Archivio per l'etichetta ‘RACCONTO DI SAGGEZZA’
Davvero una bella riflessione è quella che ci dona questo brano.
A parer mio è un pensiero di grande saggezza.
Sembra che fosse inserito nei libri scolastici del 1923.
Tuttavia non ho trovato nessun riscontro di questo
né alcuna notizia sul suo autore.
LE DUE SCALE
Ogni uomo, nella sua vita, ha davanti a se due lunghe scale; una che sale, l’altra che scende.
A salire, si fatica molto; ma, arrivati in cima, si trovano tante belle cose che compensano largamente della fatica durata.
Si trova il piacere di sentirsi la coscienza tranquilla, si trovano lodi o l’ammirazione degli altri uomini, si trova l’agiatezza e spesso, anche la ricchezza.
Prendendo invece la scala che scende, non si fatica affatto; ma, arrivati in fondo, che cosa si trova?
Il rimorso che rode, il disprezzo degli altri uomini, la miseria, la fame.
Anche voi ragazzi, avete già davanti a voi le due scale, quella del lavoro e quella dell’ozio.
Riflettete un po’; preferite salire o discendere?
Mi piace:
"Mi piace" Caricamento...
Noi ed i muri intorno a noi.
Un interessante raccontino sulle chiusure nostre
e su quelle degli altri intorno a noi.
IL MURO
Bruno Ferrero
.
In un deserto aspro e roccioso vivevano due eremiti.
Avevano trovato due grotte che si spalancavano vicine, una di fronte all’altra.
Dopo anni di preghiere e feroci mortificazioni, uno dei due eremiti era convinto di essere arrivato alla perfezione.
L’altro era un uomo altrettanto pio, ma anche buono e indulgente.
Si fermava a conversare con i rari pellegrini, confortava e ospitava coloro che si erano persi, e coloro che fuggivano;
tutto tempo sottratto alla meditazione e alla preghiera, pensava il primo eremita,
che disapprovava le frequenti, anche se minuscole, mancanze dell’altro.
Per fargli capire in modo visibile quanto fosse ancora lontano dalla santità,
decise di posare una pietra all’imboccatura della propria grotta,
ogni volta che l’altro commetteva una colpa.
Dopo qualche mese davanti alla grotta c’era un muro di pietre grigie e soffocante.
E lui era murato dentro.
,
,
,

.
.
Da ” A volte basta un raggio di sole” di Bruno Ferrero
UNA BREVE RIFLESSIONE
Dobbiamo esser molto attenti quindi a non costruire dei muri intorno al cuore perché potremmo rimaner imprigionati..
Sulla stessa linea anche questo aforisma…
.
.
Se alzi un muro, pensa a cosa lasci fuori.
Italo Calvino
Debbo però rilevare che a volte si vede un muro che sembra costruito da qualcun altro… a volte ciò è vero…
ma in altre non ci accorgiamo che l’abbiamo in verità costruito noi e l’altro alla fine non ha fatto altro che prenderne semplicemente atto… sigillandolo.

Ciao da Tony Kospan
.
.
.

Mi piace:
"Mi piace" Caricamento...
Un suggestivo e saggio racconto che ci parla di una virtù
che ai giorni nostri appare sempre più trascurata
se non addirittura del tutto sconosciuta.
.
.
.

LA PIANTA DELLA PAZIENZA
Favoletta di saggezza
Un uomo duramente provato dalla vita, il quale aveva saputo mantenere sempre integra la sua serenità e il suo coraggio, sentendo avvicinarsi la fine chiamò intorno a sé i figlioli, le nuore, i nipoti e i pronipoti e disse loro:
“Voglio svelarvi un segreto. Venite con me nel frutteto”.
Tutti lo seguirono con curiosità e tenerezza, poiché sapevano quanto il vecchio amasse le piante.
Con le poche forze rimaste e rifiutando ogni aiuto, l’uomo cominciò a zappare in un punto preciso, al centro del verziere.
Apparve un piccolo scrigno.
Il vecchio lo aprì e disse:
“Ecco la pianta più preziosa di tutte, quella che ha dato cibo alla mia vita e di cui tutti voi avete beneficiato”.
Ma lo scrigno era vuoto e la pianticella che l’uomo teneva religiosamente fra le dita era una sua fantasia.
Nonostante tutto nessuno sorrise.
“Prima di morire”, proseguì l’uomo, “voglio dare ad ognuno di voi uno dei suoi inestimabili semi”.
Le mani di tutti si aprirono e finsero di accogliere il dono.
“E’ una pianta che va coltivata con cura, altrimenti s’intristisce e chi la possiede ne è come intossicato e perde vigore.
Affinché le sue radici divengano profonde, bisogna sorriderle;
solo col sorriso le sue foglie diventano larghe e fanno ombra a molti.
Infine, i suoi rami vanno tenuti sollevati da terra;
solo con l’aiuto di molto cielo diventano agili e lievi a tal punto da non farsi nemmeno notare”.
Il vecchio tacque.
Passò molto tempo ma nessuno si mosse.
Il sole stava per tramontare, quando il figlio maggiore rispose per tutti loro:
“Grazie, padre, del tuo bellissimo dono; ma forse non abbiamo capito bene di che pianta si tratti”.
“Sì che lo avete capito.
Mentre mi ascoltavate e mi stavate intorno, ognuno di voi ha già dato vita al piccolo seme che vi ho consegnato.
E’ la Pianta della Pazienza“.
TESTO DAL WEB... IMPAG. T.K.





IL SALOTTO CULTURALE DI FB?
LA TUA PAGINA D’AMORE PSICHE E SOGNO



Mi piace:
"Mi piace" Caricamento...
,
,

.
.
Davvero una favola densa di saggezza
che penso sia utile sia a grandi che a piccoli.

LA GIRAFFA VANITOSA
(favola etnica proveniente dall’Africa)

Ai limiti di una grande foresta, in Africa, viveva tra gli altri animali una giraffa bellissima, agile e snella, più alta di qualunque altra.
Sapendo di essere ammirata non solo dalle sue compagne ma da tutti gli animali era diventata superba e non aveva più rispetto per nessuno, né dava aiuto a chi glielo chiedeva.
Anzi se ne andava in giro tutto il santo giorno per mostrare la sua bellezza agli uni e agli altri dicendo: – Guardatemi, io sono la più bella. –
Gli altri animali, stufi di udire le sue vanterie, la prendevano in giro, ma la giraffa vanitosa era troppo occupata a rimirarsi per dar loro retta.
Un giorno la scimmia decise di darle una lezione. Si mise a blandirla con parole che accarezzavano le orecchie della giraffa:
– Ma come sei bella! Ma come sei alta! La tua testa arriva dove nessuno altro animale può giungere. –
E così dicendo, la condusse verso la palma della foresta.
Quando furono giunti là, la scimmia chiese alla giraffa di prendere i datteri che stavano in alto e che erano i più dolci. lì suo collo era lunghissimo, ma per quanto si sforzasse di allungarlo ancor di più, non riusciva a raggiungere il frutto.
Allora la scimmia, con un balzo, saltò sul dorso della giraffa, poi sul collo e finalmente si issò sulla sua testa riuscendo ad afferrare il frutto desiderato.
Una volta tornata a terra, la scimmia disse alla giraffa:
– Vedi, cara mia, sei la più alta, la più bella, però non puoi vivere senza gli altri, non puoi fare a meno degli altri animali.
La giraffa imparò la lezione e da quel giorno cominciò a collaborare con gli altri animali e a rispettarli.

DAL WEB – IMPAGINAZ. T.K.
CIAO DA TONY KOSPAN

LA TUA PAGINA DI
CULTURA.. PSICHE E SOGNO
PER COLORARE LE TUE ORE…


.
.
.
.
Mi piace:
"Mi piace" Caricamento...
Davvero un bel raccontino da far leggere a grandi e piccoli
in un’epoca come la nostra
che sembra aver proprio perso la bussola del viver civile.

LA PALIZZATA
Raccontino di saggezza
C’era una volta un ragazzo con un pessimo carattere.
Suo padre gli diede un sacchetto pieno di chiodi e gli disse di piantarne uno nella palizzata del giardino ogni volta che bisticciava con qualcuno.
Il primo giorno ne piantò 37 di chiodi nella palizzata del giardino.
Le settimane seguenti, imparò a controllarsi e i numeri dei chiodi piantati nella palizzata diminuirono di giorno in giorno: scoprì che era più facile imparare a controllarsi che piantare i chiodi.
Finalmente, arrivò il giorno in cui il ragazzo non piantò nessun chiodo nella palizzata.
Allora andò dal padre e gli disse che oggi non aveva avuto bisogno di piantare nessun chiodo.
Suo padre allora gli disse di levare un chiodo dalla palizzata per ogni giorno che riusciva a non perdere la pazienza.
I giorni passarono e finalmente il ragazzo disse al padre che aveva levato tutti i chiodi dalla palizzata.

Il padre lo condusse davanti alla palizzata e gli disse:
” Figliolo, bravo, ti sei comportato bene, ma guarda quanti buchi hai lasciato nella palizzata.
Non sarà mai come prima.
Quando litighi con qualcuno e gli dici delle cose cattive, gli lasci delle ferite come queste.
Poco importa quante volte ti scuserai, la ferita rimarrà.
Una ferita verbale spesso fa più male di una fisica.
Una ferita fisica può guarire completamente senza lasciare traccia, quella verbale invece ti segna molto profondamente portando la tristezza nel cuore.
Ricordati che ci vuole un attimo per dire una cosa cattiva ad una persona, ma una volta detta non è più possibile cancellarla, anche se non si pensava veramente ed era solo la rabbia di un momento, quelle parole segneranno il suo cuore di tristezza per sempre.”

Testo dal Web
Ciao da Tony Kospan

POESIA E DELLA CULTURA VARIA CON LEGGEREZZA

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Davvero una bella riflessione è quella che ci dona questo brano.
A parer mio è un pensiero di grande saggezza.
Sembra che fosse inserito nei libri scolastici del 1923.
Tuttavia non ho trovato nessun riscontro di questo
né alcuna notizia sul suo autore.
LE DUE SCALE
Ogni uomo, nella sua vita, ha davanti a se due lunghe scale; una che sale, l’altra che scende.
A salire, si fatica molto; ma, arrivati in cima, si trovano tante belle cose che compensano largamente della fatica durata.
Si trova il piacere di sentirsi la coscienza tranquilla, si trovano lodi o l’ammirazione degli altri uomini, si trova l’agiatezza e spesso, anche la ricchezza.
Prendendo invece la scala che scende, non si fatica affatto; ma, arrivati in fondo, che cosa si trova?
Il rimorso che rode, il disprezzo degli altri uomini, la miseria, la fame.
Anche voi ragazzi, avete già davanti a voi le due scale, quella del lavoro e quella dell’ozio.
Riflettete un po’; preferite salire o discendere?
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Noi ed i muri intorno a noi….
Un interessante raccontino sulle chiusure nostre
e su quelle degli altri intorno a noi…
IL MURO
Bruno Ferrero
.
In un deserto aspro e roccioso vivevano due eremiti.
Avevano trovato due grotte che si spalancavano vicine, una di fronte all’altra.
Dopo anni di preghiere e feroci mortificazioni, uno dei due eremiti era convinto di essere arrivato alla perfezione.
L’altro era un uomo altrettanto pio, ma anche buono e indulgente.
Si fermava a conversare con i rari pellegrini, confortava e ospitava coloro che si erano persi, e coloro che fuggivano;
tutto tempo sottratto alla meditazione e alla preghiera, pensava il primo eremita,
che disapprovava le frequenti, anche se minuscole, mancanze dell’altro.
Per fargli capire in modo visibile quanto fosse ancora lontano dalla santità,
decise di posare una pietra all’imboccatura della propria grotta,
ogni volta che l’altro commetteva una colpa.
Dopo qualche mese davanti alla grotta c’era un muro di pietre grigie e soffocante.
E lui era murato dentro.
,
,
,

.
.
Da ” A volte basta un raggio di sole” di Bruno Ferrero
UNA BREVE RIFLESSIONE
Dobbiamo esser molto attenti quindi a non costruire dei muri intorno al cuore perché potremmo rimaner imprigionati..
Sulla stessa linea anche questo aforisma…
.
.
Se alzi un muro, pensa a cosa lasci fuori.
Italo Calvino
Debbo però rilevare che a volte si vede un muro che sembra costruito da qualcun altro… a volte ciò è vero…
ma in altre non ci accorgiamo che l’abbiamo in verità costruito noi e l’altro alla fine non ha fatto altro che prenderne semplicemente atto… sigillandolo…

Ciao da Tony Kospan…
.
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Un suggestivo e saggio racconto che ci parla di una virtù
che ai giorni nostri appare sempre più trascurata
se non addirittura del tutto sconosciuta.
.
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LA PIANTA DELLA PAZIENZA
Favoletta di saggezza
Un uomo duramente provato dalla vita, il quale aveva saputo mantenere sempre integra la sua serenità e il suo coraggio, sentendo avvicinarsi la fine chiamò intorno a sé i figlioli, le nuore, i nipoti e i pronipoti e disse loro:
“Voglio svelarvi un segreto. Venite con me nel frutteto”.
Tutti lo seguirono con curiosità e tenerezza, poiché sapevano quanto il vecchio amasse le piante.
Con le poche forze rimaste e rifiutando ogni aiuto, l’uomo cominciò a zappare in un punto preciso, al centro del verziere.
Apparve un piccolo scrigno.
Il vecchio lo aprì e disse:
“Ecco la pianta più preziosa di tutte, quella che ha dato cibo alla mia vita e di cui tutti voi avete beneficiato”.
Ma lo scrigno era vuoto e la pianticella che l’uomo teneva religiosamente fra le dita era una sua fantasia.
Nonostante tutto nessuno sorrise.
“Prima di morire”, proseguì l’uomo, “voglio dare ad ognuno di voi uno dei suoi inestimabili semi”.
Le mani di tutti si aprirono e finsero di accogliere il dono.
“E’ una pianta che va coltivata con cura, altrimenti s’intristisce e chi la possiede ne è come intossicato e perde vigore.
Affinché le sue radici divengano profonde, bisogna sorriderle;
solo col sorriso le sue foglie diventano larghe e fanno ombra a molti.
Infine, i suoi rami vanno tenuti sollevati da terra;
solo con l’aiuto di molto cielo diventano agili e lievi a tal punto da non farsi nemmeno notare”.
Il vecchio tacque.
Passò molto tempo ma nessuno si mosse.
Il sole stava per tramontare, quando il figlio maggiore rispose per tutti loro:
“Grazie, padre, del tuo bellissimo dono; ma forse non abbiamo capito bene di che pianta si tratti”.
“Sì che lo avete capito.
Mentre mi ascoltavate e mi stavate intorno, ognuno di voi ha già dato vita al piccolo seme che vi ho consegnato.
E’ la Pianta della Pazienza“.
TESTO DAL WEB... IMPAG. T.K.





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Davvero una favola densa di saggezza
che penso sia utile sia a grandi che a piccoli.

LA GIRAFFA VANITOSA
(favola etnica proveniente dall’Africa)

Ai limiti di una grande foresta, in Africa, viveva tra gli altri animali una giraffa bellissima, agile e snella, più alta di qualunque altra.
Sapendo di essere ammirata non solo dalle sue compagne ma da tutti gli animali era diventata superba e non aveva più rispetto per nessuno, né dava aiuto a chi glielo chiedeva.
Anzi se ne andava in giro tutto il santo giorno per mostrare la sua bellezza agli uni e agli altri dicendo: – Guardatemi, io sono la più bella. –
Gli altri animali, stufi di udire le sue vanterie, la prendevano in giro, ma la giraffa vanitosa era troppo occupata a rimirarsi per dar loro retta.
Un giorno la scimmia decise di darle una lezione. Si mise a blandirla con parole che accarezzavano le orecchie della giraffa:
– Ma come sei bella! Ma come sei alta! La tua testa arriva dove nessuno altro animale può giungere. –
E così dicendo, la condusse verso la palma della foresta.
Quando furono giunti là, la scimmia chiese alla giraffa di prendere i datteri che stavano in alto e che erano i più dolci. lì suo collo era lunghissimo, ma per quanto si sforzasse di allungarlo ancor di più, non riusciva a raggiungere il frutto.
Allora la scimmia, con un balzo, saltò sul dorso della giraffa, poi sul collo e finalmente si issò sulla sua testa riuscendo ad afferrare il frutto desiderato.
Una volta tornata a terra, la scimmia disse alla giraffa:
– Vedi, cara mia, sei la più alta, la più bella, però non puoi vivere senza gli altri, non puoi fare a meno degli altri animali.
La giraffa imparò la lezione e da quel giorno cominciò a collaborare con gli altri animali e a rispettarli.

DAL WEB – IMPAGINAZ. T.K.
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LA TUA PAGINA DI
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.
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Davvero un bel raccontino da far leggere a grandi e piccoli
in un’epoca come la nostra
che sembra aver proprio perso la bussola del viver civile.

LA PALIZZATA
Raccontino di saggezza
C’era una volta un ragazzo con un pessimo carattere.
Suo padre gli diede un sacchetto pieno di chiodi e gli disse di piantarne uno nella palizzata del giardino ogni volta che bisticciava con qualcuno.
Il primo giorno ne piantò 37 di chiodi nella palizzata del giardino.
Le settimane seguenti, imparò a controllarsi e i numeri dei chiodi piantati nella palizzata diminuirono di giorno in giorno: scoprì che era più facile imparare a controllarsi che piantare i chiodi.
Finalmente, arrivò il giorno in cui il ragazzo non piantò nessun chiodo nella palizzata.
Allora andò dal padre e gli disse che oggi non aveva avuto bisogno di piantare nessun chiodo.
Suo padre allora gli disse di levare un chiodo dalla palizzata per ogni giorno che riusciva a non perdere la pazienza.
I giorni passarono e finalmente il ragazzo disse al padre che aveva levato tutti i chiodi dalla palizzata.

Il padre lo condusse davanti alla palizzata e gli disse:
” Figliolo, bravo, ti sei comportato bene, ma guarda quanti buchi hai lasciato nella palizzata.
Non sarà mai come prima.
Quando litighi con qualcuno e gli dici delle cose cattive, gli lasci delle ferite come queste.
Poco importa quante volte ti scuserai, la ferita rimarrà.
Una ferita verbale spesso fa più male di una fisica.
Una ferita fisica può guarire completamente senza lasciare traccia, quella verbale invece ti segna molto profondamente portando la tristezza nel cuore.
Ricordati che ci vuole un attimo per dire una cosa cattiva ad una persona, ma una volta detta non è più possibile cancellarla, anche se non si pensava veramente ed era solo la rabbia di un momento, quelle parole segneranno il suo cuore di tristezza per sempre.”

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Ciao da Tony Kospan

POESIA E DELLA CULTURA VARIA CON LEGGEREZZA

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