ed a tutti coloro che si sono battuti perché esistesse
un giorno dedicato alla dignità del lavoro.
Ed un altro bisogna rivolgerlo a tutti quelli che lavorando
perdono la vita o si feriscono gravemente
Ed infine, a tutti coloro che
cercano davvero un lavoro senza però riuscirci
con la speranza che questa difficoltà possa presto ridursi per tutti
nonostante l’attuale tremenda situazione.
Ma veniamo a questa storica e suggestiva tradizione,
diffusa in varie parti d’Europa,
di regalare il 1° maggio dei mughetti alle signore.
IL MUGHETTO
LEGGENDA… STORIA E…1° MAGGIO
a cura di Tony Kospan
LA LEGGENDA DEL MUGHETTO
Il Mughetto è considerato sinonimo di felicità che ritorna e di portafortuna.
Secondo la leggenda San Leonardo dovette combattere contro il demonio con le sembianze del diavolo.
Egli vinse, ma il combattimento fu difficile e le gocce del suo sangue sul terreno si trasformarono in bianchi campanellini.
In Francia durante la festa del primo maggio si offre mughetto per buon augurio.
(io porto felicità)
LA STORIA DEL “LEGAME”
TRA IL MUGHETTO
ED IL 1° GIORNO DI MAGGIO
Il primo maggio del 1561, Carlo IX introdusse la tradizione d’offrire un rametto di mughetto come porta fortuna.
Tradizione ancora più antica… e del tutto pagana… era poi il celebrare l’arrivo della primavera offrendo tre rami di mughetto alla persona amata, agli amici, ed alle donne come segno d’amicizia.
Nei tempi antichi poi questa era la data in cui i naviganti uscivano in mare.
Per i Celtici, il 1° maggio era poi l’inizio della prima metà del loro anno.
Nel Medio Evo col 1° maggio iniziava il mese dei fidanzamenti.
Nel Rinascimento, il mughetto era un amuleto portafortuna associato alla celebrazione del Primo giorno di Maggio.
Tenere in grande considerazione il primo giorno di Maggio dunque risale ad ancor prima che diventasse la festa del lavoro e dei lavoratori.
IL MUGHETTO IL 1° MAGGIO
E LA FESTA DEL LAVORO
Dal 1889 infine il 1° maggio è stato universalmente conosciuto come il Giorno della Festa del Lavoro.
Il primo maggio del 1895, al cantante Mayol fu presentato un mughetto dalla sua amica Jenny Cook, e quella sera lo mise all’occhiello al posto della tradizionale camelia.
Nel 1900, il primo maggio, il capo delle sartine offrì ai suoi clienti e lavoratori dei mughetti.
Da allora la tradizione di associare mughetto, 1° maggio e Festa del Lavoro si è estesa in diversi paesi occidentali… ma resta diffusissima soprattutto in Francia… e nei paesi francofoni.
PERCHE’ IL MUGHETTO?
Perché è sinonimo di ritorno della felicità e di portafortuna.
Trasmette un messaggio d’amore perché fiorisce all’inizio della primavera e l’atto di cercarlo nelle foreste ombreggiate è un’opportunità per le prime passeggiate dell’anno per i boschi ed all’aperto.
Ha un profumo così delizioso che è anche usato per creare profumi.
alle operazioni… alle cure… fino alle ultimissime notizie…
L’UOMO ALBERO
– STORIA VIDEO E NEWS –
LA SCOPERTA E LE PRIME INFORMAZIONI SUL CASO
Indonesia – Ecco l’uomo albero.
Sulla pelle cresce la corteccia.
Mercoledí 21.11.2007 13:49
Ha il corpo ricoperto di una “corteccia” simile a quella degli alberi, e delle specie di rami al posto delle mani.
Un indonesiano di 35 anni ora si è affidato alla speranza offertagli da un dottore americano. Perché lo aiuti a ricostruire la sua vita famigliare.
Licenziato dal lavoro e abbandonato dalla moglie, Dede non è stato in grado di incontrare i suoi figli Entang e Utis, che oggi hanno 16 e 18 anni. Sono cresciuti lontano dal padre in un altro posto del villaggetto, a sud di Giacarta, in cui abita.
Solo una cura potrebbe ridargli una vita normale, ma il governo di Giakarta impedisce il viaggio negli Usa, come ha rivelato il dottor Anthony Gaspari che ha realizzato il servizio per Discovery Channel.
Del resto, siccome la condizione medica di Dede è ritenuta pericolosa per la sua sopravvivenza, si è licenziato e spera di non perdere la gioia di essere papà.
Il dottor Gaspari ha dichiarato: una cura di vitamina A sintetica dovrebbe riuscire a trasformare la vita di Dede.
Gaspari, dopo aver analizzato il sangue dell’uomo, ha dichiarato che questa malattia è causata dalPapilloma Virus, una infezione comune che di solito causa lo sviluppo di piccole escrescenze sulla pelle di chi ne soffre.
Il problema di Dede è che ha un raro difetto genetico che blocca il suo sistema immunitario, rendendo il suo corpo incapace di contenere le escrescenze. Per cui il virus ha colpito le sue cellule della pelle, ordinando quindi la crescita improvvisa della sostanza che ha causato la crescita della corteccia su mani e piedi.
L’INCREDIBILE VIDEO
LE SUCCESSIVE NEWS MEDICHE
Così di lui avevamo parlato qualche anno fa…
quando venimmo a conoscenza di questo eccezionale caso…
ma ecco notizie sugli interventi sanitari a cui è stato poi sottoposto…
Indonesia, operato “uomo albero”.
Intervento sulla sua pelle a corteccia
I medici dell’ospedale di Bandung, sull’isola di Giava, che hanno operato Dede hanno detto di aver asportato 1,4 chili di “escrescenze grigie” deturpanti da mani, collo e torace. “Non esiste alcuna cura al suo male e dobbiamo operarlo ogni tre-quattro mesi per impedire alle escrescenze di ingrossarsi troppo”, racconta il dottor Rachmatdinata.
Se non fosse per la pelle a corteccia, spiega il medico, Dede “sarebbe in buona salute, migliorata ancora da quando ha smesso di fumare”.
L’intervento, eseguito da un’equipe di sette medici, è durato circa quattro ore. L’ultima, l’ottava, era stata eseguita lo scorso agosto.
Dede, divenuto celebre da un documentario di “Discovery Channel”, vive in un villaggio nell’est di Giava.
Sulla sua malattia, rarissima, è stata azzardata una diagnosi da un dermatologo dell’università del Maryland, Stati Uniti, secondo il quale l’uomo albero è affetto da una combinazione fra la variante umana del papillomavirus (Hpv) e un’anomalia genetica che impedisce all’organismo di combattere l’infezione.
LE ULTIME NOTIZIE IN QUESTO VIDEO DEL 2012
Di lui s'erano perse le tracce ma, nonostante cirdolassero nel web notizie poco rassicuranti, eccolo invece in questo video recentissimo in cui appare in buona salute…
Fonti varie web – Coordinam. e impaginazione Tony Kospan
Ciò che si fa per amore è sempre al di là del bene e del male
Friedrich Nietzsche
Alphonse Mucha – Spirito della primavera
VIENI COME SEI Tagore
Vieni come sei, non indugiare a farti bella. Se la treccia s'è sciolta dei capelli, se la scriminatura non è dritta, se i nastri del corsetto non sono allacciati, non badarci. Vieni come sei, non indugiare a farti bella.
Vieni sull'erba con passi veloci. Se il rossetto si disfà per la rugiada, se gli anelli che tintinnano ai tuoi piedi si allentano, se le perle della tua collana cadono, non badarci.
Vieni sull'erba con passi veloci. Non vedi le nubi che coprono il cielo? Stormi di gru si levano in volo dall'altra riva del fiume e improvvise raffiche di vento passano veloci sulla brughiera. Le greggi spaurite corrono agli ovili. Non vedi le nubi che coprono il cielo?
Invano accendi la lampada della tua toilet – la fiamma vacilla e si spegne nel vento. Chi può accorgersi che le tue palpebre non sono state tinte d'ombretto? I tuoi occhi sono più neri delle nubi. Invano accendi la lampada della tua toilet.
Vieni come sei, non indugiare a farti bella. Se la ghirlanda non è stata intrecciata, che importa; se il braccialetto non è chiuso. lascia fare. Il cielo è coperto di nuvole – è tardi. Vieni come sei; non indugiare a farti bella.
Édouard Manet (Parigi 23.1.1832 – Parigi 30.4.1883)
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BREVE BIOGRAFIA
Nato a Parigi in una famiglia ricca e colta fu iscritto al Collegio Rollin dove incontrò Antonin Proust di cui divenne amico per la vita.
Qui si appassionò a varie forme d'arte.
Il padre, magistrato, avrebbe voluto che lui intraprendesse la sua stessa carriera ma in Manet era troppo forte l'amore per la pittura a cui aveva già iniziato ad interessarsi.
Allora il padre lo fece imbarcare su di nave dove lavorò per un anno e dove forse ebbe origine quella grave malattia reumatica che lo perseguitò sempre.
Al ritorno a casa il padre comprese la forza della sua passione e l'iscrisse all'atelier di Thomas Couture noto pittore dell'epoca.
Argenteuil
Dopo alcuni anni Manet abbandonò questo atelier perché troppo accademico e formale, e passò allo studio di Léon Bonnat pittore allora in auge, dove fece amicizia prima con Berthe Morisot e poi con un gruppo di giovani innovatori…
Questo gruppo era composto tra altri da Degas, Monet, Renoir, Sisley, Cézanne e Pissarro… cioè dai futuri mitici impressionisti.
Poco dopo, nel 1856, aprì un suo atelier…
Colazione nello studio di prima mattina
Fece anche viaggi in Germania, Italia, Spagna e Paesi Bassi per studiare le opere di grandi pittori dell'epoca e del passato.
Con le sue opere divenne una figura di spicco e di riferimento del mondo impressionista che contribuì a creare anche se non volle mai identificarsi nella corrente affermando la sua totale libertà espressiva.
La ferrovia
Ebbe molti problemi di salute oltre a quelle reumatiche, come la sifilide, e soprattutto dal 1879 l'atassia, che in pochi anni lo condusse alla morte.
Nel 1881 il governo francese, su proposta dell'amico Proust, lo insignì della Legion d'onore.
Seppure con grandi difficoltà fisiche, dipinse fino alla morte.
Emile Zola
OPERE PRINCIPALI… CRITICHE E SCANDALI
– Il bevitore di assenzio… prima sua opera originale che piacque moltissimo a Baudelaire ed in cui è chiara l'influenza di Diego Velázquez fu criticatissima per il suo realismo e rifiutata al Salon del 1859.
Manet stesso disse che se invece di un parigino avesse disegnato un uomo spagnolo forse sarebbe stata compresa molto meglio.
– Dejeuner sur l'herbe, famosissima, destò scandalo al Salon del 1863, non tanto per i 2 uomini vestiti e le 2 donne nude ma per il fatto che l'abbigliamento maschile era contemporaneo!
– L'Olympia pure sollevò molto scandalo perché il soggetto era una prostituta vista sul “posto di lavoro”, per il suo sguardo provocante e per la mano sul pube che avrebbe offeso le virtù tradizionali femminili mentre i critici dichiararono errate le scelte dei colori.
ANALISI DELLO STILE
Fin dalle sue prime opere appare evidente l'innovazione del suo linguaggio pittorico e dopo un certo tempo in cui restò nell'ambito della la pittura d'atelier passò a quella che si definisce “en plein air“.
Manet abbandona infatti le classiche modalità del chiaroscuro e della prospettiva per creare dipinti con macchie di colore stese in modo uniforme.
Autoritratto con tavolozza
Manet è quello che ha operato il taglio più incisivo rispetto al precedente modo di dipingere.
Suol dirsi che dopo di lui la pittura non è stata più la stessa.
Per gli storici dell'arte questo suo contributo alla modernità vale perfino più del suo pur grande contributo allanascita dell'impressionismo.
Maurizio Arcieri, cofondatore e cantante dei New Dada,
divenne famoso con la canzone “5 minuti e poi“
che, chi era giovane negli anni 60, ricorderà certamente.
(Milano 30.4.1942 – Varese 29.1.2015)
BREVE BIOGRAFIA
E’ stato un innovatore in campo musicale,
vivendo tutte le stagioni della musica pop,
beat, rock, new wave, punk, dance ed elettronica.
Aveva iniziato però la carriera come attore di fotoromanzi.
Lasciato il gruppo creò, con la moglie Christina Moser,
il duo musicale Krisma ma non ritrovò più il grande successo.
Fondò poi la TV satellitare Krisma TV e lavorò
come autore televisivo e produttore.
Negli ultimi anni è stato nel cast di Chiambretti
nel programma di seconda serata Chiambretti Night.
LA SUA CANZONE PIU’ FAMOSA
5 MINUTI E POI…
“Cinque minuti e poi” è una canzone molto struggente
che racconta di un innamorato che conta i minuti
che mancano alla partenza di un aereo
che porterà via la sua donna per sempre.
Questa canzone arrivò al 3° posto nella classifica Hit Parade
del 1968 e ci restò per diverse settimane
dopo aver già riscosso consensi al Disco per l’estate.
La sensualità espressa dal corpo che sembra vivo e reale,
anche grazie anche all’abile effetto chiaroscurale della scultura,
fa apparire la Venere Landolina più una donna vera che una dea.
Conosciamo questa mitica.. antica scultura!
Foto Giovanni Dall’Orto (partic.)
LA SCULTURA
LA STORIA… IL RITROVAMENTO…
E LE PAROLE DI UNO SCRITTORE… INNAMORATO
LA VENERE LANDOLINA
La Venere Landolina è una scultura marmorea appartenente alla serie di Afrodite “Pudica” in marmo pario, copia romana di un originale greco della prima metà del I secolo a.C., ed è conservata nel Museo archeologico regionale Paolo Orsi di Siracusa.(wikipedia con aggiunte)
E’ molto nota per alcune caratteristiche che la rendono quasi unica nel panorama delle sculture dell’antichità… e per questo è molto amata ed attira visitatori da ogni dove.
Ci sono diverse altre copie di svariate epoche di “Afrodite pudica“, sparse nei musei, come ad. es. questa situata nei Musei Capitolini
Afrodite pudica – Musei Capitolini
La dea è raffigurata mentre sta per denudarsi prima del bagno.
Il nudo opulento e sensuale è messo in risalto dal ricco panneggio e dal gesto pudico della mano che copre il pube.
La statua è acefala e priva dell’avambraccio destro, che originariamente copriva il seno.
A sinistra della figura c’è un delfino acefalo che evoca le acque marine da cui nacque Afrodite.
L’originale fu realizzato probabilmente da scultori greci della scuola rodio-asiatica o scolpito da maestranze greche nella stessa città di Siracusa.
La statua dell’Afrodite fu rinvenuta a Siracusa nell’Orto Bonavia, poi Giardino Spagna, il 7 gennaio 1804 da Saverio Landolina, Regio Custode delle Antichità di Val Demone e Val di Noto.
(dal sito Siracusani famosi).
Questo spiega con chiarezza il perché del nome “Landolina“.
Saverio Landolina
Bella anche quest’altra lettura dell’opera…
Pudica perché colta nell’atto di coprirsi, ma anche sfacciatamente seduttiva per l’aprirsi al vento della veste e per la fremente verità del suo corpo di donna, la Venere Landolina di Siracusa racconta la metamorfosi dell’immagine distante di una dea nelle forme attraenti della natura femminile. (Roberta Schenal*)
*esperta d’arte antica ed in particolare di opere della Magna Grecia.
Ma veniamo ora alla descrizione che ci dona lo scrittore Guy de Maupassant (Tourville-sur-Arques 5 agosto 1850 – Parigi 6 luglio 1893) scrittore, drammaturgo e poeta francese, nonché gran viaggiatore ed uno dei padri del racconto moderno che ne era profondamente “innamorato“:
« Fu probabilmente lei che mi decise ad intraprendere il viaggio; parlavo di lei e la sognavo in ogni istante, prima ancora di averla vista. […] è la donna così com’è, così come la si ama, come la si desidera, come la si vuole stringere. […]. La Venere di Siracusa è una donna, ed è anche il simbolo della carne. » (GdM – wikipedia).
Leggiamo ora il brano in cui il grande scrittore racconta l’incontro con questa stupenda scultura.
VENERE LANDOLINA O ANADIOMENE
Guy de Maupassant
Varcando la soglia del museo, la scorsi in fondo una sala, bella come l’avevo immaginata. Le manca la testa, non possiede un braccio; eppure, giammai una figura umana mi è apparsa più stupenda e fascinosa. Non è affatto la donna dei poeti, la donna favoleggiata, la donna divina e maestosa, come la Venere di Milo, è la donna tale come è, come la si ama, come la si desidera, come la si vuole stringere. E’ prosperosa, col seno florido, l’anca robusta e la gamba vigorosa; è una Venere carnale che quando la si vede , in piedi, è naturale immaginarla coricata. Il braccio perduto celava i seni; con la mano rimasta solleva un panno col quale copre, con grazia, i fascini più intimi. Tutto il corpo è fatto, ideato, inclinato per questo movimento, tutte le linee vi confluiscono, tutto il pensiero vi concorre. Questo gesto semplice e naturale, pregno di pudore e di sensualità, che nasconde e mostra, che vela e svela,che attrae e allontana, sembra definire tutti i caratteri della donna sulla terra.
Il marmo è vivo. ……. La Venere di Siracusa è una donna, ed è pure il simbolo della carne……..è l’espressione perfetta della bellezza esuberante, sana e semplice……Non ha la testa! E che importa? Il simbolo ne è uscito più completo. E’ un corpo di donna che esprime tutta la reale poesia della carezza……La figura di marmo che ho veduto a Siracusa è proprio l’umana trappola intuita dall’artista antico: è la donna che copre e rivela a un tempo lo stupefacente mistero della vita.
Guy de Maupassant
CIAO DA TONY KOSPAN
fonti: vari siti web indicati – ricerche coordinam. e impaginaz. t.k
Ruba tutti i colori del mondo e dipingi la tela della tua vita eliminando il grigio delle paure e delle ansie. O.Falworth
Edouard Debat Ponsan – La sig.ra Debat-Ponsan in terrazza a Nazelles
PENSAMI Maria Antonietta Borgatelli
Pensami quando sorge il sole in un mattino di primavera, …quando nel giardino sbocciano i primi fiori e le gocce di rugiada si posano dolcemente sui petali profumati.
Pensami in un giorno sereno e con gli occhi della mente scorgerai il mio volto che sorride al tuo cuore.
Pensami in una notte stellata e sentirai la mia voce innalzarsi soave nell'aria, sentirai le mie carezze nella leggera brezza che sfiora la tua pelle.
Non pensarmi mai in una notte cupa, in una malinconica sera, in un giorno triste di pioggia, in una squallida giornata d'inverno perché io non ci sarò.
La pianta “Bella di notte” è un cespuglio erbaceo con
fiori che non hanno calice ma sono costituiti da una corolla,
che può essere di vari colori (giallo, rosso, rosa, bianco).
E' famosa per una sua originale caratteristica.
Spesso al sole i fiori si chiudono in tutto o in parte
per poi ritornare aperti e vigorosi al tramonto
e durante la notte.
Da ciò il suo nome.
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LA BELLA DI NOTTE
LA PIANTA… UNA POESIA ED UNA LEGGENDA
BELLA DI NOTTE
Arousal
Al calar dell’imbrunire
guardati intorno
ogni fiore va a dormire
ma per te inizia il giorno.
Sei nata dalla Luna
per realizzare un sogno
il popolo della notte
di te ha bisogno.
Con i tuoi teneri profumi
allieti le notti di veglia
richiamando quei piccoli lumi
al tocco di una ciglia.
(poesia dal sito – Fiori di pensiero)
LA LEGGENDA DELLE BELLE DI NOTTE
Monica Eleonora Lapenta
Si perde nella notte dei tempi la leggenda del fiore più bello.
Il fiore che allieta le notti di tutti gli uomini insonni perché li attende sveglio d’estate quando non riescono a prendere sonno: le belle di notte.
Una notte, tanto tempo fa, un pianto lungo e sommesso si aggiungeva ai rumori dell’oscurità. Questo pianto si ripeté a lungo, finché la Luna decise di trovarne la fonte. A lungo girò intorno a tutto il pianeta e, quando aveva ormai perso del tutto le speranze, lo scorse. Un piccolo punto luminoso: era da lì che proveniva il pianto. La Luna scese dal suo cocchio e si avvicinò. Accanto ad un pozzo, ai margini del bosco, era seduta una lucciola. “Chi sei tu? E perché rattristi con il tuo pianto tutte le mie stelle? “ chiese la Luna. La lucciola spaventata alzò gli occhi e rimase stupita nel vedere il suo interlocutore. Allora disse: “Deve scusarmi, signora Luna, non volevo mettere tristezza alle sue stelle!” “Io sono Lumil, il principe delle lucciole!” “Perché piangi principe Lumil?” chiese la luna. “Si avvicina la primavera e il mio popolo comincerà a vagare per i prati e i giardini, per illuminare le calde notti” disse Lumil “Ma noi non troveremo nessuna corolla dischiusa ad attenderci. Solo tanto verde!” “E qual è il problema? “ chiese la Luna. “Il tuo popolo, da quando è stato creato, è sempre stato il popolo della notte! Voi avete un ruolo importante: dovete illuminare, come me e le stelle, le notti degli alberi”. “E questo compito ci onora !” rispose Lumil. “Ma, vede signora Luna, c’è un sogno che ogni lucciola ha da quando nasce: io questo sogno lo faccio da sempre!” “E qual è questo sogno?” chiese la Luna. “Uscire dalla nostra casa, volare in un prato e trovare, almeno per una volta, un fiore che ci attenda e poterci posare sui suoi petali!” esclamò Lumil. “Ma è un sogno, e solo un sogno rimarrà. Buona notte signora Luna e mi perdoni se l’ho disturbata”. E così dicendo Lumil volò via. La Luna ritornò in cielo, ma non riusciva a smettere di pensare a Lumil e al sogno delle lucciole. Le notti passavano e il pianto di Lumil le riempiva, ma all’improvviso il pianto cessò. Sirio, una delle stelle, andò dalla luna e le disse: “Mamma ascolta!”e la invitò a tendere l’orecchio. “Cosa devo ascoltare?”chiese la Luna. “Il principe triste! Questa notte il suo pianto non si sente.” rispose Sirio. “E’ vero ! esclamò la Luna . Non odo il suo lamento!” “E se gli fosse accaduto qualcosa?” aggiunse Sirio molto preoccupata. “Ti prego mamma va a vedere!” E cosi fu. La Luna salì sul suo cocchio e andò in cerca del pozzo presso il quale aveva incontrato Lumil per la prima volta. Quando lo ebbe trovato, si fermò e si avvicinò. Ferme, vicino al pozzo, trovò tante lucciole e ad una di loro chiese: “Cosa accade?”la risposta la rattristò. “Il nostro principe si è ammalato. Era molto triste perché sapeva che i suoi giorni stavano finendo, e che non sarebbe mai riuscito a realizzare il sogno del suo popolo. E il dispiacere lo ha consumato.” La Luna rimase lì ferma ad attendere di poter vedere il principe Lumil. Quando la vide il principe disse: “Signora Luna, come mai è ritornata? Io non ho pianto questa notte!” “Ero preoccupata per te, ragazzo mio e volevo assicurarmi che tu stessi bene!” rispose la Luna dolcemente. “Non deve preoccuparsi per me. Il mio tempo ormai è finito. Raggiungerò i miei antenati con un unico rimpianto: non aver potuto realizzare il sogno del mio popolo. Spero che il prossimo principe ci riesca!” Le forze stavano abbandonando il principe delle lucciole. Tutto il suo popolo era preso da grande tristezza. L’amore che le lucciole dimostravano al loro principe e la dolcezza di Lumil colpirono al cuore la Luna. “Lumil la tua luce si spegnerà presto, questo io non posso evitarlo, ma – disse la Luna – andrai via sapendo di aver realizzato il sogno del tuo popolo. Guarda……..” La Luna si strappò una ciglia, la prese tra le mani e la posò in terra di fianco a Lumil. Come d’incanto dalla terra cominciarono a spuntare foglie. Le foglie presero a germogliare, d’improvviso una gemma si schiuse e fece capolino un bel fiore giallo e fucsia. “Ecco Lumil!Questo sarà il fiore delle lucciole, per sempre, e si chiamerà come te: Lumil, che nella lingua delle lucciole significa colui che rende bella la notte!” Lumil pianse di gioia e disse: “Grazie o luminosa Luna, sarà bella di notte per il mio popolo!” E con tutta la forza che gli rimaneva, accese la sua lucina e volò sul suo fiore. E lì si spense felice. Da quella notte, tante volte la Luna si è levata in cielo, ma ancora oggi quando, nelle notti d’estate guarda i prati, sorride. Ogni notte le lucciole raggiungono le belle di notte che si schiudono solo per loro e c’è soltanto una pianta, la più bella, che non permette a nessuna lucciola di sedersi sui suoi petali e illuminarla: è la pianta nata vicino al pozzo ed è la sola che non ha bisogno di luce perché nei suoi fiori vive Lumil.