IL MARE E LA POESIA   2 comments

 
IL MARE E LA POESIA
 
 
L’estate è… per molti… per moltissimi… (non per tutti essendoci tanti che amano la montagna) il momento del trionfo del mare… visto come luogo di ristoro per il caldo… di libertà per il corpo… di gioco…  di relax… di divertimento…  
 
Il mare… forse per la sua vastità…  per la sua bellezza… per il suo eterno movimento… per il suo fascino romantico… per le sue innumerevoli valenze simboliche… per le emozioni che ci dona quando lo frequentiamo… è, da sempre,  un tema amatissimo dai poeti ed infatti sono davvero numerosissime le poesie a lui dedicate…
 

Quella che amo di più… però… e che considero un vero e proprio lirico e geniale inno al rapporto tra il  mare e l’uomo libero… è quella di Baudelaire… L’UOMO ED IL MARE… l’ultima di questa serie… ma anche le altre… a mio parere sono notevoli…

 
Come sempre mi piacerebbe leggere poesie sul mare che amate voi o che avete scritto voi…
 
 
 
LA LIBRERIA DEL MARE
Maria Grazia Nigi
 
Tutte le mie parole
portate via dal vento
cadranno in mezzo al mare.
Disperse in mezzo ai flutti,
salite e ridiscese per
nuotare.
Le leggeranno i pesci
letterati.
Le piccole conchiglie
innamorate.
La Società Anonima dei
pescicani.
Per tramare, per rimanere
a galla per mangiare,
tentando con i denti
di strappare… quelle
parole care.
Per leggere e imparare,
è tutta trasparente
aperta notte e giorno,
la Libreria del Mare.
 

 
SABBIA E SPUMA
Kahlil Gibran
 
Per sempre camminerò su questi lidi,
Tra la sabbia e la spuma,
L’alta marea cancellerà le mie orme,
E il vento soffierà via la spuma.
Ma il mare e la spiaggia dureranno.
Per sempre
 
 

 
O FRENETICHE NOTTI
Emily  Dickinson
 
O frenetiche notti!
Se fossi accanto a te,
Queste notti frenetiche sarebbero
La nostra estasi!
Futili i venti
A un cuore in porto:
Ha riposto la bussola,
Ha riposto la carta.
Vogare nell’Eden!
Ah, il mare!
Se potessi ancorarmi
Stanotte in te!
  

 
NON BADATE A ME
Pablo Neruda
 
Fra le cose che il mare getta
Cerchiamo le più dissecate,
zampe violette di gamberi,
testine di pesci morti,
soavi sillabe di legno,
piccoli paesi di perla,
cerchiamo ciò che il mare ha sfatto
con inutile insistenza,
ciò che ha rotto e squassato
e abbandonato per noi.
Ci sono petali inanellati,
cotoni della tempesta,
sterili gemme d’acqua
e ossa gracili d’uccello
che sembrano ancor volare.
Si svuota il mare delle sue scorie,
il vento gioca con gli oggetti,
il sole ogni cosa abbraccia
e il tempo vicino al mare
conta e tocca quanto esiste.
Io conosco tutte le alghe,
gli occhi bianchi della rena,
le piccole mercanzie
delle maree dell’autunno
e, come un gran pellicano,
edifico umidi nidi,
spugne che adorano il vento,
e labbra d’ombra abissale,
ma nulla è più lacerante
dell’indizio di un naufragio:
il dolce legno scomparso
che fu morso dalle onde
e sdegnato dalla morte.
Bisogna cercare cose oscure
In qualche parte della terra,
in riva al silenzio azzurro
o dov’è passato il treno
di una furiosa tempesta:
restano sogni sottili,
monete di tempo e d’acqua,
detriti, celeste cenere,
e l’ebbrezza intrasferibile
di prender parte ai travagli
della solitudine e della rena.
 

 

L’UOMO E IL MARE
Charles Baudelaire
Uomo libero, tu amerai sempre il mare!
Il mare ? il tuo specchio; contempli la tua anima
Nello svolgersi infinito della sua onda,
E il tuo spirito non ? un abisso meno amaro.
Ti piace tuffarti nel seno della tua immagine;
L’accarezzi con gli occhi e con le braccia e il tuo cuore
Si distrae a volte dal suo battito
Al rumore di questa distesa indomita e selvaggia.
Siete entrambi tenebrosi e discreti:
Uomo, nulla ha mai sondato il fondo dei tuoi abissi,
O mare, nulla conosce le tue intime ricchezze
Tanto siete gelosi di conservare i vostri segreti!
E tuttavia ecco che da innumerevoli secoli
Vi combattete senza pietà né rimorsi,
Talmente amate la carneficina e la morte,
O eterni rivali, o fratelli implacabili! 
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T.K.

2 risposte a “IL MARE E LA POESIA

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  1. Come sempre,molto belli i tuoi post……e io te lo completo…..L’uomo ha un bel guardare ed abbracciare lo spazio; la natura intera non si compone per lui che di due o tre punti sensibili, ai quali tutta la sua anima converge. Togliete dalla vita il cuore che vi ama: che cosa vi resta? Ugualmente avviene della natura. Cancellate il luogo e la casa che i vostri pensieri cercano e che i vostri ricordi popolano, non scorgereste più che un vuoto immenso in cui lo sguardo s’immerge senza trovar né fondo né riposo. Come si può stupire, dopo ciò, che le scene più sublimi della creazione siano contemplate con occhi ben diversi dai viaggiatori? Gli è che ciascuno porta con sé il suo punto di vista. Una nube sull’anima vela e scolora più di una nube sull’orizzonte. Lo spettacolo è nello spettatore. Io lo provai. Alphonse de LamartineOceanoOndeggia, Oceano nella tua cupae azzurra immensità A migliaia le navi ti percorrono invano;L’uomo traccia sulla terra i confini,apportatori di sventure,Ma il suo potere ha termine sulle coste,Sulla distesa marinaI naufragi sono tutti opera tua,E’ l’uomo da te vinto,Simile ad una goccia di pioggia,S’inabissa con un gorgoglio lamentoso,Senza tomba, senza bara,senza rintocco funebre, ignoto.Sui tuoi lidi sorsero imperi,contesi da tutti a te solo indifferentiChe cosa resta di Assiria, Grecia, Roma,Cartagine?Bagnavi le loro terre quando erano liberee potenti.Poi vennero parecchi tiranni stranieri,La loro rovina ridusse i regni in deserti;Non così avvenne, per te, immortale emutevole solo nel gioco selvaggio delle onde;Il tempo non lascia tracciasulla tua fronte azzurra.Come ti ha visto l’alba della Creazione,così continui a essere mosso dal vento.E io ti ho amato, Oceano,e la gioia dei miei svaghi giovanili,era di farmi trasportare dalle ondecome la tua schiuma;fin da ragazzo mi sbizzarrivo con i tuoi flutti,una vera delizia per me.E se il mare freddo faceva paura agli altri,a me dava gioia,Perchè ero come un figlio suo,E mi fidavo delle sue onde, lontane e vicine,E giuravo sul suo nome, come ora.George Byron, 1812LA MUSICASpesso é un mare, la musica, che mi prende ogni senso!A un bianco astro fedele,sotto un tetto di brume o nell’etere immenso,io disciolgo le vele. Gonfi come una tela i polmoni di vento,varco su creste d’onde,e col petto in avanti sui vortici m’avventoche il buio mi nasconde. D’un veliero in travaglio la passione mi vibrain ogni intima fibra;danzo col vento amico o col pazzo ciclonesull’infinito gorgo.Altre volte bonaccia, grande specchio ove scorgola mia disperazione!Charles BaudelaireIl mareLieve la brezza, bianca la spuma volava,Mentre la scia ci seguiva:Per primi noi irrompevamoIn quel mare silenzioso.Cadde la brezza e caddero le vele;Fu triste quanto più non si può dire;Parlavamo solo per levareIl silenzio dal mare.Tutto in un torrido cielo di rameUn sole di sangue a mezzogiornoSi ergeva a picco sull’albero maestroNon più grande della luna.Giorno dopo giorno, giorno dopo giorno,Restammo senza un soffio di vento, un movimento;Fermi, come nave dipintaIn un oceano dipinto.Samuel Taylor Coleridge, 1798

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  2. Grazie Annamaria per aver aggiunto le belle poesie da te prescelte…Tony Kospan

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