Quando i figli lasciano gli ormeggi e prendono il largo più vuota è la banchina più fioca è la luce del faro più silenzioso è il nostro cuore.
Ma aperto resta il nostro porto, a rattoppar vele sempre pronto, in attesa d'attracchi seppur brevi, in attesa di sbarchi che rechin gioia, in attesa d'approdi che dian conforto alle barche ormai d'alto mare alla marina madre ed al cantiere padre.
A mò di quercia te ne stai..
tra le rocce… saldo
ai flutti accanto
con l’occhio tuo fanale
senza sosta il mar scrutando…
Faro…
seconda polar stella
ai naviganti… caro sempre…
faro…
pulsante…lucerna
pur ai poeti… caro sempre
tu
metafora poi sei dell’esistenza nostra.
Nei momenti di gran babele
al tuo silenzio ci affidiamo…
Nei momenti d’oscuri assilli
il tuo chiarore ricerchiamo…
Metafora sei pur della mia vita
tu ideale di salvezza fermo e forte,
a te m’ispiro a volte,
per esser raggio pur’io di luce
per chi accanto a me l’anela…
A te però mi rivolgo anch’io
quando sperduto naufrago
tra i perigliosi gorghi della vita…
in cerca vado della giusta via…
.
.
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Ora ecco il bel video creato da una cara amica virtuale,
che ringrazio di tutto cuore, dedicato a questa mia modesta poesia.
Quando i figli lasciano gli ormeggi e prendono il largo più vuota è la banchina più fioca è la luce del faro più silenzioso è il nostro cuore.
Ma aperto resta il nostro porto, a rattoppar vele sempre pronto, in attesa d'attracchi seppur brevi, in attesa di sbarchi che rechin gioia, in attesa d'approdi che dian conforto alle barche ormai d'alto mare alla marina madre ed al cantiere padre.