Rainer Maria Rilke scrittore, poeta e drammaturgo austriaco di origine boema,
è considerato uno dei più importanti poeti di lingua tedesca del XX secolo
Praga 4.12.1875 – Montreux 29.12.1926
Nato a Praga nel 1875 in una modesta famiglia
divenuto giovanetto fuggì dalla carriera militare
alla quale era stato destinato esi dedicò agli studi incoraggiato dalla madre
prima all’Universitè di Praga e poi a Linz, a Monaco ed a Berlino.
Già a 21 anni già dal 1896 collabora con riviste bavaresi
pubblicando racconti, saggi, ballate e drammi.
Al completamento della sua formazione contribuì la stretta relazione
con Lou Andreas-Salomé.. amica e frequentatrice di Nietzsche e di Freud.
Viaggiò in tutta Europa… In Russia conobbe Lev Tolstoi
ed in Francia collaborò (come segretario) col grande scultore Auguste Rodin.
Ben presto le sue pubblicazioni ottennero un gran successo
e già nel 1910 era considerato uno dei più noti autori di lingua tedesca.
Un matrimonio fallito e diversi fallimenti amorosi gli crearono
non pochi problemi psicologici.
Notevole appare in tutta la sua produzione la vicinanza agli aspetti
della Natura che decanta con grande e quasi religiosa sensibilità.
Rilke per questo è definito “il poeta delle rose”
ed infatti ecco cosa volle fosse scritto sulla sua tomba…
“Rosa, oh, contraddizione pura!
Delizia d’essere il sonno di nessuno sotto tante palpebre”
Come sempre il modo migliore per conoscere un poeta ed uno scrittore
(anche se in breve) è però quello di leggere alcune sue opere
e per questo ho selezionato alcune sue poesie.
INTERIORITÁ DI ROSE
Ove è di questo interno
l’esterno? Simile bisso
è fascia a quale infermo?
A qual cielo è specchio lo schermo,
lacustre abisso,
di queste aperte rose,
non pensierose; oh arcano!
ariose fra altre ariose
cose, quasi che mano
tremula dissiparle non possa.
Non sanno, no, temperanza:
a sazietà inclini,
spazio par tracimi
dai grembi, in esuberanza,
per saturarne i giorni
vieppiù ad ogni vespro opimi
finché tutta l’estate formi
una stanza, in sogno, una stanza.
A LOU
Non posso ricordare. Ma quei momenti
puri dureranno in me come
in fondo a un vaso troppo pieno.
Non penso a te, ma esisto per amor tuo
e questo mi dà forza.
Non ti invento nei luoghi
che adesso senza te non hanno senso.
Il tuo non esserci
è già caldo di te, ed è più vero,
più del tuo mancarmi. La nostalgia
spesso non distingue. Perché
cercare allora se il tuo influsso
già sento su di me lieve
come un raggio di luna alla finestra.
SOGNO
O penso: e vedo (o sogno?)
un piccolo villaggio, una gran pace: dentro, un cantar di galli.
E il piccolo villaggio si smarrisce in un fioccar di neve.
Entro il villaggio, in abiti da festa, una casetta bianca.
Furtiva accenna una testina bionda tra le cortine mosse.
Schiudo la porta: e i cardini, stridendo, chiedono fiochi aiuto.
Poi, nella stanza, un timido e sommesso profumo di lavanda.
AI SOSPIRI DELL’AMATA
Ai sospiri dell’amata
la notte intera s’innalza;
una carezza leggera
percorre il cielo stupito.
E allora è come se nell’universo
una forza elementare
ridiventasse la madre
di tutto l’amore smarrito.
SERA D’ESTATE
S’è sciolto in spruzzaglia il gran sole.
La sera d’estate, divampa;
riarde di febbre nel volto.
Sospira di schianto: « Vorrei…. »;
ma quindi ripete – « Son stanca… »
Sussurran preghiere i cespugli.
Nel folto, una lucciola splende
(eterna fiammella) a mezz’aria.
Recinge ogni candida rosa,
vermiglia raggiera – il tramonto.
CONVEGNO
M’è dolce indugiarti d’accanto
in questo raccolto tepore.
Rintoccano trepide l’ore
siccome un lontano
rimpianto
Ripeti parole d’amore;
ma piano… ma piano…
che duri l’incanto.
Non so dove sbocchi (che importa?),
ma certo in effluvii di fiori
(non senti?) la porta.
sui vetri protesa, vermiglia,
origlia
la tacita Sera. Siam qui.
Restiamo in silenzio. Là fuori,
nessuno ci pensa così.
VEGLIA
Già dormono i prati. Non veglia
se non il mio cuore. Null’altro.
La sera ammaìna nel porto
le rosse sue vele di già.
0 veglia sognante, beata!
Incede la Notte su l’erba.
Fiorisce – sbocciandole in mano –
un pallido giglio: la luna.
Rainer Maria Rilke scrittore, poeta e drammaturgo austriaco di origine boema,
è considerato uno dei più importanti poeti di lingua tedesca del XX secolo
Praga 4.12.1875 – Montreux 29.12.1926
Nato a Praga nel 1875 in una modesta famiglia
divenuto giovanetto fuggì dalla carriera militare
alla quale era stato destinato esi dedicò agli studi incoraggiato dalla madre
prima all’Universitè di Praga e poi a Linz, a Monaco ed a Berlino.
Già a 21 anni già dal 1896 collabora con riviste bavaresi
pubblicando racconti, saggi, ballate e drammi.
Al completamento della sua formazione contribuì la stretta relazione
con Lou Andreas-Salomé.. amica e frequentatrice di Nietzsche e di Freud.
Viaggiò in tutta Europa… In Russia conobbe Lev Tolstoi
ed in Francia collaborò (come segretario) col grande scultore Auguste Rodin.
Ben presto le sue pubblicazioni ottennero un gran successo
e già nel 1910 era considerato uno dei più noti autori di lingua tedesca.
Un matrimonio fallito e diversi fallimenti amorosi gli crearono
non pochi problemi psicologici.
Notevole appare in tutta la sua produzione la vicinanza agli aspetti
della Natura che decanta con grande e quasi religiosa sensibilità.
Rilke per questo è definito “il poeta delle rose”
ed infatti ecco cosa volle fosse scritto sulla sua tomba…
“Rosa, oh, contraddizione pura!
Delizia d’essere il sonno di nessuno sotto tante palpebre”
Come sempre il modo migliore per conoscere un poeta ed uno scrittore
(anche se in breve) è però quello di leggere alcune sue opere
e per questo ho selezionato alcune sue poesie.
INTERIORITÁ DI ROSE
Ove è di questo interno
l’esterno? Simile bisso
è fascia a quale infermo?
A qual cielo è specchio lo schermo,
lacustre abisso,
di queste aperte rose,
non pensierose; oh arcano!
ariose fra altre ariose
cose, quasi che mano
tremula dissiparle non possa.
Non sanno, no, temperanza:
a sazietà inclini,
spazio par tracimi
dai grembi, in esuberanza,
per saturarne i giorni
vieppiù ad ogni vespro opimi
finché tutta l’estate formi
una stanza, in sogno, una stanza.
A LOU
Non posso ricordare. Ma quei momenti
puri dureranno in me come
in fondo a un vaso troppo pieno.
Non penso a te, ma esisto per amor tuo
e questo mi dà forza.
Non ti invento nei luoghi
che adesso senza te non hanno senso.
Il tuo non esserci
è già caldo di te, ed è più vero,
più del tuo mancarmi. La nostalgia
spesso non distingue. Perché
cercare allora se il tuo influsso
già sento su di me lieve
come un raggio di luna alla finestra.
SOGNO
O penso: e vedo (o sogno?)
un piccolo villaggio, una gran pace: dentro, un cantar di galli.
E il piccolo villaggio si smarrisce in un fioccar di neve.
Entro il villaggio, in abiti da festa, una casetta bianca.
Furtiva accenna una testina bionda tra le cortine mosse.
Schiudo la porta: e i cardini, stridendo, chiedono fiochi aiuto.
Poi, nella stanza, un timido e sommesso profumo di lavanda.
AI SOSPIRI DELL’AMATA
Ai sospiri dell’amata
la notte intera s’innalza;
una carezza leggera
percorre il cielo stupito.
E allora è come se nell’universo
una forza elementare
ridiventasse la madre
di tutto l’amore smarrito.
SERA D’ESTATE
S’è sciolto in spruzzaglia il gran sole.
La sera d’estate, divampa;
riarde di febbre nel volto.
Sospira di schianto: « Vorrei…. »;
ma quindi ripete – « Son stanca… »
Sussurran preghiere i cespugli.
Nel folto, una lucciola splende
(eterna fiammella) a mezz’aria.
Recinge ogni candida rosa,
vermiglia raggiera – il tramonto.
CONVEGNO
M’è dolce indugiarti d’accanto
in questo raccolto tepore.
Rintoccano trepide l’ore
siccome un lontano
rimpianto
Ripeti parole d’amore;
ma piano… ma piano…
che duri l’incanto.
Non so dove sbocchi (che importa?),
ma certo in effluvii di fiori
(non senti?) la porta.
sui vetri protesa, vermiglia,
origlia
la tacita Sera. Siam qui.
Restiamo in silenzio. Là fuori,
nessuno ci pensa così.
VEGLIA
Già dormono i prati. Non veglia
se non il mio cuore. Null’altro.
La sera ammaìna nel porto
le rosse sue vele di già.
0 veglia sognante, beata!
Incede la Notte su l’erba.
Fiorisce – sbocciandole in mano –
un pallido giglio: la luna.
Spegnimi gli occhi: ti vedrò lo stesso. Riempimi gli orecchi: potrò sentirti. E senza piedi ti camminerò a fianco. E senza bocca potrò ancora scongiurarti. Spezzami le braccia: ti abbraccerò col cuore, con una mano. Strappami il cuore, e mi batterà il cervello. E se spegni anche il fuoco nella mente allora ti porterò dentro il mio sangue.
Rainer Maria Rilke scrittore, poeta e drammaturgo austriaco di origine boema,
è considerato uno dei più importanti poeti di lingua tedesca del XX secolo
Praga 4.12.1875 – Montreux 29.12.1926
Nato a Praga nel 1875 in una modesta famiglia
divenuto giovanetto fuggì dalla carriera militare
alla quale era stato destinato esi dedicò agli studi incoraggiato dalla madre
prima all’Universitè di Praga e poi a Linz, a Monaco ed a Berlino.
Già a 21 anni già dal 1896 collabora con riviste bavaresi
pubblicando racconti, saggi, ballate e drammi.
Al completamento della sua formazione contribuì la stretta relazione
con Lou Andreas-Salomé.. amica e frequentatrice di Nietzsche e di Freud.
Viaggiò in tutta Europa… In Russia conobbe Lev Tolstoi
ed in Francia collaborò (come segretario) col grande scultore Auguste Rodin.
Ben presto le sue pubblicazioni ottennero un gran successo
e già nel 1910 era considerato uno dei più noti autori di lingua tedesca.
Un matrimonio fallito e diversi fallimenti amorosi gli crearono
non pochi problemi psicologici.
Notevole appare in tutta la sua produzione la vicinanza agli aspetti
della Natura che decanta con grande e quasi religiosa sensibilità.
Rilke per questo è definito “il poeta delle rose”
ed infatti ecco cosa volle fosse scritto sulla sua tomba…
“Rosa, oh, contraddizione pura!
Delizia d’essere il sonno di nessuno sotto tante palpebre”
Come sempre il modo migliore per conoscere un poeta ed uno scrittore
(anche se in breve) è però quello di leggere alcune sue opere
e per questo ho selezionato alcune sue poesie.
INTERIORITÁ DI ROSE
Ove è di questo interno
l’esterno? Simile bisso
è fascia a quale infermo?
A qual cielo è specchio lo schermo,
lacustre abisso,
di queste aperte rose,
non pensierose; oh arcano!
ariose fra altre ariose
cose, quasi che mano
tremula dissiparle non possa.
Non sanno, no, temperanza:
a sazietà inclini,
spazio par tracimi
dai grembi, in esuberanza,
per saturarne i giorni
vieppiù ad ogni vespro opimi
finché tutta l’estate formi
una stanza, in sogno, una stanza.
A LOU
Non posso ricordare. Ma quei momenti
puri dureranno in me come
in fondo a un vaso troppo pieno.
Non penso a te, ma esisto per amor tuo
e questo mi dà forza.
Non ti invento nei luoghi
che adesso senza te non hanno senso.
Il tuo non esserci
è già caldo di te, ed è più vero,
più del tuo mancarmi. La nostalgia
spesso non distingue. Perché
cercare allora se il tuo influsso
già sento su di me lieve
come un raggio di luna alla finestra.
SOGNO
O penso: e vedo (o sogno?)
un piccolo villaggio, una gran pace: dentro, un cantar di galli.
E il piccolo villaggio si smarrisce in un fioccar di neve.
Entro il villaggio, in abiti da festa, una casetta bianca.
Furtiva accenna una testina bionda tra le cortine mosse.
Schiudo la porta: e i cardini, stridendo, chiedono fiochi aiuto.
Poi, nella stanza, un timido e sommesso profumo di lavanda.
AI SOSPIRI DELL’AMATA
Ai sospiri dell’amata
la notte intera s’innalza;
una carezza leggera
percorre il cielo stupito.
E allora è come se nell’universo
una forza elementare
ridiventasse la madre
di tutto l’amore smarrito.
SERA D’ESTATE
S’è sciolto in spruzzaglia il gran sole.
La sera d’estate, divampa;
riarde di febbre nel volto.
Sospira di schianto: « Vorrei…. »;
ma quindi ripete – « Son stanca… »
Sussurran preghiere i cespugli.
Nel folto, una lucciola splende
(eterna fiammella) a mezz’aria.
Recinge ogni candida rosa,
vermiglia raggiera – il tramonto.
CONVEGNO
M’è dolce indugiarti d’accanto
in questo raccolto tepore.
Rintoccano trepide l’ore
siccome un lontano
rimpianto
Ripeti parole d’amore;
ma piano… ma piano…
che duri l’incanto.
Non so dove sbocchi (che importa?),
ma certo in effluvii di fiori
(non senti?) la porta.
sui vetri protesa, vermiglia,
origlia
la tacita Sera. Siam qui.
Restiamo in silenzio. Là fuori,
nessuno ci pensa così.
VEGLIA
Già dormono i prati. Non veglia
se non il mio cuore. Null’altro.
La sera ammaìna nel porto
le rosse sue vele di già.
0 veglia sognante, beata!
Incede la Notte su l’erba.
Fiorisce – sbocciandole in mano –
un pallido giglio: la luna.
Il poeta tedesco Rilke abitò per un certo periodo a Parigi.
Per andare all’Università percorreva ogni giorno, in compagnia di una sua amica francese, una strada molto frequentata.
Un angolo di questa via era perennemente occupato da una mendicante che chiedeva l’elemosina ai passanti.
La donna sedeva sempre allo stesso posto, immobile come una statua, con la mano tesa e gli occhi fissi al suolo.
Rilke non le dava mai nulla, mentre la sua compagna le donava spesso qualche moneta.
Un giorno la giovane francese, meravigliata domandò al poeta:
– Ma perché non dai mai nulla a quella poveretta? –
– Dovremmo regalare qualcosa al suo cuore, non alle sue mani – rispose il poeta.
Il giorno dopo, Rilke arrivò con una splendida rosa appena sbocciata, la depose nella mano della mendicante e fece l’atto di andarsene.
Allora accadde qualcosa d’inatteso: la mendicante alzò gli occhi, guardò il poeta, si sollevò a stento da terra, prese la mano dell’uomo e la baciò.
Poi se ne andò stringendo la rosa al seno.
Per un’intera settimana nessuno la vide più.
Ma otto giorni dopo,la mendicante era di nuovo seduta nel solito angolo della via.
Silenziosa e immobile come sempre.
– Di che cosa avrà vissuto in tutti questi giorni in cui non ha ricevuto nulla? – chiese la giovane francese.
– Della rosa – rispose il poeta.
Testo senza il nome dell’autore presente in vari siti web.
J. W. Waterhouse
La rosa, di cui parla Rilke nelle sue poesie, forse però non è solo un fiore, come mi segnalava un lettore del blog in una precedente versione del post,
ma anche e forse soprattutto l’allegoria del mistero della natura… della vita.
“Rosa, oh, contraddizione pura!
Delizia d’essere il sonno di nessuno sotto tante palpebre”
Questo è infatti l’epitaffio autografo voluto dal poeta sulla sua tomba.
Praga 4.12.1875 – Montreux 29.12.1926
Se ci fa piacere ecco ora in questo video
alcune sue poesie dedicate dal poeta alla rosa
F I N E
Racconto e video dal Web – Presentazione ed impaginazione T.K
In un quartier della ville Lumiere
Dove fa sempre buio e manca l’aria
E d’inverno come d’estate è sempre inverno
Lei era sulle scale
Lui accanto a lei e lei accanto a lui
Faceva notte
C’era un odore di zolfo
Perché nel pomeriggio avevano ucciso le cimici
E lei gli diceva
è buio qui
Manca l’aria
E d’inverno come d’estate è sempre inverno
Il sole del buon Dio non brilla da noi
Ha fin troppo lavoro nei quartieri ricchi
Stringimi tra le braccia
Baciami
Baciami a lungo
Baciami
Più tardi sarà troppo tardi
La nostra vita è ora
Qui si crepa di tutto
Dal caldo e dal freddo
Si gela si soffoca
Manca l’aria
Se tu smettessi di baciarmi
Credo che morirei soffocata
Hai quindici anni ne ho quindici anch’io
In due ne abbiamo trenta
A trent’anni non si è più ragazzi
Abbiamo l’età per lavorare
Avremo pure diritto di baciarci
Più tardi sarà troppo tardi
La nostra vita è ora
Baciami!
Rainer Maria Rilke scrittore, poeta e drammaturgo austriaco di origine boema, è considerato uno dei più importanti poeti di lingua tedesca del XX secolo
Praga 4.12.1875 – Montreux 29.12.1926
Nato a Praga nel 1875 in una modesta famiglia divenuto giovanetto fuggì dalla carriera militare alla quale era stato destinato esi dedicò agli studi incoraggiato dalla madre prima all'Universitè di Praga e poi a Linz, a Monaco ed a Berlino.
Già a 21 anni già dal 1896 collabora con riviste bavaresi pubblicando racconti, saggi, ballate e drammi.
Al completamento della sua formazione contribuì la stretta relazione con Lou Andreas-Salomé.. amica e frequentatrice di Nietzche e di Freud.
Viaggiò in tutta Europa… In Russia conobbe Lev Tolstoi ed in Francia collaborò (come segretario) col grande scultore Auguste Rodin.
Ben presto le sue pubblicazioni ottennero un gran successo e già nel 1910 era considerato uno dei più noti autori di lingua tedesca.
Un matrimonio fallito e diversi fallimenti amorosi gli crearono non pochi problemi psicologici.
Notevole appare in tutta la sua produzione la vicinanza agli aspetti della Natura che decanta con grande e quasi religiosa sensibilità.
Rilke per questo è definito “il poeta delle rose”
ed infatti ecco cosa volle fosse scritto sulla sua tomba…
“Rosa, oh, contraddizione pura! Delizia d’essere il sonno di nessuno sotto tante palpebre”
Come sempre il modo migliore per conoscere un poeta ed uno scrittore (anche se in breve) è però quello di leggere alcune sue opere…
e per questo ho selezionato alcune sue poesie.
INTERIORITÁ DI ROSE
Ove è di questo interno l’esterno? Simile bisso è fascia a quale infermo? A qual cielo è specchio lo schermo, lacustre abisso, di queste aperte rose, non pensierose; oh arcano! ariose fra altre ariose cose, quasi che mano tremula dissiparle non possa. Non sanno, no, temperanza: a sazietà inclini, spazio par tracimi dai grembi, in esuberanza, per saturarne i giorni vieppiù ad ogni vespro opimi finché tutta l’estate formi una stanza, in sogno, una stanza.
A LOU
Non posso ricordare. Ma quei momenti puri dureranno in me come in fondo a un vaso troppo pieno. Non penso a te, ma esisto per amor tuo e questo mi dà forza. Non ti invento nei luoghi che adesso senza te non hanno senso. Il tuo non esserci è già caldo di te, ed è più vero, più del tuo mancarmi. La nostalgia spesso non distingue. Perché cercare allora se il tuo influsso già sento su di me lieve come un raggio di luna alla finestra.
SOGNO
O penso: e vedo (o sogno?) un piccolo villaggio, una gran pace: dentro, un cantar di galli. E il piccolo villaggio si smarrisce in un fioccar di neve. Entro il villaggio, in abiti da festa, una casetta bianca. Furtiva accenna una testina bionda tra le cortine mosse. Schiudo la porta: e i cardini, stridendo, chiedono fiochi aiuto. Poi, nella stanza, un timido e sommesso profumo di lavanda.
AI SOSPIRI DELL'AMATA
Ai sospiri dell'amata la notte intera s'innalza; una carezza leggera percorre il cielo stupito. E allora è come se nell'universo una forza elementare ridiventasse la madre di tutto l'amore smarrito.
SERA D'ESTATE
S’è sciolto in spruzzaglia il gran sole. La sera d'estate, divampa; riarde di febbre nel volto. Sospira di schianto: « Vorrei…. »; ma quindi ripete – « Son stanca… »
Sussurran preghiere i cespugli. Nel folto, una lucciola splende (eterna fiammella) a mezz'aria.
Recinge ogni candida rosa, vermiglia raggiera – il tramonto.
CONVEGNO
M’è dolce indugiarti d'accanto in questo raccolto tepore. Rintoccano trepide l'ore siccome un lontano rimpianto Ripeti parole d'amore; ma piano… ma piano… che duri l'incanto. Non so dove sbocchi (che importa?), ma certo in effluvii di fiori (non senti?) la porta. sui vetri protesa, vermiglia, origlia la tacita Sera. Siam qui. Restiamo in silenzio. Là fuori, nessuno ci pensa così.
VEGLIA
Già dormono i prati. Non veglia se non il mio cuore. Null'altro. La sera ammaìna nel porto le rosse sue vele di già. 0 veglia sognante, beata! Incede la Notte su l'erba. Fiorisce – sbocciandole in mano – un pallido giglio: la luna.