Sapevamo già che l’uomo è un essere abitudinario
ma mai era stato accertato
con tanta statistica scientifica certezza!
Ecco un interessante articolo, a mio parere,
che offro alla vostra conoscenza
e, se volete, alle vostre riflessioni
anche sui vari aspetti che ne conseguono.
ESSERI UMANI… ABITUDINARI!!!!
By Lupo
Attraverso il segnale dei telefoni cellulari un gruppo di ricercatori ha monitorato per sei mesi 100.000 persone. Un campione particolarmente grande seguito per capirne gli spostamenti, scoprendo che gli esseri umani passano l’80% del loro tempo sempre negli stessi luoghi.
Siamo una specie abitudinaria, che tende a frequentare gli stessi spazi a intervalli precisi e sempre abbastanza vicino ai luoghi familiari. Spostamenti che assomigliano a quelli di altri animali predatori secondo schemi collaudati in natura. Per il gruppo di ricerca formato dai fisici Marta Gonzàlez, César Hidalgo e Albert-Làszlo Barabèsi saremmo una sorta di “predatori passivi”.

Si tratta della prima ricerca che indaga gli spostamenti delle singole persone: lo schema osservato, simile ma non identico a quello già visto in altre specie, è detto Levy flight ed è caratterizzato da spostamenti in zone limitate con qualche occasionale movimento su una distanza più lunga.
Già in uno studio del gennaio 2006, pubblicato sulla rivista Nature, si concluse che gli esseri umani seguissero questa legge.
In quella ricerca si seguì il viaggio delle banconote, attraverso la registrazione dei numeri di serie grazie al lavoro di numerosi volontari.
Per Gonzàlez, Hidalgo e Barabèsi, tuttavia, il metodo su cui fu basato lo studio del 2006 era limitato: le banconote cambiano proprietario continuamente, al contrario dei cellulari che rimangono con la stessa persona per periodi molto lunghi.
Inoltre, il segnale del cellulare è rintracciabile automaticamente, senza dover ricorrere a volontari.
Considerare le antenne da cui passa il segnale significa poi tracciare in modo preciso il percorso del cellulare nello spazio.

Per evitare errori dovuti ai cellulari spenti, i ricercatori hanno comparato i dati ottenuti con quelli ricavati da un campione più modesto, in cui la posizione del telefonino era verificata ogni due ore, che fosse acceso o meno.
Tale comparazione ha dimostrato che le rilevazioni effettuate per il gruppo più grande erano molto simili a quelle per il gruppo più piccolo.
Ogni rilevazione è stata eseguita in forma anonima, registrando solo il segnale del cellulare e non associandolo ad alcun nominativo.
Secondo lo studio anzidetto, il movimento degli esseri umani è sì di tipo Levy flight, ma in forma modificata, in quanto la distanza degli spostamenti non è casuale come negli animali predatori ma è tipica per ogni individuo.
La spiegazione è che la nostra specie passa la maggior parte del tempo, l’80%, nei medesimi luoghi.
Un comportamento abitudinario che ha permesso al gruppo di ricerca di elaborare una funzione che descrivesse il movimento e che, eliminati determinati fattori individuali, potesse ritenersi di ordine universale.
Le conclusioni dello studio potrebbero avere importanti ripercussioni in futuro: il modello ricavato dall’analisi statistica degli spostamenti potrebbe essere utile per pianificare meglio le vie di traffico, preparare piani di emergenza e prevedere schemi di diffusione delle patologie in area urbana.
Pubblicato su: Understanding individual human mobility patterns, Nature, 453, 779-782 (5 June 2008). Da ANTHROPOS
– Impaginazione Tony Kospan –
CIAO DA TONY KOSPAN

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Carl Nilsson Linnaeus, noto da noi come Linneo,
è stato un grande medico, botanico e naturalista svedese,
geniale ideatore della classificazione scientifica
“binomica” degli organismi viventi che ha consentito
l’enorme progresso della loro conoscenza.
Linneo, considerato il fondatore della moderna botanica,
scrisse anche numerosi libri sui suoi studi,
sulle ricerche fatte nei suoi viaggi di studio
per il mondo ed ebbe grandi riconoscimenti in vita.
(Råshult 23.5.1707 – Uppsala 10.1.1778)
Qui però parlerò di una sua particolare creazione…
la MERIDIANA DEI FIORI.
Cos’è? Un modo originale di sapere che ora è!
Cioè solo guardando i fiori…
Essi infatti aprono e/o chiudono i loro petali
in ore diverse durante il giorno.

Le più mattiniere sono le rose
che in primavera si aprono alle cinque.
Poi, man mano si aprono gli altri fiori:
l’erba gatta alle sei, le margherite africane alle otto,
le genziane alle nove, i papaveri alle dieci,
la lattuga selvatica a mezzogiorno e i garofani alle tredici.
Fino ad arrivare alle sedici,
quando si sbottona una pianta particolarmente pigra,
la bella di notte.

Di pomeriggio, comunque,
è più frequente invece che i fiori si richiudano:
alle 14 le primule rosse,
alle 15 i denti di leone,
alle cinque della sera le ninfee.
Il meccanismo di apertura e chiusura dei petali
avviene soprattutto per consentire l’impollinazione
da parte delle diverse specie di insetti
o per difenderla da agenti (sempre insetti)
estranei che potrebbero danneggiarla.

Questo vero e proprio orologio vegetale
è una creazione di Linneo
che lo brevettò anche.
Il naturalista svedese lo creò anche materialmente
facendo fare in un prato un’aiuola rotonda
col quadrante diviso in dodici spicchi colorati
costituiti da piante diverse.

Il margine d’errore della Meridiana non è grande…
al massimo può arrivare a mezz’ora…
Tuttavia bisogna far attenzione alla geografia
in quanto i ritmi biologici delle varie specie di piante
cambiano a seconda della latitudine in cui si trovano…

Della storia e del funzionamento di questa meridiana
e di altre originali particolarità di piante e fiori
ce ne parlò in modo esauriente e dotto lo studioso della natura
Giorgio Celli nel suo ultimo libro
Le piante non sono angeli – Dalai Editore

Tony Kospan
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Sapevamo già che l’uomo è un essere abitudinario
ma mai era stato accertato
con tanta statistica scientifica certezza!
Ecco un interessante articolo, a mio parere,
che offro alla vostra conoscenza
e, se volete, alle vostre riflessioni
anche sui vari aspetti che ne conseguono.
ESSERI UMANI… ABITUDINARI!!!!
By Lupo
Attraverso il segnale dei telefoni cellulari un gruppo di ricercatori ha monitorato per sei mesi 100.000 persone. Un campione particolarmente grande seguito per capirne gli spostamenti, scoprendo che gli esseri umani passano l’80% del loro tempo sempre negli stessi luoghi.
Siamo una specie abitudinaria, che tende a frequentare gli stessi spazi a intervalli precisi e sempre abbastanza vicino ai luoghi familiari. Spostamenti che assomigliano a quelli di altri animali predatori secondo schemi collaudati in natura. Per il gruppo di ricerca formato dai fisici Marta Gonzàlez, César Hidalgo e Albert-Làszlo Barabèsi saremmo una sorta di “predatori passivi”.

Si tratta della prima ricerca che indaga gli spostamenti delle singole persone: lo schema osservato, simile ma non identico a quello già visto in altre specie, è detto Levy flight ed è caratterizzato da spostamenti in zone limitate con qualche occasionale movimento su una distanza più lunga.
Già in uno studio del gennaio 2006, pubblicato sulla rivista Nature, si concluse che gli esseri umani seguissero questa legge.
In quella ricerca si seguì il viaggio delle banconote, attraverso la registrazione dei numeri di serie grazie al lavoro di numerosi volontari.
Per Gonzàlez, Hidalgo e Barabèsi, tuttavia, il metodo su cui fu basato lo studio del 2006 era limitato: le banconote cambiano proprietario continuamente, al contrario dei cellulari che rimangono con la stessa persona per periodi molto lunghi.
Inoltre, il segnale del cellulare è rintracciabile automaticamente, senza dover ricorrere a volontari.
Considerare le antenne da cui passa il segnale significa poi tracciare in modo preciso il percorso del cellulare nello spazio.

Per evitare errori dovuti ai cellulari spenti, i ricercatori hanno comparato i dati ottenuti con quelli ricavati da un campione più modesto, in cui la posizione del telefonino era verificata ogni due ore, che fosse acceso o meno.
Tale comparazione ha dimostrato che le rilevazioni effettuate per il gruppo più grande erano molto simili a quelle per il gruppo più piccolo.
Ogni rilevazione è stata eseguita in forma anonima, registrando solo il segnale del cellulare e non associandolo ad alcun nominativo.
Secondo lo studio anzidetto, il movimento degli esseri umani è sì di tipo Levy flight, ma in forma modificata, in quanto la distanza degli spostamenti non è casuale come negli animali predatori ma è tipica per ogni individuo.
La spiegazione è che la nostra specie passa la maggior parte del tempo, l’80%, nei medesimi luoghi.
Un comportamento abitudinario che ha permesso al gruppo di ricerca di elaborare una funzione che descrivesse il movimento e che, eliminati determinati fattori individuali, potesse ritenersi di ordine universale.
Le conclusioni dello studio potrebbero avere importanti ripercussioni in futuro: il modello ricavato dall’analisi statistica degli spostamenti potrebbe essere utile per pianificare meglio le vie di traffico, preparare piani di emergenza e prevedere schemi di diffusione delle patologie in area urbana.
Pubblicato su: Understanding individual human mobility patterns, Nature, 453, 779-782 (5 June 2008). Da ANTHROPOS
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