Archivio per l'etichetta ‘NOTE ED ATMOSFERE DI UN TEMPO’
Questa è un’altra canzone che è andata oltre,
molto oltre il suo tempo, giungendo quasi intatta
in quanto a bellezza e piacere d’ascolto,
ai nostri giorni.
Una canzone definibile classica… anzi classicissima…
e non solo perché nata dall’operetta…

TU CHE M’HAI PRESO IL CUOR
ATMOSFERE E NOTE DI QUALCHE TEMPO FA
a cura di Tony Kospan
Come sempre iniziamo con alcune immagini di quell’anno… il 1929.
Donne al lavoro nel 1929
Tu che m’hai preso il cuor è infatti il titolo di una romanza tratta dall’operetta Il paese del sorriso (Das Land des Lächelns) musicata da Ferenc Lehár su libretto di Ludwig Herzer e Fritz Löhner-Beda (per l’Italia Edizioni Suvini Zerboni, andata in scena per la prima volta al Metropol-Theater di Berlino il 10 ottobre 1929
Per la musica e le parole il brano gode di tanta notorietà da allora da essere entrato – come standard – nel repertorio della musica popolare.
E’ stato infatti inciso sia da cantanti lirici che di musica leggera.
Il brano è, nella sua versione originale, un duetto d’amore tra la giovane occidentale Lisa ed il principe cinese Sou-Chong.
I due innamorati, disposti a inseguirsi tra Vienna e la Cina, sfidano le difficoltà derivanti dalle diverse culture ma alla fine riusciranno a giurarsi amore eterno.
Tamara de Lempicka autoritratto – 1929
La musica e le parole, ed in particolare il refrain che segue, rivela appieno il senso del sentimento amoroso che unisce i due giovani protagonisti e fa di questo brano uno dei classici delle canzoni per innamorati:
« Ti vedo tra le rose
ti dico tante cose
se il vento lieve t’accarezza
un profumar di giovinezza
mi fai tremar
La notte sogno tremando di te
quale incantesimo il mio cuor sul tuo cuor
mentre si schiudono le pupille tue d’or. »

Ascoltiamola dunque in questa versione cantata, come sempre alla grande, da Pavarotti
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CIAO DA TONY KOSPAN
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Questa, da un recente sondaggio, risulta,
ancor oggi la canzone più amata dai francesi.
Quasi tutte le canzoni di Edith Piaf sono un mito
ed ognuna di esse segna una tappa della sua vita,
ma questa contiene anche
tutta la struggente ed enorme sofferenza
per la perdita del suo amato.
INNO ALL’AMORE – 1949 – E. PIAF –
LA STORIA LA POESIA E LA CANZONE
ATMOSFERE E NOTE DI UN TEMPO
a cura di Tony Kospan
LA STORIA
Il testo di questa canzone è tutto della Piaf
mentre la musica è della musicista classica Marguerite Monnot
sua amica e collaboratrice anche in altre canzoni.
Edith scrisse questa canzone
dopo la morte dell’amato pugile marocchino Marcel Cerdan,
morto mentre volava verso di lei da New York
per un incidente aereo nelle Azzorre.
Quel che ancor più la fece soffrire
fu il fatto che era stata proprio lei
ad insistere perché prendesse l’aereo
mentre lui preferiva viaggiare in nave.
BREVE ANALISI DELLA CANZONE
Tutto, in questa canzone, dalle parole alla musica,
è un forte, intenso, inno all’amore
proprio come indica il titolo.
La voce di Edith esprime tutte le sfumature
dell’assoluto dolore per un amore dal tragico destino
ma anche il permanere di una passione sublime
che nemmeno la morte può cancellare.
IL POETICO TESTO
INNO ALL’AMORE
Edith Piaf
Il cielo blu su noi può crollare
E la terra può sprofondare bene.
Mi importa poco se mi ami
Me ne frego del mondo intero
Purché l’amore innondera le mie mattine
Purché il mio corpo rabbrividirà sotto le tue mani
Mi importano poco i problemi
Il mio amore, poiché mi ami
Andrei fino alla fine del mondo
Mi farei tingere in bionda
Se me lo chiedessi
Andrei a sganciare la luna
Andrei a rubare la fortuna
Se me lo chiedessi
Rinnegherei la mia patria
Rinnegherei i miei amici
Se me lo chiedessi
Si può ridere bene di me
Farei qualsiasi cosa
Se me lo chiedessi
Se un giorno la vita te strappa da me
Se muori, che sia lontano da me
Mi importo poco se mi ami
Perché io morrei anche
Avremo per noi l’eternità
Nel blu di tutta l’immensità.
Nel cielo, non ci sono più problemi
Il mio amore, credi che si amiamo?
Dio riunisce quelli che si amano!
IL VIDEO
Ecco ora la sua sentita interpretazione
di questa mitica, ma per lei soffertissima canzone.
Buona visione e buon ascolto…
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CIAO DA TONY KOSPAN
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Continuiamo la piccola antologia (non cronologica)
delle canzoni che hanno segnato le nostre estati
e ci hanno fatto sognare.
– UNA ROTONDA SUL MARE –
by Tony Kospan
Questa è una canzone che
non ha contrassegnato una sola estate
ma tantissime estati di tanti di noi.
Sembra quasi volerci invitare tutti,
anche i più riottosi tra noi,
ad un dolce e sensuale ballo lento.
Quanti amori sono nati o rinati
nelle rotonde. nelle balere… etc.
lungo i litorali delle nostre coste?
Gianni dall’Omo – Una rotonda sul mare
“Una rotonda sul mare” è del 1964,
ed è stata il grande cavallo di battaglia
di Fred Bongusto
Solo poco tempo fa Fred Bongusto, l’autore,
ha svelato il mistero della rotonda confessando
che quella della canzone era di Senigallia
e non di Termoli dato che quest’ultima
(tra l’altro) all’epoca non esisteva.
Ora prima di passare all’ascolto
vediamo, come sempre,
qualche immagine di quell’anno.
1964 – Completamento ed inaugurazione Autostrada del Sole
Una piccola considerazione.
Mentre nel mondo i Beatles ormai furoreggiano…
con la loro rivoluzione musicale…
da noi invece la canzone melodica resiste alla grande.
Ma veniamo a questa canzone simbolo dell’estate 1964
che ora possiamo ascoltare leggendone anche il testo.
   
Ciaooooooooooo e felice estate a tutti
da Orso Tony

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I ricordi addolciscono la realtà del percorso di vita della Lira,
che non fu affatto sempre cosparso di rose e fiori, anzi,
ma in ogni caso le vogliamo bene,
perché è stata nostra compagna di vita*
fin dalla nostra nascita… per diversi decenni…
*Ovviamente vale solo per chi è nato nel secolo scorso

La lira è stata la nostra moneta ufficiale
dal conseguimento dell’unità nazionale nel 1862
fino all’introduzione dell’euro nel 1999.
Il suo simbolo era ₤ e le sigle erano L. o Lit
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.

Ma veniamo alla mitica canzone…
scritta da Carlo Innocenzi e Alessandro Sopranzi
di cui è lei… la Lira… la grande protagonista…
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“Se potessi avere mille lire al mese” cantava Umberto Melnati
nel film nato a seguito del successo della canzone
– Mille lire al mese – del 1939

Alida Valli nel film
MILLE LIRE AL MESE
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ATMOSFERE E NOTE… D’UN TEMPO
.
a cura di Tony Kospan
La canzone ebbe gran successo…
Successo che è poi proseguito fino ai nostri giorni…

Oggi certo non ci bastano neanche lontanamente 1000 lire al mese
(poco di più di cinquanta centesimi attuali)
anzi non ci bastano per nulla nemmeno 1000 euro al mese…

Questa qui giù è l’ultima versione della banconota
di mille lire prima dell’avvento dell’euro..

Oggi questa simpatica canzone rimane
piacevole e storico simbolo dell’aspirazione dell’italiano medio
ad una vita di tranquillo… benessere.

Leggiamo ora il testo…
MILLE LIRE AL MESE
Che disperazione, che delusione dover campar
Sempre in disdetta, sempre in bolletta
Ma se un posticino domani cara io troverò
Di gemme d’oro ti coprirò
Se potessi avere mille lire al mese
Senza esagerare, sarei certo di trovare
Tutta la felicità
Un modesto impiego, io non ho pretese
Voglio lavorare per poter alfin trovare
Tutta la tranquillità
Una casettina in periferia
Una mogliettina giovane e carina
Tale e quale come te
Se potessi avere mille lire al mese
Farei tante spese, comprerei fra tante cose
Le più belle che vuoi tu
Ho sognato ancora, stanotte amore l’eredità
D’un zio lontano, americano
Ma se questo sogno non si avverasse, come farò?
Il ritornello ricanterò
Se potessi avere mille lire al mese
Senza esagerare
Sarei…

e poi ascoltiamola in questo video…
dove vi sono diverse bellissime immagini
sia di quel tempo… che della mitica… Mille Lire


Ciao da Tony Kospan
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Iniziamo con questo post
una piccola antologia di canzoni
che hanno contrassegnato le estati della nostra vita
e di cui ci è rimasto un vivo ricordo.
Un’antologia però del tutto libera da vincoli
di tempi, temi, generi etc…

LE CANZONI DELL’ESTATE
(SPESSO VERI E PROPRI TORMENTONI)
a cura di Tony Kospan
Il post associerà alle varie canzoni
immagini e notizie che ci faranno rivivere
anche l’atmosfera di quegli anni.
I
Partiamo con una canzone del 1963 che è stata
uno dei primi veri grandi successi estivi… estivi.
ABBRONZATISSIMA
E’ la canzone cha ha imperversato nell’estate del 1963
l’anno del famoso film… Cleopatra.
Cleopatra con Richard Burton e Liz Taylor
Qualche immagine dell’epoca...
La minigonna conquista il mondo – 1963
Con la mitica 500 tutti gli italiani si fanno la macchina
I Beatles nel 1963
Film – Frenesia dell’estate – 1963
La canzone è leggera… molto leggera… e con contenuti
quasi impalpabili… ma carina e molto orecchiabile.
Era cantata da Edoardo Vianello…
e fu la regina assoluta dei mitici Jukebox.
Riascoltiamola dunque… cliccando qui giù.
Ciaooooooooooo da Orso Tony

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Il “Frank Sinatra francese” insignito della Legion d’Onore
ed ambasciatore dell’Armenia in Svizzera dal 12 febbraio 2009
è stato un noto cantautore, attore e diplomatico di origine armena.
Parigi 22 maggio 1924 – Mouriès, 1º ottobre 2018
Ha interpretato le sue canzoni, amate in tutto il mondo,
in ben 7 lingue ed ha venduto oltre 300 milioni di dischi.
Assecondando la sua attitudine fin da piccolo, i genitori,
scampati all’eccidio armeno e rifugiatisi in Francia,
gli fecero frequentare il mondo artistico e musicale parigino.
Ma le stelle lo baciarono il giorno (nel 1946) in cui fu notato
dalla mitica Edith Piaf che lo portò con sé in una tournée.
Diventò però noto nel mondo musicale francese nel 1950…
e solo pochi anni dopo, nel 1956,
era già diventato una star internazionale
soprattutto con la canzone “Sur ma vie“.
Il matrimonio di Aznavour con Ulla Thorsell
Da allora in poi il successo non si interruppe più.
Le sue canzoni, spesso intrise di poesia,
sono state interpretate
anche da molti grandi cantanti italiani.
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Ha anche recitato in molti film.
Mi fa piacere ora rendergli omaggio
con una delle sue più belle e poetiche canzoni,
la mitica “La boheme“,
di cui accennerò storia ed analisi
prima di ascoltarla.
LA BOHEME
E’ una canzone del 1965 che, per testo poetico e musica,
è considerata tra le più belle di sempre…
Ha un’aria ed uno spirito interno
grandissimo e… senza tempo,
ed inoltre il testo è, a mio parere, pura poesia.
Il testo poi si collega perfettamente
anche al discorso che spesso affrontiamo
sullo scorrere inesorabile del tempo.
Ma ora ascoltiamola cantata in italiano,
potendo anche leggere il poetico testo,
e lasciamoci prendere dalla sua irresistibile melodia.
Se poi la preferite cantata in lingua originale
eccola… sempre cantata da Aznavour…
TONY KOSPAN
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Beh definire questa… una canzone poesia…
non è poi così difficile
considerato che l’autore è un grande poeta.
PALOMMA ‘E NOTTE
LA STORIA – LA POESIA – LA CANZONE
a cura di Tony Kospan
Chi ha scritto questa classicissima canzone napoletana
è infatti il grande poeta Salvatore Di Giacomo
e la poesia è dedicata alla sua donna… Elisa.
La storia di questa canzone ce la racconta direttamente
il giornalista e scrittore Raffaele La Capria
che la raccontò sul “Corriere della Sera“
descrivendo però anche la storia del loro complicato amore.
LA STORIA DEL LORO AMORE
CHE ORIGINO’ LA POESIA E POI LA CANZONE
“Quando si conobbero (nel 1905) Salvatore ed Elisa, lui era un uomo di quarantacinque anni, lei una ragazza di 26.
Salvatore era un bell’ uomo, un vero napoletano dagli occhi sognanti, un poeta già celebre, riconosciuto, i suoi versi erano cantati dovunque, e tutto questo creava intorno alla sua persona un’ aura romantica, un fascino che poteva fare innamorare qualsiasi ragazza, soprattutto una ragazza come Elisa.
Elisa era «’ na giovane vestuta / cu ‘ na vesta granata, auta e brunetta» (una giovane vestita / con una veste granata, alta e brunetta ntk).
Studiava per diventare insegnante e ancor più per essere indipendente, per emanciparsi dalla protezione familiare, cosa poco comune a Napoli in quel tempo.
Ardita ed emancipata doveva essere davvero se, dopo qualche incontro con Salvatore Di Giacomo alla Biblioteca Lucchesi Palli – da lui diretta – gli scrisse una lettera talmente intraprendente per una ragazza di quell’ambiente e di quell’ educazione, da lasciare stupiti.
«Mio buono e caro signor Di Giacomo… se non fossimo stati in mezzo alla gente ve lo avrei detto ieri stesso quanto sto per dirvi ora. Io vi amo: ecco la verità, e lo so e lo sapevo da un pezzo, e non volevo confessarlo né a voi né a me. Io vi amo, e ora ve lo dico così com’ è. E’ bene, è male dirvelo? Che cosa ne penserete? Io non so…
Sappiatela tutt’intera questa verità, sappiatela così rudemente, così bruscamente com’è sempre l’ impeto dell’anima mia: sappiatela e fate quel che volete…».
Salvatore non era libero, Elisa aveva una rivale, una tremenda rivale: mammà.”
Per amor di brevità essendo l’articolo lunghetto ne sintetizzo la parte centrale per riprenderne poi il finale.
– Il loro amore fu molto tormentato prima per l’invadenza della madre e poi per le liti in cui il poeta accusava Elisa di civetterie… tradimenti etc…
Si amarono così d’un amore molto tormentato ma tenace per 11 anni e continuarono ad amarsi, sempre in questo modo, anche dopo il matrimonio… fino a quando Salvatore, costretto all’immobilità ed amorevolmente curato da lei, si spense…
Elisa impazzita dal dolore distrusse tutte le lettere che lui le aveva inviato ma per caso dimenticò in un cassetto “quelle che vanno dal luglio del 1906 al dicembre del 1911 e che ci hanno permesso di raccontare la storia di questo strano amore.”
Ecco l’ultima parte dell’articolo di La Capria che qui racconta anche la nascita di questa poesia:
“Voglio chiudere il mio racconto con una delle poesie scritte da Di Giacomo, una di quelle che più amo, e una di quelle certamente dedicate ad Elisa: Palomma ‘e notte.
Il poeta una sera vede una farfallina girare e rigirare intorno a una candela accesa.
E l’ avverte: questa è una fiamma, ti può bruciare le ali, non è una rosa e nemmeno un gelsomino.
Va’ via, torna all’ aria fresca, non vedi che anche io resto abbagliato dalla fiamma e per allontanarti mi brucio?
E’ chiaro che la farfallina è Elisa e chi vorrebbe allontanarla bruciandosi la mano, è Salvatore.”
La poesia, scritta nel 1904, divenne una canzone nel 1907.
La musica fu composta da Francesco Buongiovanni… e direi che si tratta proprio di un’accoppiata sublime.
E’ considerata una delle più belle canzoni della grande tradizione classica napoletana.
LA POESIA (IN ITALIANO)
Guarda questa farfalla,
Come gira, come svolazza,
Come torna un’altra volta
A tentare questa candela!
Farfallina, questo è un lume,
Non è rosa o gelsomino,
E tu per forza qua vicino
Ti vuoi mettere a volare!
Vattene da là!
Vattene, pazza!
Va’, farfallina, e torna,
E torna a quest’aria
Così fresca e bella!
Lo vedi che anch’io
Mi abbaglio piano piano
E che mi brucio la mano
Per volerti cacciare via?
Carolina, per un capriccio,
Tu vuoi fare scontento un altro
E poi, quando l’hai lasciato,
Tu, da un altro, vuoi volare.
Troppi cuori stai stringendo
Con queste tue mani piccole,
Ma finisce che queste ali
Anche tu ti puoi bruciare.
Vattene da là!
Vattene, pazza!
Va’, farfallina, e torna,
E torna a quest’aria
Così fresca e bella!
Lo vedi che anch’io
Mi abbaglio piano piano
E che mi brucio la mano
Per volerti cacciare via?
Torna, va’, farfalla di notte,
Nell’ombra dove sei nata!
Torna a quest’aria imbalsamata
Che ti sa consolare!
Nel buio e solo per me
Questa candela arde e si strugge,
Ma che arda tutti e due,
Non lo posso sopportare!
Vattene da là!
Vattene, pazza!
Va’, farfallina, e torna,
E torna a quest’aria
Così fresca e bella!
Lo vedi che anch’io
Mi abbaglio piano piano
E che mi brucio la mano
Per volerti cacciare via?
tradotto da Natalia Cernega
Qui di seguito possiamo ascoltarla cantata prima da Peppino di Capri.



e poi se lo si desidera… la si può ascoltare anche nella versione più classica di Sergio Bruni…
ed infine anche in quest’altra versione ancora più raffinata e ricercata, benché moderna, di Gianni Lamagna che mi è stata segnalata, nei commenti, da un visitatore del Blog… che ringrazio.
CIAO DA TONY KOSPAN
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COS’E’ L’OPERETTA?
La domanda se rivolta ai più giovani sicuramente
rimarrebbe senza risposta…
ma chi ha qualche annetto in più ricorda
certamente le magnifiche ed allegre serate
a guardar le operette alla TV e sa bene quindi cosa sono.
Ora però lo spiegherò a chi non può saperlo
e lo ricorderò invece a chi le ha conosciute.
L’operetta è una commedia, in parte recitata e in parte cantata,
che, per l’importanza delle parti musicali,
viene in genere considerata come una filiazione del teatro musicale
e, in particolare, dell’operà-comique francese
Quella che ora leggeremo e ricorderemo
è una tra le più classiche e più amate di sempre.
LA VEDOVA ALLEGRA
a cura di Tony Kospan

LA STORIA
La Vedova Allegra di Franz Lehár è da sempre considerata
il primo e più importante titolo della storia dell’operetta.
Il titolo originale dell’operetta in tre atti è “Die lustige Witwe“.
Fu fu musicata da Lehàr su libretto di Victor Léon e Leo Stein basato sulla trama della commedia “L’attaché d’ambassade” di Henri Meilhac.
Debuttò con immediato grande successo il 30 dicembre 1905 al Theater an der Wien di Vienna.
Ha attraversato tutto un secolo di cambiamenti profondi, eppure il suo successo non si è mai appannato ed è sicuramente destinato a rinnovarsi nel terzo millennio.
Basti pensare che quest’operetta è a tutt’oggi uno dei titoli più rappresentati nelle Stagioni Teatrali di tutto il mondo.

LA TRAMA
All’ambasciata del Pontevedro a Parigi, c’è grande fermento.
Sta arrivando la Signora Anna Glavari , giovane vedova del ricchissimo banchiere di corte.
L’ambasciatore, il Barone Zeta, ha ricevuto l’incarico di trovare un marito pontevedrino alla vedova e questo per conservare i milioni di dote della signora, in patria. Infatti se la signora Glavari passasse a seconde nozze con un francese, il suo capitale lascerebbe la Banca Nazionale Pontevedrina e per il Pontevedro sarebbe la rovina economica.
Njegus, cancelliere dell’ambasciata, é un po’ troppo pasticcione per una simile impresa ma c’é il conte Danilo che potrebbe andare benissimo. Njegus e Zeta tentano di convincerlo ma lui non ne vuole sapere. Tra Danilo e Anna c’era stata una storia d’amore finita male a causa della famiglia di Danilo. Da parte sua la vedova, pur amando Danilo, non lo vuole dimostrare e fa di tutto per farlo ingelosire. Frattanto si snoda un’altra storia d’amore che vede protagonisti Valencienne, giovane mogliettina di Zeta, e Camillo de Rossillon, un diplomatico francese che la corteggia con assiduità . I due si danno convegno in un chiosco. Li sta per sorprendere il barone Zeta quando Njegus riesce a fare uscire per tempo Valencienne ed a sostituirla con Anna.

La vedova sorpresa con Camillo! Tutti sono sconvolti, Danilo furioso abbandona la festa. Tutto ormai sembra compromesso ma Njegus, vero Deus ex-machina, riesce a sciogliere gli equivoci e a far confessare ad Anna e Danilo il loro reciproco amore. La patria é salva. D’ora in poi la signora Glavari non sarà più “La vedova allegra” ma la felice consorte del conte Danilo Danilowitch.

Questo video ci consente un vero e proprio tuffo
nell’atmosfera e nelle note magiche di questa operetta
con una brillante Raffaella Carrà
che ci riporta ai bei programmi televisivi di una volta.
FONTI: VARI SITI WEB – IMPAG. T.K.
BUONA VISIONE… E BUON ASCOLTO…
CIAO DA TONY KOSPAN
LA TUA PAGINA DI SOGNO PER COLORARE LE TUE ORE

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BENIAMINO GIGLI
e
NON TI SCORDAR DI ME
a cura di Tony Kospan
Gigli è stato un tenore, un cantante ed un attore
e tra i più celebri cantanti del XX secolo.
Mi fa piacere ricordarlo con una
delle sue canzoni di maggior successo.
Recanati 20.3.1890 – Roma 30.11.1957
Prima di passare alla canzone vediamo altre immagini
che ci possono dare un’idea dell’atmosfera del 1935,
anno in cui uscì il film “Non ti scordar di me“.
Marlene Dietrich in “Il diavolo è donna” – 1935
Guerra di Etiopia
Elsa Schiaparelli – stilista dell’epoca
Roma nel 1935
La canzone, un valzer lento con echi di melodramma,
scritta da due autori napoletani Domenico Furnò ed Eugenio De Curtis
fu lanciata da Beniamino Gigli nel film omonimo.
Gigli, all’epoca 45enne, e già molto noto…
interpretava (ovviamente)
la parte di un tenore che riconquistava l’amata
grazie alla sua voce e proprio con questa canzone.
Beniamino Gigli
Il film piacque moltissimo e ci fu perfino qualche punta di fanatismo
(un’ammiratrice scrisse al “suo” Beniamino di aver visto il film 76 volte in un mese!!!)
anche perché molta gente non aveva mai visto il cantante,
che all’epoca aveva ereditato il “trono” di Caruso.
Crociere – 1935
Tuttora la pellicola è una dalle più apprezzate,
dagli ammiratori del cantante.
La canzone ebbe un grande successo che non è mai tramontato
ed è stata interpretata da molti altri tenori e diversi grandi cantanti.
NON TI SCORDAR DI ME
E. De Curtis – Furnò
Partirono le rondini
dal mio paese freddo e senza sole,
cercando primavere di viole,
nidi d’amore e di felicità
La mia piccola rondine partì
senza lasciarmi un bacio
senza un addio partì
Non ti scordar di me;
la vita mia legata e a te
io t’ amo sempre più
nel sogno mio rimani tu
Non ti scordar di me
la vita mia legata e a te
c’è sempre un nido
nel mio cuor per te
Non ti scordar di me!
Non ti scordar di me!
Ascoltiamola ora nella versione cantata dal grande Beniamino
in un’affascinante versione d’epoca… proprio quella del film…
che ci consente anche di rivivere le atmosfere dell’epoca.
Ciao da Tony Kospan
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Forse ai giovani d’oggi il suo nome dice poco o nulla
ma Cesare Andrea Bixio è stato un vero e proprio
mito della musica leggera
in quanto autore di notissime ed ormai classiche
canzoni napoletane ed italiane,
nonché di colonne sonore nella prima metà del secolo scorso.
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Figlio di padre genovese e madre napoletana
a partire dagli anni ’20 iniziò la sua collaborazione con
il quasi omonimo Bixio Cherubini con cui creò capolavori come
Violino tzigano, Il tango delle capinere, Mamma, Vola colomba,
Parlami d’amore Mariù, Portami tante rose, Vivere… etc.
La sua attività musicale proseguì per tutta la vita…
sia interagendo con i massimi artisti dell’epoca
che adeguandosi con grande successo ai nuovi “media”
dell’epoca… come il cinema e la televisione.
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(Napoli 11.10.1896 – Roma 5.3.1978)
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E’ stato anche un geniale industriale
e fondatore di diverse case editrici di musica.
Mi fa dunque piacere ricordarlo con questo mio post
dedicato ad uno dei suoi massimi successi…
VIVERE – 1937
Nell’epoca dell’imperante (in tutti i sensi)
“DIO PATRIA E FAMIGLIA”
ecco una canzone che sembra proprio
in controtendenza rispetto
agli apparenti costumi dell’epoca.
Non lo credete? Leggete questi versi…
quasi di… liberazione maschile
e quasi inneggianti al… divorzio…
Oggi che magnifica giornata
che giornata di felicità,
la mia bella donna se n’è andata
m’ha lasciato al fine in libertà.
Son padrone ancor della mia vita
e goder la voglio sempre più,
ella m’ha giurato nel partir
che non sarebbe ritornata mai più.
Caterina Boratto
La canzone d’un tempo di cui parleremo e che ascolteremo
(in una doppia versione) stavolta è quindi
V I V E R E
scritta da Cesare Andrea Bixio in occasione dell’omonimo film…
Il film ebbe quali interpreti
Tito Schipa, Caterina Boratto, Paola Borboni,
Enzo Besozzi, Doris Duranti…
attori tra i più in auge all’epoca.
La canzone ebbe ben presto gran successo
e fu interpretata dai più grandi cantanti dell’epoca…
Tito Schipa, Ferrucio Tagliavini e Beniamino Gigli… etc.
Tito Schipa
Ma ecco ora la canzone…
che possiamo ascoltare in una prima versione
cantata da Tito Schipa
ed in una seconda un po’ più recente versione,
cantata da Claudio Villa
Buon ascolto, se vi fa piacere.
Ciao da Tony Kospan
IL MONDO DI ORSOSOGNANTE LA TUA PAGINA FB!
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