Archivio per 24 Maggio 2011

IL GRANDE SPIRITO PARLA AL NOSTRO CUORE…   Leave a comment

 

 

 

 

 

Una bella ed a mio parere… vera… riflessione
sulla differente visione della vita
tra i Pellerossa e l’Uomo Bianco…
ed i primi appaiono ben più vicini di noi
allo spirito della Natura…
ed al rispetto per il Pianeta che ci ospita…
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 

 

 

IL GRANDE SPIRITO PARLA AL NOSTRO CUORE…

 
 
Un indiano Taos Pueblo incontrò un giorno il più famoso discepolo di Freud, Carl Gustav Jung, il quale era alla ricerca della propria ombra, e gli disse:
«I bianchi vogliono sempre qualcosa. Ma che cosa cercano? I bianchi vogliono sempre qualcosa. Sono sempre inquieti, turbati. Non sappiamo cosa vogliono. Non li comprendiamo. Pensiamo siano pazzi».

Nelle parole dell’indiano Jung trovò conferma di ciò che aveva già da tempo intuito: il mondo dell’uomo bianco è Koyaanisqatsi, un mondo disarmonico, privo di equilibrio.
Un mondo malato al quale la saggezza degli Indiani d’America può recare giovamento. Affinché l’uomo bianco possa vivere dentro le stagioni, nel cuore della vita, in armonia con se stesso e con la natura.

Nella cultura indiana il percorso di risanamento dell’anima ha delle tappe ben precise che devono essere rispettate: innanzitutto le quattro direzioni dei punti cardinali e, poi, il rapporto con la terra come madre dell’universo e con il cielo come dimora degli spiriti. Il processo si completa nel cerchio sacro, una forma che diventa il simbolo dell’armonia tra gli uomini e ciò che li circonda.
Questo viaggio senza fine, perché il miglioramento fisico, emotivo, mentale e spirituale non può mai essere completato, è lo scopo dell’esistenza di ogni Indiano, qualunque sia il gruppo tribale d’appartenenza.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Le quattrocento nazioni originarie del continente nordamericano erano caratterizzate da differenze marcatissime a livello geografico, sociale, linguistico e culturale. I Lakota-Sioux si muovevano liberamente nel grande `oceano d’erba’, le praterie e pianure sconfinate che si estendevano dalla Valle del Mississippi alle Montagne Rocciose. Erano nomadi che, spostando le proprie tende (tipi), seguivano le migrazioni del bisonte in cerca di nuovi pascoli. Gli Zuni e gli Hopi, stanziati nell’arida terra del sud-ovest americano, ricavarono le loro case dal deserto. I Cherokee praticavano l’agricoltura. Avevano un sistema sociale preciso basato su principi democratici e si organizzarono in insediamenti piuttosto ampi. Gli Tsimshian vivevano sulle coste nordoccidentali del Canada. I Chippewa e i Wintu appartenevano al gruppo degli Indiani dei boschi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ma un filo comune emerge dalle loro parole, dal ricchissimo patrimonio orale di canti, miti, leggende, narrazioni sacre e profane: la consapevolezza che la Terra è madre e deve essere rispettata. La meta di questa avventura spirituale è la comprensione che l’uomo è parte integrante di un cerchio che comprende le piante, gli animali, i minerali, la Terra, il Cielo, l’acqua, le stelle, la notte e il giorno, la Luna e il Sole. Il corpo umano è tutt’uno con la terra che lo nutre e lo sostiene: «Noi siamo la terra. Noi le apparteniamo. Noi siamo una parte della terra e la terra fa parte di noi. I fiori profumati sono nostri fratelli. Il cervo, il cavallo, la grande aquila sono nostri fratelli. Le coste rocciose, il verde dei prati, il calore dei pony e l’uomo appartengono tutti alla stessa famiglia». Non c’è separazione tra mondo naturale e mondo umano. L’uomo non è il Signore del Creato e il mondo non è a suo beneficio. Ogni creatura ha un eguale diritto all’esistenza e merita rispetto semplicemente perché è viva. Il ritmo della natura porta la salute, l’equilibrio, l’armonia la bellezza. Il ciclo annuale delle stagioni è garanzia di ordine e di benessere: il tepore primaverile verrà sempre a riscattare il gelo invernale.
Non bisogna spezzare il fluire del cielo naturale, altrimenti ne deriveranno malattia, paura, incubi e insicurezza.
La natura batte il tempo, il suo orologio regola la vita del pianeta e dell’uomo.
L’uomo non stabilisce quindi solamente un rapporto equilibrato con la natura ma arriva a conoscere se stesso grazie a questa armonia.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Joseph Bruhac ci racconta una storia che riassume questo viaggio interiore:
 «Dopo che Wakan Tanka, il Grande Spirito, ebbe messo in ordine le altre sei direzioni, l’est, il sud, l’ovest, il nord, il cielo e la terra, restava sempre una direzione senza destinazione. Ma poiché la settima direzione era la più potente di tutte, in quanto racchiudeva la saggezza e la forza più grandi, Wakan Tanka, il Grande Spirito, desiderò metterla in un luogo dove non sarebbe stato facile trovarla.
Ecco perché la nascose nell’ultimo posto dove gli uomini generalmente pensano di guardare: nel loro cuore».
Nonostante siano stati privati della propria terra, della propria cultura e della propria identità, gli Indiani d’America sono riusciti a trasmettere la loro fede in questo modo di vivere. Hanno parlato con il cuore , di padre in figlio, per indicare il sentiero che porta alla rigenerazione e la loro voce è rimasta.
 
Anche con queste parole:
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Accanto alla montagna,
spianato
dai nostri passi,
il terreno del campo risuona.
Ti dice: la terra è un tamburo,
pensaci.
Noi, per seguirne il ritmo,
dobbiamo fare attenzione ai nostri passi.
 
 
 
 
 
 
 

 
 
TESTO DAL WEB – IMPAGINAZIONE T.K.

 

 

 

QUESTO POST… CON IMMAGINI ED IMPOSTAZIONI… E' TRA I MIEI PIU' COPIATI…

 PREGO CHI COPIA DI INDICARE ALMENO IL BLOG

TONY KOSPAN

 

 

 

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TONY KOSPAN

 

LA SFIDA DEL RE AI SUOI 3 FIGLI – OSHO – FAVOLA DI SAGGEZZA   Leave a comment

 
 
 
 
 
LA SFIDA DEL RE AI SUOI 3 FIGLI
 
 OSHO
 
 
 

 

 

 

Un grande re aveva tre figli, e voleva sceglierne uno come erede. Era in difficoltà , perché tutti e tre erano molto intelligenti, molto coraggiosi.
Chi scegliere? Si rivolse dunque a un saggio, che gli suggerì un'idea!

Il re tornò a palazzo e convocò i tre figli. Diede a ciascuno di loro una borsa contenente dei semi, e disse loro che sarebbe partito per un pellegrinaggio:
“Starò via qualche anno: uno, due, tre, forse di più. E per voi questa sarà una prova: quando torno, mi dovrete ridare questi semi. E chi di voi li proteggerà meglio, sarà il mio erede!” Poi partì per il pellegrinaggio.

Il primo figlio pensò: “Cosa dovrei fare con questi semi?” E convinto di fare la cosa migliore, per proteggerli meglio da qualsiasi cosa, li chiuse in uno scrigno di ferro, in modo da poterli rendere intatti al ritorno del padre.

Il secondo pensò: “Se li rinchiudo come ha fatto mio fratello, moriranno.E un seme morto non è affatto un seme. Mio padre potrebbe obiettare: “Io ti ho dato dei semi vivi, che potevano crescere, mentre questi sono morti:
ora non potranno più crescere” Per cui andò al mercato e li vendette, e conservò il denaro, pensando: “Quando mio padre tornerà, andrò al mercato, comprerò nuovi semi e gliene ridarò di migliori.”

Ma fu il terzo a fare la cosa migliore. Andò in giardino e li seminò.

 

 

 

 

 

 

Tre anni dopo, quando il padre tornò, il primo figlio aprì lo scrigno. Quei semi erano tutti morti, puzzavano, e il padre disse: “Cosa? Sono forse questi i semi che ti ho dato? Avevano la possibilità di fiorire e donare una fragranza
squisita, mentre questi puzzano; no, questi non sono i miei semi!”

Andò dal secondo figlio che si precipitò al mercato, comprò semi nuovi e tornò a casa, dicendo: “Ecco i tuoi semi!.” E il padre commentò: “La tua idea è migliore di quella di tuo fratello, ma non sei ancora abile come io vorrei che fossi!”

Quando andò dal terzo, il padre sperava e trepidava al pensiero di ciò che aveva potuto fare. E il terzo figlio lo condusse in giardino dove erano spuntate milioni di piante, e milioni di fiori.

Il figlio disse: “Questi sono i semi che mi hai dato. Non appena le piante saranno adulte, li raccoglierà e te li restituirà. Adesso stanno ancora maturando!”

Il re disse: “Tu sei il mio erede. Ecco come ci si deve comportare con i semi!” .

 

 

 

 

Ricorda: il seme non è mai in pericolo. Che pericolo potrà mai esserci per il seme? è assolutamente protetto. Viceversa, la pianta è sempre in pericolo, perché è delicata. Il seme è simile a una pietra, è duro, è nascosto all'interno
di una scorza. Viceversa la pianta deve attraversare mille e un rischio.
E non tutte le piante raggiungeranno la vetta, la cima dove fioriranno dando vita a un'infinità di fiori!

Pochissimi esseri umani raggiungono il secondo stadio e pochissimi di coloro che lo raggiungono, arrivano al terzo, lo stadio della fioritura. Come mai non ci riescono? A causa dell'avidità, a causa dell'avarizia, della loro incapacità a condividere, a causa di questa condizione di non amore.

Occorre coraggio per diventare una pianta, e occorre amore per diventare un fiore. Il fiore indica che l'albero sta aprendo il suo cuore, sta sprigionando il suo profumo, donando la sua anima, riversando il suo essere nell'esistenza.

 

 

 

 

Non restare un seme. Raccogli coraggio: il coraggio di lasciar cadere l'ego, il coraggio di abbandonare ogni sicurezza, il coraggio di lasciare tutto ciò che ti rende sicuro, il coraggio di essere vulnerabile .

 

 

 

 

DAL WEB – IMPAGIN. T.K.

 

CIAO DA TONY KOSPAN

 

 

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IN FACEBOOK UN… SALOTTINO… CULTURALE…

HO INCONTRATO – V. HUGO – FELICE NOTTE IN MINIPOESIA   5 comments

 
 
Divisorio
 
 
 
 
 
 
HO INCONTRATO
Victor Hugo
 
Ho incontrato in strada
un giovane poverissimo
che era innamorato.
Aveva un vecchio cappello,
la giacca logora;
l’acqua gli passava
attraverso la suola delle scarpe
e le stelle
attraverso l’anima.
 
 
 

 

 

da Tony Kospan

 

 

 

 

Pubblicato 24 Maggio 2011 da tonykospan21 in BUONANOTTE IN MINIPOESIA, Senza categoria

LA FAMOSA “NINNA NANNA DE LA GUERRA” DI TRILUSSA   1 comment

 
 
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NINNA NANNA DE LA GUERRA
Trilussa
 
 

Carlo Alberto Salustri, in arte Trilussa 
(Roma, 26 ottobre 1871 – 21 dicembre 1950)

 

LA GRAFFIANTE E FAMOSA NINNA NANNA DI TRILUSSA…
AMARA, SEPPUR IRONICA, ANALISI STORICA SULLA GUERRA
 
 
PER CERTI VERSI APPARE ANCHE PROFETICA…
E CI SVELA I DIVERSI INGANNI DEI POTENTI
CHE VEDIAMO ANCOR AI NOSTRI TEMPI…
 
 
ECCOLA RECITATA
IN MODO CHIARO… E COINVOLGENTE…
 
 
 
 
 
 
 
Sono passati quasi cento anni…
ma seppur cambiata molto è la cornice…
la sostanza non lo è poi tanto…
 
 
 
 
 
 
 
 
Per chi desidera leggerla con calma ecco il testo…
 
 
LA NINNA NANNA DE LA GUERRA
Trilussa – ottobre 1914
 
Ninna nanna, nanna ninna,
er pupetto vô la zinna1:
dormi, dormi, cocco bello,
sennò chiamo Farfarello2
Farfarello e Gujrmone3
Gujermone e Ceccopeppe4
che se regge co’ le zeppe,
co’ le zeppe d’un impero
mezzo giallo e mezzo nero.
Ninna nanna, pija sonno
ché se dormi nun vedrai
tante infamie e tanti guai
che succedeno ner monno
fra le spade e li fucilli
de li popoli civilli…
Ninna nanna, tu nun senti
li sospiri e li lamenti
de la gente che se scanna
per un matto che commanna;
che se scanna e che s’ammazza
a vantaggio de la razza…
o a vantaggio d’una fede
per un Dio che nun se vede,
ma che serve da riparo
ar Sovrano macellaro.
Ché quer covo d’assassini
che c’insanguina la terra
sa benone che la guerra
è un gran giro de quatrini
che prepara le risorse
pe’ li ladri de le Borse.
Fa’ la ninna, cocco bello,
finché dura ‘sto macello:
fa’ la ninna, ché domani
rivedremo li sovrani
che se scambieno la stima
boni amichi come prima.
So’ cuggini e fra parenti
nun se fanno comprimenti:
torneranno più cordiali
li rapporti personali.
E riuniti fra de loro
senza l’ombra d’un rimorso,
ce faranno un ber discorso
su la Pace e sul Lavoro
pe’ quer popolo cojone
risparmiato dar cannone!

 

 

 
 
 
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CIAO DA ORSO TONY

 

 

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TONY KOSPAN
 

Pubblicato 24 Maggio 2011 da tonykospan21 in POESIA MONDO E GRANDI POESIE, Senza categoria

DOLCE E’ IL BACIO DI EUROPA – SUBLIME ANTICA PICCOLA POESIA   3 comments

 
 
 
 
 
 
 
 
 
Questo epigramma di Rufino, poeta greco del II secolo d. C.,
emana una delicatissima ma profondissima sensualità…
 
 
La leggerezza, impalpabile quasi, del verso
ci porta per converso
ad immaginare un’immensa onda di emozioni
che uniscono in un tutt’uno sublime
amor spirituale e fisico…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Non serve al poeta dire altro…
le bocche unite in un vero bacio d’amore…
nel loro silenzio… parlano… eccome…
il linguaggio eterno
dell'Amore e dello spirito dell’Universo…
 
 
 
 
IL MITO
 
 
 
 
 
 
 
Europa è una figura leggendaria
della mitologia Greca (e non solo…).
 
 
Nel mito è una ragazza rapita da Zeus (Giove)
che le si era presentato travestito da toro mansueto…
al punto che la ragazza volle cavalcarlo…
 
 
Dopo una lunghissima cavalcata
Zeus  si fece conoscere
e lei se ne innamorò…
 
 
 
 

 
 
 
 

E’ bello ricordare che il nostro continente
prende nome proprio da questo mito…
 
 
 
 
LA POESIA
 
 
 
 
 
 
 
DOLCE E’ IL BACIO DI EUROPA
 
Rufino
 
 
Dolce è il bacio di Europa,
anche se tocca appena le labbra,
dolce anche se sfiora appena la bocca;
non è alle labbra che s’accosta,
ma preme la bocca,
e dal profondo rapisce l’anima intera
 
 
 
 
 
 
 
 
Come sempre mi piacerebbe conoscere
il Vs pensiero…
 
 
 
Ciao da Tony Kospan
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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UN DIVERSO MODO DI VIVERLA
TONY KOSPAN

SONETTO DEL DOLCE LAMENTO – G. LORCA – FELICE MARTEDI’ IN POESIA E…   Leave a comment

 
 
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Avere avuto una buona educazione, oggi,
è un grande svantaggio.
Ti esclude da tante cose
Oscar Wilde
 
 
 
 

 
 
SONETTO DEL DOLCE LAMENTO
Federico Garcia Lorca
 
Temo di perdere la meraviglia
dei tuoi occhi di statua e la cadenza
che di notte mi posa sulla guancia
la rosa solitaria del respiro.
 
Temo di essere lungo questa riva
un tronco spoglio, e quel che più m’accora
è non avere fiore, polpa, argilla
per il verme di questa sofferenza.
 
Se sei tu il mio tesoro seppellito,
la mia croce e il mio fradicio dolore,
se io sono il cane e tu il padrone mio
non farmi perdere ciò che ho raggiunto
e guarisci le acque del tuo fiume
con foghe dell’Autunno mio impazzito
 

 

 

 

 

 

PAR OURS ANTOINE