Archivio per l'etichetta ‘valore poesia’
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Quante volte ci siamo chiesti… ma a cosa serve la poesia?
Qualcuno ridacchiando, e con l’aria di chi non crede alle bubbole, ci dice che non serve proprio a nulla.
Ecco dunque un brano che affronta il problema non in modo agiografico o aprioristico ma facendo una semplice ed imparziale analisi.
Certo questo brano di Edgarda Ferri, che consiglio di leggere con attenzione, è un ottimo contributo alla comprensione dell’importanza della poesia nella nostra vita.
E’ scritto in modo chiaro e diretto, senza fronzoli, anzi in qualche punto con estrema durezza ma poi per certi versi è sublime e profondo.
QUANTA EMOZIONE NELLE PAROLE DEI POETI
Edgarda Ferri
I versi di Neruda, Ungaretti, Montale ci fanno stare bene, allargano la mente, dicono che non si è mai soli.
E insegnano il senso della vita
“lo non vengo a risolvere nulla. lo sono venuto qui per cantare e per sentirti cantare con me“.
Questo è il poeta Ricardo Neftali Reyes Basoalto, nato nel 1904 a Temuco nel Cile, che a 16 anni scrisse i suoi primi versi col nome di Pablo Neruda. “lo non vengo a risolvere nulla“.
Questo voleva dire Neruda, il poeta.
Sapendo di mentire perché, fin da principio, sapeva che non sarebbe stato “esattamente” così.
La poesia non risolve nulla, non ti sfama se hai fame, non ti arricchisce se sei povero, non ti riveste se sei nudo, non ti restituisce la persona che hai perduto, voleva dire il poeta.

Eppure. Se non conosci la poesia, fai più fatica a sopportare tutto questo. Sei più solo, più disperato.
Allora. Allora, la poesia fa bene al cuore, allarga la mente, ti aiuta a capire che non sei solo: che tu sia felice, o infelice, che tu abbia accanto la persona amata, o che tu l’abbia perduta, c’è stato almeno un poeta che, prima di te, ha calpestato questo stesso sentiero: e l’ha raccontato.
Come.
La meraviglia della poesia sta anche in questo.
Come Neruda, certamente non Ungaretti. E come Ungaretti, non certo Baudelaire, Saffo, Dickinson, Montale, Hikmet, Leopardi.
I poeti sono uomini.
Uomini e donne che hanno vissuto in maniere diverse, in tempi diversi.
L’appassionata americana volontariamente reclusa Emily Dickinson.
Il cocainomane, raffinatissimo francese Charles Baudelaire.
L’ironico, spregiudicato inglese Oscar Wilde.
L’amaro ligure Eugenio Montale, che davanti a una rosa cui avevano dato il suo nome commentò: “Proprio a me, che se la tocco, appassisce”.
E il capriccioso, bislacco marchigiano Giacomo Leopardi, che si innamorava di donne impossibili, non si lavava, ed è morto per una mostruosa scorpacciata di gelato.
Gente come noi.
Con le nostre stesse miserie e passioni.
Ma con la grazia della poesia.

Questa indicibile, incommensurabile grazia che ci trasmettono mentre li leggiamo, li ascoltiamo, li ricordiamo.
Soltanto i poeti conoscono, infatti, il segreto del senso della vita.
Soltanto la poesia sa scandire il dolore, la gioia, l’amore, la bellezza come se tutto fosse meraviglia. Ecco.
Se anche noi conoscessimo questo ritmo, vivremmo più consapevolmente; e in ogni caso, conoscendo fino in fondo l’incomparabile prodigio dell’esistenza.

E voi… sì voi… che con me frequentate spazi virtuali e non virtuali in cui la poesia è presente in modo massiccio… cosa ne pensate?
Personalmente condivido questo pensiero, anche se l’argomento resta vastissimo ed affrontabile da tanti altri punti vista, aggiungendo solo che poche altre cose (ad es. la musica e l’arte) sono capaci di colorare allo stesso modo la nostra vita.
Tony Kospan
UN MODO DIVERSO DI VIVER
LA POESIA E LA CULTURA
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Quante volte ci siamo chiesti… ma a cosa serve la poesia?
Qualcuno ridacchiando, e con l'aria di chi non crede alle bubbole, ci dice che non serve proprio a nulla…
Ecco dunque un brano che affronta il problema non in modo agiografico o aprioristico ma facendo una semplice ed imparziale analisi.
Certo questo brano… di Edgarda Ferri, che consiglio di leggere con attenzione, è un ottimo contributo alla comprensione dell’importanza della poesia nella nostra vita.
E’ scritto in modo chiaro e diretto… senza fronzoli… anzi in qualche punto con estrema durezza… ma poi per certi versi… è sublime… e profondo.
QUANTA EMOZIONE NELLE PAROLE DEI POETI
Edgarda Ferri
I versi di Neruda, Ungaretti, Montale ci fanno stare bene, allargano la mente, dicono che non si è mai soli.
E insegnano il senso della vita
“lo non vengo a risolvere nulla. lo sono venuto qui per cantare e per sentirti cantare con me“.
Questo è il poeta Ricardo Neftali Reyes Basoalto, nato nel 1904 a Temuco nel Cile, che a 16 anni scrisse i suoi primi versi col nome di Pablo Neruda. “lo non vengo a risolvere nulla“.
Questo voleva dire Neruda, il poeta.
Sapendo di mentire perché, fin da principio, sapeva che non sarebbe stato “esattamente” così.
La poesia non risolve nulla, non ti sfama se hai fame, non ti arricchisce se sei povero, non ti riveste se sei nudo, non ti restituisce la persona che hai perduto, voleva dire il poeta.

Eppure. Se non conosci la poesia, fai più fatica a sopportare tutto questo. Sei più solo, più disperato.
Allora. Allora, la poesia fa bene al cuore, allarga la mente, ti aiuta a capire che non sei solo: che tu sia felice, o infelice, che tu abbia accanto la persona amata, o che tu l’abbia perduta, c’è stato almeno un poeta che, prima di te, ha calpestato questo stesso sentiero: e l’ha raccontato.
Come.
La meraviglia della poesia sta anche in questo.
Come Neruda, certamente non Ungaretti. E come Ungaretti, non certo Baudelaire, Saffo, Dickinson, Montale, Hikmet, Leopardi.
I poeti sono uomini.
Uomini e donne che hanno vissuto in maniere diverse, in tempi diversi.
L’appassionata americana volontariamente reclusa Emily Dickinson.
Il cocainomane, raffinatissimo francese Charles Baudelaire.
L’ironico, spregiudicato inglese Oscar Wilde.
L’amaro ligure Eugenio Montale, che davanti a una rosa cui avevano dato il suo nome commentò: “Proprio a me, che se la tocco, appassisce”.
E il capriccioso, bislacco marchigiano Giacomo Leopardi, che si innamorava di donne impossibili, non si lavava, ed è morto per una mostruosa scorpacciata di gelato.
Gente come noi.
Con le nostre stesse miserie e passioni.
Ma con la grazia della poesia.

Questa indicibile, incommensurabile grazia che ci trasmettono mentre li leggiamo, li ascoltiamo, li ricordiamo.
Soltanto i poeti conoscono, infatti, il segreto del senso della vita.
Soltanto la poesia sa scandire il dolore, la gioia, l’amore, la bellezza come se tutto fosse meraviglia. Ecco.
Se anche noi conoscessimo questo ritmo, vivremmo più consapevolmente; e in ogni caso, conoscendo fino in fondo l’incomparabile prodigio dell’esistenza.

E voi… sì voi… che con me frequentate spazi virtuali e non virtuali in cui la poesia è presente in modo massiccio… cosa ne pensate?
Personalmente condivido questo pensiero, anche se l'argomento resta vastissimo ed affrontabile da tanti altri punti vista, aggiungendo solo che poche altre cose (ad es. la musica e l'arte) sono capaci di colorare allo stesso modo la nostra vita.
Tony Kospan
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Quante volte ci siamo chiesti… ma a cosa serve la poesia?
Qualcuno ridacchiando, e con l’aria di chi non crede alle bubbole, ci dice che non serve proprio a nulla…
Ecco dunque un brano che affronta il problema non in modo agiografico o aprioristico ma facendo una semplice ed imparziale analisi.
Certo questo brano… di Edgarda Ferri, che consiglio di leggere con attenzione, è un ottimo contributo alla comprensione dell’importanza della poesia nella nostra vita.
E’ scritto in modo chiaro e diretto… senza fronzoli… anzi in qualche punto con estrema durezza… ma poi per certi versi… è sublime… e profondo.
QUANTA EMOZIONE NELLE PAROLE DEI POETI
Edgarda Ferri
I versi di Neruda, Ungaretti, Montale ci fanno stare bene, allargano la mente, dicono che non si è mai soli.
E insegnano il senso della vita
“lo non vengo a risolvere nulla. lo sono venuto qui per cantare e per sentirti cantare con me“.
Questo è il poeta Ricardo Neftali Reyes Basoalto, nato nel 1904 a Temuco nel Cile, che a 16 anni scrisse i suoi primi versi col nome di Pablo Neruda. “lo non vengo a risolvere nulla“.
Questo voleva dire Neruda, il poeta.
Sapendo di mentire perché, fin da principio, sapeva che non sarebbe stato “esattamente” così.
La poesia non risolve nulla, non ti sfama se hai fame, non ti arricchisce se sei povero, non ti riveste se sei nudo, non ti restituisce la persona che hai perduto, voleva dire il poeta.

Eppure. Se non conosci la poesia, fai più fatica a sopportare tutto questo. Sei più solo, più disperato.
Allora. Allora, la poesia fa bene al cuore, allarga la mente, ti aiuta a capire che non sei solo: che tu sia felice, o infelice, che tu abbia accanto la persona amata, o che tu l’abbia perduta, c’è stato almeno un poeta che, prima di te, ha calpestato questo stesso sentiero: e l’ha raccontato.
Come.
La meraviglia della poesia sta anche in questo.
Come Neruda, certamente non Ungaretti. E come Ungaretti, non certo Baudelaire, Saffo, Dickinson, Montale, Hikmet, Leopardi.
I poeti sono uomini.
Uomini e donne che hanno vissuto in maniere diverse, in tempi diversi.
L’appassionata americana volontariamente reclusa Emily Dickinson.
Il cocainomane, raffinatissimo francese Charles Baudelaire.
L’ironico, spregiudicato inglese Oscar Wilde.
L’amaro ligure Eugenio Montale, che davanti a una rosa cui avevano dato il suo nome commentò: “Proprio a me, che se la tocco, appassisce”.
E il capriccioso, bislacco marchigiano Giacomo Leopardi, che si innamorava di donne impossibili, non si lavava, ed è morto per una mostruosa scorpacciata di gelato.
Gente come noi.
Con le nostre stesse miserie e passioni.
Ma con la grazia della poesia.

Questa indicibile, incommensurabile grazia che ci trasmettono mentre li leggiamo, li ascoltiamo, li ricordiamo.
Soltanto i poeti conoscono, infatti, il segreto del senso della vita.
Soltanto la poesia sa scandire il dolore, la gioia, l’amore, la bellezza come se tutto fosse meraviglia. Ecco.
Se anche noi conoscessimo questo ritmo, vivremmo più consapevolmente; e in ogni caso, conoscendo fino in fondo l’incomparabile prodigio dell’esistenza.

E voi… sì voi… che con me frequentate spazi virtuali e non virtuali in cui la poesia è presente in modo massiccio… cosa ne pensate?
Personalmente condivido questo pensiero, anche se l’argomento resta vastissimo ed affrontabile da tanti altri punti vista, aggiungendo solo che poche altre cose (ad es. la musica e l’arte) sono capaci di colorare allo stesso modo la nostra vita.
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Quante volte ci siamo chiesti… ma a cosa serve la poesia?
Qualcuno ridacchiando, e con l'aria di chi non crede alle bubbole, ci dice che non serve proprio a nulla…
Ecco dunque un brano che affronta il problema non in modo agiografico o aprioristico ma facendo una semplice ed imparziale analisi.
Certo questo brano… di Edgarda Ferri, che consiglio di leggere con attenzione, è un ottimo contributo alla comprensione dell’importanza della poesia nella nostra vita…
E’ scritto in modo chiaro e diretto… senza fronzoli… anzi in qualche punto con estrema durezza… ma poi per certi versi… è sublime… e profondo.
QUANTA EMOZIONE NELLE PAROLE DEI POETI
Edgarda Ferri
I versi di Neruda, Ungaretti, Montale ci fanno stare bene, allargano la mente, dicono che non si è mai soli.
E insegnano il senso della vita
“lo non vengo a risolvere nulla. lo sono venuto qui per cantare e per sentirti cantare con me“.
Questo è il poeta Ricardo Neftali Reyes Basoalto, nato nel 1904 a Temuco nel Cile, che a 16 anni scrisse i suoi primi versi col nome di Pablo Neruda. “lo non vengo a risolvere nulla“.
Questo voleva dire Neruda, il poeta.
Sapendo di mentire perché, fin da principio, sapeva che non sarebbe stato “esattamente” così.
La poesia non risolve nulla, non ti sfama se hai fame, non ti arricchisce se sei povero, non ti riveste se sei nudo, non ti restituisce la persona che hai perduto, voleva dire il poeta.

Eppure. Se non conosci la poesia, fai più fatica a sopportare tutto questo. Sei più solo, più disperato.
Allora. Allora, la poesia fa bene al cuore, allarga la mente, ti aiuta a capire che non sei solo: che tu sia felice, o infelice, che tu abbia accanto la persona amata, o che tu l’abbia perduta, c’è stato almeno un poeta che, prima di te, ha calpestato questo stesso sentiero: e l’ha raccontato.
Come.
La meraviglia della poesia sta anche in questo.
Come Neruda, certamente non Ungaretti. E come Ungaretti, non certo Baudelaire, Saffo, Dickinson, Montale, Hikmet, Leopardi.
I poeti sono uomini.
Uomini e donne che hanno vissuto in maniere diverse, in tempi diversi.
L’appassionata americana volontariamente reclusa Emily Dickinson.
Il cocainomane, raffinatissimo francese Charles Baudelaire.
L’ironico, spregiudicato inglese Oscar Wilde.
L’amaro ligure Eugenio Montale, che davanti a una rosa cui avevano dato il suo nome commentò: “Proprio a me, che se la tocco, appassisce”.
E il capriccioso, bislacco marchigiano Giacomo Leopardi, che si innamorava di donne impossibili, non si lavava, ed è morto per una mostruosa scorpacciata di gelato.
Gente come noi.
Con le nostre stesse miserie e passioni.
Ma con la grazia della poesia.

Questa indicibile, incommensurabile grazia che ci trasmettono mentre li leggiamo, li ascoltiamo, li ricordiamo.
Soltanto i poeti conoscono, infatti, il segreto del senso della vita.
Soltanto la poesia sa scandire il dolore, la gioia, l’amore, la bellezza come se tutto fosse meraviglia. Ecco.
Se anche noi conoscessimo questo ritmo, vivremmo più consapevolmente; e in ogni caso, conoscendo fino in fondo l’incomparabile prodigio dell’esistenza.

E voi… sì voi… che con me frequentate spazi virtuali e non virtuali in cui la poesia è presente in modo massiccio… cosa ne pensate?
Personalmente condivido questo pensiero, anche se l'argomento resta vastissimo ed affrontabile da tanti altri punti vista, aggiungendo solo che poche altre cose (ad es. la musica e l'arte) sono capaci di colorare la nostra vita.
Tony Kospan
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UNA RIFLESSIONE MOLTO INTERESSANTE
SUL VALORE DELLA POESIA
– PARLIAMONE –

Questo brano… di Edgarda Ferri che consiglio di leggere è un ottimo contributo alla comprensione dell’importanza della poesia nella nostra vita…
E’ scritto in modo chiaro e diretto… senza fronzoli… anzi con qualche durezza… ma poi per certi versi… è sublime… e profondo.








QUANTA EMOZIONE
NELLE PAROLE DEI POETI
Edgarda Ferri

I versi di Neruda, Ungaretti, Montale ci fanno stare bene, allargano la mente, dicono che non si è mai soli.
E insegnano il senso della vita
“lo non vengo a risolvere nulla. lo sono venuto qui per cantare e per sentirti cantare con me”.
Questo è il poeta Ricardo Neftali Reyes Basoalto, nato nel 1904 a Temuco nel Cile, che a 16 anni scrisse i suoi primi versi col nome di Pablo Neruda. “lo non vengo a risolvere nulla”.
Questo voleva dire Neruda, il poeta.

Sapendo di mentire perché, fin da principio, sapeva che non sarebbe stato “esattamente” così. La poesia non risolve nulla, non ti sfama se hai fame, non ti arricchisce se sei povero, non ti riveste se sei nudo, non ti restituisce la persona che hai perduto, voleva dire il poeta.
Eppure. Se non conosci la poesia, fai più fatica a sopportare tutto questo. Sei più solo, più disperato.
Allora. Allora, la poesia fa bene al cuore, allarga la mente, ti aiuta a capire che non sei solo: che tu sia felice, o infelice, che tu abbia accanto la persona amata, o che tu l’abbia perduta, c’è stato almeno un poeta che, prima di te, ha calpestato questo stesso sentiero: e l’ha raccontato.
Come. La meraviglia della poesia sta anche in questo. Come Neruda, certamente non Ungaretti. E come Ungaretti, non certo Baudelaire, Saffo, Dickinson, Montale, Hikmet, Leopardi.
I poeti sono uomini.
Uomini e donne che hanno vissuto in maniere diverse, in tempi diversi.
L’appassionata americana volontariamente reclusa Emily Dickinson.
Il cocainomane, raffinatissimo francese Charles Baudelaire.
L’ironico, spregiudicato inglese Oscar Wilde.
L’amaro ligure Eugenio Montale, che davanti a una rosa cui avevano dato il suo nome commentò: “Proprio a me, che se la tocco, appassisce”.
E il capriccioso, bislacco marchigiano Giacomo Leopardi, che si innamorava di donne impossibili, non si lavava, ed è morto per una mostruosa scorpacciata di gelato.
Gente come noi. Con le nostre stesse miserie e passioni. Ma con la grazia della poesia. Questa indicibile, incommensurabile grazia che ci trasmettono mentre li leggiamo, li ascoltiamo, li ricordiamo.
Soltanto i poeti conoscono, infatti, il segreto del senso della vita. Soltanto la poesia sa scandire il dolore, la gioia, l’amore, la bellezza come se tutto fosse meraviglia. Ecco.
Se anche noi conoscessimo questo ritmo, vivremmo più consapevolmente; e in ogni caso, conoscendo fino in fondo l’incomparabile prodigio dell’esistenza.

Quello che colgo e che condivido in pieno in questo articolo è che la poesia… alla faccia dei suoi detrattori… 2 cose certamente dona ai chi la frequenta.
La prima è il dolce “sentirsi in compagnia” con gli autori e la seconda è la capacità di darci, in poche parole, tante emozioni e perfino visioni del senso della vita.
Cosa ne pensate?
Tony Kospan




Leggerle, sciverle o parlarne…
nel gruppo di facebook…
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IL VALORE DELLA POESIA
– PARLIAMONE –

Questo brano… di Edgarda Ferri che consiglio di leggere è un ottimo contributo alla comprensione dell’importanza della poesia nella nostra vita…
E’ scritto in modo chiaro e diretto… senza fronzoli… anzi con qualche durezza… ma poi per certi versi… è sublime… e profondo.








QUANTA EMOZIONE
NELLE PAROLE DEI POETI
Edgarda Ferri

I versi di Neruda, Ungaretti, Montale ci fanno stare bene, allargano la mente, dicono che non si è mai soli.
E insegnano il senso della vita
“lo non vengo a risolvere nulla. lo sono venuto qui per cantare e per sentirti cantare con me”.
Questo è il poeta Ricardo Neftali Reyes Basoalto, nato nel 1904 a Temuco nel Cile, che a 16 anni scrisse i suoi primi versi col nome di Pablo Neruda. “lo non vengo a risolvere nulla”.
Questo voleva dire Neruda, il poeta.

Sapendo di mentire perché, fin da principio, sapeva che non sarebbe stato “esattamente” così. La poesia non risolve nulla, non ti sfama se hai fame, non ti arricchisce se sei povero, non ti riveste se sei nudo, non ti restituisce la persona che hai perduto, voleva dire il poeta.
Eppure. Se non conosci la poesia, fai più fatica a sopportare tutto questo. Sei più solo, più disperato.
Allora. Allora, la poesia fa bene al cuore, allarga la mente, ti aiuta a capire che non sei solo: che tu sia felice, o infelice, che tu abbia accanto la persona amata, o che tu l’abbia perduta, c’è stato almeno un poeta che, prima di te, ha calpestato questo stesso sentiero: e l’ha raccontato.
Come. La meraviglia della poesia sta anche in questo. Come Neruda, certamente non Ungaretti. E come Ungaretti, non certo Baudelaire, Saffo, Dickinson, Montale, Hikmet, Leopardi.
I poeti sono uomini.
Uomini e donne che hanno vissuto in maniere diverse, in tempi diversi.
L’appassionata americana volontariamente reclusa Emily Dickinson.
Il cocainomane, raffinatissimo francese Charles Baudelaire.
L’ironico, spregiudicato inglese Oscar Wilde.
L’amaro ligure Eugenio Montale, che davanti a una rosa cui avevano dato il suo nome commentò: “Proprio a me, che se la tocco, appassisce”.
E il capriccioso, bislacco marchigiano Giacomo Leopardi, che si innamorava di donne impossibili, non si lavava, ed è morto per una mostruosa scorpacciata di gelato.
Gente come noi. Con le nostre stesse miserie e passioni. Ma con la grazia della poesia. Questa indicibile, incommensurabile grazia che ci trasmettono mentre li leggiamo, li ascoltiamo, li ricordiamo.
Soltanto i poeti conoscono, infatti, il segreto del senso della vita. Soltanto la poesia sa scandire il dolore, la gioia, l’amore, la bellezza come se tutto fosse meraviglia. Ecco.
Se anche noi conoscessimo questo ritmo, vivremmo più consapevolmente; e in ogni caso, conoscendo fino in fondo l’incomparabile prodigio dell’esistenza.

Quello che colgo e che condivido in pieno in questo articolo è che la poesia… alla faccia dei suoi detrattori… 2 cose certamente dona ai chi la frequenta.
La prima è il dolce “sentirsi in compagnia” con gli autori e la seconda è la capacità di darci, in poche parole, tante emozioni e perfino visioni del senso della vita.
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Tony Kospan




Leggerle, sciverle o parlarne…
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Due simpatiche e sorridenti osservazioni
sulla condizione universale del poeta tratte
da una storia di “Topolino” del 1984
(Paperino e la tenzone poetica).

Quel birichino di Paperino qui ci vuol dire
che sì forse il poeta, e chi legge le poesie,
nelle normali, consuete (e spesso noiose) attività della vita quotidiana
sta perdendo tempo reale,
ma forse ne acquista tanto di più in senso interiore…
In questa ci dice invece una verità assoluta
ed infatti è sciocco chi pensa il contrario
a meno che non sia un genio assoluto…
Non conosco infatti poeti, pur bravi,
che si siano arricchiti con i loro versi.

Ciao da Tony Kospan
IL NUOVO GRUPPO DI
GOOGLE PLUS
DI POESIA E CULTURA
I N S I E M E
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Questo brano… di Edgarda Ferri che consiglio di leggere è un ottimo contributo alla comprensione dell’importanza della poesia nella nostra vita…
E’ scritto in modo chiaro e diretto… senza fronzoli… anzi con qualche durezza… ma poi per certi versi… è sublime… e profondo.








QUANTA EMOZIONE
NELLE PAROLE DEI POETI
Edgarda Ferri

I versi di Neruda, Ungaretti, Montale ci fanno stare bene, allargano la mente, dicono che non si è mai soli.
E insegnano il senso della vita
“lo non vengo a risolvere nulla. lo sono venuto qui per cantare e per sentirti cantare con me”.
Questo è il poeta Ricardo Neftali Reyes Basoalto, nato nel 1904 a Temuco nel Cile, che a 16 anni scrisse i suoi primi versi col nome di Pablo Neruda. “lo non vengo a risolvere nulla”.
Questo voleva dire Neruda, il poeta.

Sapendo di mentire perché, fin da principio, sapeva che non sarebbe stato “esattamente” così. La poesia non risolve nulla, non ti sfama se hai fame, non ti arricchisce se sei povero, non ti riveste se sei nudo, non ti restituisce la persona che hai perduto, voleva dire il poeta.
Eppure. Se non conosci la poesia, fai più fatica a sopportare tutto questo. Sei più solo, più disperato.
Allora. Allora, la poesia fa bene al cuore, allarga la mente, ti aiuta a capire che non sei solo: che tu sia felice, o infelice, che tu abbia accanto la persona amata, o che tu l’abbia perduta, c’è stato almeno un poeta che, prima di te, ha calpestato questo stesso sentiero: e l’ha raccontato.
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Il cocainomane, raffinatissimo francese Charles Baudelaire.
L’ironico, spregiudicato inglese Oscar Wilde.
L’amaro ligure Eugenio Montale, che davanti a una rosa cui avevano dato il suo nome commentò: “Proprio a me, che se la tocco, appassisce”.
E il capriccioso, bislacco marchigiano Giacomo Leopardi, che si innamorava di donne impossibili, non si lavava, ed è morto per una mostruosa scorpacciata di gelato.
Gente come noi. Con le nostre stesse miserie e passioni. Ma con la grazia della poesia. Questa indicibile, incommensurabile grazia che ci trasmettono mentre li leggiamo, li ascoltiamo, li ricordiamo.
Soltanto i poeti conoscono, infatti, il segreto del senso della vita. Soltanto la poesia sa scandire il dolore, la gioia, l’amore, la bellezza come se tutto fosse meraviglia. Ecco.
Se anche noi conoscessimo questo ritmo, vivremmo più consapevolmente; e in ogni caso, conoscendo fino in fondo l’incomparabile prodigio dell’esistenza.

Quello che colgo e che condivido in pieno in questo articolo è che la poesia… alla faccia dei suoi detrattori… 2 cose certamente dona ai chi la frequenta.
La prima è il dolce “sentirsi in compagnia” con gli autori e la seconda è la capacità di darci, in poche parole, tante emozioni e perfino visioni del senso della vita.
Cosa ne pensate?
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