Archivio per 10 ottobre 2023

Martedì notte in poesia “La tua pupilla” G. A. Becquer – arte Reid – canzone “La nostra vita” Ramazzotti   Leave a comment

 
 
 
Robert Lewis Reid
 
 

 
 

 

 
 
 
 
 
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Le belle parole dei saggi e dei poeti di tutto il mondo 
mi aiutano spesso a dire quello che non so esprimere 
– Romano Battaglia –
 
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fre bia pouce  musicAnimata  ((La nostra vita – Ramazzotti)
Robert Lewis Reid
 
 
 
 
LA TUA PUPILLA 
Gustavo Adolfo Bécquer
 
 
La tua pupilla è azzurra quando ridi
 la sua dolce chiarezza mi ricorda
 il fulgore tremulo del mattino
 che si riflette nel mare,
 .
La tua pupilla è azzurra quando piangi
 le lacrime trasparenti la velano,
 come gocce di rugiada sopra una violetta.

.
 La tua pupilla è azzurra e se un'idea
 come un punto di luce in fondo brilla,
 mi sembra nel cielo della sera
 una perduta stella!

 
 
 
 

Robert Lewis Reid
 

 
 
 
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Robert Lewis Reid 
 
 
 
 

Verdi e Matisse – La musica di “Libiamo ne’ lieti calici” (Traviata) e dipinti di Matisse – Classica e arte   Leave a comment

 
 
 
 
 
 
 

Un lieto brindisi… si prevede alla fine del pranzo…
che la signora, dipinta da Matisse (più giù), sta preparando.

 
 
 
 


Matisse (Le Cateau-Cambrésis 31.12.1869 – Nizza 3 .1.1954)
 
 
 
 

Ammiriamola mentre sta terminando di apparecchiare la tavola
in questo primo dipinto di Matisse.

Seguiranno altri suoi dipinti dedicati alla musica
in questo post che associa arte e classica.
 
 


Henri Matisse – Dinner Table



 
 
  
Ed un brindisi è anche questo…  dalla Traviata… di Verdi…
e che brindisi!!!!


 
 
 
Matisse – Pianista e giocatori di dama

 
 
 
 
E' una musica fantastica che non ha bisogno di presentazione.

Essa appare nel contempo dolce e scintillante
ed infatti questo brano è considerato tra i più belli
di tutta la musica classica
oltre ad essere uno dei grandi capolavori di Verdi.

 
 
 
 
 
(Roncole Verdi 10.10.1813 – Milano 27.1.1901)


 
 
 
 

Possiamo ora ascoltarlo e gustarlo
in questa scenografica regia curata da Zeffirelli
con la voce di Placido Domingo.

 
 
 
 

fre bia pouce    music+121

Matisse – Lezione di musica
 
 
 
 
o se preferiamo
nell'interpretazione della Callas.

 
 
 
 

fre bia pouce   music+121

 Matisse – Il liuto
 
 
 
  
 
 
Ciao da Tony Kospan




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Matisse

 

 

La vita? E’ un fiore! Un’ipotesi davvero originale e suggestiva è quella che ci dona questo brano   Leave a comment

 

 

Ecco un passo che mi ha incuriosito
in quanto naviga in floreali, originali e suggestive ipotesi 

ed è per questo ve lo propongo.
 
 
 

 

 

 

LA VITA E’ UN FIORE

 
 
 

 
 

E' davvero suggestivo ma ovviamente
va interpretato con serena e simpatica leggerezza.

 
  

   

 
 

LA VITA E’ UN FIORE
 
 
Cos’è un fiore?
E’ un organo sessuale che sboccia, si rende attraente con la forma, il colore, il profumo.
E’ un mezzo di trasmissione di vita.
Cos’ha a che vedere coi cadaveri, rimasugli di cor­pi ormai senza vita?
Che significa portare fiori nei cimiteri?
Illusione di portare vita a qualcosa che vita non ha più.
Chi ha lasciato il corpo vive in un’altra dimensione nella quale i mezzi di trasmissione sono i pensieri.
E allora, invece di un fiore, manda un pensie­ro d’amore.
Ti darà la coscienza della continuazione di un rapporto la cui espressione fisica è stata solo un episodio, ma che, su altri piani, continua ad essere vivo, così come la parte che recita un attore è solo un particolare della sua vita: poi lascia il palcoscenico e continua la sua esistenza. 
Creare significa far vivere per sempre; manifestare significa dare aspetti diversi ad una stessa creazione.
Tu sei eterno, non dare troppa importanza a questa tua parentesi terrena; intendila per quello che è: un modo per trasferire l’amore di cui sei fatto nel mondo mate­riale.  
Su questa terra sei come un fiore: sei sbocciato, hai vissuto la tua parte di piena maturità, hai attratto qualcuno ed ora ti avvii alla fase del declino.
Non hai più molto tempo per trasmettere amore.
Non l’hai mai trasmesso?
Comincia ora prima che tu non ne sia più ca­pace.
Hai dato amore?
E allora continua a darne: gli altri si aspettano che tu gliene dia sempre. 
E ricordati che, se è importante come sei stato nella tua fase di infiorescenza, ancora più importante è lo stato in cui ti troverai quando ti staccherai dal­la pianta: 
se morirai amando, quanto amore avrai nella nuova vita?

 
 
 

 

 

 Mah… cosa ne pensiamo?

 

 

TESTO DA LA STAZIONE CELESTE – IMPAGIN. T.K. 
 
 


CIAO DA TONY KOSPAN




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EDITH PIAF – La “piccola” grande cantante francese in un breve ricordo e 2 suoi mitici successi   Leave a comment





Breve ricordo di colei che
ogni volta che canta
sembra che strappi la sua anima per l'ultima volta
questa la definizione della sua voce
da parte di Jean Cocteau



EDITH PIAF UNA CANTANTE NEL MITO
 
 
 
 
 
(Parigi 19.12.1915 – Grasse 10.10.1963)
 
 

La ricorderò con una brevissima biografia
e con 2 sue mitiche canzoni la

L'himne à l'amourNon je ne regrette rien



BREVE BIOGRAFIA



La sua vita è stata davvero romanzesca,
nel senso più vero del temine,
con grandissime luci e grandissime ombre.






Nata in una famiglia in cui la madre era molto “allegra”
ed il padre un artista del circo, fu così trascurata dai genitori,
che non si accorsero nemmeno che stava per diventare cieca.

Il problema fu scoperto solo quando,
affidata ad una zia che era cuoca di un bordello,
le “professioniste” se ne accorsero.






La sua vita fu un continuo e forte alternarsi
di grandi successi e di momenti difficili
 sia nel campo artistico che affettivo ed economico.

Finì poi quasi in miseria.



Qui è con il suo amato pugile che però morì in un incidente aereo.

.



L'unica cosa che non cambiò mai
fu la sua inimitabile ed indimenticabile voce
al punto che, uscendo da lei che era così piccola e minuta,
le fece avere il soprannome di “ragazza uccellino“.








 Ma ora è giunto il momento di ascoltar per prima,
la canzone scritta da lei stessa
per la morte del suo amato pugile Marcel Cerdan


che fu il più grande amore della sua vita.

E' una musica che emoziona ed affascina ancor oggi.

  
fre bia pouce    musicAnimata

.

.

.

In quest'altro video d'epoca, possiamo invece ammirarla

nella sua interpretazione di un altro trionfo che pure ha superato

i confini del tempo 

ed è ancor oggi la canzone più amata dai francesi.

.

fre bia pouce    musicAnimata

 .

.

Come si può vedere non c'è qui la mitica VIE EN ROSE

il suo vero successo mondiale.

Chi volesse conoscerne la bella storia e riascoltarla.


fre bia pouce


CIAO DA TONY KOSPAN



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Gianni Berengo Gardin “padre” della foto d’arte italiana (neorealismo ed emozioni) e le sue foto più belle   Leave a comment

 
 

E’ considerato
uno dei padri della fotografia italiana

 
 
 
 
 
 
 
 
 

GIANNI BERENGO GARDIN


fotografia & arte
 
L’EMOZIONE DELLA QUOTIDIANITA’

 
 
 
 
Santa Margherita Ligure – 10 ottobre 1930


macchina fotografica 001macchina fotografica 001macchina fotografica 001macchina fotografica 001macchina fotografica 001macchina fotografica 001macchina fotografica 001macchina fotografica 001 


Negli anni cinquanta la ricostruzione culturale e morale portò l’estetica verso il realismo, un’evoluzione voluta da molti artisti e stimolata dai bisogni materiali di una generazione frustrata da vent’anni di teorie moderniste e chiusure di regime.

Le prime influenze internazionali brandirono così la spada del risveglio e grazie ai rappresentanti d’oltreoceano (e non solo) i fotografi italiani edificarono il Neorealismo.



 
 
 

 

 

 
 
 

Scrisse efficacemente Cesare Pavese ne L’influsso degli eventi, in La letteratura americana, 1946:
“Noi scoprimmo l’Italia […] cercando gli uomini e le parole in America, in Russia, in Francia e nella Spagna”.
 

 

 

 

 

 

 

                     
 
 
 

E’ bene quindi ripensare a quel periodo della cultura fotografica italiana cercando all’interno delle sue principali caratteristiche le evoluzioni della poetica dello stesso Gardin e di tutti coloro che direttamente o indirettamente entrarono i contatto con il Neorealismo.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

(Questa di Migliori e le successive testimonianze sono riprese dalle interviste presenti in: AA.VV., Gli anni del Neorealismo. Tendenze della fotografia italiana, Prato, Fiaf, 1998, n.d.r.).
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


Nel 1963 il grande maestro della fotografia italiana impresse uno scatto – non lontano da Siena – che racchiude l’essenza del mutamento. Una strada bianca s’inerpica nella campagna toscana. Pochi alberi ne seguono il tracciato. Un uomo e una donna camminano verso l’orizzonte. 

A riguardarla dopo trentacinque anni, Berengo Gardin riesce ancora a emozionarsi. “E’ come rivedere un figlio”, ammette e racconta di come questo scatto “racchiuda in sé il valore del documento”. 

Poi, spiega: “Sono ripassato per questa stessa strada dieci anni dopo e non esisteva praticamente più: per prima cosa è stata asfalta correggendo una delle curve, poi è stato costruito il guard rail. 

Infine gli alberi sono morti con la gelata del 1985″. 

 



 

 

 
 

Intorno proprio alla questione del Neorealismo è interessante leggere proprio la posizione in merito dello stesso Berengo Gardin, sempre ricordando che capire l’opera di un autore richiede un approfondimento, seppur minimo, sul periodo nel quale è vissuto e sulle influenze culturali che quel periodo è stato in grado di imprimere nella poetica e nell’estetica: 
“Forse non avevamo la consapevolezza di aderire al Neorealismo fotografico, etichetta che, beninteso, non ci dispiace affatto, si trattava di un esperienza irrinunciabile, di una risposta espressiva ad uno stato d’animo comune a tutti.”


 
 
 
 
 
 
 
 

 

 



    
Ritiene poi che le influenze di  – Life – e dei fotografi della Farm Security Administration, alla fine degli anni trenta, abbiano cambiato molte cose e impressionato molti animi.
Il manifesto pubblicato proprio su Life nel ’36 esprimeva quei concetti che furono propri del successivo realismo italiano: “Vedere la vita, vedere il mondo, essere testimoni oculari di grandi eventi, osservare i volti dei poveri e i gesti dei superbi. Vedere e gioire nel vedere, vedere ed essere sorpresi, vedere e apprendere”. 

 

 



 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 


Una lezione ancora valida che crea nei discorsi di Berengo Gardin, tuttora, grande suggestione e gli permette di affermare: “Fotografia di reportage – o, se preferite, Neorealismo fotografico – come possibilità di fotografare e interpretare le cose che accadono in modo che esse assumano e poi riescano a comunicare ulteriori significati.”


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

La fotografia di questo autore è in definitiva una storia di luoghi e di volti, un lavoro costante che ripropone oggi, nella sua varia complessità, avvenimenti e situazioni di un’Italia povera, di un’Italia in continuo movimento ed evoluzione.

Nei volti e nelle situazioni si riscoprono atmosfere lontane, luoghi fermi nel tempo, volti di statuaria memoria.

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 


Le sue fotografie sono state insignite del prestigioso Lucie Awards, la massima onoreficenza per la fotografia che, in precedenza, era stata data a grandi maestri come Henri Cartier-Bresson, Gordon Parks, William Klein e Wily Ronis.
 
 
 
Testo estratto da un articolo di Andrea L. Casiraghi su New Cult Frame 
– impaginazione Tony Kospan
 
 
 
CIAO DA TONY KOSPAN

 

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