Archivio per l'etichetta ‘SAGGEZZA INDIANI D'AMERICA’

Una bella, ed a mio parere, vera, riflessione sulla differente visione della vita
tra i Nativi americani e l’Uomo Bianco, con i primi che appaiono ben più vicini di noi
allo spirito della Natura ed al rispetto per il Pianeta che ci ospita.
IL GRANDE SPIRITO PARLA AL NOSTRO CUORE…
Un indiano Taos Pueblo incontrò un giorno il più famoso discepolo di Freud, Carl Gustav Jung, il quale era alla ricerca della propria ombra, e gli disse:
«I bianchi vogliono sempre qualcosa. Ma che cosa cercano? I bianchi vogliono sempre qualcosa. Sono sempre inquieti, turbati. Non sappiamo cosa vogliono.
Non li comprendiamo. Pensiamo siano pazzi».
Nelle parole dell’indiano Jung trovò conferma di ciò che aveva già da tempo intuito: il mondo dell’uomo bianco è Koyaanisqatsi, un mondo disarmonico, privo di equilibrio.
Un mondo malato al quale la saggezza degli Indiani d’America può recare giovamento.
Affinché l’uomo bianco possa vivere dentro le stagioni, nel cuore della vita, in armonia con se stesso e con la natura.
Nella cultura indiana il percorso di risanamento dell’anima ha delle tappe ben precise che devono essere rispettate: innanzitutto le quattro direzioni dei punti cardinali e, poi, il rapporto con la terra come madre dell’universo e con il cielo come dimora degli spiriti.
Il processo si completa nel cerchio sacro, una forma che diventa il simbolo dell’armonia tra gli uomini e ciò che li circonda.
Questo viaggio senza fine, perché il miglioramento fisico, emotivo, mentale e spirituale non può mai essere completato, è lo scopo dell’esistenza di ogni Indiano, qualunque sia il gruppo tribale d’appartenenza.
Le quattrocento nazioni originarie del continente nordamericano erano caratterizzate da differenze marcatissime a livello geografico, sociale, linguistico e culturale.
I Lakota-Sioux si muovevano liberamente nel grande `oceano d’erba’, le praterie e pianure sconfinate che si estendevano dalla Valle del Mississippi alle Montagne Rocciose.
Erano nomadi che, spostando le proprie tende (tipi), seguivano le migrazioni del bisonte in cerca di nuovi pascoli.
Gli Zuni e gli Hopi, stanziati nell’arida terra del sud-ovest americano, ricavarono le loro case dal deserto.
I Cherokee praticavano l’agricoltura.
Avevano un sistema sociale preciso basato su principi democratici e si organizzarono in insediamenti piuttosto ampi.
Gli Tsimshian vivevano sulle coste nordoccidentali del Canada. I Chippewa e i Wintu appartenevano al gruppo degli Indiani dei boschi.
Ma un filo comune emerge dalle loro parole, dal ricchissimo patrimonio orale di canti, miti, leggende, narrazioni sacre e profane: la consapevolezza che la Terra è madre e deve essere rispettata.
La meta di questa avventura spirituale è la comprensione che l’uomo è parte integrante di un cerchio che comprende le piante, gli animali, i minerali, la Terra, il Cielo, l’acqua, le stelle, la notte e il giorno, la Luna e il Sole.
Il corpo umano è tutt’uno con la terra che lo nutre e lo sostiene: «Noi siamo la terra.
Noi le apparteniamo.
Noi siamo una parte della terra e la terra fa parte di noi.
I fiori profumati sono nostri fratelli. Il cervo, il cavallo, la grande aquila sono nostri fratelli.
Le coste rocciose, il verde dei prati, il calore dei pony e l’uomo appartengono tutti alla stessa famiglia».
Non c’è separazione tra mondo naturale e mondo umano.
L’uomo non è il Signore del Creato e il mondo non è a suo beneficio.
Ogni creatura ha un eguale diritto all’esistenza e merita rispetto semplicemente perché è viva.
Il ritmo della natura porta la salute, l’equilibrio, l’armonia la bellezza.
Il ciclo annuale delle stagioni è garanzia di ordine e di benessere: il tepore primaverile verrà sempre a riscattare il gelo invernale.
Non bisogna spezzare il fluire del cielo naturale, altrimenti ne deriveranno malattia, paura, incubi e insicurezza.
La natura batte il tempo, il suo orologio regola la vita del pianeta e dell’uomo.
L’uomo non stabilisce quindi solamente un rapporto equilibrato con la natura ma arriva a conoscere se stesso grazie a questa armonia.
Joseph Bruhac ci racconta una storia che riassume questo viaggio interiore:
«Dopo che Wakan Tanka, il Grande Spirito, ebbe messo in ordine le altre sei direzioni, l’est, il sud, l’ovest, il nord, il cielo e la terra, restava sempre una direzione senza destinazione.
Ma poiché la settima direzione era la più potente di tutte, in quanto racchiudeva la saggezza e la forza più grandi, Wakan Tanka, il Grande Spirito, desiderò metterla in un luogo dove non sarebbe stato facile trovarla.
Ecco perché la nascose nell’ultimo posto dove gli uomini generalmente pensano di guardare: nel loro cuore».
Nonostante siano stati privati della propria terra, della propria cultura e della propria identità, gli Indiani d’America sono riusciti a trasmettere la loro fede in questo modo di vivere.
Hanno parlato con il cuore , di padre in figlio, per indicare il sentiero che porta alla rigenerazione e la loro voce è rimasta.
Anche con queste parole:
Accanto alla montagna,
spianato
dai nostri passi,
il terreno del campo risuona.
Ti dice: la terra è un tamburo,
pensaci.
Noi, per seguirne il ritmo,
dobbiamo fare attenzione ai nostri passi.
TESTO DAL WEB – IMPAGINAZIONE T.K.

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Un altro pensiero di saggezza e spiritualità
ci giunge dagli Indiani d’America…

Accampamento Lakota
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Alce Nero (Black Elk) divenne cattolico quando ormai era già adulto,
nel 1904, ed assunse il nome di Nicholas.
Fu molto attivo in campo religioso
e visse fine alla morte in modo umile e sereno.
E’ ritenuto uno dei più influenti capi indiani del XX secolo.
Alce Nero – Blake Elk
Alce Nero, capo della tribù Lakota-Sioux,
ci parla stavolta di un grande tema quello della
p a c e
e con parole semplici ci fa comprendere
che, dei vari tipi di pace, una è la principale…
la prima.






LA PRIMA PACE
Alce Nero

La prima pace, la più importante di tutte,
è quella che viene dall’anima degli uomini
quando prendono coscienza dei legami
che li uniscono all’universo ed a tutti i suoi poteri,
con i quali forma un’unica entità.

Questa pace giunge quando gli uomini si rendono conto
che al Centro dell’Universo dimora DIO
e che questo Centro è in realtà ovunque.
E’ anche all’interno di ciascuno di noi.
Ecco la vera pace!
Le altre non sono che il suo riflesso.
La seconda pace è quella che si crea tra gli individui,
la terza quella che unisce le nazioni.
Ma oltre a ciò, è necessario capire
che la pace non sarà possibile tra le nazioni
sino a quando gli uomini non saranno convinti
che la vera pace
si trova nel cuore stesso dell’anima umana.

Ciao da Tony Kospan
La pagina per colorare in mondo non banale le nostre ore
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Questa è una piccola raccolta
di brevi ma profonde riflessioni
che va per la maggiore nel web…
Ignoro se sia autenticamente espressione
della cultura degli indiani d’America o meno…
(ho grossissimi dubbi)
ma penso anche che, in ogni caso, questi pensieri
meritino senz’altro d’esser letti con attenzione.
FRAMMENTI DI SAGGEZZA INDIANA
NON MI INTERESSA
Non mi interessa cosa fai per vivere,
voglio sapere per cosa sospiri,
e se rischi il tutto per trovare i sogni del tuo cuore.

Non mi interessa quanti anni hai,
voglio sapere se ancora vuoi rischiare
di sembrare stupido per l’amore,
per i sogni, per l’avventura di essere vivo.

Non voglio sapere che pianeti minacciano la tua luna,
voglio sapere se hai toccato il centro del tuo dolore,
se sei rimasto aperto dopo i tradimenti della vita,
o se ti sei rinchiuso per paura del dolore futuro.

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Voglio sapere se puoi sederti con il dolore, il mio o il tuo;
se puoi ballare pazzamente
e lasciare l’estasi riempirti fino alla punta delle dita
senza prevenirci di cautela,
di essere realisti, o di ricordarci le limitazioni
degli esseri umani.

Non voglio sapere se la storia
che mi stai raccontando sia vera.
Voglio sapere se sei capace di deludere un altro
per essere autentico a te stesso,
se puoi subire l’accusa di un tradimento e,
non tradire la tua anima.

Voglio sapere se sei fedele e quindi di fiducia.
Voglio sapere se sai vedere la bellezza
anche quando non è bella tutti i giorni
se sei capace di far sorgere la tua vita
con la tua sola presenza.

Voglio sapere se puoi vivere
con il fracasso, tuo o mio,
e continuare a gridare all’argento di una luna piena:
SI!

Non mi interessa sapere dove abiti o quanti soldi hai,
mi interessa se ti puoi alzare dopo una notte di dolore,
triste o spaccato in due,
e fare quel che si deve fare per i bambini.

Non mi interessa chi sei,
o come hai fatto per arrivare qui,
voglio sapere se sapresti restare
in mezzo al fuoco con me, e non retrocedere.

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Non voglio sapere cosa hai studiato,
o con chi o dove,
voglio sapere cosa ti sostiene dentro,
quando tutto il resto non l’ha fatto.

Voglio sapere se sai stare
da solo con te stesso,
e se veramente ti piace la compagnia
che hai nei momenti vuoti.





Scritto da un’indiana della tribù degli Oriah (1890)
(Questi pensieri , con questa attribuzione,
li trovai nel web diverso tempo fa
ma confermo notevoli dubbi su questa paternità)

Ciao da Orso Tony della tribù degli Orsi Sognanti


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Ancora una volta la genuina saggezza
e la profonda comunione con la natura degli Indiani d’America
si manifesta in questo canto,
donandoci ancora una volta
un lieto stupore e infinita ammirazione.
FRATELLI MIEI
Guardate, fratelli miei, la primavera è arrivata;
la terra ha ricevuto l’abbraccio del sole
e noi vedremo presto i risultati di questo amore!
Ogni seme si è svegliato.
E così anche tutta la vita animale.
E grazie a questo potere che noi esistiamo.
Noi perciò dobbiamo concedere ai nostri vicini,
anche ai nostri vicini animali,
il nostro stesso diritto di abitare questa terra.

da: “Il Grande Spirito parla al nostro cuore”
Ed. Red
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UN MODO DIVERSO DI VIVER LA POESIA E LA CULTURA
NELLA PAGINA FB
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SAGGEZZA E VERITA’
IN QUESTA RIFLESSIONE DEI NATIVI AMERICANI
Questo antico e poetico canto affascina ancor oggi
per il profondo messaggio che contiene.
VIVI LA TUA VITA
Capo Tecumseh (1768 – 1813) – Nazione Shawnee –
Vivi la tua vita in maniera tale che la paura della morte
non possa mai entrare nel tuo cuore.
Non attaccare nessuno per la sua religione;
rispetta le idee degli altri, e chiedi che essi rispettino le tue.
Ama la tua vita, migliora la tua vita,
abbellisci le cose che essa ti da.
Cerca di vivere a lungo
e di avere come scopo quello di servire il tuo popolo.
Prepara una nobile canzone di morte per il giorno
in cui ti incamminerai verso la grande separazione.
Rivolgi sempre una parola od un saluto quando incontri un amico,
anche se straniero, in un posto solitario.
Mostra rispetto per tutte le persone e non umiliarti davanti a nessuno.
Quando ti svegli al mattino ringrazia per il cibo e per la gioia della vita.
Se non trovi nessun motivo per ringraziare,
la colpa giace solo in te stesso.
Non abusare di niente e di nessuno,
per farlo cambia le cose sagge in quelle sciocche
e priva lo spirito delle sue visioni.
Quando arriverà il tuo momento di morire,
non essere come quelli i cui cuori sono pieni di paura,
e quando arriverà il loro momento essi piangeranno
e pregheranno per avere un ‘altro poco di tempo per vivere
la loro vita in maniera diversa.
Canta la tua canzone della morte
e muori come un eroe che sta tornando alla casa.”
Tony Kospan
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Sorprende sempre, anche chi come me che da tempo
legge ed ammira il pensiero e le poesie degli Indiani d’America,
la loro profonda saggezza.
Direi che questa poesia appare esser proprio emblematica in tal senso
e nel contempo è la chiara manifestazione
della loro intima, profonda ed assoluta unione con la natura.
IO SONO UNA ROCCIA
Penna d’Aquila Danzante
Io sono una roccia, ho visto la vita e la morte,
ho conosciuto la fortuna, la preoccupazione e il dolore.
Io vivo una vita da roccia.
Sono una parte di nostra Madre, La Terra.
Ho sentito battere il suo cuore sul mio,
ho sentito i suoi dolori e la sua gioia.
Io vivo una vita da roccia.
Sono una parte di nostro Padre, il Grande Mistero.
Ho sentito le sue preoccupazioni e la sua saggezza.
Ho visto le sue creature, i miei fratelli,
gli animali, gli uccelli, i fiumi e i venti parlanti, gli alberi,
tutto quello che è sulla Terra
e tutto quello che nell’Universo è.
Io sono parente delle stelle.
Io posso parlare, quando conversi con me
e ti ascolterò, quando parlerai.
Io ti posso aiutare, quando hai bisogno di aiuto.
Ma non mi ferire, perché io posso sentire, come te.
Io ho la forza di guarire, eppure all’inizio tu dovrai cercarla.
Forse tu pensi che io sia solo una roccia,
che giace nel silenzio, sull’umido suolo.
Ma io non sono questo.
Io sono una parte della vita,
io vivo, io aiuto coloro che mi rispettano.

Fonte web
CIAO DA TONY KOSPAN
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Ancora una volta stupisce la profondità,
pur nella sua genuina semplicità,
della cultura dei nativi americani.
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Questa piccola riflessione di Orso in piedi
penso che possa farci riflettere.
Forse è per il nostro allontanamento da madre Natura
nel pensiero e nei comportamenti
che il mondo ci appare così impazzito?
RIFLESSIONE DI ORSO IN PIEDI
Gli anziani Lakota erano saggi.
Sapevano che il cuore di ogni essere umano che si allontana dalla natura si inasprisce.
Sapevano che la mancanza di profondo rispetto per gli esseri viventi e per tutto ciò che cresce,
conduce in fretta alla… mancanza di rispetto per gli uomini.
Per questa ragione il contatto con la natura, che rende i giovani capaci di sentimenti profondi,
era un elemento importante per la loro formazione.
Orso in piedi – Lakota
F I N E
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Ancora un grande insegnamento ci viene
dalla cultura e dalla saggezza degli Indiani d’America
che conferma altresì la loro profonda spiritualità.
L’uomo di cui parla questo breve brano
non è il maschio
ma in generale l’essere umano.
NASCERE UOMO
– Capo Leon Shenandoah degli Onondaga –
Nascere uomo su questa terra
è un incarico sacro.
Abbiamo una responsabilità sacra,
dovuta a questo dono eccezionale che ci è stato fatto,
ben al di sopra del dono meraviglioso che è la vita delle piante,
dei pesci, dei boschi, degli uccelli
e di tutte le creature che vivono sulla terra.
Noi…
siamo in grado di prenderci cura di loro.
Tony Kospan
F I N E
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MEDITAZIONI PELLEROSSA PER MOLTE LUNE
Ricordi… pensieri… riflessioni e lezioni degli Indiani d’Americani per ogni giorno dell’anno che ci colpiscono per l’armonia di cui è impregnata la tradizione pellerossa.
I tredici mesi lunari, visti all’interno di una cornice chiamata Cerchio Sacro o Ruota di Medicina, rivelano ai nativi americani quali sono le doti e le abilità che possono sviluppare durante il loro cammino sulla Terra.
Queste, che appaiono vere e proprie lezioni, indicano quali doti i Nativi americani dovevano sviluppare per poter vivere in armonia con tutte le altre forme di vita esistenti.
In realtà però anche tutti noi possiamo tranquilamente fare nostri questi insegnamenti.
Il brano che ora possiamo leggere è un piccolo estratto dal libro di cui parlerò alla fine.
LA RUOTA DELLE LUNE
“Il primo calendario posseduto dagli Indiani del Nord America fu la corazza di tartaruga.
I nostri Antenati osservarono il succedersi dei cicli e delle stagioni e notarono che la medesima stagione ritornava ogni tredici lune.
Nonna Luna era la nostra guida.
La corazza della Tartaruga portava impressi i tredici mesi dell’anno all’interno di una cornice che costituiva il Cerchio, da noi chiamato Cerchio Sacro, o Ruota di Medicina.
Questo circolo unificante rappresenta la sacra relazione che intercorre tra tutte le specie viventi.
I tredici cicli lunari diedero origine alle leggende delle Tredici Madri Originali dei Clan che rappresentano le doti e le abilità che l’Umanità può sviluppare durante il proprio Cammino sulla Terra.
Queste lezioni sullo sviluppo del potenziale umano contengono le capacità che ogni Bipede (essere Umano) deve apprendere per poter vivere in armonia con tutte le forme di vita.
Quando scopriamo i nostri potenziali e sviluppiamo l’abilità di avere relazioni appropriate, allora possiamo offrirci di condividere tali doni con il resto della Tribù Umana.
La Generosità è la chiave che permette di operare per il bene di ogni Essere vivente.
Se doniamo noi stessi e i nostri talenti, le benedizioni che riceviamo vengono condivise.
Possiamo allora espandere i confini e le possibilità dell’intero potenziale umano.
Quando questi concetti vengono onorati, i propositi di vivere in armonia nell’ambito di una comunità diventano facilmente realizzabili.
Le lezioni riguardanti il rispetto degli altri e del loro Sacro Spazio possono essere applicate ad ogni cultura e promuovono uno stile di vita armonioso.
(da “La Ruota delle Lune” di Jamie Sams — Ed. Il Punto D’Incontro)
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Ancora una volta la genuina semplicità e profondità
del pensiero degli Indiani d’America
si manifesta in questo canto che possiamo anche definire…
secondo i nostri criteri… poesia.

IO NON SO…
Io non so
se la voce degli uomini
può raggiungere il cielo,
io non so
se il Divino
sentirà la mia preghiera,
io non so
se ciò che chiedo
potrà essere esaudito,
io non so
se si può udire
la voce degli Antichi,
io non so
cosa ci porterà il futuro.
Spero soltanto che bene
e solo bene
possa venire a noi.

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.dal web – impaginazione tony kospan
CIAO DA TONY KOSPAN
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