Archivio per 7 Maggio 2011

MARIA CALLAS – UNA LEGGENDA DELLA LIRICA   1 comment

 
 
 
 
 
 
MARIA CALLAS
UNA LEGGENDA DELLA LIRICA
 
by Tony Kospan
 
 
 
 La sua voce, i suoi amori, i suoi dispiaceri ed i suoi capricci
hanno fatto di lei un vero mito.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
La Diva, Divina, Dea o altre definizioni simili è nata nei primi giorni del dicembre 1923 a New York (s’ignora il giorno preciso per il ritardo nell’iscrizione all’anagrafe da parte dei genitori che volevano un maschio).
 
La sua infanzia fu però comunque tranquilla, anche a soli cinque anni fu investita da un’auto a Manhattan e rimase in coma per ventidue giorni.
 
Però in famiglia la prediletta era Jackie, la sorella maggiore, (per combinazione era così chiamata Jaqueline Kennedy che le sottrasse il marito) la sola per cui erano previste lezioni di canto e pianoforte che lei era costretta ad ascoltare di nascosto.
 
Però mentre la sorella stentava lei imparava subito… al punto che a 11 anni vinse il 2° premio in una trasmissione radio L’ORA  DEL DILETTANTE.
 
Maria, anche quando segue la madre tornata in Grecia, dopo il divorzio, contina nello studio del canto  al Conservatorio di Atene e le lingue greca e  francese. 
Soffrirà molto durante la guerra… sia la miseria che la fame… ma i primi successi nascono proprio lì con la Cavalleria Rusticana e Tosca”.
 
 
 
 

 

 

 
Lei però non ha dimenticato New York e poco dopo la fine della guerra torna dal padre…. ma lì non riesce ad avere successi ed eccola ripartire stavolta, nel 1947, per l’Italia… povera i canna e con soli 50 dollari in tasca.
 
Si stabilisce a Verona dove si sposa, forse senza amore, con G.B. Meneghini grande amante della lirica.
L’Italia le porta fortuna con le sue interpretazioni da soprano di “Gioconda”, “Tristano e Isotta”, “Norma”, “I Puritani”, “Aida”, “I Vespri siciliani”, “Il Trovatore” e così via e nel contempo riesce afare amicizie importanti come Antonio Ghiringhelli, sovrintendente della Scala, Wally e Arturo Toscanini.
 
 
 
 
 

 

 

 
I trionfi si estendono in tutto il mondo. La Callas si trasforma, sulla scena, in personaggio senza gesti superflui, rompendo con una tradizione che prediligeva le emozioni e lacrime amare e con la sua voce incanta, commuove, stupisce.
Inizia anche la massima mondanità mentre finisce il matrimonio per un amore…. che definì “brutto e violento” con l’armatore greco Aristotele Onassis. Seguono anni di passione… lussi… e sregolatezze. Un figlioletto Omero… morì appena nato.
 
 
 
 

 

 

 
Nel 1964 inizia il declino insieme all’abbandono da parte del marito per Jaqueline Kennedy… che per lei sarà una dura mazzata. Anche la voce ne risente perdendo smallto e intensità. Abbandona allora la vita mondana e si ritira… a Parigi.   
 
Muore il 16 settembre 1977 a soli 53 anni. Accanto a lei solo il suo personale di servizio.
 
 
 
 
 
LA VOCE 
 
 
 

 

 


Di lei ci resta il mito e le incisioni della sua voce… Voce che merita qualche parola.

La sua voce, infatti, anche a seguito di tanto studio ed esercitazioni, viene considerata una voce limpida, cristallina, chiara ma con venalità discontinue.

L’effetto è che riesce a trasmettere non solo le parole ma anche le mille emozioni dei personaggi a cui ha dato vita nelle  opere da lei cantate.
 
 
 
 
 
ASCOLTIAMOLA E VEDIAMOLA
 
 
 
Ascoltiamola e vediamola dunque in questi 2 video
che ce la faranno ricordare con alcune interpretazioni sublimi…
 
 
 
 
 
 

 

 

 
 
 
 
 
 
 

 

 

CIAO DA TONY KOSPAN

 

 

 
IL SALOTTO DI SOGNO DI FACEBOOK?  
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Pubblicato 7 Maggio 2011 da tonykospan21 in MUSICA E DANZA CLASSICA, Senza categoria

CIO’ CHE UNA MADRE CANTA – H. W. BEECHER – FELICE NOTTE IN MINIPOESIA   Leave a comment

 
 
ANCHE LA MINIPOESIA  DELLA NOTTE…
 E’ DEDICATA ALLA FESTA DELLA MAMMA
 
 
 
La culla / Berthe Morisot
 
 
 
 
CIO’ CHE UNA MADRE CANTA
Henry Ward Beecher
 
 
Ciò che una madre canta
vicino alla sua culla,
accompagnerà un bimbo
per tutta la sua vita.
 
 
 
 
 
 
 
 
da Tony Kospan
 
 
 
 

Pubblicato 7 Maggio 2011 da tonykospan21 in BUONANOTTE IN MINIPOESIA, Senza categoria

IL GRAMMATICO ED IL DERVISCIO – RACCONTINO SUFI   Leave a comment

 

 

 

 

IL GRAMMATICO ED IL DERVISCIO… 

RACCONTO SUFI

 

 

 

Ecco un bellissimo raccontino Sufi…
con 2 morali sì semplici… ma anche profonde.
 
Nella vita ci sono delle priorità…
e guai a confondere la teoria con la pratica… 

 

 

  

Massimo Pedrazzi – Derviscio

 

 

IL GRAMMATICO ED IL DERVISCIO…

Rumi

 
In una notte senza luna un derviscio, passando vicino a un pozzo prosciugato, sentì un grido: una voce cavernosa chiedeva aiuto.
 
“Chi c’è laggiù?”, chiese il derviscio, sporgendosi.

 
“Sono un grammatico e, poiché non conosco la strada, sono caduto inavvertitamente in questo profondo pozzo dove mi trovo ora, praticamente immobilizzato”, rispose la voce.
 
“Tieniti, amico, vado a prendere una scala e corda”, disse il derviscio.

 
“Un momento, prego”, rispose il grammatico. “La tua sintassi e la tua pronuncia sono difettose; ti prego di correggerle”.

 
“Se questo è così importante per te, più importante dell’essenziale”, gridò il derviscio, “allora è meglio che tu rimanga lì dove sei finché io non imparo a parlare correttamente”.
 
E proseguì per la sua strada.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Questa storia è stata raccontata da ]alaludin Rumi.
La si può trovare nel Munaqib El-Arifin di Aflaki pubblicato in Inghilterra nel 1965.
Alcune delle storie ivi contenute non sono altro che meravigliose favole, mentre altre sono fatti storici.
Altre ancora appartengono a quella strana categoria che i Sufi chiamano “storie illustrative”:
una serie di eventi combinati per mettere in evidenza dei processi psicologici.
 
 
 
 
 

 

 

CIAO DA TONY  KOSPAN

 

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IN FACEBOOK UN… SALOTTO… CULTURALE…
 
 
 
 

LA MAMMA IN POESIA E… AUGURI…   21 comments

 

 

 
 
 
LA MAMMA IN POESIA E… AUGURI…
a cura di Tony Kospan
 
 
C’è poco da fare… non potevo non dedicare
il tema poetico di questa domenica alla festa della mamma…
e lo faccio con immenso piacere…
 
Chi può aver maggior importanza, nella nostra vita,
dell’essere che ci ha generato?
 
 

 
 
Certo ci sono madri e madri…
ma in ogni caso la vita umana (e non solo)
si perpetua grazie alla maternità…
e la madre rappresenta, in genere,
il fondamento stesso del nostro esser… persone.

 
E’ quindi con i versi che seguono
che vi/mi auguro una domenica felice
o con la mamma, o con il pensiero della mamma,
o con il ricordo e nostalgia della mamma,
o con le mogli/compagne mamme dei nostri figli… 
 
 

 

Le immagini sono tutte della grande pittrice americana
Mary Cassat che, pur senza averla potuto vivere personalmente,
si distingue per quantità e qualità di dipinti dedicati alla maternità…
 
Come sempre mi piacerebbe leggere le poesie vostre…
o di altri autori che dedichereste alla mamma…
 
 

 

Nota

 
 
 
MIA MADRE
Damiana Dal Molin
 
E' un quadro mia madre…
con i caldi colori di
un amore libero,
e le lunghe pennellate
delle emozioni sincere.
E' una sinfonia mia madre…
con il movimento andante
di chi non ferma mai la mente
e le note staccate di chi
sa ridere di se stesso.
E' un ballo mia madre,
con i gesti ampi di chi
protegge i suoi tesori,
ed i salti alti di chi vuole
trovare la felicità.
E' una poesia mia madre…
ma è una poesia che non so
scrivere, tanto è complessa;
sono parole che non appartengono ai
suoni, se non a quelli muti di un cuore grato.

 
 
Nota

 

UNA MANO SULLA PORTA
K. Nakagawa*

Quando sto zitto arriva mia madre.
Sta sola mia madre nella stanza di là.
E io solo e zitto nella stanza di qua.
Mia madre si alza e arriva di quando in quando.
Con una mano sulla porta cerca di leggere il mio cuore:
io zitto mi lascio leggere.
Intanto mi nascono affetti e le sorrido:
“Che sei venuta a fare?”.
Ma so bene perché viene da me.
Dopo aver scambiato con me due,tre parole,
mia madre se ne và.
E io penso a tutti gli uomini:
noi viviamo sostenendoci l'un l'altro.
E' come reggersi colle mani sulle spalle di chi è accanto.
Si ha bisogno perfino delle persone che danno fastidio.
Chi sa se mia madre non pensa a questo
quando viene e mi guarda
con la mano appoggiata sulla porta.

*poeta giapponese

 

Nota

 

MATERNITA'
Tagore

Da dove sono venuto? Dove mi hai trovato?
Domandò il Bambino a sua Madre…..
Ed ella pianse e rise allo stesso tempo
e, stringendolo al petto gli rispose :
” TU eri nascosto nel mio Cuore, bambino mio
TU eri il Suo desiderio.
TU eri nelle bambole della mia infanzia,
in tutte le mie Speranze,
in tutti i miei Amori, nella mia Vita,
nella Vita di mia Madre,
TU hai vissuto

Lo Spirito Immortale che presiede nella nostra casa
ti ha cullato nel Suo seno in ogni tempo e,
mentre contemplo il tuo viso,
l'onda del mistero mi sommerge
perchè TU che appartieni a tutti,
TU mi sei stato donato.

E per paura che TU fugga via
ti tengo stretto al mio Cuore.
Quale Magia ha dunque affidato il tesoro
del mondo nelle mie esili braccia?

 
 
Nota

 

IO BEN SO
Rudyard Kipling

Se morissi impiccato sopra il colle,
o madre mia,
io bene so chi sempre mi amerebbe,
o madre mia!

Se morissi gettato in fondo al mare,
o madre mia,
io bene so chi sempre piangerebbe,
o madre mia!

E se l’anima mia fosse dannata,
so chi, pregando, allor mi salverebbe,
o madre mia!

 
Nota

 

 MIA MADRE
De Amicis

Non sempre il tempo la beltà cancella
o la sfioran le lacrime e gli affanni
mia madre ha sessant'anni e più la guardo
e più mi sembra bella.

Non ha un accento, un guardo, un riso
che non mi tocchi dolcemente il cuore.
Ah se fossi pittore, farei tutta la vita
il suo ritratto.

Vorrei ritrarla quando inchina il viso
perch'io le baci la sua treccia bianca
e quando inferma e stanca,
nasconde il suo dolor sotto un sorriso.

Ah se fosse un mio prego in cielo accolto
non chiederei al gran pittore d'Urbino
il pennello divino per coronar di gloria
il suo bel volto.

 

déco .. floatie  coeurdéco .. floatie  coeurdéco .. floatie  coeurdéco .. floatie  coeurdéco .. floatie  coeurdéco .. floatie  coeur

 

 

 

VIENI COME SEI… – TAGORE – FELICE SABATO IN POESIA E…   3 comments

 

 
 
 
 

 
 
  
 
 
 

Ciò che si fa per amore è sempre al di là del bene e del male
(Friedrich Nietzsche)
 

 

 

 

 

 

VIENI COME SEI…
Tagore


Vieni come sei, non indugiare a farti bella.
Se la treccia s'è sciolta dei capelli,
se la scriminatura non è dritta,
se i nastri del corsetto non sono allacciati,
non badarci.
Vieni come sei, non indugiare a farti bella.

Vieni sull'erba con passi veloci.
Se il rossetto si disfà per la rugiada,
se gli anelli che tintinnano ai tuoi piedi
si allentano, se le perle della tua collana
cadono, non badarci.

Vieni sull'erba con passi veloci.
Non vedi le nubi che coprono il cielo?
Stormi di gru si levano in volo
dall'altra riva del fiume
e improvvise raffiche di vento
passano veloci sulla brughiera.
Le greggi spaurite corrono agli ovili.
Non vedi le nubi che coprono il cielo?

Invano accendi la lampada della tua toilet –
la fiamma vacilla e si spegne nel vento.
Chi può accorgersi che le tue palpebre
non sono state tinte d'ombretto?
I tuoi occhi sono più neri delle nubi.
Invano accendi la lampada della tua toilet.

Vieni come sei, non indugiare a farti bella.
Se la ghirlanda non è stata intrecciata, che importa;
se il braccialetto non è chiuso. lascia fare.
Il cielo è coperto di nuvole – è tardi.
Vieni come sei; non indugiare a farti bella.

 
 
 
 
 

 
 

bom-fim-de-semana-016-1.gif picture by flor_do_campo
 
da Orso Tony
 
 
 
 
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