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Le immagini e gif più magiche e sognanti dedicate all’inverno ed alla neve 3 comments
Passi nella neve – Amore e mistero in questo racconto bello e suggestivo Leave a comment
Davvero un racconto bello e suggestivo
pieno di fascino… mistero e… amore.
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PASSI NELLA NEVE
Paola Mastrorilli
RACCONTO DEL MISTERO
La neve cadeva soffice, a coprire ogni cosa col suo manto di zucchero a velo ed io camminavo da sola lungo il selciato, seguendo le orme che io stessa avevo lasciato il giorno prima quando, in preda ai capricci di un dolore antico, avevo preso a camminare senza meta lungo i sentieri dei ricordi.
Il freddo era pungente e il dolore sferzante; chiudevo i pensieri in granelli di luce e li cospargevo per terra, come a voler concimare con essi il terreno.
Infagottata in un cappotto asfittico non smettevo di ricordare noi, i tuoi baci lievi sulle mie labbra turgide, le tue mani sfrenate a cercare nuovi angoli del corpo da far fremere, la tua voglia di danzare e danzare… assieme, io e te, da soli, al centro della foresta incantata, dalla neve sfiorata.
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E la neve cadeva soffice a rivestire gli alberi con pennellate di morbida ovatta.
Ed io passeggiavo da sola, ricalcando con la mente i nostri giorni assieme, schiudendo il lucchetto alla gioia dei sorrisi lanciati a briglia sciolte verso l’orizzonte e raccogliendo i granelli di dolore sparsi per terra per trasformarli in sogni nuovi.
Nutrivo la speranza di un domani diverso, tra le braccia di chi potesse amarmi, con l’assoluta certezza che sarei arrivata alla fine del sentiero, senza nemmeno accorgermene.
E lì, lo sapevo, avrei trovato un nuovo sole, al di là delle fronde, ad aspettarmi per farcire di tepore i pensieri e per cullare via le mie ore stanche.
Poi la neve smise di cadere e, tramutandosi in una pioggia catartica, si adagiò sui miei capelli bruni bagnandoli di essenza fresca e dolciastra; un tenue soffio di calore mi travolse, facendomi cadere lievemente sul terreno spugnoso e persi i sensi, per un istante solo.
Fu allora che mi voltai indietro e sentii il fiato mancare per un lungo scroscio di tempo.
Una mano eterea aveva sospinto via i pensieri e la mente, svuotata e solitaria, aveva soltanto smesso di correre lontano.
Lottando contro la luce che accecava la vista scorsi ciò che la mia mente non avrebbe mai osato nemmeno immaginare e mi parve di udire il cuore che si frantumava in mille frammenti: accanto alle mie impronte impresse sulla neve candida ve n’erano altre, eteree e appena tracciate sul manto di malinconica bambagia.
Sensualmente mi avvicinai e le sfiorai con le labbra assetate.
Con gesti antichi affondai il volto dipinto di lacrime sul terreno umido e freddo ed egli, vorace, le bevve via fino all’ultima, asciugando il pianto e riscaldando il cuore.
Poi alzai la testa verso la volta immensa che dominava dall’alto ogni mia singola emozione e ringraziai il cielo grigio, affidandogli preghiere tacite e parole d’amore sommesse.
Guardai per terra e vidi l’impronta delle orme amiche sbiadire piano, come se fosse bastato il mio dolore a colmarne il fondo.
Ma un alito di vento gelido soffiò sui miei pensieri e una voce remota ed impalpabile riecheggiò con forza estrema lungo i corridoi del cuore, svelandomi l’arcano: tu avevi camminato accanto a me per tutto il tempo, fino alla fine del sentiero e accanto a me saresti rimasto, lungo tutto il cammino della vita.
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DAL WEB – IMPAG. T.K.

CIAO DA TONY KOSPAN





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Dolcissimo video natalizio inneggiante alla neve ed all’inverno Leave a comment

Fantastico… sognante… dolce… nostalgico…
video musicale natalizio
con stupende immagini di neve ed invernali

Buona visione, buon ascolto…
e complimenti all'autrice

Tony Kospan
COMINCIA A NEVICARE – DELEDDA – RACCONTO POETICO E… RINFRESCANTE 2 comments

Non so da voi… ma qui continua il super caldo.
Ecco che allora anche solo l'idea della neve…
sembra poterci dare un pò di sollievo…
Quindi un racconto… come questo…
di una grandissima scrittirice…
potrebbe darci un pò di freschezza… almeno virtuale…. 

COMINCIA A NEVICARE
di Grazia Deledda
di Grazia Deledda

– Siamo tutti in casa? – domandò mio padre, rientrando una sera sul tardi, tutto intabarrato
e col suo fazzoletto di seta nera al collo. E dopo un rapido sguardo intorno si volse a chiudere
la porta col paletto e con la stanga, quasi fuori s'avanzasse una torma di ladri o di lupi.
Noi bambine gli si saltò intorno curiose e spaurite.
– Che c'è, che c'è?
– C'è che comincia a nevicare e ne avremo per tutta la notte e parecchi giorni ancora:
– Che c'è, che c'è?
– C'è che comincia a nevicare e ne avremo per tutta la notte e parecchi giorni ancora:
il cielo sembra il petto di un colombo.
– Bene – disse la piccola nonna soddisfatta. – Così crederete a quello che raccontavo poco fa.
Poco fa la piccola nonna, che per la sua statura e il suo viso roseo rassomigliava a noi bambine,
– Bene – disse la piccola nonna soddisfatta. – Così crederete a quello che raccontavo poco fa.
Poco fa la piccola nonna, che per la sua statura e il suo viso roseo rassomigliava a noi bambine,
ed era più innocente e buona di noi, raccontava per la millesima volta che un anno, quando anche lei era davvero bambina (nel mille, diceva il fratellino studente, già scettico e poco rispettoso della santa vecchiaia), una lunga nevicata aveva sepolto e quasi distrutto il paese.
– Quattordici giorni e quattordici notti nevicò di continuo, senza un attimo d'interruzione.
– Quattordici giorni e quattordici notti nevicò di continuo, senza un attimo d'interruzione.
Nei primi giorni i giovani e anche le donne più audaci uscivano di casa a cavallo
e calpestavano la neve nelle strade; e i servi praticavano qualche viottolo in mezzo a quelle montagne bianche ch'erano diventati gli orti ed i prati.
Ma poi ci si rinchiuse tutti in casa, più che per la neve,
per l'impressione che si trattasse di un avvenimento misterioso; un castigo divino.
Si cominciò a credere che la nevicata durasse in eterno, e ci seppellisse tutti,
entro le nostre case delle quali da un momento all'altro si aspettava il crollo.
Peccati da scontare ne avevamo tutti, anche i bambini che non rispettavano i vecchi
(questa è per te, signorino studente); e tutti si aveva anche paura di morire di fame.
– Potevate mangiare i teneri bambini, come nel mille – insiste lo studentello sfacciato.
– Va via, ti compatisco perché sei nell'età ingrata, – dice il babbo,
– Potevate mangiare i teneri bambini, come nel mille – insiste lo studentello sfacciato.
– Va via, ti compatisco perché sei nell'età ingrata, – dice il babbo,
che trova sempre una scusa per perdonare, – ma con queste cose qui non si scherza.
Vedrai che fior di nevicata avremo adesso.
Eppoi senti senti…
D'improvviso saliva dalla valle un muggito di vento che riempiva l'aria di terrore:
D'improvviso saliva dalla valle un muggito di vento che riempiva l'aria di terrore:
e noi bambine ci raccogliemmo intorno al babbo come per nasconderci sotto le ali del suo tabarro.
– Ho dimenticato una cosa: bisogna che vada fuori un momento – egli dice frugandosi in tasca.
– Vado io, babbo – grida imperterrito il ragazzo; ma la mamma, bianca in viso, ferma tutti con un gesto.
– No, no, per carità, adesso!
– Eppure è necessario – insiste il babbo preoccupato. – Ho dimenticato di comprare il tabacco.
Allora la mamma si rischiara in viso e va a cercare qualche cosa nell'armadio.
– Domani è Sant'Antonio; è la tua festa, ed io avevo pensato di regalarti…
Gli presenta una borsa piena di tabacco, ed egli s'inchina, ringrazia, dice che la gradisce come se fosse piena d'oro; intanto si lascia togliere dalle spalle il tabarro e siede a tavola per cenare.
La cena non è come al solito, movimentata e turbata da incidenti quasi sempre provocati dall'irrequietudine dei commensali più piccoli; tutti si sta fermi, quieti, intenti alle voci di fuori.
– Ma quando c'è questo gran vento, – dice la nonna – la nevicata non può essere lunga.
– Ho dimenticato una cosa: bisogna che vada fuori un momento – egli dice frugandosi in tasca.
– Vado io, babbo – grida imperterrito il ragazzo; ma la mamma, bianca in viso, ferma tutti con un gesto.
– No, no, per carità, adesso!
– Eppure è necessario – insiste il babbo preoccupato. – Ho dimenticato di comprare il tabacco.
Allora la mamma si rischiara in viso e va a cercare qualche cosa nell'armadio.
– Domani è Sant'Antonio; è la tua festa, ed io avevo pensato di regalarti…
Gli presenta una borsa piena di tabacco, ed egli s'inchina, ringrazia, dice che la gradisce come se fosse piena d'oro; intanto si lascia togliere dalle spalle il tabarro e siede a tavola per cenare.
La cena non è come al solito, movimentata e turbata da incidenti quasi sempre provocati dall'irrequietudine dei commensali più piccoli; tutti si sta fermi, quieti, intenti alle voci di fuori.
– Ma quando c'è questo gran vento, – dice la nonna – la nevicata non può essere lunga.
Quella volta…
Ed ecco che ricomincia a raccontare; ed i particolari terribili di quella volta aumentano la nostra ansia,
Ed ecco che ricomincia a raccontare; ed i particolari terribili di quella volta aumentano la nostra ansia,
che in fondo però ha qualche cosa di piacevole.
Pare di ascoltare una fiaba che da un momento all'altro può mutarsi in realtà.
Quello che sopratutto ci preoccupa è di sapere se abbiamo abbastanza per vivere,
Quello che sopratutto ci preoccupa è di sapere se abbiamo abbastanza per vivere,
nei giorni di clausura che si preparano.
– Il peggio è per il latte: con questo tempo non è facile averlo.
Ma la mamma dice che ha una grossa scatola di cacao: e la notizia fa sghignazzare di gioia il ragazzo,
– Il peggio è per il latte: con questo tempo non è facile averlo.
Ma la mamma dice che ha una grossa scatola di cacao: e la notizia fa sghignazzare di gioia il ragazzo,
che odia il latte.
Gli altri bambini non osano imitarlo; ma non si afferma che la notizia sia sgradita.
Anche perché si sa che oltre il cacao esiste una misteriosa riserva di cioccolata e,
in caso di estrema necessità, c'è anche un vaso di miele.
Delle altre cose necessarie alla vita non c'è da preoccuparsi.
Delle altre cose necessarie alla vita non c'è da preoccuparsi.
Di olio e vino, formaggio e farina, salumi e patate, e altre provviste, la cantina e la dispensa sono rigurgitanti.
E carbone e legna non mancano. Eravamo ricchi, allora, e non lo sapevamo.
– E adesso – dice nostro padre, alzandosi da tavola per prendere il suo posto accanto al fuoco – vi voglio raccontare la storia di Giaffà.
Allora vi fu una vera battaglia per accaparrarsi il posto più vicino a lui: e persino la voce del vento si tacque,
– E adesso – dice nostro padre, alzandosi da tavola per prendere il suo posto accanto al fuoco – vi voglio raccontare la storia di Giaffà.
Allora vi fu una vera battaglia per accaparrarsi il posto più vicino a lui: e persino la voce del vento si tacque,
per lasciarci ascoltare meglio.
Ma la nonnina, allarmata dal silenzio di fuori, andò a guardare dalla finestra di cucina,
e disse con inquietudine e piacere:- Questa volta mi pare che sia proprio come quell'altra.
Tutta la notte nevicò, e il mondo, come una grande nave che fa acqua,
parve sommergersi piano piano in questo mare bianco.
A noi pareva di essere entro la grande nave: si andava giù, nei brutti sogni, sepolti a poco a poco,
pieni di paura ma pure cullati dalla speranza in Dio.
E la mattina dopo, il buon Dio fece splendere un meraviglioso sole d'inverno sulla terra candida,
E la mattina dopo, il buon Dio fece splendere un meraviglioso sole d'inverno sulla terra candida,
ove i fusti dei pioppi parevano davvero gli alberi di una nave pavesata di bianco.

Ciao da Tony Kospan