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Gli strani percorsi della vita… e… l’invito.
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DAL LIBRO
VA’ DOVE TI PORTA IL CUORE
di Susanna Tamaro
I
Và dove ti porta il cuore.
La via che hai percorso non era dritta ma piena di bivi, ad ogni passo c’era una freccia che indicava una direzione diversa;
da lì si dipartiva un viottolo, da là una stradina erbosa che si perdeva nei boschi.
Qualcuna di queste deviazioni l’hai imboccata senza accorgertene, qualcun’altra non l’avevi neanche vista;
quelle che hai trascurato non sai dove ti avrebbero condotto, se in un posto migliore o peggiore;
non lo sai ma ugualmente provi rimpianto.
Potevi fare una cosa e non l’hai fatta, sei tornata indietro invece di andare avanti.
Il gioco dell’oca, te lo ricordi?
La vita procede pressappoco allo stesso modo.
II
Quando davanti a te si apriranno tante strade e non saprai quale prendere,
non imboccarne una a caso, ma siediti e aspetta.
Respira con la profondità fiduciosa con cui hai respirato il giorno in cui sei venuta al mondo,
senza farti distrarre da nulla, aspetta e aspetta ancora.
Stai ferma, in silenzio, e ascolta il tuo cuore.
Quando poi ti parla, alzati e va dove lui ti porta.
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III
Trovare scappatoie quando non si vuole guardare dentro se stessi è la cosa più facile al mondo.
Una colpa esterna esiste sempre, è necessario avere molto coraggio per accettare che la colpa
– o meglio la responsabilità – appartiene a noi soltanto.
IV
Chissà perché le verità elementari sono le più difficili da comprendere?
Se io avessi capito allora che la prima qualità dell’amore è la forza,
gli eventi probabilmente si sarebbero svolti in modo diverso.
Ma per essere forti bisogna amare se stessi; per amare se stessi bisogna conoscersi in profondità,
sapere tutto di sé, anche le cose più nascoste, le più difficili da accettare.
2 PAROLE SUL LIBRO
E’ la storia forte, intensa ed umana narrata come una lunga lettera di un’anziana nonna alla nipote lontana.
Nella lettera c’è tanto amore ed una appassionata aperta confessione di tutti i segreti della sua vita con l’esortazione alla nipote ad andare… dove la porta il cuore.
Il libro considerato un testo molto poetico è stato un grande best seller e da esso è nato un film con la regia di Cristina Comencini.
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IL TUO BEL GRUPPO DI FB
INSIEME SPENSIERATO E CULTURALE
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Un articolo interessante,
un piccolo excursus sul concetto di male attraverso i secoli
che porto all’attenzione ed alla lettura di chi, come me,
è interessato anche a questi temi.
Sono passati ormai diversi anni da quando lo lessi per la prima volta
ma ritengo che i concetti espressi così bene nel testo
mantengano intatte la loro importanza e la loro suggestione
anche perché il male,
oltre a quello naturale della nostra condizione umana,
trionfa ancora a causa delle guerre che continuano in varie parti del mondo.
Ma leggiamolo o rileggiamolo.
Il brano è una parte dell’intervento di Sergio Givone
ad UmbriaLibri sul Tema “In fondo al male”
IL SILENZIO DELLA FILOSOFIA SUL MALE NEL MONDO
Escher
LA FILOSOFIA TACE SUL MALE
Diceva David Foster Wallace, lo scrittore americano da poco scomparso:
anche l’ aragosta “sa” il male, quanto meno lo sente.
Basta prestare orecchio al rumore sordo delle chele che sbattono contro i bordi della pentola in cui è stata gettata viva.
E non si dica che il suo è un sentire elementare, rozzo.
Se l’ aragosta non ha le parole per dire la sofferenza che prova e il tormento che le viene inflitto, forse noi le abbiamo?
Si pensi alla filosofia.
Di fronte al male è stata reticente, ha balbettato.
Vero è che tutte le tradizioni da cui proveniamo traboccano di riferimenti al più inquietante dei molti misteri che ci circondano.
Non c’ è male che sia stato risparmiato a Giobbe.
«Appena temo un male, questo mi colpisce».
Inutile chiedere perché, avverte Qohélet.
Tutto è inutile. Tutto è vano.
E questo forse è anche peggio del male.
«Sarebbe opportuno che noi ci radunassimo a piangere la casa nella quale qualcuno sia venuto alla luce, pensando ai molti mali della vita umana, ma a chi con la morte ha posto fine a gravi sofferenze, gli amici con lode e con gioia dovrebbero dare sepoltura», aveva scritto Euripide, rievocando l’antica sentenza del Sileno (…) per cui la cosa migliore sarebbe non nascere, e in subordine morire al più presto.
Ma siamo sicuri che in quei testi si stia parlando del male e non di qualche cos’altro?
Qualcosa che ha bensì a che fare col male, ma che nulla dice circa la sua natura?
Certamente le sciagure che senza tregua colpiscono gli uomini, con il loro corteo di sofferenze afflizioni pene e tormenti vari, per non parlare della morte e del nulla, sono dei mali.
Ma non lo sono necessariamente.
Tant’ è che hanno potuto presentarsi talvolta come forme di liberazione o di sollievo.
Il male sfugge alla presa.
E si rifugia in una dimensione dov’è difficilissimo stanarlo.
E’ la dimensione in cui il male appare strettamente legato alla colpa.
Anzi, non appare se non come colpa.
Ossia come qualcosa di cui l’individuo deve rispondere.
Non importa a chi: se a Dio, alla propria coscienza, agli altri uomini.
Né importa se ciò di cui deve rispondere è un che di fatale, addirittura un destino.
C’è autentico male dove c’ è assunzione (o rifiuto) di responsabilità per una colpa.
Ma quale colpa?
A questo proposito i greci hanno parlato di “amartia”.
I cristiani invece di peccato.
Si coglie qui la differenza nel modo in cui gli antichi e i moderni hanno concepito il male.
Per gli antichi la colpa appartiene all’ordine delle cose.
E’ una specie di marchio, è il retaggio della nostra finitezza, come sostenne Anassimandro.
Siamo mortali; lo siamo poiché ci siamo separati dall’uno-tutto e siamo precipitati nel mondo della vita e del divenire.
Questa separazione è la nostra colpa.
Da espiare con la morte.
Come se ci dicessero: sei venuto al mondo, hai goduto della luce del sole, e allora paga.
Anche per il cristianesimo la colpa è tutt’uno con la nascita.
L’uomo nasce portatore di un peccato d’origine.
Però questo peccato non appartiene all’ ordine delle cose, come nel mondo classico, ma a quel principio spirituale che è l’anima.
Donde la questione come possa essere imputabile all’anima un peccato non commesso.
Il cristianesimo introduce allora l’idea della solidarietà nella colpa.
Ricevendo la vita, ciascuno è tenuto a farsi carico di tutto ciò che la vita comporta, non solo nel bene ma anche nel male.
Un po' come quando si riceve un’eredità.
Se la si accetta, i debiti connessi devono essere onorati.
C’ è dunque differenza, ma anche profonda affinità fra la nozione di colpa tragica e quella di peccato originale. (…)
Ma che cosa accade nel momento in cui, come oggi, la colpa perde credibilità filosofica?
Chiaro che se la colpa è sempre e soltanto della società, o non è che senso di colpa, di cui è bene disfarsi per igiene mentale, allora tanto vale rinunciare ad essa.
Salvo che, tolta la colpa, è tolto anche il male.
Non è certo un caso se la filosofia contemporanea, tranne pochissime eccezioni, sul male ha taciuto.
Sergio Givone
Repubblica 07 11 2008 – sez. Cultura
Impaginaz. T.K.
Ciao da Tony Kospan
Questo, che vi propongo ora,
è un raccontino davvero esemplare (e simpaticissimo)
per chi ama gli animali (ma dovrebbe esserlo per tutti).
POSSO PORTARE IL MIO CANE?
Karl Albrecht
Un signore scrisse una lettera a un piccolo albergo di una cittadina che prevedeva di visitare durante le vacanze.
Scrisse:
Mi piacerebbe portare con me il mio cane.
E' pulito e ben educato.
Mi consentireste di tenerlo nella mia camera durante la notte?
![](https://i.imgur.com/Q4g26bq.jpg)
Immediata giunse la risposta del titolare dell'albergo che scrisse:
Gestisco questo albergo da molti anni.
In tutto questo tempo non ho mai visto nessun cane rubare asciugamani, coperte o argenteria o quadri appesi alla parete.
Non ho mai dovuto cacciar via un cane in piena notte per ubriachezza molesta.
E non ho mai visto un cane andarsene senza pagare.
Sì, effettivamente il Suo cane è il benvenuto, nel mio albergo.
E se il Suo cane garantisce per Lei, anche Lei sarà il benvenuto.
![](https://i.imgur.com/ZEYmcnG.jpg)
Ciao da Tony Kospan
IL TUO BEL GRUPPO DI FB
INSIEME SPENSIERATO E CULTURALE
![](https://i.imgur.com/tYjbF5s.jpg)
E' un artista notissimo per i suoi cuori simpatici ed originali
che qui potremo ora ammirare in una bella galleria.
I CUORI DI MOJMIR JEZEK
– ARTE E FANTASIA –
Mojmir Jezek è un pittore ed illustratore italiano
nato a Roma da padre ceco e madre italiana.
![POST VARI ARTE E NON CLASSIFIC,](https://i.imgur.com/KQtE0Co.jpg)
Nel 1978 inizia la collaborazione con la Repubblica
divenendone in breve vignettista e illustratore
per le varie rubriche e magazine.
Successivamente ha collaborato anche con altri giornali.
![POST VARI ARTE E NON CLASSIFIC,](https://i.imgur.com/dMJy4JU.jpg)
E' famoso soprattutto per i suoi cuori dipinti in particolare
per la rubrica “Questioni di cuore” di Natalia Aspesi
sul “Venerdì” di Repubblica.
![POST VARI ARTE E NON CLASSIFIC,](https://i.imgur.com/Buh4HlX.jpg)
Personalmente, ma posso sbagliare,
definirei la sua
una “fantasy art” dedicata al… cuore.
![POST VARI ARTE E NON CLASSIFIC,](https://i.imgur.com/CRdH8pD.jpg)
Di recente è stata allestita a Roma
una mostra con tanti suoi dipinti
ed è anche stato pubblicato un libro
333 cuori di Mojmir Ježek .
![POST VARI ARTE E NON CLASSIFIC,](https://i.imgur.com/T0cMH63.jpg)
Ecco ora una bella carrellata
di cuori selezionati tra i più originali e simpatici
e come si può vedere ogni cuore
sembra “narrarci” una storia.
![POST VARI ARTE E NON CLASSIFIC,](https://i.imgur.com/kA670wq.jpg)
![POST VARI ARTE E NON CLASSIFIC,](https://i.imgur.com/0TYyQll.jpg)
ù
![POST VARI ARTE E NON CLASSIFIC,](https://i.imgur.com/bxBNkcX.jpg)
![POST VARI ARTE E NON CLASSIFIC,](https://i.imgur.com/1qgeDXC.jpg)
![POST VARI ARTE E NON CLASSIFIC,](https://i.imgur.com/i8i8Og8.jpg)
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![POST VARI ARTE E NON CLASSIFIC,](https://i.imgur.com/7SZZjED.jpg)
![POST VARI ARTE E NON CLASSIFIC,](https://i.imgur.com/PCO75TV.jpg)
Un saluto di… tutto…
cuore
da Tony Kospan