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“La nascita dell’arcobaleno” – Una bella leggenda degli Indiani d’America   Leave a comment




Davvero suggestiva questa storia della nascita
di uno dei fenomeni più affascinanti della natura
diffusa tra le tribù degli Indiani d’America
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COME NACQUE L’ARCOBALENO…
LEGGENDA DEGLI INDIANI D’AMERICA
 
 
 

Un giorno, madre Terra e padre Sole vennero a fare visita a un ragazzo solitario che si chiamava Atsosi Bagani. “Devi prendere moglie” disse la Terra. “Andrai a cercare moglie per un cammino ignoto agli uomini” aggiunse il Sole “Sposerai la maggiore delle sorelle Dobedeklad, Quelle-che-il-sole-non-illumina. Abitano in un pueblo. Gli uccelli le hanno imprigionate nelle tenebre, invidiosi della loro bellezza; tu solo puoi liberarle.


.





.


Per aiutarti, costruirò un passaggio tra la tua capanna e il pueblo e trasformerò le ragazze e te, affinché gli uccelli non vi riconoscano e vi uccidano a beccate. Così, emerse dalla terra un arco gigantesco formato da strisce di colori brillanti; saliva molto in alto nel cielo e scendeva in lontananza sulla terra. Quando Atsosi Bagani si incamminò su questo ponte, fu trasformato in una farfalla, i cui colori si conf ondevano con quelli dell’arcobaleno. Gli uccelli non lo notarono e l’uomo farfalla arrivò sul tetto di una grande casa e scese attraverso un’apertura scura; nella penombra, vide le due sorelle occupate a tessere un magnifico tappeto dai colori dell’arcobaleno, i cui motivi ricordavano i fiumi e le montagne. “Guarda, sorellina – disse la maggiore – una farfalla si è posata in cima alla scala”. La sorella minore, molto eccitata, si precipitò verso la scala e un raggio di sole la sfiorò; la maggiore cercò di trattenerla ma entrambe furono attratte dal potere magico dei raggi solari. Sul tetto, la farfalla si trasformò nel giovane uomo. “Il Sole mi ha mandato a cercarvi, sarete mia moglie e mia sorella”.


.





.


Gli uccelli li videro e si precipitarono su di loro con gridi stridenti; ma il Sole vegliava e trasformava i giovani in delicate farfalle, gli uccelli non riuscirono a trovare i fuggitivi. Atsosi Bagani ritornò alla sua capanna e il Sole e la Terra assistettero al matrimonio. Il giovane continuò a cacciare, mentre le due sorelle tessevano meravigliosi tappeti. Nella piccola capanna illuminata dal sole, però, le due ragazze avevano nostalgia della loro vecchia casa buia. Vedendole tristi, il Sole disse loro: “Se lo desiderate tanto, potrete rivedere la vostra cupa dimora; ma adesso gli uccelli sono diventati diffidenti e dovete difendervi”. Così prima di trasformarle in farfalle, diede a ciascuna due grossi chicchi di grandine.     



.





Quando gli uccelli le attaccarono, la sorella maggiore scagliò contro di loro il primo chicco, che si tramutò in una grossa nube nera che avvolse gli uccelli. Le ragazze-farfalle proseguirono il volo, ma presto gli uccelli le raggiunsero; dovettero lanciare il secondo chicco di grandine, che si trasformò in una pioggia scrosciante, poi il terzo, che si ruppe in migliaia di piccoli chicchi. Ma la grandine finì e gli uccelli ripresero l’inseguimento; il pueblo era in vista, ma le farfalle non erano abbastanza veloci. Dovettero quindi lanciare l’ultimo chicco, che infiammò il cielo di lampi e tuoni.


.





.


Gli uccelli scapparono spaventati e le ragazze furono salve.             


Le sorelle tornarono da Atsosi Bagani, ma ogni volta che sentivano nostalgia visitavano la loro vecchia casa.   


Così, dopo ogni temporale, si forma un arcobaleno tra il pueblo e la capanna del giovane, che riconcilia il mondo delle tenebre con il regno del Sole.


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Ciao da Orso Tony della tribù


degli Orsi… Sognanti…


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IL MONDO DI ORSOSOGNANTE LA TUA PAGINA FB!
Frecce (174)


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Gli occhi di un guerriero.. poetico canto dei Nativi americani ed un accenno alla forma delle loro poesie   Leave a comment

 

 

 

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 GLI OCCHI DI UN GUERRIERO

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UN CENNO SULLA POESIA DEI PELLEROSSA

 
 
 
La poesia degli Indiani d’America
ha una nascita… una storia ed un’identità diversa
rispetto alla poesia che conosciamo in occidente.
 
 
Essa, in origine, è più vicina ai canti ed alle preghiere
che i componenti delle tribù cantavano o recitavano insieme
la sera accanto al fuoco.


 
 
 

Solo in tempi recenti la loro poesia,
pur con le particolari connotazioni culturali di quel popolo,
ha assunto caratteristiche simili alle nostre.
 
 
Quello che unisce la poesia pellerossa antica
a quella moderna è soprattutto la presenza
 di un alto valore morale nei versi.

 
 
 
 
 
 
 
 


Si tratta infatti quasi sempre di poesie – riflessioni,
che mostrano una profonda conoscenza ed ad un profondo rispetto
della natura e della vita.






 Attenzione, Il temine ”guerriero” non va inteso 
come
amante della guerra
bensì come difensore della storia, 
della cultura e della libertà di un popolo.


Ma ora leggiamola.
 
 
Tony Kospan



 


 
 
 

GLI OCCHI DI UN GUERRIERO
(Canto dei nativi americani)
 

 

Gli occhi,
la porta dell’anima
il recipiente della verità
l’essenza dell’uomo.

 


Io guardo negli occhi di un guerriero e
vedo la gloria della nazione.


 

Un uomo, stà ritto, spalle larghe
sostenendo la storia e l’insita dignità
del suo popolo.

 

Io guardo negli occhi di un guerriero
e capisco l’onore della nazione
la moralità
l’umiltà
la spiritualità
di questo popolo.

 

Io guardo negli occhi di un guerriero
e vedo il protettore della nazione
la prima e l’ultima linea di difesa
per i bambini e per gli anziani
per le donne e i deboli.

 

Io guardo negli occhi di un guerriero
e vedo la fragilità dell’uomo
vacillare sotto il peso della sua responsabilità
e pur vacillante,
ancora fermo in piedi senza vergogna.

 

Io guardo negli occhi di un guerriero
e vedo la visione di un uomo
i suoi sogni corrono più veloci
può misurare la sua impaziente andatura.

 

Io guardo negli occhi di un guerriero
e vedo l’uomo.





 

 


Ciao da Tony Kospan






 

 


“La nascita dell’arcobaleno” – Ecco come appare in questa bella leggenda degli Indiani d’America   2 comments




Davvero suggestiva questa storia della nascita
di uno dei fenomeni più affascinanti della natura
diffusa tra le tribù degli Indiani d’America
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COME NACQUE L’ARCOBALENO…
LEGGENDA DEGLI INDIANI D’AMERICA
 
 
 

Un giorno, madre Terra e padre Sole vennero a fare visita a un ragazzo solitario che si chiamava Atsosi Bagani. “Devi prendere moglie” disse la Terra. “Andrai a cercare moglie per un cammino ignoto agli uomini” aggiunse il Sole “Sposerai la maggiore delle sorelle Dobedeklad, Quelle-che-il-sole-non-illumina. Abitano in un pueblo. Gli uccelli le hanno imprigionate nelle tenebre, invidiosi della loro bellezza; tu solo puoi liberarle.


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Per aiutarti, costruirò un passaggio tra la tua capanna e il pueblo e trasformerò le ragazze e te, affinché gli uccelli non vi riconoscano e vi uccidano a beccate. Così, emerse dalla terra un arco gigantesco formato da strisce di colori brillanti; saliva molto in alto nel cielo e scendeva in lontananza sulla terra. Quando Atsosi Bagani si incamminò su questo ponte, fu trasformato in una farfalla, i cui colori si conf ondevano con quelli dell’arcobaleno. Gli uccelli non lo notarono e l’uomo farfalla arrivò sul tetto di una grande casa e scese attraverso un’apertura scura; nella penombra, vide le due sorelle occupate a tessere un magnifico tappeto dai colori dell’arcobaleno, i cui motivi ricordavano i fiumi e le montagne. “Guarda, sorellina – disse la maggiore – una farfalla si è posata in cima alla scala”. La sorella minore, molto eccitata, si precipitò verso la scala e un raggio di sole la sfiorò; la maggiore cercò di trattenerla ma entrambe furono attratte dal potere magico dei raggi solari. Sul tetto, la farfalla si trasformò nel giovane uomo. “Il Sole mi ha mandato a cercarvi, sarete mia moglie e mia sorella”.


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Gli uccelli li videro e si precipitarono su di loro con gridi stridenti; ma il Sole vegliava e trasformava i giovani in delicate farfalle, gli uccelli non riuscirono a trovare i fuggitivi. Atsosi Bagani ritornò alla sua capanna e il Sole e la Terra assistettero al matrimonio. Il giovane continuò a cacciare, mentre le due sorelle tessevano meravigliosi tappeti. Nella piccola capanna illuminata dal sole, però, le due ragazze avevano nostalgia della loro vecchia casa buia. Vedendole tristi, il Sole disse loro: “Se lo desiderate tanto, potrete rivedere la vostra cupa dimora; ma adesso gli uccelli sono diventati diffidenti e dovete difendervi”. Così prima di trasformarle in farfalle, diede a ciascuna due grossi chicchi di grandine.     



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Quando gli uccelli le attaccarono, la sorella maggiore scagliò contro di loro il primo chicco, che si tramutò in una grossa nube nera che avvolse gli uccelli. Le ragazze-farfalle proseguirono il volo, ma presto gli uccelli le raggiunsero; dovettero lanciare il secondo chicco di grandine, che si trasformò in una pioggia scrosciante, poi il terzo, che si ruppe in migliaia di piccoli chicchi. Ma la grandine finì e gli uccelli ripresero l’inseguimento; il pueblo era in vista, ma le farfalle non erano abbastanza veloci. Dovettero quindi lanciare l’ultimo chicco, che infiammò il cielo di lampi e tuoni.


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Gli uccelli scapparono spaventati e le ragazze furono salve.             


Le sorelle tornarono da Atsosi Bagani, ma ogni volta che sentivano nostalgia visitavano la loro vecchia casa.   


Così, dopo ogni temporale, si forma un arcobaleno tra il pueblo e la capanna del giovane, che riconcilia il mondo delle tenebre con il regno del Sole.


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Ciao da Orso Tony della tribù


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 GLI OCCHI DI UN GUERRIERO

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UN CENNO SULLA POESIA DEI PELLEROSSA

 
 
 
La poesia degli Indiani d’America
ha una nascita… una storia ed un’identità diversa
rispetto alla poesia che conosciamo in occidente.
 
 
Essa, in origine, è più vicina ai canti ed alle preghiere
che i componenti delle tribù cantavano o recitavano insieme
la sera accanto al fuoco.


 
 
 

Solo in tempi recenti la loro poesia,
pur con le particolari connotazioni culturali di quel popolo,
ha assunto caratteristiche simili alle nostre.
 
 
Quello che unisce la poesia pellerossa antica
a quella moderna è soprattutto la presenza
 di un alto valore morale nei versi.

 
 
 
 
 
 
 
 


Si tratta infatti quasi sempre di poesie – riflessioni,
che mostrano una profonda conoscenza ed ad un profondo rispetto
della natura e della vita.






 Attenzione, Il temine ”guerriero” non va inteso 
come
amante della guerra
bensì come difensore della storia, 
della cultura e della libertà di un popolo.


Ma ora leggiamola.
 
 
Tony Kospan



 


 
 
 

GLI OCCHI DI UN GUERRIERO
(Canto dei nativi americani)
 

 

Gli occhi,
la porta dell’anima
il recipiente della verità
l’essenza dell’uomo.

 


Io guardo negli occhi di un guerriero e
vedo la gloria della nazione.


 

Un uomo, stà ritto, spalle larghe
sostenendo la storia e l’insita dignità
del suo popolo.

 

Io guardo negli occhi di un guerriero
e capisco l’onore della nazione
la moralità
l’umiltà
la spiritualità
di questo popolo.

 

Io guardo negli occhi di un guerriero
e vedo il protettore della nazione
la prima e l’ultima linea di difesa
per i bambini e per gli anziani
per le donne e i deboli.

 

Io guardo negli occhi di un guerriero
e vedo la fragilità dell’uomo
vacillare sotto il peso della sua responsabilità
e pur vacillante,
ancora fermo in piedi senza vergogna.

 

Io guardo negli occhi di un guerriero
e vedo la visione di un uomo
i suoi sogni corrono più veloci
può misurare la sua impaziente andatura.

 

Io guardo negli occhi di un guerriero
e vedo l’uomo.





 

 


Ciao da Tony Kospan






 

 


“La nascita dell’arcobaleno” in una bella leggenda degli Indiani d’America   Leave a comment




Davvero suggestiva questa storia della nascita
di uno dei fenomeni più affascinanti della natura
diffusa tra le tribù degli Indiani d’America
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COME NACQUE L’ARCOBALENO…
LEGGENDA DEGLI INDIANI D’AMERICA
 
 
 

Un giorno, madre Terra e padre Sole vennero a fare visita a un ragazzo solitario che si chiamava Atsosi Bagani. “Devi prendere moglie” disse la Terra. “Andrai a cercare moglie per un cammino ignoto agli uomini” aggiunse il Sole “Sposerai la maggiore delle sorelle Dobedeklad, Quelle-che-il-sole-non-illumina. Abitano in un pueblo. Gli uccelli le hanno imprigionate nelle tenebre, invidiosi della loro bellezza; tu solo puoi liberarle.


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Per aiutarti, costruirò un passaggio tra la tua capanna e il pueblo e trasformerò le ragazze e te, affinché gli uccelli non vi riconoscano e vi uccidano a beccate. Così, emerse dalla terra un arco gigantesco formato da strisce di colori brillanti; saliva molto in alto nel cielo e scendeva in lontananza sulla terra. Quando Atsosi Bagani si incamminò su questo ponte, fu trasformato in una farfalla, i cui colori si conf ondevano con quelli dell’arcobaleno. Gli uccelli non lo notarono e l’uomo farfalla arrivò sul tetto di una grande casa e scese attraverso un’apertura scura; nella penombra, vide le due sorelle occupate a tessere un magnifico tappeto dai colori dell’arcobaleno, i cui motivi ricordavano i fiumi e le montagne. “Guarda, sorellina – disse la maggiore – una farfalla si è posata in cima alla scala”. La sorella minore, molto eccitata, si precipitò verso la scala e un raggio di sole la sfiorò; la maggiore cercò di trattenerla ma entrambe furono attratte dal potere magico dei raggi solari. Sul tetto, la farfalla si trasformò nel giovane uomo. “Il Sole mi ha mandato a cercarvi, sarete mia moglie e mia sorella”.


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Gli uccelli li videro e si precipitarono su di loro con gridi stridenti; ma il Sole vegliava e trasformava i giovani in delicate farfalle, gli uccelli non riuscirono a trovare i fuggitivi. Atsosi Bagani ritornò alla sua capanna e il Sole e la Terra assistettero al matrimonio. Il giovane continuò a cacciare, mentre le due sorelle tessevano meravigliosi tappeti. Nella piccola capanna illuminata dal sole, però, le due ragazze avevano nostalgia della loro vecchia casa buia. Vedendole tristi, il Sole disse loro: “Se lo desiderate tanto, potrete rivedere la vostra cupa dimora; ma adesso gli uccelli sono diventati diffidenti e dovete difendervi”. Così prima di trasformarle in farfalle, diede a ciascuna due grossi chicchi di grandine.     



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Quando gli uccelli le attaccarono, la sorella maggiore scagliò contro di loro il primo chicco, che si tramutò in una grossa nube nera che avvolse gli uccelli. Le ragazze-farfalle proseguirono il volo, ma presto gli uccelli le raggiunsero; dovettero lanciare il secondo chicco di grandine, che si trasformò in una pioggia scrosciante, poi il terzo, che si ruppe in migliaia di piccoli chicchi. Ma la grandine finì e gli uccelli ripresero l’inseguimento; il pueblo era in vista, ma le farfalle non erano abbastanza veloci. Dovettero quindi lanciare l’ultimo chicco, che infiammò il cielo di lampi e tuoni.


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Gli uccelli scapparono spaventati e le ragazze furono salve.             


Le sorelle tornarono da Atsosi Bagani, ma ogni volta che sentivano nostalgia visitavano la loro vecchia casa.   


Così, dopo ogni temporale, si forma un arcobaleno tra il pueblo e la capanna del giovane, che riconcilia il mondo delle tenebre con il regno del Sole.


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Ciao da Orso Tony della tribù


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GLI OCCHI DI UN GUERRIERO

 

  

 
 
 
 
UN CENNO SULLA POESIA DEI PELLEROSSA

 
 
 
La poesia degli Indiani d’America
ha una nascita… una storia ed un’identità diversa
rispetto alla poesia che conosciamo in occidente.
 
 
Essa, in origine, è più vicina ai canti ed alle preghiere…
che i componenti delle tribù cantavano o recitavano insieme
la sera accanto al fuoco.

 
 
 

Solo in tempi recenti la loro poesia,
pur con le particolari connotazioni culturali di quel popolo,
ha assunto caratteristiche simili alle nostre.
 
 
Quello che unisce la poesia pellerossa antica
a quella moderna è soprattutto la presenza
 di un alto valore morale nei versi.

 
 
 
 
 
 
 
 


Si tratta infatti quasi sempre di poesie – riflessioni,
che mostrano una profonda conoscenza ed ad un profondo rispetto…
della natura e della vita.






 Attenzione, Il temine ”guerriero” non va inteso 
come
amante della guerra
bensì come difensore della storia, 
della cultura e della libertà di un popolo.


Ma ora leggiamola.
 
 
Tony Kospan

 

 


 
 
 

GLI OCCHI DI UN GUERRIERO
(Canto dei nativi americani)
 

 

Gli occhi,
la porta dell’anima
il recipiente della verità
l’essenza dell’uomo.

 


Io guardo negli occhi di un guerriero e
vedo la gloria della nazione.


 

Un uomo, stà ritto, spalle larghe
sostenendo la storia e l’insita dignità
del suo popolo.

 

Io guardo negli occhi di un guerriero
e capisco l’onore della nazione
la moralità
l’umiltà
la spiritualità
di questo popolo.

 

Io guardo negli occhi di un guerriero
e vedo il protettore della nazione
la prima e l’ultima linea di difesa
per i bambini e per gli anziani
per le donne e i deboli.

 

Io guardo negli occhi di un guerriero
e vedo la fragilità dell’uomo
vacillare sotto il peso della sua responsabilità
e pur vacillante,
ancora fermo in piedi senza vergogna.

 

Io guardo negli occhi di un guerriero
e vedo la visione di un uomo
i suoi sogni corrono più veloci
può misurare la sua impaziente andatura.

 

Io guardo negli occhi di un guerriero
e vedo l’uomo.





 

 


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Gli occhi di un guerriero – Un poetico canto degli Indiani d’America ed un accenno al senso delle loro poesie   1 comment

 

 

 

 

 

 

GLI OCCHI DI UN GUERRIERO

 

  

 
 
 
 
UN CENNO SULLA POESIA DEI PELLEROSSA

 
 
 
La poesia degli Indiani d’America
ha una nascita… una storia ed un’identità diversa
rispetto alla poesia che conosciamo in occidente.
 
 
Essa, in origine, è più vicina ai canti ed alle preghiere…
che i componenti delle tribù cantavano o recitavano insieme
la sera accanto al fuoco.

 
 
 

Solo in tempi recenti la loro poesia,
pur con le particolari connotazioni culturali di quel popolo,
ha assunto caratteristiche simili alle nostre.
 
 
Quello che unisce la poesia pellerossa antica
a quella moderna è soprattutto la presenza
 di un alto valore morale nei versi.

 
 
 
 
 
 
 
 


Si tratta infatti quasi sempre di poesie – riflessioni,
che mostrano una profonda conoscenza ed ad un profondo rispetto…
della natura e della vita.






 Attenzione, Il temine ”guerriero” non va inteso 
come
amante della guerra
bensì come difensore della storia, 
della cultura e della libertà di un popolo.


Ma ora leggiamola.
 
 
Tony Kospan

 

 


 
 
 

GLI OCCHI DI UN GUERRIERO
(Canto dei nativi americani)
 

 

Gli occhi,
la porta dell’anima
il recipiente della verità
l’essenza dell’uomo.

 


Io guardo negli occhi di un guerriero e
vedo la gloria della nazione.


 

Un uomo, stà ritto, spalle larghe
sostenendo la storia e l’insita dignità
del suo popolo.

 

Io guardo negli occhi di un guerriero
e capisco l’onore della nazione
la moralità
l’umiltà
la spiritualità
di questo popolo.

 

Io guardo negli occhi di un guerriero
e vedo il protettore della nazione
la prima e l’ultima linea di difesa
per i bambini e per gli anziani
per le donne e i deboli.

 

Io guardo negli occhi di un guerriero
e vedo la fragilità dell’uomo
vacillare sotto il peso della sua responsabilità
e pur vacillante,
ancora fermo in piedi senza vergogna.

 

Io guardo negli occhi di un guerriero
e vedo la visione di un uomo
i suoi sogni corrono più veloci
può misurare la sua impaziente andatura.

 

Io guardo negli occhi di un guerriero
e vedo l’uomo.





 

 


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Gli occhi di un guerriero – Poetico canto degli Indiani d’America ed un cenno sul senso delle loro poesie   1 comment

 

 

 

 

 

 

 

GLI OCCHI DI UN GUERRIERO

 

 

 

 

 
 
 
 
UN CENNO SULLA POESIA DEGLI INDIANI D'AMERICA

 
 
 
La poesia degli Indiani d’America
ha una nascita… una storia ed un’identità diversa
rispetto alla poesia che conosciamo in occidente…
 
 
Essa, in origine,
è più vicina ai canti ed alle preghiere…
che i componenti delle tribù…
cantavano o recitavano insieme
la sera accanto al fuoco.





 

 
 
 
Solo in tempi recenti la loro poesia,
pur con le particolari connotazioni culturali di quel popolo,
ha assunto caratteristiche simili alle nostre…
 
 
Quello che unisce la poesia pellerossa antica
a quella moderna è soprattutto la presenza
 di un alto valore morale nei versi…
 
 
 
 
 
 
 
 


Si tratta infatti quasi sempre di poesie – riflessioni,
che mostrano una profonda conoscenza ed ad un profondo rispetto…
della natura e della vita….
 
 
Attenzione…

Il temine ”guerriero” non va inteso come
amante della guerra… bensì come difensore
della storia, della cultura e della libertà di un popolo.

Ma ora leggiamola.
 
 
Tony Kospan
 
 
 

 

 

 

 
 
 
GLI OCCHI DI UN GUERRIERO
(Canto dei nativi americani)
 

 

Gli occhi,
la porta dell’anima
il recipiente della verità
l’essenza dell’uomo.

 

Io guardo negli occhi di un guerriero e
vedo la gloria della nazione.


 

Un uomo, stà ritto, spalle larghe
sostenendo la storia e l’insita dignità
del suo popolo.

 

Io guardo negli occhi di un guerriero
e capisco l’onore della nazione
la moralità
l’umiltà
la spiritualità
di questo popolo.

 

Io guardo negli occhi di un guerriero
e vedo il protettore della nazione
la prima e l’ultima linea di difesa
per i bambini e per gli anziani
per le donne e i deboli.

 

Io guardo negli occhi di un guerriero
e vedo la fragilità dell’uomo
vacillare sotto il peso della sua responsabilità
e pur vacillante,
ancora fermo in piedi senza vergogna.

 

Io guardo negli occhi di un guerriero
e vedo la visione di un uomo
i suoi sogni corrono più veloci
può misurare la sua impaziente andatura.

 

Io guardo negli occhi di un guerriero
e vedo l’uomo.

 

 

 

Ciao da Tony Kospan

 

 



 

 


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UN MODO DIVERSO DI VIVER
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GLI OCCHI DI UN GUERRIERO ED UN CENNO SULLA POESIA DEI NATIVI AMERICANI   Leave a comment

 

 

 

 

 

 

 

GLI OCCHI DI UN GUERRIERO

 

 

 

 

 
 
 
 
UN CENNO SULLA POESIA DEGLI INDIANI D'AMERICA

 
 
 
La poesia degli Indiani d’America
ha una storia ed un’identità diversa
rispetto alla poesia che conosciamo in occidente…
 
 
Essa, in origine,
è più vicina ai canti ed alle preghiere…
che i componenti delle tribù…
cantavano o recitavano insieme
la sera accanto al fuoco.





 

 
 
 
Solo in tempi recenti la loro poesia,
pur con le particolari connotazioni culturali di quel popolo,
ha assunto caratteristiche simili alle nostre…
 
 
Quello che unisce la poesia pellerossa antica
a quella moderna è l’alto valore morale
insito nei versi…
 
 
 
 
 
 
 
 
Si tratta infatti di riflessioni che, quasi sempre, si rifanno
ad una profonda conoscenza ed ad un profondo rispetto…
della natura e della vita….
 
 
Attenzione…
Il temine ”guerriero” non va inteso come
amante della guerra… bensì come difensore
della storia, della cultura e della libertà di un popolo.
 
 
Tony Kospan
 
 
 

 

 

 
 
 
GLI OCCHI DI UN GUERRIERO
(Canto dei nativi americani)
 

 

Gli occhi,
la porta dell’anima
il recipiente della verità
l’essenza dell’uomo.

 

Io guardo negli occhi di un guerriero e
vedo la gloria della nazione.


 

Un uomo, stà ritto, spalle larghe
sostenendo la storia e l’insita dignità
del suo popolo.

 

Io guardo negli occhi di un guerriero
e capisco l’onore della nazione
la moralità
l’umiltà
la spiritualità
di questo popolo.

 

Io guardo negli occhi di un guerriero
e vedo il protettore della nazione
la prima e l’ultima linea di difesa
per i bambini e per gli anziani
per le donne e i deboli.

 

Io guardo negli occhi di un guerriero
e vedo la fragilità dell’uomo
vacillare sotto il peso della sua responsabilità
e pur vacillante,
ancora fermo in piedi senza vergogna.

 

Io guardo negli occhi di un guerriero
e vedo la visione di un uomo
i suoi sogni corrono più veloci
può misurare la sua impaziente andatura.

 

Io guardo negli occhi di un guerriero
e vedo l’uomo.

 

 

 

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IL GRUPPO DIGOOGLE PLUS
DI POESIA E CULTURA
I N S I E M E


 

 

 

GLI OCCHI DI UN GUERRIERO – CANTO-POESIA DEGLI INDIANI D’AMERICA   1 comment

 

 

 

 

 

 

 

GLI OCCHI DI UN GUERRIERO

 

 

 

 

 
 
 
 
UN CENNO SULLA POESIA DEGLI INDIANI D'AMERICA
 
 
 
La poesia degli Indiani d’America
ha una storia ed un’identità diversa
da quella che conosciamo in occidente…
 
 
Essa, in origine,
è più vicina ai canti ed alle preghiere…
che i componenti delle tribù…
cantavano o recitavano insieme
la sera accanto al fuoco.
 
 
 

 
 
 
Solo in tempi recenti la loro poesia,
pur con le particolari connotazioni culturali di quel popolo,
ha assunto caratteristiche simili alle nostre…
 
 
Quello che unisce la poesia pellerossa antica
a quella moderna è l’alto valore morale
insito nei versi…
 
 
 
 
 
 
 
 
Si tratta infatti di riflessioni che, quasi sempre, si rifanno
ad una profonda conoscenza ed ad un profondo rispetto…
della natura e della vita….
 
 
Attenzione…
Il temine ” guerriero” non va inteso come
amante della guerra… bensì come difensore
della storia… della cultura…
della libertà di un popolo.
 
 
Tony Kospan
 
 
 

 

 

 
 
 
GLI OCCHI DI UN GUERRIERO
(Canto dei nativi americani)

 

Gli occhi,
la porta dell’anima
il recipiente della verità
l’essenza dell’uomo.
Io guardo negli occhi di un guerriero e
vedo la gloria della nazione.

Un uomo, stà ritto, spalle larghe
sostenendo la storia e l’insita dignità
del suo popolo.

Io guardo negli occhi di un guerriero
e capisco l’onore della nazione
la moralità
l’umiltà
la spiritualità
di questo popolo.

Io guardo negli occhi di un guerriero
e vedo il protettore della nazione
la prima e l’ultima linea di difesa
per i bambini e per gli anziani
per le donne e i deboli.

Io guardo negli occhi di un guerriero
e vedo la fragilità dell’uomo
vacillare sotto il peso della sua responsabilità
e pur vacillante,
ancora fermo in piedi senza vergogna.

Io guardo negli occhi di un guerriero
e vedo la visione di un uomo
i suoi sogni corrono più veloci
può misurare la sua impaziente andatura.

Io guardo negli occhi di un guerriero
e vedo l’uomo.

 

 

 

Ciao da Tony Kospan

 

 

 

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I N S I E M E
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