Archivio per l'etichetta ‘Giovanni Pascoli’

Mi fa piacere onorare questa ricorrenza
anche con un sublime pensiero di Giovanni Pascoli
FESTA DELL’UNITA’ D’ITALIA

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E’ un inno d’amore per l’Italia,
ma insieme e non contro le altre patrie del mondo
scritto da Pascoli nel 1895
quando cioè l’Italia era ancora “bambina” come nazione
e che porto alla Vs attenzione o al Vs ricordo
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AMORE ALLA PATRIA ED ALL’UMANITA’
Giovanni Pascoli
Quando si parla di Patria, viene in mente la madre.
Voi certo amate vostra madre più di tutte le altre donne, perché vostra madre ha diritto ad essere amata sopra ogni altra.
Ma non sarebbe giusto per questo che voi disprezzaste, le madri degli altri, perché anch’esse hanno diritto ad essere amate e rispettate, perché anch’esse lavorano e si affaticano per i loro figli.
Così voi dovete amare la Patria vostra più delle altre Nazioni; ma non dovete disprezzare queste ultime, ove sono fanciulli, genitori che si affaticano e lavorano, uomini che consacrano la loro vita al bene di tutte le persone senza distinzione di razza e di nazionalità.

Ciao da Tony Kospan






STORIA E RICORDI – IL TUO NUOVO GRUPPO DI FB


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Cari amici la poesia, come ben sapete, affronta ogni aspetto della nostra vita.
L’Epifania è classicamente la festa che… tutte le feste porta via e conclude il lungo periodo delle feste Natalizie dopo il quale riprenderà per tutti, nel bene e/o nel male, la cd “vita normale”.
Proprio questa festa, insieme ai Re Magi, è il tema stavolta delle poesie e delle canzoni… che come immaginerete… piaceranno a chi ama ricordare atmosfere del passato ma soprattutto ai bambini…

LA BEFANA EPIFANIA ED I RE MAGI
NELLE POESIE.. NELLE CANZONI.. NELL’ARTE E NON SOLO
a cura di Tony Kospan

Ma… che vuol dire Epifania?
L’Epifania è una festa religiosa che deriva il suo nome da un termine greco – ἐπιφάνεια, epifaneia -che significa rivelazione.

E la Befana?
La Befana è invece un’antichissima festa connessa a tradizioni agrarie pagane relative al momento di passaggio tra la fine dell’anno e la nascita del nuovo… che narravano di divinità femminili che volavano per i campi per favorire i raccolti futuri.
Nel Medio Evo prende le sembianze di simpatica stregaccia dispensatrice di carbone o doni ai bambini a seconda che si siano comportati bene o male.

Masaccio
In quest’era di globalizzazione però la nostra italianissima “vecchiaccia” soffre molto la concorrenza dei regali di Babbo Natale mentre fino a pochi decenni fa era attesissima ed amatissima dai bambini perché poi, alla fine, si rivelava sempre buonissima e generosissima di regali… e quindi questa festa era davvero molto sentita da grandi e piccoli.

L’Epifania, con i Re Magi e La Befana, non poteva non interessare i poeti ma per la sua grande popolarità sono tantissime anche le filastrocche come questa che segue, per me simpaticissima.
ZITTI ZITTI PRESTO A LETTO
Filastrocca
Zitti, zitti, presto a letto
la Befana è qui sul tetto,
sta guardando dal camino
se già dorme ogni bambino,
se la calza è ben appesa,
se la luce è ancora accesa!
Quando scende , sola, sola,
svelti sotto alle lenzuola!
Li chiudete o no quegli occhi?
Se non siete stati buoni
niente dolci, né balocchi,
solo cenere e carbone!

Anche le canzoni che parlano della Befana sono ovviamente tutte di carattere popolare e dedicate ai bambini, (mitica quella di Gianni Morandi).
Come sempre mi piacerebbe leggere, su questo tema, poesie vostre o di altri che piacciono a voi e segnalo tra le poesie di quest’anno quella di Edmond Rostand (l’autore del Cyrano) che ci parla in modo sublime della Stella dei Re Magi e quella che è la più nota e la più classica di tutte e che non può mai mancare.. La befana del Pascoli.

Artemisia Gentileschi
QUANTO MANCA A BETLEMME?
Frances Chesterton
Quanto manca a Betlemme?
Siete quasi alla meta.
Troveremo una stalla
sotto una stella cometa?
Il bimbo appena nato
potremo visitare?
Levando il chiavistello
ci lasceranno entrare?
L’asino, il bue,
le pecore potremo accarezzare?
Gesù Bambino che dorme
potremo contemplare?
Se lo accarezzeremo si sveglierà?
Saprà che siam venuti
apposta fino qua?
I Re ricchi doni
e noi invece nulla,
solo sorrisi e lacrime
offriamo alla tua culla.
Per tutti i bimbi stanchi
pianger Maria dovrà.
Disteso sulla paglia
il bimbo dorme già.
Dio in braccio alla madre,
bambini nel capanno
dormono come dorme
chi ha il cuore senza affanno!
IL MISTERO DELLA BEFANA
Massimo Grillandi
Vecchia, dev’esser vecchia per davvero.
sono duemila anni che cammina.
Proprio non so come faccia la vecchina
a portare con sé un negozio intero.
Dentro quel sacco ce ne son di cose:
trombe. trenini. bambole e pistole,
palle e fucili. quanti se ne vuole.
Son faccende. a dir poco, misteriose.
Come scenda. ad esempio. negli oscuri
e stretti fori dei camini e vada
per monti e valli, lungo la sua strada
e nessuno dimentichi o trascuri.

Andrea Mantegna
LA STELLA
Edmond Rostand
Persero un giorno la stella.
Com’è possibile perdere la stella?
Per averla fissata troppo a lungo…
I due re bianchi,
ch’erano due sapienti di Caldea,
col bastone tracciarono sul suolo grandi cerchi.
Si misero a far calcoli, si grattarono il mento…
Ma la stella era scomparsa
come scompare un’idea,
e quegli uomini, l’anima dei quali
aveva sete di essere guidata,
piansero drizzando le tende di cotone.
Ma il povero re nero, disprezzato dagli altri,
disse a se stesso: “Pensiamo alla sete
che non è la nostra.
Occorre dar da bere, lo stesso, agli animali”.
E mentre reggeva il suo secchio,
nello spicchio di cielo
in cui si abbeveravano i cammelli
egli scorse la stella d’oro che danzava silente.

LETTERA ALLA BEFANA
Gianni Rodari
Mi hanno detto, cara Befana,
che tu riempi la calza di lana,
che tutti i bimbi, se stanno buoni,
da te ricevono ricchi doni.
Io buono sempre sono stato
ma un dono mai me lo hai portato.
Anche quest’anno nel calendario
tu passi proprio in perfetto orario,
ma ho paura, poveretto,
che tu viaggi in treno diretto;
un treno che salta tante stazioni
dove ci sono bimbi buoni.
Io questa lettera ti ho mandato
per farti prendere l’accelerato!
Oh cara Befana, prendi un trenino
che fermi a casa di ogni bambino,
che fermi alle case dei poveretti
con tanti doni e tanti confetti..
Matthias Stomer
LA BEFANA
Giovanni Pascoli
Viene viene la Befana
vien dai monti a notte fonda.
Come è stanca! La circonda
neve, gelo e tramontana.
Viene viene la Befana.
Ha le mani al petto in croce,
e la neve è il suo mantello
ed il gelo il suo pannello
ed il vento la sua voce.
Ha le mani al petto in croce.
E s’accosta piano piano
alla villa, al casolare,
a guardare, ad ascoltare
or più presso or più lontano.
Piano piano, piano piano.
Che c’è dentro questa villa?
Uno stropiccìo leggero.
Tutto è cheto, tutto è nero.
Un lumino passa e brilla.
Che c’è dentro questa villa?
Guarda e guarda…tre lettini
con tre bimbi a nanna, buoni.
guarda e guarda…ai capitoni
c’è tre calze lunghe e fini.
Oh! tre calze e tre lettini.
Il lumino brilla e scende,
e ne scricchiolan le scale;
il lumino brilla e sale,
e ne palpitan le tende.
Chi mai sale? Chi mai scende?
Co’ suoi doni mamma è scesa,
sale con il suo sorriso.
Il lumino le arde in viso
come lampada di chiesa.
Co’ suoi doni mamma è scesa.
La Befana alla finestra
sente e vede, e s’allontana.
Passa con la tramontana,
passa per la via maestra,
trema ogni uscio, ogni finestra.
E che c’è nel casolare?
Un sospiro lungo e fioco.
Qualche lucciola di fuoco
brilla ancor nel focolare.
Ma che c’è nel casolare?
Guarda e guarda… tre strapunti
con tre bimbi a nanna, buoni.
Tra la cenere e i carboni
c’è tre zoccoli consunti.
Oh! tre scarpe e tre strapunti…
E la mamma veglia e fila
sospirando e singhiozzando,
e rimira a quando a quando
oh! quei tre zoccoli in fila…
Veglia e piange, piange e fila.
La Befana vede e sente;
fugge al monte, ch’è l’aurora.
Quella mamma piange ancora
su quei bimbi senza niente.
La Befana vede e sente.
La Befana sta sul monte.
Ciò che vede è ciò che vide:
c’è chi piange e c’è chi ride;
essa ha nuvoli alla fronte,
mentre sta sul bianco monte.

Non mi resta infine che augurare a tutti…

Tony Kospan
POESIA.. CULTURA E NON SOLO
CON LEGGEREZZA
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Moroni Giovanni Battista
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La letteratura e la criminalità, almeno in Italia, non hanno avuto molti e frequenti rapporti tra loro a parte l’omicidio di Pasolini e, ovviamente la letteratura gialla e “noir”.
Ma c’è stato un episodio, circa 150 anni fa, che ha visto un futuro grande poeta coinvolto in una triste vicenda familiare.
Parlo di Pascoli, dell’omicidio di suo padre da parte di sconosciuti e della mitica poesia “La cavalla storna”, i cui mitici e dolorosi versi abbiamo studiato a scuola.
Ebbene pochi sanno dell’intensa attività di indagine del giovane Giovanni, assieme a suo fratello Raffaele, alla ricerca dei colpevoli dell’omicidio del padre data l’evidente difficoltà o incapacità di scoprire gli autori da parte degli organi di polizia.
L’omicidio del padre non solo creò uno sconquasso anche economico nella sua famiglia, prima agiata e serena, ma fu anche l’inizio di vari altri lutti.
Il poeta fu presago di questo.
Si racconta infatti che dicesse continuamente “Niente sarà più come prima” dopo la morte del padre Ruggero.
Seguirà infatti ben presto un crollo economico, e poi la morte della madre e di alcuni fratelli.
Il padre, la madre ed alcuni figli (a destra il piccolo Pascoli)
CHI ERA IL PADRE?
Persona di severi principi morali e di grandi valori aveva però un carattere spigoloso che non lo rendeva amato nella sua comunità benché avesse raggiunto un importante e ben retribuito incarico di amministratore di una importante tenuta.
Anzi prendere il suo posto, può essere stato uno dei possibili moventi insieme a beghe politiche (aveva lasciato il partito repubblicano per quello librale) e altre invidie varie.
Pascoli da giovane
LE INDAGINI ED I PROCESSI
I silenzi omertosi dei concittadini, di cui parlerà lo stesso Pascoli, non consentirono, insieme ad una certa acquiescenza delle Autorità, la scoperta dei colpevoli benché si siano svolti anche dei processi, caduti però nel vuoto.
Dobbiamo considerare che l’Italia era da poco unita ma era ancora molto povera e sbandata ed in tantissime zone la violenza la faceva ancora da padrone e così anche in Romagna dove si aggiungevano anche contrasti politici.
LE INDAGINI DEL POETA
Benché giovanissimo il futuro poeta fu subito consapevole della fitta nebbia calata sulla morte del padre ed iniziò, insieme al fratello, serrate indagini facendo domande in giro, ricerche etc.
Raggiunse forse anche la certezza su chi fossero mandante ed esecutori materiali dell’omicidio, come lascia intendere il finale della “Cavalla storna”, ma non ebbe mai prove concrete.
In questo contesto omertoso le indagini dei fratelli Pascoli non solo non furono appoggiate dalla popolazione ma anzi la sua famiglia subì delle minacce e forse fu anche la causa anche della morte di un fratello, tra l’altro quello economicamente più valido, forse ucciso con il veleno.
Questo convinse il poeta alla fine a rinunciar a continuare le indagini ma la morte del padre fu sempre presente nel suo animo come appare in alcuni scritti privati ed ogni tanto fu evocata anche nelle sue poesie.
Pascoli con le sorelle
LA MITICA POESIA: LA CAVALLA STORNA
Ma ora veniamo all’indimenticabile poesia in cui il delitto è liricamente narrato.
Nella Torre il silenzio era già alto.
Sussurravano i pioppi del Rio Salto.
I cavalli normanni alle lor poste
frangean la biada con rumor di croste.
Là in fondo la cavalla era, selvaggia,
nata tra i pini su la salsa spiaggia;
che nelle froge avea del mar gli spruzzi
ancora, e gli urli negli orecchi aguzzi.
Con su la greppia un gomito, da essa
era mia madre; e le dicea sommessa:
« O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;
tu capivi il suo cenno ed il suo detto!
Egli ha lasciato un figlio giovinetto;
il primo d’otto tra miei figli e figlie;
e la sua mano non toccò mai briglie.
Tu che ti senti ai fianchi l’uragano,
tu dai retta alla sua piccola mano.
Tu c’hai nel cuore la marina brulla,
tu dai retta alla sua voce fanciulla».
La cavalla volgea la scarna testa
verso mia madre, che dicea più mesta:
«O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;
lo so, lo so, che tu l’amavi forte!
Con lui c’eri tu sola e la sua morte
O nata in selve tra l’ondate e il vento,
tu tenesti nel cuore il tuo spavento;
sentendo lasso nella bocca il morso,
nel cuor veloce tu premesti il corso:
adagio seguitasti la tua via,
perché facesse in pace l’agonia. . . »
La scarna lunga testa era daccanto
al dolce viso di mia madre in pianto.
«O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;
oh! due parole egli dove’ pur dire!
E tu capisci, ma non sai ridire.
Tu con le briglie sciolte tra le zampe,
con dentro gli occhi il fuoco delle vampe,
con negli orecchi l’eco degli scoppi,
seguitasti la via tra gli alti pioppi:
lo riportavi tra il morir del sole,
perché udissimo noi le sue parole».
Stava attenta la lunga testa fiera.
Mia madre l’abbracciò su la criniera.
«O cavallina, cavallina storna,
portavi a casa sua chi non ritorna!
a me, chi non ritornerà più mai!
Tu fosti buona. . . Ma parlar non sai!
Tu non sai, poverina; altri non osa.
Oh! ma tu devi dirmi una una cosa!
Tu l’hai veduto l’uomo che l’uccise:
esso t’è qui nelle pupille fise.
Chi fu? Chi è? Ti voglio dire un nome.
E tu fa cenno. Dio t’insegni, come».
Ora, i cavalli non frangean la biada:
dormian sognando il bianco della strada.
La paglia non battean con l’unghie vuote:
dormian sognando il rullo delle ruote.
Mia madre alzò nel gran silenzio un dito:
disse un nome. . . Sonò alto un nitrito.
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F I N E
Copyright Tony Kospan – Vietata la copia integrale senza indicare autore e blog
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Care amiche ed amici
stavolta affronteremo un tema
amatissimo dai poeti,
e dagli artisti in genere, fin dall’antichità.

Jean-Marc Nattier – Alleanza tra Amore e Vino
IL VINO
NELLA STORIA.. NELLE POESIE.. NEGLI AFORISMI
NELL’ARTE.. NELLE CANZONI E.. NON SOLO
a cura di Tony Kospan
E’ davvero molto grande il numero delle poesie
dedicate già dai nostri lontani antenati greci e latini
a questa bevanda che rappresenta una delle grandi
scoperte dell’Umanità.
Ecco come già ne parlava Omero circa 4000 anni fa.
IL VINO
Omero
Il vino mi spinge
il vino folle
che fa cantare anche l’uomo più saggio
e lo fa ridere mollemente
e lo costringe a danzare
e tira fuori la parola
che sta meglio non detta.

Michelangelo
Sappiamo ormai da tempo che la medicina
ha riconosciuto al vino notevoli proprietà
salutari se, ovviamente, bevuto con moderazione.
Conosciamo però pure quali sono i pericoli
di un non corretto o eccessivo uso
che vanno dall’ubriachezza… all’alcoolismo…
alla guida pericolosa… etc.
Il suo rapporto con la poesia è stato sempre
molto stretto
e non solo perché il vino
è amato dai poeti… ma anche perché:
Come la poesia, il vino è cultura… cultura millenaria
Come il vino, la poesia per esser sublime… dev’esser genuina
Come la poesia, il vino è vita… sia per chi lo crea che per chi ne gode
Come il vino, la poesia… porta al dialogo… alla conoscenza
Come la poesia, il vino… è capace di colorare la vita
Come il vino, la poesia… ha molto spesso a che fare con l’amore
Come la poesia il vino… fa emergere la verità (In vino veritas)
Tony Kospan
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Il tema è certamente vastissimo per cui mi fermo qua.
Ma prima di passare alle poesie, come di consueto,
possiamo leggere alcuni aforismi o brevi brani
“illuminanti”
e simpaticissimi… iniziando con 2 brindisi veneziani.
Chi ben beve ben dorme,
chi ben dorme mal no pensa,
chi mal no pensa mal no fa.
Chi mal no fa in Paradiso va.
Ora ben bevè
che el Paradiso avarè…
Brindisi veneziano del XIV sec.
*********************
MIRANDOLINA:
Faccio un brindisi, e me ne vado subito.
Un brindisi che mi ha insegnato mia nonna.
“Viva Bacco, e viva Amore:
L’uno e l’altro ci consola;
Uno passa per la gola,
L’altro va dagli occhi al cuore.
Bevo il vin, cogli occhi poi…
Faccio quel che fate voi.”
Carlo Goldoni – La locandiera
*********************
Io sono bellezza e amore;
io sono amicizia, tuo conforto;
io sono colui che dimentica e perdona.
Io sono lo Spirito del Vino.
William Ernest Henley
*********************
Grande è la fortuna di colui che possiede
una buona bottiglia, un buon libro, un buon amico.
Molière
*********************
Nessun uomo lo può far ridere,
ma ciò non meraviglia:
non beve vino.
William Shakespeare – Falstaff
Edouard Manet – Chez le Père Lathuille
Tutte le poesie prescelte vanno, a mio parere,
centellinate e gustate come un buon bicchiere di vino
e vi scoprirete oltre all’amore per il nettare degli dei
tanti altri profumi come quelli della passione
(D’annunzio Yeats e Neruda)
o della riflessione
(Li Po e Pascoli) ma anche tanto altro.
Come sempre mi piacerebbe leggere quelle
che sul tema amate voi…
(Viva il vino – Caruso)
IN MEZZO AI FIORI
Li Po *
In mezzo ai fiori, con una coppa di vino
mi trovo a bere solo: non ho compagni.
Alzo la tazza e l’offro alla splendente luna.
Mi rivolgo all’ombra: siamo così in tre.
Poiché la luna non può bere
e l’ombra unicamente segue il mio corpo.
Alla luna m’accompagno, intanto, e all’ombra;
poiché bisogna pur godere: è primavera.
Io canto: la luna mi guarda e pare avanzi.
Io danzo: l’ombra mi si agita in disordine.
Finché in me sono, siamo buoni amici,
quando cado ubriaco, ognuno se ne va.
Una platonica amicizia stabiliamo eterna:
il prossimo incontro lassù nella Via d’Argento.
* Poeta cinese del 700 d. C.
(L’uva fogarina)

Gillis Van Tilborch – A noble family meal
I TRE GRAPPOLI
Giovanni Pascoli
Ha tre, Giacinto, grappoli la vite.
Bevi del primo il limpido piacere;
bevi dell’altro l’oblio breve e mite;
e… più non bere:
ché sonno è il terzo, e con lo sguardo acuto
nel nero sonno vigila, da un canto,
sappi, il dolore; e alto grida un muto
pianto già pianto.
(Vino divino – Rossana Casale)
Jan Vermeer – Giovinetta con bicchiere di vino
CANZONE AL VINO
William Butler Yeats
Il vino raggiunge la bocca
E l’amore raggiunge gli occhi,
Questa è la sola verità
che ci è dato conoscere
Prima di invecchiare e morire.
Sollevo il bicchiere alle labbra,
Ti guardo e sospiro.
(Bottle of red wine)
Helene Beland
CON IL FIOR DE LA BOCCA UMIDA A BERE
Gabriele D’Annunzio
Con il fior de la bocca umida a bere
ella attinge il cristallo. Io lentamente
le verso a stille il vin dolce ed ardente
entro quel rosso fiore de ‘l piacere;
e chinato su lei, muto coppiere,
guardo le forme dilettosamente:
la sua testa d’Ermète adolescente
e la sagliente spira de’l bicchiere.
Or, poi che le pupille a l’amorosa
concordia de le due forme stupende
io solo, io solo, io solo ho dilettate,
godo infranger la coppa preziosa;
e improvviso un desìo vano mi prende
d’infranger le membra bene amate.
(Mascagni.. Cavalleria rusticana – Viva il vino)
ODE AL VINO
Pablo Neruda
Vino color del giorno,
vino color della notte,
vino con piedi di porpora
o sangue di topazio,
vino,
stellato figlio della terra,
vino,
liscio come una spada d`oro,
morbido come un disordinato velluto,
vino inchiocciolato e sospeso,
amoroso,
marino,
non sei mai presente in una sola coppa,
in un canto, in un uomo,
sei corale, gregario,
e, quanto meno, scambievole.
A volte
ti nutri di ricordi mortali,
sulla tua onda
andiamo di tomba in tomba,
tagliapietre del sepolcro gelato,
e piangiamo lacrime passeggere,
ma il tuo bel vestito di primavera
è diverso,
il cuore monta ai rami,
il vento muove il giorno,
nulla rimane nella tua anima immobile.
Il vino
muove la primavera,
cresce come una pianta di allegria,
cadono muri, rocce,
si chiudono gli abissi,
nasce il canto.
Oh, tu, caraffa di vino, nel deserto
con la bella che amo,
disse il vecchio poeta.
Che la brocca di vino
al bacio dell`amore aggiunga il suo bacio
Amor mio, d`improvviso
il tuo fianco
è la curva colma della coppa
il tuo petto è il grappolo,
la luce dell`alcol la tua chioma,
le uve i tuoi capezzoli,
il tuo ombelico sigillo puro
impresso sul tuo ventre di anfora,
e il tuo amore la cascata
di vino inestinguibile,
la chiarità che cade sui miei sensi,
lo splendore terrestre della vita.
Ma non soltanto amore,
bacio bruciante
e cuore bruciato,
tu sei, vino di vita,
ma amicizia degli esseri,
trasparenza,
coro di disciplina,
abbondanza di fiori.
Amo sulla tavola,
quando si conversa,
la luce di una bottiglia
di intelligente vino.
Lo bevano;
ricordino in ogni goccia d`oro
o coppa di topazio
o cucchiaio di porpora
che l`autunno lavorò
fino a riempire di vino le anfore,
e impari l`uomo oscuro,
nel cerimoniale del suo lavoro,
e ricordare la terra e i suoi doveri,
a diffondere il cantico del frutto.

Un saluto infine a voi tutti
brindando con un buon vino spumante.
Tony Kospan
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Stavolta parleremo in poesia, arte, aforismi, canzoni e non solo…
del mese nel quale stiamo, da poche ore, vivendo.
SETTEMBRE
IN POESIA ARTE MUSICA… E NON SOLO
a cura di Tony Kospan
E’ il mese in cui non sono del tutto svaniti
i colori ed i calori dell’estate
e però vediamo e notiamo nell’aria
nuove e più tenui atmosfere e più fresche temperature.
E’ il mese della vendemmia,
dei funghi, della riapertura delle scuole… etc…
ed è anche il mese in cui è avvenuta, ahimè,
una tragedia che ha sconvolto tutta l’Umanità.
Amo Settembre per i suoi colori davvero unici, soft e avvolgenti,
per la sua aria dolce e malinconica, ma anche tanto romantica.
Per il suo indubbio fascino
questo mese è molto gettonato in poesia
ma ancor più in musica ed arte.
Prima di passare alle poesie leggiamo qualche aforisma
che ci parla di lui.

Dovrebbe sempre essere settembre
Proverbio
Voglio un settembre rosso come l’amore,
giallo come il sole ancora caldo nel cielo,
arancione come i tramonti accesi al finire del giorno,
porpora come i granelli d’uva da sgranocchiare.
Voglio un settembre da scoprire, vivere, assaggiare.
Stephen Littleword
Settembre è il mese perfetto per i matrimoni.
Né caldo né freddo. Né bello né brutto.
Come il matrimonio, appunto.
Luciana Littizzetto
Il primo settembre è un po’ come il primo dell’anno,
idealmente si ricomincia.
Stephen Littleword
Ma veniamo alle poesie prescelte, e però non vi troverete alcune classicissime
come “I pastori” di D’annunzio proprio perché le troverete dappertutto.
Come sempre sarà bello leggere sul tema anche poesie vostre,
o di altri autori che piacciono a voi, qui nel blog o nei gruppi virtuali.
SETTEMBRE
Vittorio Sereni
Già l’olea fragrante nei giardini
d’amarezza ci punge: il lago un poco
si ritira da noi, scopre una spiaggia
d’aride cose,
di remi infranti, di reti strappate.
E il vento che illumina le vigne
già volge ai giorni fermi queste plaghe
da una dubbiosa brulicante estate.
Nella morte già certa
cammineremo con più coraggio,
andremo a lento guado coi cani
nell’onda che rotola minuta.
Settembre – P. Gagliardi
Giuseppe Arcimboldo
DUE MESI SETTEMBRE
Joseph Rudyard Kipling
All’alba un mormorio corse tra gli alberi,
una lieve increspatura nella cisterna, e nell’aria
un presagio di prossima frescura – ovunque
una voce profetica nella brezza.
Balzò il sole e indorò tutta quella polvere,
e lottò per disseccare ancor più l’oziosa terra,
impotente come un re invecchiato che guerreggia
per un impero che gli si sgretola in mano.
L’un dopo l’altro caddero i petali del loto,
sotto l’assalto dell’anno ribelle,
ammutinato contro un cielo iracondo;
e, lontano, bisbigliò l’inverno; “E’ bene
che muoia la rovente estate. L’ausilio e’ vicino,
giacché quando l’umano bisogno più stringe, io arrivo.”
September Morn – Neil Diamonds
Mary Cassatt
SETTEMBRE
– Stephen Littleword –
Ecco è arrivato settembre
mese dolce e propizio
di piogge a colorare i prati
e di dolci frutti della terra .
Amo settembre
il sole è ancora caldo ,
si respira ancora
aria di gioia e vacanza
è qualcosa mi sussurra
di sognare e reinventarmi ,
quasi fosse un nuovo inizio
è settembre!!
Equipe 84 – 29 settembre
RONDINI ADDIO
Giovanni Pascoli
Dunque, rondini rondini, addio!
Dunque andate, dunque ci lasciate
per paesi tanto a noi lontani.
E’ finita qui la rossa estate.
Appassisce l’orto: i miei gerani
più non han che i becchi di gru.
Oh, se, rondini rondini, anch’io…
Voi cantate forse morti eroi
su quest’alba, dalla vostre altane,
quando ascolto voi parlar tra voi
una vostra lingua di gitane,
una lingua che più non si sa.
Oh, se, rondini rondini, anch’io…
O son forse gli ultimi consigli
ai piccini per il lungo volo.
Rampicati stanno al muro i figli
che alloro nido, con un grido solo,
si rivolgono a dire: si va?
Dunque, rondini rondini, addio!
Impressioni di settembre
Raffaello Isola
VEDER CADERE LE FOGLIE
N. Hikmet
Veder cadere le foglie mi lacera dentro
soprattutto le foglie dei viali
Soprattutto se sono ippocastani
soprattutto se passano dei bimbi
soprattutto se il cielo è sereno
soprattutto se ho avuto,quel giorno,
una buona notizia
soprattutto se il cuore, quel giorno,
non mi fa male
soprattutto se credo,quel giorno,
che quella che amo mi ami
soprattutto se quel giorno
mi sento d’accordo
con gli uomini e con me stesso.
Veder cadere le foglie mi lacera dentro
soprattutto le foglie dei viali
dei viali d’ippocastani.
FELICE… POETICO… SETTEMBRE
A TUTTI
DA TONY KOSPAN





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Hans Andersen Brendekilde
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Mi fa piacere onorare questa ricorrenza
anche con un sublime pensiero di Giovanni Pascoli
FESTA DELL’UNITA’ D’ITALIA

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E’ un inno d’amore per l’Italia,
ma insieme e non contro le altre patrie del mondo
scritto da Pascoli nel 1895
quando cioè l’Italia era ancora “bambina” come nazione
e che porto alla Vs attenzione o al Vs ricordo
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AMORE ALLA PATRIA ED ALL’UMANITA’
Giovanni Pascoli
Quando si parla di Patria, viene in mente la madre.
Voi certo amate vostra madre più di tutte le altre donne, perché vostra madre ha diritto ad essere amata sopra ogni altra.
Ma non sarebbe giusto per questo che voi disprezzaste, le madri degli altri, perché anch’esse hanno diritto ad essere amate e rispettate, perché anch’esse lavorano e si affaticano per i loro figli.
Così voi dovete amare la Patria vostra più delle altre Nazioni; ma non dovete disprezzare queste ultime, ove sono fanciulli, genitori che si affaticano e lavorano, uomini che consacrano la loro vita al bene di tutte le persone senza distinzione di razza e di nazionalità.

Ciao da Tony Kospan






STORIA E RICORDI – IL TUO NUOVO GRUPPO DI FB


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Cari amici la poesia, come ben sapete, affronta ogni aspetto della nostra vita.
L’Epifania è classicamente la festa che… tutte le feste porta via e conclude il lungo periodo delle feste Natalizie dopo il quale riprenderà per tutti, nel bene e/o nel male, la cd “vita normale”.
Proprio questa festa, insieme ai Re Magi, è il tema stavolta delle poesie e delle canzoni… che come immaginerete… piaceranno a chi ama ricordare atmosfere del passato ma soprattutto ai bambini…

LA BEFANA EPIFANIA ED I RE MAGI
NELLE POESIE… NELLE CANZONI E NON SOLO
a cura di Tony Kospan

Ma… che vuol dire Epifania?
L’Epifania è una festa religiosa che deriva il suo nome da un termine greco – ἐπιφάνεια, epifaneia -che significa rivelazione.

E la Befana?
La Befana è invece un’antichissima festa connessa a tradizioni agrarie pagane relative al momento di passaggio tra la fine dell’anno e la nascita del nuovo… che narravano di divinità femminili che volavano per i campi per favorire i raccolti futuri.
Nel Medio Evo prende le sembianze di simpatica stregaccia dispensatrice di carbone o doni ai bambini a seconda che si siano comportati bene o male.

Masaccio
In quest’era di globalizzazione però la nostra italianissima “vecchiaccia” soffre molto la concorrenza dei regali di… Babbo Natale mentre fino a pochi decenni fa era attesissima ed amatissima dai bambini perché poi, alla fine, si rivelava sempre buonissima e generosissima di regali… e quindi questa festa era davvero molto sentita da grandi e piccoli.

L’Epifania, con i Re Magi e La Befana… non poteva non interessare i poeti… ma per la sua grande popolarità sono tantissime anche le filastrocche… come questa… per me simpaticissima…
ZITTI ZITTI PRESTO A LETTO
Filastrocca
Zitti, zitti, presto a letto
la Befana è qui sul tetto,
sta guardando dal camino
se già dorme ogni bambino,
se la calza è ben appesa,
se la luce è ancora accesa!
Quando scende , sola, sola,
svelti sotto alle lenzuola!
Li chiudete o no quegli occhi?
Se non siete stati buoni
niente dolci, né balocchi,
solo cenere e carbone!

Anche le canzoni che parlano della Befana sono ovviamente tutte di carattere popolare e dedicate ai bambini, (mitica quella di Gianni Morandi).
Come sempre mi piacerebbe leggere, su questo tema, poesie vostre o di altri che piacciono a voi… e segnalo tra le poesie di quest’anno quella di Edmond Rostand (l’autore del Cyrano) che ci parla in modo sublime della Stella dei Re Magi… e quella che è la più nota e la più classica di tutte e che non può mai mancare… La befana del Pascoli.

Artemisia Gentileschi
QUANTO MANCA A BETLEMME?
Frances Chesterton
Quanto manca a Betlemme?
Siete quasi alla meta.
Troveremo una stalla
sotto una stella cometa?
Il bimbo appena nato
potremo visitare?
Levando il chiavistello
ci lasceranno entrare?
L’asino, il bue,
le pecore potremo accarezzare?
Gesù Bambino che dorme
potremo contemplare?
Se lo accarezzeremo si sveglierà?
Saprà che siam venuti
apposta fino qua?
I Re ricchi doni
e noi invece nulla,
solo sorrisi e lacrime
offriamo alla tua culla.
Per tutti i bimbi stanchi
pianger Maria dovrà.
Disteso sulla paglia
il bimbo dorme già.
Dio in braccio alla madre,
bambini nel capanno
dormono come dorme
chi ha il cuore senza affanno!
IL MISTERO DELLA BEFANA
Massimo Grillandi
Vecchia, dev’esser vecchia per davvero.
sono duemila anni che cammina.
Proprio non so come faccia la vecchina
a portare con sé un negozio intero.
Dentro quel sacco ce ne son di cose:
trombe. trenini. bambole e pistole,
palle e fucili. quanti se ne vuole.
Son faccende. a dir poco, misteriose.
Come scenda. ad esempio. negli oscuri
e stretti fori dei camini e vada
per monti e valli, lungo la sua strada
e nessuno dimentichi o trascuri.

Andrea Mantegna
LA STELLA
Edmond Rostand
Persero un giorno la stella.
Com’è possibile perdere la stella?
Per averla fissata troppo a lungo…
I due re bianchi,
ch’erano due sapienti di Caldea,
col bastone tracciarono sul suolo grandi cerchi.
Si misero a far calcoli, si grattarono il mento…
Ma la stella era scomparsa
come scompare un’idea,
e quegli uomini, l’anima dei quali
aveva sete di essere guidata,
piansero drizzando le tende di cotone.
Ma il povero re nero, disprezzato dagli altri,
disse a se stesso: “Pensiamo alla sete
che non è la nostra.
Occorre dar da bere, lo stesso, agli animali”.
E mentre reggeva il suo secchio,
nello spicchio di cielo
in cui si abbeveravano i cammelli
egli scorse la stella d’oro che danzava silente.

LETTERA ALLA BEFANA
Gianni Rodari
Mi hanno detto, cara Befana,
che tu riempi la calza di lana,
che tutti i bimbi, se stanno buoni,
da te ricevono ricchi doni.
Io buono sempre sono stato
ma un dono mai me lo hai portato.
Anche quest’anno nel calendario
tu passi proprio in perfetto orario,
ma ho paura, poveretto,
che tu viaggi in treno diretto;
un treno che salta tante stazioni
dove ci sono bimbi buoni.
Io questa lettera ti ho mandato
per farti prendere l’accelerato!
Oh cara Befana, prendi un trenino
che fermi a casa di ogni bambino,
che fermi alle case dei poveretti
con tanti doni e tanti confetti..
Matthias Stomer
LA BEFANA
Giovanni Pascoli
Viene viene la Befana
vien dai monti a notte fonda.
Come è stanca! La circonda
neve, gelo e tramontana.
Viene viene la Befana.
Ha le mani al petto in croce,
e la neve è il suo mantello
ed il gelo il suo pannello
ed il vento la sua voce.
Ha le mani al petto in croce.
E s’accosta piano piano
alla villa, al casolare,
a guardare, ad ascoltare
or più presso or più lontano.
Piano piano, piano piano.
Che c’è dentro questa villa?
Uno stropiccìo leggero.
Tutto è cheto, tutto è nero.
Un lumino passa e brilla.
Che c’è dentro questa villa?
Guarda e guarda…tre lettini
con tre bimbi a nanna, buoni.
guarda e guarda…ai capitoni
c’è tre calze lunghe e fini.
Oh! tre calze e tre lettini.
Il lumino brilla e scende,
e ne scricchiolan le scale;
il lumino brilla e sale,
e ne palpitan le tende.
Chi mai sale? Chi mai scende?
Co’ suoi doni mamma è scesa,
sale con il suo sorriso.
Il lumino le arde in viso
come lampada di chiesa.
Co’ suoi doni mamma è scesa.
La Befana alla finestra
sente e vede, e s’allontana.
Passa con la tramontana,
passa per la via maestra,
trema ogni uscio, ogni finestra.
E che c’è nel casolare?
Un sospiro lungo e fioco.
Qualche lucciola di fuoco
brilla ancor nel focolare.
Ma che c’è nel casolare?
Guarda e guarda… tre strapunti
con tre bimbi a nanna, buoni.
Tra la cenere e i carboni
c’è tre zoccoli consunti.
Oh! tre scarpe e tre strapunti…
E la mamma veglia e fila
sospirando e singhiozzando,
e rimira a quando a quando
oh! quei tre zoccoli in fila…
Veglia e piange, piange e fila.
La Befana vede e sente;
fugge al monte, ch’è l’aurora.
Quella mamma piange ancora
su quei bimbi senza niente.
La Befana vede e sente.
La Befana sta sul monte.
Ciò che vede è ciò che vide:
c’è chi piange e c’è chi ride;
essa ha nuvoli alla fronte,
mentre sta sul bianco monte.

Non mi resta che augurare a tutti…

Tony Kospan
POESIA.. CULTURA E NON SOLO
CON LEGGEREZZA
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Moroni Giovanni Battista
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Care amiche ed amici
stavolta affronteremo un tema
amatissimo dai poeti,
e dagli artisti in genere, fin dall’antichità.

Jean-Marc Nattier – Alleanza tra Amore e Vino
IL VINO
NELLA STORIA.. NELLE POESIE.. NEGLI AFORISMI
NELL’ARTE.. NELLE CANZONI E.. NON SOLO
a cura di Tony Kospan
E’ davvero molto grande il numero delle poesie
dedicate già dai nostri lontani antenati greci e latini
a questa bevanda che rappresenta una delle grandi
scoperte dell’Umanità.
Ecco come già ne parlava Omero circa 4000 anni fa.
IL VINO
Omero
Il vino mi spinge
il vino folle
che fa cantare anche l’uomo più saggio
e lo fa ridere mollemente
e lo costringe a danzare
e tira fuori la parola
che sta meglio non detta.

Michelangelo
Sappiamo ormai da tempo che la medicina
ha riconosciuto al vino notevoli proprietà
salutari se, ovviamente, bevuto con moderazione.
Conosciamo però pure quali sono i pericoli
di un non corretto o eccessivo uso
che vanno dall’ubriachezza… all’alcoolismo…
alla guida pericolosa… etc.
Il suo rapporto con la poesia è stato sempre
molto stretto
e non solo perché il vino
è amato dai poeti… ma anche perché:
Come la poesia, il vino è cultura… cultura millenaria
Come il vino, la poesia per esser sublime… dev’esser genuina
Come la poesia, il vino è vita… sia per chi lo crea che per chi ne gode
Come il vino, la poesia… porta al dialogo… alla conoscenza
Come la poesia, il vino… è capace di colorare la vita
Come il vino, la poesia… ha molto spesso a che fare con l’amore
Come la poesia il vino… fa emergere la verità (In vino veritas)
Tony Kospan
|
Il tema è certamente vastissimo per cui mi fermo qua.
Ma prima di passare alle poesie, come di consueto,
possiamo leggere alcuni aforismi o brevi brani
“illuminanti”
e simpaticissimi… iniziando con 2 brindisi veneziani.
Chi ben beve ben dorme,
chi ben dorme mal no pensa,
chi mal no pensa mal no fa.
Chi mal no fa in Paradiso va.
Ora ben bevè
che el Paradiso avarè…
Brindisi veneziano del XIV sec.
*********************
MIRANDOLINA:
Faccio un brindisi, e me ne vado subito.
Un brindisi che mi ha insegnato mia nonna.
“Viva Bacco, e viva Amore:
L’uno e l’altro ci consola;
Uno passa per la gola,
L’altro va dagli occhi al cuore.
Bevo il vin, cogli occhi poi…
Faccio quel che fate voi.”
Carlo Goldoni – La locandiera
*********************
Io sono bellezza e amore;
io sono amicizia, tuo conforto;
io sono colui che dimentica e perdona.
Io sono lo Spirito del Vino.
William Ernest Henley
*********************
Grande è la fortuna di colui che possiede
una buona bottiglia, un buon libro, un buon amico.
Molière
*********************
Nessun uomo lo può far ridere,
ma ciò non meraviglia:
non beve vino.
William Shakespeare – Falstaff
Edouard Manet – Chez le Père Lathuille
Tutte le poesie prescelte vanno, a mio parere,
centellinate e gustate come un buon bicchiere di vino
e vi scoprirete oltre all’amore per il nettare degli dei
tanti altri profumi come quelli della passione
(D’annunzio Yeats e Neruda)
o della riflessione
(Li Po e Pascoli) ma anche tanto altro.
Come sempre mi piacerebbe leggere quelle
che sul tema amate voi…
(Viva il vino – Caruso)
IN MEZZO AI FIORI
Li Po *
In mezzo ai fiori, con una coppa di vino
mi trovo a bere solo: non ho compagni.
Alzo la tazza e l’offro alla splendente luna.
Mi rivolgo all’ombra: siamo così in tre.
Poiché la luna non può bere
e l’ombra unicamente segue il mio corpo.
Alla luna m’accompagno, intanto, e all’ombra;
poiché bisogna pur godere: è primavera.
Io canto: la luna mi guarda e pare avanzi.
Io danzo: l’ombra mi si agita in disordine.
Finché in me sono, siamo buoni amici,
quando cado ubriaco, ognuno se ne va.
Una platonica amicizia stabiliamo eterna:
il prossimo incontro lassù nella Via d’Argento.
* Poeta cinese del 700 d. C.
(L’uva fogarina)

Gillis Van Tilborch – A noble family meal
I TRE GRAPPOLI
Giovanni Pascoli
Ha tre, Giacinto, grappoli la vite.
Bevi del primo il limpido piacere;
bevi dell’altro l’oblio breve e mite;
e… più non bere:
ché sonno è il terzo, e con lo sguardo acuto
nel nero sonno vigila, da un canto,
sappi, il dolore; e alto grida un muto
pianto già pianto.
(Vino divino – Rossana Casale)
Jan Vermeer – Giovinetta con bicchiere di vino
CANZONE AL VINO
William Butler Yeats
Il vino raggiunge la bocca
E l’amore raggiunge gli occhi,
Questa è la sola verità
che ci è dato conoscere
Prima di invecchiare e morire.
Sollevo il bicchiere alle labbra,
Ti guardo e sospiro.
(Bottle of red wine)
Helene Beland
CON IL FIOR DE LA BOCCA UMIDA A BERE
Gabriele D’Annunzio
Con il fior de la bocca umida a bere
ella attinge il cristallo. Io lentamente
le verso a stille il vin dolce ed ardente
entro quel rosso fiore de ‘l piacere;
e chinato su lei, muto coppiere,
guardo le forme dilettosamente:
la sua testa d’Ermète adolescente
e la sagliente spira de’l bicchiere.
Or, poi che le pupille a l’amorosa
concordia de le due forme stupende
io solo, io solo, io solo ho dilettate,
godo infranger la coppa preziosa;
e improvviso un desìo vano mi prende
d’infranger le membra bene amate.
(Mascagni.. Cavalleria rusticana – Viva il vino)
ODE AL VINO
Pablo Neruda
Vino color del giorno,
vino color della notte,
vino con piedi di porpora
o sangue di topazio,
vino,
stellato figlio della terra,
vino,
liscio come una spada d`oro,
morbido come un disordinato velluto,
vino inchiocciolato e sospeso,
amoroso,
marino,
non sei mai presente in una sola coppa,
in un canto, in un uomo,
sei corale, gregario,
e, quanto meno, scambievole.
A volte
ti nutri di ricordi mortali,
sulla tua onda
andiamo di tomba in tomba,
tagliapietre del sepolcro gelato,
e piangiamo lacrime passeggere,
ma il tuo bel vestito di primavera
è diverso,
il cuore monta ai rami,
il vento muove il giorno,
nulla rimane nella tua anima immobile.
Il vino
muove la primavera,
cresce come una pianta di allegria,
cadono muri, rocce,
si chiudono gli abissi,
nasce il canto.
Oh, tu, caraffa di vino, nel deserto
con la bella che amo,
disse il vecchio poeta.
Che la brocca di vino
al bacio dell`amore aggiunga il suo bacio
Amor mio, d`improvviso
il tuo fianco
è la curva colma della coppa
il tuo petto è il grappolo,
la luce dell`alcol la tua chioma,
le uve i tuoi capezzoli,
il tuo ombelico sigillo puro
impresso sul tuo ventre di anfora,
e il tuo amore la cascata
di vino inestinguibile,
la chiarità che cade sui miei sensi,
lo splendore terrestre della vita.
Ma non soltanto amore,
bacio bruciante
e cuore bruciato,
tu sei, vino di vita,
ma amicizia degli esseri,
trasparenza,
coro di disciplina,
abbondanza di fiori.
Amo sulla tavola,
quando si conversa,
la luce di una bottiglia
di intelligente vino.
Lo bevano;
ricordino in ogni goccia d`oro
o coppa di topazio
o cucchiaio di porpora
che l`autunno lavorò
fino a riempire di vino le anfore,
e impari l`uomo oscuro,
nel cerimoniale del suo lavoro,
e ricordare la terra e i suoi doveri,
a diffondere il cantico del frutto.

Un saluto infine a voi tutti
brindando con un buon vino spumante.
Tony Kospan
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Stavolta parleremo in poesia, arte, aforismi, canzoni e non solo…
del mese nel quale stiamo, da poche ore, vivendo.
SETTEMBRE
IN POESIA ARTE MUSICA… E NON SOLO
a cura di Tony Kospan
E’ il mese in cui non sono del tutto svaniti
i colori ed i calori dell’estate
e però vediamo e notiamo nell’aria
nuove e più tenui atmosfere e più fresche temperature.
E’ il mese della vendemmia,
dei funghi, della riapertura delle scuole… etc…
ed è anche il mese in cui è avvenuta, ahimè,
una tragedia che ha sconvolto tutta l’Umanità.
Amo Settembre per i suoi colori davvero unici, soft e avvolgenti,
per la sua aria dolce e malinconica, ma anche tanto romantica.
Per il suo indubbio fascino
questo mese è molto gettonato in poesia
ma ancor più in musica ed arte.
Prima di passare alle poesie leggiamo qualche aforisma
che ci parla di lui.

Dovrebbe sempre essere settembre
Proverbio
Voglio un settembre rosso come l’amore,
giallo come il sole ancora caldo nel cielo,
arancione come i tramonti accesi al finire del giorno,
porpora come i granelli d’uva da sgranocchiare.
Voglio un settembre da scoprire, vivere, assaggiare.
Stephen Littleword
Settembre è il mese perfetto per i matrimoni.
Né caldo né freddo. Né bello né brutto.
Come il matrimonio, appunto.
Luciana Littizzetto
Il primo settembre è un po’ come il primo dell’anno,
idealmente si ricomincia.
Stephen Littleword
Ma veniamo alle poesie prescelte, e però non vi troverete alcune classicissime
come “I pastori” di D’annunzio proprio perché le troverete dappertutto.
Come sempre sarà bello leggere sul tema anche poesie vostre,
o di altri autori che piacciono a voi, qui nel blog o nei gruppi virtuali.
SETTEMBRE
Vittorio Sereni
Già l’olea fragrante nei giardini
d’amarezza ci punge: il lago un poco
si ritira da noi, scopre una spiaggia
d’aride cose,
di remi infranti, di reti strappate.
E il vento che illumina le vigne
già volge ai giorni fermi queste plaghe
da una dubbiosa brulicante estate.
Nella morte già certa
cammineremo con più coraggio,
andremo a lento guado coi cani
nell’onda che rotola minuta.
Settembre – P. Gagliardi
Giuseppe Arcimboldo
DUE MESI SETTEMBRE
Joseph Rudyard Kipling
All’alba un mormorio corse tra gli alberi,
una lieve increspatura nella cisterna, e nell’aria
un presagio di prossima frescura – ovunque
una voce profetica nella brezza.
Balzò il sole e indorò tutta quella polvere,
e lottò per disseccare ancor più l’oziosa terra,
impotente come un re invecchiato che guerreggia
per un impero che gli si sgretola in mano.
L’un dopo l’altro caddero i petali del loto,
sotto l’assalto dell’anno ribelle,
ammutinato contro un cielo iracondo;
e, lontano, bisbigliò l’inverno; “E’ bene
che muoia la rovente estate. L’ausilio e’ vicino,
giacché quando l’umano bisogno più stringe, io arrivo.”
September Morn – Neil Diamonds
Mary Cassatt
SETTEMBRE
– Stephen Littleword –
Ecco è arrivato settembre
mese dolce e propizio
di piogge a colorare i prati
e di dolci frutti della terra .
Amo settembre
il sole è ancora caldo ,
si respira ancora
aria di gioia e vacanza
è qualcosa mi sussurra
di sognare e reinventarmi ,
quasi fosse un nuovo inizio
è settembre!!
Equipe 84 – 29 settembre
RONDINI ADDIO
Giovanni Pascoli
Dunque, rondini rondini, addio!
Dunque andate, dunque ci lasciate
per paesi tanto a noi lontani.
E’ finita qui la rossa estate.
Appassisce l’orto: i miei gerani
più non han che i becchi di gru.
Oh, se, rondini rondini, anch’io…
Voi cantate forse morti eroi
su quest’alba, dalla vostre altane,
quando ascolto voi parlar tra voi
una vostra lingua di gitane,
una lingua che più non si sa.
Oh, se, rondini rondini, anch’io…
O son forse gli ultimi consigli
ai piccini per il lungo volo.
Rampicati stanno al muro i figli
che alloro nido, con un grido solo,
si rivolgono a dire: si va?
Dunque, rondini rondini, addio!
Impressioni di settembre
Raffaello Isola
VEDER CADERE LE FOGLIE
N. Hikmet
Veder cadere le foglie mi lacera dentro
soprattutto le foglie dei viali
Soprattutto se sono ippocastani
soprattutto se passano dei bimbi
soprattutto se il cielo è sereno
soprattutto se ho avuto,quel giorno,
una buona notizia
soprattutto se il cuore, quel giorno,
non mi fa male
soprattutto se credo,quel giorno,
che quella che amo mi ami
soprattutto se quel giorno
mi sento d’accordo
con gli uomini e con me stesso.
Veder cadere le foglie mi lacera dentro
soprattutto le foglie dei viali
dei viali d’ippocastani.
FELICE… POETICO… SETTEMBRE
A TUTTI
DA TONY KOSPAN





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Hans Andersen Brendekilde
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Cari amici la poesia, come ben sapete, affronta ogni aspetto della nostra vita.
L’Epifania è classicamente la festa che… tutte le feste porta via e conclude il lungo periodo delle feste Natalizie dopo il quale riprenderà per tutti, nel bene e/o nel male, la cd “vita normale”.
Proprio questa festa, insieme ai Re Magi, è il tema stavolta delle poesie e delle canzoni… che come immaginerete… piaceranno a chi ama ricordare atmosfere del passato ma soprattutto ai bambini…

LA BEFANA EPIFANIA ED I RE MAGI
NELLE POESIE… NELLE CANZONI E NON SOLO
a cura di Tony Kospan

Ma… che vuol dire Epifania?
L’Epifania è una festa religiosa che deriva il suo nome da un termine greco – ἐπιφάνεια, epifaneia -che significa rivelazione.

E la Befana?
La Befana è invece un’antichissima festa connessa a tradizioni agrarie pagane relative al momento di passaggio tra la fine dell’anno e la nascita del nuovo… che narravano di divinità femminili che volavano per i campi per favorire i raccolti futuri.
Nel Medio Evo prende le sembianze di simpatica stregaccia dispensatrice di carbone o doni ai bambini a seconda che si siano comportati bene o male.

Masaccio
In quest’era di globalizzazione però la nostra italianissima “vecchiaccia” soffre molto la concorrenza dei regali di… Babbo Natale mentre fino a pochi decenni fa era attesissima ed amatissima dai bambini perché poi, alla fine, si rivelava sempre buonissima e generosissima di regali… e quindi questa festa era davvero molto sentita da grandi e piccoli.

L’Epifania, con i Re Magi e La Befana… non poteva non interessare i poeti… ma per la sua grande popolarità sono tantissime anche le filastrocche… come questa… per me simpaticissima…
ZITTI ZITTI PRESTO A LETTO
Filastrocca
Zitti, zitti, presto a letto
la Befana è qui sul tetto,
sta guardando dal camino
se già dorme ogni bambino,
se la calza è ben appesa,
se la luce è ancora accesa!
Quando scende , sola, sola,
svelti sotto alle lenzuola!
Li chiudete o no quegli occhi?
Se non siete stati buoni
niente dolci, né balocchi,
solo cenere e carbone!

Anche le canzoni che parlano della Befana sono ovviamente tutte di carattere popolare e dedicate ai bambini, (mitica quella di Gianni Morandi).
Come sempre mi piacerebbe leggere, su questo tema, poesie vostre o di altri che piacciono a voi… e segnalo tra le poesie di quest’anno quella di Edmond Rostand (l’autore del Cyrano) che ci parla in modo sublime della Stella dei Re Magi… e quella che è la più nota e la più classica di tutte e che non può mai mancare… La befana del Pascoli.

Artemisia Gentileschi
QUANTO MANCA A BETLEMME?
Frances Chesterton
Quanto manca a Betlemme?
Siete quasi alla meta.
Troveremo una stalla
sotto una stella cometa?
Il bimbo appena nato
potremo visitare?
Levando il chiavistello
ci lasceranno entrare?
L’asino, il bue,
le pecore potremo accarezzare?
Gesù Bambino che dorme
potremo contemplare?
Se lo accarezzeremo si sveglierà?
Saprà che siam venuti
apposta fino qua?
I Re ricchi doni
e noi invece nulla,
solo sorrisi e lacrime
offriamo alla tua culla.
Per tutti i bimbi stanchi
pianger Maria dovrà.
Disteso sulla paglia
il bimbo dorme già.
Dio in braccio alla madre,
bambini nel capanno
dormono come dorme
chi ha il cuore senza affanno!
IL MISTERO DELLA BEFANA
Massimo Grillandi
Vecchia, dev’esser vecchia per davvero.
sono duemila anni che cammina.
Proprio non so come faccia la vecchina
a portare con sé un negozio intero.
Dentro quel sacco ce ne son di cose:
trombe. trenini. bambole e pistole,
palle e fucili. quanti se ne vuole.
Son faccende. a dir poco, misteriose.
Come scenda. ad esempio. negli oscuri
e stretti fori dei camini e vada
per monti e valli, lungo la sua strada
e nessuno dimentichi o trascuri.

Andrea Mantegna
LA STELLA
Edmond Rostand
Persero un giorno la stella.
Com’è possibile perdere la stella?
Per averla fissata troppo a lungo…
I due re bianchi,
ch’erano due sapienti di Caldea,
col bastone tracciarono sul suolo grandi cerchi.
Si misero a far calcoli, si grattarono il mento…
Ma la stella era scomparsa
come scompare un’idea,
e quegli uomini, l’anima dei quali
aveva sete di essere guidata,
piansero drizzando le tende di cotone.
Ma il povero re nero, disprezzato dagli altri,
disse a se stesso: “Pensiamo alla sete
che non è la nostra.
Occorre dar da bere, lo stesso, agli animali”.
E mentre reggeva il suo secchio,
nello spicchio di cielo
in cui si abbeveravano i cammelli
egli scorse la stella d’oro che danzava silente.

LETTERA ALLA BEFANA
Gianni Rodari
Mi hanno detto, cara Befana,
che tu riempi la calza di lana,
che tutti i bimbi, se stanno buoni,
da te ricevono ricchi doni.
Io buono sempre sono stato
ma un dono mai me lo hai portato.
Anche quest’anno nel calendario
tu passi proprio in perfetto orario,
ma ho paura, poveretto,
che tu viaggi in treno diretto;
un treno che salta tante stazioni
dove ci sono bimbi buoni.
Io questa lettera ti ho mandato
per farti prendere l’accelerato!
Oh cara Befana, prendi un trenino
che fermi a casa di ogni bambino,
che fermi alle case dei poveretti
con tanti doni e tanti confetti..
Matthias Stomer
LA BEFANA
Giovanni Pascoli
Viene viene la Befana
vien dai monti a notte fonda.
Come è stanca! La circonda
neve, gelo e tramontana.
Viene viene la Befana.
Ha le mani al petto in croce,
e la neve è il suo mantello
ed il gelo il suo pannello
ed il vento la sua voce.
Ha le mani al petto in croce.
E s’accosta piano piano
alla villa, al casolare,
a guardare, ad ascoltare
or più presso or più lontano.
Piano piano, piano piano.
Che c’è dentro questa villa?
Uno stropiccìo leggero.
Tutto è cheto, tutto è nero.
Un lumino passa e brilla.
Che c’è dentro questa villa?
Guarda e guarda…tre lettini
con tre bimbi a nanna, buoni.
guarda e guarda…ai capitoni
c’è tre calze lunghe e fini.
Oh! tre calze e tre lettini.
Il lumino brilla e scende,
e ne scricchiolan le scale;
il lumino brilla e sale,
e ne palpitan le tende.
Chi mai sale? Chi mai scende?
Co’ suoi doni mamma è scesa,
sale con il suo sorriso.
Il lumino le arde in viso
come lampada di chiesa.
Co’ suoi doni mamma è scesa.
La Befana alla finestra
sente e vede, e s’allontana.
Passa con la tramontana,
passa per la via maestra,
trema ogni uscio, ogni finestra.
E che c’è nel casolare?
Un sospiro lungo e fioco.
Qualche lucciola di fuoco
brilla ancor nel focolare.
Ma che c’è nel casolare?
Guarda e guarda… tre strapunti
con tre bimbi a nanna, buoni.
Tra la cenere e i carboni
c’è tre zoccoli consunti.
Oh! tre scarpe e tre strapunti…
E la mamma veglia e fila
sospirando e singhiozzando,
e rimira a quando a quando
oh! quei tre zoccoli in fila…
Veglia e piange, piange e fila.
La Befana vede e sente;
fugge al monte, ch’è l’aurora.
Quella mamma piange ancora
su quei bimbi senza niente.
La Befana vede e sente.
La Befana sta sul monte.
Ciò che vede è ciò che vide:
c’è chi piange e c’è chi ride;
essa ha nuvoli alla fronte,
mentre sta sul bianco monte.

Non mi resta che augurare a tutti…

Tony Kospan
POESIA.. CULTURA E NON SOLO
CON LEGGEREZZA
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Moroni Giovanni Battista
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