Questo brano,
che mi affascina molto per le intrinseche valenze poetiche,
ci porta ad una suggestiva ed originale… riflessione
sulla nostra percezione dello scorrere del tempo.

Però poi, se ci pensiamo bene,
ci accorgiamo che in fondo la riflessione è…
del tutto naturale.
Ma leggiamolo.

LA SIGNORA IN PISCINA
DA “L’IMMORTALITA’”
DI
MILAN KUNDERA
“…. La signora avra’ avuto sessanta, sessantacinque anni, era sola, immersa nell’acqua fino alla vita, lo sguardo rivolto in su verso il giovane maestro di nuoto in tuta che le stava insegnando a nuotare.
Finita la lezione la donna si allontanava in costume da bagno facendo il giro della piscina.
Superò il maestro e quando si trovò a quattro cinque passi di distanza, girò la testa verso di lui, sorrise e lo salutò con la mano.
E in quel momento mi si strinse il cuore!
Quel sorriso e quel gesto appartenevano a una donna di vent’anni!
La sua mano si era sollevata con una leggerezza incantevole.
Era come se avesse lanciato in aria una palla colorata per giocare col suo amante.
Quel sorriso e quel gesto avevano fascino ed eleganza, mentre il volto e il corpo di fascino non ne avevano più.
Era il fascino di un gesto annegato nel non fascino del corpo.
Ma la donna, anche se doveva sapere di non essere più bella, in quel momento l’aveva dimenticato.
Con una certa parte del nostro essere viviamo tutti fuori del tempo.
Forse è solo in momenti eccezionali che ci rendiamo conto dei nostri anni, mentre per la maggior parte del tempo siamo dei senza-età.
In ogni caso nell’attimo in cui si girò, sorrise e salutò con la mano il giovane maestro di nuoto, lei ignorava la propria età.
In quel gesto una qualche essenza del suo fascino, indipendente dal tempo, si rivelò per un istante e mi abbagliò.
Ero stranamente commosso…”
Saper esprimere a parole emozioni e profondità è proprietà di
Scrittori e pensatori, Kindera vi riesce perfettamente
In questo dolce e struggente raccontino riesce a farci precipitare nella cruda realtà con immensa dolcezza. Ho 62 anni, quando passo davanti alle vetrine ahimè non riconosco l’immagine che il vetro mi rimanda. Ma quella sono io?? Mi domando .. E io che credevo di essere ancora una ragazza. Con affetto
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Eh sì Giovanna…
Quel “quasi non riconoscersi” ora che non siamo più giovani… appartiene un po’ a tutti noi… se solo abbiamo consapevolezza della differenza tra il cuore (o animo) che non ha tempo ed il corpo che invece si trasforma…
Ciaoooo
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profonda sfumatura, colta mirabilmente, di un vissuto che lascia in bocca un sapore dolce e amaro
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Certo Ester… ma è il poetico riconoscimento della realtà umana…
Cisooo
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