Archivio per l'etichetta ‘FOTOGRAFIA NEOREALISTA

Gianni Berengo Gardin “padre” dell’arte fotografica italiana (neorealismo ed emozioni) e le sue foto più belle   Leave a comment

 
 

E’ considerato
uno dei padri della fotografia italiana

 
 
 
 
 
 
 
 
 

GIANNI BERENGO GARDIN


fotografia & arte
 
L’EMOZIONE DELLA QUOTIDIANITA’

 
 
 
 
Santa Margherita Ligure – 10 ottobre 1930


macchina fotografica 001macchina fotografica 001macchina fotografica 001macchina fotografica 001macchina fotografica 001macchina fotografica 001macchina fotografica 001macchina fotografica 001 


Negli anni cinquanta la ricostruzione culturale e morale portò l’estetica verso il realismo, un’evoluzione voluta da molti artisti e stimolata dai bisogni materiali di una generazione frustrata da vent’anni di teorie moderniste e chiusure di regime.

Le prime influenze internazionali brandirono così la spada del risveglio e grazie ai rappresentanti d’oltreoceano (e non solo) i fotografi italiani edificarono il Neorealismo.



 
 
 

 

 

 
 
 

Scrisse efficacemente Cesare Pavese ne L’influsso degli eventi, in La letteratura americana, 1946:
“Noi scoprimmo l’Italia […] cercando gli uomini e le parole in America, in Russia, in Francia e nella Spagna”.
 

 

 

 

 

 

 

                     
 
 
 

E’ bene quindi ripensare a quel periodo della cultura fotografica italiana cercando all’interno delle sue principali caratteristiche le evoluzioni della poetica dello stesso Gardin e di tutti coloro che direttamente o indirettamente entrarono i contatto con il Neorealismo.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

(Questa di Migliori e le successive testimonianze sono riprese dalle interviste presenti in: AA.VV., Gli anni del Neorealismo. Tendenze della fotografia italiana, Prato, Fiaf, 1998, n.d.r.).
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


Nel 1963 il grande maestro della fotografia italiana impresse uno scatto – non lontano da Siena – che racchiude l’essenza del mutamento. Una strada bianca s’inerpica nella campagna toscana. Pochi alberi ne seguono il tracciato. Un uomo e una donna camminano verso l’orizzonte. 

A riguardarla dopo trentacinque anni, Berengo Gardin riesce ancora a emozionarsi. “E’ come rivedere un figlio”, ammette e racconta di come questo scatto “racchiuda in sé il valore del documento”. 

Poi, spiega: “Sono ripassato per questa stessa strada dieci anni dopo e non esisteva praticamente più: per prima cosa è stata asfalta correggendo una delle curve, poi è stato costruito il guard rail. 

Infine gli alberi sono morti con la gelata del 1985″. 

 



 

 

 
 

Intorno proprio alla questione del Neorealismo è interessante leggere proprio la posizione in merito dello stesso Berengo Gardin, sempre ricordando che capire l’opera di un autore richiede un approfondimento, seppur minimo, sul periodo nel quale è vissuto e sulle influenze culturali che quel periodo è stato in grado di imprimere nella poetica e nell’estetica: 
“Forse non avevamo la consapevolezza di aderire al Neorealismo fotografico, etichetta che, beninteso, non ci dispiace affatto, si trattava di un esperienza irrinunciabile, di una risposta espressiva ad uno stato d’animo comune a tutti.”


 
 
 
 
 
 
 
 

 

 



    
Ritiene poi che le influenze di  – Life – e dei fotografi della Farm Security Administration, alla fine degli anni trenta, abbiano cambiato molte cose e impressionato molti animi.
Il manifesto pubblicato proprio su Life nel ’36 esprimeva quei concetti che furono propri del successivo realismo italiano: “Vedere la vita, vedere il mondo, essere testimoni oculari di grandi eventi, osservare i volti dei poveri e i gesti dei superbi. Vedere e gioire nel vedere, vedere ed essere sorpresi, vedere e apprendere”. 

 

 



 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 


Una lezione ancora valida che crea nei discorsi di Berengo Gardin, tuttora, grande suggestione e gli permette di affermare: “Fotografia di reportage – o, se preferite, Neorealismo fotografico – come possibilità di fotografare e interpretare le cose che accadono in modo che esse assumano e poi riescano a comunicare ulteriori significati.”


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

La fotografia di questo autore è in definitiva una storia di luoghi e di volti, un lavoro costante che ripropone oggi, nella sua varia complessità, avvenimenti e situazioni di un’Italia povera, di un’Italia in continuo movimento ed evoluzione.

Nei volti e nelle situazioni si riscoprono atmosfere lontane, luoghi fermi nel tempo, volti di statuaria memoria.

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 


Le sue fotografie sono state insignite del prestigioso Lucie Awards, la massima onoreficenza per la fotografia che, in precedenza, era stata data a grandi maestri come Henri Cartier-Bresson, Gordon Parks, William Klein e Wily Ronis.
 
 
 
Testo estratto da un articolo di Andrea L. Casiraghi su New Cult Frame 
– impaginazione Tony Kospan
 
 
 
CIAO DA TONY KOSPAN

 

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IL MONDO DEGLI ARTISTI
E DI CHI AMA L’ARTE
NEL GRUPPO DI FB
Frecce (174)






 
 
 

 

Robert Doisneau – La sua arte fotografica appare un poetico ponte tra realtà ed umanità   Leave a comment

 

 
 
Bacio all’Hotel De Ville – 1950
 
 
 
 

Il suo modo di fotografare fu assolutamente innovativo
in quanto amò penetrare, con la sua macchina fotografica,
 la realtà umana viva e cruda delle periferie…
aspetto che allora nessuno prendeva in considerazione.









Questo grandissimo maestro ed artista della fotofrafia…
è conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo
al punto che Google qualche anno fa
gli ha dedicato la copertina per il suo centenario.

 
 
 
 

(omaggio Google)

 
 
 
 

Questa sua specialità,
lo scattar foto per strada cogliendo gli aspetti più strani…
ma nello stesso tempo più normali… della società francese…,
lo rese in breve tempo famoso.
 
 
 
 
 
ROBERT DOISNEAU
(Gentilly 14 4 1912 – Montrouge 1° 4 1994)

 
 
 
 
Eh sì… il grande fotografo francese
è stato uno dei padri della fotografia
intesa come arte e documentazione sociale…





 
 
 
 

 
 
 
 
Il suo stile è definito
umanista
in quanto è l’umanità
con i suoi dolori, le sue gioie e la sua quotidianità
l’oggetto della sua arte fotografica




 
 
 
 

.
.

A mio parere, però,
nella sua arte fotografica è ben presente
anche un pizzico di dolce ironia…
e di geniale originalità.













Tra i temi da lui preferiti ci sono i bambini e l’amore…


Una fila durante l’occupazione tedesca di Parigi
 
 
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
 
 

.
.

La foto finale… Bacio all’Hotel De Ville
è certo la sua foto più famosa
ed è considerata il suo capolavoro…
 
 
 
 
 












 
 
 
 
 
Ammiriamo ora in questo bellissimo video
le sue emozionanti opere fotografiche,
vero e proprio omaggio alla sua arte,
e ringraziamolo per le emozioni
che i suoi scatti, ancor oggi, ci donano
insieme ad una affettuosa documentazione
di un mondo che non c’è più.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
CIAO DA TONY KOSPAN
 
 
 
 
 
 
80x80 80x80 80x80 80x80 80x80 
ARTE MUSICA HUMOUR POESIA ETC.

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Robert Doisneau e la sua arte fotografica che appare un poetico ponte tra… realtà ed umanità   Leave a comment

 

 
 
 
 
 
 

Il suo modo di fotografare fu assolutamente innovativo
in quanto amò penetrare, con la sua macchina fotografica,
 la realtà umana viva e cruda delle periferie…
aspetto che allora nessuno prendeva in considerazione.









Questo grandissimo maestro ed artista della fotofrafia…
è conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo
al punto che Google qualche anno fa
gli ha dedicato la copertina per il suo centenario.

 
 
 
 

(omaggio Google)

 
 
 
 

Questa sua specialità,
lo scattar foto per strada cogliendo gli aspetti più strani…
ma nello stesso tempo più normali… della società francese…,
lo rese in breve tempo famoso.
 
 
 
 
 
ROBERT DOISNEAU
(Gentilly 14 4 1912 – Montrouge 1° 4 1994)

 
 
 
 
Eh sì… il grande fotografo francese
è stato uno dei padri della fotografia
intesa come arte e documentazione sociale…





 
 
 
 

 
 
 
 
Il suo stile è definito
umanista
in quanto è l’umanità
con i suoi dolori, le sue gioie e la sua quotidianità
l’oggetto della sua arte fotografica




 
 
 
 

.
.

A mio parere, però,
nella sua arte fotografica è ben presente
anche un pizzico di dolce ironia…
e di geniale originalità.













Tra i temi da lui preferiti ci sono i bambini e l’amore…


Una fila durante l’occupazione tedesca di Parigi
 
 
.
.
.
.
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La foto finale… Bacio all’Hotel De Ville
è certo la sua foto più famosa
ed è considerata il suo capolavoro…
 
 
 
 
 












 
 
 
 
 
Ammiriamo ora in questo bellissimo video
le sue emozionanti opere fotografiche,
vero e proprio omaggio alla sua arte,
e ringraziamolo per le emozioni
che i suoi scatti, ancor oggi, ci donano
insieme ad una affettuosa documentazione
di un mondo che non c’è più.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
CIAO DA TONY KOSPAN
 
 
 
 
 
 
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ARTE MUSICA HUMOUR POESIA ETC.

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Bacio all’Hotel De Ville – 1950



 
 

Gianni Berengo Gardin – Ecco il “padre” dell’arte fotografica italiana con le sue più belle foto tra neorealismo ed emozioni   Leave a comment

 
 

E’ considerato
uno dei padri della fotografia italiana

 
 
 
 
 
 
 
 
 

GIANNI BERENGO GARDIN


fotografia & arte
 
L’EMOZIONE DELLA QUOTIDIANITA’

 
 
 
 
Santa Margherita Ligure – 10 ottobre 1930


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Negli anni cinquanta la ricostruzione culturale e morale portò l’estetica verso il realismo, un’evoluzione voluta da molti artisti e stimolata dai bisogni materiali di una generazione frustrata da vent’anni di teorie moderniste e chiusure di regime.

Le prime influenze internazionali brandirono così la spada del risveglio e grazie ai rappresentanti d’oltreoceano (e non solo) i fotografi italiani edificarono il Neorealismo.



 
 
 

 

 

 
 
 

Scrisse efficacemente Cesare Pavese ne L’influsso degli eventi, in La letteratura americana, 1946:
“Noi scoprimmo l’Italia […] cercando gli uomini e le parole in America, in Russia, in Francia e nella Spagna”.
 

 

 

 

 

 

 

                     
 
 
 

E’ bene quindi ripensare a quel periodo della cultura fotografica italiana cercando all’interno delle sue principali caratteristiche le evoluzioni della poetica dello stesso Gardin e di tutti coloro che direttamente o indirettamente entrarono i contatto con il Neorealismo.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

(Questa di Migliori e le successive testimonianze sono riprese dalle interviste presenti in: AA.VV., Gli anni del Neorealismo. Tendenze della fotografia italiana, Prato, Fiaf, 1998, n.d.r.).
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


Nel 1963 il grande maestro della fotografia italiana impresse uno scatto – non lontano da Siena – che racchiude l’essenza del mutamento. Una strada bianca s’inerpica nella campagna toscana. Pochi alberi ne seguono il tracciato. Un uomo e una donna camminano verso l’orizzonte. 

A riguardarla dopo trentacinque anni, Berengo Gardin riesce ancora a emozionarsi. “E’ come rivedere un figlio”, ammette e racconta di come questo scatto “racchiuda in sé il valore del documento”. 

Poi, spiega: “Sono ripassato per questa stessa strada dieci anni dopo e non esisteva praticamente più: per prima cosa è stata asfalta correggendo una delle curve, poi è stato costruito il guard rail. 

Infine gli alberi sono morti con la gelata del 1985″. 

 



 

 

 
 

Intorno proprio alla questione del Neorealismo è interessante leggere proprio la posizione in merito dello stesso Berengo Gardin, sempre ricordando che capire l’opera di un autore richiede un approfondimento, seppur minimo, sul periodo nel quale è vissuto e sulle influenze culturali che quel periodo è stato in grado di imprimere nella poetica e nell’estetica: 
“Forse non avevamo la consapevolezza di aderire al Neorealismo fotografico, etichetta che, beninteso, non ci dispiace affatto, si trattava di un esperienza irrinunciabile, di una risposta espressiva ad uno stato d’animo comune a tutti.”


 
 
 
 
 
 
 
 

 

 



    
Ritiene poi che le influenze di  – Life – e dei fotografi della Farm Security Administration, alla fine degli anni trenta, abbiano cambiato molte cose e impressionato molti animi.
Il manifesto pubblicato proprio su Life nel ’36 esprimeva quei concetti che furono propri del successivo realismo italiano: “Vedere la vita, vedere il mondo, essere testimoni oculari di grandi eventi, osservare i volti dei poveri e i gesti dei superbi. Vedere e gioire nel vedere, vedere ed essere sorpresi, vedere e apprendere”. 

 

 



 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 


Una lezione ancora valida che crea nei discorsi di Berengo Gardin, tuttora, grande suggestione e gli permette di affermare: “Fotografia di reportage – o, se preferite, Neorealismo fotografico – come possibilità di fotografare e interpretare le cose che accadono in modo che esse assumano e poi riescano a comunicare ulteriori significati.”


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

La fotografia di questo autore è in definitiva una storia di luoghi e di volti, un lavoro costante che ripropone oggi, nella sua varia complessità, avvenimenti e situazioni di un’Italia povera, di un’Italia in continuo movimento ed evoluzione.

Nei volti e nelle situazioni si riscoprono atmosfere lontane, luoghi fermi nel tempo, volti di statuaria memoria.

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 


Le sue fotografie sono state insignite del prestigioso Lucie Awards, la massima onoreficenza per la fotografia che, in precedenza, era stata data a grandi maestri come Henri Cartier-Bresson, Gordon Parks, William Klein e Wily Ronis.
 
 
 
Testo estratto da un articolo di Andrea L. Casiraghi su New Cult Frame 
– impaginazione Tony Kospan
 
 
 
CIAO DA TONY KOSPAN

 

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IL MONDO DEGLI ARTISTI
E DI CHI AMA L’ARTE
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Frecce (174)






 
 
 

 

Robert Doisneau – L’arte di questo grande fotografo del ‘900 appare un poetico ponte tra realtà ed umanità   1 comment

 

 
 
Bacio all’Hotel De Ville – 1950
 
 
 
 

Il suo modo di fotografare fu assolutamente innovativo
in quanto amò penetrare, con la sua macchina fotografica,
 la realtà umana viva e cruda delle periferie…
aspetto che allora nessuno prendeva in considerazione.









Questo grandissimo maestro ed artista della fotofrafia…
è conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo
al punto che Google qualche anno fa
gli ha dedicato la copertina per il suo centenario.

 
 
 
 

(omaggio Google)

 
 
 
 

Questa sua specialità,
lo scattar foto per strada cogliendo gli aspetti più strani…
ma nello stesso tempo più normali… della società francese…,
lo rese in breve tempo famoso.
 
 
 
 
 
ROBERT DOISNEAU
(Gentilly 14 4 1912 – Montrouge 1° 4 1994)

 
 
 
 
Eh sì… il grande fotografo francese
è stato uno dei padri della fotografia
intesa come arte e documentazione sociale…





 
 
 
 

 
 
 
 
Il suo stile è definito
umanista
in quanto è l’umanità
con i suoi dolori, le sue gioie e la sua quotidianità
l’oggetto della sua arte fotografica




 
 
 
 

.
.

A mio parere, però,
nella sua arte fotografica è ben presente
anche un pizzico di dolce ironia…
e di geniale originalità.













Tra i temi da lui preferiti ci sono i bambini e l’amore…


Una fila durante l’occupazione tedesca di Parigi
 
 
.
.
.
.
.
.
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La foto finale… Bacio all’Hotel De Ville
è certo la sua foto più famosa
ed è considerata il suo capolavoro…
 
 
 
 
 












 
 
 
 
 
Ammiriamo ora in questo bellissimo video
le sue emozionanti opere fotografiche,
vero e proprio omaggio alla sua arte,
e ringraziamolo per le emozioni
che i suoi scatti, ancor oggi, ci donano
insieme ad una affettuosa documentazione
di un mondo che non c’è più.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
CIAO DA TONY KOSPAN
 
 
 
 
 
 
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ARTE MUSICA HUMOUR POESIA ETC.

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Gianni Berengo Gardin… “padre” dell’arte fotografica italiana e le sue più belle opere tra neorealismo ed emozioni   Leave a comment

 
 

E’ considerato
uno dei padri della fotografia italiana

 
 
 
 
 
 
 
 
 

GIANNI BERENGO GARDIN


fotografia & arte
 
L’EMOZIONE DELLA QUOTIDIANITA’

 
 
 
 
Santa Margherita Ligure – 10 ottobre 1930




macchina fotografica 001macchina fotografica 001macchina fotografica 001macchina fotografica 001macchina fotografica 001macchina fotografica 001macchina fotografica 001macchina fotografica 001
 

Negli anni cinquanta la ricostruzione culturale e morale portò l’estetica verso il realismo, un’evoluzione voluta da molti artisti e stimolata dai bisogni materiali di una generazione frustrata da vent’anni di teorie moderniste e chiusure di regime.

Le prime influenze internazionali brandirono così la spada del risveglio e grazie ai rappresentanti d’oltreoceano (e non solo) i fotografi italiani edificarono il Neorealismo.



 
 
 

 

 

 
 
 

Scrisse efficacemente Cesare Pavese ne L’influsso degli eventi, in La letteratura americana, 1946:
“Noi scoprimmo l’Italia […] cercando gli uomini e le parole in America, in Russia, in Francia e nella Spagna”.
 

 

 

 

 

 

 

                     
 
 
 

E’ bene quindi ripensare a quel periodo della cultura fotografica italiana cercando all’interno delle sue principali caratteristiche le evoluzioni della poetica dello stesso Gardin e di tutti coloro che direttamente o indirettamente entrarono i contatto con il Neorealismo.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

(Questa di Migliori e le successive testimonianze sono riprese dalle interviste presenti in: AA.VV., Gli anni del Neorealismo. Tendenze della fotografia italiana, Prato, Fiaf, 1998, n.d.r.).
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


Nel 1963 il grande maestro della fotografia italiana impresse uno scatto – non lontano da Siena – che racchiude l’essenza del mutamento. Una strada bianca s’inerpica nella campagna toscana. Pochi alberi ne seguono il tracciato. Un uomo e una donna camminano verso l’orizzonte. 

A riguardarla dopo trentacinque anni, Berengo Gardin riesce ancora a emozionarsi. “E’ come rivedere un figlio”, ammette e racconta di come questo scatto “racchiuda in sé il valore del documento”. 

Poi, spiega: “Sono ripassato per questa stessa strada dieci anni dopo e non esisteva praticamente più: per prima cosa è stata asfalta correggendo una delle curve, poi è stato costruito il guard rail. 

Infine gli alberi sono morti con la gelata del 1985″. 

 



 

 

 
 

Intorno proprio alla questione del Neorealismo è interessante leggere proprio la posizione in merito dello stesso Berengo Gardin, sempre ricordando che capire l’opera di un autore richiede un approfondimento, seppur minimo, sul periodo nel quale è vissuto e sulle influenze culturali che quel periodo è stato in grado di imprimere nella poetica e nell’estetica: 
“Forse non avevamo la consapevolezza di aderire al Neorealismo fotografico, etichetta che, beninteso, non ci dispiace affatto, si trattava di un esperienza irrinunciabile, di una risposta espressiva ad uno stato d’animo comune a tutti.”


 
 
 
 
 
 
 
 

 

 



    
Ritiene poi che le influenze di  – Life – e dei fotografi della Farm Security Administration, alla fine degli anni trenta, abbiano cambiato molte cose e impressionato molti animi.
Il manifesto pubblicato proprio su Life nel ’36 esprimeva quei concetti che furono propri del successivo realismo italiano: “Vedere la vita, vedere il mondo, essere testimoni oculari di grandi eventi, osservare i volti dei poveri e i gesti dei superbi. Vedere e gioire nel vedere, vedere ed essere sorpresi, vedere e apprendere”. 

 

 



 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 


Una lezione ancora valida che crea nei discorsi di Berengo Gardin, tuttora, grande suggestione e gli permette di affermare: “Fotografia di reportage – o, se preferite, Neorealismo fotografico – come possibilità di fotografare e interpretare le cose che accadono in modo che esse assumano e poi riescano a comunicare ulteriori significati.”


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

La fotografia di questo autore è in definitiva una storia di luoghi e di volti, un lavoro costante che ripropone oggi, nella sua varia complessità, avvenimenti e situazioni di un’Italia povera, di un’Italia in continuo movimento ed evoluzione.

Nei volti e nelle situazioni si riscoprono atmosfere lontane, luoghi fermi nel tempo, volti di statuaria memoria.

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 


Le sue fotografie sono state insignite del prestigioso Lucie Awards, la massima onoreficenza per la fotografia che, in precedenza, era stata data a grandi maestri come Henri Cartier-Bresson, Gordon Parks, William Klein e Wily Ronis.
 
 
 
Testo estratto da un articolo di Andrea L. Casiraghi su New Cult Frame 
– impaginazione Tony Kospan
 
 
 
CIAO DA TONY KOSPAN

 

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IL MONDO DEGLI ARTISTI
E DI CHI AMA L’ARTE
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Robert Doisneau – La sua arte fotografica appare un poetico ponte tra realtà ed umanità   Leave a comment

 

 
 
 
 
 
 

Il suo modo di fotografare fu assolutamente innovativo
in quanto amò penetrare, con la sua macchina fotografica,
 la realtà umana viva e cruda delle periferie…
aspetto che allora nessuno prendeva in considerazione.









Questo grandissimo maestro ed artista della fotofrafia…
è conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo
al punto che Google qualche anno fa
gli ha dedicato la copertina per il suo centenario.

 
 
 
 

(omaggio Google)

 
 
 
 

Questa sua specialità,
lo scattar foto per strada cogliendo gli aspetti più strani…
ma nello stesso tempo più normali… della società francese…,
lo rese in breve tempo famoso.
 
 
 
 
 
ROBERT DOISNEAU
(Gentilly 14 4 1912 – Montrouge 1° 4 1994)

 
 
 
 
Eh sì… il grande fotografo francese
è stato uno dei padri della fotografia
intesa come arte e documentazione sociale…





 
 
 
 

 
 
 
 
Il suo stile è definito
umanista
in quanto è l'umanità
con i suoi dolori, le sue gioie e la sua quotidianità
l'oggetto della sua arte fotografica




 
 
 
 

.
.

A mio parere, però,
nella sua arte fotografica è ben presente
anche un pizzico di dolce ironia…
e di geniale originalità.













Tra i temi da lui preferiti ci sono i bambini e l'amore…


Una fila durante l'occupazione tedesca di Parigi
 
 
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La foto finale… Bacio all’Hotel De Ville
è certo la sua foto più famosa
ed è considerata il suo capolavoro…
 
 
 
 
 












 
 
 
 
 
Ammiriamo ora in questo bellissimo video
le sue emozionanti opere fotografiche,
vero e proprio omaggio alla sua arte,
e ringraziamolo per le emozioni
che i suoi scatti, ancor oggi, ci donano
insieme ad una affettuosa documentazione
di un mondo che non c'è più.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
CIAO DA TONY KOSPAN
 
 
 
 
 
 
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Bacio all’Hotel De Ville – 1950



 
 

Robert Doisneau – La sua arte fotografica appare come un poetico ponte tra realtà ed umanità…   Leave a comment

 

 
 
 
 
 
 

Il suo modo di fotografare fu assolutamente innovativo
in quanto amò penetrare, con la sua macchina fotografica,
 la realtà umana viva e cruda delle periferie…
aspetto che allora nessuno prendeva in considerazione.









Questo grandissimo maestro ed artista della fotofrafia…
è conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo
al punto che Google qualche anno fa
gli ha dedicato la copertina per il suo centenario.

 
 
 
 

(omaggio Google)

 
 
 
 

Questa sua specialità,
lo scattar foto per strada cogliendo gli aspetti più strani…
ma nello stesso tempo più normali… della società francese…,
lo rese in breve tempo famoso.
 
 
 
 
 
ROBERT DOISNEAU
(Gentilly 14 4 1912 – Montrouge 1° 4 1994)

 
 
 
 
Eh sì… il grande fotografo francese
è stato uno dei padri della fotografia
intesa come arte e documentazione sociale…





 
 
 
 

 
 
 
 
Il suo stile è definito
umanista
in quanto è l'umanità
con i suoi dolori, le sue gioie e la sua quotidianità
l'oggetto della sua arte fotografica




 
 
 
 

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.

A mio parere, però,
nella sua arte fotografica è ben presente
anche un pizzico di dolce ironia…
e di geniale originalità.













Tra i temi da lui preferiti ci sono i bambini e l'amore…


Una fila durante l'occupazione tedesca di Parigi
 
 
.
.
.
.
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La foto finale… Bacio all’Hotel De Ville
è certo la sua foto più famosa
ed è considerata il suo capolavoro…
 
 
 
 
 












 
 
 
 
 
Ammiriamo ora in questo bellissimo video
le sue emozionanti opere fotografiche,
vero e proprio omaggio alla sua arte,
e ringraziamolo per le emozioni
che i suoi scatti, ancor oggi, ci donano
insieme ad una affettuosa documentazione
di un mondo che non c'è più.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Bacio all’Hotel De Ville – 1950



 
 

Gianni Berengo Gardin – Grande (per diversi aspetti) arte fotografica tra neorealismo ed emozioni   1 comment

 
 

E' considerato
uno dei padri della fotografia italiana

 
 
 
 
 
 
 
 
 

GIANNI BERENGO GARDIN


fotografia & arte
 
L’EMOZIONE DELLA QUOTIDIANITA’

 
 
 
 
Santa Margherita Ligure – 10 ottobre 1930



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Negli anni cinquanta la ricostruzione culturale e morale portò l’estetica verso il realismo, un’evoluzione voluta da molti artisti e stimolata dai bisogni materiali di una generazione frustrata da vent’anni di teorie moderniste e chiusure di regime.

Le prime influenze internazionali brandirono così la spada del risveglio e grazie ai rappresentanti d’oltreoceano (e non solo) i fotografi italiani edificarono il Neorealismo.



 
 
 

 

 

 
 
 

Scrisse efficacemente Cesare Pavese ne L’influsso degli eventi, in La letteratura americana, 1946:
“Noi scoprimmo l’Italia […] cercando gli uomini e le parole in America, in Russia, in Francia e nella Spagna”.
 

 

 

 

 

 

 

                     
 
 
 

E’ bene quindi ripensare a quel periodo della cultura fotografica italiana cercando all’interno delle sue principali caratteristiche le evoluzioni della poetica dello stesso Gardin e di tutti coloro che direttamente o indirettamente entrarono i contatto con il Neorealismo.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

(Questa di Migliori e le successive testimonianze sono riprese dalle interviste presenti in: AA.VV., Gli anni del Neorealismo. Tendenze della fotografia italiana, Prato, Fiaf, 1998, n.d.r.).
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


Nel 1963 il grande maestro della fotografia italiana impresse uno scatto – non lontano da Siena – che racchiude l’essenza del mutamento. Una strada bianca s’inerpica nella campagna toscana. Pochi alberi ne seguono il tracciato. Un uomo e una donna camminano verso l’orizzonte. 

A riguardarla dopo trentacinque anni, Berengo Gardin riesce ancora a emozionarsi. “E’ come rivedere un figlio”, ammette e racconta di come questo scatto “racchiuda in sé il valore del documento”. 

Poi, spiega: “Sono ripassato per questa stessa strada dieci anni dopo e non esisteva praticamente più: per prima cosa è stata asfalta correggendo una delle curve, poi è stato costruito il guard rail. 

Infine gli alberi sono morti con la gelata del 1985″. 

 



 

 

 
 

Intorno proprio alla questione del Neorealismo è interessante leggere proprio la posizione in merito dello stesso Berengo Gardin, sempre ricordando che capire l’opera di un autore richiede un approfondimento, seppur minimo, sul periodo nel quale è vissuto e sulle influenze culturali che quel periodo è stato in grado di imprimere nella poetica e nell’estetica: 
“Forse non avevamo la consapevolezza di aderire al Neorealismo fotografico, etichetta che, beninteso, non ci dispiace affatto, si trattava di un esperienza irrinunciabile, di una risposta espressiva ad uno stato d’animo comune a tutti.”


 
 
 
 
 
 
 
 

 

 


    
Ritiene poi che le influenze di  – Life – e dei fotografi della Farm Security Administration, alla fine degli anni trenta, abbiano cambiato molte cose e impressionato molti animi.
Il manifesto pubblicato proprio su Life nel ’36 esprimeva quei concetti che furono propri del successivo realismo italiano: “Vedere la vita, vedere il mondo, essere testimoni oculari di grandi eventi, osservare i volti dei poveri e i gesti dei superbi. Vedere e gioire nel vedere, vedere ed essere sorpresi, vedere e apprendere”. 

 

 


 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 


Una lezione ancora valida che crea nei discorsi di Berengo Gardin, tuttora, grande suggestione e gli permette di affermare: “Fotografia di reportage – o, se preferite, Neorealismo fotografico – come possibilità di fotografare e interpretare le cose che accadono in modo che esse assumano e poi riescano a comunicare ulteriori significati.”


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

La fotografia di questo autore è in definitiva una storia di luoghi e di volti, un lavoro costante che ripropone oggi, nella sua varia complessità, avvenimenti e situazioni di un’Italia povera, di un’Italia in continuo movimento ed evoluzione.

Nei volti e nelle situazioni si riscoprono atmosfere lontane, luoghi fermi nel tempo, volti di statuaria memoria.

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 


Le sue fotografie sono state insignite del prestigioso Lucie Awards, la massima onoreficenza per la fotografia che, in precedenza, era stata data a grandi maestri come Henri Cartier-Bresson, Gordon Parks, William Klein e Wily Ronis.
 
 
 
Testo estratto da un articolo di Andrea L. Casiraghi su New Cult Frame 
– impaginazione Tony Kospan
 
 
 
CIAO DA TONY KOSPAN

 

IL MONDO DEGLI ARTISTI
E DI CHI AMA L'ARTE
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E’ considerato
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GIANNI BERENGO GARDIN


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Santa Margherita Ligure – 10 ottobre 1930



70x8270x8270x8270x8270x8270x8270x8270x8270x82

 
 

Negli anni cinquanta la ricostruzione culturale e morale portò l’estetica verso il realismo, un’evoluzione voluta da molti artisti e stimolata dai bisogni materiali di una generazione frustrata da vent’anni di teorie moderniste e chiusure di regime.

Le prime influenze internazionali brandirono così la spada del risveglio e grazie ai rappresentanti d’oltreoceano (e non solo) i fotografi italiani edificarono il Neorealismo.



 
 
 

 

 

 
 
 

Scrisse efficacemente Cesare Pavese ne L’influsso degli eventi, in La letteratura americana, 1946:
“Noi scoprimmo l’Italia […] cercando gli uomini e le parole in America, in Russia, in Francia e nella Spagna”.
 

 

 

 

 

 

 

                     
 
 
 

E’ bene quindi ripensare a quel periodo della cultura fotografica italiana cercando all’interno delle sue principali caratteristiche le evoluzioni della poetica dello stesso Gardin e di tutti coloro che direttamente o indirettamente entrarono i contatto con il Neorealismo.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

(Questa di Migliori e le successive testimonianze sono riprese dalle interviste presenti in: AA.VV., Gli anni del Neorealismo. Tendenze della fotografia italiana, Prato, Fiaf, 1998, n.d.r.).
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


Nel 1963 il grande maestro della fotografia italiana impresse uno scatto – non lontano da Siena – che racchiude l’essenza del mutamento. Una strada bianca s’inerpica nella campagna toscana. Pochi alberi ne seguono il tracciato. Un uomo e una donna camminano verso l’orizzonte. 

A riguardarla dopo trentacinque anni, Berengo Gardin riesce ancora a emozionarsi. “E’ come rivedere un figlio”, ammette e racconta di come questo scatto “racchiuda in sé il valore del documento”. 

Poi, spiega: “Sono ripassato per questa stessa strada dieci anni dopo e non esisteva praticamente più: per prima cosa è stata asfalta correggendo una delle curve, poi è stato costruito il guard rail. 

Infine gli alberi sono morti con la gelata del 1985″. 

 



 

 

 
 

Intorno proprio alla questione del Neorealismo è interessante leggere proprio la posizione in merito dello stesso Berengo Gardin, sempre ricordando che capire l’opera di un autore richiede un approfondimento, seppur minimo, sul periodo nel quale è vissuto e sulle influenze culturali che quel periodo è stato in grado di imprimere nella poetica e nell’estetica: 
“Forse non avevamo la consapevolezza di aderire al Neorealismo fotografico, etichetta che, beninteso, non ci dispiace affatto, si trattava di un esperienza irrinunciabile, di una risposta espressiva ad uno stato d’animo comune a tutti.”


 
 
 
 
 
 
 
 

 

 


    
Ritiene poi che le influenze di  – Life – e dei fotografi della Farm Security Administration, alla fine degli anni trenta, abbiano cambiato molte cose e impressionato molti animi.
Il manifesto pubblicato proprio su Life nel ’36 esprimeva quei concetti che furono propri del successivo realismo italiano: “Vedere la vita, vedere il mondo, essere testimoni oculari di grandi eventi, osservare i volti dei poveri e i gesti dei superbi. Vedere e gioire nel vedere, vedere ed essere sorpresi, vedere e apprendere”. 

 

 


 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 


Una lezione ancora valida che crea nei discorsi di Berengo Gardin, tuttora, grande suggestione e gli permette di affermare: “Fotografia di reportage – o, se preferite, Neorealismo fotografico – come possibilità di fotografare e interpretare le cose che accadono in modo che esse assumano e poi riescano a comunicare ulteriori significati.”


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

La fotografia di questo autore è in definitiva una storia di luoghi e di volti, un lavoro costante che ripropone oggi, nella sua varia complessità, avvenimenti e situazioni di un’Italia povera, di un’Italia in continuo movimento ed evoluzione.

Nei volti e nelle situazioni si riscoprono atmosfere lontane, luoghi fermi nel tempo, volti di statuaria memoria.

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 


Le sue fotografie sono state insignite del prestigioso Lucie Awards, la massima onoreficenza per la fotografia che, in precedenza, era stata data a grandi maestri come Henri Cartier-Bresson, Gordon Parks, William Klein e Wily Ronis.
 
 
 
Testo estratto da un articolo di Andrea L. Casiraghi su New Cult Frame 
– impaginazione Tony Kospan
 
 
 
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