Archivio per l'etichetta ‘Giotto’
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LA STORIA DEL SANTO
Santo Stefano, ebreo di nascita,
è stato il primo dei 7 diaconi scelti
dalla Comunità Cristiana per aiutare gli Apostoli.
E’ stato altresì il primo cristiano martire (protomartire)
per aver voluto diffondere e testimoniare la sua fede.

GIOTTO – SANTO STEFANO
Il suo martirio, con la lapidazione nel 36 d.C., avvenne
dinanzi a San Paolo, che non si era ancora convertito,
e che anzi era stato il suo accusatore.

E’ venerato dai cattolici e dagli Ortodossi
ed il suo nome è diffuso in tutto il mondo
ed in Italia molti paesi e frazioni portano il suo nome.
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A COLORO CHE SI CHIAMANO
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STEFANO e STEFANIA (e simili)

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E…
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Infine gli auguri anche in video…
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L’omaggio dell’uomo semplice – 1288/1292 (Partic.)
Questo dipinto (L’omaggio dell’uomo semplice – 1288/1292) fa parte della serie degli episodi della vita di S. Francesco affrescati nella Basilica di Assisi.
L’importanza di questi affreschi nel mondo dell’arte italiana è paragonabile a quella della Divina Commedia nel campo della Lingua e della Letteratura.
Giotto ufficializza in pratica la grandezza del santo circa 60 anni dopo la sua scomparsa… e per farlo sceglie un luogo preciso… la piazza… che da sempre è il centro della vita pubblica delle città grandi e piccole.
Giotto (1267 – 1337)
La piazza infatti fin dai tempi dell’antica Grecia (agorà) e dell’antica Roma (forum) è il 4° luogo dopo la casa, il luogo di lavoro e quello del culto in cui le persone svolgevano e svolgono una delle più importanti funzioni umane, quella politica, intesa però nel senso più ampio.
Infatti la piazza era, è e forse sarà, sempre il centro di diffusione delle notizie e delle idee, lo spazio in cui nascono le amicizie e gli amori o quello in cui si prendono le decisioni, o quello in cui i cittadini protestano (ancora oggi si dice “scendere in piazza”) anche se oggi conosciamo un altro genere di piazza che sembra stia prendendo il sopravvento, quella virtuale.
Ma torniamo al dipinto.
Mostra un uomo umilmente vestito che stende un abito, a mò di tappeto, dinanzi all’incedere del Santo in una piazza, che è quella di Assisi, nell’indifferenza dei presenti, elegantemente abbigliati.
La piazza che Giotto dipinge non è una piazza qualunque… ma quella di Assisi.
Egli la vuole rendere riconoscibile ed ecco sulla sinistra il palazzo civico con la sua torre, l’antico tempio di Minerva divenuto chiesa e per descriverla come tale vi aggiunge 2 angeli ed un frontone che in realtà non c’erano, ed un altro palazzo.
Il dipinto simboleggia l’abbandono da parte di S. Francesco del mondo dei ricchi per abbracciare quello degli umili e dei poveri che a loro volta ne riconoscono la grandezza umana e la santità rendendogli un profondo omaggio che è raffigurato dall’inchino e dalla veste appoggiata a terra.
Quest’opera inoltre è ritenuta la prima rappresentazione di una piazza nella Storia dell’Arte Italiana.
Tony Kospan
Copyright Tony Kospan – Vietata la copia senza l’indicazione del blog e dell’autore del post
IL GRUPPO DI CHI AMA L’ARTE FIGURATIVA
(PITTURA, SCULTURA, FOTOGRAFIA E CINEMA)
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Giotto – San Francesco predica agli uccelli
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La sua è stata una grandissima figura
che è ancor oggi, dopo quasi un millennio,
amatissima sia dai credenti che non.

SAN FRANCESCO
IN UNA VISIONE LAICA
Tony Kospan
San Francesco (Assisi 1182 ca. – Assisi 1226)
Il suo amore per il creato in genere… gli umili… gli animali… la natura in ogni sua forma… ne fanno un antesignano immenso e geniale del pensiero moderno.
Ne è la più chiara rappresentazione questa sua famosissima poesia.
IL CANTICO DELLE CREATURE
Altissimu, onnipotente bon Signore,
Tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne
benedictione. Ad Te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo ène dignu te mentovare.
Laudato sie, mi’ Signore cum tucte le Tue creature,
spetialmente messor lo frate Sole,
lo qual è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de Te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si’, mi Signore, per sora Luna e le stelle:
in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate Vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale, a le Tue creature dài sustentamento.
Laudato si’, mi Signore, per sor’Acqua.
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si’, mi Signore, per frate Focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Laudato si’, mi Signore, per sora nostra matre Terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti fior et herba.
Laudato si’, mi Signore, per quelli che perdonano per lo
Tuo amore
et sostengono infrmitate et tribulatione.
Beati quelli ke ‘l sosterranno in pace,
ka da Te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato s’ mi Signore, per sora nostra Morte corporale,
da la quale nullu homo vivente pò skappare:
guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda no ‘l farrà male.
Laudate et benedicete mi Signore et rengratiate
e serviateli cum grande humilitate.

Questa sua mitica poesia in volgare lo fa ritenere anche uno dei più grandi iniziatori della storia della Letteratura Italiana.
.
.
Le celebrazioni per la sua festa costituiscono ogni anno quindi un momento forte, a mio parere, per ripensare la sua personalità e la sua missione, sia in chiave religiosa che laica nonché il suo lascito ai posteri ( che ahimè sembra che non l’abbiano proprio colto ) in temini d’amore e fratellanza universale… ma anche di libertà di pensiero e di capacità di opporsi ai diktat di cieche autorità… (come umilmente fece nei confronti delle Autorità ecclesiastiche)

In tempi difficili come questi dobbiamo, se non vogliamo perdere il filo di una vita degna e ragionevole
e rimanere prigionieri solo di una facile continua protesta:
– lasciar cadere il “lamentoso urlante vergognoso ciarpame” che ci bombarda da ogni dove…, (soprattutto dai mass media e da chi li guida…)
– cercare di esser vicini alle persone che maggiormente soffrono per la crisi…
– focalizzare le eterne problematiche veramente essenziali del nostro esser… umani.
Queste problematiche sono rappresentate principalmente da tre aspetti
che non possono, nè potranno, essere messi mai da parte
né da chi crede… né da chi non crede:
Dio o il Mistero della Vita
L’Uomo
La Natura
Giotto (San Francesco incontra Papa Innocenzo)
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Tony Kospan

LA TUA PAGINA DI
CULTURA.. PSICHE E SOGNO
PER COLORARE LE TUE ORE



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Santo Stefano, ebreo di nascita,
è stato il primo dei 7 diaconi scelti
dalla Comunità Cristiana per aiutare gli Apostoli.
E’ stato altresì il primo cristiano martire (protomartire)
per aver voluto diffondere e testimoniare la sua fede.

GIOTTO – SANTO STEFANO
Il suo martirio, con la lapidazione nel 36 d.C., avvenne
dinanzi a San Paolo, che non si era ancora convertito,
e che anzi era stato il suo accusatore.

E’ venerato dai cattolici e dagli Ortodossi
ed il suo nome è diffuso in tutto il mondo
ed in Italia molti paesi e frazioni portano il suo nome.
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Questo dipinto (L’omaggio dell’uomo semplice – 1288/1292) fa parte della serie degli episodi della vita di S. Francesco affrescati nella Basilica di Assisi.
L’importanza di questi affreschi nel mondo dell’arte italiana è paragonabile a quella della Divina Commedia nel campo della Lingua e della Letteratura.
Giotto ufficializza in pratica la grandezza del santo circa 60 anni dopo la sua scomparsa… e per farlo sceglie un luogo preciso… la piazza… che da sempre è il centro della vita pubblica delle città grandi e piccole.
Giotto (1267 – 1337)
La piazza infatti fin dai tempi dell’antica Grecia (agorà) e dell’antica Roma (forum) è il 4° luogo dopo la casa, il luogo di lavoro e quello del culto in cui le persone svolgevano e svolgono una delle più importanti funzioni umane, quella politica, intesa però nel senso più ampio.
Infatti la piazza era, è e forse sarà, sempre il centro di diffusione delle notizie e delle idee, lo spazio in cui nascono le amicizie e gli amori o quello in cui si prendono le decisioni, o quello in cui i cittadini protestano (ancora oggi si dice “scendere in piazza”) anche se oggi conosciamo un altro genere di piazza che sembra stia prendendo il sopravvento, quella virtuale.
Ma torniamo al dipinto.
Mostra un uomo umilmente vestito che stende un abito, a mò di tappeto, dinanzi all’incedere del Santo in una piazza, che è quella di Assisi, nell’indifferenza dei presenti, elegantemente abbigliati.
La piazza che Giotto dipinge non è una piazza qualunque… ma quella di Assisi.
Egli la vuole rendere riconoscibile ed ecco sulla sinistra il palazzo civico con la sua torre, l’antico tempio di Minerva divenuto chiesa e per descriverla come tale vi aggiunge 2 angeli ed un frontone che in realtà non c’erano, ed un altro palazzo.
Il dipinto simboleggia l’abbandono da parte di S. Francesco del mondo dei ricchi per abbracciare quello degli umili e dei poveri che a loro volta ne riconoscono la grandezza umana e la santità rendendogli un profondo omaggio che è raffigurato dall’inchino e dalla veste appoggiata a terra.
Quest’opera inoltre è ritenuta la prima rappresentazione di una piazza nella Storia dell’Arte Italiana.
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che è ancor oggi, dopo quasi un millennio,
amatissima sia dai credenti che non.

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San Francesco (Assisi 1182 ca. – Assisi 1226)
Il suo amore per il creato in genere… gli umili… gli animali… la natura in ogni sua forma… ne fanno un antesignano immenso e geniale del pensiero moderno.
Ne è la più chiara rappresentazione questa sua famosissima poesia.
IL CANTICO DELLE CREATURE
Altissimu, onnipotente bon Signore,
Tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne
benedictione. Ad Te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo ène dignu te mentovare.
Laudato sie, mi’ Signore cum tucte le Tue creature,
spetialmente messor lo frate Sole,
lo qual è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de Te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si’, mi Signore, per sora Luna e le stelle:
in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate Vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale, a le Tue creature dài sustentamento.
Laudato si’, mi Signore, per sor’Acqua.
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si’, mi Signore, per frate Focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Laudato si’, mi Signore, per sora nostra matre Terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti fior et herba.
Laudato si’, mi Signore, per quelli che perdonano per lo
Tuo amore
et sostengono infrmitate et tribulatione.
Beati quelli ke ‘l sosterranno in pace,
ka da Te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato s’ mi Signore, per sora nostra Morte corporale,
da la quale nullu homo vivente pò skappare:
guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda no ‘l farrà male.
Laudate et benedicete mi Signore et rengratiate
e serviateli cum grande humilitate.

Questa sua mitica poesia in volgare lo fa ritenere anche uno dei più grandi iniziatori della storia della Letteratura Italiana.
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Le celebrazioni per la sua festa costituiscono ogni anno quindi un momento forte, a mio parere, per ripensare la sua personalità e la sua missione, sia in chiave religiosa che laica nonché il suo lascito ai posteri ( che ahimè sembra che non l’abbiano proprio colto ) in temini d’amore e fratellanza universale… ma anche di libertà di pensiero e di capacità di opporsi ai diktat di cieche autorità… (come umilmente fece nei confronti delle Autorità ecclesiastiche)

In tempi difficili come questi dobbiamo, se non vogliamo perdere il filo di una vita degna e ragionevole
e rimanere prigionieri solo di una facile continua protesta:
– lasciar cadere il “lamentoso urlante vergognoso ciarpame” che ci bombarda da ogni dove…, (soprattutto dai mass media e da chi li guida…)
– cercare di esser vicini alle persone che maggiormente soffrono per la crisi…
– focalizzare le eterne problematiche veramente essenziali del nostro esser… umani.
Queste problematiche sono rappresentate principalmente da tre aspetti
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GIOTTO – SANTO STEFANO
Il suo martirio, con la lapidazione nel 36 d.C., avvenne
dinanzi a San Paolo, che non si era ancora convertito,
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L’importanza di questi affreschi nel mondo dell’arte italiana è paragonabile a quella della Divina Commedia nel campo della Lingua e della Letteratura.
Giotto ufficializza in pratica la grandezza del santo circa 60 anni dopo la sua scomparsa… e per farlo sceglie un luogo preciso… la piazza… che da sempre è il centro della vita pubblica delle città grandi e piccole.
Giotto (1267 – 1337)
La piazza infatti fin dai tempi dell’antica Grecia (agorà) e dell’antica Roma (forum) è il 4° luogo dopo la casa, il luogo di lavoro e quello del culto in cui le persone svolgevano e svolgono una delle più importanti funzioni umane, quella politica, intesa però nel senso più ampio.
Infatti la piazza era, è e forse sarà, sempre il centro di diffusione delle notizie e delle idee, lo spazio in cui nascono le amicizie e gli amori o quello in cui si prendono le decisioni, o quello in cui i cittadini protestano (ancora oggi si dice “scendere in piazza”) anche se oggi conosciamo un altro genere di piazza che sembra stia prendendo il sopravvento, quella virtuale.
Ma torniamo al dipinto.
Mostra un uomo umilmente vestito che stende un abito, a mò di tappeto, dinanzi all’incedere del Santo in una piazza, che è quella di Assisi, nell’indifferenza dei presenti, elegantemente abbigliati.
La piazza che Giotto dipinge non è una piazza qualunque… ma quella di Assisi.
Egli la vuole rendere riconoscibile ed ecco sulla sinistra il palazzo civico con la sua torre, l’antico tempio di Minerva divenuto chiesa e per descriverla come tale vi aggiunge 2 angeli ed un frontone che in realtà non c’erano, ed un altro palazzo.
Il dipinto simboleggia l’abbandono da parte di S. Francesco del mondo dei ricchi per abbracciare quello degli umili e dei poveri che a loro volta ne riconoscono la grandezza umana e la santità rendendogli un profondo omaggio che è raffigurato dall’inchino e dalla veste appoggiata a terra.
Quest’opera inoltre è ritenuta la prima rappresentazione di una piazza nella Storia dell’Arte Italiana.
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La sua è stata una grandissima figura
che è ancor oggi, dopo quasi un millennio,
amatissima sia dai credenti che non.

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Tony Kospan
San Francesco (Assisi 1182 ca. – Assisi 1226)
Il suo amore per il creato in genere… gli umili… gli animali… la natura in ogni sua forma… ne fanno un antesignano immenso e geniale del pensiero moderno.
Ne è la più chiara rappresentazione questa sua famosissima poesia.
IL CANTICO DELLE CREATURE
Altissimu, onnipotente bon Signore,
Tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne
benedictione. Ad Te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo ène dignu te mentovare.
Laudato sie, mi’ Signore cum tucte le Tue creature,
spetialmente messor lo frate Sole,
lo qual è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de Te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si’, mi Signore, per sora Luna e le stelle:
in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate Vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale, a le Tue creature dài sustentamento.
Laudato si’, mi Signore, per sor’Acqua.
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si’, mi Signore, per frate Focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Laudato si’, mi Signore, per sora nostra matre Terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti fior et herba.
Laudato si’, mi Signore, per quelli che perdonano per lo
Tuo amore
et sostengono infrmitate et tribulatione.
Beati quelli ke ‘l sosterranno in pace,
ka da Te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato s’ mi Signore, per sora nostra Morte corporale,
da la quale nullu homo vivente pò skappare:
guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda no ‘l farrà male.
Laudate et benedicete mi Signore et rengratiate
e serviateli cum grande humilitate.

Questa sua mitica poesia in volgare lo fa ritenere anche uno dei più grandi iniziatori della storia della Letteratura Italiana.
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Le celebrazioni per la sua festa costituiscono ogni anno quindi un momento forte, a mio parere, per ripensare la sua personalità e la sua missione, sia in chiave religiosa che laica nonché il suo lascito ai posteri ( che ahimè sembra che non l'abbiano proprio colto ) in temini d'amore e fratellanza universale… ma anche di libertà di pensiero e di capacità di opporsi ai diktat di cieche autorità… (come umilmente fece nei confronti delle Autorità ecclesiastiche)

In tempi difficili come questi dobbiamo, se non vogliamo perdere il filo di una vita degna e ragionevole
e rimanere prigionieri solo di una facile continua protesta:
– lasciar cadere il “lamentoso urlante vergognoso ciarpame” che ci bombarda da ogni dove…, (soprattutto dai mass media e da chi li guida…)
– cercare di esser vicini alle persone che maggiormente soffrono per la crisi…
– focalizzare le eterne problematiche veramente essenziali del nostro esser… umani.
Queste problematiche sono rappresentate principalmente da tre aspetti
che non possono, nè potranno, essere messi mai da parte
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GIOTTO – SANTO STEFANO
Il suo martirio, con la lapidazione nel 36 d.C., avvenne
dinanzi a San Paolo, che non si era ancora convertito,
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