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Gianni Rodari.. mito della letteratura per ragazzi – Breve ricordo ed alcune belle poesie   Leave a comment







Scrittore, giornalista e poeta, è considerato
colui che ha rivoluzionato la letteratura per ragazzi.

I suoi racconti ed i suoi versi sono ancor oggi
amatissimi ed hanno anche tanta diffusione nel web.

Le sue poesie affrontano quasi tutti i temi della vita
con soavità e leggerezza contenendo però sempre
insegnamenti e conoscenze utili ai ragazzi.



(Omegna 23.10.1920 – Roma 14.4.1980)




BREVE BIOGRAFIA

Nato ad a Omegna sul Lago d’Orta da genitori originari
del Varesotto a seguito della precoce morte del padre
a 10 anni segue la madre a Gavirate.

Da ragazzo ha difficoltà a fare amicizie
ed ha come punti di riferimento i fratelli.

A 11 anni entra in Seminario per frequentare il Ginnasio
ed a 15 è già un dirigente dell’Azione Cattolica.






Resta comunque un ragazzo molto riservato
e dedica molto tempo a leggere molti libri
soprattutto di carattere politico, ed a studiare il violino.

Iscrittosi a Lingue nell’Università cattolica di Milano
non si laurea anche perché l’Italia entra in guerra
anche se lui fu dichiarato rivedibile alla leva.






Iscrittosi al Partito Fascista per vivere lavora
alla Casa del Fascio… ma poi a seguito della morte
di alcuni suoi amici ed all’internamento del fratello Cesare
in un campo di concentramento si avvicina al Partito Comunista
e partecipa alla Resistenza.

Alla fine della guerra inizia a svolgere la sua attività
di giornalista ma ad essa ben presto associa
la sua passione per i racconti per bambini.

Scriverà infatti sia per l’Unità che per Paese sera
ma anche per “Il Pioniere” settimanale per bambini
e pubblica il suo libro “Il Romanzo di Cipollino”.



Qui con moglie e figlia


Nel 1953 si sposa con Maria Teresa Feretti
da cui avrà una figlia.


Con “Filastrocca in cielo ed in terra” del 1960
inizia a pubblicare per Einaudi e pian piano,
con l’aumento degli impegni lavorativi,
migliora molto la sua situazione economica.







Nel 1970, unico autore italiano,
vince il premio letterario internazionale,
Hans Christian Andersen 
definito “Il Piccolo Nobel“, che viene assegnato a chi offre un
«contributo duraturo alla letteratura per l’infanzia e la gioventù».

Questo Premio gli dona una grandissima popolarità
e le sue opere vengono tradotte in tutto il mondo.

Continuerà a scrivere ed a impegnarsi nello scrivere
racconti… poesie ed articoli per ragazzi fino
alla morte, per problemi circolatori, avvenuta nel 1980.







ALCUNE SUE POESIE



SULLA LUNA

Sulla Luna, per piacere,
non mandate un generale:
ne farebbe una caserma
con la tromba e il caporale.
Non mandateci un banchiere
sul satellite d’argento,
o lo mette in cassaforte
per mostrarlo a pagamento.
Non mandateci un ministro
col suo seguito di uscieri:
empirebbe di scartoffie
i lunatici crateri.
Ha da essere un poeta
sulla Luna ad allunare:
con la testa nella Luna
lui da un pezzo ci sa stare…
A sognar i più bei sogni
è da un pezzo abituato:
sa sperare l’impossibile
anche quando è disperato.
Or che i sogni e le speranze
si fan veri come fiori,
sulla Luna e sulla Terra
fate largo ai sognatori!



IL GIORNALE DEI GATTI

I gatti hanno un giornale
con tutte le novità
e sull’ultima pagina
la “Piccola pubblicità”.
“Cercasi casa comoda
con poltrone fuori moda:
non si accettano bambini
perché tirano la coda.”
“Cerco vecchia signora
a scopo compagnia.
Precisare referenze
e conto in macelleria.”
“Premiato cacciatore
cerca impiego in granaio.”
“Vegetariano, scapolo,
cerca ricco lattaio.”
I gatti senza casa
la domenica dopopranzo
leggono questi avvisi
più belli di un romanzo:
per un’oretta o due
sognano ad occhi aperti,
poi vanno a prepararsi
ai notturni concerti.


PROMEMORIA

Ci sono cose da fare ogni giorno:
lavarsi, studiare, giocare,
preparare la tavola,
a mezzogiorno.
Ci sono cose da far di notte:
chiudere gli occhi, dormire,
avere sogni da sognare,
orecchie per sentire.
Ci sono cose da non fare mai,
né di giorno né di notte,
né per mare né per terra:
per esempio, la guerra.






L’ANNO NUOVO

Indovinami, indovino,
tu che leggi nel destino:
l’anno nuovo come sarà?
Bello, brutto o metà e metà?
Trovo stampato nei miei libroni
che avrà di certo quattro stagioni,
dodici mesi, ciascuno al suo posto,
un carnevale e un ferragosto,
e il giorno dopo il lunedì
sarà sempre un martedì.
Di più per ora scritto non trovo
nel destino dell’anno nuovo:
per il resto anche quest’anno
sarà come gli uomini lo faranno.


VIVA I CORIANDOLI DI CARNEVALE

Viva i coriandoli di Carnevale,
bombe di carta che non fan male!
Van per le strade in gaia compagnia
i guerrieri dell’allegria:
si sparano in faccia risate
scacciapensieri,
si fanno prigionieri
con le stelle filanti colorate.
Non servono infermieri
perché i feriti guariscono
con una caramella.
Guida l’assalto, a passo di tarantella,
il generale in capo Pulcinella.
Cessata la battaglia, tutti a nanna.
Sul guanciale
spicca come una medaglia
un coriandolo di Carnevale.



IL GATTO INVERNO

Ai vetri della scuola stamattina
l’inverno strofina
la sua schiena nuvolosa
come un vecchio gatto grigio:
con la nebbia fa i giochi di prestigio,
le case fa sparire
e ricomparire;
con le zampe di neve imbianca il suolo
e per coda ha un ghiacciuolo…
Sì, signora maestra,
mi sono un po’ distratto:
ma per forza, con quel gatto,
con l’inverno alla finestra
che mi ruba i pensieri
e se li porta in slitta
per allegri sentieri.
Invano io li richiamo:
si saranno impigliati
in qualche ramo spoglio;
o per dolce imbroglio,
chiotti, chiotti,
fingon d’esser merli e passerotti.






Concludo il mio omaggio
con questo video che, con bellissima musica,
ci offre la possibilità di leggere
altre sue bellissime e simpaticissime poesie.







Tony Kospan



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Frecce (174)








Paul Verlaine – Breve ricordo del grande poeta “maledetto” con analisi della sua poetica e bellissime poesie   1 comment







Paul Verlaine è stato uno dei più grandi 

“Poeti maledetti”

mitico gruppo di poeti francesi dell’800

di cui parlò e scrisse anche lui stesso.


..

,

.

.


BREVE BIOGRAFIA


Paul Verlaine nasce nel 1844
in una famiglia francese benestante.
  
Fin da piccolo inizia a scrivere poesie.
  
Presto mostra una personalità complessa e difficile
fatta insieme di
dolcezza e brutalità
che traspare in modo chiaro, fin dai primi tempi,
anche nella sua poetica.

.

.


Metz 30.3.1844 – Parigi 8.1.1896



La madre, per sottrarlo alla sua vita sregolata
lo fa sposare.

Il matrimonio però dopo un breve periodo di tranquillità, 
che ritroviamo nei versi della raccolta La bonne chanson, 
finisce presto per la sua incostanza e soprattutto
per la relazione con l’altro poeta “maledetto”, Rimbaud.

Anche questo rapporto finisce a sua volta dopo 3 anni
con l’esplosione di alcuni colpi di pistola,
per fortuna non gravi, sparati al suo amico.

.

.

Verlaine e Rimbaud

.

.

Questo episodio però lo porta in carcere e qui… 
ecco una nuova svolta… stavolta religiosa.
.
Ma di nuovo, dopo un periodo sereno, 
ricade nei suoi eccessi di ogni genere.



Verlaine e Rimbaud




Ciononostante a Parigi iniziano i successi
della sua attività poetica e letteraria 
e si inserisce bene nei salotti culturali parigini 
mentre però la sua vita continua
in una continua alternanza di povertà e benessere.



Il gruppo dei poeti maledetti (nel cerchio Verlaine e Rimbaud)
.



Oltre alle poesie di vario genere scrisse anche un saggio
proprio sui
poeti maledetti
come accennavo su (Rimbaud, Mallarmé, Corbière ed altri)





ed in cui parla anche di se stesso,
ma con lo pseudonimo di
Pauvre Lelian.

Morì povero in un ospedale parigino.



POST VARI ARTE E NON CLASSIFIC,

.
.


LA SUA POETICA


.
.
La sua poesia, che predilige la musicalità del verso, 
è di tipo evocativo e non descrittiva…
cioè ci fa giungere alla verità delle cose
con visioni illuminanti e suggestive.

I suoi versi scorrono senza vincoli con grande fluidità e semplicità
e mostrano una profonda sensibilità che molti associano
 a quella dei pittori Impressionisti.

Considerato, ai suoi tempi, un maestro dai giovani poeti,
è stato in realtà un precursore della poesia moderna.








ALCUNE SUE NOTE E BELLISSIME POESIE


.


NOI SAREMO


Noi saremo, a dispetto di stolti e di cattivi
che certo guarderanno male la nostra gioia,
talvolta, fieri e sempre indulgenti, vero?
Andremo allegri e lenti sulla strada modesta
che la speranza addita, senza badare affatto
che qualcuno ci ignori o ci veda, vero?
Nell’amore isolati come in un bosco nero,
i nostri cuori insieme, con quieta tenerezza,
saranno due usignoli che cantan nella sera.
Quanto al mondo, che sia con noi dolce o irascibile,
non ha molta importanza. Se vuole, esso può bene
accarezzarci o prenderci di mira a suo bersaglio.
Uniti dal più forte, dal più caro legame,
e inoltre ricoperti di una dura corazza,
sorrideremo a tutti senza paura alcuna.
Noi ci preoccuperemo di quello che il destino
per noi ha stabilito, cammineremo insieme
la mano nella mano, con l’anima infantile
di quelli che si amano in modo puro, vero?




LE CONCHIGLIE


Ogni incrostata conchiglia che sta
in quella grotta
in cui ci siamo amati
ha la sua propria particolarità. 
Una dell’anima nostra
ha la porpora
che ha succhiato nel sangue ai nostri cuori
quando io brucio e tu
a quel fuoco ardi;
Un’altra imita te
nei tuoi languori
e nei pallori tuoi di quando,
stanca,
ce l’hai con me perché
ho gli occhi beffardi;
Questa fa specchio
a come in te s’avvolge
la grazia del tuo orecchio,
un’altra invece
alla tenera e corta nuca rosa;
Ma una sola, fra tutte,
mi sconvolge.

.

.

.

.

VOLA CANZONE RAPIDA


Vola, canzone, rapida
davanti a Lei e dille
che, nel mio cuor fedele,
gioioso ha fatto luce un raggio.
Dissipando, santo lume,
le tenebre dell’amore: paura,
diffidenza e incertezza.
Ed ecco il grande giorno!
Rimasta a lungo muta
e pavida. La senti?
L’allegria ha cantato
come una viva allodola
nel cielo rischiarato.
Vola, canzone ingenua,
e sia la benvenuta
senza rimpianti
vani colei che infine torna.

.

.

.

.

VIVIAMO IN TEMPI…

Viviamo in tempi infami
dove il matrimonio delle anime
deve suggellare l’unione dei cuori;
in quest’ora di orribili tempeste
non è troppo aver coraggio in due
per vivere sotto tali vincitori.
Di fronte a quanto si osa
dovremo innalzarci,
sopra ogni cosa, coppia rapita
nell’estasi austera del giusto,
e proclamare con un gesto augusto
il nostro amore fiero, come una sfida.
Ma che bisogno c’è di dirtelo.
Tu la bontà, tu il sorriso,
non sei tu anche il consiglio,
il buon consiglio leale e fiero,
bambina ridente dal pensiero grave
a cui tutto il mio cuore dice: Grazie!
.


.


.
.
Al lettore – Manoscritto

.

.


Ciao da Tony Kospan


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.

Paul Verlaine.. grande “Poeta Maledetto” – Breve ricordo anche con analisi della sua poetica e varie bellissime poesie   Leave a comment







Paul Verlaine è stato uno dei più grandi 

“Poeti maledetti”

mitico gruppo di poeti francesi dell’800

di cui parlò e scrisse anche lui stesso.


..

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BREVE BIOGRAFIA


Paul Verlaine nasce nel 1844
in una famiglia francese benestante.
  
Fin da piccolo inizia a scrivere poesie.
  
Presto mostra una personalità complessa e difficile
fatta insieme di
dolcezza e brutalità
che traspare in modo chiaro, fin dai primi tempi,
anche nella sua poetica.

.

.


Metz 30.3.1844 – Parigi 8.1.1896



La madre, per sottrarlo alla sua vita sregolata
lo fa sposare.

Il matrimonio però dopo un breve periodo di tranquillità, 
che ritroviamo nei versi della raccolta La bonne chanson, 
finisce presto per la sua incostanza e soprattutto
per la relazione con l’altro poeta “maledetto”, Rimbaud.

Anche questo rapporto finisce a sua volta dopo 3 anni
con l’esplosione di alcuni colpi di pistola,
per fortuna non gravi, sparati al suo amico.

.

.

Verlaine e Rimbaud

.

.

Questo episodio però lo porta in carcere e qui… 
ecco una nuova svolta… stavolta religiosa.
.
Ma di nuovo, dopo un periodo sereno, 
ricade nei suoi eccessi di ogni genere.



Verlaine e Rimbaud




Ciononostante a Parigi iniziano i successi
della sua attività poetica e letteraria 
e si inserisce bene nei salotti culturali parigini 
mentre però la sua vita continua
in una continua alternanza di povertà e benessere.



Il gruppo dei poeti maledetti (nel cerchio Verlaine e Rimbaud)
.



Oltre alle poesie di vario genere scrisse anche un saggio
proprio sui
poeti maledetti
come accennavo su (Rimbaud, Mallarmé, Corbière ed altri)





ed in cui parla anche di se stesso,
ma con lo pseudonimo di
Pauvre Lelian.

Morì povero in un ospedale parigino.



POST VARI ARTE E NON CLASSIFIC,

.
.


LA SUA POETICA


.
.
La sua poesia, che predilige la musicalità del verso, 
è di tipo evocativo e non descrittiva…
cioè ci fa giungere alla verità delle cose
con visioni illuminanti e suggestive.

I suoi versi scorrono senza vincoli con grande fluidità e semplicità
e mostrano una profonda sensibilità che molti associano
 a quella dei pittori Impressionisti.

Considerato, ai suoi tempi, un maestro dai giovani poeti,
è stato in realtà un precursore della poesia moderna.








ALCUNE SUE NOTE E BELLISSIME POESIE


.


NOI SAREMO


Noi saremo, a dispetto di stolti e di cattivi
che certo guarderanno male la nostra gioia,
talvolta, fieri e sempre indulgenti, vero?
Andremo allegri e lenti sulla strada modesta
che la speranza addita, senza badare affatto
che qualcuno ci ignori o ci veda, vero?
Nell’amore isolati come in un bosco nero,
i nostri cuori insieme, con quieta tenerezza,
saranno due usignoli che cantan nella sera.
Quanto al mondo, che sia con noi dolce o irascibile,
non ha molta importanza. Se vuole, esso può bene
accarezzarci o prenderci di mira a suo bersaglio.
Uniti dal più forte, dal più caro legame,
e inoltre ricoperti di una dura corazza,
sorrideremo a tutti senza paura alcuna.
Noi ci preoccuperemo di quello che il destino
per noi ha stabilito, cammineremo insieme
la mano nella mano, con l’anima infantile
di quelli che si amano in modo puro, vero?




LE CONCHIGLIE


Ogni incrostata conchiglia che sta
in quella grotta
in cui ci siamo amati
ha la sua propria particolarità. 
Una dell’anima nostra
ha la porpora
che ha succhiato nel sangue ai nostri cuori
quando io brucio e tu
a quel fuoco ardi;
Un’altra imita te
nei tuoi languori
e nei pallori tuoi di quando,
stanca,
ce l’hai con me perché
ho gli occhi beffardi;
Questa fa specchio
a come in te s’avvolge
la grazia del tuo orecchio,
un’altra invece
alla tenera e corta nuca rosa;
Ma una sola, fra tutte,
mi sconvolge.

.

.

.

.

VOLA CANZONE RAPIDA


Vola, canzone, rapida
davanti a Lei e dille
che, nel mio cuor fedele,
gioioso ha fatto luce un raggio.
Dissipando, santo lume,
le tenebre dell’amore: paura,
diffidenza e incertezza.
Ed ecco il grande giorno!
Rimasta a lungo muta
e pavida. La senti?
L’allegria ha cantato
come una viva allodola
nel cielo rischiarato.
Vola, canzone ingenua,
e sia la benvenuta
senza rimpianti
vani colei che infine torna.

.

.

.

.

VIVIAMO IN TEMPI…

Viviamo in tempi infami
dove il matrimonio delle anime
deve suggellare l’unione dei cuori;
in quest’ora di orribili tempeste
non è troppo aver coraggio in due
per vivere sotto tali vincitori.
Di fronte a quanto si osa
dovremo innalzarci,
sopra ogni cosa, coppia rapita
nell’estasi austera del giusto,
e proclamare con un gesto augusto
il nostro amore fiero, come una sfida.
Ma che bisogno c’è di dirtelo.
Tu la bontà, tu il sorriso,
non sei tu anche il consiglio,
il buon consiglio leale e fiero,
bambina ridente dal pensiero grave
a cui tutto il mio cuore dice: Grazie!
.


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Al lettore – Manoscritto

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Ciao da Tony Kospan


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Arthur Rimbaud.. mitico “poeta maledetto” dal volto di bambino – Breve biografia ed alcune poesie   Leave a comment









Tutti abbiamo sentito parlare dei poeti maledetti
ma spesso ne abbiamo solo una vaghissima conoscenza.

Stavolta parleremo del poeta dalla faccia da bambino,
vero e proprio grande innovatore in poesia
attraverso l’esaltazione senza alcun limite
di ogni genere di emozioni e sensazioni.

 
 
 
 
Charleville 20.10.1854 – Marsiglia 10.11.1891
 
 
 


BREVE BIOGRAFIA

 
 
Arthur Rimbaud, il più maledetto dei poeti maledetti,
nacque a Charleville nel 1854 in una buona famiglia borghese
ma restò presto senza padre (scappato) e con una madre severissima.
 
 
Ebbe la classica educazione e ben presto,
già a 10 anni iniziò a scriver poesie.

Ma a 16 si rivoltò contro le forme tradizionali
della buona società iniziando a vagabondare per la città
e vivendo esperienze di ogni tipo
comprese quelle della droga, dell’alcool e del carcere
ma anche leggendo di tutto.

 
 
 
 
 
 
 
 

L’incontro con Paul Verlaine, di cui divenne amico,
rappresentò per lui un momento decisivo di consapevolezza
delle sue capacità poetiche e letterarie.
 
 
Nel 1870 fu ospitato a Parigi da Verlaine a casa sua
dove viveva con la moglie.

 
 
 
 
 Verlaine e Rimbaud
 
 
 

Verlaine l’introdusse negli ambienti letterari parigini
(circolo di poeti parnassiani
ed ecco come lo definì tal Léon Valade 
«poeta terrificante e selvaggio più che timido».
 
 
In pratica il poeta dalla faccia di bambino

affascinava e addirittura sconvolgeva il circolo 
per le capacità artistiche e per la sua incontenibile depravazione.

 
 
 
 
Henri Fantin Latour  – I poeti maledetti  – (Verlaine e Rimbaud a sinistra)
 
 
 

Proprio dal ’70 e per 5 anni scrisse tutte le sue opere letterarie
frequentando Verlaine, con cui fece dei viaggi a Londra e Bruxelles,
fino al 1873 quando l’amico poeta mise fine alla loro relazione
sparandogli un colpo di pistola e ferendolo.
 
 
Dopo di ciò abbandonò la poesia ed addirittura distrusse tutti i suoi scritti
iniziando una vita di avventure e peripezie in giro per il mondo.

 
 
 
 
 
 
 
 

Fece l’insegnante, lo scaricatore di porto, il mercenario,
il capomastro etc… ed infine il commerciante in Abissinia
 
 
Intanto Verlaine pubblicava le sue “Illuminazioni” nel 1886.
 
 
Tornato in Francia per curar un tumore al ginocchio
vi morì a soli 32 anni.

 
 
 
 
 
 
 .
.
.
 
LA SUA RIVOLUZIONARIA POETICA
 
 
Oscillando tra Victor Hugo ed i parnassiani ma soprattutto
volendo cambiare tutti i canoni preesistenti
perfino quelli degli innovatori prima di lui come Baudelaire
giunse ad una poesia detta della sensazione
ovvero delle emozioni totali senza filtri né controlli.
 
 
Nei suoi versi si uniscono pensieri, odori, musiche e colori 
in modo talmente libero da farlo considerare assolutamente unico 
e l’iniziatore dell’audacia assoluta in poesia.
 
 
 

 .
.
.
 
ALCUNE SUE POESIE
 
 
 
 
 
 
 

SOGNATO PER L’INVERNO
 
Andremo, d’inverno, in un vagoncino rosa
con tanti cuscini blu.
Sarà dolce. Un nido di baci folli
posa nei cantucci molli.
Tu chiuderai gli occhi,
per non vedere dai vetri
smorfiare l’ombre delle sere,
la plebaglia di demoni e di lupi tetri,
mostruosità arcigne e nere.
 Poi la tua guancia graffiare si sentirà…
un piccolo bacio, un ragno matto,
ti correrà sul collo…
Intanto tu mi dirai:
“Cerca!”, chinando a me la testa
prenderemo tempo a scovare quella bestia
che viaggia così tanto…

 
 
 
 
 
 
 

PRIMA SERATA
 
Ella era ben poco vestita
E degli alberi grandi e indiscreti
Flettevano i rami sui vetri
Con malizia, vicino, vicino…
Seduta sul mio seggiolone,
Seminuda, giungeva le mani.
Al suolo fremevano lieti
i suoi piccolissimi piedi.
Io guardavo, colore di cera,
un piccolo raggio di luce
sfarfallare nel suo sorriso
e sul suo seno, mosca al rosaio.
Le baciai le caviglie sottili.
Ebbe un ridere dolce e brutale
Che si sciolse in un limpido trillo,
Un ridere grazioso di cristallo.
I suoi piedini sotto la camicia
Si salvarono: “Beh, vuoi finirla?”.
La prima audacia era stata permessa,
Ma ridendo fingeva di punirla!
Baciai, palpitanti al mio labbro,
I suoi timidissimi occhi;
Lei ritrasse la sua testolina
Esclamando: “Ma questo è ancor meglio!…
Signore, ho qualcosa da dirvi…”
Tutto il resto gettai sul suo seno
In un bacio, del quale ella rise
D’un riso che fu generoso…
Ella era ben poco vestita
E degli alberi grandi e indiscreti
Flettevano i rami sui vetri
Con malizia, vicino, vicino…

 
 
 
Berthe Morisot – Giovane donna
 
 
 
SENSAZIONE
 
Nelle azzurre sere d’estate, andrò per i sentieri,
punzecchiato dal grano, a pestar l’erba tenera:
trasognato sentirò la frescura sotto i piedi
e lascerò che il vento mi bagni il capo nudo.
Io non parlerò, non penserò più a nulla:
ma l’amore infinito mi salirà nell’anima,
e me ne andrò lontano, molto lontano come uno zingaro,
nella Natura, lieto come con una donna.




Ma Boheme – Jean-Paul Surin



LA MIA BOHEME (Fantasia)

Me ne andavo, i pugni nelle tasche sfondate;
E anche il mio cappotto diventava ideale;
Andavo sotto il cielo, Musa! ed ero il tuo fedele;
Oh! quanti amori splendidi ho sognato!
I miei unici pantaloni avevano un largo squarcio.
Pollicino sognante, nella mia corsa sgranavo
Rime. La mia locanda era sull’Orsa Maggiore.
Nel cielo le mie stelle facevano un dolce fru-fru
Le ascoltavo, seduto sul ciglio delle strade
In quelle belle sere di settembre in cui sentivo gocce
Di rugiada sulla fronte, come un vino di vigore;
Oppure, rimando in mezzo a fantastiche ombre,
Come lire tiravo gli elastici
Delle mie scarpe ferite, un piede vicino al cuore!

 
 
 
 
F I N E
Frecce (174)

 
 
 
 
 




 
 

Arthur Rimbaud.. “poeta maledetto” dal volto di bambino – Breve biografia ed alcune mitiche poesie   Leave a comment









Tutti abbiamo sentito parlare dei poeti maledetti
ma spesso ne abbiamo solo una vaghissima conoscenza.

Stavolta parleremo del poeta dalla faccia da bambino,
vero e proprio grande innovatore in poesia
attraverso l’esaltazione senza alcun limite
di ogni genere di emozioni e sensazioni.

 
 
 
 
Charleville 20.10.1854 – Marsiglia 10.11.1891
 
 
 


BREVE BIOGRAFIA

 
 
Arthur Rimbaud, il più maledetto dei poeti maledetti,
nacque a Charleville nel 1854 in una buona famiglia borghese
ma restò presto senza padre (scappato) e con una madre severissima.
 
 
Ebbe la classica educazione e ben presto,
già a 10 anni iniziò a scriver poesie.

Ma a 16 si rivoltò contro le forme tradizionali
della buona società iniziando a vagabondare per la città
e vivendo esperienze di ogni tipo
comprese quelle della droga, dell’alcool e del carcere
ma anche leggendo di tutto.

 
 
 
 
 
 
 
 

L’incontro con Paul Verlaine, di cui divenne amico,
rappresentò per lui un momento decisivo di consapevolezza
delle sue capacità poetiche e letterarie.
 
 
Nel 1870 fu ospitato a Parigi da Verlaine a casa sua
dove viveva con la moglie.

 
 
 
 
 Verlaine e Rimbaud
 
 
 

Verlaine l’introdusse negli ambienti letterari parigini
(circolo di poeti parnassiani
ed ecco come lo definì tal Léon Valade 
«poeta terrificante e selvaggio più che timido».
 
 
In pratica il poeta dalla faccia di bambino

affascinava e addirittura sconvolgeva il circolo 
per le capacità artistiche e per la sua incontenibile depravazione.

 
 
 
 
Henri Fantin Latour  – I poeti maledetti  – (Verlaine e Rimbaud a sinistra)
 
 
 

Proprio dal ’70 e per 5 anni scrisse tutte le sue opere letterarie
frequentando Verlaine, con cui fece dei viaggi a Londra e Bruxelles,
fino al 1873 quando l’amico poeta mise fine alla loro relazione
sparandogli un colpo di pistola e ferendolo.
 
 
Dopo di ciò abbandonò la poesia ed addirittura distrusse tutti i suoi scritti
iniziando una vita di avventure e peripezie in giro per il mondo.

 
 
 
 
 
 
 
 

Fece l’insegnante, lo scaricatore di porto, il mercenario,
il capomastro etc… ed infine il commerciante in Abissinia
 
 
Intanto Verlaine pubblicava le sue “Illuminazioni” nel 1886.
 
 
Tornato in Francia per curar un tumore al ginocchio
vi morì a soli 32 anni.

 
 
 
 
 
 
 .
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.
 
LA SUA RIVOLUZIONARIA POETICA
 
 
Oscillando tra Victor Hugo ed i parnassiani ma soprattutto
volendo cambiare tutti i canoni preesistenti
perfino quelli degli innovatori prima di lui come Baudelaire
giunse ad una poesia detta della sensazione
ovvero delle emozioni totali senza filtri né controlli.
 
 
Nei suoi versi si uniscono pensieri, odori, musiche e colori 
in modo talmente libero da farlo considerare assolutamente unico 
e l’iniziatore dell’audacia assoluta in poesia.
 
 
 

 .
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ALCUNE SUE POESIE
 
 
 
 
 
 
 

SOGNATO PER L’INVERNO
 
Andremo, d’inverno, in un vagoncino rosa
con tanti cuscini blu.
Sarà dolce. Un nido di baci folli
posa nei cantucci molli.
Tu chiuderai gli occhi,
per non vedere dai vetri
smorfiare l’ombre delle sere,
la plebaglia di demoni e di lupi tetri,
mostruosità arcigne e nere.
 Poi la tua guancia graffiare si sentirà…
un piccolo bacio, un ragno matto,
ti correrà sul collo…
Intanto tu mi dirai:
“Cerca!”, chinando a me la testa
prenderemo tempo a scovare quella bestia
che viaggia così tanto…

 
 
 
 
 
 
 

PRIMA SERATA
 
Ella era ben poco vestita
E degli alberi grandi e indiscreti
Flettevano i rami sui vetri
Con malizia, vicino, vicino…
Seduta sul mio seggiolone,
Seminuda, giungeva le mani.
Al suolo fremevano lieti
i suoi piccolissimi piedi.
Io guardavo, colore di cera,
un piccolo raggio di luce
sfarfallare nel suo sorriso
e sul suo seno, mosca al rosaio.
Le baciai le caviglie sottili.
Ebbe un ridere dolce e brutale
Che si sciolse in un limpido trillo,
Un ridere grazioso di cristallo.
I suoi piedini sotto la camicia
Si salvarono: “Beh, vuoi finirla?”.
La prima audacia era stata permessa,
Ma ridendo fingeva di punirla!
Baciai, palpitanti al mio labbro,
I suoi timidissimi occhi;
Lei ritrasse la sua testolina
Esclamando: “Ma questo è ancor meglio!…
Signore, ho qualcosa da dirvi…”
Tutto il resto gettai sul suo seno
In un bacio, del quale ella rise
D’un riso che fu generoso…
Ella era ben poco vestita
E degli alberi grandi e indiscreti
Flettevano i rami sui vetri
Con malizia, vicino, vicino…

 
 
 
Berthe Morisot – Giovane donna
 
 
 
SENSAZIONE
 
Nelle azzurre sere d’estate, andrò per i sentieri,
punzecchiato dal grano, a pestar l’erba tenera:
trasognato sentirò la frescura sotto i piedi
e lascerò che il vento mi bagni il capo nudo.
Io non parlerò, non penserò più a nulla:
ma l’amore infinito mi salirà nell’anima,
e me ne andrò lontano, molto lontano come uno zingaro,
nella Natura, lieto come con una donna.




Ma Boheme – Jean-Paul Surin



LA MIA BOHEME (Fantasia)

Me ne andavo, i pugni nelle tasche sfondate;
E anche il mio cappotto diventava ideale;
Andavo sotto il cielo, Musa! ed ero il tuo fedele;
Oh! quanti amori splendidi ho sognato!
I miei unici pantaloni avevano un largo squarcio.
Pollicino sognante, nella mia corsa sgranavo
Rime. La mia locanda era sull’Orsa Maggiore.
Nel cielo le mie stelle facevano un dolce fru-fru
Le ascoltavo, seduto sul ciglio delle strade
In quelle belle sere di settembre in cui sentivo gocce
Di rugiada sulla fronte, come un vino di vigore;
Oppure, rimando in mezzo a fantastiche ombre,
Come lire tiravo gli elastici
Delle mie scarpe ferite, un piede vicino al cuore!

 
 
 
 
F I N E
Frecce (174)

 
 
 
 
 




 
 

Eugenio Montale – Ricordo.. tematica dei suoi versi e le più belle poesie    Leave a comment




E’ stato tra i massimi poeti dello scorso secolo

e Premio Nobel per la letteratura nel 1975.



(Genova 12.10.1896 – Milano 12 .9.1981)



EUGENIO MONTALE
IL SUO MONDO POETICO ED ALCUNE SUBLIMI POESIE






UN BREVE ACCENNO ALLA SUA POETICA


Consapevole che la conoscenza umana non può raggiungere l’assoluto,

nemmeno tramite l’amata poesia, Montale però a quest’ultima affida un compito

d’analisi della condizione umana in generale.



Egli riconosce solo l’esistenza del dovere e dell’amore

come elementi positivi da perseguire e da vivere

ma questo nell’ambito di una visione completamente

disillusa ed amara del senso della vita.






Aleggia, nei suoi versi intrisi di disillusione però,

l’immagine di una donna (reale… irreale?)

che a lui appare come un ponte tra la dura realtà e la metafisica.



Pur senza essere filosofica, dunque, la sua poesia

appare un raffinato strumento

di conoscenza ed approfondimento della condizione umana.






Ricordiamolo ed omaggiamolo dunque

con alcune sue poesie scelte tra le più note.



Foto di Ugo Mulas… per Ossi di seppia



ALCUNE POESIE



Bansky



FELICITA’ RAGGIUNTA


Felicità raggiunta, si cammina

per te sul fil di lama.

Agli occhi sei barlume che vacilla

al piede, teso ghiaccio che s’incrina;

e dunque non ti tocchi chi più t’ama.


Se giungi sulle anime invase

di tristezza e le schiari, il tuo mattino

è dolce e turbatore come i nidi delle cimase.

Ma nulla paga il pianto di un bambino

a cui fugge il pallone tra le case.






SPESSO IL MALE DI VIVERE HO INCONTRATO


Spesso il male di vivere ho incontrato:

era il rivo strozzato che gorgoglia,

era l’incartocciarsi della foglia

riarsa, era il cavallo stramazzato.

Bene non seppi; fuori del prodigio

che schiude la divina Indifferenza:

era la statua nella sonnolenza

del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.



Federico Zandomeneghi – Malinconia



LA BELLE DAME SANS MERCI


Certo i gabbiani cantonali hanno atteso invano

le briciole di pale che io gettavo

sul tuo balcone perché tu sentissi

anche chiusa nel sonno le loro strida.



Oggi manchiamo all’appuntamento tutti e due

e il nostro breakfast gela tra cataste

per me di libri inutili e per te di reliquie

che non so: calendari, astucci, fiale e creme.



Stupefacente il tuo volto s’ostina ancora, stagliato

sui fondali di calce del mattino;

ma una vita senz’ali non lo raggiunge e il suo fuoco

soffocato è il bagliore dell’accendino.



Renoir



RIPENSO IL TUO SORRISO…


Ripenso il tuo sorriso, ed è per me un’acqua limpida

scorta per avventura tra le pietraie d’un greto,

esiguo specchio in cui guardi un’ellera e i suoi corimbi;

e su tutto l’abbraccio di un bianco cielo quieto.

Codesto è il mio ricordo; non saprei dire, o lontano,

se dal tuo volto si esprime libera un’anima ingenua,

vero tu sei dei raminghi che il male del mondo estenua

e recano il loro soffrire con sé come un talismano.

Ma questo posso dirti, che la tua pensata effigie

sommerge i crucci estrosi in un’ondata di calma,

e che il tuo aspetto s’insinua nella memoria grigia

schietto come la cima di una giovane palma.






HO SCESO, DANDOTI  IL BRACCIO


Ho sceso, dandoti il braccio,

almeno un milione di scale

E ora che non ci sei

è il vuoto ad ogni gradino.

Anche così è stato breve

il nostro lungo viaggio.

Il mio dura tuttora,

né più mi occorrono

Le coincidenze, le prenotazioni,

le trappole, gli scorni di chi crede

che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale

dandoti il braccio

Non già perché con quattr’occhi

forse si vede di più.

Con te le ho scese

perché sapevo che di noi due

Le sole vere pupille,

sebbene tanto offuscate,

erano le tue.






E qui giù infine, in formato video 

e letta dallo stesso Montale la notissima…


MERIGGIARE PALLIDO E ASSORTO



fre bia pouce



CIAO DA TONY KOSPAN



   ARANCIO divfar
Frecce2039





Breve ricordo del grande poeta Eugenio Montale… la sua tematica ed alcune mitiche poesie    Leave a comment




E’ stato tra i massimi poeti dello scorso secolo

e Premio Nobel per la letteratura nel 1975.



(Genova 12.10.1896 – Milano 12 .9.1981)



EUGENIO MONTALE
IL SUO MONDO POETICO ED ALCUNE SUBLIMI POESIE






UN BREVE ACCENNO ALLA SUA POETICA


Consapevole che la conoscenza umana non può raggiungere l’assoluto,

nemmeno tramite l’amata poesia, Montale però a quest’ultima affida un compito

d’analisi della condizione umana in generale.



Egli riconosce solo l’esistenza del dovere e dell’amore

come elementi positivi da perseguire e da vivere

ma questo nell’ambito di una visione completamente

disillusa ed amara del senso della vita.






Aleggia, nei suoi versi intrisi di disillusione però,

l’immagine di una donna (reale… irreale?)

che a lui appare come un ponte tra la dura realtà e la metafisica.



Pur senza essere filosofica, dunque, la sua poesia

appare un raffinato strumento

di conoscenza ed approfondimento della condizione umana.






Ricordiamolo ed omaggiamolo dunque

con alcune sue poesie scelte tra le più note.



Foto di Ugo Mulas… per Ossi di seppia



ALCUNE POESIE



Bansky



FELICITA’ RAGGIUNTA


Felicità raggiunta, si cammina

per te sul fil di lama.

Agli occhi sei barlume che vacilla

al piede, teso ghiaccio che s’incrina;

e dunque non ti tocchi chi più t’ama.


Se giungi sulle anime invase

di tristezza e le schiari, il tuo mattino

è dolce e turbatore come i nidi delle cimase.

Ma nulla paga il pianto di un bambino

a cui fugge il pallone tra le case.






SPESSO IL MALE DI VIVERE HO INCONTRATO


Spesso il male di vivere ho incontrato:

era il rivo strozzato che gorgoglia,

era l’incartocciarsi della foglia

riarsa, era il cavallo stramazzato.

Bene non seppi; fuori del prodigio

che schiude la divina Indifferenza:

era la statua nella sonnolenza

del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.



Federico Zandomeneghi – Malinconia



LA BELLE DAME SANS MERCI


Certo i gabbiani cantonali hanno atteso invano

le briciole di pale che io gettavo

sul tuo balcone perché tu sentissi

anche chiusa nel sonno le loro strida.



Oggi manchiamo all’appuntamento tutti e due

e il nostro breakfast gela tra cataste

per me di libri inutili e per te di reliquie

che non so: calendari, astucci, fiale e creme.



Stupefacente il tuo volto s’ostina ancora, stagliato

sui fondali di calce del mattino;

ma una vita senz’ali non lo raggiunge e il suo fuoco

soffocato è il bagliore dell’accendino.



Renoir



RIPENSO IL TUO SORRISO…


Ripenso il tuo sorriso, ed è per me un’acqua limpida

scorta per avventura tra le pietraie d’un greto,

esiguo specchio in cui guardi un’ellera e i suoi corimbi;

e su tutto l’abbraccio di un bianco cielo quieto.

Codesto è il mio ricordo; non saprei dire, o lontano,

se dal tuo volto si esprime libera un’anima ingenua,

vero tu sei dei raminghi che il male del mondo estenua

e recano il loro soffrire con sé come un talismano.

Ma questo posso dirti, che la tua pensata effigie

sommerge i crucci estrosi in un’ondata di calma,

e che il tuo aspetto s’insinua nella memoria grigia

schietto come la cima di una giovane palma.






HO SCESO, DANDOTI  IL BRACCIO


Ho sceso, dandoti il braccio,

almeno un milione di scale

E ora che non ci sei

è il vuoto ad ogni gradino.

Anche così è stato breve

il nostro lungo viaggio.

Il mio dura tuttora,

né più mi occorrono

Le coincidenze, le prenotazioni,

le trappole, gli scorni di chi crede

che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale

dandoti il braccio

Non già perché con quattr’occhi

forse si vede di più.

Con te le ho scese

perché sapevo che di noi due

Le sole vere pupille,

sebbene tanto offuscate,

erano le tue.






E qui giù infine, in formato video 

e letta dallo stesso Montale la notissima…


MERIGGIARE PALLIDO E ASSORTO



fre bia pouce



CIAO DA TONY KOSPAN



   ARANCIO divfar
Frecce2039





Hermann Hesse – Breve ricordo del geniale poeta e scrittore tedesco anche con alcuni brani del Siddharta   1 comment

 .

.



 

 

 Hermann Hesse è stato un grande poeta e scrittore tedesco,

insignito del Premio Nobel per la Letteratura nel 1946,

nonché interessante pittore…

 

 

H. Hesse – Sedia con libri (1921)

 

 

 

Questo è, tra i suoi mitici aforismi,

uno di quelli che amo di più…

 


L’amore non bisogna implorarlo e nemmeno esigerlo. 

L’amore deve avere la forza di attingere la certezza in se stesso. 

Allora non sarà trascinato, ma trascinerà.

 


 

(Calw 2.7.1877 – Montagnola 9.8.1962)




Non aveva un carattere facile.

 Amava più le sue piante che le relazioni umane.

(oggi diremmo che era un po’ orso… eh eh)





 

Si sposò 3 volte (ma senza mai credere molto al matrimonio).


 

 

Qui è con l’ultima moglie… Ninon 

 


Parlare di lui e delle sue opere in un unico post è impossibile…

dato che le sue opere sono davvero tantissime

(ben 15 raccolte di poesie e ben 32 tra romanzi e libri di racconti !!!)

,

,

,

H. Hesse – Acquarello




 

Per la loro bellezza ho pubblicato e continuo a pubblicare

spesso sue poesie, aforismi, racconti etc…

per cui stavolta mi limiterò a riproporre in questo post

la sua opera principale SIDDHARTA.

 

 

 

  



Non sono moltissimi i libri che hanno influenzato la storia umana…

ma il… SIDDHARTA è uno di questi.


 

 

 

 

 

 

Ne parlerò prima brevemente

e poi pubblicherò alcuni brevi

ma significativi brani tratti dal libro.
 

 

 

 

 

 

 

IL ROMANZO

 

 

Siddharta è un romanzo ambientato in India e pubblicato per la prima volta nel lontano 1922.
 
E’ una tra le opere più famose di Hermann Hesse
 
Narra la vita del giovane indiano Siddharta, figlio di un ricco bramino, alla ricerca della sua strada nei modi più disparati.

 
 
 

 
 
 
 

CHI E’ DUNQUE SIDDHARTA?


E’ uno che cerca, e cerca soprattutto di vivere intera la propria vita.

Passa di esperienza in esperienza, dal misticismo alla sensualità, dalla meditazione filosofica alla vita degli affari, e non si ferma presso nessun maestro, non considera definitiva nessuna acquisizione, perché ciò che va cercato è il tutto, il misterioso tutto che si veste di mille volti cangianti. E alla fine quel tutto, la ruota delle apparenze, rifluirà dietro il perfetto sorriso di Siddharta, che ripete il «costante, tranquillo, fine, impenetrabile, forse benigno, forse schernevole, saggio, multirugoso sorriso di Gotama, il Buddha, quale egli stesso l′aveva visto centinaia di volte con venerazione».

 

 

 

 

 

STORIA E DIFFUSIONE DELL’OPERA

 


Siddharta è senz′altro l′opera di Hesse più universalmente nota.

Questo breve romanzo di ambiente indiano, pubblicato per la prima volta nel 1922, ha avuto infatti in questi ultimi anni una strepitosa fortuna.

Prima in America, poi in ogni parte del mondo, i giovani lo hanno riscoperto come un loro testo, dove non trovavano solo un grande scrittore moderno ma un sottile e delicato saggio, capace di dare, attraverso questa parabola romanzesca, un insegnamento sulla vita che evidentemente i suoi lettori non incontravano altrove.


 

 

 

 


E’ un libro adatto a chi si pone tante domande, a chi cerca risposte, a chi è alla ricerca di se stesso ed a chi vuole trovare la propria essenza e i propri valori.

Che possa piacere o no… che possa essere condiviso o no… il pensiero di Hesse che si esprime attraverso il libro è certamente un geniale e sublime tentativo di vedere oltre l’apparenza materiale delle cose… e può rappresentare una grande lezione di vita.


ALCUNI SIGNIFICATIVI ESTRATTI

Ma leggiamo ora alcuni passi di questo famosissimo libro
ascoltando, se ci va, un  po’ di buona musica… new age.


 
 






 

“Povero io sono” disse Siddharta: “non possiedo niente, se è questo che intendi dire.

Certamente sono povero, ma lo sono volontariamente, quindi non sono in miseria”.

 
 

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Se vuoi conoscere il tuo passato, sapere che cosa ti ha causato, allora osservati nel presente, che è l’effetto del passato. Se vuoi conoscere il tuo futuro, sapere che cosa ti porterà, allora osservati nel presente, che è la causa del futuro.

 

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Tu sei un sapiente Siddharta; ebbene, impara anche questo:
“L’amore si può mendicare, comprare, regalare, si può trovarlo per caso sulla strada, ma non si può estorcere”.
 
 

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“Dimmi, amico: tu non educhi tuo figlio? non lo costringi? non lo picchi? non lo castighi?”
 “No, Vasudeva, non faccio nulla di tutto questo”.
“Lo sapevo. Tu non lo costringi, non lo picchi, non gli dai ordini, perchè sai che c’è più forza nel molle che nel duro, sai che l’acqua è più forte della pietra, che l’amore è più forte della violenza….”
 
 

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”… A lui, che in amore era ancora un ragazzo, e perciò incline a precipitarsi ciecamente e insaziabilmente nel piacere come in un abisso, ella insegnò a fondo la dottrina che non si ottiene piacere senza dare piacere, e che ogni gesto, ogni carezza, ogni contatto, ogni sguardo, ogni minima posizione del corpo ha il suo segreto, la cui scoperta avvia alla consapevole felicità. Gli insegnò che, dopo una festa d’amore, gli amanti non debbono separarsi se non compresi di reciproca ammirazione, se non vinti e vincitori a un tempo, cosicchè in nessuno dei due insorgano sazietà e squallore e il sentimento cattivo d’avere abusato o d’aver subìto un abuso. ..”
 

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“La realtà dell’esistenza personale e del mondo esteriore è dolore, consistente nell’invarianza delle sue condizioni:
nascita, malattia, morte, mancanza di ciò che si desidera, unione con ciò che dispiace, separazione da ciò che si ama;
l’origine del dolore è il desiderio di esistere, il bisogno del piacere e anche il suo rifiuto.
La retta via sta nel mezzo.
Il segreto della felicità sta nell’accettarsi così come si è, rinunciando ai desideri, la cui consapevolezza rende infelici non meno della loro realizzazione.
Infatti ogni desiderio soddisfatto porta a maturarne un altro ancora più grande.”

 

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“L’amore, mi sembra di tutte la cosa principale.

Penetrare il mondo, spiegarlo, disprezzarlo, può essere l’opera dei grandi filosofi.

Ma a me importa solo di poter amare il mondo, non disprezzarlo, non odiare il mondo e me;

a me importa solo di poter considerare il mondo, e me, e tutti gli esseri, con amore, ammirazione e rispetto”

 

blu 1iptyd0gvmm

 

 

E tutto insieme, tutte le voci, tutte le mete, tutti i desideri, tutti i dolori, tutta la gioia,

tutto il bene e il male, tutto insieme era il mondo.

Tutto insieme era il fiume del divenire, era la musica della vita.

 

 




TONY KOSPAN




(ESTRATTI DA VARI SITI WEB – IMPAGINAZ. E COORDINAM. T.K.)

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H. Hesse – Mini ricordo del poeta.. scrittore.. filosofo e pittore tedesco ed alcuni passi del suo capolavoro “Siddharta”   Leave a comment

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 Hermann Hesse è stato un grande poeta e scrittore tedesco,

insignito del Premio Nobel per la Letteratura nel 1946,

nonché interessante pittore…

 

 

H. Hesse – Sedia con libri (1921)

 

 

 

Questo è, tra i suoi mitici aforismi,

uno di quelli che amo di più…

 


L’amore non bisogna implorarlo e nemmeno esigerlo. 

L’amore deve avere la forza di attingere la certezza in se stesso. 

Allora non sarà trascinato, ma trascinerà.

 


 

(Calw 2.7.1877 – Montagnola 9.8.1962)




Non aveva un carattere facile.

 Amava più le sue piante che le relazioni umane.

(oggi diremmo che era un po’ orso… eh eh)





 

Si sposò 3 volte (ma senza mai credere molto al matrimonio).


 

 

Qui è con l’ultima moglie… Ninon 

 


Parlare di lui e delle sue opere in un unico post è impossibile…

dato che le sue opere sono davvero tantissime

(ben 15 raccolte di poesie e ben 32 tra romanzi e libri di racconti !!!)

,

,

,

H. Hesse – Acquarello




 

Per la loro bellezza ho pubblicato e continuo a pubblicare

spesso sue poesie, aforismi, racconti etc…

per cui stavolta mi limiterò a riproporre in questo post

la sua opera principale SIDDHARTA.

 

 

 

  



Non sono moltissimi i libri che hanno influenzato la storia umana…

ma il… SIDDHARTA è uno di questi.


 

 

 

 

 

 

Ne parlerò prima brevemente

e poi pubblicherò alcuni brevi

ma significativi brani tratti dal libro.
 

 

 

 

 

 

 

IL ROMANZO

 

 

Siddharta è un romanzo ambientato in India e pubblicato per la prima volta nel lontano 1922.
 
E’ una tra le opere più famose di Hermann Hesse
 
Narra la vita del giovane indiano Siddharta, figlio di un ricco bramino, alla ricerca della sua strada nei modi più disparati.

 
 
 

 
 
 
 

CHI E’ DUNQUE SIDDHARTA?


E’ uno che cerca, e cerca soprattutto di vivere intera la propria vita.

Passa di esperienza in esperienza, dal misticismo alla sensualità, dalla meditazione filosofica alla vita degli affari, e non si ferma presso nessun maestro, non considera definitiva nessuna acquisizione, perché ciò che va cercato è il tutto, il misterioso tutto che si veste di mille volti cangianti. E alla fine quel tutto, la ruota delle apparenze, rifluirà dietro il perfetto sorriso di Siddharta, che ripete il «costante, tranquillo, fine, impenetrabile, forse benigno, forse schernevole, saggio, multirugoso sorriso di Gotama, il Buddha, quale egli stesso l′aveva visto centinaia di volte con venerazione».

 

 

 

 

 

STORIA E DIFFUSIONE DELL’OPERA

 


Siddharta è senz′altro l′opera di Hesse più universalmente nota.

Questo breve romanzo di ambiente indiano, pubblicato per la prima volta nel 1922, ha avuto infatti in questi ultimi anni una strepitosa fortuna.

Prima in America, poi in ogni parte del mondo, i giovani lo hanno riscoperto come un loro testo, dove non trovavano solo un grande scrittore moderno ma un sottile e delicato saggio, capace di dare, attraverso questa parabola romanzesca, un insegnamento sulla vita che evidentemente i suoi lettori non incontravano altrove.


 

 

 

 


E’ un libro adatto a chi si pone tante domande, a chi cerca risposte, a chi è alla ricerca di se stesso ed a chi vuole trovare la propria essenza e i propri valori.

Che possa piacere o no… che possa essere condiviso o no… il pensiero di Hesse che si esprime attraverso il libro è certamente un geniale e sublime tentativo di vedere oltre l’apparenza materiale delle cose… e può rappresentare una grande lezione di vita.


ALCUNI SIGNIFICATIVI ESTRATTI

Ma leggiamo ora alcuni passi di questo famosissimo libro
ascoltando, se ci va, un  po’ di buona musica… new age.


 
 





 

“Povero io sono” disse Siddharta: “non possiedo niente, se è questo che intendi dire.

Certamente sono povero, ma lo sono volontariamente, quindi non sono in miseria”.

 
 

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Se vuoi conoscere il tuo passato, sapere che cosa ti ha causato, allora osservati nel presente, che è l’effetto del passato. Se vuoi conoscere il tuo futuro, sapere che cosa ti porterà, allora osservati nel presente, che è la causa del futuro.

 

blu 1iptyd0gvmm

 

 
Tu sei un sapiente Siddharta; ebbene, impara anche questo:
“L’amore si può mendicare, comprare, regalare, si può trovarlo per caso sulla strada, ma non si può estorcere”.
 
 

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“Dimmi, amico: tu non educhi tuo figlio? non lo costringi? non lo picchi? non lo castighi?”
 “No, Vasudeva, non faccio nulla di tutto questo”.
“Lo sapevo. Tu non lo costringi, non lo picchi, non gli dai ordini, perchè sai che c’è più forza nel molle che nel duro, sai che l’acqua è più forte della pietra, che l’amore è più forte della violenza….”
 
 

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”… A lui, che in amore era ancora un ragazzo, e perciò incline a precipitarsi ciecamente e insaziabilmente nel piacere come in un abisso, ella insegnò a fondo la dottrina che non si ottiene piacere senza dare piacere, e che ogni gesto, ogni carezza, ogni contatto, ogni sguardo, ogni minima posizione del corpo ha il suo segreto, la cui scoperta avvia alla consapevole felicità. Gli insegnò che, dopo una festa d’amore, gli amanti non debbono separarsi se non compresi di reciproca ammirazione, se non vinti e vincitori a un tempo, cosicchè in nessuno dei due insorgano sazietà e squallore e il sentimento cattivo d’avere abusato o d’aver subìto un abuso. ..”
 

blu 1iptyd0gvmm 

 

“La realtà dell’esistenza personale e del mondo esteriore è dolore, consistente nell’invarianza delle sue condizioni:
nascita, malattia, morte, mancanza di ciò che si desidera, unione con ciò che dispiace, separazione da ciò che si ama;
l’origine del dolore è il desiderio di esistere, il bisogno del piacere e anche il suo rifiuto.
La retta via sta nel mezzo.
Il segreto della felicità sta nell’accettarsi così come si è, rinunciando ai desideri, la cui consapevolezza rende infelici non meno della loro realizzazione.
Infatti ogni desiderio soddisfatto porta a maturarne un altro ancora più grande.”

 

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“L’amore, mi sembra di tutte la cosa principale.

Penetrare il mondo, spiegarlo, disprezzarlo, può essere l’opera dei grandi filosofi.

Ma a me importa solo di poter amare il mondo, non disprezzarlo, non odiare il mondo e me;

a me importa solo di poter considerare il mondo, e me, e tutti gli esseri, con amore, ammirazione e rispetto”

 

blu 1iptyd0gvmm

 

 

E tutto insieme, tutte le voci, tutte le mete, tutti i desideri, tutti i dolori, tutta la gioia,

tutto il bene e il male, tutto insieme era il mondo.

Tutto insieme era il fiume del divenire, era la musica della vita.

 

 




TONY KOSPAN




(ESTRATTI DA VARI SITI WEB – IMPAGINAZ. E COORDINAM. T.K.)

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Frecce (51)


 

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Gianni Rodari.. mito della letteratura per ragazzi – Un ricordo ed alcune sue belle poesie   Leave a comment







Scrittore, giornalista e poeta, è considerato
colui che ha rivoluzionato la letteratura per ragazzi.

I suoi racconti ed i suoi versi sono ancor oggi
amatissimi ed hanno anche tanta diffusione nel web.

Le sue poesie affrontano quasi tutti i temi della vita
con soavità e leggerezza contenendo però sempre
insegnamenti e conoscenze utili ai ragazzi.



(Omegna 23.10.1920 – Roma 14.4.1980)




BREVE BIOGRAFIA

Nato ad a Omegna sul Lago d’Orta da genitori originari
del Varesotto a seguito della precoce morte del padre
a 10 anni segue la madre a Gavirate.

Da ragazzo ha difficoltà a fare amicizie
ed ha come punti di riferimento i fratelli.

A 11 anni entra in Seminario per frequentare il Ginnasio
ed a 15 è già un dirigente dell’Azione Cattolica.






Resta comunque un ragazzo molto riservato
e dedica molto tempo a leggere molti libri
soprattutto di carattere politico, ed a studiare il violino.

Iscrittosi a Lingue nell’Università cattolica di Milano
non si laurea anche perché l’Italia entra in guerra
anche se lui fu dichiarato rivedibile alla leva.






Iscrittosi al Partito Fascista per vivere lavora
alla Casa del Fascio… ma poi a seguito della morte
di alcuni suoi amici ed all’internamento del fratello Cesare
in un campo di concentramento si avvicina al Partito Comunista
e partecipa alla Resistenza.

Alla fine della guerra inizia a svolgere la sua attività
di giornalista ma ad essa ben presto associa
la sua passione per i racconti per bambini.

Scriverà infatti sia per l’Unità che per Paese sera
ma anche per “Il Pioniere” settimanale per bambini
e pubblica il suo libro “Il Romanzo di Cipollino”.



Qui con moglie e figlia


Nel 1953 si sposa con Maria Teresa Feretti
da cui avrà una figlia.


Con “Filastrocca in cielo ed in terra” del 1960
inizia a pubblicare per Einaudi e pian piano,
con l’aumento degli impegni lavorativi,
migliora molto la sua situazione economica.







Nel 1970, unico autore italiano,
vince il premio letterario internazionale,
Hans Christian Andersen 
definito “Il Piccolo Nobel“, che viene assegnato a chi offre un
«contributo duraturo alla letteratura per l’infanzia e la gioventù».

Questo Premio gli dona una grandissima popolarità
e le sue opere vengono tradotte in tutto il mondo.

Continuerà a scrivere ed a impegnarsi nello scrivere
racconti… poesie ed articoli per ragazzi fino
alla morte, per problemi circolatori, avvenuta nel 1980.







ALCUNE SUE POESIE



SULLA LUNA

Sulla Luna, per piacere,
non mandate un generale:
ne farebbe una caserma
con la tromba e il caporale.
Non mandateci un banchiere
sul satellite d’argento,
o lo mette in cassaforte
per mostrarlo a pagamento.
Non mandateci un ministro
col suo seguito di uscieri:
empirebbe di scartoffie
i lunatici crateri.
Ha da essere un poeta
sulla Luna ad allunare:
con la testa nella Luna
lui da un pezzo ci sa stare…
A sognar i più bei sogni
è da un pezzo abituato:
sa sperare l’impossibile
anche quando è disperato.
Or che i sogni e le speranze
si fan veri come fiori,
sulla Luna e sulla Terra
fate largo ai sognatori!



IL GIORNALE DEI GATTI

I gatti hanno un giornale
con tutte le novità
e sull’ultima pagina
la “Piccola pubblicità”.
“Cercasi casa comoda
con poltrone fuori moda:
non si accettano bambini
perché tirano la coda.”
“Cerco vecchia signora
a scopo compagnia.
Precisare referenze
e conto in macelleria.”
“Premiato cacciatore
cerca impiego in granaio.”
“Vegetariano, scapolo,
cerca ricco lattaio.”
I gatti senza casa
la domenica dopopranzo
leggono questi avvisi
più belli di un romanzo:
per un’oretta o due
sognano ad occhi aperti,
poi vanno a prepararsi
ai notturni concerti.


PROMEMORIA

Ci sono cose da fare ogni giorno:
lavarsi, studiare, giocare,
preparare la tavola,
a mezzogiorno.
Ci sono cose da far di notte:
chiudere gli occhi, dormire,
avere sogni da sognare,
orecchie per sentire.
Ci sono cose da non fare mai,
né di giorno né di notte,
né per mare né per terra:
per esempio, la guerra.






L’ANNO NUOVO

Indovinami, indovino,
tu che leggi nel destino:
l’anno nuovo come sarà?
Bello, brutto o metà e metà?
Trovo stampato nei miei libroni
che avrà di certo quattro stagioni,
dodici mesi, ciascuno al suo posto,
un carnevale e un ferragosto,
e il giorno dopo il lunedì
sarà sempre un martedì.
Di più per ora scritto non trovo
nel destino dell’anno nuovo:
per il resto anche quest’anno
sarà come gli uomini lo faranno.


VIVA I CORIANDOLI DI CARNEVALE

Viva i coriandoli di Carnevale,
bombe di carta che non fan male!
Van per le strade in gaia compagnia
i guerrieri dell’allegria:
si sparano in faccia risate
scacciapensieri,
si fanno prigionieri
con le stelle filanti colorate.
Non servono infermieri
perché i feriti guariscono
con una caramella.
Guida l’assalto, a passo di tarantella,
il generale in capo Pulcinella.
Cessata la battaglia, tutti a nanna.
Sul guanciale
spicca come una medaglia
un coriandolo di Carnevale.



IL GATTO INVERNO

Ai vetri della scuola stamattina
l’inverno strofina
la sua schiena nuvolosa
come un vecchio gatto grigio:
con la nebbia fa i giochi di prestigio,
le case fa sparire
e ricomparire;
con le zampe di neve imbianca il suolo
e per coda ha un ghiacciuolo…
Sì, signora maestra,
mi sono un po’ distratto:
ma per forza, con quel gatto,
con l’inverno alla finestra
che mi ruba i pensieri
e se li porta in slitta
per allegri sentieri.
Invano io li richiamo:
si saranno impigliati
in qualche ramo spoglio;
o per dolce imbroglio,
chiotti, chiotti,
fingon d’esser merli e passerotti.






Concludo il mio omaggio
con questo video che, con bellissima musica,
ci offre la possibilità di leggere
altre sue bellissime e simpaticissime poesie.







Tony Kospan



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