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Stavolta sono i parrucchieri le vittime della Littizzetto.. ma sempre in modo divertente   Leave a comment

 



Un altro simpatico articolo della nostra Luciana che stavolta

se la prende con quello che è la croce e delizia delle donne

il mondo dei parrucchieri.


 

 



SU LA TESTA…
di Luciana Littizzetto…
 

 
 
 
 
 

 
 
 
C’è un segnale inequivocabile. Un’azione apparentemente innocua.
Un piccolo gesto che annuncia che… ok, hai cominciato finalmente a prendere la tua vita tra le mani.
 
 
 
 



 
 
 
 
è quando riesci a dire al tuo parrucchiere che il taglio che ti ha fatto fa schifo.
Che persino la cavia peruviana di tua cugina è pettinata meglio.
Che la frangia non te l’ha scalata, te l’ha mozzata come la coda di un mulo e che, per non dare nell’occhio, non ti rimane che ragliare.
 
 
 
 



 

 

 

Che se quella che ti ha fatto è una tinta, che vada pure a graffitare le metropolitane di Milano.
Che persino le siepi di agrifoglio tremerebbero all’idea di farsi potare da lui.

Prima o poi ci farò un libro: Lo Zen e l’arte di mandare a stendere il tuo parrucchiere.
Devo spiegarlo io?
I capelli di una donna sono il termometro della sua anima.
Quando una purilla sta male, cosa fa?

 

 

 

 
 
 
 
Va dal parrucchiere.
Prima ancora che dall’analista.
Mette quel che ha di più vuoto tra le mani del coiffeur e si abbandona fiduciosa.
E magari, all’improvviso l’incoscienza, gli dice la fatidica frase: «Fai tu».
Dire a un parrucchiere «fai tu» è un pò come decidere di fare boungee jumping senza elastico.
Armato solo del suo ego colossale, come un boia al patibolo, lui darà mano alle forbici e taglierà.
Tanto.
 
 
 

 

 


 

Quei bei tagli asimmetrici, sfilacciati, impettinabili, portabili al massimo in sfilata a Milano Collezioni.
E mentre mieterà e falcerà, ti dirà:
«Tesoro, sei bellissima.., ti mancano solo le ali per essere un angelo…»,
e tu penserai:
“Ho le scapole alate, andrà bene lo stesso???

 
 
 
 


 
 
 
 

E soprattutto:
“Quanto ci metterà mai un capello a ricrescere? Un mese? Un anno? Un decennio???
Meglio così, comunque, che scegliere l’acconciatura sfogliando quei tremendi giornali che trovi solo dai parrucchieri, stampati in una specie di segreta tipografia di categoria.
Un misto di teste a pera e tagli da Basil l’investigatopo.
E poi c’è il tocco finale.
Una volta bastava la lacca a inchiodarti le chiome come Marion Cunningham di Happy Days.
 
 
 
 


 

 

 

Adesso si va di gel, olio, schiuma, silico­ne…

E così esci dal negozio che ci hai i capelli unti come dopo una settimana di influenza.
 
 
 
 

 

 


CIAO DA TONY KOSPAN

 
 
 
 
 
testo dal web – impagnazione dell’Orso


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La Littizzetto stavolta se la prende.. ma sempre in modo divertente con i… parrucchieri   Leave a comment

 



Un altro simpatico articolo della nostra Luciana che stavolta

se la prende con quello che è la croce e delizia delle donne…

il mondo dei parrucchieri.


 

 



SU LA TESTA…
di Luciana Littizzetto…
 

 
 
 
 
 

 
 
 
C’è un segnale inequivocabile. Un’azione apparentemente innocua.
Un piccolo gesto che annuncia che… ok, hai cominciato finalmente a prendere la tua vita tra le mani.
 
 
 
 



 
 
 
 
è quando riesci a dire al tuo parrucchiere che il taglio che ti ha fatto fa schifo.
Che persino la cavia peruviana di tua cugina è pettinata meglio.
Che la frangia non te l’ha scalata, te l’ha mozzata come la coda di un mulo e che, per non dare nell’occhio, non ti rimane che ragliare.
 
 
 
 



 

 

 

Che se quella che ti ha fatto è una tinta, che vada pure a graffitare le metropolitane di Milano.
Che persino le siepi di agrifoglio tremerebbero all’idea di farsi potare da lui.

Prima o poi ci farò un libro: Lo Zen e l’arte di mandare a stendere il tuo parrucchiere.
Devo spiegarlo io?
I capelli di una donna sono il termometro della sua anima.
Quando una purilla sta male, cosa fa?

 

 

 

 
 
 
 
Va dal parrucchiere.
Prima ancora che dall’analista.
Mette quel che ha di più vuoto tra le mani del coiffeur e si abbandona fiduciosa.
E magari, all’improvviso l’incoscienza, gli dice la fatidica frase: «Fai tu».
Dire a un parrucchiere «fai tu» è un pò come decidere di fare boungee jumping senza elastico.
Armato solo del suo ego colossale, come un boia al patibolo, lui darà mano alle forbici e taglierà.
Tanto.
 
 
 

 

 


 

Quei bei tagli asimmetrici, sfilacciati, impettinabili, portabili al massimo in sfilata a Milano Collezioni.
E mentre mieterà e falcerà, ti dirà:
«Tesoro, sei bellissima.., ti mancano solo le ali per essere un angelo…»,
e tu penserai:
“Ho le scapole alate, andrà bene lo stesso???

 
 
 
 


 
 
 
 

E soprattutto:
“Quanto ci metterà mai un capello a ricrescere? Un mese? Un anno? Un decennio???
Meglio così, comunque, che scegliere l’acconciatura sfogliando quei tremendi giornali che trovi solo dai parrucchieri, stampati in una specie di segreta tipografia di categoria.
Un misto di teste a pera e tagli da Basil l’investigatopo.
E poi c’è il tocco finale.
Una volta bastava la lacca a inchiodarti le chiome come Marion Cunningham di Happy Days.
 
 
 
 


 

 

 

Adesso si va di gel, olio, schiuma, silico­ne…

E così esci dal negozio che ci hai i capelli unti come dopo una settimana di influenza.
 
 
 
 

 

 


CIAO DA TONY KOSPAN

 
 
 
 
 
testo dal web – impagnazione dell’Orso
 
 

 


 



 


 


 

litt

Non date nomi ridicoli ai vostri bambini! Gli strali della Littizzetto…   Leave a comment





Ecco un altro brano della nostra
mitica… graffiante… irriverente…
Luciana nazionale…

 
 
 






LA LITTIZZETTO CONTRO I NOMI RIDICOLI!



 

 

 

 

 

 

NON NOMINARE INVANO!

 

 

 Luciana Littizzetto
 
 
 
Adesso piange. La balenga. Quanto cervello sprecato…
Allo spiedo li farei, con le patatine tonde… lei e suo marito, quel plantigrado.
Hanno chiamato il figlio Leone e adesso che fa la prima elementare piangono perché i compagni di classe gli fanno tutto il giorno grrr grrr.
Ma pensa. Lunedì giocando agli esploratori l’hanno anche catturato e chiuso nel gabinetto. E adesso piangono tutti. Mamma, papà e figlio re della foresta.
Siccome non posso sempre farmi i fatti miei, vi chiedo un piacere. Personale.
Cari bandoleri stanchi e care Lady Marian.
Quando decidete di unire l’utero al dilettevole, mi fate un pochino di attenzione?
Potete mica chiamare la vostra creatura con un nome decente?
Non è che Leone sia brutto, ma è più da papa che da scolaro di prima elementare.
Io penso che il primo vero atto di responsabilità dei genitori nei confronti del figlio sia la scelta del nome.
Non del nido, della culla o del ciripà.
Vi prego: non infierite. La vita è già così complicata.
Non mi dite che quello che avete appioppiato al pupo è semplicemente il nome del nonno materno.
Non è affatto una giustificazione.
Se il povero nonno ha già avuto la sfiga di chiamarsi Sulpicio, perché vogliamo continuare a far soffrire il nipote?
Il mio amico Stefano di Roma ha chiamato il figlio Manfredi Galeazzo.
Che non fa rima con niente.
E la sorellina? Erbaluce. Almeno fossero di Caluso.
Ma ci sono anche i genitori temerari. Che azzardano il nome storico o mitologico.
Bravi. E se poi vostro figlio che avete battezzato Marcantonio vien su una mezza sega? A chi deve dire grazie? A voi due che vi chiamate Franca e Piero. Deficienti.
E quelli che danno il nome della ricorrenza? Mia zia è nata a Natale e l’han chiamata Natalina. Se fosse nata a Pasqua l’avrebbero chiamata Pasqualina. Ma se fosse venuta al mondo il giorno dei morti come l’avrebbero chiamata? Mortisia o Mortalì?
Vorrei inventare una legge che permetta ai figli, raggiunta l’età della ragione, di cambiare il nome ai genitori.
Così chi è stata chiamata Savana ribattezzerà sua madre Calcutta e saranno pari.
Ma è inutile sognare.
Qui in Italia sono anni che chiamiamo un prosciutto Gran Biscotto e nessuno fa una piega.
 
 
 

 

 

Brano tratto dal libro “La principessa sul pisello” di Luciana Littizzetto

 

 

 

CIAO DA TONY KOSPAN

 

 

 


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NON NOMINARE INVANO! – LA LITTIZZETTO ED I NOMI… RIDICOLI   Leave a comment

 
 

Ecco un altro brano della nostra
mitica… graffiante… irriverente…
 Luciana nazionale…

 
 
 

 

 

 

LA LITTIZZETTO
CONTRO I NOMI RIDICOLI!

 

 

 

 

 

NON NOMINARE INVANO!

 

 

 Luciana Littizzetto
 
 
 
Adesso piange. La balenga. Quanto cervello sprecato…
Allo spiedo li farei, con le patatine tonde… lei e suo marito, quel plantigrado.
Hanno chiamato il figlio Leone e adesso che fa la prima elementare piangono perché i compagni di classe gli fanno tutto il giorno grrr grrr.
Ma pensa. Lunedì giocando agli esploratori l’hanno anche catturato e chiuso nel gabinetto. E adesso piangono tutti. Mamma, papà e figlio re della foresta.
Siccome non posso sempre farmi i fatti miei, vi chiedo un piacere. Personale.
Cari bandoleri stanchi e care Lady Marian.
Quando decidete di unire l’utero al dilettevole, mi fate un pochino di attenzione?
Potete mica chiamare la vostra creatura con un nome decente?
Non è che Leone sia brutto, ma è più da papa che da scolaro di prima elementare.
Io penso che il primo vero atto di responsabilità dei genitori nei confronti del figlio sia la scelta del nome.
Non del nido, della culla o del ciripà.
Vi prego: non infierite. La vita è già così complicata.
Non mi dite che quello che avete appioppiato al pupo è semplicemente il nome del nonno materno.
Non è affatto una giustificazione.
Se il povero nonno ha già avuto la sfiga di chiamarsi Sulpicio, perché vogliamo continuare a far soffrire il nipote?
Il mio amico Stefano di Roma ha chiamato il figlio Manfredi Galeazzo.
Che non fa rima con niente.
E la sorellina? Erbaluce. Almeno fossero di Caluso.
Ma ci sono anche i genitori temerari. Che azzardano il nome storico o mitologico.
Bravi. E se poi vostro figlio che avete battezzato Marcantonio vien su una mezza sega? A chi deve dire grazie? A voi due che vi chiamate Franca e Piero. Deficienti.
E quelli che danno il nome della ricorrenza? Mia zia è nata a Natale e l’han chiamata Natalina. Se fosse nata a Pasqua l’avrebbero chiamata Pasqualina. Ma se fosse venuta al mondo il giorno dei morti come l’avrebbero chiamata? Mortisia o Mortalì?
Vorrei inventare una legge che permetta ai figli, raggiunta l’età della ragione, di cambiare il nome ai genitori.
Così chi è stata chiamata Savana ribattezzerà sua madre Calcutta e saranno pari.
Ma è inutile sognare.
Qui in Italia sono anni che chiamiamo un prosciutto Gran Biscotto e nessuno fa una piega.
 
 
 

 

 

Brano tratto dal libro “La principessa sul pisello” di Luciana Littizzetto

 

 

 

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LA LITTIZZETTO CONTRO I NOMI RIDICOLI!   4 comments

 
 

Ecco un altro brano della nostra
mitica irriverente Luciana nazionale…

 
 
 

 

 

 

LA LITTIZZETTO
CONTRO I NOMI RIDICOLI!

 

 

 

 

 

NON NOMINARE INVANO!

 

 

 Luciana Littizzetto
 
 
 
Adesso piange. La balenga. Quanto cervello sprecato…
Allo spiedo li farei, con le patatine tonde… lei e suo marito, quel plantigrado.
Hanno chiamato il figlio Leone e adesso che fa la prima elementare piangono perché i compagni di classe gli fanno tutto il giorno grrr grrr.
Ma pensa. Lunedì giocando agli esploratori l’hanno anche catturato e chiuso nel gabinetto. E adesso piangono tutti. Mamma, papà e figlio re della foresta.
Siccome non posso sempre farmi i fatti miei, vi chiedo un piacere. Personale.
Cari bandoleri stanchi e care Lady Marian.
Quando decidete di unire l’utero al dilettevole, mi fate un pochino di attenzione?
Potete mica chiamare la vostra creatura con un nome decente?
Non è che Leone sia brutto, ma è più da papa che da scolaro di prima elementare.
Io penso che il primo vero atto di responsabilità dei genitori nei confronti del figlio sia la scelta del nome.
Non del nido, della culla o del ciripà.
Vi prego: non infierite. La vita è già così complicata.
Non mi dite che quello che avete appioppiato al pupo è semplicemente il nome del nonno materno.
Non è affatto una giustificazione.
Se il povero nonno ha già avuto la sfiga di chiamarsi Sulpicio, perché vogliamo continuare a far soffrire il nipote?
Il mio amico Stefano di Roma ha chiamato il figlio Manfredi Galeazzo.
Che non fa rima con niente.
E la sorellina? Erbaluce. Almeno fossero di Caluso.
Ma ci sono anche i genitori temerari. Che azzardano il nome storico o mitologico.
Bravi. E se poi vostro figlio che avete battezzato Marcantonio vien su una mezza sega? A chi deve dire grazie? A voi due che vi chiamate Franca e Piero. Deficienti.
E quelli che danno il nome della ricorrenza? Mia zia è nata a Natale e l’han chiamata Natalina. Se fosse nata a Pasqua l’avrebbero chiamata Pasqualina. Ma se fosse venuta al mondo il giorno dei morti come l’avrebbero chiamata? Mortisia o Mortalì?
Vorrei inventare una legge che permetta ai figli, raggiunta l’età della ragione, di cambiare il nome ai genitori.
Così chi è stata chiamata Savana ribattezzerà sua madre Calcutta e saranno pari.
Ma è inutile sognare.
Qui in Italia sono anni che chiamiamo un prosciutto Gran Biscotto e nessuno fa una piega.
 
 
 

 

 

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LA LITTIZZETTO… LE FESTE DI NATALE… ED IL MASCHIO…   Leave a comment

 

 
 
LA LITTIZZETTO…
LE FESTE DI NATALE…
ED IL… MASCHIO
 

 

 
 
Un graffiante… ma non può che esser così…
brano della Luciana nazionale…
che ci parla proprio di questi giorni…
 
 
Certo è un pò femminista… ma…
esilarante come al solito A bocca aperta
 
 
 
 
LA LITTIZZETTO…
LE FESTE DI NATALE… ED IL MASCHIO… 
 
 
 
 
Anno nuovo.
Vita? Tendenzialmente identica.
Con qualche certezza in più. 
Tipo Cindy Crawford che nella pubblicità di un aspirapolvere ci fa sapere che detesta gli acari.
Fantastico. Doveva venire lei col suo neo dall’America a dircelo.
Pensare che noi invece andiamo pazze per gli acari.
Li alleviamo con orgoglio negli orli dei tappeti.
Con gioia lasciamo che si riproducano negli anfratti del camino.
Vai, Cindy… torna pure nell’Illinois e, se puoi, portati anche quella bietola di Richard Cere con le sue praline.
Che stanchezza. Non so più cosa sia la tolleranza.
Sarà stata la magia del Natale. Eh, sì. D’altra parte sono una donna…
E cosa fa una donna durante le feste? Si sfrange l’anima e il corpo.
Con una mano ritira la tredicesima e con l’altra paga le bollette, compra i regali ai figli, fa il presepe, addobba l’albero, salda la rata del riscaldamento, sistema le camere per i parenti, fa la spesa, prepara gli agnolotti, compra la stella di Natale
per la suocera, corre dalla parrucchiera, fa il pieno alla macchina, appende il vischio alla porta, cura l’acetone del figlio piccolo che si ammala sempre durante le feste,spedisce gli auguri di Natale ai colleghi del marito, mette a mollo le lenticchie, compra i petardi per il Capodanno e, per non perdere tempo, con una scopa legata al sedere, spazza il parquet.
 
E l’uomo? ‘Sto balengo?
Si mette il costume rosso e la barba bianca e fa Babbo Natale.
Stop. ‘Sto grandissimo minchione.

Poi gioca tutto il tempo coi figli e dice:
“La mamma di giocare non ne ha più voglia perché non è rimasta bambina come me!”.

 

Tu non sei rimasto bambino, amore mio invertebrato, sei rimasto cretino… capisci?
Certo.. son quelle tre o quattro letterine che però fanno la differenza.
Per te, tesoro mio, il massimo della trasgressione è dormire senza mutande…
lo sai, fragolina mia di bosco, che sei un uomo di seconda scelta?
Sei come il prosciutto di spalla coi polifosfati.
A mangiarlo non è che muori, ma a lungo andare ti danneggi la salute.
 
Ah, dimenticavo.
Le vedi quelle corna scintillanti rimaste sotto l’albero?
Sono per te!
 
 
 
 
 
DAL WEB… IMPAGINAZ. T.K.
 
 
CIAO DA TONY KOSPAN 
 
 
 
 
PSICHE E SOGNO
IL SALOTTO CULTURALE DI FCB
 
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