul serio.
Sarei meno igienico,
correrei più rischi,
farei più viaggi,
guarderei più tramonti,
salirei più montagne,
nuoterei più fiumi,
andrei in posti dove mai sono andato,
mangerei più gelati e meno fave,
avrei più problemi reali e meno immaginari.
Io sono stato una di quelle persone che ha vissuto sensatamente
e precisamente ogni minuto della sua vita;
certo che ho avuto momenti di gioia
ma se potessi tornare indietro
cercherei di avere soltanto buoni momenti.
Nel caso non lo sappiate, di quello è fatta la vita,
solo di momenti, non ti perdere l’oggi.
Io ero uno di quelli che mai andava in nessun posto senza un termometro,
una borsa d’acqua calda, un ombrello e un paracadute;
una borsa d’acqua calda, un ombrello e un paracadute;
se potessi vivere di nuovo
comincerei ad andare scalzo all’inizio della primavera
e continuerei così fino alla fine dell’autunno.
Farei più giri nella carrozzella,
guarderei più albe e giocherei di più con i bambini,
se avessi un’altra volta la vita davanti.
Ma guardate, ho 85 anni e so che sto morendo.

CIAO DA TONY KOSPAN
POESIE E CULTURA VARIA?
UN MODO DIVERSO DI VIVERLE
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Un piccolo, ma nello stesso tempo grande,
pensiero sul senso della vita… di Paulo Coelho…
che condivido.
Dopo averlo letto mi farebbe piacere conoscere
il vostro pensiero.
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ISTANTI
Paulo Coelho (L’Aleph)
La nostra vita è un viaggio ininterrotto
dalla nascita fino alla morte.
Il paesaggio muta, le persone cambiano,
i bisogni si trasformano, ma il treno prosegue.
La vita è il treno, non la stazione ferroviaria.
Cosa ne pensate?
CIAO DA TONY KOSPAN
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LA POESIA E LA CULTURA
IN TUTTE LE LORO FORME
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Questo breve, sublime e poetico passo di Gibran
è degno di grande considerazione ed interesse…
ed è per questo lo sottopongo alla vostra lettura…
In seguito però dirò il mio pensiero.
LA VITA E’ UN’ISOLA
Kahlil Gibran
La vita è un’isola in un oceano di solitudine:
le sue scogliere sono le speranze,
i suoi alberi sono i sogni,
i suoi fiori sono la vita solitaria,
i suoi ruscelli sono la sete.
La vostra vita, uomini,
miei simili,
è un’isola,
distaccata da ogni altra isola e regione.
Non importa quante siano le navi
che lasciano le vostre spiagge per altri climi,
non importa quante siano le flotte
che toccano le vostre coste: rimanete isole,
ognuna per proprio conto,
a soffrire le trafitture della solitudine
e sospirare la felicità.
Siete sconosciuti agli altri uomini
e lontani dalla loro comprensione
e partecipazione.
A mio modestissimo parere, Gibran,
di cui ammiro le tante bellissime poesie,
tra l’altro sovente di umore molto diverso,
è qui davvero esageratamente pessimista
e la prima affermazione
è già una tremenda sintesi.
La vita è un’isola in un oceano di solitudine
Sembra dunque che egli non veda nessun legame
tra le persone… se non i sogni.
In effetti, se è pur vero
che ciascuno di noi è un “unicum“,
tuttavia non possiamo non renderci conto
che gli altri “unicum“
che sono i nostri simili
hanno tantissimi punti in comune con noi
dai sensi, ai sentimenti, ai pensieri,
alla fisicità, alle emozioni… etc
Inoltre benché io non abbia affatto
il mito della Bellezza della Società Umana…
(anzi)tuttavia essa, pur barcollando spesso,
soprattutto riguardo ai principi morali
e sul rispetto della natura
comunque ha consentito
il progresso e l’evoluzione del pensiero.
Piero di Cosimo – Storie dell’umanità primitiva
Questo quindi,
nonostante tutte le dolorose situazioni
esistite, che esistono ed esisteranno nel mondo,
depone comunque, a mio parere,
in favore della constatazione della
fratellanza umana
(tuttavia sempre da ricercare e difendere)
anche per la semplice constatazione
dell’identico destino che ci accomuna tutti.
Diversa è invece la visione dell’uomo-isola
che ci dà nei suoi versi John Donne
(spesso da me proposti)
che pur partendo da una visione simile
giunge però poi sempre a conclusioni diverse
se non opposte.
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Mi farebbe piacere conoscere il vostro pensiero…
Chi desiderasse legger l’opposta… visione
di John Donne…
nella poesia… NESSUN UOMO E’ UN’ISOLA
alla quale mi sento più vicino…
può cliccar qui giù 
Ciaoooooo da Orso Tony

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Ecco un passo che mi ha incuriosito
in quanto naviga in floreali… ipotesi suggestive…
e per questo ve lo propongo.

LA VITA E’ UN FIORE

E’ davvero suggestivo ma ovviamente
va interpretato con serena e simpatica leggerezza.
LA VITA E’ UN FIORE
Cos’è un fiore?
E’ un organo sessuale che sboccia, si rende attraente con la forma, il colore, il profumo.
E’ un mezzo di trasmissione di vita.
Cos’ha a che vedere coi cadaveri, rimasugli di corpi ormai senza vita?
Che significa portare fiori nei cimiteri?
Illusione di portare vita a qualcosa che vita non ha più.
Chi ha lasciato il corpo vive in un’altra dimensione nella quale i mezzi di trasmissione sono i pensieri.
E allora, invece di un fiore, manda un pensiero d’amore.
Ti darà la coscienza della continuazione di un rapporto la cui espressione fisica è stata solo un episodio, ma che, su altri piani, continua ad essere vivo, così come la parte che recita un attore è solo un particolare della sua vita: poi lascia il palcoscenico e continua la sua esistenza.
Creare significa far vivere per sempre; manifestare significa dare aspetti diversi ad una stessa creazione.
Tu sei eterno, non dare troppa importanza a questa tua parentesi terrena; intendila per quello che è: un modo per trasferire l’amore di cui sei fatto nel mondo materiale.
Su questa terra sei come un fiore: sei sbocciato, hai vissuto la tua parte di piena maturità, hai attratto qualcuno ed ora ti avvii alla fase del declino.
Non hai più molto tempo per trasmettere amore.
Non l’hai mai trasmesso?
Comincia ora prima che tu non ne sia più capace.
Hai dato amore?
E allora continua a darne: gli altri si aspettano che tu gliene dia sempre.
E ricordati che, se è importante come sei stato nella tua fase di infiorescenza, ancora più importante è lo stato in cui ti troverai quando ti staccherai dalla pianta:
se morirai amando, quanto amore avrai nella nuova vita?

Mah… cosa ne pensiamo?
TESTO DA LA STAZIONE CELESTE – IMPAGIN. T.K.
CIAO DA TONY KOSPAN

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Tra le poesie che definisco ”sublimi”,
intendendo con questo termine poesie
che uniscono alla bellezza dei versi
anche profondità di pensiero, riflessioni sulla vita, etc…,
non può mancare questa del mitico Neruda…
In molti pensano che Neruda abbia scritto solo
poesie bellissime d’amore… mentre ha in realtà
scritto anche opere di carattere morale e sociale…
di cui, tra l’altro, andava più fiero che delle prime.
Questa, che è di genere morale ed introspettivo,
ci sorprende favorevolmente.
CHIEDO SILENZIO
– NERUDA –
– SUBLIME POESIA MORALE –
Può sembrare all’inizio una poesia triste
di una persona che dà l’addio al mondo,
ma poi si apre in un affresco in cui è dipinta,
in modo chiaro e lucido,
la sua idea delle stagioni della vita… dell’amore…
ed in definitiva la sua visione del senso del nostro vivere.
Visione che appare quasi filosofica o religiosa
con la suggestiva affermazione di un eterno ciclo
nel quale la nascita ci porta sempre alla morte
e nel quale la morte ci porta sempre ad una nuova nascita.
Il Poeta dunque, pur facendo un resoconto della sua vita,
non si lascia trascinare nella malinconia dei ricordi
né dal pessimismo del pensiero sul destino dell’uomo.
Anzi, grazie anche alla proclamazione
del suo amore per Matilde (Urrutia),
che considera la donna del suo destino,
la poesia raggiunge anche un grande vigore lirico.
In ultima analisi a me sembra
che la poesia contenga, pur nel parlare di commiato,
un sereno ed innamorato abbraccio alla vita
in ogni suo aspetto.
CHIEDO SILENZIO
Pablo Neruda
Ora, lasciatemi tranquillo.
Ora, abituatevi senza di me.
Io chiuderò gli occhi
E voglio solo cinque cose,
cinque radici preferite.
Una è l’amore senza fine.
La seconda è vedere l’autunno.
Non posso vivere senza che le foglie
volino e tornino alla terra.
La terza è il grave inverno,
la pioggia che ho amato, la carezza
del fuoco nel freddo silvestre.
La quarta cosa è l’estate
rotonda come un’anguria.
La quinta cosa sono i tuoi occhi.
Matilde mia, beneamata,
non voglio dormire senza i tuoi occhi,
non voglio esistere senza che tu mi guardi:
io muto la primavera
perché tu continui a guardarmi.
Amici, questo è ciò che voglio.
E’ quasi nulla e quasi tutto.
Ora se volete andatevene.
Ho vissuto tanto che un giorno
dovrete per forza dimenticarmi,
cancellandomi dalla lavagna:
il mio cuore è stato interminabile.
Ma perché chiedo silenzio
non crediate che io muoia:
mi accade tutto il contrario:
accade che sto per vivere.
Accade che sono e che continuo.
Non sarà dunque che dentro
di me cresceran cereali,
prima i grani che rompono
la terra per vedere la luce,
ma la madre terra è oscura:
e dentro di me sono oscuro:
sono come un pozzo nelle cui acque
la notte lascia le sue stelle
e sola prosegue per i campi.
E’ che son vissuto tanto
e che altrettanto voglio vivere.
Mai mi son sentito sé sonoro,
mai ho avuto tanti baci.
Ora, come sempre, è presto.
La luce vola con le sue api.
Lasciatemi solo con il giorno.
Chiedo il permesso di nascere.
Come sempre mi piacerebbe conoscere anche il vostro parere…
CIAO DA TONY KOSPAN
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