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Mondo virtuale e mondo reale – Ecco 2 storie vere che dimostrano l’influenza del web nella nostra vita   Leave a comment

 
 

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FATTI REALI 
IN UN MONDO VIRTUALE
 
 
 
 




 
 
 
 

I

 
 
 
 
Il reale carcere del mondo virtuale
 
 

I fatti (reali) si svolgono nel mondo (virtuale) di Maple Story, un gioco di ruolo molto diffuso in Giappone.
 
Una donna di 43 anni conosce (virtualmente), un uomo (reale), se ne innamora (virtualmente) e nel gioco si sposano.
Quando lui (reale) la lascia, lei gli uccide il personaggio (virtuale).

Arrestata, rischia l’equivalente di 5000 mila euro di multa e fino a 5 anni di prigione per “accesso non autorizzato a un computer” (per uccidere l’avatar è entrata nel gioco usando il login dell’ex-marito).

E’ stata fortunata che in Giappone non è in vigore la pena capitale per i… mouse.

 
(Fonte: Zeus News)
 
 
 
 
 




 
 
 
 
II
 
 
Un efferato delitto…
 
 
 
Mi aveva imposto il divorzio senza neanche una parola di avvertimento”: è ancora arrabbiata la maestra di piano di 43 anni, giapponese, mentre racconta alla polizia come sono andate le cose.
 
E cioè che la improvvisa separazione decisa dal suo marito online
– badate bene, il matrimonio era valido solo nel mondo virtuale di Maple Story –
l’ha fatta andare fuori di testa.
Al punto che ha aspettato che l’ex compagno, un impiegato di 33 anni, facesse logout dal gioco di massa coreano che sta facendo impazzire, letteralmente, il Giappone
(ma non solo: dal 2003 anche migliaia di italiani ci hanno o ci stanno giocando).
 
Allora è subito è entrata nel mondo 2D fatto di mostri ed entra in contatto virtuale con l’uomo.
E lì ha compiuto l’”orrendo delitto”:
nei panni dell’avatar dell’ex marito ha compiuto nientemeno che un suicidio.
Virtuale.
 
Che però ora le può costare nel mondo reale fino a 5 anni di galera e una multa da 5 mila dollari per il furto di identità virtuale.
 
 

(Fonte: WEB)
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 

Storie davvero incredibili ma il rischio che cose del genere accadano sempre più di frequente è reale, realissimo e vicino… vicinissimo… in questa ed in tante altre forme.
 
Sono storie capaci di farci riflettere sul nostro mondo web… mondo che ci può assorbire al punto anche di farci perder di vista la realtà.

 
 
 
 
 
 
 
Ciao da Orso Tony
 
 
 
 
 
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Quando lui (reale) la lascia, lei gli uccide il personaggio (virtuale).

Arrestata, rischia l’equivalente di 5000 mila euro di multa e fino a 5 anni di prigione per “accesso non autorizzato a un computer” (per uccidere l’avatar è entrata nel gioco usando il login dell’ex-marito).

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E cioè che la improvvisa separazione decisa dal suo marito online
– badate bene, il matrimonio era valido solo nel mondo virtuale di Maple Story –
l’ha fatta andare fuori di testa.
Al punto che ha aspettato che l’ex compagno, un impiegato di 33 anni, facesse logout dal gioco di massa coreano che sta facendo impazzire, letteralmente, il Giappone
(ma non solo: dal 2003 anche migliaia di italiani ci hanno o ci stanno giocando).
 
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E lì ha compiuto l’”orrendo delitto”:
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Virtuale.
 
Che però ora le può costare nel mondo reale fino a 5 anni di galera e una multa da 5 mila dollari per il furto di identità virtuale.
 
 

(Fonte: WEB)
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 

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LA SEMPRE PIU’ FORTE INFLUENZA DEL VIRTUALE SUL REALE RILEVATA DA QUESTE 2 STORIE   Leave a comment

 
 
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Che però ora le può costare nel mondo reale fino a 5 anni di galera e una multa da 5 mila dollari per il furto di identità virtuale.
 
 

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Casi veri ma sorprendenti… di influenza del virtuale sul mondo reale…   4 comments

 
 
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Quando lui (reale) la lascia, lei gli uccide il personaggio (virtuale).
Arrestata, rischia l’equivalente di 5000 mila euro di multa e fino a 5 anni di prigione per “accesso non autorizzato a un computer” (per uccidere l’avatar è entrata nel gioco usando il login dell’ex-marito).

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E lì ha compiuto l’”orrendo delitto”:
nei panni dell’avatar dell’ex marito ha compiuto nientemeno che un suicidio.
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Pubblicato 3 ottobre 2013 da tonykospan21 in INTERNET BLOG NEWS

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ASSOLTO NEL NOME DI… FACEBOOK…   1 comment

 
 
TALVOLTA IL MONDO VIRTUALE RISOLVE
DEI PROBLEMI DELLA VITA REALE…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Spesso si parla dell’assurdità del mondo virtuale in quanto rischia di prevalere sulla vita reale.
 
In alcuni casi però, ed il seguente è uno di questi, abbiamo un caso opposto.
 
Cioè un’attività virtuale che agisce positivamente sulla vita reale.
 
L’articolo è del quotidiano LA REPUBBLICA
e lo riporto in modo integrale per correttezza e assoluto rispetto del lavoro giornalistico.
 
Tony Kospan
 
Impaginaz. T.K.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 Sentenza storica negli Stati Uniti
assolto nel nome di Facebook
 
 
 
 

Repubblica — 13 novembre 2009   pagina 25   sezione: POLITICA ESTERA

 

NEW YORK – «Dove sono i miei pankakes?».

Mai domanda fu più dolce alle orecchie di Rodney Bradfor, un 19enne di Harlem che grazie a quell’ interrogativo ha evitato di finire in gattabuia.

Certo, non sappiamo se la frase scritta – sostiene il New York Times – in strettissimo slang nascondesse qualche messaggio in codice (si tratta proprio di pankakes?) ma per ora il giovane Rodney l’ ha sfangata.
Dice l’ archivio digitale del social forum che il messaggio è stato postato, cioè inserito, alle 11:49 del mattino del 17 ottobre scorso dal computer dell’ abitazione del papà, al 71 West della 118esima strada, alle porte di Harlem: come avrebbe fatto Rodney a trovarsi alla stessa ora alle Farragut Houses, un complesso edilizio di Brooklyn, cioè dalla parte opposta di New York?
Così il ragazzo è stato assolto dall’ accusa di furto.
E per Facebook si è registrato un altro record: per la prima volta il forum più visitato del mondo (300 milioni di utenti) ha fornito la prova di un alibi.
Dice John G. Browning, un avvocato di Dallas esperto di Internet e legislazione, che è una piccola rivoluzione.
Mentre l’ America insegue su Internet le tracce criminali lasciate dalla mano assassina di Nidal Malik Hasan, lo psichiatra-killer di Fort Hood, la frequentazione del web viene utilizzata per la prima volta per scagionare qualcuno.
 I casi contrari non sono certo una novità.
Sempre per un furto è stato incastrato proprio da Facebook un altro ragazzo.
E’ accaduto per esempio nel settembre scorso a Martinsburg, Pennsylvania: dopo il furto, il disgraziato si è messo a chattare su Internet, ma quando ha finito ha dimenticato di fare il log out, e invece di “uscire” (dal computer) è finito dentro.
Ma davvero ci si può fidare di un accesso a Facebook come prova?
Nel caso del ragazzo di Harlem anche il papà aveva testimoniato sulla presenza a casa, ma vista la recidività del soggetto (Rodney è accusato anche di altri furti) il giudice sostiene di aver dato particolare importanza all’alibi virtuale.
La sentenza però fa discutere.
Dice sempre al New York Times Joseph A. Pollini, un professore del John Jay College, che l’assoluzione è stata impartita troppo in fretta.
«Chiunque può accedere a qualsiasi sito utilizzando un nome e una password, chiunque può mettere nuovi dati su Facebook».
Gioisce invece mamma Ernestine: «Solitamente gridiamo ai nostri figli di smetterla di stare al computer – ha detto la donna al New York Post – ma stavolta se non fosse per Facebook ora mio figlio non sarebbe più qui».
 
DA REPUBBLICA.T – INVIATO ANGELO AQUARO
 
 
 
 

 

 

 

CIAO DA TONY KOSPAN

 

 

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Pubblicato 15 novembre 2012 da tonykospan21 in INTERNET BLOG NEWS, Senza categoria

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FATTI REALI IN UN MONDO… VIRTUALE   1 comment

 
 
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