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Non posso esser sola – Emily Dickinson con questa sublime poesia ci dà un’originale visione della solitudine   Leave a comment








Ecco una poesia della grandissima Emily Dickinson
che ci parla, a mio parere,
in modo sublime ma assolutamente inusuale,
del sentimento della solitudine



 
.


 
 La solitudine qui è vista come consapevolezza
della vera essenza della nostra natura umana
fatta di realtà e di sogni.


Dunque per lei in fondo in fondo, e dunque in verità,
non c’è mai… una vera solitudine,
in quanto siamo sempre e comunque
in relazione ed in comunione con i nostri mondi interiori.

Mi farebbe piacere conoscere il vostro parere,
ma prima leggiamola.


 
 

 

 
 

NON POSSO ESSERE SOLA
Emily Dickinson
 

Non posso essere sola,
mi viene a visitare
una schiera di ospiti,
non sono registrati,
non usano la chiave,
non han né vesti, né nomi,
né climi, né almanacchi,
ma dimore comuni,
proprio come gli gnomi,
messaggeri interiori
ne annunciano l’arrivo,
invece la partenza
non è annunciata, infatti
non sono mai partiti.

 
 
.
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Cosa ne pensate? 

Ciao da  Tony Kospan

 
 




ARCOBALEN99
fre bia pouce






Victor Hugo – Breve ricordo del grande poeta e scrittore anche con una sua grande poesia e vari aforismi   2 comments





 
Victor-Marie Hugo



E’ universalmente considerata
una delle più grandi ed importanti figure
della cultura europea e mondiale dell’ottocento.
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Incredibile, e costante per tutta la vita,
fu il suo attivismo nei vari campi, soprattutto letterari,
ed infatti è stato poeta, pensatore, romanziere,
ma anche politico e disegnatore.






Non seguì mai i temi e gli stili dolorosi e solitari
dei poeti della sua epoca riuscendo sempre a cogliere
aspetti e valori positivi nonostante la vita
non gli abbia risparmiato dure ed amare esperienze
alternate però con grandi soddisfazioni e successi.







La sua opera più importante è certamente
il romanzo “I miserabili” ancor oggi letto in tutto il mondo.






E’ anche ritenuto
il padre del romanticismo francese.



Victor-Marie Hugo
(Besançon 26.2.1802 – Parigi 22.5.1885)



Mi fa piacere ora rendergli omaggio con
alcuni suoi aforismi ed una grande poesia











Umanità significa identità:
tutti gli uomini sono fatti della stessa argilla;
nessuna differenza, almeno quaggiù, nella predestinazione;
la medesima ombra prima,
la medesima carne durante,
la medesima cenere dopo.

**************************************

C’è chi si fissa a vedere il buio.
Io preferisco contemplare le stelle.


**************************************

Chi pensa che i cani non abbiano un’anima,
non ha mai guardato un cane negli occhi.


**************************************

Il destino mescola le carte,
ma è l’uomo a giocare la partita.







In questa sua grande poesia
(un vero e sublime inno all’amore)
l’uomo e la donna appaiono sì diversi
ma anche reciprocamente necessari ed utili.






Cosa questa che era per nulla ovvia… in quell’epoca,
(ma in molti casi anche oggi…. ahimè…).
A mio parere la fantastica poesia che leggeremo
ci immerge in un’atmosfera dolce, fantastica e sognante…



Josephine Wall 


L’UOMO E LA DONNA
Victor Hugo
 
L’uomo è la più elevata delle creature.
La donna è il più sublime degli ideali.
Dio fece per l’uomo un trono, per la donna un altare.
Il trono esalta, l’altare santifica.


L’uomo è il cervello. La donna il cuore.
Il cervello fabbrica luce, il cuore produce amore.
La luce feconda, l’amore resuscita.
L’uomo è forte per la ragione.
La donna è invincibile per le lacrime.
La ragione convince, le lacrime commuovono.
 
L’uomo è capace di tutti gli eroismi.
La donna di tutti i martìri.
L’eroismo nobilita, il martirio sublima.
L’uomo ha la supremazia.
La donna la preferenza.
La supremazia significa forza;
la preferenza rappresenta il diritto.


L’uomo è un genio. La donna un angelo.
Il genio è incommensurabile;
l’angelo indefinibile.
L’aspirazione dell’uomo è la gloria suprema.
L’aspirazione della donna è la virtù estrema.
La gloria rende tutto grande; la virtù rende tutto divino.


L’uomo è un codice. La donna un vangelo.
Il codice corregge, il vangelo perfeziona.
L’uomo pensa. La donna sogna.
Pensare è avere il cranio di una larva;
sognare è avere sulla fronte un’aureola.


L’uomo è un oceano. La donna un lago.
L’oceano ha la perla che adorna;
il lago la poesia che abbaglia.
L’uomo è l’aquila che vola.
La donna è l’usignolo che canta.
Volare è dominare lo spazio;
cantare è conquistare l’Anima.


L’uomo è un tempio. La donna il sacrario.
Dinanzi al tempio ci scopriamo;
davanti al sacrario ci inginocchiamo. Infine:
l’uomo si trova dove termina la terra,
la donna dove comincia il cielo.



Renoir – Innamorati



CIAO DA TONY KOSPAN



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Emily Dickinson – La poetessa americana dell’800 mito mondiale della poesia – Biografia.. poetica e poesie     Leave a comment

 

 

 

 

Emily Dickinson, poetessa americana,

è considerata una tra le più grandi del XIX secolo

ed una grande innovatrice del modo di far poesia.

 

Eppure quand’era in vita

nessuno sapeva nulla delle sue opere…

e pochissimi, oltre ai familiari, perfino della sua esistenza .

 

Conosciamo un po’ lei e la sua storia.


 

 

Emily Elizabeth Dickinson (rara foto)

(Amherst 10 12 1830 – Amherst 15 5 1886)

 

 

 

EMILY DICKINSON… LA  VITA… LA  POETICA

ED ALCUNE SUE BELLE POESIE

 

 

Nata in una famiglia molto in vista

 la sua vita si svolse tutta in un ambiente sì… d’élite,

ma ahimè anche molto severo, chiuso e formale

essendo il padre un notissimo avvocato ed affermato politico

nel Massachusetts e non solo.


 

 

Emily (la 1° a sin.) ed i suoi fratelli

 

 


Per questo, e per motivi fisici, dall’età di 25 anni in poi

non uscì più dalla casa paterna, tranne alcuni viaggi,

e negli ultimi anni addirittura neanche dalla sua stanza,

se non con… le ali della sua magica poesia.


 

 

La casa paterna in cui visse




 

MI SON NASCOSTA


Mi son nascosta nel mio fiore,

così che,

quando appassirà dentro il tuo vaso,

per me tu senta,

senza sospettarlo,

quasi una solitudine.




 



L’amore della sua vita, platonico,

fu quello che ebbe verso il Reverendo Charles Wadsworth,

pastore presbiteriano che aveva conosciuto a Washington

in uno dei suoi rarissimi viaggi.

 

 

 

Reverendo Charles Wadsworth



Fu la sorella, dopo la morte, a trovare i 1775 foglietti

su cui erano scritte le sue poesie ed a pubblicarle…

e quindi è lei che dobbiamo ringraziare

per averci fatto conoscere tante fantastiche poesie.




.

.

Esse  pian piano, grazie all’interesse ed all’entusiasmo dei lettori,

 raggiunsero quel grande successo che non è mai più terminato.







In realtà si stima che ne abbia scritte circa 3500

e sui più diversi supporti, perfino su buste per lettere,

ed abbia utilizzato in modo molto particolare la punteggiatura

per accentuare il senso dei suoi versi

ma i primi tipografi purtroppo la cambiarono “per far pulizia”!


 

 




Ci fu però chi comprese la bellezza e la genialità delle sue poesie

quando era in vita, come il suo amico T. W. Higginson,

che però la distolse dall’idea di pubblicarle

dicendole che non sarebbero state capite dal pubblico.




 

 

 


SE POTRO’ IMPEDIRE

 

Se io potrò impedire

a un cuore di spezzarsi

non avrò vissuto invano

Se allevierò il dolore di una vita,

o guarirò una pena,

o aiuterò un pettirosso caduto

a rientrare nel nido,

non avrò vissuto invano.

 

 

 

Fac simile del suo erbario giovanile

 

 

 

DI COSA PARLANO LE SUE POESIE?

 

La sua poetica si sofferma, in modo geniale e sublime,

principalmente sui temi dell’amore, della morte e della natura.




Josephine Wall



HO PERSO UN MONDO


Ho perso un mondo, qualche giorno fa!
Qualcuno l’ha trovato?
Lo si può riconoscere dalla corona di stelle
intorno al capo.
Un ricco  potrebbe non notarlo
eppure ai miei modesti occhi
ha più valore dei ducati.
Oh trovatelo – signore – per me!



Irina Karabi – Carezze




CHE SIA L’AMORE


Che sia l’amore tutto ciò che esiste

è ciò che noi sappiamo dell’amore; 

E può bastare che il suo peso 

sia uguale al solco che lascia nel cuore.


 

 




O FRENETICHE NOTTI! 



O frenetiche notti!
Se fossi accanto a te,
Queste notti frenetiche sarebbero
La nostra estasi!
Futili i venti
A un cuore in porto:
Ha riposto la bussola,
Ha riposto la carta.
Vogare nell’Eden!
Ah, il mare!
Se potessi ancorarmi
Stanotte in te!





 

 Ecco infine il trailer del film “A quiet passion” 

del regista Terence Davies che  meravigliosamente descrive

 la sua storia dagli anni della trasgressiva giovinezza 

alla vita adulta di auto reclusione.


fre bia pouce

 

 

Tony Kospan




Copyright Tony Kospan

VIETATA LA COPIA CON L’OMISSIONE DEL NOME DELL’AUTORE DEL POST E DEL BLOG

 

 

 



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POESIE E CULTURA VARIA CON LEGGEREZZA
Frecce (174)
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R. Tagore – Breve ricordo ed alcune mitiche poesie del grande poeta indiano   Leave a comment

 
 
 







Tagore è stato un grande poeta indiano (India),
ma anche drammaturgo, scrittore e filosofo.
 

Le sue poesie sono tuttora amatissime nel web
(e da me pubblicate spessissimo).


 
 
 

Calcutta 6.5.1861 – Santiniketan 7.8.1941

 
 
 
Nato in una ricca famiglia indiana studiò in Inghilterra
ed al suo ritorno in India si dedicò alla cura
delle sue proprietà ed alle sue passioni artistiche.
 
Tagore… è stato baciato dal genio poetico,
universalmente riconosciuto,
nonostante una vita travagliata da tragici lutti.


 
 
 
 
 
 
Definito poeta dell’Armonia e del Sogno
vinse il Premio Nobel per la Letteratura nel 1913
ed è stato amatissimo dalla cultura occidentale.

A differenza di Gandhi egli si impegnò molto
nel tentativo di conciliare la cultura del suo paese
con quella del mondo anglosassone.


 
 
 
 
 
 

Visse purtroppo il dolore della perdita
di diversi familiari a lui carissimi.

Nelle sue poesie Tagore esprime i suoi sentimenti
sempre tesi verso il sogno, l’armonia e la bellezza
nonostante le tante difficoltà
e gli enormi dolori che la vita gli riservò.


 
 
 
 
 
 

E’ stata davvero ammirabile la sua capacità di metabolizzare,
senza perdere mai il suo amore per la vita,
le grandi tragedie che lo colpirono.
 
Questo è avvenuto grazie ad una grandissima forza d’animo
illuminata dalla magica luce del suo stupendo mondo poetico.


 
 
 
 
 


Egli ha una incredibile e rara capacità di…
volare alto… e di farci volare con lui…
con parole semplici e naturali.
 

Ritengo che non ci possa esser miglior omaggio
ad un poeta che ricordarlo attraverso alcune sue poesie.
belle, dolci e delicate come farfalle.

 

 
 
 
 

 
 
 

BARCHE DI CARTA
 

Ogni giorno faccio galleggiare
le mie barche di carta a una a una
giù per la corrente del fiume.
Su di esse scrivo il mio nome
e il nome del villaggio dove vivo
in grandi lettere nere.
Io spero che un giorno qualcuno
in qualche paese straniero
le trovi, e sappia chi sono.
Carico le mie barchette con fiori
 di shiuli, 
colti dal nostro giardino,
e spero che quei fiori del mattino
sian portati nel paese della notte.
Io varo le mie barchette di carta
e osservo nel cielo le nuvolette
che spiegano le loro bianche vele.
Non so quale mio compagno di giochi
su in cielo le mandi giù per l’aria
a gareggiare con le mie barchette! 
 
Quando scende la notte affondo la faccia
nelle braccia, e comincio a sognare
che le mie barchette di carta
galleggiano sotto le stelle.
In esse viaggian le fate del sonno,
e il carico è cesti pieni di sogni.
 
 
 
 

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TU SEI LA NUVOLA DELLA SERA
 
Tu sei la nuvola della sera
che vaga nel cielo dei miei sogni.
Io ti dipingo e ti modello
con i miei desideri d’amore.
Tu sei mia, solo mia,
l’abitatrice dei miei infiniti sogni!
I tuoi piedi sono rosso-rosati
per la vampa del mio desiderio,
spigolatrice dei miei canti
al tramonto!
Le tue labbra sono dolci-amare
del sapore del mio vino di dolore.
Tu sei mia, solo mia,
abitatrice dei miei solitari sogni!
Ho oscurato i tuoi occhi
con l’ombra della mia passione,
frequentatrice della profondità
del mio sguardo!
T’ho presa e ti stringo, amore mio,
nella rete della mia musica.
Tu sei mia, solo mia,
abitatrice dei miei immortali sogni!
 
 
 
 

SCRIVERE foto 23

 


 

Emile Vernon

 
 


FIORE D’AMORE
 
Qualcuno mi ha segretamente
lasciato in mano un fiore d’amore.
Qualcuno mi ha rubato il cuore
e l’ha sfogliato in cielo.
Io non so se l’ho trovato
o se vado a cercarlo ovunque
e se c’è tremore di gioia o pena

 
 
 

SCRIVERE foto 23

 




 
 
 

TALVOLTA LA MIA GIOIA
 

Talvolta
la mia gioia
ti spaventa
amore mio
nasce dal nulla
e si nutre di poco
di larve invisibili
che il vento trasporta
di frammenti di paura
che si fondono in tepore
di briciole di serenità
cadute
dalla mensa dei poveri
di un raggio di sole
che risveglia lucciole
addormentate
in gocce di rugiada
se mi ami
amore mio
perdona la mia gioia

 
 
 
SCRIVERE foto 23


 
 
 



 
 
 

IL MIO CUORE
 

Il mio cuore, uccello del deserto,
ha trovato il suo cielo nei tuoi occhi.
Essi sono la culla del mattino,
essi sono il regno delle stelle.
I miei canti si perdono nella loro profondità.
Lascia che io squarci le sue nuvole
e stenda le ali al suo sole.




 
 
 



Tony Kospan

 
 
 
 
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LA POESIA E LA CULTURA
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BAUDELAIRE – Il grande “poeta maledetto” e padre della poesia moderna in un breve ricordo e 2 sue mitiche poesie   Leave a comment




Un poeta considerato oggi un autore classico
della letteratura mondiale…,
ma che ebbe una vita, sia reale che letteraria,
molto travagliata come potremo ora leggere.

.

.

 
 


E’ universalmente definito poeta “maledetto”
in quanto simbolo della difficoltà del vivere
per una continua lotta interiore tra luce e tenebre.


Riuscì però a cogliere in modo magistrale
la complessità del proprio
IO
che poi, se davvero vogliamo guardarci dentro,
non è poi tanto dissimile dal nostro…


 
 
 

 
 
 
 
OMAGGIO A BAUDELAIRE
a cura di Tony Kospan
 
 
 
 
 
 
Parigi 9 aprile 1821  –  Parigi 31 agosto 1867

 
 
 
 
Diventato molto presto orfano di padre ebbe
un’infanzia difficile a causa dei complicatissimi rapporti
col patrigno e, non volendo iniziare la classica
vita borghese, si rifugiò in quella “bohemienne” e sregolata del Quartiere Latino parigino.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

La sua vita fu breve ma intensa e tempestosa…
tra tentativi di suicidio, amori sregolati, alcool e droghe.
Fu però anche nel contempo molto attiva negli ambienti
culturali parigini, soprattutto simbolisti,
dove ebbe modo di confrontarsi con gli altri grandi
letterati, artisti e intellettuali del vivace ‘800 francese.



Henri Fantin-Latour – Hommage à Delacroix
(Qui è con altri grandi artisti dell’epoca)



Prova evidente della sua attiva presenza
nel mondo culturale parigino è questo dipinto qui su
di Henri Fantin-Latour “Hommage à Delacroix
in cui lo riconosciamo (ultimo a destra in basso),
tra personaggi come lo stesso Henri Fantin-Latour,
Édouard Manet, Félix Bracquemond ed altri.





 
 
Il suo libro di poesie più famoso
ed in un certo senso “rivoluzionario” è
LES FLEURS DU MAL – I FIORI DEL MALE
del 1857 (per il quale subì condanna e censura).

 
 
 
 
 

Courbet – Ritratto di Baudelaire
.
.

 
 Abbiamo visto che frequentava i grandi artisti
del suo tempo ma amava davvero molto l’arte
al punto di scrivere anche dei libri in materia
come “Curiosità estetiche” del 1868
e “L’arte romantica” 1868-1870
in cui manifestò il suo pensiero.




Le sue stelle comete, anche in questo campo,
erano il romanticismo ed il simbolismo.





Caspar David Friedrich (Romanticismo)


 
Tuttavia i suoi versi parlavano di qualsiasi aspetto
della vita reale 
(ad esempio delle nascenti industrie
con l’immagine di «fiumi di carbone salgono in cielo
).



Con la sua ultima opera – Spleen di Parigi
sperimentò poi anche la poesia… in prosa.
 
.
 
 
 
 
 
 
 
 
Morì nel 1867 a soli 46 anni
dopo una paralisi ed un tremenda agonia.



Fu sepolto in forma anonima nella tomba di famiglia…
e solo nel 1949 la Corte di Cassazione Francese
ha finalmente riabilitato le sue opere e la sua memoria.



La sua opera che ancor oggi risplende
d’immensa luce propria è certo…
I FIORI DEL MALE.


.


 
,
 




Quest’opera è talmente bella
che Carlo Dossi, dopo averla letta,
si convinse a non scriver più poesie!


Prima di passare alla sua più nota e più bella poesia
leggiamone un’altra che invece lascia trapelare
la sua visione del conflitto
tra la dura realtà umana ed il sogno.


.


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Manet –  Jeanne Duval (il grande amore di Baudelaire)




TI ADORO


T’adoro al pari della volta notturna,
o vaso di tristezza, o grande taciturna!
E tanto più t’amo quanto più mi fuggi,
o bella, e sembri, ornamento delle mie notti,
ironicamente accumulare la distanza
che separa le mie braccia dalle azzurrità infinite.
Mi porto all’attacco, m’arrampico all’assalto
come fa una fila di vermi presso un cadavere e amo,
fiera implacabile e cruda, sino la freddezza
che ti fa più bella ai miei occhi.

.


 
Baudelaire dipinto da Emile Deroy – 1844
 



Ascoltiamo ora in questo video la poesia “Albatros“,
davvero fantasticamente profonda,
in cui simbolicamente è tratteggiata
proprio la figura del Poeta,
spesso schernita e criticata dalla cd. “Società per bene“,
che non ne comprende la grandezza
proprio perché è troppo più avanti
rispetto alla banalità del pensiero corrente.



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E, se ci va, ora leggiamola anche,
per coglierne meglio
ogni piccola.. grande… sfumatura.


L’ALBATRO

Spesso, per divertirsi, le ciurme
catturano degli albatri, grandi uccelli marini,
che seguono, compagni di viaggio pigri,
il veliero che scivola sugli amari abissi.
E li hanno appena deposti sul ponte,
che questi re dell’azzurro, impotenti e vergognosi,
abbandonano malinconicamente le grandi ali candide
come remi ai loro fianchi.
Questo alato viaggiatore, com’è goffo e leggero!
Lui, poco fa così bello, com’è comico e brutto!
Qualcuno gli stuzzica il becco con la pipa,
un altro scimmiotta, zoppicando, l’infermo che volava!
Il poeta è come il principe delle nuvole
che abituato alla tempesta ride dell’arciere;
esiliato sulla terra fra gli scherni,
non riesce a camminare per le sue ali di gigante.
 
 
 

CIAO DA TONY KOSPAN 
 
 
 


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UN MODO DIVERSO DI VIVER LA POESIA E LA CULTURA
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Paul Verlaine – Breve ricordo del grande poeta “maledetto” con analisi della sua poetica e bellissime poesie   1 comment







Paul Verlaine è stato uno dei più grandi 

“Poeti maledetti”

mitico gruppo di poeti francesi dell’800

di cui parlò e scrisse anche lui stesso.


..

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BREVE BIOGRAFIA


Paul Verlaine nasce nel 1844
in una famiglia francese benestante.
  
Fin da piccolo inizia a scrivere poesie.
  
Presto mostra una personalità complessa e difficile
fatta insieme di
dolcezza e brutalità
che traspare in modo chiaro, fin dai primi tempi,
anche nella sua poetica.

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Metz 30.3.1844 – Parigi 8.1.1896



La madre, per sottrarlo alla sua vita sregolata
lo fa sposare.

Il matrimonio però dopo un breve periodo di tranquillità, 
che ritroviamo nei versi della raccolta La bonne chanson, 
finisce presto per la sua incostanza e soprattutto
per la relazione con l’altro poeta “maledetto”, Rimbaud.

Anche questo rapporto finisce a sua volta dopo 3 anni
con l’esplosione di alcuni colpi di pistola,
per fortuna non gravi, sparati al suo amico.

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Verlaine e Rimbaud

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Questo episodio però lo porta in carcere e qui… 
ecco una nuova svolta… stavolta religiosa.
.
Ma di nuovo, dopo un periodo sereno, 
ricade nei suoi eccessi di ogni genere.



Verlaine e Rimbaud




Ciononostante a Parigi iniziano i successi
della sua attività poetica e letteraria 
e si inserisce bene nei salotti culturali parigini 
mentre però la sua vita continua
in una continua alternanza di povertà e benessere.



Il gruppo dei poeti maledetti (nel cerchio Verlaine e Rimbaud)
.



Oltre alle poesie di vario genere scrisse anche un saggio
proprio sui
poeti maledetti
come accennavo su (Rimbaud, Mallarmé, Corbière ed altri)





ed in cui parla anche di se stesso,
ma con lo pseudonimo di
Pauvre Lelian.

Morì povero in un ospedale parigino.



POST VARI ARTE E NON CLASSIFIC,

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LA SUA POETICA


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La sua poesia, che predilige la musicalità del verso, 
è di tipo evocativo e non descrittiva…
cioè ci fa giungere alla verità delle cose
con visioni illuminanti e suggestive.

I suoi versi scorrono senza vincoli con grande fluidità e semplicità
e mostrano una profonda sensibilità che molti associano
 a quella dei pittori Impressionisti.

Considerato, ai suoi tempi, un maestro dai giovani poeti,
è stato in realtà un precursore della poesia moderna.








ALCUNE SUE NOTE E BELLISSIME POESIE


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NOI SAREMO


Noi saremo, a dispetto di stolti e di cattivi
che certo guarderanno male la nostra gioia,
talvolta, fieri e sempre indulgenti, vero?
Andremo allegri e lenti sulla strada modesta
che la speranza addita, senza badare affatto
che qualcuno ci ignori o ci veda, vero?
Nell’amore isolati come in un bosco nero,
i nostri cuori insieme, con quieta tenerezza,
saranno due usignoli che cantan nella sera.
Quanto al mondo, che sia con noi dolce o irascibile,
non ha molta importanza. Se vuole, esso può bene
accarezzarci o prenderci di mira a suo bersaglio.
Uniti dal più forte, dal più caro legame,
e inoltre ricoperti di una dura corazza,
sorrideremo a tutti senza paura alcuna.
Noi ci preoccuperemo di quello che il destino
per noi ha stabilito, cammineremo insieme
la mano nella mano, con l’anima infantile
di quelli che si amano in modo puro, vero?




LE CONCHIGLIE


Ogni incrostata conchiglia che sta
in quella grotta
in cui ci siamo amati
ha la sua propria particolarità. 
Una dell’anima nostra
ha la porpora
che ha succhiato nel sangue ai nostri cuori
quando io brucio e tu
a quel fuoco ardi;
Un’altra imita te
nei tuoi languori
e nei pallori tuoi di quando,
stanca,
ce l’hai con me perché
ho gli occhi beffardi;
Questa fa specchio
a come in te s’avvolge
la grazia del tuo orecchio,
un’altra invece
alla tenera e corta nuca rosa;
Ma una sola, fra tutte,
mi sconvolge.

.

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VOLA CANZONE RAPIDA


Vola, canzone, rapida
davanti a Lei e dille
che, nel mio cuor fedele,
gioioso ha fatto luce un raggio.
Dissipando, santo lume,
le tenebre dell’amore: paura,
diffidenza e incertezza.
Ed ecco il grande giorno!
Rimasta a lungo muta
e pavida. La senti?
L’allegria ha cantato
come una viva allodola
nel cielo rischiarato.
Vola, canzone ingenua,
e sia la benvenuta
senza rimpianti
vani colei che infine torna.

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VIVIAMO IN TEMPI…

Viviamo in tempi infami
dove il matrimonio delle anime
deve suggellare l’unione dei cuori;
in quest’ora di orribili tempeste
non è troppo aver coraggio in due
per vivere sotto tali vincitori.
Di fronte a quanto si osa
dovremo innalzarci,
sopra ogni cosa, coppia rapita
nell’estasi austera del giusto,
e proclamare con un gesto augusto
il nostro amore fiero, come una sfida.
Ma che bisogno c’è di dirtelo.
Tu la bontà, tu il sorriso,
non sei tu anche il consiglio,
il buon consiglio leale e fiero,
bambina ridente dal pensiero grave
a cui tutto il mio cuore dice: Grazie!
.


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Al lettore – Manoscritto

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Ciao da Tony Kospan


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PER LE NOVITA’

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Gabriele D’Annunzio.. il “Vate” – Breve ricordo e tre sue belle poesie   Leave a comment







Ricordare in breve

la figura umana… la vita e le opere di Gabriele D’Annunzio,

non è assolutamente facile sia per la loro grande complessità

che per diversi aspetti ancor oggi molto controversi.







Mi limiterò qui a ricordare che è stato

scrittore, poeta, drammaturgo, aviatore, militare,

politico, patriota, giornalista ed… eroe di guerra e che

in campo letterario è considerato il più alto esponente italiano

del Decadentismo assieme a Giovanni Pascoli.







Volendo però render omaggio all’indubbia

genialità del Vate anche nel campo della poesia

approfondirò prima quella che mi appare più sorprendente

rispetto alla sua mitica fama di irresistibile dongiovanni

Voglio un amore doloroso“.




 


 


 
Sarà forse per la nota fama
di uomo esageratamente trasgressivo
in tanti aspetti della vita
che lo ritenevo incapace di visioni così profonde.

 


 
 
Gabriele D’Annunzio
 Pescara 12. 03.1863 – Gardone Riviera 1º marzo 1938


 


 
Ma questa poesia, che per certi aspetti
precorre la psicanalisi freudiana,
 invece smentisce quest’impossibilità
anche se poi occhieggia comunque quel
 ”letto di porpora”.

 
 
 
 



Di cosa ci parla dunque questa poesia?
.
 Ci dice innanzitutto che il vero amore
quello che ti squassa il cuore…
non può non essere, ahimè,
anche doloroso ed inquieto…
e che però l’importante è che alla fine ci consenta
di conoscere e vivere attimi d’infinito.


 
 
F. G. Baron – Dadne e Chloe
 
 
 
 

Ci dice anche che il poeta desidera far all’amore…
con la donna che ama…
(o, secondo altra interpretazione, che lo sta già facendo).


Ci parla infine dell’amore
come ricerca dell’Assoluto
 che vada oltre la morte.


 

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Arthur Hughes

 
 
 
 
  
VOGLIO UN AMORE DOLOROSO
Gabriele D’Annunzio
 
Voglio un amore doloroso, lento,
che lento sia come una lenta morte,
e senza fine (voglio che più forte
sia della morte) e senza mutamento.
 
Voglio che senza tregua in un tormento
occulto sien le nostre anime assorte;
e un mare sia presso a le nostre porte,
solo, che pianga in un silenzio intento.
 
Voglio che sia la torre alta granito,
ed alta sia così che nel sereno
sembri attingere il grande astro polare.
 
Voglio un letto di porpora, e trovare
in quell’ombra giacendo su quel seno,
come in fondo a un sepolcro, l’Infinito.

 

 


 

Paolo e Francesca – A. Fuerbach



Ed ora ecco in video altre 2 sue mitiche poesie

lette entrambe dal grande Vittorio Gassman


.


 fre bia pouce  La pioggia nel pineto

Corot – Orfeo ed Euridice

.

verd 028verd 028

.

fre bia pouce Sera Fiesolana


 

 

 

Ciao da Tony Kospan

 

 

 


indaco

UN MODO DIVERSO DI VIVER LA POESIA E LA CULTURA
NELLA PAGINA FB
Frecce (174)


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Gabriele D’Annunzio – Breve ricordo del mitico “Vate” anche con tre sue belle poesie   2 comments







Ricordare in breve

la figura umana… la vita e le opere di Gabriele D’Annunzio,

non è assolutamente facile sia per la loro grande complessità

che per diversi aspetti ancor oggi molto controversi.







Mi limiterò qui a ricordare che è stato

scrittore, poeta, drammaturgo, aviatore, militare,

politico, patriota, giornalista ed… eroe di guerra e che

in campo letterario è considerato il più alto esponente italiano

del Decadentismo assieme a Giovanni Pascoli.







Volendo però render omaggio all’indubbia

genialità del Vate anche nel campo della poesia

approfondirò prima quella che mi appare più sorprendente

rispetto alla sua mitica fama di irresistibile dongiovanni

Voglio un amore doloroso“.




 


 


 
Sarà forse per la nota fama
di uomo esageratamente trasgressivo
in tanti aspetti della vita
che lo ritenevo incapace di visioni così profonde.

 


 
 
Gabriele D’Annunzio
 Pescara 12. 03.1863 – Gardone Riviera 1º marzo 1938


 


 
Ma questa poesia, che per certi aspetti
precorre la psicanalisi freudiana,
 invece smentisce quest’impossibilità
anche se poi occhieggia comunque quel
 ”letto di porpora”.

 
 
 
 



Di cosa ci parla dunque questa poesia?
.
 Ci dice innanzitutto che il vero amore
quello che ti squassa il cuore…
non può non essere, ahimè,
anche doloroso ed inquieto…
e che però l’importante è che alla fine ci consenta
di conoscere e vivere attimi d’infinito.


 
 
F. G. Baron – Dadne e Chloe
 
 
 
 

Ci dice anche che il poeta desidera far all’amore…
con la donna che ama…
(o, secondo altra interpretazione, che lo sta già facendo).


Ci parla infine dell’amore
come ricerca dell’Assoluto
 che vada oltre la morte.


 

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Arthur Hughes

 
 
 
 
  
VOGLIO UN AMORE DOLOROSO
Gabriele D’Annunzio
 
Voglio un amore doloroso, lento,
che lento sia come una lenta morte,
e senza fine (voglio che più forte
sia della morte) e senza mutamento.
 
Voglio che senza tregua in un tormento
occulto sien le nostre anime assorte;
e un mare sia presso a le nostre porte,
solo, che pianga in un silenzio intento.
 
Voglio che sia la torre alta granito,
ed alta sia così che nel sereno
sembri attingere il grande astro polare.
 
Voglio un letto di porpora, e trovare
in quell’ombra giacendo su quel seno,
come in fondo a un sepolcro, l’Infinito.

 

 


 

Paolo e Francesca – A. Fuerbach



Ed ora ecco in video altre 2 sue mitiche poesie

lette entrambe dal grande Vittorio Gassman


.


 fre bia pouce  La pioggia nel pineto

Corot – Orfeo ed Euridice

.

verd 028verd 028

.

fre bia pouce Sera Fiesolana


 

 

 

Ciao da Tony Kospan

 

 

 


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Victor Hugo – Breve ricordo del grande scrittore e poeta dell’800.. vari aforismi ed una sua grande poesia   Leave a comment








E’ universalmente considerata
una delle più grandi ed importanti figure
della cultura europea e mondiale dell’ottocento.
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Victor-Marie Hugo
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Incredibile, e costante per tutta la vita,
fu il suo attivismo nei vari campi, soprattutto letterari,
ed infatti è stato poeta, pensatore, romanziere,
ma anche politico e disegnatore.






Non seguì mai i temi e gli stili dolorosi e solitari
dei poeti della sua epoca 
riuscendo sempre a cogliere
aspetti e valori positivi 
nonostante la vita
non gli abbia risparmiato dure ed amare esperienze
 alternate però con grandi soddisfazioni e successi.







La sua opera più importante è certamente
il romanzo “I miserabili” ancor oggi letto in tutto il mondo.






E’ anche ritenuto
il padre del romanticismo francese.



Victor-Marie Hugo
(Besançon 26.2.1802 – Parigi 22.5.1885)



Mi fa piacere ora rendergli omaggio con
alcuni suoi aforismi ed una grande poesia











Umanità significa identità:
tutti gli uomini sono fatti della stessa argilla;
nessuna differenza, almeno quaggiù, nella predestinazione;
la medesima ombra prima,
la medesima carne durante,
la medesima cenere dopo.

**************************************

C’è chi si fissa a vedere il buio.
Io preferisco contemplare le stelle.


**************************************

Chi pensa che i cani non abbiano un’anima,
non ha mai guardato un cane negli occhi.


**************************************

Il destino mescola le carte,
ma è l’uomo a giocare la partita.







In questa sua grande poesia
(un vero e sublime inno all’amore)
l’uomo e la donna appaiono sì diversi
ma anche reciprocamente necessari ed utili.






Cosa questa che era per nulla ovvia… in quell’epoca,
(ma in molti casi anche oggi… ahimè).
A mio parere la fantastica poesia che leggeremo
ci immerge in un’atmosfera dolce, fantastica e sognante.



Josephine Wall 


L’UOMO E LA DONNA
Victor Hugo
 
L’uomo è la più elevata delle creature.
La donna è il più sublime degli ideali.
Dio fece per l’uomo un trono, per la donna un altare.
Il trono esalta, l’altare santifica.


L’uomo è il cervello. La donna il cuore.
Il cervello fabbrica luce, il cuore produce amore.
La luce feconda, l’amore resuscita.
L’uomo è forte per la ragione.
La donna è invincibile per le lacrime.
La ragione convince, le lacrime commuovono.
 
L’uomo è capace di tutti gli eroismi.
La donna di tutti i martìri.
L’eroismo nobilita, il martirio sublima.
L’uomo ha la supremazia.
La donna la preferenza.
La supremazia significa forza;
la preferenza rappresenta il diritto.


L’uomo è un genio. La donna un angelo.
Il genio è incommensurabile;
l’angelo indefinibile.
L’aspirazione dell’uomo è la gloria suprema.
L’aspirazione della donna è la virtù estrema.
La gloria rende tutto grande; la virtù rende tutto divino.


L’uomo è un codice. La donna un vangelo.
Il codice corregge, il vangelo perfeziona.
L’uomo pensa. La donna sogna.
Pensare è avere il cranio di una larva;
sognare è avere sulla fronte un’aureola.


L’uomo è un oceano. La donna un lago.
L’oceano ha la perla che adorna;
il lago la poesia che abbaglia.
L’uomo è l’aquila che vola.
La donna è l’usignolo che canta.
Volare è dominare lo spazio;
cantare è conquistare l’Anima.


L’uomo è un tempio. La donna il sacrario.
Dinanzi al tempio ci scopriamo;
davanti al sacrario ci inginocchiamo. Infine:
l’uomo si trova dove termina la terra,
la donna dove comincia il cielo.



Renoir – Innamorati



CIAO DA TONY KOSPAN



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Carducci – Biografia.. poetica ed alcune belle poesie di un monumento della letteratura italiana   Leave a comment

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Giosuè Carducci grande poeta italiano,
e vero mito letterario tra la fine dell’800
e l’inizio del ‘900, è stato il primo italiano
a vincere il premio
Nobel per la Letteratura.



(Valdicastello di Pietrasanta 27.71835 – Bologna, 16.2.1907)



Come ricordare un così grande poeta?

Lo farò semplicemente con una mini biografia
e soprattutto con alcune sue mitiche poesie.




BREVISSIMA BIOGRAFIA






Visse la sua fanciullezza in Maremma
le cui atmosfere rivivranno poi in tante sue poesie.

Laureatosi alla Scuola normale superiore di Pisa nel 1856
iniziò ad insegnare in un Ginnasio di Pistoia.

Dopo qualche anno, nel 1860, ottenne la Cattedra
di Letteratura Italiana nell’Università di Bologna.

Nel 1906 fu insignito del Premio Nobel



LA POETICA








L’amore per la patria (siamo in epoca risorgimentale)
e la passione politica, con l’amore per la vita
la famiglia e la natura sono le linee guida
della sua notevole produzione poetica.

Egli a differenza di molti altri poeti del suo tempo,
che esaltano il Romanticismo, sceglie il Classicismo.

Ciò vuol dire per lui esaltare le tradizioni
storiche, culturali e poetiche italiane e far rivivere
idee di orgoglio patrio per un futuro glorioso.








Questo appare chiaro nei suoi versi che,
pur non paludati e pesanti, tuttavia esplorano
in modo raffinato tutte le potenzialità
della lingua italiana del passato e del mondo classico.

Tuttavia non mancano nelle sue opere contaminazioni
“romantiche” e “simboliste”.

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LE POESIE


Quelle da me scelte sono:
le prime 3 classicissime e studiatissime a scuola
e la 4° è una bella poesia d’amore.





.



Pianto antico

L’albero a cui tendevi
 la pargoletta mano,
 il verde melograno
 da’ bei vermigli fior,

 
nel muto orto solingo
 rinverdì tutto or ora
 e giugno lo ristora
 di luce e di calor.



 Tu fior della mia pianta
 percossa e inaridita,
 tu dell’inutil vita
 estremo unico fior,



 sei ne la terra fredda,
 sei ne la terra negra;
 né il sol più ti rallegra
 né ti risveglia amor.





.
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San Martino

La nebbia a gl’irti colli 
piovigginando sale, 
e sotto il maestrale  
urla e biancheggia il mar; 



ma per le vie del borgo  
dal ribollir de’ tini 
va l’aspro odor de i vini 
l’anime a rallegrar. 



Gira su’ ceppi accesi 
lo spiedo scoppiettando: 
sta il cacciator fischiando 
sull’uscio a rimirar 



tra le rossastre nubi 
stormi d’uccelli neri, 
com’esuli pensieri, 
nel vespero migrar.









Davanti a San Guido



 I cipressi che a Bólgheri alti e schietti
 Van da San Guido in duplice filar,
 Quasi in corsa giganti giovinetti
 Mi balzarono incontro e mi guardar.
 Mi riconobbero, e— Ben torni omai —
Bisbigliaron vèr’ me co ‘l capo chino —
Perché non scendi ? Perché non ristai ?
 Fresca è la sera e a te noto il cammino.
 Oh sièditi a le nostre ombre odorate
 Ove soffia dal mare il maestrale:
 Ira non ti serbiam de le sassate
 Tue d’una volta: oh non facean già male!
 Nidi portiamo ancor di rusignoli:
 Deh perché fuggi rapido cosí ?
 Le passere la sera intreccian voli
 A noi d’intorno ancora. Oh resta qui! —
 — Bei cipressetti, cipressetti miei,
 Fedeli amici d’un tempo migliore,
 Oh di che cuor con voi mi resterei—
Guardando lor rispondeva — oh di che cuore !
 Ma, cipressetti miei, lasciatem’ire:
 Or non è piú quel tempo e quell’età.
 Se voi sapeste!… via, non fo per dire,
 Ma oggi sono una celebrità.
 E so legger di greco e di latino,
 E scrivo e scrivo, e ho molte altre virtú:
 Non son piú, cipressetti, un birichino,
 E sassi in specie non ne tiro piú.
 E massime a le piante. — Un mormorio
 Pe’ dubitanti vertici ondeggiò
 E il dí cadente con un ghigno pio
 Tra i verdi cupi roseo brillò.
 Intesi allora che i cipressi e il sole
 Una gentil pietade avean di me,
 E presto il mormorio si fe’ parole:
— Ben lo sappiamo: un pover uom tu se’.
 Ben lo sappiamo, e il vento ce lo disse
 Che rapisce de gli uomini i sospir,
 Come dentro al tuo petto eterne risse
 Ardon che tu né sai né puoi lenir.
 A le querce ed a noi qui puoi contare
 L’umana tua tristezza e il vostro duol.
 Vedi come pacato e azzurro è il mare,
 Come ridente a lui discende il sol!
 E come questo occaso è pien di voli,
 Com’è allegro de’ passeri il garrire!
 A notte canteranno i rusignoli:
 Rimanti, e i rei fantasmi oh non seguire;
 I rei fantasmi che da’ fondi neri
 De i cuor vostri battuti dal pensier
 Guizzan come da i vostri cimiteri
 Putride fiamme innanzi al passegger.
 Rimanti; e noi, dimani, a mezzo il giorno,
 Che de le grandi querce a l’ombra stan
 Ammusando i cavalli e intorno intorno
 Tutto è silenzio ne l’ardente pian,
 Ti canteremo noi cipressi i cori
 Che vanno eterni fra la terra e il cielo:
 Da quegli olmi le ninfe usciran fuori
 Te ventilando co ‘l lor bianco velo;
 E Pan l’eterno che su l’erme alture
 A quell’ora e ne i pian solingo va
 Il dissidio, o mortal, de le tue cure
 Ne la diva armonia sommergerà. —
Ed io—Lontano, oltre Apennin, m’aspetta
 La Tittí — rispondea; — lasciatem’ire.
 è la Tittí come una passeretta,
 Ma non ha penne per il suo vestire.
 E mangia altro che bacche di cipresso;
 Né io sono per anche un manzoniano
 Che tiri quattro paghe per il lesso.
 Addio, cipressi! addio, dolce mio piano! —
 — Che vuoi che diciam dunque al cimitero
 Dove la nonna tua sepolta sta? —
E fuggíano, e pareano un corteo nero
 Che brontolando in fretta in fretta va.
 Di cima al poggio allor, dal cimitero,
 Giú de’ cipressi per la verde via,
 Alta, solenne, vestita di nero
 Parvemi riveder nonna Lucia:
 La signora Lucia, da la cui bocca,
 Tra l’ondeggiar de i candidi capelli,
 La favella toscana, ch’è sí sciocca
 Nel manzonismo de gli stenterelli,
 Canora discendea, co ‘l mesto accento
 De la Versilia che nel cuor mi sta,
 Come da un sirventese del trecento,
 Piena di forza e di soavità.
 O nonna, o nonna! deh com’era bella
 Quand’ero bimbo! ditemela ancor,
 Ditela a quest’uom savio la novella
 Di lei che cerca il suo perduto amor!
— Sette paia di scarpe ho consumate
 Di tutto ferro per te ritrovare:
 Sette verghe di ferro ho logorate
 Per appoggiarmi nel fatale andare:
 Sette fiasche di lacrime ho colmate,
 Sette lunghi anni, di lacrime amare:
 Tu dormi a le mie grida disperate,
 E il gallo canta, e non ti vuoi svegliare.
— Deh come bella, o nonna, e come vera
 è la novella ancor! Proprio cosí.
 E quello che cercai mattina e sera
 Tanti e tanti anni in vano, è forse qui,
 Sotto questi cipressi, ove non spero,
 Ove non penso di posarmi piú:
 Forse, nonna, è nel vostro cimitero
 Tra quegli altri cipressi ermo là su.
 Ansimando fuggía la vaporiera
 Mentr’io cosí piangeva entro il mio cuore;
 E di polledri una leggiadra schiera
 Annitrendo correa lieta al rumore.
 Ma un asin bigio, rosicchiando un cardo
 Rosso e turchino, non si scomodò:
 Tutto quel chiasso ei non degnò d’un guardo
 E a brucar serio e lento seguitò.






Qui regna amore

Ove sei? de’ sereni occhi ridenti
A chi tempri il bel raggio, o donna mia?
E l’intima del cor tuo melodia
A chi armonizzi ne’ soavi accenti?



Siedi tra l’erbe e i fiori e a’ freschi venti
Dài la dolce e pensosa alma in balía?
O le membra concesso hai de la pia
Onda a gli amplessi di vigor frementi?



Oh, dovunque tu sei, voluttuosa
Se l’aura o l’onda con mormorio lento
Ti sfiora il viso o a’ bianchi omeri posa,



è l’amor mio che in ogni sentimento
Vive e ti cerca in ogni bella cosa
E ti cinge d’eterno abbracciamento.







F I N E


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