Archivio per l'etichetta ‘storia dell'arte al femminile’
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Berthe Morisot è stata forse (o senza forse)
la vera donna dell’impressionismo
e non solo come pittrice.

Giorno d’estate
BERTHE MORISOT
OVVERO L’IMPRESSIONISMO AL FEMMINILE
Tony Kospan
L’importanza del suo ruolo è stata davvero misconosciuta
sia ai suoi tempi che nel corso degli anni
(per il solo fatto che era una donna)
e soltanto da poco
sta riavendo la grande considerazione che merita.

Qui è ritratta da E. Manet
.
.
.
Nata in una famiglia bene e di notevole cultura di Bourges
(era anche nipote del noto pittore Jean-Honoré Fragonard)
si trasferì nel 1855 a Parigi dove iniziò gli studi
di disegno mostrando subito notevoli qualità.
Il marito Eugene Manet con la figlia Julie
Non potendosi iscrivere all’Ecole des Beaux-Arts perché donna,
i suoi genitori allora iniziarono ad invitare nella loro casa
amici artisti e soprattutto pittori che le dessero degli insegnamenti.
Bourges 14.1.1841 – Parigi 2.3.1895
Successivamente frequentò gli sudi
di diversi pittori molto in voga all’epoca.
Nel 1864 venne ammessa al Salon, e nel 1868 conobbe
il grande Edouard Manet che divenne subito un grande ammiratore
sia della sua bellezza che delle sue opere
e con cui strinse un “sodalizio” pittorico e non solo
che durò molto a lungo anche se poi
lei ne sposerà il fratello Eugène.
L’amicizia con Manet l’influenzò molto
e l’avvicinò al mondo impressionista.
In questo periodo l’uso frequentissimo del bianco
unito a colori intensi e vibranti
le consentiva di raggiungere effetti luminosi e delicati.
La favola
Ma per le tragedie della guerra franco-prussiana
a partire dal 1870 questi colori luminosi vennero meno
per tornare però dopo la guerra con l’aggiunta
geniale anche di pennellate capaci di mostrare
anche il movimento e la fluidità dell’acqua.
Nel 1874 partecipa alla mitica mostra di Nadar…
la prima degli Impressionisti.

Il marito Eugene Manet con la figlia Julie
.
.
.
La mostra ebbe grande successo ma le sue opere
ebbero sia commenti entusiastici che derisioni.
.
Ma da quel momento
per tutti divenne “la donna dell’impressionismo“.
.
Nel 1879 nacque sua figlia Julie.
.

Qui è ritratta da E. Manet
.
Dopo la morte del marito, nel 1892,
si dedicò ancor di più alla pittura
mentre i critici, che l’avevano sempre freddamente valutata,
incominciarono ad apprezzare le sue opere.

La tematica delle sue opere è molto spesso.
classicamente femminile.

La toletta

Lo specchio
Morì nel 1895 a soli 54 anni
rimpianta da tutto il mondo dell’impressionismo.
.

.
.
Il poeta Paul Valery scrisse di lei:
“La particolarità di Berthe Morisot
fu quella di vivere la sua pittura
e di dipingere la sua vita”
Per la sua personalità forte e non banale
e per esser una pittrice fu costretta
a vivere sempre lottando contro le maldicenze
degli ambienti più retrogradi ed ottusi dell’epoca
(che purtroppo non mancavano allora come non mancano oggi).
Tony Kospan
.
IL GRUPPO DI CHI AMA L’ARTE FIGURATIVA
(PITTURA, SCULTURA, FOTOGRAFIA E CINEMA)
.
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.

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Mi piace Caricamento...
Spesso l’arte ci propone belle sorprese con nuove scoperte o, come in questo caso, riscoperte.
Esce finalmente dal buio, in cui l’aveva inspiegabilmente costretta la Storia dell’arte, un’altra notevole pittrice italiana del 500/600.
In verità Fede Galizia non è stata solo una pittrice notissima ed apprezzatissima ai suoi tempi ma anche tanto altro.
(Milano, 1578 – Milano, 1630) Busto su Palazzo Ranzi a Trento
Bella, artista a tuttotondo, imprenditrice d’arte, donna indipendente e “single” per decisione (lei stessa spiega che il motivo era la sua libertà ben sapendo che non sarebbe stata mai accettata da nessun marito).
Tutto questo avvenne in un’epoca severa e oscura come quella della “Controriforma” in cui le difficoltà per le donne, anche se artiste, non erano poche.
E’ però strano che il suo percorso artistico, pur simile a quello di altre grandissime pittrici più o meno coeve come Lavinia Fontana, Sofonisba Anguissola e Elisabetta Sirani, si sia perso nei meandri del tempo e sia quasi scomparso dalla Storia dell’arte.
Di questo però parleremo alla fine dopo aver conosciuto meglio un po’ lei e le sue opere.
E’ da premettere che di lei si conosce più la sua attività artistica che la vita privata… ma alcune notizie le abbiamo.
BREVE BIOGRAFIA
Nata nel 1578 (o giù di lì) a 12 anni già lavorava nella bottega del padre Nunzio, attivo artista trentino, dove oltre alla pittura imparava l’arte dell’incisione e della miniatura.
Si sa anche che si esercitava nel creare ritratti dei suoi familiari e conoscenti di cui però si sono perse le tracce.
La sua prima opera nota è l’incisione del volto dello storico milanese Gherardo Borgogni, per alcune sue pubblicazioni, ed ora alla Pinacoteca Ambrosiana.
Gherardo Borgogni
Già in questo ritratto si ammira l’estrema precisione nei dettagli in particolare sia del volto che degli occhiali su cui appare perfino il riflesso delle finestre (il che mostra la conoscenza dell’arte fiamminga).
Questa precisione ancor meglio la possiamo notare nell’altra sua opera giovanile “Giuditta con la testa di Oloferne”, dove l’accurata descrizione della veste e dei gioielli ed il volto deciso e fiero di Giuditta quasi nascondono il significato drammatico dell’episodio biblico.
Giuditta con la testa di Oloferne
Non solo, in questo dipinto, che rimane il suo più ammirato, sulla lama del coltello lei inserisce il suo nome e la data (1596).
Per tutto questo la maggior parte degli storici d’arte vede nel volto di Giuditta dipinto proprio il volto della pittrice di cui non risulta noto alcun autoritratto.
Dopo questo dipinto la sua fama aumentò ed anche grazie all’appoggio del mitico Arcimboldo, alla giovanissima Galizia vennero commissionate alcune pale d’altare, come “Noli me tangere”, ma anche altri dipinti.
La sua attività artistica continuò poi, sempre con successo ed ammirazione sia all’estero (corte di Rodolfo II d’Asburgo) che in Italia (corte dei Savoia), con ritratti, dipinti, pale e soprattutto nature morte.
Noli me tangere
Ma da artista poliedrica qual era non tralasciò le incisioni, i disegni, le medaglie, la creazione di ventagli alla moda etc.
Fu poi anche un’imprenditrice d’arte ante litteram creando pale d’altare in serie da inviare alle chiese di mezza Italia.
La sua vita laboriosa continuò così senza particolari scossoni o avvenimenti degni di nota fino al 1630 (epoca della famosa peste manzoniana) quando redasse il testamento e si presume che morì.
Federico Zuccari
STILE E TEMI
Lo stile di Fede Galizia, pur essendo un’autodidatta, è quello classico dell’epoca… il Barocco… ma legato al Manierismo emiliano-lombardo di fine Cinquecento.
Non mancano comunque gli influssi del Correggio e del Parmigianino e di altri artisti dell’epoca come si evince dal suo testamento in cui parla anche di Leonardo.
Da un punto di vista tecnico lei opera “a punta di pennello” ed usa colori accesi ma con una resa sobria ed austera secondo la tradizione italiana del tempo.
La maggior parte delle sue opere è legata alle nature morte… tema che iniziava ad affermarsi nel tardo manierismo… ma non mancano numerosi soggetti religiosi e ritratti di personaggi dell’epoca come quello di Ludovico Settala, il medico della peste di cui parla il Manzoni.
Un’altra sua caratteristica era quella di firmare sempre le sue opere.
Ludovico Settala
I POSSIBILI MOTIVI DEL SUO OBLIO
E’ stata un’artista paragonabile senz’altro alle 3 grandi pittrici sue contemmporanee su elencate. Ma come mai il suo ricordo ha avuto un esito così diverso?
Certo la sua vita tranquilla dedita solo all’arte ed all’azienda familiare senza accadimenti clamorosi, benché con tantissime frequentazioni con personaggi ed artisti dell’epoca (tra cui il su ricordato Arcimboldo che la fece conoscere all’imperatore asburgico Rodolfo II).
Forse il motivo del suo oblio nel secoli successivi può esssere ravvisato nel fatto che, mentre Sofonisba Anguissola fu chiamata alla Corte del Re di Spagna, Lavinia Fontana alla Corte dei Papi e Artemisia Gentileschi fu notissima a causa dello stupro, la nostra artista, nonostante i successi, rimase ai margini delle cronache eclatanti.
Finalmente una recente mostra, tenutasi al Castello del Buonconsiglio di Trento (Fede Galizia. Mirabile pittoressa), l’ha riportata agli onori che merita.
Vediamo infine alcune sue nature morte.
Tony Kospan
Copyright Tony Kospan – Vietata copia del post senza indicare autore e blog
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Berthe Morisot è stata forse (o senza forse)
la vera donna dell’impressionismo
e non solo come pittrice.

Giorno d’estate
BERTHE MORISOT
OVVERO L’IMPRESSIONISMO AL FEMMINILE
Tony Kospan
L’importanza del suo ruolo è stata davvero misconosciuta
sia ai suoi tempi che nel corso degli anni
(per il solo fatto che era una donna)
e soltanto da poco
sta riavendo la grande considerazione che merita.

Qui è ritratta da E. Manet
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Nata in una famiglia bene e di notevole cultura di Bourges
(era anche nipote del noto pittore Jean-Honoré Fragonard)
si trasferì nel 1855 a Parigi dove iniziò gli studi
di disegno mostrando subito notevoli qualità.
Il marito Eugene Manet con la figlia Julie
Non potendosi iscrivere all’Ecole des Beaux-Arts perché donna,
i suoi genitori allora iniziarono ad invitare nella loro casa
amici artisti e soprattutto pittori che le dessero degli insegnamenti.
Bourges 14.1.1841 – Parigi 2.3.1895
Successivamente frequentò gli sudi
di diversi pittori molto in voga all’epoca.
Nel 1864 venne ammessa al Salon, e nel 1868 conobbe
il grande Edouard Manet che divenne subito un grande ammiratore
sia della sua bellezza che delle sue opere
e con cui strinse un “sodalizio” pittorico e non solo
che durò molto a lungo anche se poi
lei ne sposerà il fratello Eugène.
L’amicizia con Manet l’influenzò molto
e l’avvicinò al mondo impressionista.
In questo periodo l’uso frequentissimo del bianco
unito a colori intensi e vibranti
le consentiva di raggiungere effetti luminosi e delicati.
La favola
Ma per le tragedie della guerra franco-prussiana
a partire dal 1870 questi colori luminosi vennero meno
per tornare però dopo la guerra con l’aggiunta
geniale anche di pennellate capaci di mostrare
anche il movimento e la fluidità dell’acqua.
Nel 1874 partecipa alla mitica mostra di Nadar…
la prima degli Impressionisti.

Il marito Eugene Manet con la figlia Julie
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La mostra ebbe grande successo ma le sue opere
ebbero sia commenti entusiastici che derisioni.
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Ma da quel momento
per tutti divenne “la donna dell’impressionismo“.
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Nel 1879 nacque sua figlia Julie.
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Qui è ritratta da E. Manet
.
Dopo la morte del marito, nel 1892,
si dedicò ancor di più alla pittura
mentre i critici, che l’avevano sempre freddamente valutata,
incominciarono ad apprezzare le sue opere.

La tematica delle sue opere è molto spesso.
classicamente femminile.

La toletta

Lo specchio
Morì nel 1895 a soli 54 anni
rimpianta da tutto il mondo dell’impressionismo.
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Il poeta Paul Valery scrisse di lei:
“La particolarità di Berthe Morisot
fu quella di vivere la sua pittura
e di dipingere la sua vita”
Per la sua personalità forte e non banale
e per esser una pittrice fu costretta
a vivere sempre lottando contro le maldicenze
degli ambienti più retrogradi ed ottusi dell’epoca
(che purtroppo non mancavano allora come non mancano oggi).
Tony Kospan
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IL GRUPPO DI CHI AMA L’ARTE FIGURATIVA
(PITTURA, SCULTURA, FOTOGRAFIA E CINEMA)
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Spesso l’arte ci propone belle sorprese con nuove scoperte o, come in questo caso, riscoperte.
Esce finalmente dal buio, in cui l’aveva inspiegabilmente costretta la Storia dell’arte, un’altra notevole pittrice italiana del 500/600.
In verità Fede Galizia non è stata solo una pittrice notissima ed apprezzatissima ai suoi tempi ma anche tanto altro.
(Milano, 1578 – Milano, 1630) Busto su Palazzo Ranzi a Trento
Bella, artista a tuttotondo, imprenditrice d’arte, donna indipendente e “single” per decisione (lei stessa spiega che il motivo era la sua libertà ben sapendo che non sarebbe stata mai accettata da nessun marito).
Tutto questo avvenne in un’epoca severa e oscura come quella della “Controriforma” in cui le difficoltà per le donne, anche se artiste, non erano poche.
E’ però strano che il suo percorso artistico, pur simile a quello di altre grandissime pittrici più o meno coeve come Lavinia Fontana, Sofonisba Anguissola e Elisabetta Sirani, si sia perso nei meandri del tempo e sia quasi scomparso dalla Storia dell’arte.
Di questo però parleremo alla fine dopo aver conosciuto meglio un po’ lei e le sue opere.
E’ da premettere che di lei si conosce più la sua attività artistica che la vita privata… ma alcune notizie le abbiamo.
BREVE BIOGRAFIA
Nata nel 1578 (o giù di lì) a 12 anni già lavorava nella bottega del padre Nunzio, attivo artista trentino, dove oltre alla pittura imparava l’arte dell’incisione e della miniatura.
Si sa anche che si esercitava nel creare ritratti dei suoi familiari e conoscenti di cui però si sono perse le tracce.
La sua prima opera nota è l’incisione del volto dello storico milanese Gherardo Borgogni, per alcune sue pubblicazioni, ed ora alla Pinacoteca Ambrosiana.
Gherardo Borgogni
Già in questo ritratto si ammira l’estrema precisione nei dettagli in particolare sia del volto che degli occhiali su cui appare perfino il riflesso delle finestre (il che mostra la conoscenza dell’arte fiamminga).
Questa precisione ancor meglio la possiamo notare nell’altra sua opera giovanile “Giuditta con la testa di Oloferne”, dove l’accurata descrizione della veste e dei gioielli ed il volto deciso e fiero di Giuditta quasi nascondono il significato drammatico dell’episodio biblico.
Giuditta con la testa di Oloferne
Non solo, in questo dipinto, che rimane il suo più ammirato, sulla lama del coltello lei inserisce il suo nome e la data (1596).
Per tutto questo la maggior parte degli storici d’arte vede nel volto di Giuditta dipinto proprio il volto della pittrice di cui non risulta noto alcun autoritratto.
Dopo questo dipinto la sua fama aumentò ed anche grazie all’appoggio del mitico Arcimboldo, alla giovanissima Galizia vennero commissionate alcune pale d’altare, come “Noli me tangere”, ma anche altri dipinti.
La sua attività artistica continuò poi, sempre con successo ed ammirazione sia all’estero (corte di Rodolfo II d’Asburgo) che in Italia (corte dei Savoia), con ritratti, dipinti, pale e soprattutto nature morte.
Noli me tangere
Ma da artista poliedrica qual era non tralasciò le incisioni, i disegni, le medaglie, la creazione di ventagli alla moda etc.
Fu poi anche un’imprenditrice d’arte ante litteram creando pale d’altare in serie da inviare alle chiese di mezza Italia.
La sua vita laboriosa continuò così senza particolari scossoni o avvenimenti degni di nota fino al 1630 (epoca della famosa peste manzoniana) quando redasse il testamento e si presume che morì.
Federico Zuccari
STILE E TEMI
Lo stile di Fede Galizia, pur essendo un’autodidatta, è quello classico dell’epoca… il Barocco… ma legato al Manierismo emiliano-lombardo di fine Cinquecento.
Non mancano comunque gli influssi del Correggio e del Parmigianino e di altri artisti dell’epoca come si evince dal suo testamento in cui parla anche di Leonardo.
Da un punto di vista tecnico lei opera “a punta di pennello” ed usa colori accesi ma con una resa sobria ed austera secondo la tradizione italiana del tempo.
La maggior parte delle sue opere è legata alle nature morte… tema che iniziava ad affermarsi nel tardo manierismo… ma non mancano numerosi soggetti religiosi e ritratti di personaggi dell’epoca come quello di Ludovico Settala, il medico della peste di cui parla il Manzoni.
Un’altra sua caratteristica era quella di firmare sempre le sue opere.
Ludovico Settala
I POSSIBILI MOTIVI DEL SUO OBLIO
E’ stata un’artista paragonabile senz’altro alle 3 grandi pittrici sue contemmporanee su elencate. Ma come mai il suo ricordo ha avuto un esito così diverso?
Certo la sua vita tranquilla dedita solo all’arte ed all’azienda familiare senza accadimenti clamorosi, benché con tantissime frequentazioni con personaggi ed artisti dell’epoca (tra cui il su ricordato Arcimboldo che la fece conoscere all’imperatore asburgico Rodolfo II).
Forse il motivo del suo oblio nel secoli successivi può esssere ravvisato nel fatto che, mentre Sofonisba Anguissola fu chiamata alla Corte del Re di Spagna, Lavinia Fontana alla Corte dei Papi e Artemisia Gentileschi fu notissima a causa dello stupro, la nostra artista, nonostante i successi, rimase ai margini delle cronache eclatanti.
Finalmente una recente mostra, tenutasi al Castello del Buonconsiglio di Trento (Fede Galizia. Mirabile pittoressa), l’ha riportata agli onori che merita.
Vediamo infine alcune sue nature morte.
Tony Kospan
Copyright Tony Kospan – Vietata copia del post senza indicare autore e blog
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Spesso l’arte ci propone belle sorprese con nuove scoperte o, come in questo caso, riscoperte.
Esce finalmente dal buio, in cui l’aveva inspiegabilmente costretta la Storia dell’arte, un’altra notevole pittrice italiana del 500/600.
In verità Fede Galizia non è stata solo una pittrice notissima ed apprezzatissima ai suoi tempi ma anche tanto altro.
(Milano, 1578 – Milano, 1630) Busto su Palazzo Ranzi a Trento
Bella, artista a tuttotondo, imprenditrice d’arte, donna indipendente e “single” per decisione (lei stessa spiega che il motivo era la sua libertà ben sapendo che non sarebbe stata mai accettata da nessun marito).
Tutto questo avvenne in un’epoca severa e oscura come quella della “Controriforma” in cui le difficoltà per le donne, anche se artiste, non erano poche.
E’ però strano che il suo percorso artistico, pur simile a quello di altre grandissime pittrici più o meno coeve come Lavinia Fontana, Sofonisba Anguissola e Elisabetta Sirani, si sia perso nei meandri del tempo e sia quasi scomparso dalla Storia dell’arte.
Di questo però parleremo alla fine dopo aver conosciuto meglio un po’ lei e le sue opere.
E’ da premettere che di lei si conosce più la sua attività artistica che la vita privata… ma alcune notizie le abbiamo.
BREVE BIOGRAFIA
Nata nel 1578 (o giù di lì) a 12 anni già lavorava nella bottega del padre Nunzio, attivo artista trentino, dove oltre alla pittura imparava l’arte dell’incisione e della miniatura.
Si sa anche che si esercitava nel creare ritratti dei suoi familiari e conoscenti di cui però si sono perse le tracce.
La sua prima opera nota è l’incisione del volto dello storico milanese Gherardo Borgogni, per alcune sue pubblicazioni, ed ora alla Pinacoteca Ambrosiana.
Gherardo Borgogni
Già in questo ritratto si ammira l’estrema precisione nei dettagli in particolare sia del volto che degli occhiali su cui appare perfino il riflesso delle finestre (il che mostra la conoscenza dell’arte fiamminga).
Questa precisione ancor meglio la possiamo notare nell’altra sua opera giovanile “Giuditta con la testa di Oloferne”, dove l’accurata descrizione della veste e dei gioielli ed il volto deciso e fiero di Giuditta quasi nascondono il significato drammatico dell’episodio biblico.
Giuditta con la testa di Oloferne
Non solo, in questo dipinto, che rimane il suo più ammirato, sulla lama del coltello lei inserisce il suo nome e la data (1596).
Per tutto questo la maggior parte degli storici d’arte vede nel volto di Giuditta dipinto proprio il volto della pittrice di cui non risulta noto alcun autoritratto.
Dopo questo dipinto la sua fama aumentò ed anche grazie all’appoggio del mitico Arcimboldo, alla giovanissima Galizia vennero commissionate alcune pale d’altare, come “Noli me tangere”, ma anche altri dipinti.
La sua attività artistica continuò poi, sempre con successo ed ammirazione sia all’estero (corte di Rodolfo II d’Asburgo) che in Italia (corte dei Savoia), con ritratti, dipinti, pale e soprattutto nature morte.
Noli me tangere
Ma da artista poliedrica qual era non tralasciò le incisioni, i disegni, le medaglie, la creazione di ventagli alla moda etc.
Fu poi anche un’imprenditrice d’arte ante litteram creando pale d’altare in serie da inviare alle chiese di mezza Italia.
La sua vita laboriosa continuò così senza particolari scossoni o avvenimenti degni di nota fino al 1630 (epoca della famosa peste manzoniana) quando redasse il testamento e si presume che morì.
Federico Zuccari
STILE E TEMI
Lo stile di Fede Galizia, pur essendo un’autodidatta, è quello classico dell’epoca… il Barocco… ma legato al Manierismo emiliano-lombardo di fine Cinquecento.
Non mancano comunque gli influssi del Correggio e del Parmigianino e di altri artisti dell’epoca come si evince dal suo testamento in cui parla anche di Leonardo.
Da un punto di vista tecnico lei opera “a punta di pennello” ed usa colori accesi ma con una resa sobria ed austera secondo la tradizione italiana del tempo.
La maggior parte delle sue opere è legata alle nature morte… tema che iniziava ad affermarsi nel tardo manierismo… ma non mancano numerosi soggetti religiosi e ritratti di personaggi dell’epoca come quello di Ludovico Settala, il medico della peste di cui parla il Manzoni.
Un’altra sua caratteristica era quella di firmare sempre le sue opere.
Ludovico Settala
I POSSIBILI MOTIVI DEL SUO OBLIO
E’ stata un’artista paragonabile senz’altro alle 3 grandi pittrici sue contemmporanee su elencate. Ma come mai il suo ricordo ha avuto un esito così diverso?
Certo la sua vita tranquilla dedita solo all’arte ed all’azienda familiare senza accadimenti clamorosi, benché con tantissime frequentazioni con personaggi ed artisti dell’epoca (tra cui il su ricordato Arcimboldo che la fece conoscere all’imperatore asburgico Rodolfo II).
Forse il motivo del suo oblio nel secoli successivi può esssere ravvisato nel fatto che, mentre Sofonisba Anguissola fu chiamata alla Corte del Re di Spagna, Lavinia Fontana alla Corte dei Papi e Artemisia Gentileschi fu notissima a causa dello stupro, la nostra artista, nonostante i successi, rimase ai margini delle cronache eclatanti.
Finalmente una recente mostra, tenutasi al Castello del Buonconsiglio di Trento (Fede Galizia. Mirabile pittoressa), l’ha riportata agli onori che merita.
Vediamo infine alcune sue nature morte.
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