Archivio per l'etichetta ‘grandi scultori’
Tutta la vera storia di un grande, ma complicato,
amore tra 2 grandissimi scultori
nella vivacissima ed affascinante Parigi di fine ‘800
solo da qualche decennio venuta alla luce.

RODIN E CLAUDEL
– STORIA D’ARTE.. AMORE E DOLORE –
Tony Kospan

Jean Beraud – Ballo al parco
Una storia d’amore… una storia di grande passione… tra 2 artisti… tra 2 grandi artisti della medesima arte… la scultura.
Un tipo di storia quindi non frequentissima ma anche una storia caduta nel massimo oblio benché all’epoca in cui si svolse fosse notissima nel mondo dell’arte e dei salotti culturali parigini.
Eppure questa è davvero una grande storia d’amore… seppur proibita… seppur tormentata… che durò ben 10 anni.
Possiamo ora raccontarla sia grazie alle cronache dell’epoca che grazie alle stesse opere dei 2 grandi artisti.
Auguste Rodin e Camille Claudel
Parleremo dunque della storia d’amore tra lo scultore Auguste Rodin, uno dei massimi artisti del suo tempo, e Camille Claudel sua allieva, sua musa ed a sua volta grande scultrice, dall’inizio fino al suo doloroso epilogo e ci soffermeremo anche sul come e perché questa storia, in anni recenti, sia tornata alla ribalta.
E’ il mondo dell’arte ed in particolare della scultura, dunque, il palcoscenico in cui è ambientato questo amore.
LA STORIA D’AMORE
Siamo nel 1882 a Parigi… allora capitale della cultura europea e mondiale.
Renoir
Lo scultore Auguste Rodin ha iniziato ad avere bei successi con le sue opere… ed ad avere incarichi di vario genere tra cui quello di dare lezioni all’Accademia d’Arte “Colarossi” la sola, all’epoca, aperta anche alle donne…

Rodin da giovane lavora al busto di Padre Eymard
Rodin è un uomo di 42 anni dalla taglia forte ed un po’ tarchiata, capelli chiari e barba rossiccia, un naso “importante” ed occhi da miope che però sembrano osservare tutto, e con la massima attenzione ma con un modo di fare che sembra timido e silenzioso.
Camille Claudel è una studentessa di 18 anni che da poco frequenta l’Accademia ed è desiderosa di apprendere i rudimenti dell’arte.

Claudel Camille – (Fère-en-Tardenois, 8.12.1864 – Montfavet, 19.10.1943)
E’ una giovane donna splendida, dal viso armonioso, dalla bocca grande e sensuale, dagli occhi di un azzurro inteso, dallo sguardo vivace, dai lunghi capelli castani e con un corpo tutto ben proporzionato.
Il fratello Paul Claudel, celebre poeta dell’epoca e diplomatico, così descrive la sorella Camille:
“Un front superbe, surplombant des yeux magnifiques, de ce rare bleu si rare à rencontrer ailleurs que dans les romans.” (Fronte superba su occhi magnifici di un blu così raro che non si trova che nei romanzi).
Scatta inesorabile il colpo di fulmine tra il professore e l’allieva che ben presto inizia a frequentare lo studio dello scultore posando anche come modella.
Rodin ben presto diviene il suo maestro personale ed il grande amore della sua vita.
Intanto Rodin, che per la gran mole di incarichi ha bisogno di assistenti, si rende anche conto che questa sua allieva ha un grande talento e può aiutarlo.
Auguste Rodin – (Parigi, 12.11.1840 – Meudon, 17.11.1917)
Dirà di lei: “le ho insegnato a scoprire l’oro dentro la materia, ma l’oro era dentro di lei”.
Camille a sua volta si consegna a lui totalmente venendo incontro a tutti i suoi desideri anche i più incredibili.
Il loro rapporto è nel contempo d’amore e d’arte… ed è proprio lei che scolpisce in quegli anni le mani ed i piedi delle opere del suo Maestro.
Camille posa come modella
Attività non da poco ma di grande valore artistico al punto che Delacroix affermò: “E’ dai piedi e dalle mani che si riconosce un grande artista”.
Camille lavora in modo instancabile dalle 7 di mattina alle 7 di sera in perfetta simbiosi artistica con il maestro.
Simbiosi dunque ma anche assoluta “fusione stilistica” come la critica ha evidenziato nell’esame delle loro opere di quel periodo.
Claudel Camille – “Jeune femme aux yeux clos” – 1885
Tuttavia non possono non notarsi delle leggere differenze… apparendo che Rodin “avvolga” i corpi, mentre Camille “fonda” gli animi.
I corpi di Rodin mostrano la loro sensualità attraverso tratti potenti… mentre quelli di Camille, attraverso forme in movimento.
In quel periodo, Rodin non è ancora quello dell’Esposizione Universale dei Parigi del 1900 ma è già un artista che si sta affermando sempre di più.

Danaid
Ma anche Camille aspira al successo e pertanto si inserisce nei circoli culturali, prende contatti con galleristi e compratori e cerca anche di ottenere delle commesse da strutture pubbliche.
Per giungere a vivere di “luce propria” ella stessa dice alle sue amiche di “lavorare come un uomo“.
Siamo nel 1886 quando Rodin le offre un singolarissimo contratto in cui sono mischiati ancora una volta amore ed arte.
Infatti egli le scrive “ti proteggerò e ti introdurrò nella cerchia di amici potenti…ed eleverò le tue capacità artistiche” e si impegna anche a lasciare la sua convivente promettendola di sposarla.
Camille Claudel – La valse
In realtà Rodin non lascerà mai Rose Beuret, la “sartina di bell’aspetto” che quand’era giovane era stata la sua modella preferita e che gli aveva anche dato un figlio solo di qualche anno più giovane di Camille.
Il loro rapporto tormentato e passionale è raccontato dallo scultore in decine e decine di disegni, ora conservati al Museo Rodin di Parigi, anche nei risvolti erotici, come del resto fece Camille nelle sue sculture, dando vita ad un kamasutra artistico ispirato al famoso poema indiano.
Nel 1888 Rodin scolpisce quella che viene considerata una delle sue maggiori opere… e certamente quella che oggi imperversa in modo assoluto nel web… IL BACIO.
Rodin – Il bacio – 1891 – (il suo più noto capolavoro ) – (partic.)
Inizialmente la scultura era intitolata Francesca da Rimini e raffigura l’unione tra Paolo e Francesca, (V Canto della Divina Commedia) e per questo doveva essere inserita nel battente sinistro della Porta dell’Inferno ma poi, per la sublime e plastica esaltazione della passione, ci si rese conto che essa contrastava con la sobrietà degli altri battenti e quindi rimase un’opera a parte prendendo anche il titolo “Il bacio“.
Sembra poi certo che sia stata proprio Camille Claudel la modella della figura di Francesca.

Camille Claudel
In questo periodo la loro passione è al massimo e la loro fusione intellettuale e creativa è vivissima, al punto che Rodin le scrive ancora:
“…tu che mi dai dei godimenti così elevati, così ardenti, vicino a te, mia anima, nel furore dell’amore mantengo sempre il rispetto per la tua persona e per il tuo carattere, mia Camille, non mi trattare senza pietà, io ti chiedo così poco…”.
FINE I PARTE
copyright t.k.

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La fine della storia ed il suo oblio totale.
Poi all’improvviso la riscoperta da parte della nipote.
La Vague (L’Onda) – Claudel
RODIN E CLAUDEL
– STORIA D’ARTE AMORE E DOLORE… –
a cura di Tony Kospan
III PARTE
Ho scelto la scultura della Vague (l’Onda), nota e bella opera di Claudel,
come immagine iniziale di questa 3° ed ultima parte
perché mi appare come il simbolo (profetico o reale) del travolgere degli eventi.
Claudel al lavoro
Dunque dopo aver raccontato nella 1° parte
l’amore travolgente e la passione trionfante,
e nella 2° l’insorgere dei contrasti
e delle incomprensioni tra i 2 grandi artisti
(sempre in un tripudio di grandi sculture e veri capolavori)
parleremo ora delle ultime vicende di Claudel.
Ma parlerò anche del modo in cui questa storia
sia del tutto scomparsa dalla memoria collettiva
ed infine del come e perché sia poi tornata alla luce.
Infine un mio modesto parere su questa incredibile storia.
L’abbandono – Claudel
GLI ULTIMI ANNI DI CLAUDEL
In quel manicomio Claudel visse 30 anni di lucida tremenda consapevolezza della forzata prigione del suo genio creativo interrotti solo da inutili continui e drammatici appelli per un suo ritorno alla libertà.
Ritorno che, benché la sua guarigione fosse certificata dai medici, fu sempre rifiutato dall’arcigna madre e dai fratelli.
In una lettera del 1935 scriveva ad un amico che la sua vita era stata:
“un romanzo… un’epopea come l’Iliade e l’Odissea. Ci vorrebbe Omero per raccontarla, sono caduta dentro un baratro, vivo in uno strano mondo… dal sogno che è stata la mia vita, ora è rimasto solo l’incubo…”.
L’ultima foto di Claudel
Morì nel 1943. Rodin era morto molto tempo prima, nel 1917.
Rodin al lavoro in tarda età
Suo fratello Paul noto scrittore ed intellettuale cattolico ma certo non esempio di brillante coraggio ed umanità nonché complice insieme agli altri della sua famiglia dell’amara fine di Claudel scrisse con una certa impudenza:
“Mia sorella Camille aveva una bellezza straordinaria, ed inoltre un’energia, un’immaginazione, una volontà del tutto eccezionali. E tutti questi doni superbi non sono serviti a nulla; dopo una vita estremamente dolorosa, è pervenuta a un fallimento completo”.
Collage di opere di Camille Claudel…
LA RISCOPERTA DI C. CLAUDEL
Ma quello che la sua famiglia le tolse, una persona della stessa famiglia glie lo ha ridato dopo la morte.
Negli anni 80 infatti proprio una pronipote ventenne, Reine-Marie Paris, ha scritto la sua biografa.

La famiglia di Camille ne aveva cancellato ogni traccia considerandola una pecora nera per cui quando Reine-Marie chiese informazioni della zia ecco cosa accadde.
Ce lo racconta lei stessa:
“cercando per la mia tesi di laurea dettagli su mia zia, si scatenò un silenzio imbarazzante.
Camille mi apparve come un personaggio “maledetto” all’interno della famiglia”.
Scoprì quindi tutta la storia e divenne la ricercatrice e la curatrice delle opere di Camille con lo scopo di creare un museo in cui potessero essere conservate le sue opere e di riabilitare completamente la sua figura.
Ha poi anche creato un sito in suo onore…


Reine-Marie Paris
IL FILM
Tornata la storia alla ribalta, grazie alla nipote, divenne anche un soggetto cinematografico.
Il fascino, rosso di passione e nero di dolore, di questa storia è stato quindi raccontato in un film con Gerard Depardieu di cui possiamo vedere una bella scena che testimonia anche l’enorme interesse che suscitò la vicenda in Francia ed in tutto il mondo.
IN CONCLUSIONE UN MIO PENSIERO
Sono davvero contento d’aver conosciuto ed approfondito questa incredibile storia d’amore e d’arte… ma anche un po’ triste per aver con evidenza constatato quanto immenso dolore possa dare viltà e crudeltà oltretutto nell’ambito familiare.
Tornando alla storia d’amore… debbo dire che ci troviamo dinanzi ad una coppia di artisti – Claudel/Rodin – davvero geniali (Rodin è riconosciuto quale uno dei massimi esponenti della scultura d’ogni tempo) uniti da una passione assoluta e travolgente ma anche da una complicatissima “convivenza”.

Fugit amor – Rodin
Le grandi difficoltà furono causate sia dalle loro notevoli diversità caratteriali che dall’intrinseco conflitto tra la grande modernità di pensiero, unita però a forte intransigenza caratteriale di Claudel, e la ricerca delle “convenienze” del classico “quieto vivere” da parte di Rodin, a sua volta dotato di altrettanto forte personalità.
Tony Kospan
copyright t.k.
F I N E

SE SI DESIDERA LEGGERE L’INIZIO DELLA STORIA
SE SI DESIDERA LEGGERE LA SECONDA PARTE
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IL GRUPPO DEGLI AMANTI DELL’ARTE
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RODIN E CLAUDEL
– STORIA… D’ARTE D’AMORE E DI DOLORE –
a cura di Tony Kospan
II PARTE
Camille Claudel e Auguste Rodin
INIZIO DELLE DIFFICOLTA’ TRA I 2
Camille inizia a percepire qualche mancanza.
E lo afferma in una lettera ad un’amica: “C’è sempre qualche cosa di assente che mi tormenta…”.
Le sembra di non riuscire ad emergere dalla dolce ombra in cui la tiene, seppur amorevolmente, Rodin…
Siamo ormai nel 1891 e Claudel sente di non riuscire ad esprimere tutta la sua modernità di donna e tutta la sua genialità d’artista.

Claudel… all’opera
Arriva a sentirsi quasi una “favorita“ del sultano e non riesce a non trattenere il suo orgoglio quando scrive parlando di alcune opere del Maestro…
“Queste mani, questi piedi, questi fianchi, questa sensualità straziante è tutta opera mia”!
La mano di Dio – Rodin
Ormai l’intensa passione tra i due, artisticamente espressa con l’opera “La Valse” di Camille (una coppia che balla un valzer appassionatamente), inizia a vivere sempre maggiori difficoltà.
Camille Claudel – La Valse – 1891
Coppia in bronzo, avvinghiata in un walzer trascinante
in cui non solo i loro corpi, ma anche le loro anime
si fondono in un movimento che sembra sfidare le leggi della gravità.
Camille arrivò ad avere una breve relazione col celebre compositore Claude Debussy (incontrato nel salotto del poeta Mallarmé), forse anche per ingelosire Rodin.
Claude Debussy
LA ROTTURA
Nel 1892 arriva la rottura finale… causata forse da un aborto a cui Rodin la costringe e dal fatto che lui non si decide a lasciare la convivente… “la vecchiaccia“… (così Claudel definiva la convivente di Rodin) mentre contemporaneamente la sua arte, sempre più indipendente, viene scoperta dai critici che si accorgono delle differenze tra i loro stili….
Suo fratello Paul definì l’opera di Camille “la scultura dell’interiore”.
Auguste Rodin
La separazione però dal “grande Rodin”, ahimè, la allontana anche dagli ambienti artistici “à la page” e dai grandi collezionisti.
Tuttavia questi anni di fine 800 sono gli anni dei suoi più grandi grandi capolavori… ed infatti oltre alla “Valse“… ci fu “Sakuntala” o Vertumne et Pomone
Claudel – Vertumne et Pomone
Questo gruppo in bronzo, opera sensuale ispirata al poema indiano del V° secolo, che narra le vicende della ninfa Sakuntala alla ricerca dell’amato sposo scomparso per un sortilegio, le fruttò il primo grande riconoscimento pubblico..
E poi un’altra famosa opera “La piccola castellana“.
Claudel – La petite Châtelaine – 1892-98
Con quest’opera in marmo, che ritrae la piccola Therese Courcelles, Claudel trasfigura il suo desiderio di maternità.
C’è poi… un altro suo capolavoro… l’AGE MUR
Camille Claudel – L’Age mur (L’’età matura)
Una vera e propria opera narrativa in bronzo,
realizzata tra il 1894 e il 1900.
Quest’altra scultura narra, con accenti drammatici, proprio la sua tremenda storia d’amore sconfitta dalle avversità del destino.
Benché il numero e la qualità dei suoi capolavori insieme all’interesse dei critici stiano diventando molto elevati, Camille inizia ad isolarsi sempre di più.
Il suo grande amore per Rodin diventa acceso risentimento, quasi una fissazione che esprime pubblicamente ed in ogni modo.
Iniziano anche le difficoltà economiche unite al ricorso all’alcool ed ad una certa instabilità psicologica.
Camille Claudel
La sua intransigenza nel non voler scendere ad alcun compromesso, in nome del suo genio, insieme all’alcool ed ad una vita sbandata aggraveranno le sue condizioni psicologiche al punto che in nome del “rispetto” la madre ed il fratello (diplomatico e rappresentante dell’intellighenzia cattolica francese), pochi giorni dopo la morte del padre, suo strenuo paladino, la fecero rinchiudere, nel marzo del 1913, nel manicomio di Ville-Evrard.
– CONTINUA –
copyright t.k.
TONY KOSPAN
SE DESIDERI LEGGERE LA PRIMA PARTE
DI QUESTA INTENSA STORIA D’ARTE E D’AMORE
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Rodin – Il pensiero (Camille Claudel)
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Il “Ratto di Proserpina” è un gruppo scultoreo
dell’architetto e scultore napoletano Gian Lorenzo Bernini

(Napoli, 7 dicembre 1598 – Roma, 28 novembre 1680)
L’opera del Bernini, autore anche delle note “Apollo e Dafne” e “David”,
era destinata dal committente, Scipione Borghese, ad arredare Villa Borghese.

Ma solo qualche mese dopo, per motivi non noti,
Scipione Borghese dona la scultura al nipote del nuovo papa Gregorio XV.

La mano nella carne
L’opera, benché di un Bernini giovane,
appare come un’opera pienamente barocca, matura, dinamica
e densa di dettagli per descrivere in modo completo il mitico rapimento.

Non viene trascurato alcun dettaglio, c’è perfino Cerbero (qui sotto),
il cane che con le sue tre teste protegge l’operazione.

Cerbero, il cane a 3 teste posto alla base della scultura
La fantastica bellezza di questo gruppo scultoreo è dovuta ai curatissimi dettagli,
alla resa della torsione dei corpi che esprime il pathos dell’azione,
ed al fatto che è ammirabile da qualunque punto lo si osservi
benché quello principale sia quello frontale.

La lacrima che scorre
I dettagli più evidenti sono anche la lacrima che solca il volto di Proserpina
che esprime la sua disperazione nello sforzo di fuggire,
la mano di Plutone che affonda nella carne di Proserpina per bloccarla,
la morbidezza della veste che mostra il corpo della dea.

La mano che affonda nella coscia
L’insieme dona allo spettatore l’idea d’esser davanti ad una scena vera.

L’eccezionale e plastico realismo dell’opera, pur nell’ambito del barocco,
è capace di donare grandi emozioni a chi la osserva
ed evidenzia la suprema abilità del Bernini che, anche grazie alle opere successive,
è considerato come uno dei più grandi scultori di tutti i tempi.
OBIETTIVO ARTE
IL GRUPPO DI CHI AMA
VIVER L’ARTE… INSIEME

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Il “Ratto di Proserpina” è un gruppo scultoreo
dell’architetto e scultore napoletano Gian Lorenzo Bernini

(Napoli, 7 dicembre 1598 – Roma, 28 novembre 1680)
L’opera del Bernini, autore anche delle note “Apollo e Dafne” e “David”,
era destinata dal committente, Scipione Borghese, ad arredare Villa Borghese.

Ma solo qualche mese dopo, per motivi non noti,
Scipione Borghese dona la scultura al nipote del nuovo papa Gregorio XV.

La mano nella carne
L’opera, benché di un Bernini giovane,
appare come un’opera pienamente barocca, matura, dinamica
e densa di dettagli per descrivere in modo completo il mitico rapimento.

Non viene trascurato alcun dettaglio, c’è perfino Cerbero (qui sotto),
il cane che con le sue tre teste protegge l’operazione.

Cerbero, il cane a 3 teste posto alla base della scultura
La fantastica bellezza di questo gruppo scultoreo è dovuta ai curatissimi dettagli,
alla resa della torsione dei corpi che esprime il pathos dell’azione,
ed al fatto che è ammirabile da qualunque punto lo si osservi
benché quello principale sia quello frontale.

La lacrima che scorre
I dettagli più evidenti sono anche la lacrima che solca il volto di Proserpina
che esprime la sua disperazione nello sforzo di fuggire,
la mano di Plutone che affonda nella carne di Proserpina per bloccarla,
la morbidezza della veste che mostra il corpo della dea.

La mano che affonda nella coscia
L’insieme dona allo spettatore l’idea d’esser davanti ad una scena vera.

L’eccezionale e plastico realismo dell’opera, pur nell’ambito del barocco,
è capace di donare grandi emozioni a chi la osserva
ed evidenzia la suprema abilità del Bernini che, anche grazie alle opere successive,
è considerato come uno dei più grandi scultori di tutti i tempi.
OBIETTIVO ARTE
IL GRUPPO DI CHI AMA
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Un’eccezionale opera d’arte,
un vero, bellissimo, inno alla maternità trasferito nel marmo,
che emoziona da secoli.
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ILARIA DEL CARRETTO
LA VITA – L’OPERA D’ARTE – LA POESIA
a cura di Tony Kospan
LA STORIA D’ILARIA
Ilaria ha lasciato questo nostro mondo parecchi secoli fa ed ora le sue ceneri riposano tranquille in un grande sarcofago di marmo posto nella sacrestia del Duomo di San Martino a Lucca… una delle più belle città medievali della Toscana.
Ilaria nacque nel 1379 in una nobile famiglia… il padre, Carlo, era Marchese della Liguria Occidentale.
Gian Galeazzo Visconti signore di Milano per rinforzare l’alleanza contro la Signoria di Firenze propose all’amico Guinigi di risposarsi con la marchesina Ilaria.
Di lei si diceva che era di grandissima bellezza e molto ben educata ed inoltre il matrimonio giovava a stabilizzare i rapporti politici dell’epoca.
Il padre accettò con piacere ed a 24 anni Ilaria lasciò il natio castello per sposarsi a Lucca in modo sfarzosissimo…
Dopo un viaggio di nozze nei vasti possedimenti del marito si stabilirono a Lucca e qui Ilaria alla vigilia di Natale del 1404 diede alla luce il primogenito Ladislao.
L’anno dopo però, nel dicembre 1405, nel dare alla luce Ilaria Minor, morì tra indicibili dolori.

Anche i figli non ebbero vita lunga per tragiche, ma ahimè classiche, vicende degli intrighi dell’epoca… così come lo stesso marito di Ilaria che fu deposto da una rivolta dei notabili di Lucca ed a cui non solo fu tolto tutto ma furono anche distrutti tutti i suoi beni e perfino le tombe di famiglia…
Ma… ma i rivoltosi si fermarono, per fortuna, dinanzi alla sacralità ed alla bellezza del sarcofago contenente le spoglie di Ilaria… che però vennero disperse.
Benché gli storici dell’arte siano divisi su quest’opera in ogni caso questo monumento funebre, davvero unico per magnificenza e bellezza, è lì a testimoniare e ricordare in modo sublime il senso della caducità della vita ed il silenzio eterno della morte… ma anche il grande amore che doveva albergare in chi volle commissionare un simile gioiello marmoreo.

Ed infatti è impossibile non emozionarsi… non commuoversi…
nell’osservar quest’opera
che da secoli è universalmente ammirata (ed amata).
L’OPERA D’ARTE
Sopra il sarcofago c’è la statua con la sua immagine, che pur nella tranquillità del sonno perenne, esprime sia una dolce sofferenza di madre che non ha potuto veder crescere la propria creatura ma anche tanta serenità per averle donato la vita in cambio della sua.
L’opera marmorea affascina non solo per la bellezza del viso o per l’armonia del corpo modellato dal vestito, ma anche e soprattutto per quella nobiltà d’animo e quel profondo senso di maternità che emana in un modo che colpisce ed emoziona.
![]()

Il sarcofago (particolare)
Jacopo della Quercia, autore di quest’opera commissionata dal marito, è stato veramente grande non solo nel ricostruire l’aspetto fisico, ma soprattutto nel dare a questo freddo marmo un’anima.
Narra Sgarbi che Ilaria è stata la prima donna che ha amato… ma non so proprio se lei poi avrebbe contraccambiato.
Ai piedi del sarcofago c’è un cane e penso che sia stato posto lì perché simbolo della fedeltà.
Il cane – dal sito… Stilearte.it
LA POESIA
Anche Pasolini dedicò dei versi
(come aveva già fatto D’Annunzio)
a quella che per la sua storia e la sua bellezza
è considerata la…
“Sposa d’Italia”.
Eccoli
.
.
.
.
Dentro nel claustrale transetto
Come dentro un acquario, son di marmo
Rassegnato le palpebre, il petto
dove giunge le mani in una calma
lontananza. Lì c’è l’aurora
e la sera italiana, la sua grama
nascita, la sua morte incolore.
Sonno, i secoli vuoti: nessuno
Scalpello potrà scalzare la mole
tenue di queste palpebre.
Jacopo con Ilaria scolpì l’Italia
perduta nella morte, quando
la sua età fu più pura e necessaria
L’OPERA IN VIDEO
Possiamo infine ammirare quest’opera eccezionale
insieme alla Cattedrale di San Martino a Lucca,
in modo ancor più approfondito grazie a questo video.


FINE
FONTI VARI SITI WEB – COORDIN. E IMPAGINAZIONE TONY KOSPAN
IL GRUPPO DI CHI AMA L’ARTE
IN SENSO LATO
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Dal sito… “Dovealucca.it”
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Un’eccezionale opera d’arte,
un vero, bellissimo, inno alla maternità trasferito nel marmo,
che emoziona da secoli.
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ILARIA DEL CARRETTO
LA VITA – L’OPERA D’ARTE – LA POESIA
a cura di Tony Kospan
LA STORIA D’ILARIA
Ilaria ha lasciato questo nostro mondo parecchi secoli fa ed ora le sue ceneri riposano tranquille in un grande sarcofago di marmo posto nella sacrestia del Duomo di San Martino a Lucca… una delle più belle città medievali della Toscana.
Ilaria nacque nel 1379 in una nobile famiglia… il padre, Carlo, era Marchese della Liguria Occidentale.
Gian Galeazzo Visconti signore di Milano per rinforzare l’alleanza contro la Signoria di Firenze propose all’amico Guinigi di risposarsi con la marchesina Ilaria.
Di lei si diceva che era di grandissima bellezza e molto ben educata ed inoltre il matrimonio giovava a stabilizzare i rapporti politici dell’epoca.
Il padre accettò con piacere ed a 24 anni Ilaria lasciò il natio castello per sposarsi a Lucca in modo sfarzosissimo…
Dopo un viaggio di nozze nei vasti possedimenti del marito si stabilirono a Lucca e qui Ilaria alla vigilia di Natale del 1404 diede alla luce il primogenito Ladislao.
L’anno dopo però, nel dicembre 1405, nel dare alla luce Ilaria Minor, morì tra indicibili dolori.

Anche i figli non ebbero vita lunga per tragiche, ma ahimè classiche, vicende degli intrighi dell’epoca… così come lo stesso marito di Ilaria che fu deposto da una rivolta dei notabili di Lucca ed a cui non solo fu tolto tutto ma furono anche distrutti tutti i suoi beni e perfino le tombe di famiglia…
Ma… ma i rivoltosi si fermarono, per fortuna, dinanzi alla sacralità ed alla bellezza del sarcofago contenente le spoglie di Ilaria… che però vennero disperse.
Benché gli storici dell’arte siano divisi su quest’opera in ogni caso questo monumento funebre, davvero unico per magnificenza e bellezza, è lì a testimoniare e ricordare in modo sublime il senso della caducità della vita ed il silenzio eterno della morte… ma anche il grande amore che doveva albergare in chi volle commissionare un simile gioiello marmoreo.

Ed infatti è impossibile non emozionarsi… non commuoversi…
nell’osservar quest’opera
che da secoli è universalmente ammirata (ed amata).
L’OPERA D’ARTE
Sopra il sarcofago c’è la statua con la sua immagine, che pur nella tranquillità del sonno perenne, esprime sia una dolce sofferenza di madre che non ha potuto veder crescere la propria creatura ma anche tanta serenità per averle donato la vita in cambio della sua.
L’opera marmorea affascina non solo per la bellezza del viso o per l’armonia del corpo modellato dal vestito, ma anche e soprattutto per quella nobiltà d’animo e quel profondo senso di maternità che emana in un modo che colpisce ed emoziona.
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Il sarcofago (particolare)
Jacopo della Quercia, autore di quest’opera commissionata dal marito, è stato veramente grande non solo nel ricostruire l’aspetto fisico, ma soprattutto nel dare a questo freddo marmo un’anima.
Narra Sgarbi che Ilaria è stata la prima donna che ha amato… ma non so proprio se lei poi avrebbe contraccambiato.
Ai piedi del sarcofago c’è un cane e penso che sia stato posto lì perché simbolo della fedeltà.
Il cane – dal sito… Stilearte.it
LA POESIA
Anche Pasolini dedicò dei versi
(come aveva già fatto D’Annunzio)
a quella che per la sua storia e la sua bellezza
è considerata la…
“Sposa d’Italia”.
Eccoli
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Dentro nel claustrale transetto
Come dentro un acquario, son di marmo
Rassegnato le palpebre, il petto
dove giunge le mani in una calma
lontananza. Lì c’è l’aurora
e la sera italiana, la sua grama
nascita, la sua morte incolore.
Sonno, i secoli vuoti: nessuno
Scalpello potrà scalzare la mole
tenue di queste palpebre.
Jacopo con Ilaria scolpì l’Italia
perduta nella morte, quando
la sua età fu più pura e necessaria
L’OPERA IN VIDEO
Possiamo infine ammirare quest’opera eccezionale
insieme alla Cattedrale di San Martino a Lucca,
in modo ancor più approfondito grazie a questo video.


FINE
FONTI VARI SITI WEB – COORDIN. E IMPAGINAZIONE TONY KOSPAN
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amore tra 2 grandissimi scultori
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RODIN E CLAUDEL
– STORIA D’ARTE.. AMORE E DOLORE –
Tony Kospan

Jean Beraud – Ballo al parco
Una storia d’amore… una storia di grande passione… tra 2 artisti… tra 2 grandi artisti della medesima arte… la scultura.
Un tipo di storia quindi non frequentissima ma anche una storia caduta nel massimo oblio benché all’epoca in cui si svolse fosse notissima nel mondo dell’arte e dei salotti culturali parigini.
Eppure questa è davvero una grande storia d’amore… seppur proibita… seppur tormentata… che durò ben 10 anni.
Possiamo ora raccontarla sia grazie alle cronache dell’epoca che grazie alle stesse opere dei 2 grandi artisti.
Auguste Rodin e Camille Claudel
Parleremo dunque della storia d’amore tra lo scultore Auguste Rodin, uno dei massimi artisti del suo tempo, e Camille Claudel sua allieva, sua musa ed a sua volta grande scultrice, dall’inizio fino al suo doloroso epilogo e ci soffermeremo anche sul come e perché questa storia, in anni recenti, sia tornata alla ribalta.
E’ il mondo dell’arte ed in particolare della scultura, dunque, il palcoscenico in cui è ambientato questo amore.
LA STORIA D’AMORE
Siamo nel 1882 a Parigi… allora capitale della cultura europea e mondiale.
Renoir
Lo scultore Auguste Rodin ha iniziato ad avere bei successi con le sue opere… ed ad avere incarichi di vario genere tra cui quello di dare lezioni all’Accademia d’Arte “Colarossi” la sola, all’epoca, aperta anche alle donne…

Rodin da giovane lavora al busto di Padre Eymard
Rodin è un uomo di 42 anni dalla taglia forte ed un po’ tarchiata, capelli chiari e barba rossiccia, un naso “importante” ed occhi da miope che però sembrano osservare tutto, e con la massima attenzione ma con un modo di fare che sembra timido e silenzioso.
Camille Claudel è una studentessa di 18 anni che da poco frequenta l’Accademia ed è desiderosa di apprendere i rudimenti dell’arte.

Claudel Camille – (Fère-en-Tardenois, 8.12.1864 – Montfavet, 19.10.1943)
E’ una giovane donna splendida, dal viso armonioso, dalla bocca grande e sensuale, dagli occhi di un azzurro inteso, dallo sguardo vivace, dai lunghi capelli castani e con un corpo tutto ben proporzionato.
Il fratello Paul Claudel, celebre poeta dell’epoca e diplomatico, così descrive la sorella Camille:
“Un front superbe, surplombant des yeux magnifiques, de ce rare bleu si rare à rencontrer ailleurs que dans les romans.” (Fronte superba su occhi magnifici di un blu così raro che non si trova che nei romanzi).
Scatta inesorabile il colpo di fulmine tra il professore e l’allieva che ben presto inizia a frequentare lo studio dello scultore posando anche come modella.
Rodin ben presto diviene il suo maestro personale ed il grande amore della sua vita.
Intanto Rodin, che per la gran mole di incarichi ha bisogno di assistenti, si rende anche conto che questa sua allieva ha un grande talento e può aiutarlo.
Auguste Rodin – (Parigi, 12.11.1840 – Meudon, 17.11.1917)
Dirà di lei: “le ho insegnato a scoprire l’oro dentro la materia, ma l’oro era dentro di lei”.
Camille a sua volta si consegna a lui totalmente venendo incontro a tutti i suoi desideri anche i più incredibili.
Il loro rapporto è nel contempo d’amore e d’arte… ed è proprio lei che scolpisce in quegli anni le mani ed i piedi delle opere del suo Maestro.
Camille posa come modella
Attività non da poco ma di grande valore artistico al punto che Delacroix affermò: “E’ dai piedi e dalle mani che si riconosce un grande artista”.
Camille lavora in modo instancabile dalle 7 di mattina alle 7 di sera in perfetta simbiosi artistica con il maestro.
Simbiosi dunque ma anche assoluta “fusione stilistica” come la critica ha evidenziato nell’esame delle loro opere di quel periodo.
Claudel Camille – “Jeune femme aux yeux clos” – 1885
Tuttavia non possono non notarsi delle leggere differenze… apparendo che Rodin “avvolga” i corpi, mentre Camille “fonda” gli animi.
I corpi di Rodin mostrano la loro sensualità attraverso tratti potenti… mentre quelli di Camille, attraverso forme in movimento.
In quel periodo, Rodin non è ancora quello dell’Esposizione Universale dei Parigi del 1900 ma è già un artista che si sta affermando sempre di più.

Danaid
Ma anche Camille aspira al successo e pertanto si inserisce nei circoli culturali, prende contatti con galleristi e compratori e cerca anche di ottenere delle commesse da strutture pubbliche.
Per giungere a vivere di “luce propria” ella stessa dice alle sue amiche di “lavorare come un uomo“.
Siamo nel 1886 quando Rodin le offre un singolarissimo contratto in cui sono mischiati ancora una volta amore ed arte.
Infatti egli le scrive “ti proteggerò e ti introdurrò nella cerchia di amici potenti…ed eleverò le tue capacità artistiche” e si impegna anche a lasciare la sua convivente promettendola di sposarla.
Camille Claudel – La valse
In realtà Rodin non lascerà mai Rose Beuret, la “sartina di bell’aspetto” che quand’era giovane era stata la sua modella preferita e che gli aveva anche dato un figlio solo di qualche anno più giovane di Camille.
Il loro rapporto tormentato e passionale è raccontato dallo scultore in decine e decine di disegni, ora conservati al Museo Rodin di Parigi, anche nei risvolti erotici, come del resto fece Camille nelle sue sculture, dando vita ad un kamasutra artistico ispirato al famoso poema indiano.
Nel 1888 Rodin scolpisce quella che viene considerata una delle sue maggiori opere… e certamente quella che oggi imperversa in modo assoluto nel web… IL BACIO.
Rodin – Il bacio – 1891 – (il suo più noto capolavoro ) – (partic.)
Inizialmente la scultura era intitolata Francesca da Rimini e raffigura l’unione tra Paolo e Francesca, (V Canto della Divina Commedia) e per questo doveva essere inserita nel battente sinistro della Porta dell’Inferno ma poi, per la sublime e plastica esaltazione della passione, ci si rese conto che essa contrastava con la sobrietà degli altri battenti e quindi rimase un’opera a parte prendendo anche il titolo “Il bacio“.
Sembra poi certo che sia stata proprio Camille Claudel la modella della figura di Francesca.

Camille Claudel
In questo periodo la loro passione è al massimo e la loro fusione intellettuale e creativa è vivissima, al punto che Rodin le scrive ancora:
“…tu che mi dai dei godimenti così elevati, così ardenti, vicino a te, mia anima, nel furore dell’amore mantengo sempre il rispetto per la tua persona e per il tuo carattere, mia Camille, non mi trattare senza pietà, io ti chiedo così poco…”.
FINE I PARTE
copyright t.k.

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Tutta la vera storia di un grande, ma complicato,
amore tra 2 grandissimi scultori
nella vivacissima ed affascinante Parigi di fine ‘800
solo da qualche decennio venuta alla luce.

RODIN E CLAUDEL
– STORIA D’ARTE.. AMORE E DOLORE –
Tony Kospan

Jean Beraud – Ballo al parco
Una storia d’amore… una storia di grande passione… tra 2 artisti… tra 2 grandi artisti della medesima arte… la scultura.
Un tipo di storia quindi non frequentissima ma anche una storia caduta nel massimo oblio benché all’epoca in cui si svolse fosse notissima nel mondo dell’arte e dei salotti culturali parigini.
Eppure questa è davvero una grande storia d’amore… seppur proibita… seppur tormentata… che durò ben 10 anni.
Possiamo ora raccontarla sia grazie alle cronache dell’epoca che grazie alle stesse opere dei 2 grandi artisti.
Auguste Rodin e Camille Claudel
Parleremo dunque della storia d’amore tra lo scultore Auguste Rodin, uno dei massimi artisti del suo tempo, e Camille Claudel sua allieva, sua musa ed a sua volta grande scultrice, dall’inizio fino al suo doloroso epilogo e ci soffermeremo anche sul come e perché questa storia, in anni recenti, sia tornata alla ribalta.
E’ il mondo dell’arte ed in particolare della scultura, dunque, il palcoscenico in cui è ambientato questo amore.
LA STORIA D’AMORE
Siamo nel 1882 a Parigi… allora capitale della cultura europea e mondiale.
Renoir
Lo scultore Auguste Rodin ha iniziato ad avere bei successi con le sue opere… ed ad avere incarichi di vario genere tra cui quello di dare lezioni all’Accademia d’Arte “Colarossi” la sola, all’epoca, aperta anche alle donne…

Rodin da giovane lavora al busto di Padre Eymard
Rodin è un uomo di 42 anni dalla taglia forte ed un po’ tarchiata, capelli chiari e barba rossiccia, un naso “importante” ed occhi da miope che però sembrano osservare tutto, e con la massima attenzione ma con un modo di fare che sembra timido e silenzioso.
Camille Claudel è una studentessa di 18 anni che da poco frequenta l’Accademia ed è desiderosa di apprendere i rudimenti dell’arte.

Claudel Camille – (Fère-en-Tardenois, 8.12.1864 – Montfavet, 19.10.1943)
E’ una giovane donna splendida, dal viso armonioso, dalla bocca grande e sensuale, dagli occhi di un azzurro intenso, dallo sguardo vivace, dai lunghi capelli castani e con un corpo tutto ben proporzionato.
Il fratello Paul Claudel, celebre poeta dell’epoca e diplomatico, così descrive la sorella Camille:
“Un front superbe, surplombant des yeux magnifiques, de ce rare bleu si rare à rencontrer ailleurs que dans les romans.” (Fronte superba su occhi magnifici di un blu così raro che non si trova che nei romanzi).
Scatta inesorabile il colpo di fulmine tra il professore e l’allieva che ben presto inizia a frequentare lo studio dello scultore posando anche come modella.
Rodin ben presto diviene il suo maestro personale ed il grande amore della sua vita.
Intanto Rodin, che per la gran mole di incarichi ha bisogno di assistenti, si rende anche conto che questa sua allieva ha un grande talento e può aiutarlo.
Auguste Rodin – (Parigi, 12.11.1840 – Meudon, 17.11.1917)
Dirà di lei: “le ho insegnato a scoprire l’oro dentro la materia, ma l’oro era dentro di lei”.
Camille a sua volta si consegna a lui totalmente venendo incontro a tutti i suoi desideri anche i più incredibili.
Il loro rapporto è nel contempo d’amore e d’arte… ed è proprio lei che scolpisce in quegli anni le mani ed i piedi delle opere del suo Maestro.
Camille posa come modella
Attività non da poco ma di grande valore artistico al punto che Delacroix affermò: “E’ dai piedi e dalle mani che si riconosce un grande artista”.
Camille lavora in modo instancabile dalle 7 di mattina alle 7 di sera in perfetta simbiosi artistica con il maestro.
Simbiosi dunque ma anche assoluta “fusione stilistica” come la critica ha evidenziato nell’esame delle loro opere di quel periodo.
Claudel Camille – “Jeune femme aux yeux clos” – 1885
Tuttavia non possono non notarsi delle leggere differenze… apparendo che Rodin “avvolga” i corpi, mentre Camille “fonda” gli animi.
I corpi di Rodin mostrano la loro sensualità attraverso tratti potenti… mentre quelli di Camille, attraverso forme in movimento.
In quel periodo, Rodin non è ancora quello dell’Esposizione Universale dei Parigi del 1900 ma è già un artista che si sta affermando sempre di più.

Danaid
Ma anche Camille aspira al successo e pertanto si inserisce nei circoli culturali, prende contatti con galleristi e compratori e cerca anche di ottenere delle commesse da strutture pubbliche.
Per giungere a vivere di “luce propria” ella stessa dice alle sue amiche di “lavorare come un uomo“.
Siamo nel 1886 quando Rodin le offre un singolarissimo contratto in cui sono mischiati ancora una volta amore ed arte.
Infatti egli le scrive “ti proteggerò e ti introdurrò nella cerchia di amici potenti…ed eleverò le tue capacità artistiche” e si impegna anche a lasciare la sua convivente promettendola di sposarla.
Camille Claudel – La valse
In realtà Rodin non lascerà mai Rose Beuret, la “sartina di bell’aspetto” che quand’era giovane era stata la sua modella preferita e che gli aveva anche dato un figlio solo di qualche anno più giovane di Camille.
Il loro rapporto tormentato e passionale è raccontato dallo scultore in decine e decine di disegni, ora conservati al Museo Rodin di Parigi, anche nei risvolti erotici, come del resto fece Camille nelle sue sculture, dando vita ad un kamasutra artistico ispirato al famoso poema indiano.
Nel 1888 Rodin scolpisce quella che viene considerata una delle sue maggiori opere… e certamente quella che oggi imperversa in modo assoluto nel web… IL BACIO.
Rodin – Il bacio – 1891 – (il suo più noto capolavoro ) – (partic.)
Inizialmente la scultura era intitolata Francesca da Rimini e raffigura l’unione tra Paolo e Francesca, (V Canto della Divina Commedia) e per questo doveva essere inserita nel battente sinistro della Porta dell’Inferno ma poi, per la sublime e plastica esaltazione della passione, ci si rese conto che essa contrastava con la sobrietà degli altri battenti e quindi rimase un’opera a parte prendendo anche il titolo “Il bacio“.
Sembra poi certo che sia stata proprio Camille Claudel la modella della figura di Francesca.

Camille Claudel
In questo periodo la loro passione è al massimo e la loro fusione intellettuale e creativa è vivissima, al punto che Rodin le scrive ancora:
“…tu che mi dai dei godimenti così elevati, così ardenti, vicino a te, mia anima, nel furore dell’amore mantengo sempre il rispetto per la tua persona e per il tuo carattere, mia Camille, non mi trattare senza pietà, io ti chiedo così poco…”.
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LA PAGINA DELLA CULTURA VARIA CON LEGGEREZZA
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La fine della storia ed il suo oblio totale.
Poi all’improvviso la riscoperta da parte della nipote.
La Vague (L’Onda) – Claudel
RODIN E CLAUDEL
– STORIA D’ARTE AMORE E DOLORE… –
a cura di Tony Kospan
III PARTE
Ho scelto la scultura della Vague (l’Onda), nota e bella opera di Claudel,
come immagine iniziale di questa 3° ed ultima parte
perché mi appare come il simbolo (profetico o reale) del travolgere degli eventi.
Claudel al lavoro
Dunque dopo aver raccontato nella 1° parte
l’amore travolgente e la passione trionfante,
e nella 2° l’insorgere dei contrasti
e delle incomprensioni tra i 2 grandi artisti
(sempre in un tripudio di grandi sculture e veri capolavori)
parleremo ora delle ultime vicende di Claudel.
Ma parlerò anche del modo in cui questa storia
sia del tutto scomparsa dalla memoria collettiva
ed infine del come e perché sia poi tornata alla luce.
Infine un mio modesto parere su questa incredibile storia.
L’abbandono – Claudel
GLI ULTIMI ANNI DI CLAUDEL
In quel manicomio Claudel visse 30 anni di lucida tremenda consapevolezza della forzata prigione del suo genio creativo interrotti solo da inutili continui e drammatici appelli per un suo ritorno alla libertà.
Ritorno che, benché la sua guarigione fosse certificata dai medici, fu sempre rifiutato dall’arcigna madre e dai fratelli.
In una lettera del 1935 scriveva ad un amico che la sua vita era stata:
“un romanzo… un’epopea come l’Iliade e l’Odissea. Ci vorrebbe Omero per raccontarla, sono caduta dentro un baratro, vivo in uno strano mondo… dal sogno che è stata la mia vita, ora è rimasto solo l’incubo…”.
L’ultima foto di Claudel
Morì nel 1943. Rodin era morto molto tempo prima, nel 1917.
Rodin al lavoro in tarda età
Suo fratello Paul noto scrittore ed intellettuale cattolico ma certo non esempio di brillante coraggio ed umanità nonché complice insieme agli altri della sua famiglia dell’amara fine di Claudel scrisse con una certa impudenza:
“Mia sorella Camille aveva una bellezza straordinaria, ed inoltre un’energia, un’immaginazione, una volontà del tutto eccezionali. E tutti questi doni superbi non sono serviti a nulla; dopo una vita estremamente dolorosa, è pervenuta a un fallimento completo”.
Collage di opere di Camille Claudel…
LA RISCOPERTA DI C. CLAUDEL
Ma quello che la sua famiglia le tolse, una persona della stessa famiglia glie lo ha ridato dopo la morte.
Negli anni 80 infatti proprio una pronipote ventenne, Reine-Marie Paris, ha scritto la sua biografa.

La famiglia di Camille ne aveva cancellato ogni traccia considerandola una pecora nera per cui quando Reine-Marie chiese informazioni della zia ecco cosa accadde.
Ce lo racconta lei stessa:
“cercando per la mia tesi di laurea dettagli su mia zia, si scatenò un silenzio imbarazzante.
Camille mi apparve come un personaggio “maledetto” all’interno della famiglia”.
Scoprì quindi tutta la storia e divenne la ricercatrice e la curatrice delle opere di Camille con lo scopo di creare un museo in cui potessero essere conservate le sue opere e di riabilitare completamente la sua figura.
Ha poi anche creato un sito in suo onore…


Reine-Marie Paris
IL FILM
Tornata la storia alla ribalta, grazie alla nipote, divenne anche un soggetto cinematografico.
Il fascino, rosso di passione e nero di dolore, di questa storia è stato quindi raccontato in un film con Gerard Depardieu di cui possiamo vedere una bella scena che testimonia anche l’enorme interesse che suscitò la vicenda in Francia ed in tutto il mondo.
IN CONCLUSIONE UN MIO PENSIERO
Sono davvero contento d’aver conosciuto ed approfondito questa incredibile storia d’amore e d’arte… ma anche un po’ triste per aver con evidenza constatato quanto immenso dolore possa dare viltà e crudeltà oltretutto nell’ambito familiare.
Tornando alla storia d’amore… debbo dire che ci troviamo dinanzi ad una coppia di artisti – Claudel/Rodin – davvero geniali (Rodin è riconosciuto quale uno dei massimi esponenti della scultura d’ogni tempo) uniti da una passione assoluta e travolgente ma anche da una complicatissima “convivenza”.

Fugit amor – Rodin
Le grandi difficoltà furono causate sia dalle loro notevoli diversità caratteriali che dall’intrinseco conflitto tra la grande modernità di pensiero, unita però a forte intransigenza caratteriale di Claudel, e la ricerca delle “convenienze” del classico “quieto vivere” da parte di Rodin, a sua volta dotato di altrettanto forte personalità.
Tony Kospan
copyright t.k.
F I N E

SE SI DESIDERA LEGGERE L’INIZIO DELLA STORIA
SE SI DESIDERA LEGGERE LA SECONDA PARTE
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IL GRUPPO DEGLI AMANTI DELL’ARTE
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