Archivio per 19 novembre 2023

Domenica sera con poesia “Per amarti” di Jimenez – arte di G. F. Harris – canzone “Ti penso e..” di Celentano   Leave a comment

 
 
 
Gregory Frank Harris
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
cuore 00009cuore 00009cuore 00009cuore 00009 
Tra i piaceri della vita, 
la musica è seconda solo all’amore. 
Ma l’amore stesso è musica.
– A. Puskin – 
cuore 00009cuore 00009cuore 00009cuore 00009
 
 
 
 
 
 
Gregory Frank Harris
 
 
 
 
PER AMARTI 
~ Juan Ramòn Jiménez ~
 
Per amarti, ho ceduto
il mio cuore al destino.
Non potrai più liberarti
– non potrò più liberarmi! –
dal destino dell’amore!
Non lo penso, non lo senti;
io e tu siamo tu ed io,
come il mare e come il cielo
sono cielo e mare, senza amore.
Come la brezza, mi ricordi
il vento;
come il ruscello, mi ricordi
il mare;
come la vita, mi ricordi
il cielo;
come la morte, mi ricordi
la terra.
 
 
 
Gregory Frank Harris
 
 
 
 

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IL GRUPPO DI CHI AMA VIVER L'ARTE
I N S I E M E
Frecce (174)

 
 
 
(Ti penso e…)   fre bia pouce      musicAnimata        Celentano-Morandi)
Gregory Frank Harris


 

SAN LORENZO MAGGIORE – Una Basilica gotica a Napoli! Lì Boccaccio incontrò Fiammetta e Petrarca si riparò!   Leave a comment

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SAN LORENZO MAGGIORE 
– UNA BASILICA GOTICA NEL CUORE DI NAPOLI E… BOCCACCIO E PETRARCA! –


San Lorenzo Maggiore è una delle più antiche basiliche monumentali di Napoli ed è situata nel centro storico.

Certo può sorprendere una basilica gotica a Napoli (è comunque una rarità), tanto è lontana la Francia, ma leggendo capiremo come mai fu costruita con questo stile.


E' considerata in assoluto una delle più belle basiliche del '300 e fu sorprendentemente frequentata sia dal Boccaccio che dal Petrarca come leggeremo in seguito.








LA STORIA E L'ARCHITETTURA


La costruzione della Basilica iniziò nel 1270 per volontà del Re Carlo I d'Angiò nel centro di Napoli sulle rovine di una chiesa paleocristiana a sua volta edificata su un precedente “Macellum” d'epoca latina.

L'abside, un esempio in Italia di architettura gotica francese, nacque così perché commissionato ad architetti francesi ed è stupendamente simile a quello della Sainte Chapelle di Parigi.

Era l'epoca in cui Napoli, grazie agli Angioini, si ispirava molto agli stili francesi.








Nel tempo però questi architetti lasciarono Napoli e l'opera, per le altre parti della Basilica, fu continuata da architetti italiani che si ispirarono alle idee francescane.

Nei secoli ha avuto diversi restauri, in parte positivi ed ahimè talvolta negativi, ma la sua bellezza è tuttora altamente emozionante anche perché il nostro pensiero può andare indietro, al '300, quando la frequentarono, per motivi diversi, il Boccaccio ed il Petrarca.








BOCCACCIO QUI INCONTRA FIAMMETTA 

 

Ecco come lo scrittore descrive il suo incontro avvenuto il sabato santo del 1331.

“Io…. mi ritrovai in un grazioso e bel tempio in Partenope…;  e quivi con canto pieno di dolce melodia ascoltava l'uficio che in tale giorno si canta, celebrato da sacerdoti successori di lui che prima la corda cinse umilmente…. . Ove io dimorando….  apparve agli occhi miei la mirabile bellezza della prescritta giovane venuta in quel luogo a udire quello c'hio attentamente udiva.”
(Boccaccio – Filocolo).

Possiamo immaginare che l'atmosfera sognante vissuta dal Boccaccio possa essere stata arricchita dalla luce coloratissima che giungeva dalle bellissime e coloratissime vetrate istoriate.





Petrarca



IL RIPARO DEL PETRARCA



E' noto poi anche che il grande poeta Francesco Petrarca vi trovò riparo nel 1343, sconvolto a seguito di un violento maremoto.

Lo raccontò lo stesso poeta in una sua lettera ancora conservata.

Tony Kospan



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IL GRUPPO DI CHI AMA VIVER L'ARTE
I N S I E M E
Frecce (174)








L’Inno alla gioia è l’Inno Europeo – Nasce dai versi di Schiller e dalla musica di Beethoven (Nona sinfonia) – Storia.. testo e musica   1 comment




Johann Christoph Friedrich von Schiller 

è il poeta, filosofo, drammaturgo e storico tedesco
autore della poesia che fu il testo
musicato da Beethoven con la sua 9° sinfonia
e poi divenuto l’inno europeo.


 
 
 
Johann von Schiller (Marbach am Neckar 10.11.1759 – Weimar 9.5.1805)
 
 
 
 
 

LA POESIA DI SCHILLER


E LA 9° DI BEETHOVEN

 
 




  
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MA COSA SAPPIAMO DELL’ORIGINE DELL’INNO?
  
CONOSCIAMONE QUINDI LA STORIA…
LA POESIA E LA MUSICA.

  


 
 
  
 

L’inno europeo (Inno alla gioia) è l’adattamento dell’ultimo movimento della Nona Sinfonia di Beethoven, è stato adottato dal Consiglio d’Europa nel 1972 e viene utilizzato dall’Unione europea dal 1986.

 

 

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Herbert von Karajan, uno dei più grandi direttori d’orchestra del Novecento, ha realizzato, su richiesta del Consiglio d’Europa, tre versioni strumentali per piano solo, fiati e orchestra sinfonica.

 

Il testo è del poeta Friedrich von Schiller e rappresenta un invito alla fratellanza universale.

 

L’inno dunque appare una marcia gioiosa, luminosa e festosa nella sincera speranza che possa accompagnare l’Uomo nel corso della vita.


  

 

Inno alla gioia – Marina Novelli 

  

Leggiamo ora la poesia e poi ascoltiamo la mitica musica…




L’albero delle farfalle – Josephine Wall
 

  



L’INNO ALLA GIOIA 
Friedrich von Schiller





Gioia, figlia dell’Eliso,
Fiamma d’oro giù dal ciel,
Noi veniamo, ardenti in viso,
Diva eccelsa, al tuo sacel.
Il tuo fascino affraterna
Ciò che il mondo separò,
Fratellanza impera eterna
Dove l’ala tua posò.
Chi al supremo ben pervenne
D’un amico al fido cuor
Chi soave sposa ottenne
Sia con noi nel gaudio d’or.
Sì, chi anche un cuore solo
Sua nel mondo può chiamar;
Chi nol può trascini in duolo
Via di qui suo triste andar.
Gioia al sen dell’Universo
Posson tutti i vivi aver,
Vanno il buono ed il perverso
Pel fiorito suo sentier.
Ebbe ognun fino alla morte
Vino, amore e un fido cuor;
Voluttà fu al verme in sorte,
L’angel gode in te, Signor.
Van gioiosi nella gloria
Mondi, luce e vita a dar,
Ite, figli ad esultar
Come prodi in gran vittoria!
Siate avvinti, o milioni,
Nella gran fraternità!
Figli ! Sommo un padre sta
Sopra gli astri e sopra i tuoni.
Vi prostrate, milioni?
Senti Iddio, mondo, tu ?
Volgi il guardo sopra gli astri,
Sopra gli astri sue regioni.

  




Ludwig van Beethoven (Bonn 16.12.1770 – Vienna 26.3.1827)

 
Ma è giunto il momento d’ascoltar la bellissima musica.

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fre bia pouce  music+121
Klimt – La musica


 
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F I N E 

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CIAO DA ORSO TONY

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Il mistero dell’amore – Eccolo nelle poesie.. negli aforismi.. nell’arte e nelle canzoni   Leave a comment

 
 
 
 
 Maria José
 


Torniamo ai temi d'amore in poesia e non solo.
 

Parleremo stavolta in particolare
di un suo fondamentale aspetto
 e cioè del mistero del suo sorgere e del suo manifestarsi.

 
 
 
 
Canova – Amore e Psiche
 
 
 
 
L'AMORE COME MISTERO
 IN POESIA E NON SOLO  
by Tony Kospan

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Cos’è che rende l’amore un mistero?
E’ la nostra incapacità a concepire i
l perché
ed il percome accade che ci innamoriamo.
 
 
Infatti spesso accade che ci innamoriamo, 
contro ogni logica
e contro ogni nostro buon proponimento,  
di una persona lontanissima dai nostri ideali,
dai nostri gusti, etc… 
arrivando perfino ad amarla in modo totale,
difetti compresi.
 
 
 
 
Catullo e Lesbia – Affresco di Ercolano

 
 
 
Come può accadere una cosa del genere?
Fin dall’antichità la cosa ha stupito ed incuriosito 
artisti, pensatori e poeti ma il mistero continua.  
Penso proprio che il mistero dell’amore finirà, 
quando finirà… l’umanità!



Josephine Wall 
 
 
 
 
Prima di passare alle poesie
 leggiamo ora alcuni aforismi
 che cercano di trovare la chiave 
per svelare l'arcano.

 
 


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L’amore è l’ala che Dio ha dato all’anima
per salire fino a lui. 
Michelangelo Buonarroti 

L'amore é un bellissimo fiore, 
ma bisogna avere il coraggio
di coglierlo sull'orlo di un precipizio. 
Stendhal 
 
L’amore è poesia dei sensi.
Non esiste se non è sublime. 
Quando c’è, esiste per sempre
e va aumentando di giorno in giorno. 
Honoré de Balzac

L'amore non bisogna implorarlo e nemmeno esigerlo. 
L'amore deve avere la forza
di attingere la certezza in se stesso. 
Allora non sarà trascinato, ma trascinerà. 
Hermann Hesse


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Josephine Wall
 
 
 
Ma veniamo alle poesie prescelte
 che sono tutte di grandi autori.

Come al solito, sarò felice di leggere
quelle che invece,
sul tema, colpiscono il vostro cuore.

Segnalo solo quella della mitica Emily Dickinson
 che in una prima parte sembra voglia dirci
d'aver capito l'amore
ma poi nella seconda s'arrende al suo mistero.
 
 
 

fre bia pouce    musicAnimata
Csaba Markus – Rhapsody Love



TUTTO IMPARAMMO DELL'AMOR
Emily Dickinson
 
Tutto imparammo dell'amore alfabeto, parole.
Il capitolo, il libro possente
poi la rivelazione terminò.
Ma negli occhi dell'altro ciascuno contemplava
l'ignoranza divina, ancora più che nell'infanzia:
l'uno all'altro, fanciulli.
Tentammo di spiegare
quanto era per entrambi incomprensibile.
Ahi, com'è vasta la saggezza
e molteplice il vero!


 
 
fre bia pouce    musicAnimata
Joseph Lorusso



TUTTO E' AMORE 
Blaga Dimitrova
 
Non aver fretta! – mi sussurrava una segreta voce. –
Non è matura l'ora dell'amore! –
Ed io, incorreggibile disubbidiente,
Soltanto a lei, Dio, ho dato ascolto –
né io stessa so il perché.
Non aver fretta! – E i grappoli tintinnano –
le campane di pioggia e di bronzo solare,
e nelle botti il vino sogna la tempesta,
si inaridiscono e si screpolano le labbra,
salate da una goccia di sangue.
Mistero d'amore, io non ti ho riconosciuto
nello sbocciare istantaneo della primavera.
Come è tangibile ciò che non sfioriamo,
come il calice non bevuto inebria,
come tutto è amore!
 
 
fre bia pouce    musicAnimata
William-Adolphe Bouguereau


   

PERICOLOSO E TENERO IL VOLTO DELL'AMORE
Jaques Prevert

 
Pericoloso e tenero
il volto dell'amore
m'è apparso la sera
d'un lunghissimo giorno
Forse era un arciere
con l'arco
o un musicante
con l'arpa
Non so più
Non so niente
La sola cosa che so
è che mi ha feri to
forse con una freccia
forse con una canzone
La sola cosa che so
è che mi ha ferito
ferito al cuore
ferito per la vita
E come brucia
la ferita dell'amore.

 
 
 
   fre bia pouce    musicAnimata
Anselm Fuerbach – Paolo e Francesca
 
 
  
PAOLO E FRANCESCA 
Dante Alighieri – Inferno – canto 5°
 
Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto.
Per più fiate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.
Quando leggemmo il disiato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante».
Mentre che l'uno spirto questo disse,
l'altro piangea; sì che di pietade
io venni men così com'io morisse.
E caddi come corpo morto cade.

 
 
 
fre bia pouce    musicAnimata
Federico Andreotti – Corteggiamento

 
LA VERITA' VI PREGO SULL'AMORE 
Wystan Hugh Auden
 
Dicono alcuni che amore è un bambino
e alcuni che è un uccello,
alcuni che manda avanti il mondo
e alcuni che è un'assurdità
e quando ho domandato al mio vicino,
che aveva tutta l'aria di sapere,
sua moglie si è seccata e ha detto che
non era il caso, no.
Assomiglia a una coppia di pigiami
o al salame dove non c'è da bere?
Per l'odore può ricordare i lama
o avrà un profumo consolante?
è pungente a toccarlo, come un prugno
o è lieve come morbido piumino?
è tagliente o ben lischio lungo gli orli?
La verità, vi prego, sull'amore.
I manuali di storia ce ne parlano
in qualche noticina misteriosa,
ma è un argomento assai comune
a bordo delle navi da crociera;
ho trovato che vi si accenna nelle
cronache dei suicidi
e l'ho visto persino scribacchiato
sul retro degli orari ferroviari.
Ha il latrato di un alsaziano a dieta
o il bum-bum di una banda militare?
Si può farne una buona imitazione
su una sega o uno Steinway da concerto?
Quando canta alle este è un finimondo?
Apprezzerà soltanto roba classica?
Smetterà se si vuole un po' di pace?
La verita' grave, vi prego, sull'amore.
Sono andato a guardare nel bersò
lì non c'era mai stato;
ho esportato il Tamigi a Maidenhead,
e poi l'aria balsamica di Brighton.
Non so che cosa mi cantasse il merlo,
o che cosa dicesse il tulipano,
ma non era nascosto nel pollaio
e non era nemmeno sotto il letto.
Sa fare delle smorfie straordinarie?
Sull'altalena soffre di vertigini?
Passerà tutto il suo tempo alle corse
o strimpellando corde sbrindellate?
Avrà idee personali sul denaro?
è un buon patriota o mica tanto?
Ne racconta di allegre, anche se spinte?
La verità, vi prego, sull'amore.
Quando viene, verrà senza avvisare,
proprio mentre sto frugando il naso?
Busserà la mattina alla mia porta
o là sul bus mi pesterà un piede?
Accadrà come quando cambia il tempo?
Sarà cortese o spiccio il suo saluto?
Darà una svolta a tutta la mia vita?
La verità, vi prego, sull'amore.



 
 
 


  Ciao a tutti da Orso Tony



orsotony
 
 
 
 
 

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CHAGALL


 

Anche le mamme vittime dei pungenti e divertenti strali della Littizzetto – Brano controcorrente   Leave a comment


 
 
 
 
 
 
 

Potevano mancare le mamme nell’antologia
dissacratrice e controcorrente
della Luciana nazionale? 
 
No!?!? 
 
Ed allora eccole servite! 
 
 (Povere mamme)

 
T.K.


 
 
 
 



 
 

Viva le mamme
(son doni del cielo)
Luciana Littizzetto


 
 
 



 
 
 
 

Pur essendo una donna tanto approssimativa, una cosa l’ho imparata: che le madri sono come i senatori a vita.
Una volta elette, che tu lo voglia o no, continuano a governarti per sempre.
Dal seggiolone fino alle soglie della demenza.
Tua, naturalmente.
Con una tenacia invidiabile. -E stai dritta con la schiena, e mettiti la canottiera, e tagliati la frangia che se no ti rovini la vista, e te l’avevo detto, e assaggia prima di dire che non ti piace, e mastica bene, e bevi piano che è fredda, e non sporgerti dal balcone che la testa è più pesante e cadi giù.
– Questi i capisaldi della loro politica sociale.
Per le madri delle femmine si aggiunge: -Ma quand’è che ti compri un bel tailleur?-.
Mia madre, nonostante io abbia diciannove anni per gamba, quando incontriamo qualcuno per strada riesce ancora a dirmi: -Saluta!-.
Resta inteso che sia la donna moderna, sia il maschio del 2002 alla madre vogliono comunque un sacco di bene.
Le madri son doni del cielo, come i fulmini, i tomadi e la grandine.
Ci sono madri poi che, quando esauriscono le raccomandazioni classiche, si cimentano con avvertimenti che sfiorano la supplica, pericolosamente vicini a patologie della sfera maniacale.
Tipo: «Non scendere dall’aereo prima che sia veramente fermo».
Oppure: «Vai pure a giocare a calcio, ma mi raccomando: non correre e non sudare».
O ancora: «Non aprire il frigo senza il golf addosso che ti prende la polmonite e non stare vicino al camino dalla parte della schiena che ti cuoce il midollo».
Il mio amico Marcello, che tutti i giorni per lavoro è costretto a farsi Milano-Bologna in auto, si deve sorbire quotidianamente la preghiera disperata della madre che gli raccomanda: «Attento nelle gallerie!».
Peccato che quel tratto di autostrada ne sia sprovvista.
E poi aggiunge: «E non posteggiare la macchina dove te la rubano».
Che pazienza…
La madre di Elvira e Rosella, ossessionata dalla verginità delle fìglie, quando sa che escono col fidanzato le minaccia così: «Mi raccomando: aprite gli occhi e stringete il culo».
Che classe.
E quando c’è una mamma, c’è sempre nei paraggi una figlia migliore di tè con la quale fare laceranti paragoni.
Il mio confronto costante era una certa Giosetta, antipatica come la merda. «Guarda Giosetta che s’è fatta i codini!» «Guarda Giosetta che ha già finito i compiti delle vacanze!» «Guarda Giosetta che balla sulle punte!»
Poi verso i sedici anni Giosetta ha cominciato a farsi le pere e mia madre miracolosamente ha smesso di fare paragoni.
Anzi no.
Quando cambio fidanzato mi dice: continua così che fai la fine di Bruc (quella di Beautifui, per capirci).
 
 
 
 
 

 

 

 
 
Poi le madri sono tutte un po’ stregone.
Fanno diagnosi e prescrivono cure con la sicurezza e la professionalità di un primario delle Molinette non indagato.
Mia madre riusciva a sentire se avevo l’alito di acetone a distanza di otto metri e ancora adesso mi dice che quando prude guarisce e mi urla che il naso si soffia prima un buco e poi l’altro.
La madre di Bea, quando lei le disse che non rimaneva incinta per via di una tuba otturata, le rispose: «E sturatela!». Formidabile.
Poi c’è la mamma dei miei amici Linuccia e Saverio che è un monumento all’ironia involontaria. Un donnone pugliese vecchio stampo che cucina tutto il giorno. Ventiquattr’ore su ventiquattro. E la sua unica soddisfazione è che i figli mangino. Basta. Linuccia fa la dieta ormai dal giorno della sua prima comunione, ma la madre pur avendo sotto gli occhi il fisico della figlia, che è sinuoso come un pezzo di torrone Sebaste, non può fare a meno di raccomandarle sempre e quasi in lacrime: «Linu’ non dimagrire troppo che poi ti scende il rene».
Saverio invece ha gettato la spugna. A oggi pesa centodieci chili. Metà muscoli e metà dolci al cucchiaio.
Ma la mamma Zita comunque davanti alle sue betoniere tanto amate, che sono ciccia della sua ciccia, continua con le sue folli raccomandazioni: «E mangia l’insalata che tanto è solo acqua».
Che fin lì può anche essere. «E mangia la verdura che tanto è solo acqua.» Come faccia la caponata a essere solo acqua, è veramente un mistero. «E mangia il pesce che tanto è solo acqua.» Ora, a rigor di logica, una volta che il pesce è pescato, l’acqua non c’è più. E poi lei cucina fritto di mare, mica sogliola al vapore.
Quando invece ti serve la carne e si rende conto che dire «è solo acqua» è un po’ un azzardo, allora temeraria ripete: «E mangia la carne che tanto è solo carne».
Un genio. E quando il figlio la fa arrabbiare? Gli grida così: «Io ti ho dato la vita e io tè la tolgo! Era meglio che mi compravo un maiale invece di comprare a tè. Almeno a Natale l’ammazzavo e ci facevo i salami». Insomma. Qualcosa di culinario c’è sempre.
 
 
 
 





 

 

 

CIAO DA TONY KOSPAN

 

 

 

 

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