Archivio per 21 febbraio 2019

Felice giovedì sera in poesia “L’amore quando si rivela” O. Wilde – arte J-A Watteau – canzone “Giulia”   1 comment

 
 
 

Jean-Antoine Watteau – Incontro a quattro – 1713

 

 

 
 
 
 
 
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cuorecuorecuorecuorecuorecuorecuore
 

Beati coloro che si baceranno sempre al di là delle labbra,
varcando il confine del piacere, per cibarsi dei sogni.
– Alda Merini –
 
cuorecuorecuorecuorecuorecuorecuore
 
 
 
 
 

 

Jean-Antoine Watteau – Lezione d'amore
 
 
 
 

L'AMORE QUANDO SI RIVELA
Fernando Pessoa

L'amore, quando si rivela,
Non si sa rivelare.
Sa bene guardare lei,
Ma non le sa parlare.
Chi vuol dire quel che sente
Non sa quel che deve dire.
Parla: sembra mentire…
Tace: sembra dimenticare…
Ah, ma se lei indovinasse,
Se potesse udire lo sguardo,
E se uno sguardo le bastasse
Per sapere che stanno amandola!
Ma chi sente molto, tace;
Chi vuol dire quello che sente
Resta senz'anima né parola,
Resta solo, completamente!
Ma se questo potesse raccontarle
Quel che non oso raccontarle,
Non dovrò più parlarle,
Perché le sto parlando.

 
 
 
 

Jean-Antoine Watteau – Lezione di musica
 
 
 
 
 
 
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STORIA.. RICORDI E ATMOSFERE DI UN TEMPO
 
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Jean-Antoine Watteau – Canzone d'amore


 
 
 

Un breve brano da “Il vecchio e il mare” noto romanzo di Ernest Hemingway   1 comment






Il vecchio e il mare” (The Old Man and the Sea) è un breve romanzo,
del grande scrittore americano Ernest Hemingway scritto nel 1951.


Il libro ebbe immediatamente un enorme successo e, nel 1953,
valse a Hemingway il premio Pulitzer ed in qualche modo
contribuì a fargli vincere nel 1954 il Nobel per la Letteratura.

Leggiamone un breve brano ricordando che nel web
è possibile reperire l'intera opera in varie librerie digitali gratuite.









IL VECCHIO ED IL MARE (ESTRATTO)


“Buona fortuna” disse il vecchio.
Adattò gli stroppi dei remi agli scalmi e sporgendosi avanti a spingere le pale nell'acqua, incominciò a remare al buio per uscire dal porto.
Vi erano altre barche che prendevano il mare da altre spiagge e il vecchio udiva i tuffi e i colpi di remo pur non vedendoli ora che la luna era sotto le colline.
A volte, in una barca, qualcuno parlava.
Ma quasi tutte le barche erano silenziose eccettuato il tuffo dei remi.
Si allontanarono le une dalle altre appena uscite dall'imboccatura del porto e ciascuna si avviò in quella parte di oceano in cui sperava di trovare pesci.
Il vecchio intendeva dirigersi al largo e si lasciò l'odor della terra alle spalle e remò nel fresco odor dell'oceano del primo mattino.
Vide la fosforescenza delle alghe del Golfo nell'acqua mentre remava in quella parte dell'oceano che i pescatori chiamavano il gran pozzo perché vi era un salto improvviso di più di mille metri in cui si adunavano pesci di ogni genere a causa del mulinello creato dalla corrente contro le pareti ripide del fondo dell'oceano.
Si concentravano qui gamberetti e pesci da esca e a volte frotte di calamari nelle buche più profonde, che la notte salivano alla superficie a far da nutrimento a tutti i pesci che passavano.
Nell'oscurità il vecchio sentì giungere il mattino e mentre remava udì il suono tremolante dei pesci volanti che uscivano dall'acqua e il sibilo fatto dalle rigide ali tese mentre si allontanavano librate nel buio.
I pesci volanti gli piacevano molto ed erano i suoi migliori amici, sull'oceano.
Pensò con dolore agli uccelli, specialmente alle piccole, delicate sterne nere, che volavano sempre in cerca di qualcosa senza quasi mai trovar nulla e pensò:
“La vita degli uccelli è più dura della nostra, tranne per gli uccelli da preda, pesanti e forti.
Perché sono stati creati uccelli delicati e fini come queste rondini di mare se l'oceano può essere tanto crudele? Ha molta dolcezza e molta bellezza.
Ma può diventare tanto crudele e avviene così d'improvviso e questi uccelli che volano, tuffandosi per la caccia, con quelle vocette tristi, sono troppo delicati per il mare”.
Pensava sempre al mare come a la mar, come lo chiamano in spagnolo quando lo amano.
A volte coloro che l'amano ne parlano male, ma sempre come se parlassero di una donna.
Alcuni fra i pescatori più giovani, di quelli che usavano gavitelli come galleggianti per le lenze e avevano le barche a motore, comprate quando il fegato di pescecane rendeva molto, ne parlavano come di el mar al maschile.
Ne parlavano come di un rivale o di un luogo o perfino di un nemico.
Ma il vecchio lo pensava sempre al femminile e come qualcosa che concedeva o rifiutava grandi favori e se faceva cose strane o malvage era perché non poteva evitarle.
La luna lo fa reagire come una donna, pensò.







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Pubblicato 21 febbraio 2019 da tonykospan21 in NARRATIVA VARIA E LIBRI

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La simpatica leggenda dell’acchiappasogni (dream-catcher) tradizionale oggetto degli Indiani d’America   3 comments







La leggenda del dream-catcher (“acchiappa-sogni”)
è una delle più belle e suggestive della mitologia indiana.

Nonostante oggi sia diffusa tra tutti i popoli Indiani del Nord America,
si crede abbia avuto origine nelle terre degli Oneida.

Poi si sarebbe diffusa tra gli altri popoli nativi
subendo variazioni e arricchimenti.








Ma cos'è l'acchiappasogni?

L'acchiappasogni è un cerchio in legno flessibile

(che rappresenta  i ritmi ciclici della vita e l'universo)

con al centro una rete

(per catturare i sogni belli ed allontanare quelli brutti)

che è adornato da piume di uccelli.








Si dice che fosse donato ad ogni bambino

nel momento della nascita 

che poi lo conservava per tutta la vita.







LA LEGGENDA DEL DREAM-CATCHER (L'ACCHIAPPASOGNI)



La leggenda narra di una bambina, Nuvola Fresca, che un giorno, terrorizzata da incubi ricorrenti, rivelò alla madre le sue paure e le chiese aiuto.
Ultimo Sospiro della Sera, la madre, costruì allora una rete di forma circolare per “catturare” i sogni della piccola e le diede il potere di riconoscere i sogni buoni da quelli cattivi.
Quindi l'appese al lettino di Nuvola Fresca disperdendo le sue paure.
Ancora oggi, a secoli di distanza, ogni volta che nasce un bambino, gli Indiani costruiscono un dream-catcher e lo collocano sopra la sua culla.
Con un legno speciale, molto duttile, plasmano un cerchio, che rappresenta l'universo, e intrecciano al suo interno una rete simile alla tela del ragno.
Alla ragnatela assegnano quindi il compito di catturare e trattenere tutti i sogni che il piccolo farà.
Se si tratterà di sogni positivi, il dream-catcher li affiderà al filo delle perline (le forze della natura) e li farà avverare.
Se li giudicherà invece negativi, li consegnerà alle piume di un uccello e li farà portare via, lontano, disperdendoli nei cieli.
Gli Indiani conservano il loro acchiappasogni per tutta la vita.
Con gli anni, e con l'aggiunta di piccoli oggetti personali (che vanno appesi), il suo potere si accresce e, con esso, anche la capacità di proteggere il suo possessore e di aiutarlo a realizzare i suoi sogni.


TESTO LEGGENDA DAL WEB … IMPAGINAZIONE E PRESENTAZIONE T.K.




     
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