Archivio per l'etichetta ‘SCULTURA’
SCULTURE DAVVERO SORPRENDENTI
E QUASI INCREDIBILI
QUELLE DI
RON MUECK
ARTISTA AUSTRALIANO
CHE PERO’ OPERA IN INGHILTERRA
Ron Mueck all’opera
SONO SCULTURE COME NON L’AVETE MAI VISTE
PER L’INCREDIBILE ADERENZA ALLA REALTA’
PIU’ DURA E PIU’ INTIMA
DELL’UMANITA’ NORMALE O FOLLE.
LA SUA ARTE E’ DEFINITA
IPERREALISMO
Le sue opere sono create con materiali polivinilici
ed appaiono di un incredibile realismo
tranne che per un aspetto.
Esse sono infatti o molto grandi o molto piccole
rispetto ai soggetti reali
e però generano ugualmente e sempre… stupore
e talvolta un certo disagio.
Per raggiungere questo risultato l’artista australiano
cura a lungo
e con estrema precisione ogni minimo particolare
come il colore della pelle e la perfezione dei capelli.
Le sue opere sono state esposte in diversi musei internazionali.
QUESTE CHE MOSTRO QUI SONO SOLO ALCUNE
TRA LE MENO “FORTI”
NONOSTANTE CIO’ ALCUNE IMMAGINI CHE SEGUONO
POSSONO APPARIRE TROPPO CRUDE
E POSSONO TURBARE O DISTURBARE
PERSONE MOLTO SENSIBILI
PER CUI CONSIGLIO A LORO DI ASTENERSI
DAL PROSEGUIRE
SE PERO’ VE LA SENTITE…
POSSIAMO INFINE VEDERE IN QUESTO VIDEO
UN’AMPIA RASSEGNA DI ALTRE SUE OPERE
CIAO DA TONY KOSPAN
IL NUOVO GRUPPO IN CUI VIVER L’ARTE
INSIEME
.
.
.
.
.
Mi piace:
Mi piace Caricamento...
Può una statua esser oggetto di culto… e perfino d’amore?
No?
Ed invece sì… leggete e… guardate qua!

La statua del principino Henryk Lubomirski,
ritratto nelle vesti di Eros, capolavoro del Canova,
è, per la sua estrema bellezza,
da secoli un vero oggetto di culto in Europa.
AMORINO
LA STATUA DEL CANOVA OGGETTO DI… AMORE

“Nel mirarti, ed ammirarti, o vezzoso fanciullo,
che con sì bella leggiadrìa te ne stai,
bellissimo di volto, e di membra,
io sento correre con rapido movimento
spinta dal cuore la mano a careggiare quel tuo vago,
e delicatissimo visetto, modellato dalle Grazie”.
Versi di totale rapimento, quelli della poetessa veneziana Isabella Teotochi Albrizzi che cadde vittima – ma non fu la sola – del fascino abbagliante del principino tredicenne Henryk Lubomirski, immortalato nel bianco e prezioso marmo da Antonio Canova alla fine del Settecento.
La scrittrice, il cui ricercatissimo circolo lagunare era frequentato da letterati e artisti come Pindemonte, Alfieri, Byron, Foscolo e lo stesso Canova, fu sedotta platonicamente da quelle labbra “alquanto umidette”, come ebbe a scrivere, e “dal bellissimo corpicciolo e dall’acerba fanciullezza che traspare in quelle membra composte”.
Una visione di grazia e di squisita mollezza di tocco, con cui Canova concepì la testa piegata dolcemente verso destra, con i capelli acconciati i vezzosi riccioli scapigliati, con i grandi occhi contagiati da un velo di malinconia e con la chiacchieratissima bocca minuta.

Quello realizzato dal grande scultore veneto non fu un semplice ritratto diplomatico.
Dietro il singolare ritratto, diventato oggetto di culto in tutta Europa, c’era una committenza illustre,
la bella e colta principessa Elzbieta Lubomirski che, vedova,
aveva eletto questo incantevole giovinetto, lontano parente del suo defunto marito, come sue inseparabile pupillo.
L’opera fu ordinata al Canova nell’autunno del 1785 quando la principessa Elzbieta faceva tappa a Roma con il nipote Henryk durante il suo Grand Tour dell’Italia.
Fu un viaggio in carrozza come numerosi intellettuali, aristocratici e studiosi facevano da tutta Europa verso l’Italia, a partire dal Seicento.
E per i polacchi, in particolare, che nella seconda metà del XVIII secolo partivano in massa per visitare principalmente Roma.
Un viaggio che consentiva l’acquisto di gran quantità di opere d’arte per soddisfare i loro gusti personali e per aumentare il prestigio delle loro collezioni e delle loro famiglie.

Henryk Lubomirski
La principessa era legata al principino Henryk, che il 24 maggio 1807 sposerà sua nipote Teresa Czartoriska, da una lontana parentela e da un’autentica infatuazione per la sua insolita bellezza, tanto che le più importanti imprese artistiche da lei promosse furono volte ad eternare le sembianze del fanciullo.
Oltre che da Canova, l’efebo polacco fu infatti effigiato nello stesso torno d’anni da Angelica Kauffmann, Elisabeth Vigée-Lebrun e Mary Cosway.
L’eccentrica attenzione della principessa diede adito a discussioni e perplessità, tanto che un contemporaneo ebbe a scrivere: “A Lancut sul soffitto vola come un angelo-nudo; sta in piedi come Ercole; lancia la freccia come Apollo; sospira come Adone; soffia come Zeffiro”.

Canova (Possagno 1.11.1757 – Venezia 13.10.1822)
L’artista ne fece un Tadzio ante litteram, anticipando in arte quella bellezza efebica che Thomas Mann celebrerà nelle pagine di “Morte a Venezia“.
Henryk fu, per Canova, un modello leggiadro quanto ritroso.
Per la timidezza del ragazzo, l’artista riuscì a modellare dal vero solo il volto, mentre per il corpo nudo dovette prendere spunto da una statua antica.
Per la sua esecuzione l’artista modellò un ritratto, eseguì un modello in gesso e scolpì un marmo preziosissimo.
Fu subito grande ed entusiastica passione per questo inedito “Amore”.

Copie in marmo e gesso vennero commissionate, a caro prezzo, da nobiluomini di diversi paesi.
Il Principe Henryk Lubomirski si inserisce in una delicata stagione artistica di Canova, dibattuto tra le teorie classiciste di Winckelmann, la creatività di Raffaello Mengs e una buona dose di invidia e di rivalità che non mancava mai nel complicato, felpato e raffinato ambiente artistico romano.
Quando l’opera rientrò in Polonia nel Castello Lubomirski, fu collocata in una sorta di santuario. Sullo sfondo del marmo era appesa una stoffa cinese con la rappresentazione della Fenice a cui tutti gli uccelli rendono omaggio, proprio come tutti i visitatori del palazzo erano pronti a rendere omaggio alla bellezza di Henryk.
E quella che scatenò in tutta Europa fu una vera e propria mania.

Copia romana – Musei Capitolini
Il colonnello inglese John Campbell, visitando nel 1787 lo studio romano di Canova, cui aveva commissionato l’Amore e Psiche, rimase affascinato dalla statua del Lubomirski e ne chiese una copia che fu terminata nel 1789 e pagata 600 zecchini.
L’opera giunse a Londra nel 1790 – prima opera di Canova ad arrivare in Inghilterra – e il colonnello lo trasferì nella sua casa diStackpole Court nel Galles, certo com’era che quell’opera avrebbe fatto “sospirare più di qualche ragazza“.
Il successo fu tale che nel 1792, il principe viennese d’Auersperg volle una copia del busto dell’Amorino per le sue collezioni, mentre un’altra replica in marmo dell’Amorino fu commissionata per 550 zecchini per il figlio diciassettenne del banchiere irlandese David La Touche, John.
Il ragazzo, in viaggio in Italia, rientrato a Roma, aveva visitato lo studio canoviano e vedendo l’Amorino lo aveva giudicato “exellent”.

L’amorino alato – Canova
Nel 1794, Canova escogitò la scultura dell’Amorino alato, una replica del Lubomirski ma dotato di grandi ali.
La commissione era arrivata dal principe russo Nikolaj Jussupov per 700 zecchini.

Apollo – Canova
Infine, nel 1797, Canova realizzò per il francese Juliot una replica in marmo con alcune varianti dell’Amorino che Canova chiamò Apollo e che giudicò migliore di tutti gli altri Amorini, pagata 700 zecchini e passò, in seguito, nella proprietà di Sommariva, a Parigi.
LAURA LARCAN – Repubblica.it – 2007 con mini modifiche
Impaginazione, ricerche e coordinamento T. K.
In onore (e per amore) di questa scultura si sono fatte mostre anche in Italia.
IL GRUPPO DI CHI AMA
VIVER L’ARTE – E NON SOLO –
I N S I E M E
.
.
.
.
Mi piace:
Mi piace Caricamento...
Un’eccezionale opera d’arte,
un vero, bellissimo, inno alla maternità trasferito nel marmo,
che emoziona da secoli.
.
.
.
ILARIA DEL CARRETTO
LA VITA – L’OPERA D’ARTE – LA POESIA
a cura di Tony Kospan
LA STORIA D’ILARIA
Ilaria ha lasciato questo nostro mondo parecchi secoli fa ed ora le sue ceneri riposano tranquille in un grande sarcofago di marmo posto nella sacrestia del Duomo di San Martino a Lucca… una delle più belle città medievali della Toscana.
Ilaria nacque nel 1379 in una nobile famiglia… il padre, Carlo, era Marchese della Liguria Occidentale.
Gian Galeazzo Visconti signore di Milano per rinforzare l’alleanza contro la Signoria di Firenze propose all’amico Guinigi di risposarsi con la marchesina Ilaria.
Di lei si diceva che era di grandissima bellezza e molto ben educata ed inoltre il matrimonio giovava a stabilizzare i rapporti politici dell’epoca.
Il padre accettò con piacere ed a 24 anni Ilaria lasciò il natio castello per sposarsi a Lucca in modo sfarzosissimo…
Dopo un viaggio di nozze nei vasti possedimenti del marito si stabilirono a Lucca e qui Ilaria alla vigilia di Natale del 1404 diede alla luce il primogenito Ladislao.
L’anno dopo però, nel dicembre 1405, nel dare alla luce Ilaria Minor, morì tra indicibili dolori.

Anche i figli non ebbero vita lunga per tragiche, ma ahimè classiche, vicende degli intrighi dell’epoca… così come lo stesso marito di Ilaria che fu deposto da una rivolta dei notabili di Lucca ed a cui non solo fu tolto tutto ma furono anche distrutti tutti i suoi beni e perfino le tombe di famiglia…
Ma… ma i rivoltosi si fermarono, per fortuna, dinanzi alla sacralità ed alla bellezza del sarcofago contenente le spoglie di Ilaria… che però vennero disperse.
Benché gli storici dell’arte siano divisi su quest’opera in ogni caso questo monumento funebre, davvero unico per magnificenza e bellezza, è lì a testimoniare e ricordare in modo sublime il senso della caducità della vita ed il silenzio eterno della morte… ma anche il grande amore che doveva albergare in chi volle commissionare un simile gioiello marmoreo.

Ed infatti è impossibile non emozionarsi… non commuoversi…
nell’osservar quest’opera
che da secoli è universalmente ammirata (ed amata).
L’OPERA D’ARTE
Sopra il sarcofago c’è la statua con la sua immagine, che pur nella tranquillità del sonno perenne, esprime sia una dolce sofferenza di madre che non ha potuto veder crescere la propria creatura ma anche tanta serenità per averle donato la vita in cambio della sua.
L’opera marmorea affascina non solo per la bellezza del viso o per l’armonia del corpo modellato dal vestito, ma anche e soprattutto per quella nobiltà d’animo e quel profondo senso di maternità che emana in un modo che colpisce ed emoziona.
![]()

Il sarcofago (particolare)
Jacopo della Quercia, autore di quest’opera commissionata dal marito, è stato veramente grande non solo nel ricostruire l’aspetto fisico, ma soprattutto nel dare a questo freddo marmo un’anima.
Narra Sgarbi che Ilaria è stata la prima donna che ha amato… ma non so proprio se lei poi avrebbe contraccambiato.
Ai piedi del sarcofago c’è un cane e penso che sia stato posto lì perché simbolo della fedeltà.
Il cane – dal sito… Stilearte.it
LA POESIA
Anche Pasolini dedicò dei versi
(come aveva già fatto D’Annunzio)
a quella che per la sua storia e la sua bellezza
è considerata la…
“Sposa d’Italia”.
Eccoli
.
.
.
.
Dentro nel claustrale transetto
Come dentro un acquario, son di marmo
Rassegnato le palpebre, il petto
dove giunge le mani in una calma
lontananza. Lì c’è l’aurora
e la sera italiana, la sua grama
nascita, la sua morte incolore.
Sonno, i secoli vuoti: nessuno
Scalpello potrà scalzare la mole
tenue di queste palpebre.
Jacopo con Ilaria scolpì l’Italia
perduta nella morte, quando
la sua età fu più pura e necessaria
L’OPERA IN VIDEO
Possiamo infine ammirare quest’opera eccezionale
insieme alla Cattedrale di San Martino a Lucca,
in modo ancor più approfondito grazie a questo video.


FINE
FONTI VARI SITI WEB – COORDIN. E IMPAGINAZIONE TONY KOSPAN
IL GRUPPO DI CHI AMA L’ARTE
IN SENSO LATO
.
.
.
.
Dal sito… “Dovealucca.it”
|
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Mi piace:
Mi piace Caricamento...
Un’eccezionale opera d’arte,
un vero, bellissimo, inno alla maternità trasferito nel marmo,
che emoziona da secoli.
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ILARIA DEL CARRETTO
LA VITA – L’OPERA D’ARTE – LA POESIA
a cura di Tony Kospan
LA STORIA D’ILARIA
Ilaria ha lasciato questo nostro mondo parecchi secoli fa ed ora le sue ceneri riposano tranquille in un grande sarcofago di marmo posto nella sacrestia del Duomo di San Martino a Lucca… una delle più belle città medievali della Toscana.
Ilaria nacque nel 1379 in una nobile famiglia… il padre, Carlo, era Marchese della Liguria Occidentale.
Gian Galeazzo Visconti signore di Milano per rinforzare l’alleanza contro la Signoria di Firenze propose all’amico Guinigi di risposarsi con la marchesina Ilaria.
Di lei si diceva che era di grandissima bellezza e molto ben educata ed inoltre il matrimonio giovava a stabilizzare i rapporti politici dell’epoca.
Il padre accettò con piacere ed a 24 anni Ilaria lasciò il natio castello per sposarsi a Lucca in modo sfarzosissimo…
Dopo un viaggio di nozze nei vasti possedimenti del marito si stabilirono a Lucca e qui Ilaria alla vigilia di Natale del 1404 diede alla luce il primogenito Ladislao.
L’anno dopo però, nel dicembre 1405, nel dare alla luce Ilaria Minor, morì tra indicibili dolori.

Anche i figli non ebbero vita lunga per tragiche, ma ahimè classiche, vicende degli intrighi dell’epoca… così come lo stesso marito di Ilaria che fu deposto da una rivolta dei notabili di Lucca ed a cui non solo fu tolto tutto ma furono anche distrutti tutti i suoi beni e perfino le tombe di famiglia…
Ma… ma i rivoltosi si fermarono, per fortuna, dinanzi alla sacralità ed alla bellezza del sarcofago contenente le spoglie di Ilaria… che però vennero disperse.
Benché gli storici dell’arte siano divisi su quest’opera in ogni caso questo monumento funebre, davvero unico per magnificenza e bellezza, è lì a testimoniare e ricordare in modo sublime il senso della caducità della vita ed il silenzio eterno della morte… ma anche il grande amore che doveva albergare in chi volle commissionare un simile gioiello marmoreo.

Ed infatti è impossibile non emozionarsi… non commuoversi…
nell’osservar quest’opera
che da secoli è universalmente ammirata (ed amata).
L’OPERA D’ARTE
Sopra il sarcofago c’è la statua con la sua immagine, che pur nella tranquillità del sonno perenne, esprime sia una dolce sofferenza di madre che non ha potuto veder crescere la propria creatura ma anche tanta serenità per averle donato la vita in cambio della sua.
L’opera marmorea affascina non solo per la bellezza del viso o per l’armonia del corpo modellato dal vestito, ma anche e soprattutto per quella nobiltà d’animo e quel profondo senso di maternità che emana in un modo che colpisce ed emoziona.
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Il sarcofago (particolare)
Jacopo della Quercia, autore di quest’opera commissionata dal marito, è stato veramente grande non solo nel ricostruire l’aspetto fisico, ma soprattutto nel dare a questo freddo marmo un’anima.
Narra Sgarbi che Ilaria è stata la prima donna che ha amato… ma non so proprio se lei poi avrebbe contraccambiato.
Ai piedi del sarcofago c’è un cane e penso che sia stato posto lì perché simbolo della fedeltà.
Il cane – dal sito… Stilearte.it
LA POESIA
Anche Pasolini dedicò dei versi
(come aveva già fatto D’Annunzio)
a quella che per la sua storia e la sua bellezza
è considerata la…
“Sposa d’Italia”.
Eccoli
.
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Dentro nel claustrale transetto
Come dentro un acquario, son di marmo
Rassegnato le palpebre, il petto
dove giunge le mani in una calma
lontananza. Lì c’è l’aurora
e la sera italiana, la sua grama
nascita, la sua morte incolore.
Sonno, i secoli vuoti: nessuno
Scalpello potrà scalzare la mole
tenue di queste palpebre.
Jacopo con Ilaria scolpì l’Italia
perduta nella morte, quando
la sua età fu più pura e necessaria
L’OPERA IN VIDEO
Possiamo infine ammirare quest’opera eccezionale
insieme alla Cattedrale di San Martino a Lucca,
in modo ancor più approfondito grazie a questo video.


FINE
FONTI VARI SITI WEB – COORDIN. E IMPAGINAZIONE TONY KOSPAN
IL GRUPPO DI CHI AMA L’ARTE
IN SENSO LATO
.
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Dal sito… “Dovealucca.it”
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SCULTURE DAVVERO SORPRENDENTI
E QUASI INCREDIBILI
QUELLE DI
RON MUECK
ARTISTA AUSTRALIANO
CHE PERO’ OPERA IN INGHILTERRA
Ron Mueck all’opera
SONO SCULTURE COME NON L’AVETE MAI VISTE
PER L’INCREDIBILE ADERENZA ALLA REALTA’
PIU’ DURA E PIU’ INTIMA
DELL’UMANITA’ NORMALE O FOLLE.
LA SUA ARTE E’ DEFINITA
IPERREALISMO
Le sue opere sono create con materiali polivinilici
ed appaiono di un incredibile realismo
tranne che per un aspetto.
Esse sono infatti o molto grandi o molto piccole
rispetto ai soggetti reali
e però generano ugualmente e sempre… stupore
e talvolta un certo disagio.
Per raggiungere questo risultato l’artista australiano
cura a lungo
e con estrema precisione ogni minimo particolare
come il colore della pelle e la perfezione dei capelli.
Le sue opere sono state esposte in diversi musei internazionali.
QUESTE CHE MOSTRO QUI SONO SOLO ALCUNE
TRA LE MENO “FORTI”
NONOSTANTE CIO’ ALCUNE IMMAGINI CHE SEGUONO
POSSONO APPARIRE TROPPO CRUDE
E POSSONO TURBARE O DISTURBARE
PERSONE MOLTO SENSIBILI
PER CUI CONSIGLIO A LORO DI ASTENERSI
DAL PROSEGUIRE
SE PERO’ VE LA SENTITE…
POSSIAMO INFINE VEDERE IN QUESTO VIDEO
UN’AMPIA RASSEGNA DI ALTRE SUE OPERE
CIAO DA TONY KOSPAN
IL NUOVO GRUPPO IN CUI VIVER L’ARTE
INSIEME
.
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Può una statua esser oggetto di culto… e perfino d’amore?
No?
Ed invece sì… leggete e… guardate qua!

La statua del principino Henryk Lubomirski,
ritratto nelle vesti di Eros, capolavoro del Canova,
è, per la sua estrema bellezza,
da secoli un vero oggetto di culto in Europa.
AMORINO
LA STATUA DEL CANOVA OGGETTO DI… AMORE

“Nel mirarti, ed ammirarti, o vezzoso fanciullo,
che con sì bella leggiadrìa te ne stai,
bellissimo di volto, e di membra,
io sento correre con rapido movimento
spinta dal cuore la mano a careggiare quel tuo vago,
e delicatissimo visetto, modellato dalle Grazie”.
Versi di totale rapimento, quelli della poetessa veneziana Isabella Teotochi Albrizzi che cadde vittima – ma non fu la sola – del fascino abbagliante del principino tredicenne Henryk Lubomirski, immortalato nel bianco e prezioso marmo da Antonio Canova alla fine del Settecento.
La scrittrice, il cui ricercatissimo circolo lagunare era frequentato da letterati e artisti come Pindemonte, Alfieri, Byron, Foscolo e lo stesso Canova, fu sedotta platonicamente da quelle labbra “alquanto umidette”, come ebbe a scrivere, e “dal bellissimo corpicciolo e dall’acerba fanciullezza che traspare in quelle membra composte”.
Una visione di grazia e di squisita mollezza di tocco, con cui Canova concepì la testa piegata dolcemente verso destra, con i capelli acconciati i vezzosi riccioli scapigliati, con i grandi occhi contagiati da un velo di malinconia e con la chiacchieratissima bocca minuta.

Quello realizzato dal grande scultore veneto non fu un semplice ritratto diplomatico.
Dietro il singolare ritratto, diventato oggetto di culto in tutta Europa, c’era una committenza illustre,
la bella e colta principessa Elzbieta Lubomirski che, vedova,
aveva eletto questo incantevole giovinetto, lontano parente del suo defunto marito, come sue inseparabile pupillo.
L’opera fu ordinata al Canova nell’autunno del 1785 quando la principessa Elzbieta faceva tappa a Roma con il nipote Henryk durante il suo Grand Tour dell’Italia.
Fu un viaggio in carrozza come numerosi intellettuali, aristocratici e studiosi facevano da tutta Europa verso l’Italia, a partire dal Seicento.
E per i polacchi, in particolare, che nella seconda metà del XVIII secolo partivano in massa per visitare principalmente Roma.
Un viaggio che consentiva l’acquisto di gran quantità di opere d’arte per soddisfare i loro gusti personali e per aumentare il prestigio delle loro collezioni e delle loro famiglie.

Henryk Lubomirski
La principessa era legata al principino Henryk, che il 24 maggio 1807 sposerà sua nipote Teresa Czartoriska, da una lontana parentela e da un’autentica infatuazione per la sua insolita bellezza, tanto che le più importanti imprese artistiche da lei promosse furono volte ad eternare le sembianze del fanciullo.
Oltre che da Canova, l’efebo polacco fu infatti effigiato nello stesso torno d’anni da Angelica Kauffmann, Elisabeth Vigée-Lebrun e Mary Cosway.
L’eccentrica attenzione della principessa diede adito a discussioni e perplessità, tanto che un contemporaneo ebbe a scrivere: “A Lancut sul soffitto vola come un angelo-nudo; sta in piedi come Ercole; lancia la freccia come Apollo; sospira come Adone; soffia come Zeffiro”.

Canova (Possagno 1.11.1757 – Venezia 13.10.1822)
L’artista ne fece un Tadzio ante litteram, anticipando in arte quella bellezza efebica che Thomas Mann celebrerà nelle pagine di “Morte a Venezia“.
Henryk fu, per Canova, un modello leggiadro quanto ritroso.
Per la timidezza del ragazzo, l’artista riuscì a modellare dal vero solo il volto, mentre per il corpo nudo dovette prendere spunto da una statua antica.
Per la sua esecuzione l’artista modellò un ritratto, eseguì un modello in gesso e scolpì un marmo preziosissimo.
Fu subito grande ed entusiastica passione per questo inedito “Amore”.

Copie in marmo e gesso vennero commissionate, a caro prezzo, da nobiluomini di diversi paesi.
Il Principe Henryk Lubomirski si inserisce in una delicata stagione artistica di Canova, dibattuto tra le teorie classiciste di Winckelmann, la creatività di Raffaello Mengs e una buona dose di invidia e di rivalità che non mancava mai nel complicato, felpato e raffinato ambiente artistico romano.
Quando l’opera rientrò in Polonia nel Castello Lubomirski, fu collocata in una sorta di santuario. Sullo sfondo del marmo era appesa una stoffa cinese con la rappresentazione della Fenice a cui tutti gli uccelli rendono omaggio, proprio come tutti i visitatori del palazzo erano pronti a rendere omaggio alla bellezza di Henryk.
E quella che scatenò in tutta Europa fu una vera e propria mania.

Copia romana – Musei Capitolini
Il colonnello inglese John Campbell, visitando nel 1787 lo studio romano di Canova, cui aveva commissionato l’Amore e Psiche, rimase affascinato dalla statua del Lubomirski e ne chiese una copia che fu terminata nel 1789 e pagata 600 zecchini.
L’opera giunse a Londra nel 1790 – prima opera di Canova ad arrivare in Inghilterra – e il colonnello lo trasferì nella sua casa diStackpole Court nel Galles, certo com’era che quell’opera avrebbe fatto “sospirare più di qualche ragazza“.
Il successo fu tale che nel 1792, il principe viennese d’Auersperg volle una copia del busto dell’Amorino per le sue collezioni, mentre un’altra replica in marmo dell’Amorino fu commissionata per 550 zecchini per il figlio diciassettenne del banchiere irlandese David La Touche, John.
Il ragazzo, in viaggio in Italia, rientrato a Roma, aveva visitato lo studio canoviano e vedendo l’Amorino lo aveva giudicato “exellent”.

L’amorino alato – Canova
Nel 1794, Canova escogitò la scultura dell’Amorino alato, una replica del Lubomirski ma dotato di grandi ali.
La commissione era arrivata dal principe russo Nikolaj Jussupov per 700 zecchini.

Apollo – Canova
Infine, nel 1797, Canova realizzò per il francese Juliot una replica in marmo con alcune varianti dell’Amorino che Canova chiamò Apollo e che giudicò migliore di tutti gli altri Amorini, pagata 700 zecchini e passò, in seguito, nella proprietà di Sommariva, a Parigi.
LAURA LARCAN – Repubblica.it – 2007 con mini modifiche
Impaginazione, ricerche e coordinamento T. K.
In onore (e per amore) di questa scultura si sono fatte mostre anche in Italia.
IL GRUPPO DI CHI AMA
VIVER L’ARTE – E NON SOLO –
I N S I E M E
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Un’eccezionale opera d’arte,
un vero, bellissimo, inno alla maternità trasferito nel marmo,
che emoziona da secoli.
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ILARIA DEL CARRETTO
LA VITA – L’OPERA D’ARTE – LA POESIA
a cura di Tony Kospan
LA STORIA D’ILARIA
Ilaria ha lasciato questo nostro mondo parecchi secoli fa ed ora le sue ceneri riposano tranquille in un grande sarcofago di marmo posto nella sacrestia del Duomo di San Martino a Lucca… una delle più belle città medievali della Toscana.
Ilaria nacque nel 1379 in una nobile famiglia… il padre, Carlo, era Marchese della Liguria Occidentale.
Gian Galeazzo Visconti signore di Milano per rinforzare l’alleanza contro la Signoria di Firenze propose all’amico Guinigi di risposarsi con la marchesina Ilaria.
Di lei si diceva che era di grandissima bellezza e molto ben educata ed inoltre il matrimonio giovava a stabilizzare i rapporti politici dell’epoca.
Il padre accettò con piacere ed a 24 anni Ilaria lasciò il natio castello per sposarsi a Lucca in modo sfarzosissimo…
Dopo un viaggio di nozze nei vasti possedimenti del marito si stabilirono a Lucca e qui Ilaria alla vigilia di Natale del 1404 diede alla luce il primogenito Ladislao.
L’anno dopo però, nel dicembre 1405, nel dare alla luce Ilaria Minor, morì tra indicibili dolori.

Anche i figli non ebbero vita lunga per tragiche, ma ahimè classiche, vicende degli intrighi dell’epoca… così come lo stesso marito di Ilaria che fu deposto da una rivolta dei notabili di Lucca ed a cui non solo fu tolto tutto ma furono anche distrutti tutti i suoi beni e perfino le tombe di famiglia…
Ma… ma i rivoltosi si fermarono, per fortuna, dinanzi alla sacralità ed alla bellezza del sarcofago contenente le spoglie di Ilaria… che però vennero disperse.
Benché gli storici dell’arte siano divisi su quest’opera in ogni caso questo monumento funebre, davvero unico per magnificenza e bellezza, è lì a testimoniare e ricordare in modo sublime il senso della caducità della vita ed il silenzio eterno della morte… ma anche il grande amore che doveva albergare in chi volle commissionare un simile gioiello marmoreo.

Ed infatti è impossibile non emozionarsi… non commuoversi…
nell’osservar quest’opera
che da secoli è universalmente ammirata (ed amata).
L’OPERA D’ARTE
Sopra il sarcofago c’è la statua con la sua immagine, che pur nella tranquillità del sonno perenne, esprime sia una dolce sofferenza di madre che non ha potuto veder crescere la propria creatura ma anche tanta serenità per averle donato la vita in cambio della sua.
L’opera marmorea affascina non solo per la bellezza del viso o per l’armonia del corpo modellato dal vestito, ma anche e soprattutto per quella nobiltà d’animo e quel profondo senso di maternità che emana in un modo che colpisce ed emoziona.
![]()

Il sarcofago (particolare)
Jacopo della Quercia, autore di quest’opera commissionata dal marito, è stato veramente grande non solo nel ricostruire l’aspetto fisico, ma soprattutto nel dare a questo freddo marmo un’anima.
Narra Sgarbi che Ilaria è stata la prima donna che ha amato… ma non so proprio se lei poi avrebbe contraccambiato.
Ai piedi del sarcofago c’è un cane e penso che sia stato posto lì perché simbolo della fedeltà.
Il cane – dal sito… Stilearte.it
LA POESIA
Anche Pasolini dedicò dei versi
(come aveva già fatto D’Annunzio)
a quella che per la sua storia e la sua bellezza
è considerata la…
“Sposa d’Italia”.
Eccoli
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Dentro nel claustrale transetto
Come dentro un acquario, son di marmo
Rassegnato le palpebre, il petto
dove giunge le mani in una calma
lontananza. Lì c’è l’aurora
e la sera italiana, la sua grama
nascita, la sua morte incolore.
Sonno, i secoli vuoti: nessuno
Scalpello potrà scalzare la mole
tenue di queste palpebre.
Jacopo con Ilaria scolpì l’Italia
perduta nella morte, quando
la sua età fu più pura e necessaria
L’OPERA IN VIDEO
Possiamo infine ammirare quest’opera eccezionale
insieme alla Cattedrale di San Martino a Lucca,
in modo ancor più approfondito grazie a questo video.


FINE
FONTI VARI SITI WEB – COORDIN. E IMPAGINAZIONE TONY KOSPAN
IL GRUPPO DI CHI AMA L’ARTE
IN SENSO LATO
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Dal sito… “Dovealucca.it”
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E QUASI INCREDIBILI
QUELLE DI
RON MUECK
ARTISTA AUSTRALIANO…
CHE PERO' OPERA IN INGHILTERRA
Ron Mueck all'opera
SONO SCULTURE COME NON L'AVETE MAI VISTE…
PER L'INCREDIBILE ADERENZA ALLA REALTA'…
PIU' DURA E PIU' INTIMA
DELL'UMANITA' NORMALE O FOLLE…
LA SUA ARTE E' DEFINITA
IPERREALISMO
Le sue opere sono create con materiali polivinilici
ed appaiono di un incredibile realismo
tranne che per un aspetto.
Esse sono infatti o molto grandi o molto piccole
rispetto ai soggetti reali
e però generano ugualmente e sempre… stupore
e talvolta un certo disagio.
Per raggiungere questo risultato l'artista australiano
cura a lungo e con estrema precisione ogni minimo particolare
come il colore della pelle e la perfezione dei capelli.
Le sue opere sono state esposte in diversi musei internazionali.
QUESTE CHE MOSTRO QUI SONO SOLO ALCUNE
TRA LE MENO “FORTI”
NONOSTANTE CIO' ALCUNE IMMAGINI CHE SEGUONO
POSSONO APPARIRE TROPPO CRUDE
E POSSONO TURBARE O DISTURBARE
PERSONE MOLTO SENSIBILI
PER CUI CONSIGLIO A LORO DI ASTENERSI
DAL PROSEGUIRE
SE PERO' VE LA SENTITE…
POSSIAMO INFINE VEDERE IN QUESTO VIDEO
UN'AMPIA RASSEGNA DI ALTRE SUE OPERE
CIAO DA TONY KOSPAN
IL NUOVO GRUPPO IN CUI VIVER L'ARTE
INSIEME
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Può una statua esser oggetto di culto… e perfino d’amore?
No?
Ed invece sì… leggete e… guardate qua!

La statua del principino Henryk Lubomirski,
ritratto nelle vesti di Eros, capolavoro del Canova,
è, per la sua estrema bellezza,
da secoli un vero oggetto di culto in Europa.
EROS (AMORE)
LA STATUA DEL CANOVA OGGETTO DI… AMORE

“Nel mirarti, ed ammirarti, o vezzoso fanciullo,
che con sì bella leggiadrìa te ne stai,
bellissimo di volto, e di membra,
io sento correre con rapido movimento
spinta dal cuore la mano a careggiare quel tuo vago,
e delicatissimo visetto, modellato dalle Grazie”.
Versi di totale rapimento, quelli della poetessa veneziana Isabella Teotochi Albrizzi che cadde vittima – ma non fu la sola – del fascino abbagliante del principino tredicenne Henryk Lubomirski, immortalato nel bianco e prezioso marmo da Antonio Canova alla fine del Settecento.
La scrittrice, il cui ricercatissimo circolo lagunare era frequentato da letterati e artisti come Pindemonte, Alfieri, Byron, Foscolo e lo stesso Canova, fu sedotta platonicamente da quelle labbra “alquanto umidette”, come ebbe a scrivere, e “dal bellissimo corpicciolo e dall’acerba fanciullezza che traspare in quelle membra composte”.
Una visione di grazia e di squisita mollezza di tocco, con cui Canova concepì la testa piegata dolcemente verso destra, con i capelli acconciati i vezzosi riccioli scapigliati, con i grandi occhi contagiati da un velo di malinconia e con la chiacchieratissima bocca minuta.

Quello realizzato dal grande scultore veneto non fu un semplice ritratto diplomatico.
Dietro il singolare ritratto, diventato oggetto di culto in tutta Europa, c’era una committenza illustre,
la bella e colta principessa Elzbieta Lubomirski che, vedova,
aveva eletto questo incantevole giovinetto, lontano parente del suo defunto marito, come sue inseparabile pupillo.
L’opera fu ordinata al Canova nell’autunno del 1785 quando la principessa Elzbieta faceva tappa a Roma con il nipote Henryk durante il suo Grand Tour dell’Italia.
Fu un viaggio in carrozza come numerosi intellettuali, aristocratici e studiosi facevano da tutta Europa verso l’Italia, a partire dal Seicento.
E per i polacchi, in particolare, che nella seconda metà del XVIII secolo partivano in massa per visitare principalmente Roma.
Un viaggio che consentiva l’acquisto di gran quantità di opere d’arte per soddisfare i loro gusti personali e per aumentare il prestigio delle loro collezioni e delle loro famiglie.

Henryk Lubomirski
La principessa era legata al principino Henryk, che il 24 maggio 1807 sposerà sua nipote Teresa Czartoriska, da una lontana parentela e da un’autentica infatuazione per la sua insolita bellezza, tanto che le più importanti imprese artistiche da lei promosse furono volte ad eternare le sembianze del fanciullo.
Oltre che da Canova, l’efebo polacco fu infatti effigiato nello stesso torno d’anni da Angelica Kauffmann, Elisabeth Vigée-Lebrun e Mary Cosway.
L’eccentrica attenzione della principessa diede adito a discussioni e perplessità, tanto che un contemporaneo ebbe a scrivere: “A Lancut sul soffitto vola come un angelo-nudo; sta in piedi come Ercole; lancia la freccia come Apollo; sospira come Adone; soffia come Zeffiro”.

Canova (Possagno 1.11.1757 – Venezia 13.10.1822)
L’artista ne fece un Tadzio ante litteram, anticipando in arte quella bellezza efebica che Thomas Mann celebrerà nelle pagine di “Morte a Venezia“.
Henryk fu, per Canova, un modello leggiadro quanto ritroso.
Per la timidezza del ragazzo, l’artista riuscì a modellare dal vero solo il volto, mentre per il corpo nudo dovette prendere spunto da una statua antica.
Per la sua esecuzione l’artista modellò un ritratto, eseguì un modello in gesso e scolpì un marmo preziosissimo.
Fu subito grande ed entusiastica passione per questo inedito “Amore”.

Copie in marmo e gesso vennero commissionate, a caro prezzo, da nobiluomini di diversi paesi.
Il Principe Henryk Lubomirski si inserisce in una delicata stagione artistica di Canova, dibattuto tra le teorie classiciste di Winckelmann, la creatività di Raffaello Mengs e una buona dose di invidia e di rivalità che non mancava mai nel complicato, felpato e raffinato ambiente artistico romano.
Quando l’opera rientrò in Polonia nel Castello Lubomirski, fu collocata in una sorta di santuario. Sullo sfondo del marmo era appesa una stoffa cinese con la rappresentazione della Fenice a cui tutti gli uccelli rendono omaggio, proprio come tutti i visitatori del palazzo erano pronti a rendere omaggio alla bellezza di Henryk.
E quella che scatenò in tutta Europa fu una vera e propria erosmania.

Copia romana – Musei Capitolini
Il colonnello inglese John Campbell, visitando nel 1787 lo studio romano di Canova, cui aveva commissionato l’Amore e Psiche, rimase affascinato dalla statua del Lubomirski e ne chiese una copia che fu terminata nel 1789 e pagata 600 zecchini.
L’opera giunse a Londra nel 1790 – prima opera di Canova ad arrivare in Inghilterra – e il colonnello lo trasferì nella sua casa diStackpole Court nel Galles, certo com’era che quell’opera avrebbe fatto “sospirare più di qualche ragazza“.
Il successo fu tale chenel 1792, il principe viennese d’Auersperg volle una copia del busto dell’Amorino per le sue collezioni, mentre un’altra replica in marmo dell’Amorino fu commissionata per 550 zecchini per il figlio diciassettenne del banchiere irlandese David La Touche, John. Il ragazzo, in viaggio in Italia, rientrato a Roma, aveva visitato lo studio canoviano e vedendo l’Amorino lo aveva giudicato “exellent”.
L’amorino alato – Canova
Nel 1794, Canova escogitò la scultura dell’Amorino alato, una replica del Lubomirski ma dotato di grandi ali.
La commissione era arrivata dal principe russo Nikolaj Jussupov per 700 zecchini.

Apollo – Canova
Infine, nel 1797, Canova realizzò per il francese Juliot una replica in marmo con alcune varianti dell’Amorino che Canova chiamò Apollo e che giudicò migliore di tutti gli altri Amorini, pagata 700 zecchini e passò, in seguito, nella proprietà di Sommariva, a Parigi.
LAURA LARCAN – Repubblica.it – 2007 con mini modifiche
Impaginazione, ricerche e coordinamento T. K.
In onore (e per amore) di questa scultura si sono fatte mostre anche in Italia.
IL GRUPPO DI CHI AMA
VIVER L’ARTE – E NON SOLO –
I N S I E M E
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Un’eccezionale opera d’arte,
un vero, bellissimo, inno alla maternità trasferito nel marmo,
che emoziona da secoli.
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ILARIA DEL CARRETTO
LA VITA – L’OPERA D’ARTE – LA POESIA
a cura di Tony Kospan
LA STORIA D’ILARIA
Ilaria ha lasciato questo nostro mondo parecchi secoli fa ed ora le sue ceneri riposano tranquille in un grande sarcofago di marmo posto nella sacrestia del Duomo di San Martino a Lucca… una delle più belle città medievali della Toscana.
Ilaria nacque nel 1379 in una nobile famiglia… il padre, Carlo, era Marchese della Liguria Occidentale.
Gian Galeazzo Visconti signore di Milano per rinforzare l’alleanza contro la Signoria di Firenze propose all’amico Guinigi di risposarsi con la marchesina Ilaria.
Di lei si diceva che era di grandissima bellezza e molto ben educata ed inoltre il matrimonio giovava a stabilizzare i rapporti politici dell’epoca.
Il padre accettò con piacere ed a 24 anni Ilaria lasciò il natio castello per sposarsi a Lucca in modo sfarzosissimo…
Dopo un viaggio di nozze nei vasti possedimenti del marito si stabilirono a Lucca e qui Ilaria alla vigilia di Natale del 1404 diede alla luce il primogenito Ladislao.
L’anno dopo però, nel dicembre 1405, nel dare alla luce Ilaria Minor, morì tra indicibili dolori.

Anche i figli non ebbero vita lunga per tragiche, ma ahimè classiche, vicende degli intrighi dell’epoca… così come lo stesso marito di Ilaria che fu deposto da una rivolta dei notabili di Lucca ed a cui non solo fu tolto tutto ma furono anche distrutti tutti i suoi beni e perfino le tombe di famiglia…
Ma… ma i rivoltosi si fermarono, per fortuna, dinanzi alla sacralità ed alla bellezza del sarcofago contenente le spoglie di Ilaria… che però vennero disperse.
Benché gli storici dell’arte siano divisi su quest’opera in ogni caso questo monumento funebre, davvero unico per magnificenza e bellezza, è lì a testimoniare e ricordare in modo sublime il senso della caducità della vita ed il silenzio eterno della morte… ma anche il grande amore che doveva albergare in chi volle commissionare un simile gioiello marmoreo.

Ed infatti è impossibile non emozionarsi… non commuoversi…
nell’osservar quest’opera
che da secoli è universalmente ammirata (ed amata).
L’OPERA D’ARTE
Sopra il sarcofago c’è la statua con la sua immagine, che pur nella tranquillità del sonno perenne, esprime sia una dolce sofferenza di madre che non ha potuto veder crescere la propria creatura ma anche tanta serenità per averle donato la vita in cambio della sua.
L’opera marmorea affascina non solo per la bellezza del viso o per l’armonia del corpo modellato dal vestito, ma anche e soprattutto per quella nobiltà d’animo e quel profondo senso di maternità che emana in un modo che colpisce ed emoziona.
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Il sarcofago (particolare)
Jacopo della Quercia, autore di quest’opera commissionata dal marito, è stato veramente grande non solo nel ricostruire l’aspetto fisico, ma soprattutto nel dare a questo freddo marmo un’anima.
Narra Sgarbi che Ilaria è stata la prima donna che ha amato… ma non so proprio se lei poi avrebbe contraccambiato.
Ai piedi del sarcofago c’è un cane e penso che sia stato posto lì perché simbolo della fedeltà.
Il cane – dal sito… Stilearte.it
LA POESIA
Anche Pasolini dedicò dei versi
(come aveva già fatto D’Annunzio)
a quella che per la sua storia e la sua bellezza
è considerata la…
“Sposa d’Italia”.
Eccoli
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Dentro nel claustrale transetto
Come dentro un acquario, son di marmo
Rassegnato le palpebre, il petto
dove giunge le mani in una calma
lontananza. Lì c’è l’aurora
e la sera italiana, la sua grama
nascita, la sua morte incolore.
Sonno, i secoli vuoti: nessuno
Scalpello potrà scalzare la mole
tenue di queste palpebre.
Jacopo con Ilaria scolpì l’Italia
perduta nella morte, quando
la sua età fu più pura e necessaria
L’OPERA IN VIDEO
Possiamo infine ammirare quest’opera eccezionale
insieme alla Cattedrale di San Martino a Lucca,
in modo ancor più approfondito grazie a questo video.


FINE
FONTI VARI SITI WEB – COORDIN. E IMPAGINAZIONE TONY KOSPAN
IL GRUPPO DI CHI AMA L’ARTE
IN SENSO LATO
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Dal sito… “Dovealucca.it”
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