Archivio per l'etichetta ‘indipendente impressionista’

Bar delle Folies – Bergère
MANET
BREVE BIOGRAFIA… CAPOLAVORI…
ED ANALISI DELLA SUA ARTE
a cura di Tony Kospan
Édouard Manet (Parigi 23.1.1832 – Parigi 30.4.1883)
.
.
BREVE BIOGRAFIA
Nato a Parigi in una famiglia ricca e colta fu iscritto al Collegio Rollin dove incontrò Antonin Proust di cui divenne amico per la vita.
Qui si appassionò a varie forme d’arte.
Il padre, magistrato, avrebbe voluto che lui intraprendesse la sua stessa carriera ma in Manet era troppo forte l’amore per la pittura a cui aveva già iniziato ad interessarsi.
Allora il padre lo fece imbarcare su di nave dove lavorò per un anno e dove forse ebbe origine quella grave malattia reumatica che lo perseguitò sempre.
Al ritorno a casa il padre comprese la forza della sua passione e l’iscrisse all’atelier di Thomas Couture noto pittore dell’epoca.
Argenteuil
Dopo alcuni anni Manet abbandonò questo atelier perché troppo accademico e formale, e passò allo studio di Léon Bonnat pittore allora in auge, dove fece amicizia prima con Berthe Morisot e poi con un gruppo di giovani innovatori…
Questo gruppo era composto tra altri da Degas, Monet, Renoir, Sisley, Cézanne e Pissarro… cioè dai futuri mitici impressionisti.
Poco dopo, nel 1856, aprì un suo atelier.
Colazione nello studio di prima mattina
Fece anche viaggi in Germania, Italia, Spagna e Paesi Bassi per studiare le opere dei grandi pittori dell’epoca e del passato.
Con le sue opere divenne una figura di spicco e di riferimento del mondo impressionista che contribuì a creare, anche se non volle mai identificarsi nella corrente, affermando la sua totale libertà espressiva.
Chi volesse leggere un’analisi di questo suo mitico dipinto
La ferrovia
Ebbe molti problemi di salute oltre a quelli di natura reumatica, come la sifilide, e soprattutto dal 1879 l’atassia, che in pochi anni lo condusse alla morte.
Nel 1881 il governo francese, su proposta dell’amico Proust, lo insignì della Legion d’onore.
Seppure con grandi difficoltà fisiche, dipinse fino alla morte.

Emile Zola
OPERE PRINCIPALI… CRITICHE E SCANDALI
– Il bevitore di assenzio… prima sua opera originale che piacque moltissimo a Baudelaire ed in cui è chiara
l’influenza di Diego Velázquez fu criticatissima per il suo realismo e rifiutata al Salon del 1859.
Manet stesso disse che se invece di un parigino avesse disegnato un uomo spagnolo forse sarebbe stata compresa molto meglio.

– Dejeuner sur l’herbe, famosissima, destò scandalo al Salon del 1863, non tanto per i 2 uomini vestiti e le 2 donne nude ma per il fatto che l’abbigliamento maschile era contemporaneo!

– L’Olympia pure sollevò molto scandalo perché il soggetto era una prostituta vista sul “posto di lavoro”, per il suo sguardo provocante
e per la mano sul pube che avrebbe offeso le virtù tradizionali femminili mentre i critici dichiararono errate le scelte dei colori.
ANALISI DELLO STILE
Fin dalle sue prime opere appare evidente l’innovazione del suo linguaggio pittorico rispetto al classicismo e dopo un certo tempo in cui restò nell’ambito della pittura d’atelier passò a quella che si definisce “en plein air“.
Manet abbandona infatti le classiche modalità del chiaroscuro e della prospettiva per creare dipinti con macchie di colore stese in modo uniforme.

Autoritratto con tavolozza
Manet è quello che ha operato il taglio più incisivo rispetto al precedente modo di dipingere.
Suol dirsi che dopo di lui la pittura non è stata più la stessa.
Per gli storici dell’arte questo suo contributo alla modernità vale perfino più del suo pur grande contributo alla nascita dell’impressionismo.
.
.
.
.

Al balcone
F I N E
VIVERE L’ARTE… INSIEME?
Relax
Mi piace:
"Mi piace" Caricamento...
NAT TATE… UN ARTISTA AMERICANO
E’ il 1° aprile (già un segnale?) del 1998 quando presso l’atelier di Jeff Koons (noto artista pop americano) si tiene la presentazione, a cura della Casa Editrice dello scrittore David Bowie, di un libro monografico su di un artista poco noto alle masse ma che sembra meritevole di grande considerazione… Nat Tate.
All’evento, che si tiene a Soho, partecipano artisti, giornalisti, critici d’arte tra cui Gore Vidal, e tutto il bel mondo che gira intorno all’arte newyorchese.
David legge alcune pagine del suo libro, soprattutto quelle in cui descrive la precoce perdita per il mondo dell’arte del futuro astro della pittura americana da lui conosciuto quand’era giovane e da cui aveva anche comprato un dipinto ad olio.
Molti presenti non appaiono sorpresi ed alcuni dichiarano di averlo conosciuto o di aver visto sue opere e lo rimpiangono.
Ma andiamo con ordine.
NAT TATE – BIOGRAFIA DI UN ARTISTA AMERICANO
Quella di Nat era stata certo una vita difficile.
Nato nel New Jersey il 7 marzo 1928 non conobbe mai suo padre che aveva abbandonato la famiglia prima della sua nascita.
All’età di 8 anni perdeva, a causa di un incidente stradale, anche la madre che lavorava come domestica presso una ricca famiglia di Long Island.
Proprio questa famiglia adottava il ragazzo, che fattosi più grandicello, entrava in una scuola d’arte e poi nel mondo artistico del Greenwich Village, a Manhattan.
Jackson Pollock e Willem de Kooning
Qui all’epoca Jackson Pollock e Willem de Kooning erano i fari di una pittura astratta a cui si ispiravano giovani sperimentatori come Nat.
Successivamente, negli anni ’50, Nat approdava all’Espressionismo astratto con un certo successo.
Nat Tate
Non aveva però mai superato i traumi subiti per la perdita dei suoi veri genitori ed appariva sempre molto tormentato.
Recatosi poi in Europa per migliorare la sua formazione artistica aveva conosciuto Picasso e Braque.
Braque e Picasso
Al ritorno in America la sua situazione psicologica si era aggravata non sentendosi in grado di creare opere dello stesso livello dei grandi artisti che aveva conosciuto ed ammirato.
Angosciato quindi dalla paura di essere solo un artista mediocre, nel gennaio del 1960 aveva prima bruciato quasi tutti i suoi dipinti e poi si era suicidato lanciandosi nel fiume dal traghetto di Staten Island davanti alla Statua della Libertà.
Nat Tate
LA DIFFUSIONE DELLA NOTORIETA’ DELL’ARTISTA SCOMPARSO
Dopo una seconda presentazione del libro, Nat Tate, emblema anche lui degli artisti maledetti e quale esponente della corrente dell’espressionismo astratto ancora di moda alla fine degli anni ’90, divenne famosissimo e di lui si occuparono giornali e riviste di tutto il mondo.
Nat Tate (1928 – 1960)
QUALCOSA PERO’ NON VA
Sì perché Nat Tate non è mai esistito ed ovviamente nemmeno le sue opere, ma ormai è notissimo grazie alla beffa organizzata da organizzato da David Bowie e William Boyd supportati da Jeff Koons, Gore Vidal ed altri come la direttrice della Casa Editrice.
ORIGINE E STORIA DELLA BEFFA
Negli anni novanta William Boyd, già noto romanziere (ha scritto anche un capitolo della saga di James Bond) si appassiona al mondo dell’arte ed aumenta la sua frequentazione di artisti, critici e gallerie.
E’ di quel periodo la sua collaborazione con Modern Painters, una delle maggiori riviste d’arte dell’epoca.
Nell’ambito di questa collaborazione Boyd conosce David Bowie (cantautore ed attore britannico) e quando la direttrice della rivista chiede a loro due una “fiction” lo scrittore, noto per la sua fantasia ed il suo sense of humoour, propone di “inventare un artista“.
David Bowie
Boyd si mette subito all’opera.
Innanzitutto sceglie il nome dell’artista, Nat Tate, prendendo le prime lettere della National Gallery e della Tate Gallery.
Poi cerca, e trova, vecchi dipinti e foto d’arte in alcuni polverosi negozietti ai quali aggiunge pure qualche suo disegno, dato che da giovane ha studiato arte.
In verità in questa prima fase l’intento era solo di prendere in giro il mito dell’autenticità… creando una finzione che si prendesse gioco dei circoli artistici e dei critici che all’epoca esaltavano artisti non eccelsi ma di gran moda.
A questo punto, completata la prima fase della creazione dell’artista, Boyd scrive una monografia con vita ed opere di Nat Tate che viene presentata, come detto all’inizio, il primo aprile del 1998 nell’atelier di Jeff Koons.
Ma tra tanti entusiastici consensi un giornalista inglese scopre che Nat Tate è un’invenzione ed allora la combriccola compra il suo silenzio.
Sarà proprio questo giornalista, David Lister, che durante l’evento mondano raccoglie, girando tra i presenti, gli incredibili commenti di artisti ed intellettuali che ricordavano con dolore il grande “artista” precocemente scomparso.
Dopo 2 giorni però sull’Indipendent (in prima pagina) esplode la notizia “Romanziere inglese beffa il mondo artistico” che fa ben presto il giro del mondo.
FINITA LA BEFFA INIZIA IL BOOM DEL LIBRO CHE LA RACCONTA
Il libro, per l’originalità della storia e per la fluida penna di William Boyd, ottiene un successo clamoroso.
Lo scrittore però ad un certo punto si stanca della curiosità generale, morbosa e senza fine, per Nat Tate (c’erano perfino mitomani che dicevano di essere loro… Nat tate) ed
allora decide di vendere un dipinto dell’artista inesistente, in realtà una sua opera giovanile, al fine di chiudere la vicenda.
Il dipinto venduto
Il dipinto viene davvero venduto a una star televisiva per 7.500 sterline ed il ricavato versato in beneficenza e sembra che finalmente sia calato il silenzio su questa vicenda.
Nel 2016 però, alla morte dell’amico David Bowie, la storia torna a galla e lo scrittore si rende conto di aver perso ormai il controllo della sua “creatura“.
Il libro è stato ora pubblicato anche in Italia “Nat Tate. Un artista americano 1928-1960” da Neri Pozza.
Tony Kospan
Fonti: Siti vari
Copyright Tony Kospan
Mi piace:
"Mi piace" Caricamento...

Bar delle Folies – Bergère
MANET
BREVE BIOGRAFIA… CAPOLAVORI…
ED ANALISI DELLA SUA ARTE
a cura di Tony Kospan
Édouard Manet (Parigi 23.1.1832 – Parigi 30.4.1883)
.
.
BREVE BIOGRAFIA
Nato a Parigi in una famiglia ricca e colta fu iscritto al Collegio Rollin dove incontrò Antonin Proust di cui divenne amico per la vita.
Qui si appassionò a varie forme d’arte.
Il padre, magistrato, avrebbe voluto che lui intraprendesse la sua stessa carriera ma in Manet era troppo forte l’amore per la pittura a cui aveva già iniziato ad interessarsi.
Allora il padre lo fece imbarcare su di nave dove lavorò per un anno e dove forse ebbe origine quella grave malattia reumatica che lo perseguitò sempre.
Al ritorno a casa il padre comprese la forza della sua passione e l’iscrisse all’atelier di Thomas Couture noto pittore dell’epoca.
Argenteuil
Dopo alcuni anni Manet abbandonò questo atelier perché troppo accademico e formale, e passò allo studio di Léon Bonnat pittore allora in auge, dove fece amicizia prima con Berthe Morisot e poi con un gruppo di giovani innovatori…
Questo gruppo era composto tra altri da Degas, Monet, Renoir, Sisley, Cézanne e Pissarro… cioè dai futuri mitici impressionisti.
Poco dopo, nel 1856, aprì un suo atelier.
Colazione nello studio di prima mattina
Fece anche viaggi in Germania, Italia, Spagna e Paesi Bassi per studiare le opere dei grandi pittori dell’epoca e del passato.
Con le sue opere divenne una figura di spicco e di riferimento del mondo impressionista che contribuì a creare, anche se non volle mai identificarsi nella corrente, affermando la sua totale libertà espressiva.
Chi volesse leggere un’analisi di questo suo mitico dipinto
La ferrovia
Ebbe molti problemi di salute oltre a quelli di natura reumatica, come la sifilide, e soprattutto dal 1879 l’atassia, che in pochi anni lo condusse alla morte.
Nel 1881 il governo francese, su proposta dell’amico Proust, lo insignì della Legion d’onore.
Seppure con grandi difficoltà fisiche, dipinse fino alla morte.

Emile Zola
OPERE PRINCIPALI… CRITICHE E SCANDALI
– Il bevitore di assenzio… prima sua opera originale che piacque moltissimo a Baudelaire ed in cui è chiara
l’influenza di Diego Velázquez fu criticatissima per il suo realismo e rifiutata al Salon del 1859.
Manet stesso disse che se invece di un parigino avesse disegnato un uomo spagnolo forse sarebbe stata compresa molto meglio.

– Dejeuner sur l’herbe, famosissima, destò scandalo al Salon del 1863, non tanto per i 2 uomini vestiti e le 2 donne nude ma per il fatto che l’abbigliamento maschile era contemporaneo!

– L’Olympia pure sollevò molto scandalo perché il soggetto era una prostituta vista sul “posto di lavoro”, per il suo sguardo provocante
e per la mano sul pube che avrebbe offeso le virtù tradizionali femminili mentre i critici dichiararono errate le scelte dei colori.
ANALISI DELLO STILE
Fin dalle sue prime opere appare evidente l’innovazione del suo linguaggio pittorico rispetto al classicismo e dopo un certo tempo in cui restò nell’ambito della pittura d’atelier passò a quella che si definisce “en plein air“.
Manet abbandona infatti le classiche modalità del chiaroscuro e della prospettiva per creare dipinti con macchie di colore stese in modo uniforme.

Autoritratto con tavolozza
Manet è quello che ha operato il taglio più incisivo rispetto al precedente modo di dipingere.
Suol dirsi che dopo di lui la pittura non è stata più la stessa.
Per gli storici dell’arte questo suo contributo alla modernità vale perfino più del suo pur grande contributo alla nascita dell’impressionismo.
.
.
.
.

Al balcone
F I N E
VIVERE L’ARTE… INSIEME?
Relax
Mi piace:
"Mi piace" Caricamento...

Bar delle Folies – Bergère
MANET
BREVE BIOGRAFIA… CAPOLAVORI…
ED ANALISI DELLA SUA ARTE
a cura di Tony Kospan
Édouard Manet (Parigi 23.1.1832 – Parigi 30.4.1883)
.
.
BREVE BIOGRAFIA
Nato a Parigi in una famiglia ricca e colta fu iscritto al Collegio Rollin dove incontrò Antonin Proust di cui divenne amico per la vita.
Qui si appassionò a varie forme d’arte.
Il padre, magistrato, avrebbe voluto che lui intraprendesse la sua stessa carriera ma in Manet era troppo forte l’amore per la pittura a cui aveva già iniziato ad interessarsi.
Allora il padre lo fece imbarcare su di nave dove lavorò per un anno e dove forse ebbe origine quella grave malattia reumatica che lo perseguitò sempre.
Al ritorno a casa il padre comprese la forza della sua passione e l’iscrisse all’atelier di Thomas Couture noto pittore dell’epoca.
Argenteuil
Dopo alcuni anni Manet abbandonò questo atelier perché troppo accademico e formale, e passò allo studio di Léon Bonnat pittore allora in auge, dove fece amicizia prima con Berthe Morisot e poi con un gruppo di giovani innovatori…
Questo gruppo era composto tra altri da Degas, Monet, Renoir, Sisley, Cézanne e Pissarro… cioè dai futuri mitici impressionisti.
Poco dopo, nel 1856, aprì un suo atelier.
Colazione nello studio di prima mattina
Fece anche viaggi in Germania, Italia, Spagna e Paesi Bassi per studiare le opere dei grandi pittori dell’epoca e del passato.
Con le sue opere divenne una figura di spicco e di riferimento del mondo impressionista che contribuì a creare, anche se non volle mai identificarsi nella corrente, affermando la sua totale libertà espressiva.
Chi volesse leggere un’analisi di questo suo mitico dipinto
La ferrovia
Ebbe molti problemi di salute oltre a quelli di natura reumatica, come la sifilide, e soprattutto dal 1879 l’atassia, che in pochi anni lo condusse alla morte.
Nel 1881 il governo francese, su proposta dell’amico Proust, lo insignì della Legion d’onore.
Seppure con grandi difficoltà fisiche, dipinse fino alla morte.

Emile Zola
OPERE PRINCIPALI… CRITICHE E SCANDALI
– Il bevitore di assenzio… prima sua opera originale che piacque moltissimo a Baudelaire ed in cui è chiara
l’influenza di Diego Velázquez fu criticatissima per il suo realismo e rifiutata al Salon del 1859.
Manet stesso disse che se invece di un parigino avesse disegnato un uomo spagnolo forse sarebbe stata compresa molto meglio.

– Dejeuner sur l’herbe, famosissima, destò scandalo al Salon del 1863, non tanto per i 2 uomini vestiti e le 2 donne nude ma per il fatto che l’abbigliamento maschile era contemporaneo!

– L’Olympia pure sollevò molto scandalo perché il soggetto era una prostituta vista sul “posto di lavoro”, per il suo sguardo provocante
e per la mano sul pube che avrebbe offeso le virtù tradizionali femminili mentre i critici dichiararono errate le scelte dei colori.
ANALISI DELLO STILE
Fin dalle sue prime opere appare evidente l’innovazione del suo linguaggio pittorico rispetto al classicismo e dopo un certo tempo in cui restò nell’ambito della pittura d’atelier passò a quella che si definisce “en plein air“.
Manet abbandona infatti le classiche modalità del chiaroscuro e della prospettiva per creare dipinti con macchie di colore stese in modo uniforme.

Autoritratto con tavolozza
Manet è quello che ha operato il taglio più incisivo rispetto al precedente modo di dipingere.
Suol dirsi che dopo di lui la pittura non è stata più la stessa.
Per gli storici dell’arte questo suo contributo alla modernità vale perfino più del suo pur grande contributo alla nascita dell’impressionismo.
.
.
.
.

Al balcone
F I N E
VIVERE L’ARTE… INSIEME?
Relax
Mi piace:
"Mi piace" Caricamento...
NAT TATE… UN ARTISTA AMERICANO
E’ il 1° aprile (già un segnale?) del 1998 quando presso l’atelier di Jeff Koons (noto artista pop americano) si tiene la presentazione, a cura della Casa Editrice dello scrittore David Bowie, di un libro monografico su di un artista poco noto alle masse ma che sembra meritevole di grande considerazione… Nat Tate.
All’evento, che si tiene a Soho, partecipano artisti, giornalisti, critici d’arte tra cui Gore Vidal, e tutto il bel mondo che gira intorno all’arte newyorchese.
David legge alcune pagine del suo libro, soprattutto quelle in cui descrive la precoce perdita per il mondo dell’arte del futuro astro della pittura americana da lui conosciuto quand’era giovane e da cui aveva anche comprato un dipinto ad olio.
Molti presenti non appaiono sorpresi ed alcuni dichiarano di averlo conosciuto o di aver visto sue opere e lo rimpiangono.
Ma andiamo con ordine.
NAT TATE – BIOGRAFIA DI UN ARTISTA AMERICANO
Quella di Nat era stata certo una vita difficile.
Nato nel New Jersey il 7 marzo 1928 non conobbe mai suo padre che aveva abbandonato la famiglia prima della sua nascita.
All’età di 8 anni perdeva, a causa di un incidente stradale, anche la madre che lavorava come domestica presso una ricca famiglia di Long Island.
Proprio questa famiglia adottava il ragazzo, che fattosi più grandicello, entrava in una scuola d’arte e poi nel mondo artistico del Greenwich Village, a Manhattan.
Jackson Pollock e Willem de Kooning
Qui all’epoca Jackson Pollock e Willem de Kooning erano i fari di una pittura astratta a cui si ispiravano giovani sperimentatori come Nat.
Successivamente, negli anni ’50, Nat approdava all’Espressionismo astratto con un certo successo.
Nat Tate
Non aveva però mai superato i traumi subiti per la perdita dei suoi veri genitori ed appariva sempre molto tormentato.
Recatosi poi in Europa per migliorare la sua formazione artistica aveva conosciuto Picasso e Braque.
Braque e Picasso
Al ritorno in America la sua situazione psicologica si era aggravata non sentendosi in grado di creare opere dello stesso livello dei grandi artisti che aveva conosciuto ed ammirato.
Angosciato quindi dalla paura di essere solo un artista mediocre, nel gennaio del 1960 aveva prima bruciato quasi tutti i suoi dipinti e poi si era suicidato lanciandosi nel fiume dal traghetto di Staten Island davanti alla Statua della Libertà.
Nat Tate
LA DIFFUSIONE DELLA NOTORIETA’ DELL’ARTISTA SCOMPARSO
Dopo una seconda presentazione del libro, Nat Tate, emblema anche lui degli artisti maledetti e quale esponente della corrente dell’espressionismo astratto ancora di moda alla fine degli anni ’90, divenne famosissimo e di lui si occuparono giornali e riviste di tutto il mondo.
Nat Tate (1928 – 1960)
QUALCOSA PERO’ NON VA
Sì perché Nat Tate non è mai esistito ed ovviamente nemmeno le sue opere, ma ormai è notissimo grazie alla beffa organizzata da organizzato da David Bowie e William Boyd supportati da Jeff Koons, Gore Vidal ed altri come la direttrice della Casa Editrice.
ORIGINE E STORIA DELLA BEFFA
Negli anni novanta William Boyd, già noto romanziere (ha scritto anche un capitolo della saga di James Bond) si appassiona al mondo dell’arte ed aumenta la sua frequentazione di artisti, critici e gallerie.
E’ di quel periodo la sua collaborazione con Modern Painters, una delle maggiori riviste d’arte dell’epoca.
Nell’ambito di questa collaborazione Boyd conosce David Bowie (cantautore ed attore britannico) e quando la direttrice della rivista chiede a loro due una “fiction” lo scrittore, noto per la sua fantasia ed il suo sense of humoour, propone di “inventare un artista“.
David Bowie
Boyd si mette subito all’opera.
Innanzitutto sceglie il nome dell’artista, Nat Tate, prendendo le prime lettere della National Gallery e della Tate Gallery.
Poi cerca, e trova, vecchi dipinti e foto d’arte in alcuni polverosi negozietti ai quali aggiunge pure qualche suo disegno, dato che da giovane ha studiato arte.
In verità in questa prima fase l’intento era solo di prendere in giro il mito dell’autenticità… creando una finzione che si prendesse gioco dei circoli artistici e dei critici che all’epoca esaltavano artisti non eccelsi ma di gran moda.
A questo punto, completata la prima fase della creazione dell’artista, Boyd scrive una monografia con vita ed opere di Nat Tate che viene presentata, come detto all’inizio, il primo aprile del 1998 nell’atelier di Jeff Koons.
Ma tra tanti entusiastici consensi un giornalista inglese scopre che Nat Tate è un’invenzione ed allora la combriccola compra il suo silenzio.
Sarà proprio questo giornalista, David Lister, che durante l’evento mondano raccoglie, girando tra i presenti, gli incredibili commenti di artisti ed intellettuali che ricordavano con dolore il grande “artista” precocemente scomparso.
Dopo 2 giorni però sull’Indipendent (in prima pagina) esplode la notizia “Romanziere inglese beffa il mondo artistico” che fa ben presto il giro del mondo.
FINITA LA BEFFA INIZIA IL BOOM DEL LIBRO CHE LA RACCONTA
Il libro, per l’originalità della storia e per la fluida penna di William Boyd, ottiene un successo clamoroso.
Lo scrittore però ad un certo punto si stanca della curiosità generale, morbosa e senza fine, per Nat Tate (c’erano perfino mitomani che dicevano di essere loro… Nat tate) ed
allora decide di vendere un dipinto dell’artista inesistente, in realtà una sua opera giovanile, al fine di chiudere la vicenda.
Il dipinto venduto
Il dipinto viene davvero venduto a una star televisiva per 7.500 sterline ed il ricavato versato in beneficenza e sembra che finalmente sia calato il silenzio su questa vicenda.
Nel 2016 però, alla morte dell’amico David Bowie, la storia torna a galla e lo scrittore si rende conto di aver perso ormai il controllo della sua “creatura“.
Il libro è stato ora pubblicato anche in Italia “Nat Tate. Un artista americano 1928-1960” da Neri Pozza.
Tony Kospan
Fonti: Siti vari
Copyright Tony Kospan
Mi piace:
"Mi piace" Caricamento...

Bar delle Folies – Bergère
MANET
BREVE BIOGRAFIA… CAPOLAVORI…
ED ANALISI DELLA SUA ARTE
a cura di Tony Kospan
Édouard Manet (Parigi 23.1.1832 – Parigi 30.4.1883)
.
.
BREVE BIOGRAFIA
Nato a Parigi in una famiglia ricca e colta fu iscritto al Collegio Rollin dove incontrò Antonin Proust di cui divenne amico per la vita.
Qui si appassionò a varie forme d’arte.
Il padre, magistrato, avrebbe voluto che lui intraprendesse la sua stessa carriera ma in Manet era troppo forte l’amore per la pittura a cui aveva già iniziato ad interessarsi.
Allora il padre lo fece imbarcare su di nave dove lavorò per un anno e dove forse ebbe origine quella grave malattia reumatica che lo perseguitò sempre.
Al ritorno a casa il padre comprese la forza della sua passione e l’iscrisse all’atelier di Thomas Couture noto pittore dell’epoca.
Argenteuil
Dopo alcuni anni Manet abbandonò questo atelier perché troppo accademico e formale, e passò allo studio di Léon Bonnat pittore allora in auge, dove fece amicizia prima con Berthe Morisot e poi con un gruppo di giovani innovatori…
Questo gruppo era composto tra altri da Degas, Monet, Renoir, Sisley, Cézanne e Pissarro… cioè dai futuri mitici impressionisti.
Poco dopo, nel 1856, aprì un suo atelier.
Colazione nello studio di prima mattina
Fece anche viaggi in Germania, Italia, Spagna e Paesi Bassi per studiare le opere dei grandi pittori dell’epoca e del passato.
Con le sue opere divenne una figura di spicco e di riferimento del mondo impressionista che contribuì a creare, anche se non volle mai identificarsi nella corrente, affermando la sua totale libertà espressiva.
Chi volesse leggere un’analisi di questo suo mitico dipinto
La ferrovia
Ebbe molti problemi di salute oltre a quelli di natura reumatica, come la sifilide, e soprattutto dal 1879 l’atassia, che in pochi anni lo condusse alla morte.
Nel 1881 il governo francese, su proposta dell’amico Proust, lo insignì della Legion d’onore.
Seppure con grandi difficoltà fisiche, dipinse fino alla morte.

Emile Zola
OPERE PRINCIPALI… CRITICHE E SCANDALI
– Il bevitore di assenzio… prima sua opera originale che piacque moltissimo a Baudelaire ed in cui è chiara
l’influenza di Diego Velázquez fu criticatissima per il suo realismo e rifiutata al Salon del 1859.
Manet stesso disse che se invece di un parigino avesse disegnato un uomo spagnolo forse sarebbe stata compresa molto meglio.

– Dejeuner sur l’herbe, famosissima, destò scandalo al Salon del 1863, non tanto per i 2 uomini vestiti e le 2 donne nude ma per il fatto che l’abbigliamento maschile era contemporaneo!

– L’Olympia pure sollevò molto scandalo perché il soggetto era una prostituta vista sul “posto di lavoro”, per il suo sguardo provocante
e per la mano sul pube che avrebbe offeso le virtù tradizionali femminili mentre i critici dichiararono errate le scelte dei colori.
ANALISI DELLO STILE
Fin dalle sue prime opere appare evidente l’innovazione del suo linguaggio pittorico rispetto al classicismo e dopo un certo tempo in cui restò nell’ambito della pittura d’atelier passò a quella che si definisce “en plein air“.
Manet abbandona infatti le classiche modalità del chiaroscuro e della prospettiva per creare dipinti con macchie di colore stese in modo uniforme.

Autoritratto con tavolozza
Manet è quello che ha operato il taglio più incisivo rispetto al precedente modo di dipingere.
Suol dirsi che dopo di lui la pittura non è stata più la stessa.
Per gli storici dell’arte questo suo contributo alla modernità vale perfino più del suo pur grande contributo alla nascita dell’impressionismo.
.
.
.
.

Al balcone
F I N E
VIVERE L’ARTE… INSIEME?
Relax
Mi piace:
"Mi piace" Caricamento...
NAT TATE… UN ARTISTA AMERICANO
E' il 1° aprile (già un segnale?) del 1998 quando presso l'atelier di Jeff Koons (noto artista pop americano) si tiene la presentazione, a cura della Casa Editrice dello scrittore David Bowie, di un libro monografico su di un artista poco noto alle masse ma che sembra meritevole di grande considerazione… Nat Tate.
All'evento, che si tiene a Soho, partecipano artisti, giornalisti, critici d'arte tra cui Gore Vidal, e tutto il bel mondo che gira intorno all'arte newyorchese.
David legge alcune pagine del suo libro, soprattutto quelle in cui descrive la precoce perdita per il mondo dell'arte del futuro astro della pittura americana da lui conosciuto quand'era giovane e da cui aveva anche comprato un dipinto ad olio.
Molti presenti non appaiono sorpresi ed alcuni dichiarano di averlo conosciuto o di aver visto sue opere e lo rimpiangono.
Ma andiamo con ordine.
NAT TATE – BIOGRAFIA DI UN ARTISTA AMERICANO
Quella di Nat era stata certo una vita difficile.
Nato nel New Jersey il 7 marzo 1928 non conobbe mai suo padre che aveva abbandonato la famiglia prima della sua nascita.
All'età di 8 anni perdeva, a causa di un incidente stradale, anche la madre che lavorava come domestica presso una ricca famiglia di Long Island.
Proprio questa famiglia adottava il ragazzo, che fattosi più grandicello, entrava in una scuola d’arte e poi nel mondo artistico del Greenwich Village, a Manhattan.
Jackson Pollock e Willem de Kooning
Qui all'epoca Jackson Pollock e Willem de Kooning erano i fari di una pittura astratta a cui si ispiravano giovani sperimentatori come Nat.
Successivamente, negli anni ’50, Nat approdava all’Espressionismo astratto con un certo successo.
Nat Tate
Non aveva però mai superato i traumi subiti per la perdita dei suoi veri genitori ed appariva sempre molto tormentato.
Recatosi poi in Europa per migliorare la sua formazione artistica aveva conosciuto Picasso e Braque.
Braque e Picasso
Al ritorno in America la sua situazione psicologica si era aggravata non sentendosi in grado di creare opere dello stesso livello dei grandi artisti che aveva conosciuto ed ammirato.
Angosciato quindi dalla paura di essere solo un artista mediocre, nel gennaio del 1960 aveva prima bruciato quasi tutti i suoi dipinti e poi si era suicidato lanciandosi nel fiume dal traghetto di Staten Island davanti alla Statua della Libertà.
Nat Tate
LA DIFFUSIONE DELLA NOTORIETA' DELL'ARTISTA SCOMPARSO
Dopo una seconda presentazione del libro, Nat Tate, emblema anche lui degli artisti maledetti e quale esponente della corrente dell'espressionismo astratto ancora di moda alla fine degli anni '90, divenne famosissimo e di lui si occuparono giornali e riviste di tutto il mondo.
Nat Tate (1928 – 1960)
QUALCOSA PERO' NON VA
Sì perché Nat Tate non è mai esistito ed ovviamente nemmeno le sue opere, ma ormai è notissimo grazie alla beffa organizzata da organizzato da David Bowie e William Boyd supportati da Jeff Koons, Gore Vidal ed altri come la direttrice della Casa Editrice.
ORIGINE E STORIA DELLA BEFFA
Negli anni novanta William Boyd, già noto romanziere (ha scritto anche un capitolo della saga di James Bond) si appassiona al mondo dell’arte ed aumenta la sua frequentazione di artisti, critici e gallerie.
E' di quel periodo la sua collaborazione con Modern Painters, una delle maggiori riviste d'arte dell’epoca.
Nell'ambito di questa collaborazione Boyd conosce David Bowie (cantautore ed attore britannico) e quando la direttrice della rivista chiede a loro due una “fiction” lo scrittore, noto per la sua fantasia ed il suo sense of humoour, propone di “inventare un artista“.
David Bowie
Boyd si mette subito all'opera.
Innanzitutto sceglie il nome dell'artista, Nat Tate, prendendo le prime lettere della National Gallery e della Tate Gallery.
Poi cerca, e trova, vecchi dipinti e foto d'arte in alcuni polverosi negozietti ai quali aggiunge pure qualche suo disegno, dato che da giovane ha studiato arte.
In verità in questa prima fase l'intento era solo di prendere in giro il mito dell'autenticità… creando una finzione che si prendesse gioco dei circoli artistici e dei critici che all'epoca esaltavano artisti non eccelsi ma di gran moda.
A questo punto, completata la prima fase della creazione dell'artista, Boyd scrive una monografia con vita ed opere di Nat Tate che viene presentata, come detto all'inizio, il primo aprile del 1998 nell'atelier di Jeff Koons.
Ma tra tanti entusiastici consensi un giornalista inglese scopre che Nat Tate è un'invenzione ed allora la combriccola compra il suo silenzio.
Sarà proprio questo giornalista, David Lister, che durante l'evento mondano raccoglie, girando tra i presenti, gli incredibili commenti di artisti ed intellettuali che ricordavano con dolore il grande “artista” precocemente scomparso.
Dopo 2 giorni però sull'Indipendent (in prima pagina) esplode la notizia “Romanziere inglese beffa il mondo artistico” che fa ben presto il giro del mondo.
FINITA LA BEFFA INIZIA IL BOOM DEL LIBRO CHE LA RACCONTA
Il libro, per l'originalità della storia e per la fluida penna di William Boyd, ottiene un successo clamoroso.
Lo scrittore però ad un certo punto si stanca della curiosità generale, morbosa e senza fine, per Nat Tate (c'erano perfino mitomani che dicevano di essere loro… Nat tate) ed
allora decide di vendere un dipinto dell'artista inesistente, in realtà una sua opera giovanile, al fine di chiudere la vicenda.
Il dipinto venduto
Il dipinto viene davvero venduto a una star televisiva per 7.500 sterline ed il ricavato versato in beneficenza e sembra che finalmente sia calato il silenzio su questa vicenda.
Nel 2016 però, alla morte dell'amico David Bowie, la storia torna a galla e lo scrittore si rende conto di aver perso ormai il controllo della sua “creatura“.
Il libro è stato ora pubblicato anche in Italia “Nat Tate. Un artista americano 1928-1960” da Neri Pozza.
Tony Kospan
Fonti: Siti vari
Copyright Tony Kospan
Mi piace:
"Mi piace" Caricamento...

Bar delle Folies – Bergère
MANET
BREVE BIOGRAFIA… CAPOLAVORI…
ED ANALISI DELLA SUA ARTE
a cura di Tony Kospan
Édouard Manet (Parigi 23.1.1832 – Parigi 30.4.1883)
.
.
BREVE BIOGRAFIA
Nato a Parigi in una famiglia ricca e colta fu iscritto al Collegio Rollin dove incontrò Antonin Proust di cui divenne amico per la vita.
Qui si appassionò a varie forme d’arte.
Il padre, magistrato, avrebbe voluto che lui intraprendesse la sua stessa carriera ma in Manet era troppo forte l’amore per la pittura a cui aveva già iniziato ad interessarsi.
Allora il padre lo fece imbarcare su di nave dove lavorò per un anno e dove forse ebbe origine quella grave malattia reumatica che lo perseguitò sempre.
Al ritorno a casa il padre comprese la forza della sua passione e l’iscrisse all’atelier di Thomas Couture noto pittore dell’epoca.
Argenteuil
Dopo alcuni anni Manet abbandonò questo atelier perché troppo accademico e formale, e passò allo studio di Léon Bonnat pittore allora in auge, dove fece amicizia prima con Berthe Morisot e poi con un gruppo di giovani innovatori…
Questo gruppo era composto tra altri da Degas, Monet, Renoir, Sisley, Cézanne e Pissarro… cioè dai futuri mitici impressionisti.
Poco dopo, nel 1856, aprì un suo atelier.
Colazione nello studio di prima mattina
Fece anche viaggi in Germania, Italia, Spagna e Paesi Bassi per studiare le opere dei grandi pittori dell’epoca e del passato.
Con le sue opere divenne una figura di spicco e di riferimento del mondo impressionista che contribuì a creare, anche se non volle mai identificarsi nella corrente, affermando la sua totale libertà espressiva.
Chi volesse leggere un’analisi di questo suo mitico dipinto
La ferrovia
Ebbe molti problemi di salute oltre a quelli di natura reumatica, come la sifilide, e soprattutto dal 1879 l’atassia, che in pochi anni lo condusse alla morte.
Nel 1881 il governo francese, su proposta dell’amico Proust, lo insignì della Legion d’onore.
Seppure con grandi difficoltà fisiche, dipinse fino alla morte.

Emile Zola
OPERE PRINCIPALI… CRITICHE E SCANDALI
– Il bevitore di assenzio… prima sua opera originale che piacque moltissimo a Baudelaire ed in cui è chiara
l’influenza di Diego Velázquez fu criticatissima per il suo realismo e rifiutata al Salon del 1859.
Manet stesso disse che se invece di un parigino avesse disegnato un uomo spagnolo forse sarebbe stata compresa molto meglio.

– Dejeuner sur l’herbe, famosissima, destò scandalo al Salon del 1863, non tanto per i 2 uomini vestiti e le 2 donne nude ma per il fatto che l’abbigliamento maschile era contemporaneo!

– L’Olympia pure sollevò molto scandalo perché il soggetto era una prostituta vista sul “posto di lavoro”, per il suo sguardo provocante
e per la mano sul pube che avrebbe offeso le virtù tradizionali femminili mentre i critici dichiararono errate le scelte dei colori.
ANALISI DELLO STILE
Fin dalle sue prime opere appare evidente l’innovazione del suo linguaggio pittorico rispetto al classicismo e dopo un certo tempo in cui restò nell’ambito della pittura d’atelier passò a quella che si definisce “en plein air“.
Manet abbandona infatti le classiche modalità del chiaroscuro e della prospettiva per creare dipinti con macchie di colore stese in modo uniforme.

Autoritratto con tavolozza
Manet è quello che ha operato il taglio più incisivo rispetto al precedente modo di dipingere.
Suol dirsi che dopo di lui la pittura non è stata più la stessa.
Per gli storici dell’arte questo suo contributo alla modernità vale perfino più del suo pur grande contributo alla nascita dell’impressionismo.
.
.
.
.

Al balcone
F I N E
VIVERE L’ARTE… INSIEME?
Relax
Mi piace:
"Mi piace" Caricamento...

Bar delle Folies – Bergère
MANET
BREVE BIOGRAFIA… CAPOLAVORI…
ED ANALISI DELLA SUA ARTE
a cura di Tony Kospan
Édouard Manet (Parigi 23.1.1832 – Parigi 30.4.1883)
.
.
BREVE BIOGRAFIA
Nato a Parigi in una famiglia ricca e colta fu iscritto al Collegio Rollin dove incontrò Antonin Proust di cui divenne amico per la vita.
Qui si appassionò a varie forme d’arte.
Il padre, magistrato, avrebbe voluto che lui intraprendesse la sua stessa carriera ma in Manet era troppo forte l’amore per la pittura a cui aveva già iniziato ad interessarsi.
Allora il padre lo fece imbarcare su di nave dove lavorò per un anno e dove forse ebbe origine quella grave malattia reumatica che lo perseguitò sempre.
Al ritorno a casa il padre comprese la forza della sua passione e l’iscrisse all’atelier di Thomas Couture noto pittore dell’epoca.
Argenteuil
Dopo alcuni anni Manet abbandonò questo atelier perché troppo accademico e formale, e passò allo studio di Léon Bonnat pittore allora in auge, dove fece amicizia prima con Berthe Morisot e poi con un gruppo di giovani innovatori…
Questo gruppo era composto tra altri da Degas, Monet, Renoir, Sisley, Cézanne e Pissarro… cioè dai futuri mitici impressionisti.
Poco dopo, nel 1856, aprì un suo atelier…
Colazione nello studio di prima mattina
Fece anche viaggi in Germania, Italia, Spagna e Paesi Bassi per studiare le opere dei grandi pittori dell’epoca e del passato.
Con le sue opere divenne una figura di spicco e di riferimento del mondo impressionista che contribuì a creare, anche se non volle mai identificarsi nella corrente, affermando la sua totale libertà espressiva.
La ferrovia
Ebbe molti problemi di salute oltre a quelli di natura reumatica, come la sifilide, e soprattutto dal 1879 l’atassia, che in pochi anni lo condusse alla morte.
Nel 1881 il governo francese, su proposta dell’amico Proust, lo insignì della Legion d’onore.
Seppure con grandi difficoltà fisiche, dipinse fino alla morte.

Emile Zola
OPERE PRINCIPALI… CRITICHE E SCANDALI
– Il bevitore di assenzio… prima sua opera originale che piacque moltissimo a Baudelaire ed in cui è chiara
l’influenza di Diego Velázquez fu criticatissima per il suo realismo e rifiutata al Salon del 1859.
Manet stesso disse che se invece di un parigino avesse disegnato un uomo spagnolo forse sarebbe stata compresa molto meglio.

– Dejeuner sur l’herbe, famosissima, destò scandalo al Salon del 1863, non tanto per i 2 uomini vestiti e le 2 donne nude ma per il fatto che l’abbigliamento maschile era contemporaneo!

– L’Olympia pure sollevò molto scandalo perché il soggetto era una prostituta vista sul “posto di lavoro”, per il suo sguardo provocante
e per la mano sul pube che avrebbe offeso le virtù tradizionali femminili mentre i critici dichiararono errate le scelte dei colori.
ANALISI DELLO STILE
Fin dalle sue prime opere appare evidente l’innovazione del suo linguaggio pittorico rispetto al classicismo e dopo un certo tempo in cui restò nell’ambito della pittura d’atelier passò a quella che si definisce “en plein air“.
Manet abbandona infatti le classiche modalità del chiaroscuro e della prospettiva per creare dipinti con macchie di colore stese in modo uniforme.

Autoritratto con tavolozza
Manet è quello che ha operato il taglio più incisivo rispetto al precedente modo di dipingere.
Suol dirsi che dopo di lui la pittura non è stata più la stessa.
Per gli storici dell’arte questo suo contributo alla modernità vale perfino più del suo pur grande contributo alla nascita dell’impressionismo.
.
.
.
.

Al balcone
F I N E
VIVERE L’ARTE… INSIEME?
Relax
Mi piace:
"Mi piace" Caricamento...