Archivio per l'etichetta ‘italia anni 60’

La canzone di cui parlerò, in questa libera antologia
delle canzoni della nostra memoria,
è di Nunzio Gallo
SEDICI ANNI
ATMOSFERE E NOTE… DI UN TEMPO
a cura di Tony Kospan
Una canzone che all’epoca (1961/1962)
vendette oltre un milione di copie, ma che ora,
per una strano negativo influsso,
sembra scomparsa quasi del tutto, perfino dal web.
Dico questo perché non m’aspettavo proprio
di dover “faticare” tanto per trovar notizie e musica.
(c’è anche un’altra del tutto diversa canzone del 1951
con lo stesso titolo… cantata da Achille Togliani ).
Qualcosa però son riuscito a recuperare e dunque spero,
nel mio piccolo, di poter, anche se solo in minima parte,
colmare la grave lacuna.
Sì perché la canzone, a mio parere, è delicata e dolce
sia come testo che come musica e l’interpretazione di Nunzio Gallo,
decisamente elegante e raffinata.
Dicevo che la canzone è del 1961, scritta da Aurelio Fierro,
e, per confermare la grandezza del suo successo,
vinse pure la Canzonissima di quell’anno
e fu anche la più gettonata nei mitici juke box (li ricordate?).
Prima di passare all’ascolto della canzone
immergiamoci per un attimo nell’atmosfera di quell’anno.
Siamo nel 1961
l’anno del primo uomo nello spazio… Jurij Gagarin.

dei successi di Classius Clay nella boxe

Cassius Clay
ed anche del centenario dell’unità d’Italia che viene ricordato
con varie manifestazioni,
soprattutto a Torino, ed a cui partecipai.


jukebox
Foto di gruppo dei partecipanti al Festival di Sanremo del 1961.
Ma torniamo alla canzone.
E’ giunto il momento di ascoltarla o riascoltarla in questo video.
,
,
,
,
,
.
ARTE MUSICA POESIA HUMOUR
ETC NEL GRUPPO DI FB
Mi piace:
Mi piace Caricamento...
E’ un testo molto noto nel web…
(qui però con diverse mie modifiche ed alcuni aggiornamenti)
ma che ogni tanto mi sembra sia utile riproporre,
sia per coloro che quegli anni li hanno vissuti
che per i giovani d’oggi che sanno ben poco
dell’atmosfera e della realtà dei loro padri o meglio… nonni.
COME ERAVAMO… NOI RAGAZZI DEGLI ANNI 50 e 60
Da bambini, andavamo in macchina (quelli che avevano la fortuna di averla) senza cinture di sicurezza e senza airbag!
I flaconi dei medicinali non avevano delle chiusure particolari.
Bevevamo l’acqua dalle fontanelle, ma anche dalle canne del giardino o dove capitava.
Andavamo in bicicletta senza casco.
Passavamo dei pomeriggi a costruirci i nostri “carri giocattolo”.
Ci lanciavamo dalle discese e dimenticavamo di non avere i freni fino a quando non ci sfracellavamo contro un albero o un marciapiede.
E dopo numerosi incidenti, imparavamo a risolvere il problema… noi da soli!
Quando non dovevamo andare a scuola uscivamo da casa al mattino e giocavamo tutto il giorno.
I nostri genitori non sapevano esattamente dove fossimo, però, nonostante ciò, sapevano che non eravamo in pericolo.
Non esistevano i cellulari per chiamarci… controllarci.
Incredibile!!
Ci procuravamo delle abrasioni, ci rompevamo le ossa o i denti… e non c’erano mai denunce, erano soltanto incidenti: nessuno ne aveva colpa.
Avevamo delle liti, a volte dei lividi.
E anche se ci facevano male, ed a volte piangevamo, tutto passava presto e per lo più i nostri genitori neanche se ne accorgevano.
Mangiavamo i dolci, pane con tanto burro e bevevamo bibite piene di zuccheri… ma nessuno di noi era obeso.
Ci dividevamo una Fanta con gli amici, dalla stessa bottiglia, e nessuno mai ne morì a causa dei germi.
Non avevamo la Playstation, né il Nintendo, né i videogiochi.
Né tantomeno la TV a colori, né le webcam, né il PC, né internet, solo qualcuno avevano il mangiadischi.
Avevamo però soprattutto gli amici. Uscivamo da casa e li trovavamo.
Andavamo, in bici o a piedi, a casa loro, suonavamo al campanello o entravamo e parlavamo con loro.
Figurati: senza chiedere il permesso!
Da soli! Nel mondo freddo e crudele! Senza controllo!
Come siamo sopravissuti?
Facevamo incredibili gare in bicicletta senza dover fare lo slalom fra auto in sosta, parcheggi selvaggi e gas di scarico… al massimo dovevamo stare attenti al fosso accanto alla strada e alle buche sulla stessa.
Ci inventavamo dei giochi con dei bastoni e dei sassi.
Le strade, almeno quelle di paese, erano anche un campo di calcio: bastavano 4 mattoni.. e le poche auto in giro rallentavano e stavano attente a non schiacciarci.
Alcuni studenti non erano intelligenti come gli altri e dovevano rifare la seconda elementare. Che orrore!!!
Non si attaccavano i maestri, per nessun motivo ma si accettavano senza problemi le loro decisioni e se protestavamo i genitori menavano noi e difendevano la scuola.
I peggiori problemi a scuola erano i ritardi o se qualcuno masticava una gomma in classe.
Ma soprattutto a scuola, vicina o lontana che fosse, andavamo da soli!
Le nostre iniziative erano nostre. E le conseguenze, pure.
Nessuno si nascondeva dietro a un altro.
L’idea che i nostri genitori ci avrebbero difeso se trasgredivamo ad una legge non ci sfiorava; loro erano sempre dalla parte della legge.
Se ti comportavi male i tuoi genitori ti mettevano in castigo e nessuno li metteva in galera per questo.
Sapevamo che quando i genitori dicevano “NO”, significava proprio NO.
I giocatoli nuovi li ricevevamo per il compleanno, a Natale o alla Befana, non ogni volta che si andava al supermercato.
I nostri genitori ci facevano dei regali con amore, non per sensi di colpa.
E le nostre vite non sono state rovinate perché non ci fu dato tutto ciò che volevamo.
Avevamo libertà, successi, insuccessi, e responsabilità, e abbiamo imparato a gestirli.
La musica si sentiva fuori casa con gli amici accanto al mitico juke box.
Le feste? Non c’erano discoteche né la movida ma si facevano in casa.
Erano alla buona…ma intime, calde e vivaci.
Beh direi che la panoramica su quel mondo ormai scmparsa sia stata ampia e documentata benché, a dire il vero tanto altro ci sarebbe ancora da dire su quegli anni che poi ci portarono al mitico Boom.
Testo dal web con molte modifiche e con impaginazione di Tony Kospan
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La canzone di cui parlerò, in questa libera antologia
delle canzoni della nostra memoria,
è di Nunzio Gallo
SEDICI ANNI
ATMOSFERE E NOTE… DI UN TEMPO
a cura di Tony Kospan
Una canzone che all’epoca (1961/1962)
vendette oltre un milione di copie, ma che ora,
per una strano negativo influsso,
sembra scomparsa quasi del tutto, perfino dal web.
Dico questo perché non m’aspettavo proprio
di dover “faticare” tanto per trovar notizie e musica.
(c’è anche un’altra del tutto diversa canzone del 1951
con lo stesso titolo… cantata da Achille Togliani ).
Qualcosa però son riuscito a recuperare e dunque spero,
nel mio piccolo, di poter, anche se solo in minima parte,
colmare la grave lacuna.
Sì perché la canzone, a mio parere, è delicata e dolce
sia come testo che come musica e l’interpretazione di Nunzio Gallo,
decisamente elegante e raffinata.
Dicevo che la canzone è del 1961, scritta da Aurelio Fierro,
e, per confermare la grandezza del suo successo,
vinse pure la Canzonissima di quell’anno
e fu anche la più gettonata nei mitici juke box (li ricordate?).
Prima di passare all’ascolto della canzone
immergiamoci per un attimo nell’atmosfera di quell’anno.
Siamo nel 1961
l’anno del primo uomo nello spazio… Jurij Gagarin.

dei successi di Classius Clay nella boxe

Cassius Clay
ed anche del centenario dell’unità d’Italia che viene ricordato
con varie manifestazioni,
soprattutto a Torino, ed a cui partecipai.


jukebox
Foto di gruppo dei partecipanti al Festival di Sanremo del 1961.
Ma torniamo alla canzone.
E’ giunto il momento di ascoltarla o riascoltarla in questo video.
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(qui però con diverse mie modifiche ed alcuni aggiornamenti)
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sia per coloro che quegli anni li hanno vissuti
che per i giovani d’oggi che sanno ben poco
dell’atmosfera e della realtà dei loro padri o meglio… nonni.
COME ERAVAMO… NOI RAGAZZI DEGLI ANNI 50 e 60
Da bambini, andavamo in macchina (quelli che avevano la fortuna di averla) senza cinture di sicurezza e senza airbag!
I flaconi dei medicinali non avevano delle chiusure particolari.
Bevevamo l’acqua dalle fontanelle, ma anche dalle canne del giardino o dove capitava.
Andavamo in bicicletta senza casco.
Passavamo dei pomeriggi a costruirci i nostri “carri giocattolo”.
Ci lanciavamo dalle discese e dimenticavamo di non avere i freni fino a quando non ci sfracellavamo contro un albero o un marciapiede.
E dopo numerosi incidenti, imparavamo a risolvere il problema… noi da soli!
Quando non dovevamo andare a scuola uscivamo da casa al mattino e giocavamo tutto il giorno.
I nostri genitori non sapevano esattamente dove fossimo, però, nonostante ciò, sapevano che non eravamo in pericolo.
Non esistevano i cellulari per chiamarci… controllarci.
Incredibile!!
Ci procuravamo delle abrasioni, ci rompevamo le ossa o i denti… e non c’erano mai denunce, erano soltanto incidenti: nessuno ne aveva colpa.
Avevamo delle liti, a volte dei lividi.
E anche se ci facevano male, ed a volte piangevamo, tutto passava presto e per lo più i nostri genitori neanche se ne accorgevano.
Mangiavamo i dolci, pane con tanto burro e bevevamo bibite piene di zuccheri… ma nessuno di noi era obeso.
Ci dividevamo una Fanta con gli amici, dalla stessa bottiglia, e nessuno mai ne morì a causa dei germi.
Non avevamo la Playstation, né il Nintendo, né i videogiochi.
Né tantomeno la TV a colori, né le webcam, né il PC, né internet, solo qualcuno avevano il mangiadischi.
Avevamo però soprattutto gli amici. Uscivamo da casa e li trovavamo.
Andavamo, in bici o a piedi, a casa loro, suonavamo al campanello o entravamo e parlavamo con loro.
Figurati: senza chiedere il permesso!
Da soli! Nel mondo freddo e crudele! Senza controllo!
Come siamo sopravissuti?
Facevamo incredibili gare in bicicletta senza dover fare lo slalom fra auto in sosta, parcheggi selvaggi e gas di scarico… al massimo dovevamo stare attenti al fosso accanto alla strada e alle buche sulla stessa.
Ci inventavamo dei giochi con dei bastoni e dei sassi.
Le strade, almeno quelle di paese, erano anche un campo di calcio: bastavano 4 mattoni.. e le poche auto in giro rallentavano e stavano attente a non schiacciarci.
Alcuni studenti non erano intelligenti come gli altri e dovevano rifare la seconda elementare. Che orrore!!!
Non si attaccavano i maestri, per nessun motivo ma si accettavano senza problemi le loro decisioni e se protestavamo i genitori menavano noi e difendevano la scuola.
I peggiori problemi a scuola erano i ritardi o se qualcuno masticava una gomma in classe.
Ma soprattutto a scuola, vicina o lontana che fosse, andavamo da soli!
Le nostre iniziative erano nostre. E le conseguenze, pure.
Nessuno si nascondeva dietro a un altro.
L’idea che i nostri genitori ci avrebbero difeso se trasgredivamo ad una legge non ci sfiorava; loro erano sempre dalla parte della legge.
Se ti comportavi male i tuoi genitori ti mettevano in castigo e nessuno li metteva in galera per questo.
Sapevamo che quando i genitori dicevano “NO”, significava proprio NO.
I giocatoli nuovi li ricevevamo per il compleanno, a Natale o alla Befana, non ogni volta che si andava al supermercato.
I nostri genitori ci facevano dei regali con amore, non per sensi di colpa.
E le nostre vite non sono state rovinate perché non ci fu dato tutto ciò che volevamo.
Avevamo libertà, successi, insuccessi, e responsabilità, e abbiamo imparato a gestirli.
La musica si sentiva fuori casa con gli amici accanto al mitico juke box.
Le feste? Non c’erano discoteche né la movida ma si facevano in casa.
Erano alla buona…ma intime, calde e vivaci.
Beh direi che la panoramica su quel mondo ormai scmparsa sia stata ampia e documentata benché, a dire il vero tanto altro ci sarebbe ancora da dire su quegli anni che poi ci portarono al mitico Boom.
Testo dal web con molte modifiche e con impaginazione di Tony Kospan
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La canzone di cui parlerò in questa libera antologia
delle canzoni della nostra memoria… è
di
Nunzio Gallo
SEDICI ANNI
ATMOSFERE E NOTE… DI UN TEMPO
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Una canzone che all’epoca (1961/1962)
vendette oltre un milione di copie, ma che ora,
per una strano negativo influsso,
sembra scomparsa quasi del tutto, perfino dal web.
Dico questo perché non m’aspettavo proprio
di dover “faticare” tanto per trovar notizie e musica.
(c’è anche un’altra del tutto diversa canzone del 1951
con lo stesso titolo…cantata da Achille Togliani ).
Qualcosa però son riuscito a recuperare e dunque spero,
nel mio piccolo, di poter, anche se solo in minima parte,
colmare la grave lacuna.
Sì perché la canzone, a mio parere, è delicata e dolce
sia come testo che come musica e l’interpretazione di Nunzio Gallo,
decisamente elegante e raffinata.
Dicevo che la canzone è del 1961, scritta da Aurelio Fierro,
e, per confermare la grandezza del suo successo,
vinse pure la Canzonissima di quell’anno
e fu anche la più gettonata nei mitici juke box (li ricordate?).
Prima di passare all’ascolto della canzone
immergiamoci per un attimo nell’atmosfera di quell’anno.
Siamo nel 1961
l’anno del primo uomo nello spazio… Jurij Gagarin.

dell’incontro tra Kennedy e Krusciev

ed anche del centenario dell’unità d’Italia che viene ricordato
con varie manifestazioni,
soprattutto a Torino, ed a cui partecipai.


jukebox
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ARTE MUSICA POESIA HUMOUR ETC
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ma che ogni tanto mi sembra sia utile riproporre,
sia per coloro che quegli anni li hanno vissuti
che per i giovani d'oggi che sanno ben poco
dell'atmosfera e della realtà dei loro padri o meglio… nonni.
COME ERAVAMO… NOI RAGAZZI DEGLI ANNI 50 e 60
Da bambini, andavamo in macchina (quelli che avevano la fortuna di averla) senza cinture di sicurezza e senza airbag!
I flaconi dei medicinali non avevano delle chiusure particolari.
Bevevamo l’acqua dalle fontanelle, ma anche dalle canne del giardino o dove capitava.
Andavamo in bicicletta senza casco.
Passavamo dei pomeriggi a costruirci i nostri “carri giocattolo”.
Ci lanciavamo dalle discese e dimenticavamo di non avere i freni fino a quando non ci sfracellavamo contro un albero o un marciapiede.
E dopo numerosi incidenti, imparavamo a risolvere il problema… noi da soli!
Quando non dovevamo andare a scuola uscivamo da casa al mattino e giocavamo tutto il giorno.
I nostri genitori non sapevano esattamente dove fossimo, però, nonostante ciò, sapevano che non eravamo in pericolo.
Non esistevano i cellulari per chiamarci… controllarci.
Incredibile!!
Ci procuravamo delle abrasioni, ci rompevamo le ossa o i denti… e non c’erano mai denunce, erano soltanto incidenti: nessuno ne aveva colpa.
Avevamo delle liti, a volte dei lividi.
E anche se ci facevano male, ed a volte piangevamo, tutto passava presto e per lo più i nostri genitori neanche se ne accorgevano.
Mangiavamo i dolci, pane con tanto burro e bevevamo bibite piene di zuccheri… ma nessuno di noi era obeso.
Ci dividevamo una Fanta con gli amici, dalla stessa bottiglia, e nessuno mai ne morì a causa dei germi.
Non avevamo la Playstation, né il Nintendo, né i videogiochi.
Né tantomeno la TV a colori, né le webcam, né il PC, né internet, solo qualcuno avevano il mangiadischi.
Avevamo però soprattutto gli amici. Uscivamo da casa e li trovavamo.
Andavamo, in bici o a piedi, a casa loro, suonavamo al campanello o entravamo e parlavamo con loro.
Figurati: senza chiedere il permesso!
Da soli! Nel mondo freddo e crudele! Senza controllo!
Come siamo sopravissuti?
Facevamo incredibili gare in bicicletta senza dover fare lo slalom fra auto in sosta, parcheggi selvaggi e gas di scarico… al massimo dovevamo stare attenti al fosso accanto alla strada e alle buche sulla stessa.
Ci inventavamo dei giochi con dei bastoni e dei sassi.
Le strade, almeno quelle di paese, erano anche un campo di calcio: bastavano 4 mattoni.. e le poche auto in giro rallentavano e stavano attente a non schiacciarci.
Alcuni studenti non erano intelligenti come gli altri e dovevano rifare la seconda elementare. Che orrore!!!
Non si attaccavano i maestri, per nessun motivo ma si accettavano senza problemi le loro decisioni e se protestavamo i genitori menavano noi e difendevano la scuola.
I peggiori problemi a scuola erano i ritardi o se qualcuno masticava una gomma in classe.
Ma soprattutto a scuola, vicina o lontana che fosse, andavamo da soli!
Le nostre iniziative erano nostre. E le conseguenze, pure.
Nessuno si nascondeva dietro a un altro.
L’idea che i nostri genitori ci avrebbero difeso se trasgredivamo ad una legge non ci sfiorava; loro erano sempre dalla parte della legge.
Se ti comportavi male i tuoi genitori ti mettevano in castigo e nessuno li metteva in galera per questo.
Sapevamo che quando i genitori dicevano “NO”, significava proprio NO.
I giocatoli nuovi li ricevevamo per il compleanno, a Natale o alla Befana, non ogni volta che si andava al supermercato.
I nostri genitori ci facevano dei regali con amore, non per sensi di colpa.
E le nostre vite non sono state rovinate perché non ci fu dato tutto ciò che volevamo.
Avevamo libertà, successi, insuccessi, e responsabilità, e abbiamo imparato a gestirli.
La musica si sentiva fuori casa con gli amici accanto al mitico juke box.
Le feste? Non c'erano discoteche né la movida ma si facevano in casa.
Erano alla buona…ma intime, calde e vivaci.
Beh direi che la panoramica su quel mondo ormai scmparsa sia stata ampia e documentata benché, a dire il vero tanto altro ci sarebbe ancora da dire su quegli anni che poi ci portarono al mitico Boom.
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La canzone di cui parlerò in questa libera antologia
delle canzoni della nostra memoria… è
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Nunzio Gallo
SEDICI ANNI
ATMOSFERE E NOTE… DI UN TEMPO…
A cura di Tony Kospan
Una canzone che all’epoca… (1961/1962)
vendette oltre un milione di copie… ma che ora…
per una strana negativa magia…
sembra scomparsa del tutto… anche dal web.
Dico questo perché non m’aspettavo proprio
di dover “faticare” tanto per trovar notizie e musica…
(c’è anche un’altra diversa canzone del 1951 con lo stesso titolo…
cantata da Achille Togliani ).
Qualcosa però son riuscito a recuperare e dunque spero,
nel mio piccolo, di poter, anche se solo in minima parte,
colmare la grave lacuna.
Sì perché la canzone, a mio parere, è delicata e dolce
come testo e musica e l’interpretazione di Nunzio Gallo,
decisamente elegante e raffinata.
Dicevo che la canzone è del 1961, scritta da Aurelio Fierro,
e per confermare la grandezza del suo successo…
vinse pure la Canzonissima di quell’anno
e fu anche la più gettonata nei mitici juke box… ( li ricordate? )
Prima di passare all'ascolto della canzone
immergiamoci per un attimo nell'atmosfera di quell'anno.
Siamo nel 1961…
l’anno del primo uomo nello spazio… Jurij Gagarin

dell’incontro tra Kennedy e Krusciev

ed anche del centenario dell’unità d’Italia che viene ricordato
con varie manifestazioni…
soprattutto a Torino ed a cui partecipai.


jukebox
Foto di gruppo dei partecipanti al Festival di Sanremo del 1961.
Ma torniamo alla canzone…
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dell’atmosfera e della realtà dei loro padri o meglio… nonni.
COME ERAVAMO… NOI RAGAZZI DEGLI ANNI 50 e 60
Da bambini, andavamo in macchina (quelli che avevano la fortuna di averla) senza cinture di sicurezza e senza airbag!
I flaconi dei medicinali non avevano delle chiusure particolari.
Bevevamo l’acqua dalle fontanelle, ma anche dalle canne del giardino o dove capitava.
Andavamo in bicicletta senza casco.
Passavamo dei pomeriggi a costruirci i nostri “carri giocattolo”.
Ci lanciavamo dalle discese e dimenticavamo di non avere i freni fino a quando non ci sfracellavamo contro un albero o un marciapiede.
E dopo numerosi incidenti, imparavamo a risolvere il problema… noi da soli!
Quando non dovevamo andare a scuola uscivamo da casa al mattino e giocavamo tutto il giorno.
I nostri genitori non sapevano esattamente dove fossimo, però, nonostante ciò, sapevano che non eravamo in pericolo.
Non esistevano i cellulari per chiamarci… controllarci.
Incredibile!!
Ci procuravamo delle abrasioni, ci rompevamo le ossa o i denti… e non c’erano mai denunce, erano soltanto incidenti: nessuno ne aveva colpa.
Avevamo delle liti, a volte dei lividi.
E anche se ci facevano male, ed a volte piangevamo, tutto passava presto e per lo più i nostri genitori neanche se ne accorgevano.
Mangiavamo i dolci, pane con tanto burro e bevevamo bibite piene di zuccheri… ma nessuno di noi era obeso.
Ci dividevamo una Fanta con gli amici, dalla stessa bottiglia, e nessuno mai ne morì a causa dei germi.
Non avevamo la Playstation, né il Nintendo, né i videogiochi.
Né tantomeno la TV a colori, né le webcam, né il PC, né internet, solo qualcuno avevano il mangiadischi.
Avevamo però soprattutto gli amici. Uscivamo da casa e li trovavamo.
Andavamo, in bici o a piedi, a casa loro, suonavamo al campanello o entravamo e parlavamo con loro.
Figurati: senza chiedere il permesso!
Da soli! Nel mondo freddo e crudele! Senza controllo!
Come siamo sopravissuti?
Facevamo incredibili gare in bicicletta senza dover fare lo slalom fra auto in sosta, parcheggi selvaggi e gas di scarico… al massimo dovevamo stare attenti al fosso accanto alla strada e alle buche sulla stessa.
Ci inventavamo dei giochi con dei bastoni e dei sassi.
Le strade, almeno quelle di paese, erano anche un campo di calcio: bastavano 4 mattoni.. e le poche auto in giro rallentavano e stavano attente a non schiacciarci.
Alcuni studenti non erano intelligenti come gli altri e dovevano rifare la seconda elementare. Che orrore!!!
Non si attaccavano i maestri, per nessun motivo ma si accettavano senza problemi le loro decisioni e se protestavamo i genitori menavano noi e difendevano la scuola.
I peggiori problemi a scuola erano i ritardi o se qualcuno masticava una gomma in classe.
Ma soprattutto a scuola, vicina o lontana che fosse, andavamo da soli!
Le nostre iniziative erano nostre. E le conseguenze, pure.
Nessuno si nascondeva dietro a un altro.
L’idea che i nostri genitori ci avrebbero difeso se trasgredivamo ad una legge non ci sfiorava; loro erano sempre dalla parte della legge.
Se ti comportavi male i tuoi genitori ti mettevano in castigo e nessuno li metteva in galera per questo.
Sapevamo che quando i genitori dicevano “NO”, significava proprio NO.
I giocatoli nuovi li ricevevamo per il compleanno, a Natale o alla Befana, non ogni volta che si andava al supermercato.
I nostri genitori ci facevano dei regali con amore, non per sensi di colpa.
E le nostre vite non sono state rovinate perché non ci fu dato tutto ciò che volevamo.
Avevamo libertà, successi, insuccessi, e responsabilità, e abbiamo imparato a gestirli.
La musica si sentiva fuori casa con gli amici accanto al mitico juke box.
Le feste? Non c’erano discoteche né la movida ma si facevano in casa.
Erano alla buona…ma intime, calde e vivaci.
Beh direi che la panoramica su quel mondo ormai scmparsa sia stata ampia e documentata benché, a dire il vero tanto altro ci sarebbe ancora da dire su quegli anni che poi ci portarono al mitico Boom.
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(qui però con diverse mie modifiche ed alcuni aggiornamenti)
ma che ogni tanto mi sembra sia utile riproporre,
sia per coloro che quegli anni li hanno vissuti
che per i giovani d’oggi che sanno ben poco
dell’atmosfera e della realtà dei loro padri o meglio… nonni.
COME ERAVAMO… NOI RAGAZZI DEGLI ANNI 50 e 60
Da bambini, andavamo in macchina (quelli che avevano la fortuna di averla) senza cinture di sicurezza e senza airbag!
I flaconi dei medicinali non avevano delle chiusure particolari.
Bevevamo l’acqua dalle fontanelle, ma anche dalle canne del giardino o dove capitava.
Andavamo in bicicletta senza casco.
Passavamo dei pomeriggi a costruirci i nostri “carri giocattolo”.
Ci lanciavamo dalle discese e dimenticavamo di non avere i freni fino a quando non ci sfracellavamo contro un albero o un marciapiede.
E dopo numerosi incidenti, imparavamo a risolvere il problema… noi da soli!
Quando non dovevamo andare a scuola uscivamo da casa al mattino e giocavamo tutto il giorno.
I nostri genitori non sapevano esattamente dove fossimo, però, nonostante ciò, sapevano che non eravamo in pericolo.
Non esistevano i cellulari per chiamarci… controllarci.
Incredibile!!
Ci procuravamo delle abrasioni, ci rompevamo le ossa o i denti… e non c’erano mai denunce, erano soltanto incidenti: nessuno ne aveva colpa.
Avevamo delle liti, a volte dei lividi.
E anche se ci facevano male, ed a volte piangevamo, tutto passava presto e per lo più i nostri genitori neanche se ne accorgevano.
Mangiavamo i dolci, pane con tanto burro e bevevamo bibite piene di zuccheri… ma nessuno di noi era obeso.
Ci dividevamo una Fanta con gli amici, dalla stessa bottiglia, e nessuno mai ne morì a causa dei germi.
Non avevamo la Playstation, né il Nintendo, né i videogiochi.
Né tantomeno la TV a colori, né le webcam, né il PC, né internet, solo qualcuno avevano il mangiadischi.
Avevamo però soprattutto gli amici. Uscivamo da casa e li trovavamo.
Andavamo, in bici o a piedi, a casa loro, suonavamo al campanello o entravamo e parlavamo con loro.
Figurati: senza chiedere il permesso!
Da soli! Nel mondo freddo e crudele! Senza controllo!
Come siamo sopravissuti?
Facevamo incredibili gare in bicicletta senza dover fare lo slalom fra auto in sosta, parcheggi selvaggi e gas di scarico… al massimo dovevamo stare attenti al fosso accanto alla strada e alle buche sulla stessa.
Ci inventavamo dei giochi con dei bastoni e dei sassi.
Le strade, almeno quelle di paese, erano anche un campo di calcio: bastavano 4 mattoni.. e le poche auto in giro rallentavano e stavano attente a non schiacciarci.
Alcuni studenti non erano intelligenti come gli altri e dovevano rifare la seconda elementare. Che orrore!!!
Non si attaccavano i maestri, per nessun motivo ma si accettavano senza problemi le loro decisioni e se protestavamo i genitori menavano noi e difendevano la scuola.
I peggiori problemi a scuola erano i ritardi o se qualcuno masticava una gomma in classe.
Ma soprattutto a scuola, vicina o lontana che fosse, andavamo da soli!
Le nostre iniziative erano nostre. E le conseguenze, pure.
Nessuno si nascondeva dietro a un altro.
L’idea che i nostri genitori ci avrebbero difeso se trasgredivamo ad una legge non ci sfiorava; loro erano sempre dalla parte della legge.
Se ti comportavi male i tuoi genitori ti mettevano in castigo e nessuno li metteva in galera per questo.
Sapevamo che quando i genitori dicevano “NO”, significava proprio NO.
I giocatoli nuovi li ricevevamo per il compleanno, a Natale o alla Befana, non ogni volta che si andava al supermercato.
I nostri genitori ci facevano dei regali con amore, non per sensi di colpa.
E le nostre vite non sono state rovinate perché non ci fu dato tutto ciò che volevamo.
Avevamo libertà, successi, insuccessi, e responsabilità, e abbiamo imparato a gestirli.
La musica si sentiva fuori casa con gli amici accanto al mitico juke box.
Le feste? Non c’erano discoteche né la movida ma si facevano in casa.
Erano alla buona…ma intime, calde e vivaci.
Beh direi che la panoramica su quel mondo ormai scmparsa sia stata ampia e documentata benché, a dire il vero tanto altro ci sarebbe ancora da dire su quegli anni che poi ci portarono al mitico Boom.
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(qui però con diverse mie modifiche ed alcuni aggiornamenti)
ma che ogni tanto mi sembra sia utile riproporre,
sia per coloro che quegli anni li hanno vissuti
che per i giovani d’oggi che sanno ben poco
dell’atmosfera e della realtà dei loro padri o meglio… nonni.
COME ERAVAMO… NOI RAGAZZI DEGLI ANNI 50 e 60
Da bambini, andavamo in macchina (quelli che avevano la fortuna di averla) senza cinture di sicurezza e senza airbag!
I flaconi dei medicinali non avevano delle chiusure particolari.
Bevevamo l’acqua dalle fontanelle, ma anche dalle canne del giardino o dove capitava.
Andavamo in bicicletta senza casco.
Passavamo dei pomeriggi a costruirci i nostri “carri giocattolo”.
Ci lanciavamo dalle discese e dimenticavamo di non avere i freni fino a quando non ci sfracellavamo contro un albero o un marciapiede.
E dopo numerosi incidenti, imparavamo a risolvere il problema… noi da soli!
Quando non dovevamo andare a scuola uscivamo da casa al mattino e giocavamo tutto il giorno.
I nostri genitori non sapevano esattamente dove fossimo, però, nonostante ciò, sapevano che non eravamo in pericolo.
Non esistevano i cellulari per chiamarci… controllarci.
Incredibile!!
Ci procuravamo delle abrasioni, ci rompevamo le ossa o i denti… e non c’erano mai denunce, erano soltanto incidenti: nessuno ne aveva colpa.
Avevamo delle liti, a volte dei lividi.
E anche se ci facevano male, ed a volte piangevamo, tutto passava presto e per lo più i nostri genitori neanche se ne accorgevano.
Mangiavamo i dolci, pane con tanto burro e bevevamo bibite piene di zuccheri… ma nessuno di noi era obeso.
Ci dividevamo una Fanta con gli amici, dalla stessa bottiglia, e nessuno mai ne morì a causa dei germi.
Non avevamo la Playstation, né il Nintendo, né i videogiochi.
Né tantomeno la TV a colori, né le webcam, né il PC, né internet, solo qualcuno avevano il mangiadischi.
Avevamo però soprattutto gli amici. Uscivamo da casa e li trovavamo.
Andavamo, in bici o a piedi, a casa loro, suonavamo al campanello o entravamo e parlavamo con loro.
Figurati: senza chiedere il permesso!
Da soli! Nel mondo freddo e crudele! Senza controllo!
Come siamo sopravissuti?
Facevamo incredibili gare in bicicletta senza dover fare lo slalom fra auto in sosta, parcheggi selvaggi e gas di scarico… al massimo dovevamo stare attenti al fosso accanto alla strada e alle buche sulla stessa.
Ci inventavamo dei giochi con dei bastoni e dei sassi.
Le strade, almeno quelle di paese, erano anche un campo di calcio: bastavano 4 mattoni.. e le poche auto in giro rallentavano e stavano attente a non schiacciarci.
Alcuni studenti non erano intelligenti come gli altri e dovevano rifare la seconda elementare. Che orrore!!!
Non si attaccavano i maestri, per nessun motivo ma si accettavano senza problemi le loro decisioni e se protestavamo i genitori menavano noi e difendevano la scuola.
I peggiori problemi a scuola erano i ritardi o se qualcuno masticava una gomma in classe.
Ma soprattutto a scuola, vicina o lontana che fosse, andavamo da soli!
Le nostre iniziative erano nostre. E le conseguenze, pure.
Nessuno si nascondeva dietro a un altro.
L’idea che i nostri genitori ci avrebbero difeso se trasgredivamo ad una legge non ci sfiorava; loro erano sempre dalla parte della legge.
Se ti comportavi male i tuoi genitori ti mettevano in castigo e nessuno li metteva in galera per questo.
Sapevamo che quando i genitori dicevano “NO”, significava proprio NO.
I giocatoli nuovi li ricevevamo per il compleanno, a Natale o alla Befana, non ogni volta che si andava al supermercato.
I nostri genitori ci facevano dei regali con amore, non per sensi di colpa.
E le nostre vite non sono state rovinate perché non ci fu dato tutto ciò che volevamo.
Avevamo libertà, successi, insuccessi, e responsabilità, e abbiamo imparato a gestirli.
La musica si sentiva fuori casa con gli amici accanto al mitico juke box.
Le feste? Non c’erano discoteche né la movida ma si facevano in casa.
Erano alla buona…ma intime, calde e vivaci.
Beh direi che la panoramica su quel mondo ormai scmparsa sia stata ampia e documentata benché, a dire il vero tanto altro ci sarebbe ancora da dire su quegli anni che poi ci portarono al mitico Boom.
Testo dal web con molte modifiche e con impaginazione di Tony Kospan
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