Archivio per 7 giugno 2011

FELICITA’ – B. DIMITROVA – FELICE NOTTE IN MINIPOESIA   3 comments

 
 
 
 
 
 
FELICITA'
Blaga Dimitrova
 
 
Nel fondo di questa notte
 
la tenebra mi potrebbe soffocare
 
se accanto a me non ci fosse lui
 
– finestra aperta, illuminata –
 
da cui prendere il respiro.

 
 
 
 
 
 
 
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da Tony Kospan
 
 
 

Pubblicato 7 giugno 2011 da tonykospan21 in BUONANOTTE IN MINIPOESIA, Senza categoria

OMAGGIO A GAUGUIN NELL’ANNIVERSARIO DELLA NASCITA…   Leave a comment

 
 
 
 
 
OGGI E’ L’ANNIVERSARIO
DELLA NASCITA DI
PAUL GAUGUIN
 
 
 
 
 
 
 
UNO DEI GRANDISSIMI DELLA PITTURA DI OGNI TEMPO
 
 
 

Paul Gauguin
(Parigi, 7 giugno 1848 – Hiva Oa, 8 maggio 1903)
 
 
 
 
 
 
 
I suoi colori e le sue immagini mostrano non la realtà ma le emozioni.
Gauguin diceva: “Io dipingo ciò che sento e non ciò che vedo”.
 

Egli rifiuta i modelli artistici del suo tempo ricercando un ritorno
alla genuinità dell’arte medievale ed alle opere dell'arte primitiva.
 
 
 
 
 
Gauguin utilizza i colori fondamentali  e secondari senza vincoli
se non quelli della fantasia e delle emozioni.
 
Nel periodo polinesiano esalta la natura libera e felice
delle donne di quelle isole.
 
 
 
 
 
 
Qui si evidenzia anche l'accostarsi della sua ricerca
ad un'arte essenziale… immediata… primitiva.
In tal modo egli è un innovatore che apre la pittura
a nuove moderne visioni artistiche.
 
 
 
 
 
 
Rendiamogli anche noi, nel nostro piccolo, un omaggio
con questo video che ci parla di lui e delle sue opere
soprattutto del periodo tahitiano…
 
 
 

 
 
 
CIAO DA TONY KOSPAN

Pubblicato 7 giugno 2011 da tonykospan21 in ARTE, Senza categoria

IL CASTELLO DI MANIACE A SIRACUSA   3 comments

 

IL CASTELLO DI MANIACE A SIRACUSA

 

 

 

 
Nella punta estrema dell’isola di Ortigia, a difesa del porto naturale, il comandante bizantino Giorgio Maniace fece costruire nel 1038 un forte, che venne poi trasformato in castello da Federico II, nel 1239.

La fortificazione fedeiriciana, a pianta quadrata (m.51 per lato), con le sue quattro torri cilindriche agli angoli, riprendeva modelli di cultura araba e faceva parte di un sistema di castelli e torri distribuiti lungo le coste a difesa dell’isola.

 

 

 

 

DESCRIZIONE

 

Nella parte Ovest v'è il portale d’ingresso con un bell’arco ad ogiva, sormontato dallo stemma imperiale di Carlo V (secolo XVI°) raffigurante un’aquila bicefala (a due teste).

Ai lati, poggiati su mensole, si trovavano due arieti bronzei (di scuola ellenistica) donati da Alfonso di Castiglia al generale Ventimiglia; uno di essi è oggi conservato al museo archeologico di Palermo, l’altro è andato perduto o distrutto nel 1848.

Il castello era raggiungibile attraverso un ponte levatoio.

 

 

 

 

La struttura interna presenta un unico salone, un tempo diviso da un doppio ordine di colonne che formavano ben 25 volte a crociera. Questa sala, sicuramente, serviva come sede della temporanea reggia imperiale.

 

 

 

 

Il castello è situato sulla costa sorgendo sulla punta estrema di Ortigia, all’imboccatura del porto grande cogliendo una posizione strategica importante per la città.

Tutto il castello è cinto da fortificazioni e per accedervi bisogna attraversare un ponte di pietra, fatto costruire da Carlo V nel XVI° secolo insieme alla cinta difensiva dell’isola, quando Siracusa venne trasformata in una roccaforte.

 

 

LA STORIA

 

 

 

 

L’edificio è fra i più importanti monumenti del periodo svevo e la sua storia è intrecciata con quella di Siracusa; fu qui che Federico firmò il rescritto per la fondazione dell’Università di Napoli.

Nel 1288 il re Pietro d’Aragona vi dimorò con la sua famiglia.

Federico II d’Aragona nel 1321 convocò il Parlamento siciliano che decise l’eredità del figlio Pietro II d’Aragona.

 

 

 

 

Tra il 1305 e il 1536, periodo in cui Siracusa fu sede della Camera Reginale, il Castello ha ospitato le Regine Costanza d’Aragona, Maria d’Aragona , Bianca d’Aragona e Germana de Foix,  vedova di Ferdinando il Cattolico

 

 

 

 

Nel 1540 vi alloggiò anche l’ammiraglio Andrea Doria durante la spedizione organizzata da Carlo V contro i Musulmani.

La struttura dell’edificio è stata adattata a residenza, a caserma e a prigione dal XVI sec.

Un progressivo rafforzamento del castello con opere e strutture fanno sì che inizi un nuovo sistema di munizionamento dell’edificio.

Due potenti terremoti, nel 1542 e nel 1693 e una furibonda esplosione avvenuta nella polveriera nel 1704, sconvolgono l’edificio, portando negli anni successivi ad una ricostruzione, creando tamponature per la realizzazione di magazzini.

Originariamente l’interno non presentava divisioni tra le campate, ma con le necessità di modernizzazione difensiva, gli spagnoli non solo lo circondarono da bastioni e cammini coperti, ma ne modificarono l’interno.

 

 

Si può certamente notare la perfezione geometrica della struttura,
tipica delle fabbriche (soprattutto castelli) federiciane.
 
 
 

In età napoleonica il Castello viene munito di bocche di cannone riprendendo la sua funzione militare e nel 1838 i Borboni vi innalzano una casamatta (vano utilizzato come difesa contro l’artiglieria).

Dopo l’unificazione d’Italia esso rimane una struttura militare.

A tutt’oggi il Castello è coperto da un velo di mistero, infatti diversi dati costruttivi che dovrebbero caratterizzare e delineare la sua funzione militaristica mancano: come la piazza d’arme che consentiva la manovra delle macchine da guerra, le catapulte o i trabucchi destinati a lanciare pietre o altro ; le torri stesse non potevano servire a scopi difensivi perché ingombrate all’interno dalle scale, peraltro non esistono strutture abitative o depositi per le derrate alimentari e per il munizionamento. Sicuramente questi dubbi non fanno altro che rafforzare il fascino che ricopre le mura di questo antico castello.

 

 

 

 

IL CASTELLO OGGI

 

 

Attualmente il castello non è visitabile, in quanto zona militare. è però possibile richiedere un permesso alla Sovrintendenza.

Il Castello ha ospitato una riunione G8 nell’aprile del 2009.

 

 

 

 

Fonti vari siti web

 

Tony Kospan

 

 

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Pubblicato 7 giugno 2011 da tonykospan21 in Senza categoria, TURISMO VIAGGI

UNA CHIESA RINASCIMENTALE A NAPOLI   2 comments

 
 
 

 

 

 

UNA CHIESA RINASCIMENTALE A NAPOLI   

  Valentine
 
 
 
 
 

         Immagine:Santacaterinaform.jpg   
 
 
 
Santa Caterina a Formiello
 
 
 
 
 
 
 

              
 
 
 
Proprio a ridosso delle mura aragonesi, accanto alla Porta Capuana, si trova una delle più belle chiese rinascimentali di Napoli: la chiesa di Santa Caterina a Formiello, dedicata alla Santa martire e vergine d’Alessandria.
 
 
 

 
 
 
 
Non si conosce la data precisa della sua fondazione, sappiamo però che prima apparteneva ai frati Celestini e che nella seconda metà del 400 fu acquistata da Alfonso d’Aragona passando successivamente all’ordine dei Domenicani.
 
 
Essa sorgeva originariamente in una zona paludosa, in vicinanza delle due grandiose ville aragonesi:
la villa di Poggioreale e la villa della Duchesca, ambedue immerse nel verde e nei boschi, zona di caccia e di amenità dei re aragonesi.
 
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La chiesa si trova accanto alla porta Capuana, una delle principali porte di accesso alla città di Napoli ed era situata tra la cinta delle mura aragonesi: è’ detta “a Formiello” in quanto vicina agli antichi formali (canali)  che alimentavano la città.
 
 
Nel 400 i grandiosi acquedotti costruiti dai
romani erano  in rovina e Napoli veniva rifornita d’acqua dalle numerose sorgenti e dalle acque del fiume Sebeto.
 
 
L’antica fontana del Formiello è ancora esistente, ma in cattivo stato e necessiterebbe restauro. Le ville di Poggioreale e della Duchesca furono edificate alla fine del 400 da Alfonso duca di Calabria; colpiva lo splendore leggendario dei parchi  lussureggianti ispirati ai giardini di stampo ispano mussulmano.
 
 
Pochi anni dopo la loro costruzione furono abbandonate e ben presto decaddero mentre la progressiva edificazione della zona ha inghiottito completamente i boschi e le costruzioni che li arricchivano.
Tornando alla chiesa, si nota  subito  la grande ricchezza dei decori e gli stili di secoli che si sovrappongono gli uni sugli altri con un risultato fastoso.
 
 
  
 
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L’interno ha pianta a croce latina a navata unica coperta da una volta a botte con cinque cappelle per lato.
 
 
 
Ai lati dell’altare si trovano sei sfarzosi monumenti funebri, infatti il prebisterio funge da enorme cappella gentilizia della famiglia Spinelli con  ricchi sarcofaghi sormontati da stemmi araldici e statue di cavalieri rivestiti di armature, tutti  a grandezza naturale eseguiti nel  secondo cinquecento  dagli scultori Annibale e Salvatore Caccavello. 
 

 

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Nell’abside uno splendido coro ligneo e ornati del 1566.
Nella quarta cappella a destra pavimento maiolicato di fattura napoletana a cellule ottagonali del primo cinquecento.
 
 
 
 
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Nella sacrestia decorazione ed affresco del 700, struttura ed armadi rinascimentali.Francesco Picchiatti esegue nel 1659 il portale in pietra con statua di S. Caterina.
 

Ritornati  all’interno e alzando lo sguardo verso la cupola ora restaurata colpisce l’effetto scenografico della volta dipinta da Paolo de Matteis, con affreschi della Madonna e storie di S. Caterina.

 
Nel 700 l’appalto per la decorazione della cupola fu vinto da Francesco Solimena, artista affermato, il quale, oltre al compenso, esigeva per sé e per le sue maestranze anche il vitto giornaliero: ciò non garbò ai Domenicani i quali annullarono il contratto ed assegnarono il lavoro a Paolo de Matteis, brillante allievo del Giordano che già operava con successo sulla scena artistica napoletana.

 

 

L’effetto scenografico della volta ad effetto sfondato è dovuto all’artista Luigi Garzi. Purtroppo sono andate perdute la copiosa biblioteca, la raccolta d’arte e le curiosità naturali conservate nel convento domenicano. Il grande monastero ed i chiostri annessi alla chiesa, nel corso  dell’ottocento furono adibiti a Lanificio militare. L’aggiunta di nuove strutture e la modifica di quelle originarie creano un singolare monumento di archeologia industriale nel cuore del centro storico di Napoli.

 
 
 
Valentine
 
 
F I N E  
 
 

                  

 

Il testo è di un'amica
già collega d’Università per… giovani A bocca aperta
nella facoltà d’Arte e nostra affettuosa lettrice…
 
Mia è solo l’impaginazione…
 
Tony Kospan
 
 
 

IL SALOTTO CULTURALE DI FB
 
 
 

NEL NOSTRO AMORE – JIMENEZ – FELICE MARTEDI’ IN POESIA E…   4 comments

 

 

 

 

 

 

 

L'amore non ha sesso, né età, né religione, né paese,
né distanza, né tantomeno razza o colore…
è universale e poliglotta, si trova ovunque
e parla la lingua del cuore.
Jean-Paul Malfatti
 
 

 
 

 
 
 
 
NEL NOSTRO AMORE
LA PENA E LA GIOIA
– Juan Ramon Jimenez –
 
 
Nel nostro amore, la pena e la gioia
si accendono e si spengono,
come, a primavera,
la mattina e la sera.
Oh soave scontro dolce
dell’ombra e della luce,
della luce e dell’ombra
-né luce del tutto,
né ombra del tutto -,
belle loro due, come quelle due;
simulacro di lotte,
uguali nella disfatta e nel trionfo!
 
 
 
 

 

 

 
 
 

par Ours Antoine