Archivio per l'etichetta ‘letteratura del ‘900’
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Come ricordare uno dei grandissimi della Letteratura mondiale e certamente tra i più amati e rinomati scrittori del Sudamerica?
Morto? Sì certo ma le sue opere sono più vive che mai e non cesseranno di entusiasmare e far sognare i lettori.
Quando è morto qualche anno fa… si è scatenato (giustamente) un bombardamento mediatico mondiale per cui è molto difficile ora dire cose nuove.
Mi limiterò quindi a
– dire 2 parole sulla sua attività letteraria,
– proporre un brano del suo mitico libro amato in tutto il mondo e
– proporre un interessante video.

(Aracataca 6.3.1927 – Città del Messico 17.4.2014)
GABRIEL GARCIA MARQUEZ
Cent’anni di solitudine è il libro che nel ’67 gli diede la fama mondiale ma la sua opera letteraria è composta anche da 11 romanzi e tanti racconti ed articoli.

Lo scrittore colombiano aderiva alla corrente definita “Realismo magico” e se pensiamo che il padre era un telegrafista e la madre una “maga” ecco che forse possiamo intuire da dove nascono le atmosfere che egli trasferisce nei suoi scritti.
Certo quelle descritte nei suoi romanzi sono atmosfere surreali… sognanti… così come i suoi personaggi ma ne scrive in modo tale che al lettore sfugge il punto di confine tra realtà e fantasia.
Nel 1982 è stato insignito del Premio Nobel

UN BREVE BRANO DA… CENT’ANNI DI SOLITUDINE
“Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendìa si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio.
Macondo era allora un villaggio di venti case di argilla e di canna selvatica costruito sulla riva di un fiume dalle acque diafane che rovinavano per un letto di pietre levigate, bianche ed enormi come uova preistoriche. Il mondo era così recente, che molte cose erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle col dito”
“Taciturno, silenzioso, insensibile al nuovo soffio di vitalità che faceva tremare la casa, il colonnello Aureliano Buendìa comprese a malapena che il segreto di una buona vecchiaia non è altro che un patto onesto con la solitudine”
“Allora saltò oltre per precorrere le predizioni e appurare la data e le circostanze della sua morte.
Tuttavia, prima di arrivare al verso finale, aveva già compreso che non sarebbe mai più uscito da quella stanza, perché era previsto che la città degli specchi (o degli specchietti) sarebbe stata spianata dal vento e bandita dalla memoria degli uomini nell’istante in cui Aureliano Babilonia avesse terminato di decifrare le pergamene, e che tutto quello che vi era scritto era irripetibile da sempre e per sempre, perché le stirpi condannate a cent’anni di solitudine non avevano una seconda opportunità sulla terra”
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CENT’ANNI DI SOLITUDINE – UN’INTERESSANTE VIDEO LETTURA
Tony Kospan
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Da giovane ho conosciuto Vasco Pratolini,
grande scrittore fiorentino dallo stile semplice ma umanissimo,
attraverso la lettura dei suoi romanzi.
LA POETICA NEOREALISTA

Stile semplice dicevo…
ma in realtà si tratta di una grande capacità d’immersione,
con naturalezza, nella realtà popolare certo molto fiorentina,
ma nel contempo anche universale.

Vasco Pratolini (Firenze 19.10.1913 – Roma 12.1.1991)
Nelle sue opere colpiscono infatti
i reali dialoghi delle persone normali,
le speranze della gente umile e senza pretese
ma pure i loro amori e le loro passioni.
.
Per questo molto bella ed aderente al vero
mi appare la definizione di
“scrittore dei baci sulla bocca, dei baci rubati agli angoli della strada”
letta nel web.

Ma perché era così attratto da questo mondo?
Soprattutto perché era proprio quello il suo mondo,
essendo molto umili le sue origini,
benché poi fin da ragazzo fosse attratto dalle letture.

BREVE BIOGRAFIA
Persa la madre quand’era piccolo,
fu allevato dai nonni materni
e da giovanetto fece vari mestieri.
Poi iniziò a lavorare in una tipografia
ma qui già sognava di dedicarsi alla scrittura.

Grazie al pittore Ottone Rosai
iniziò a scrivere sulla rivista “Il bargello”
e con Alfonso Gatto, poeta salernitano,
creò la rivista “Campo di Marte”
poi soppressa dal regime fascista.
Partecipò alla Resistenza e dopo la guerra, nel 1948,
si trasferì a Napoli, dove visse sino al 1951.

Questi ultimi furono gli anni per lui più intensi
in quanto scrisse alcune tra le sue opere più belle
e collaborò alla sceneggiatura di alcuni mitici film neorealisti
come Paisà di Roberto Rossellini,
Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti,
Le quattro giornate di Napoli di Nanni Loy etc.

Nel 1952 si trasferì a Roma, da dove non si allontanerà più.
Lì scrisse altri bei romanzi
e partecipò fino alla fine alla vita intellettuale italiana
che aveva, all’epoca, il suo fulcro nella capitale.

Vediamo ora una scena del film girato da Carlo Lizzani nel 1953
nato da uno dei suoi più noti romanzi
che ci consente di conoscere le tipiche “atmosfere”
narrate dallo scrittore fiorentino.
.
IL VIDEO


.
.
Alcune tra le sue opere più note:
Le amiche(1943), Il quartiere(1944), Cronaca familiare(1947), Cronache di poveri amanti(1947), Le ragazze di San Frediano(1949), La domenica della povera gente (1952), Metello (1955) Diario sentimentale (1956) e Lo scialo (1960)
Tony Kospan
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Da giovanetto ho conosciuto Vasco Pratolini,
grande scrittore fiorentino dallo stile semplice ma umanissimo,
attraverso la lettura dei suoi romanzi.
LA POETICA NEOREALISTA

Stile semplice dicevo…
ma in realtà si tratta di una grande capacità d’immersione,
con naturalezza, nella realtà popolare certo molto fiorentina,
ma nel contempo anche universale.

Vasco Pratolini (Firenze 19.10.1913 – Roma 12.1.1991)
Nelle sue opere colpiscono infatti
i reali dialoghi delle persone normali,
le speranze della gente umile e senza pretese
ma pure i loro amori e le loro passioni…
.
Per questo molto bella ed aderente al vero
mi appare la definizione di
“scrittore dei baci sulla bocca, dei baci rubati agli angoli della strada”
letta nel web.

Ma perché era così attratto da questo mondo?
Soprattutto perché era proprio quello il suo mondo,
essendo molto umili le sue origini,
benché poi fin da ragazzo fosse attratto dalle letture .

BREVE BIOGRAFIA
Persa la madre quand’era piccolo,
fu allevato dai nonni materni
e da giovanetto fece vari mestieri.
Poi iniziò a lavorare in una tipografia
ma qui già sognava di dedicarsi alla scrittura.

Grazie al pittore Ottone Rosai
iniziò a scrivere sulla rivista “Il bargello”
e con Alfonso Gatto, poeta salernitano,
creò la rivista “Campo di Marte”
poi soppressa dal regime fascista.
Partecipò alla Resistenza e dopo la guerra, nel 1948,
si trasferì a Napoli, dove visse sino al 1951.

Questi ultimi furono gli anni per lui più intensi
in quanto scrisse alcune tra le sue opere più belle
e collaborò alla sceneggiatura di alcuni mitici film neorealisti
come Paisà di Roberto Rossellini,
Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti,
Le quattro giornate di Napoli di Nanni Loy etc.

Nel 1952 si trasferì a Roma, da dove non si allontanerà più.
Lì scrisse altri bei romanzi
e partecipò fino alla fine alla vita intellettuale italiana
che aveva, all’epoca, il suo fulcro nella capitale.

Vediamo ora una scena del film girato da Carlo Lizzani nel 1953
nato da uno dei suoi più noti romanzi…
che ci consente di conoscere le tipiche “atmosfere”
narrate dallo scrittore fiorentino.
.
IL VIDEO


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Alcune tra le sue opere più note:
Le amiche(1943), Il quartiere(1944), Cronaca familiare(1947), Cronache di poveri amanti(1947), Le ragazze di San Frediano(1949), La domenica della povera gente (1952), Metello (1955) Diario sentimentale (1956) e Lo scialo (1960)
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E’ stato uno dei più noti ed apprezzati
esponenti della corrente poetica
definita dell’ermetismo
BREVE BIOGRAFIA
Dopo esser vissuto in diverse citta siciliane
seguendo il padre capostazione
s’iscrive alla facoltà d’Ingegneria a Roma.
Presto però la lascia per lavorare come tecnico
girando per varie regioni ma è a Firenze
che, grazie al supporto del cognato Elio Vittorini,
pubblica la sua prima raccolta di poesie “Acque e terre”.

Modica 20.8.1901 – Napoli 14.6.1968
.
.
Ciò gli consente d’esser subito riconosciuto
come uno dei maggiori rappresentati dell’Ermetismo.
Trasferitosi a Milano inizia con successo l’attività
di traduttore dei grandi poeti dell’Antica Grecia.
Seguono diversi libri di poesie in cui forte appare
l’omaggio alla Resistenza ed il suo impegno civile.
Nel 1959 riceve il premio Nobel per la letteratura.
Salvatore Quasimodo con la principessa Margaretha di Svezia per il Nobel
.
.
LA SUA POETICA
I suoi versi, oltre a rievocare i colori mediterranei
della sua gioventù, evidenziano le inquietudini,
le incertezze e le contraddizioni della moderna società.
Le sue poesie, spesso brevi, presentano versi intensi,
forti, decisi ma anche ricchi di metafore e simboli.
In lui appare concreto il desiderio di contribuire,
con le sue opere, ad una nuova società
in cui prevalgano pace e solidarietà umana.
Il suo approdo all’ermetismo non avvenne
a tavolino o per un ragionamento
bensì in modo naturale e spontaneo.
E’ considerato tra i grandi poeti italiani del ‘900.
ALCUNE SUE NOTE POESIE
.
.
.
.
ESTATE
Cicale, sorelle, nel sole
con voi mi nascondo
nel folto dei pioppi
e aspetto le stelle.
SPECCHIO
Ed ecco sul tronco
si rompono gemme:
un verde più nuovo dell’erba
che il cuore riposa:
il tronco pareva già morto,
piegato sul declivio
E tutto mi sa di miracolo;
e sono quell’acqua di nube
che oggi rispecchia nei fossi
più azzurro il suo pezzo di cielo,
quel verde che spacca la scorza
che pure stanotte non c’era.
Dipinto di C. C. Curran
VOGLIO PENSARE AL CUORE CHE HAI
Voglio pensare al cuore che hai mentre danzi,
e scavi le braccia
e il capo sollevi come a donarti intera all’aria.
Quel cuore io cerco;
con esso raggiungerai il gesto preciso
che ti farà alta nell’arte che ami,
e per la quale, come me, consumi ogni fuoco.
Ma come sei distante nel tempo!
Mi pare talvolta,
e lo temo fino all’angoscia nella mia solitudine di uomo,
che tu possa scomparire
come sei apparsa improvvisamente quella sera
con un po’ di fuoco nei capelli e sulla fronte.
Penso anche che andrai ora dove non posso vederti,
ancora più distaccata da me.
La memoria mi aiuterà a soffrire ancor più;
perché in fondo noi siamo della razza di coloro
che hanno per legge questa assidua pena
di cercare armonia
conquistando il dolore.
ALLE FRONDE DEI SALICI
E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.
NON HO PERDUTO NULLA
Sono ancora qui, il sole gira
alle spalle come un falco e la terra
ripete la mia voce nella tua.
E ricomincia il tempo visibile
nell’occhio che riscopre la luce.
Non ho perduto nulla.
Perdere è andare di là
da un diagramma del cielo
lungo movimenti di sogni, un fiume
pieno di foglie.
.
ED E’ SUBITO SERA
Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera
Quasimodo con Neruda
F I N E
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Copyright Tony Kospan
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Morto? Sì certo ma le sue opere sono più vive che mai e non cesseranno di entusiasmare e far sognare i lettori.
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– dire 2 parole sulla sua attività letteraria,
– proporre un brano del suo mitico libro amato in tutto il mondo e
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(Aracataca 6.3.1927 – Città del Messico 17.4.2014)
GABRIEL GARCIA MARQUEZ
Cent’anni di solitudine è il libro che nel ’67 gli diede la fama mondiale ma la sua opera letteraria è composta anche da 11 romanzi e tanti racconti ed articoli.

Lo scrittore colombiano aderiva alla corrente definita “Realismo magico” e se pensiamo che il padre era un telegrafista e la madre una “maga” ecco che forse possiamo intuire da dove nascono le atmosfere che egli trasferisce nei suoi scritti.
Certo quelle descritte nei suoi romanzi sono atmosfere surreali… sognanti… così come i suoi personaggi ma ne scrive in modo tale che al lettore sfugge il punto di confine tra realtà e fantasia.
Nel 1982 è stato insignito del Premio Nobel

UN BREVE BRANO DA… CENT’ANNI DI SOLITUDINE
“Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendìa si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio.
Macondo era allora un villaggio di venti case di argilla e di canna selvatica costruito sulla riva di un fiume dalle acque diafane che rovinavano per un letto di pietre levigate, bianche ed enormi come uova preistoriche. Il mondo era così recente, che molte cose erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle col dito”
“Taciturno, silenzioso, insensibile al nuovo soffio di vitalità che faceva tremare la casa, il colonnello Aureliano Buendìa comprese a malapena che il segreto di una buona vecchiaia non è altro che un patto onesto con la solitudine”
“Allora saltò oltre per precorrere le predizioni e appurare la data e le circostanze della sua morte.
Tuttavia, prima di arrivare al verso finale, aveva già compreso che non sarebbe mai più uscito da quella stanza, perché era previsto che la città degli specchi (o degli specchietti) sarebbe stata spianata dal vento e bandita dalla memoria degli uomini nell’istante in cui Aureliano Babilonia avesse terminato di decifrare le pergamene, e che tutto quello che vi era scritto era irripetibile da sempre e per sempre, perché le stirpi condannate a cent’anni di solitudine non avevano una seconda opportunità sulla terra”
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Dopo esser vissuto in diverse citta siciliane
seguendo il padre capostazione
s’iscrive alla facoltà d’Ingegneria a Roma.
Presto però la lascia per lavorare come tecnico
girando per varie regioni ma è a Firenze
che, grazie al supporto del cognato Elio Vittorini,
pubblica la sua prima raccolta di poesie “Acque e terre”.

Modica 20.8.1901 – Napoli 14.6.1968
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Ciò gli consente d’esser subito riconosciuto
come uno dei maggiori rappresentati dell’Ermetismo.
Trasferitosi a Milano inizia con successo l’attività
di traduttore dei grandi poeti dell’Antica Grecia.
Seguono diversi libri di poesie in cui forte appare
l’omaggio alla Resistenza ed il suo impegno civile.
Nel 1959 riceve il premio Nobel per la letteratura.
Salvatore Quasimodo con la principessa Margaretha di Svezia per il Nobel
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LA SUA POETICA
I suoi versi, oltre a rievocare i colori mediterranei
della sua gioventù, evidenziano le inquietudini,
le incertezze e le contraddizioni della moderna società.
Le sue poesie, spesso brevi, presentano versi intensi,
forti, decisi ma anche ricchi di metafore e simboli.
In lui appare concreto il desiderio di contribuire,
con le sue opere, ad una nuova società
in cui prevalgano pace e solidarietà umana.
Il suo approdo all’ermetismo non avvenne
a tavolino o per un ragionamento
bensì in modo naturale e spontaneo.
E’ considerato tra i grandi poeti italiani del ‘900.
ALCUNE SUE NOTE POESIE
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ESTATE
Cicale, sorelle, nel sole
con voi mi nascondo
nel folto dei pioppi
e aspetto le stelle.
SPECCHIO
Ed ecco sul tronco
si rompono gemme:
un verde più nuovo dell’erba
che il cuore riposa:
il tronco pareva già morto,
piegato sul declivio
E tutto mi sa di miracolo;
e sono quell’acqua di nube
che oggi rispecchia nei fossi
più azzurro il suo pezzo di cielo,
quel verde che spacca la scorza
che pure stanotte non c’era.
Dipinto di C. C. Curran
VOGLIO PENSARE AL CUORE CHE HAI
Voglio pensare al cuore che hai mentre danzi,
e scavi le braccia
e il capo sollevi come a donarti intera all’aria.
Quel cuore io cerco;
con esso raggiungerai il gesto preciso
che ti farà alta nell’arte che ami,
e per la quale, come me, consumi ogni fuoco.
Ma come sei distante nel tempo!
Mi pare talvolta,
e lo temo fino all’angoscia nella mia solitudine di uomo,
che tu possa scomparire
come sei apparsa improvvisamente quella sera
con un po’ di fuoco nei capelli e sulla fronte.
Penso anche che andrai ora dove non posso vederti,
ancora più distaccata da me.
La memoria mi aiuterà a soffrire ancor più;
perché in fondo noi siamo della razza di coloro
che hanno per legge questa assidua pena
di cercare armonia
conquistando il dolore.
ALLE FRONDE DEI SALICI
E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.
NON HO PERDUTO NULLA
Sono ancora qui, il sole gira
alle spalle come un falco e la terra
ripete la mia voce nella tua.
E ricomincia il tempo visibile
nell’occhio che riscopre la luce.
Non ho perduto nulla.
Perdere è andare di là
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lungo movimenti di sogni, un fiume
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Da giovanetto ho conosciuto Vasco Pratolini,
grande scrittore fiorentino dallo stile semplice ma umanissimo,
attraverso la lettura dei suoi romanzi.
LA POETICA NEOREALISTA

Stile semplice dicevo…
ma in realtà si tratta di una grande capacità d’immersione,
con naturalezza, nella realtà popolare certo molto fiorentina,
ma nel contempo anche universale.

Vasco Pratolini (Firenze 19.10.1913 – Roma 12.1.1991)
Nelle sue opere colpiscono infatti
i reali dialoghi delle persone normali,
le speranze della gente umile e senza pretese
ma pure i loro amori e le loro passioni…
.
Per questo molto bella ed aderente al vero
mi appare la definizione di
“scrittore dei baci sulla bocca, dei baci rubati agli angoli della strada”
letta nel web.

Ma perché era così attratto da questo mondo?
Soprattutto perché era proprio quello il suo mondo,
essendo molto umili le sue origini,
benché poi fin da ragazzo fosse attratto dalle letture .

BREVE BIOGRAFIA
Persa la madre quand’era piccolo,
fu allevato dai nonni materni
e da giovanetto fece vari mestieri.
Poi iniziò a lavorare in una tipografia
ma qui già sognava di dedicarsi alla scrittura.

Grazie al pittore Ottone Rosai
iniziò a scrivere sulla rivista “Il bargello”
e con Alfonso Gatto, poeta salernitano,
creò la rivista “Campo di Marte”
poi soppressa dal regime fascista.
Partecipò alla Resistenza e dopo la guerra, nel 1948,
si trasferì a Napoli, dove visse sino al 1951.

Questi ultimi furono gli anni per lui più intensi
in quanto scrisse alcune tra le sue opere più belle
e collaborò alla sceneggiatura di alcuni mitici film neorealisti
come Paisà di Roberto Rossellini,
Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti,
Le quattro giornate di Napoli di Nanni Loy etc.

Nel 1952 si trasferì a Roma, da dove non si allontanerà più.
Lì scrisse altri bei romanzi
e partecipò fino alla fine alla vita intellettuale italiana
che aveva, all’epoca, il suo fulcro nella capitale.

Vediamo ora una scena del film girato da Carlo Lizzani nel 1953
nato da uno dei suoi più noti romanzi…
che ci consente di conoscere le tipiche “atmosfere”
narrate dallo scrittore fiorentino.
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Alcune tra le sue opere più note:
Le amiche(1943), Il quartiere(1944), Cronaca familiare(1947), Cronache di poveri amanti(1947), Le ragazze di San Frediano(1949), La domenica della povera gente (1952), Metello (1955) Diario sentimentale (1956) e Lo scialo (1960)
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seguendo il padre capostazione
s'iscrive alla facoltà d'Ingegneria a Roma.
Presto però la lascia per lavorare come tecnico
girando per varie regioni ma è a Firenze
che, grazie al supporto del cognato Elio Vittorini,
pubblica la sua prima raccolta di poesie “Acque e terre”.

Modica 20.8.1901 – Napoli 14.6.1968
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Ciò gli consente d'esser subito riconosciuto
come uno dei maggiori rappresentati dell'Ermetismo.
Trasferitosi a Milano inizia con successo l'attività
di traduttore dei grandi poeti dell'Antica Grecia.
Seguono diversi libri di poesie in cui forte appare
l'omaggio alla Resistenza ed il suo impegno civile.
Nel 1959 riceve il premio Nobel per la letteratura.
Salvatore Quasimodo con la principessa Margaretha di Svezia per il Nobel
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LA SUA POETICA
I suoi versi, oltre a rievocare i colori mediterranei
della sua gioventù, evidenziano le inquietudini,
le incertezze e le contraddizioni della moderna società.
Le sue poesie, spesso brevi, presentano versi intensi,
forti, decisi ma anche ricchi di metafore e simboli.
In lui appare concreto il desiderio di contribuire,
con le sue opere, ad una nuova società
in cui prevalgano pace e solidarietà umana.
Il suo approdo all'ermetismo non avvenne
a tavolino o per un ragionamento
bensì in modo naturale e spontaneo.
E' considerato tra i grandi poeti italiani del '900.
ALCUNE SUE NOTE POESIE
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ESTATE
Cicale, sorelle, nel sole
con voi mi nascondo
nel folto dei pioppi
e aspetto le stelle.
SPECCHIO
Ed ecco sul tronco
si rompono gemme:
un verde più nuovo dell'erba
che il cuore riposa:
il tronco pareva già morto,
piegato sul declivio
E tutto mi sa di miracolo;
e sono quell'acqua di nube
che oggi rispecchia nei fossi
più azzurro il suo pezzo di cielo,
quel verde che spacca la scorza
che pure stanotte non c'era.
Dipinto di C. C. Curran
VOGLIO PENSARE AL CUORE CHE HAI
Voglio pensare al cuore che hai mentre danzi,
e scavi le braccia
e il capo sollevi come a donarti intera all’aria.
Quel cuore io cerco;
con esso raggiungerai il gesto preciso
che ti farà alta nell’arte che ami,
e per la quale, come me, consumi ogni fuoco.
Ma come sei distante nel tempo!
Mi pare talvolta,
e lo temo fino all’angoscia nella mia solitudine di uomo,
che tu possa scomparire
come sei apparsa improvvisamente quella sera
con un po’ di fuoco nei capelli e sulla fronte.
Penso anche che andrai ora dove non posso vederti,
ancora più distaccata da me.
La memoria mi aiuterà a soffrire ancor più;
perché in fondo noi siamo della razza di coloro
che hanno per legge questa assidua pena
di cercare armonia
conquistando il dolore.
ALLE FRONDE DEI SALICI
E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.
NON HO PERDUTO NULLA
Sono ancora qui, il sole gira
alle spalle come un falco e la terra
ripete la mia voce nella tua.
E ricomincia il tempo visibile
nell’occhio che riscopre la luce.
Non ho perduto nulla.
Perdere è andare di là
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lungo movimenti di sogni, un fiume
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Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
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Da giovanetto ho conosciuto Vasco Pratolini,
grande scrittore fiorentino dallo stile semplice ma umanissimo,
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Stile semplice dicevo…
ma in realtà si tratta di una grande capacità d’immersione,
con naturalezza, nella realtà popolare certo molto fiorentina,
ma nel contempo anche universale.

Vasco Pratolini (Firenze 19.10.1913 – Roma 12.1.1991)
Nelle sue opere colpiscono infatti
i reali dialoghi delle persone normali,
le speranze della gente umile e senza pretese
ma pure i loro amori e le loro passioni…
.
Per questo molto bella ed aderente al vero
mi appare la definizione di
“scrittore dei baci sulla bocca, dei baci rubati agli angoli della strada”
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Ma perché era così attratto da questo mondo?
Soprattutto perché era proprio quello il suo mondo,
essendo molto umili le sue origini,
benché poi fin da ragazzo fosse attratto dalle letture .

BREVE BIOGRAFIA
Persa la madre quand’era piccolo,
fu allevato dai nonni materni
e da giovanetto fece vari mestieri.
Poi iniziò a lavorare in una tipografia
ma qui già sognava di dedicarsi alla scrittura.

Grazie al pittore Ottone Rosai
iniziò a scrivere sulla rivista “Il bargello”
e con Alfonso Gatto, poeta salernitano,
creò la rivista “Campo di Marte”
poi soppressa dal regime fascista.
Partecipò alla Resistenza e dopo la guerra, nel 1948,
si trasferì a Napoli, dove visse sino al 1951.

Questi ultimi furono gli anni per lui più intensi
in quanto scrisse alcune tra le sue opere più belle
e collaborò alla sceneggiatura di alcuni mitici film neorealisti
come Paisà di Roberto Rossellini,
Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti,
Le quattro giornate di Napoli di Nanni Loy etc.

Nel 1952 si trasferì a Roma, da dove non si allontanerà più.
Lì scrisse altri bei romanzi
e partecipò fino alla fine alla vita intellettuale italiana
che aveva, all’epoca, il suo fulcro nella capitale.

Vediamo ora una scena del film girato da Carlo Lizzani nel 1953
nato da uno dei suoi più noti romanzi…
che ci consente di conoscere le tipiche “atmosfere”
narrate dallo scrittore fiorentino.
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IL VIDEO


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Alcune tra le sue opere più note:
Le amiche(1943), Il quartiere(1944), Cronaca familiare(1947), Cronache di poveri amanti(1947), Le ragazze di San Frediano(1949), La domenica della povera gente (1952), Metello (1955) Diario sentimentale (1956) e Lo scialo (1960)
Tony Kospan
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