Archivio per l'etichetta ‘Pablo Picasso’

Guernica
Parlare, in modo esauriente, di Picasso
uno dei massimi protagonisti dell’arte mondiale del ‘900
e della sua lunga ed incredibile carriera artistica
non è proprio possibile nell’ambito di un solo post.
Famiglia di saltimbanchi
Molti non lo amano perché ritengono
incomprensibile la sua arte
e pensano che si sia rifugiato nel “cubismo concettuale”
(nato dalla sua ricerca e sperimentazione pittorica),
solo per nascondere la sua incapacità di pittore.
Nulla di più falso!
Basta esaminare il suo periodo giovanile
che è nel solco della tradizione figurativa dell’800
(anche se si caratterizza per l’attenzione alle problematiche sociali)
e quello successivo, detto… “periodo rosa”,
per rendersi conto di quanto sia fuorviante quell’idea.
Il pasto del cieco
Inoltre dopo la fase del cubismo, che consisteva
principalmente nella raffigurazione del soggetto
contemporaneamente da più punti vista,
tornò spesso al figurativo.
Sua moglie Olga ballerina russa (foto e dipinto)
Questo post che ora ripropongo traccia un breve profilo
di una sua particolare emozione artistica
che lo accompagnò tutta la sua vita.
Picasso ed un collage di opere dei suoi vari periodi artistici
Fin da giovane Picasso
ebbe una specie di predilezione/ossessione
per un’opera di Manet…
e ciò lo portò a rivisitarla, a modo suo, molte volte.
.
.
(Malaga, 25 ottobre 1881 – Mougins, 8 aprile 1973)
LA COLAZIONE SULL’ERBA…
DA MANET (autoritratto)
a
.
LE RIVISITAZIONI DI PICASSO
DELLA MITICA OPERA DI MANET
a cura di Tony Kospan
.
Pablo Picasso
.
.
Sul retro di una busta della galleria Simon, forse nel 1932, Picasso scrive:
“Alla vista della Colazione sull’erba di Manet intravedo dolori futuri”.
Non è affatto frequente che l’artista rediga, direttamente di suo pugno, commenti sui pittori o sulle loro opere.
L’affermazione che abbiamo testé riportata riveste dunque un carattere ancor più eccezionale se si considera che è riferita ad un quadro specifico;
tale dichiarazione proietta l’artista in un avvenire, sì indefinito, ma nel quale si annuncia con certezza un futuro incontro con l’opera di Manet.
1863 – Manet – La colazione sull’erba
Tra tutte le opere che Picasso sceglie per le sue cd. “varianti“, La colazione sull’erba è quella a lui più vicina da un punto di vista cronologico.
L’eco dello scandalo che questo quadro ha suscitato al Salon des Réfusés del 1863 non è molto lontana.
Manet è considerato un “antico maestro” moderno.
A detta di Georges Bataille, la modernità di Manet e questo suo essere “sovversivo” sono elementi di fondamentale importanza per Picasso il quale, fin dalla presentazione di Les Demoiselles d’Avignon nel 1907, si sente il continuatore proprio di questa linea di modernità e “sovversione” nell’arte.

Les Demoiselles d’Avignon
La colazione sull’erba è una tela in cui sono affrontate varie tematiche:
– 1 – Il riferimento ai maestri antichi in primo luogo.
Manet si è infatti ispirato al Concerto campestre di Tiziano, tela custodita presso il museo del Louvre e al Giudizio di Paride, incisione che Marcantonio Raimondi trae dall’analoga opera di Raffaello andata smarrita.

Concerto campestre – Tiziano
– 2 – Vi è poi il tema del nudo.
“A quanto pare, è necessario che io dipinga un nudo. Ebbene, ne farò uno“,
aveva dichiarato Manet ad Antonin Proust.
– 3 – Un altro tema affrontato è appunto quello del soggetto, pretesto per ogni sorta di esasperazione, “l’unica possibilità che abbiamo per giudicare questa come un’opera perfettamente casta è quella di immaginare, seduta nel bosco e circondata da studenti in giacca e berretto, una ragazza coperta soltanto dall’ombra delle foglie” (Ernest Chesneau, citato da Françoise Cachin in Manet, RMN, 1983).
– 4 – Ed infine, il tema relativo alla pittura di plein air (all’aria aperta) di cui quest’opera è, secondo Emile Zola, un esempio perfetto. “L’aspetto che emerge dal quadro, […] è proprio questo vasto insieme, questo angolo di natura dal vero resa con una semplicità così appropriata…”.
Tutte queste problematiche sono affrontate da Picasso in molte tele… in quanto negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale si dedicò con impegno a lavori «d’après»: ossia rivisitazioni, in chiave del tutto personale, di famosi quadri del passato quali «Las meninas» di Velazquez, «La colazione sull’erba» di Manet o «Le signorine in riva alla Senna» di Courbet.
Picasso è morto nel 1973 all’età di novantadue anni.
«Noncurante di quello che gli artisti hanno voluto dire, egli rapirà loro le forme di cui avrà via via bisogno come stimoli e provocazioni all’espressione della propria vitalità». Così Alberto Moravia interpretava le continue incursioni che Pablo Picasso faceva nei capolavori di pittori passati o presenti: un terreno di caccia, da cui tornare fiero, in compagnia di ricchi bottini.
Ma veniamo ora, a dimostrazione di quando su detto, a guardare alcuni dipinti… (ce ne sono anche altri) sue personali rivisitazioni… dell’opera di Manet:
IL PRIMO…
Pablo Picasso – Colazione sull’erba ispirata all’opera di Manet – 27 febbraio 1960
IL SECONDO
Pablo Picasso – Colazione sull’erba ispirata all’opera di Manet 3 marzo – 20 agosto 1960
IL TERZO
Pablo Picasso – Colazione sull’erba ispirata all’opera di Manet – 1961
IL QUARTO

Pablo Picasso – Colazione sull’erba ispirata all’opera di Manet, 13.3.1962
IL QUINTO
Pablo Picasso – Colazione sull’erba ispirata all’opera di Manet, 17 giugno 1962
IL SESTO
Pablo Picasso – Colazione sull’erba ispirata all’opera di Manet, 1964
FINE
Immagini e testi da vari siti web – Coordin., integraz., modifiche ed impaginaz. Orso Tony
IL GRUPPO DI CHI AMA VIVER L’ARTE…
INSIEME

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Sipario per Parade (partic.)
“Sipario per Parade”, lunga 17 metri e alta 11,
è la più grande pittura di Pablo Picasso.
L’opera, conservata al Centre George Pompidou di Parigi
viene esposta solo in rarissime occasioni (solo 3 in cento anni).

Autoritratto – Io il Re
L’opera fu creata da Picasso a Roma nel 1917 (quindi ha oltre 100 anni)
come scenario del balletto “Parade” di Erik Satie (da cui prende il nome)
che si tenne al Théâtre du Châtelet di Parigi nel maggio dello stesso anno.

Olga amata da Picasso e prima moglie
In quel periodo Picasso, insieme allo scrittore Jean Cocteaou,
si muoveva tra Napoli, Pompei e Roma rimanendo entusiasta
sia dalle vestigia antiche che delle atmosfere popolari.
A Roma incontrò e s’innamorò della ballerina russa Olga
che faceva parte del balletto.

Picasso a Napoli
Il dipinto rappresenta una grande casa con ballerine e animali che danno vita
ad un circo suggestivo, poetico, allegro ma nel contempo triste.
L’opera fa parte di quella notevole, per numero e qualità di opere (circa 300)
galleria di dipinti definita “Picasso et le cirque” in cui gli artisti circensi
mostrano il “languore di un circo senza pubblico” e cioè
gesti, piroette, espressioni e colori che sono uniti a momenti malinconici.

Famiglia di saltimbanchi
Orbene questa opera di recente è giunta a Napoli e,
con una complessa organizzazione per la sua salvaguardia,
è stata portata al 2° piano del Museo di Capodimonte,
per una mostra che si è tenuta prima lì e poi presso gli “Scavi di Pompei”.
Le mostre tenutesi in Italia nel 2017
hanno inteso festeggiare il centenario della permanenza
a Roma e a Napoli del grande artista.

Sipario per Parade
.
.Tony Kospan
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LA PAGINA PER DARE COLORI ALLE TUE ORE

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Picasso
Non lasciare che il rumore delle opinioni altrui
soffochi la tua voce interiore.
(Steve Jobs)
Picasso – La pace
HO MESSO LA MIA ANIMA…
Margherita Guidacci
Ho messo la mia anima fra le tue mani.
Curvale a nido.
Essa non vuole altro che riposare in te.
Ma schiudile
se un giorno la sentirai fuggire.
Fa che siano allora come foglie
e come vento,
assecondando il suo volo.
E sappi che l’affetto nell’addio
non è minore che nell’incontro.
Rimane uguale e sarà eterno.
Ma diverse sono talvolta
le vie
da percorrere
in obbedienza al destino.
Picasso – Famiglia di saltimbanchi



IL MONDO DI ORSOSOGNANTE… LA TUA PAGINA DI FB!
(Anna Identici – Quando m’innamoro)
Picasso – 2 donne che corrono sulla spiaggia
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Penso che non ci sia nell’arte
un tema più bello e più affascinante
della maternità.
Dato l’enorme numero di dipinti sul tema
quindi ho pensato di dividerlo in 2 parti
pur consapevole dell’impossibilità d’esaurirlo del tutto.
L’intento è quindi solo quello di creare
una bella antologia di opere d’arte
iniziando da quelle di 4 grandi artisti.

LA MAMMA NELL’ARTE
a cura di Tony Kospan
Pertanto in questa prima parte vedremo i dipinti,
4 per ciascuno, di 4 grandi artisti
Mary Cassatt, Auguste Toulmouche, Renoir e Picasso
mentre nella II Parte
ci sarà un’ampia antologia di opere di altri autori
anch’esse, a mio parere, molto significative.
I PARTE
Iniziamo con la pittrice impressionista statunitense
Mary Cassatt
che ha creato un grandissimo numero di dipinti sul tema.
Mary Cassatt
Quello che stupisce, e che desta grande ammirazione,
è che lei non fu mai… m a d r e . . . nella realtà
ma penso che sia stata una grande madre nel cuore
e che questo sentimento l’abbia vissuto in pieno nell’arte.
Sono certo che riconoscerete per averle già viste
diverse sue opere tra le seguenti…
dato che vanno per la maggiore nel web.
Mary Cassatt
Mary Cassatt
Mary Cassatt
.
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Passiamo ora ad Auguste Toulmouche,
pittore francese dell’800,
definito anche il pittore della felicità,
i cui dipinti sono sì accademici… ma davvero eleganti.
Auguste Toulmouche
Auguste Toulmouche
Auguste Toulmouche
Auguste Toulmouche
Ed ora ecco i dipinti
di uno dei più grandi impressionisti,
Pierre-Auguste Renoir,
che ha dedicato numerose opere alla maternità.
Per i soggetti, i colori ed il calore dei suoi dipinti,
è definito il pittore della gioia di vivere
ed il cantore della vivacissima Parigi di fine ‘800.
Renoir
Renoir
Renoir
Renoir
Ed infine terminiamo questa prima parte con
Pablo Picasso
uno dei più grandi artisti del XX secolo.
Il pittore spagnolo, nei suoi variegati periodi
della sua lunga e complessa vita artistica,
ha spesso trattato questo tema universale.

Picasso

Picasso

Picasso

Picasso
FINE I PARTE

IL GRUPPO IN CUI VIVER L’ARTE
INSIEME


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NAT TATE… UN ARTISTA AMERICANO
E’ il 1° aprile (già un segnale?) del 1998 quando presso l’atelier di Jeff Koons (noto artista pop americano) si tiene la presentazione, a cura della Casa Editrice dello scrittore David Bowie, di un libro monografico su di un artista poco noto alle masse ma che sembra meritevole di grande considerazione… Nat Tate.
All’evento, che si tiene a Soho, partecipano artisti, giornalisti, critici d’arte tra cui Gore Vidal, e tutto il bel mondo che gira intorno all’arte newyorchese.
David legge alcune pagine del suo libro, soprattutto quelle in cui descrive la precoce perdita per il mondo dell’arte del futuro astro della pittura americana da lui conosciuto quand’era giovane e da cui aveva anche comprato un dipinto ad olio.
Molti presenti non appaiono sorpresi ed alcuni dichiarano di averlo conosciuto o di aver visto sue opere e lo rimpiangono.
Ma andiamo con ordine.
NAT TATE – BIOGRAFIA DI UN ARTISTA AMERICANO
Quella di Nat era stata certo una vita difficile.
Nato nel New Jersey il 7 marzo 1928 non conobbe mai suo padre che aveva abbandonato la famiglia prima della sua nascita.
All’età di 8 anni perdeva, a causa di un incidente stradale, anche la madre che lavorava come domestica presso una ricca famiglia di Long Island.
Proprio questa famiglia adottava il ragazzo, che fattosi più grandicello, entrava in una scuola d’arte e poi nel mondo artistico del Greenwich Village, a Manhattan.
Jackson Pollock e Willem de Kooning
Qui all’epoca Jackson Pollock e Willem de Kooning erano i fari di una pittura astratta a cui si ispiravano giovani sperimentatori come Nat.
Successivamente, negli anni ’50, Nat approdava all’Espressionismo astratto con un certo successo.
Nat Tate
Non aveva però mai superato i traumi subiti per la perdita dei suoi veri genitori ed appariva sempre molto tormentato.
Recatosi poi in Europa per migliorare la sua formazione artistica aveva conosciuto Picasso e Braque.
Braque e Picasso
Al ritorno in America la sua situazione psicologica si era aggravata non sentendosi in grado di creare opere dello stesso livello dei grandi artisti che aveva conosciuto ed ammirato.
Angosciato quindi dalla paura di essere solo un artista mediocre, nel gennaio del 1960 aveva prima bruciato quasi tutti i suoi dipinti e poi si era suicidato lanciandosi nel fiume dal traghetto di Staten Island davanti alla Statua della Libertà.
Nat Tate
LA DIFFUSIONE DELLA NOTORIETA’ DELL’ARTISTA SCOMPARSO
Dopo una seconda presentazione del libro, Nat Tate, emblema anche lui degli artisti maledetti e quale esponente della corrente dell’espressionismo astratto ancora di moda alla fine degli anni ’90, divenne famosissimo e di lui si occuparono giornali e riviste di tutto il mondo.
Nat Tate (1928 – 1960)
QUALCOSA PERO’ NON VA
Sì perché Nat Tate non è mai esistito ed ovviamente nemmeno le sue opere, ma ormai è notissimo grazie alla beffa organizzata da organizzato da David Bowie e William Boyd supportati da Jeff Koons, Gore Vidal ed altri come la direttrice della Casa Editrice.
ORIGINE E STORIA DELLA BEFFA
Negli anni novanta William Boyd, già noto romanziere (ha scritto anche un capitolo della saga di James Bond) si appassiona al mondo dell’arte ed aumenta la sua frequentazione di artisti, critici e gallerie.
E’ di quel periodo la sua collaborazione con Modern Painters, una delle maggiori riviste d’arte dell’epoca.
Nell’ambito di questa collaborazione Boyd conosce David Bowie (cantautore ed attore britannico) e quando la direttrice della rivista chiede a loro due una “fiction” lo scrittore, noto per la sua fantasia ed il suo sense of humoour, propone di “inventare un artista“.
David Bowie
Boyd si mette subito all’opera.
Innanzitutto sceglie il nome dell’artista, Nat Tate, prendendo le prime lettere della National Gallery e della Tate Gallery.
Poi cerca, e trova, vecchi dipinti e foto d’arte in alcuni polverosi negozietti ai quali aggiunge pure qualche suo disegno, dato che da giovane ha studiato arte.
In verità in questa prima fase l’intento era solo di prendere in giro il mito dell’autenticità… creando una finzione che si prendesse gioco dei circoli artistici e dei critici che all’epoca esaltavano artisti non eccelsi ma di gran moda.
A questo punto, completata la prima fase della creazione dell’artista, Boyd scrive una monografia con vita ed opere di Nat Tate che viene presentata, come detto all’inizio, il primo aprile del 1998 nell’atelier di Jeff Koons.
Ma tra tanti entusiastici consensi un giornalista inglese scopre che Nat Tate è un’invenzione ed allora la combriccola compra il suo silenzio.
Sarà proprio questo giornalista, David Lister, che durante l’evento mondano raccoglie, girando tra i presenti, gli incredibili commenti di artisti ed intellettuali che ricordavano con dolore il grande “artista” precocemente scomparso.
Dopo 2 giorni però sull’Indipendent (in prima pagina) esplode la notizia “Romanziere inglese beffa il mondo artistico” che fa ben presto il giro del mondo.
FINITA LA BEFFA INIZIA IL BOOM DEL LIBRO CHE LA RACCONTA
Il libro, per l’originalità della storia e per la fluida penna di William Boyd, ottiene un successo clamoroso.
Lo scrittore però ad un certo punto si stanca della curiosità generale, morbosa e senza fine, per Nat Tate (c’erano perfino mitomani che dicevano di essere loro… Nat tate) ed
allora decide di vendere un dipinto dell’artista inesistente, in realtà una sua opera giovanile, al fine di chiudere la vicenda.
Il dipinto venduto
Il dipinto viene davvero venduto a una star televisiva per 7.500 sterline ed il ricavato versato in beneficenza e sembra che finalmente sia calato il silenzio su questa vicenda.
Nel 2016 però, alla morte dell’amico David Bowie, la storia torna a galla e lo scrittore si rende conto di aver perso ormai il controllo della sua “creatura“.
Il libro è stato ora pubblicato anche in Italia “Nat Tate. Un artista americano 1928-1960” da Neri Pozza.
Tony Kospan
Fonti: Siti vari
Copyright Tony Kospan
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Guernica
Parlare, in modo esauriente, di Picasso
uno dei massimi protagonisti dell’arte mondiale del ‘900
e della sua lunga ed incredibile carriera artistica
non è proprio possibile nell’ambito di un solo post.
Famiglia di saltimbanchi
Molti non lo amano perché ritengono
incomprensibile la sua arte
e pensano che si sia rifugiato nel “cubismo concettuale”
(nato dalla sua ricerca e sperimentazione pittorica),
solo per nascondere la sua incapacità di pittore.
Nulla di più falso!
Basta esaminare il suo periodo giovanile
che è nel solco della tradizione figurativa dell’800
(anche se si caratterizza per l’attenzione alle problematiche sociali)
e quello successivo, detto… “periodo rosa”,
per rendersi conto di quanto sia fuorviante quell’idea.
Il pasto del cieco
Inoltre dopo la fase del cubismo, che consisteva
principalmente nella raffigurazione del soggetto
contemporaneamente da più punti vista,
tornò spesso al figurativo.
Sua moglie Olga ballerina russa (foto e dipinto)
Questo post che ora ripropongo traccia un breve profilo
di una sua particolare emozione artistica
che lo accompagnò tutta la sua vita.
Picasso ed un collage di opere dei suoi vari periodi artistici
Fin da giovane Picasso
ebbe una specie di predilezione/ossessione
per un’opera di Manet…
e ciò lo portò a rivisitarla, a modo suo, molte volte.
.
.
(Malaga, 25 ottobre 1881 – Mougins, 8 aprile 1973)
LA COLAZIONE SULL’ERBA…
DA MANET (autoritratto)
a
.
LE RIVISITAZIONI DI PICASSO
DELLA MITICA OPERA DI MANET
a cura di Tony Kospan
.
Pablo Picasso
.
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Sul retro di una busta della galleria Simon, forse nel 1932, Picasso scrive:
“Alla vista della Colazione sull’erba di Manet intravedo dolori futuri”.
Non è affatto frequente che l’artista rediga, direttamente di suo pugno, commenti sui pittori o sulle loro opere.
L’affermazione che abbiamo testé riportata riveste dunque un carattere ancor più eccezionale se si considera che è riferita ad un quadro specifico;
tale dichiarazione proietta l’artista in un avvenire, sì indefinito, ma nel quale si annuncia con certezza un futuro incontro con l’opera di Manet.
1863 – Manet – La colazione sull’erba
Tra tutte le opere che Picasso sceglie per le sue cd. “varianti“, La colazione sull’erba è quella a lui più vicina da un punto di vista cronologico.
L’eco dello scandalo che questo quadro ha suscitato al Salon des Réfusés del 1863 non è molto lontana.
Manet è considerato un “antico maestro” moderno.
A detta di Georges Bataille, la modernità di Manet e questo suo essere “sovversivo” sono elementi di fondamentale importanza per Picasso il quale, fin dalla presentazione di Les Demoiselles d’Avignon nel 1907, si sente il continuatore proprio di questa linea di modernità e “sovversione” nell’arte.

Les Demoiselles d’Avignon
La colazione sull’erba è una tela in cui sono affrontate varie tematiche:
– 1 – Il riferimento ai maestri antichi in primo luogo.
Manet si è infatti ispirato al Concerto campestre di Tiziano, tela custodita presso il museo del Louvre e al Giudizio di Paride, incisione che Marcantonio Raimondi trae dall’analoga opera di Raffaello andata smarrita.

Concerto campestre – Tiziano
– 2 – Vi è poi il tema del nudo.
“A quanto pare, è necessario che io dipinga un nudo. Ebbene, ne farò uno“,
aveva dichiarato Manet ad Antonin Proust.
– 3 – Un altro tema affrontato è appunto quello del soggetto, pretesto per ogni sorta di esasperazione, “l’unica possibilità che abbiamo per giudicare questa come un’opera perfettamente casta è quella di immaginare, seduta nel bosco e circondata da studenti in giacca e berretto, una ragazza coperta soltanto dall’ombra delle foglie” (Ernest Chesneau, citato da Françoise Cachin in Manet, RMN, 1983).
– 4 – Ed infine, il tema relativo alla pittura di plein air (all’aria aperta) di cui quest’opera è, secondo Emile Zola, un esempio perfetto. “L’aspetto che emerge dal quadro, […] è proprio questo vasto insieme, questo angolo di natura dal vero resa con una semplicità così appropriata…”.
Tutte queste problematiche sono affrontate da Picasso in molte tele… in quanto negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale si dedicò con impegno a lavori «d’après»: ossia rivisitazioni, in chiave del tutto personale, di famosi quadri del passato quali «Las meninas» di Velazquez, «La colazione sull’erba» di Manet o «Le signorine in riva alla Senna» di Courbet.
Picasso è morto nel 1973 all’età di novantadue anni.
«Noncurante di quello che gli artisti hanno voluto dire, egli rapirà loro le forme di cui avrà via via bisogno come stimoli e provocazioni all’espressione della propria vitalità». Così Alberto Moravia interpretava le continue incursioni che Pablo Picasso faceva nei capolavori di pittori passati o presenti: un terreno di caccia, da cui tornare fiero, in compagnia di ricchi bottini.
Ma veniamo ora, a dimostrazione di quando su detto, a guardare alcuni dipinti… (ce ne sono anche altri) sue personali rivisitazioni… dell’opera di Manet:
IL PRIMO…
Pablo Picasso – Colazione sull’erba ispirata all’opera di Manet – 27 febbraio 1960
IL SECONDO
Pablo Picasso – Colazione sull’erba ispirata all’opera di Manet 3 marzo – 20 agosto 1960
IL TERZO
Pablo Picasso – Colazione sull’erba ispirata all’opera di Manet – 1961
IL QUARTO

Pablo Picasso – Colazione sull’erba ispirata all’opera di Manet, 13.3.1962
IL QUINTO
Pablo Picasso – Colazione sull’erba ispirata all’opera di Manet, 17 giugno 1962
IL SESTO
Pablo Picasso – Colazione sull’erba ispirata all’opera di Manet, 1964
FINE
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IL GRUPPO DI CHI AMA VIVER L’ARTE…
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L’arte è moda? O la moda è arte?
Certo esse sono accomunate dalla creatività… e dal “design”.
Certo non tutta la moda è arte… ma talvolta essa supera i confini del semplice abbigliamento e diventa… oggetto di culto.
Questo rapporto è stato riconosciuto da alcuni musei e sono nate mostre in cui o sono state esposte famose opere d’arte in cui l’abbigliamento ha un ruolo importante, anche come documentazione storica, o al contrario sono stati esposti abiti che per le loro linee ed il loro fascino hanno conquistato il mondo.
Di questo secondo aspetto si è interessata la recente mostra del MoMA di New York “Items:Is fashion Modern?” che ha approfondito questo tema con una mostra in cui sono stati esposti 111 oggetti di abbigliamento mitici del XX e XXI secolo.
Essi sono stati scelti per aver contribuito a plasmare la cultura della moda superando i confini del tempo.
Questa recente mostra è stata interamente dedicata a loro per evidenziarne l’impatto sociale, culturale, estetico, tecnologico ed economico.
Solo un’altra volta, oltre 70 anni fa nel 1944, con la mostra “Are Clothes Modern?” curata dall’architetto e designer Bernard Rudofsky, il MoMA aveva dedicato le sue sale al rilievo “artistico” (in senso lato) della moda.
Ma ora passiamo dalla pura teoria ad esaminare ed a mostrare alcuni casi concreti presenti nella mostra.
LA GIACCA “PERFECTO” (CHIODO)
E’ il giubbotto di pelle indossato da Marlon Brando nel film “Il selvaggio” in cui interpretava Johnny… il “bello e dannato”… che era a capo di un gruppo di motociclisti.
Marlon Brando grazie al film divenne un mito… ma lo divenne pure il giubbotto.
Il giubbotto il cui vero nome era “Perfecto” ed era stato creato nel 1928 dalla “Scott Nyc” divenne nel tempo, pur assumendo varie altre forme, la divisa di anticonformisti, scapigliati, e centauri prima di diventare col tempo così diffuso da esser perfino usato dalle signore a passeggio.
ALL STARS o CHUK TAYLOR
Sono le scarpe di tela e gomma prodotte dalla Converse col nome “Alla Stars” prodotte per la prima volta nel 1917 per entrare nel mercato delle scarpe per il basket.
Divennero molto popolari perché scelte dal famoso cestista statunitense Chuck Taylor come sue calzature preferite e da ciò presero il nome attuale di Chuk Taylor.
LEVI’S 501 (JEANS)
Sono i pantaloni da lavoro creati nel 1850 da Levi Strauss nella sua fabbrica di San Francisco utilizzando il denim.
Questi però pian piano sono divenuti i mitici jeans usati in tutto il mondo.
TUBINO NERO (PETIT ROBE NOIRE)
E’ l’abito femminile creato da Coco Chanel per esser comodo ed usabile in ogni occasione che fu definito “uniforme per ogni tipo di donna” da Vogue.
Poi però col tempo è diventato invece simbolo di eleganza.
LA MARINIERE
E’ la maglia a manica lunga in jersey di cotone con strisce orizzontali blu e bianche inizialmente usata nei quartieri portuali e dai marinai.
Da abbigliamento militare divenne oggetto di moda dopo la 1° guerra mondiale quando Coco Chanel ebbe l’idea di utilizzarla (ovviamente abbellendola e migliorandola) per una sua linea di moda “marinara”.
Divenne poi una maglia “cult” perché amata ed usata da personaggi come James Dean, Brigitte Bardot, e soprattutto Picasso.
Tony Kospan
Copyright Tony Kopspan
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Parlare, in modo esauriente, di Picasso
uno dei massimi protagonisti dell’arte mondiale del ‘900
e della sua lunga ed incredibile carriera artistica
non è proprio possibile nell’ambito di un solo post.
Famiglia di saltimbanchi
Molti non lo amano perché ritengono
incomprensibile la sua arte
e pensano che si sia rifugiato nel “cubismo concettuale”
(nato dalla sua ricerca e sperimentazione pittorica),
solo per nascondere la sua incapacità di pittore.
Nulla di più falso!
Basta esaminare il suo periodo giovanile
che è nel solco della tradizione figurativa dell’800
(anche se si caratterizza per l’attenzione alle problematiche sociali)
e quello successivo, detto… “periodo rosa”,
per rendersi conto di quanto sia fuorviante quell’idea.
Il pasto del cieco
Inoltre dopo la fase del cubismo, che consisteva
principalmente nella raffigurazione del soggetto
contemporaneamente da più punti vista,
tornò spesso al figurativo.
Sua moglie Olga ballerina russa (foto e dipinto)
Questo post che ora ripropongo traccia un breve profilo
di una sua particolare emozione artistica
che lo accompagnò tutta la sua vita.
Picasso ed un collage di opere dei suoi vari periodi artistici
Fin da giovane Picasso
ebbe una specie di predilezione/ossessione
per un’opera di Manet…
e ciò lo portò a rivisitarla, a modo suo, molte volte.
.
.
(Malaga, 25 ottobre 1881 – Mougins, 8 aprile 1973)
LA COLAZIONE SULL’ERBA…
DA MANET (autoritratto)
a
.
LE RIVISITAZIONI DI PICASSO
DELLA MITICA OPERA DI MANET
a cura di Tony Kospan
.
Pablo Picasso
.
.
Sul retro di una busta della galleria Simon, forse nel 1932, Picasso scrive:
“Alla vista della Colazione sull’erba di Manet intravedo dolori futuri”.
Non è affatto frequente che l’artista rediga, direttamente di suo pugno, commenti sui pittori o sulle loro opere.
L’affermazione che abbiamo testé riportata riveste dunque un carattere ancor più eccezionale se si considera che è riferita ad un quadro specifico; tale dichiarazione proietta l’artista in un avvenire, sì indefinito, ma nel quale si annuncia con certezza un futuro incontro con l’opera di Manet.
1863 – Manet – La colazione sull’erba
Tra tutte le opere che Picasso sceglie per le sue cd. “varianti“, La colazione sull’erba è quella a lui più vicina da un punto di vista cronologico.
L’eco dello scandalo che questo quadro ha suscitato al Salon des Réfusés del 1863 non è molto lontana.
Manet è considerato un “antico maestro” moderno.
A detta di Georges Bataille, la modernità di Manet e questo suo essere “sovversivo” sono elementi di fondamentale importanza per Picasso il quale, fin dalla presentazione di Les Demoiselles d’Avignon nel 1907, si sente il continuatore proprio di questa linea di modernità e “sovversione” nell’arte.

Les Demoiselles d’Avignon
La colazione sull’erba è una tela in cui sono affrontate varie tematiche:
– 1 – Il riferimento ai maestri antichi in primo luogo.
Manet si è infatti ispirato al Concerto campestre di Tiziano, tela custodita presso il museo del Louvre e al Giudizio di Paride, incisione che Marcantonio Raimondi trae dall’analoga opera di Raffaello andata smarrita.

Concerto campestre – Tiziano
– 2 – Vi è poi il tema del nudo.
“A quanto pare, è necessario che io dipinga un nudo. Ebbene, ne farò uno“,
aveva dichiarato Manet ad Antonin Proust.
– 3 – Un altro tema affrontato è appunto quello del soggetto, pretesto per ogni sorta di esasperazione, “l’unica possibilità che abbiamo per giudicare questa come un’opera perfettamente casta è quella di immaginare, seduta nel bosco e circondata da studenti in giacca e berretto, una ragazza coperta soltanto dall’ombra delle foglie” (Ernest Chesneau, citato da Françoise Cachin in Manet, RMN, 1983).
– 4 – Ed infine, il tema relativo alla pittura di plein air (all’aria aperta) di cui quest’opera è, secondo Emile Zola, un esempio perfetto. “L’aspetto che emerge dal quadro, […] è proprio questo vasto insieme, questo angolo di natura dal vero resa con una semplicità così appropriata…”.
Tutte queste problematiche sono affrontate da Picasso in molte tele… in quanto negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale si dedicò con impegno a lavori «d’après»: ossia rivisitazioni, in chiave del tutto personale, di famosi quadri del passato quali «Las meninas» di Velazquez, «La colazione sull’erba» di Manet o «Le signorine in riva alla Senna» di Courbet.
Picasso è morto nel 1973 all’età di novantadue anni.
«Noncurante di quello che gli artisti hanno voluto dire, egli rapirà loro le forme di cui avrà via via bisogno come stimoli e provocazioni all’espressione della propria vitalità». Così Alberto Moravia interpretava le continue incursioni che Pablo Picasso faceva nei capolavori di pittori passati o presenti: un terreno di caccia, da cui tornare fiero, in compagnia di ricchi bottini.
Ma veniamo ora, a dimostrazione di quando su detto, a guardare alcuni dipinti… (ce ne sono anche altri) sue personali rivisitazioni… dell’opera di Manet:
IL PRIMO…
Pablo Picasso – Colazione sull’erba ispirata all’opera di Manet – 27 febbraio 1960
IL SECONDO
Pablo Picasso – Colazione sull’erba ispirata all’opera di Manet 3 marzo – 20 agosto 1960
IL TERZO
Pablo Picasso – Colazione sull’erba ispirata all’opera di Manet – 1961
IL QUARTO

Pablo Picasso – Colazione sull’erba ispirata all’opera di Manet, 13.3.1962
IL QUINTO
Pablo Picasso – Colazione sull’erba ispirata all’opera di Manet, 17 giugno 1962
IL SESTO
Pablo Picasso – Colazione sull’erba ispirata all’opera di Manet, 1964
FINE
Immagini e testi da vari siti web – Coordin., integraz., modifiche ed impaginaz. Orso Tony
IL GRUPPO DI CHI AMA VIVER L’ARTE…
INSIEME

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Sipario per Parade (partic.)
“Sipario per Parade”, lunga 17 metri e alta 11,
è la più grande pittura di Pablo Picasso.
L’opera, conservata al Centre George Pompidou di Parigi
viene esposta solo in rarissime occasioni (solo 3 in cento anni).

Autoritratto – Io il Re
L’opera fu creata da Picasso a Roma nel 1917 (quindi ha oltre 100 anni)
come scenario del balletto “Parade” di Erik Satie (da cui prende il nome)
che si tenne al Théâtre du Châtelet di Parigi nel maggio dello stesso anno.

Olga amata da Picasso e prima moglie
In quel periodo Picasso, insieme allo scrittore Jean Cocteaou,
si muoveva tra Napoli, Pompei e Roma rimanendo entusiasta
sia dalle vestigia antiche che delle atmosfere popolari.
A Roma incontrò e s’innamorò della ballerina russa Olga
che faceva parte del balletto.

Picasso a Napoli
Il dipinto rappresenta una grande casa con ballerine e animali che danno vita
ad un circo suggestivo, poetico, allegro ma nel contempo triste.
L’opera fa parte di quella notevole, per numero e qualità di opere (circa 300)
galleria di dipinti definita “Picasso et le cirque” in cui gli artisti circensi
mostrano il “languore di un circo senza pubblico” e cioè
gesti, piroette, espressioni e colori che sono uniti a momenti malinconici.

Famiglia di saltimbanchi
Orbene questa opera di recente è giunta a Napoli e,
con una complessa organizzazione per la sua salvaguardia,
è stata portata al 2° piano del Museo di Capodimonte,
per una mostra che si è tenuta prima lì e poi presso gli “Scavi di Pompei”.
Le mostre tenutesi in Italia nel 2017
hanno inteso festeggiare il centenario della permanenza
a Roma e a Napoli del grande artista.

Sipario per Parade
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.Tony Kospan
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LA PAGINA PER DARE COLORI ALLE TUE ORE

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Picasso
Non lasciare che il rumore delle opinioni altrui
soffochi la tua voce interiore.
(Steve Jobs)
Picasso – La pace
HO MESSO LA MIA ANIMA…
Margherita Guidacci
Ho messo la mia anima fra le tue mani.
Curvale a nido.
Essa non vuole altro che riposare in te.
Ma schiudile
se un giorno la sentirai fuggire.
Fa che siano allora come foglie
e come vento,
assecondando il suo volo.
E sappi che l’affetto nell’addio
non è minore che nell’incontro.
Rimane uguale e sarà eterno.
Ma diverse sono talvolta
le vie
da percorrere
in obbedienza al destino.
Picasso – Famiglia di saltimbanchi



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(Anna Identici – Quando m’innamoro)
Picasso – 2 donne che corrono sulla spiaggia
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