Archivio per l'etichetta ‘Francisco Goya’
Approfondiamo la conoscenza di questa corrente artistica
di cui in fondo abbiamo, in genere, solo una parziale cognizione.
Il Romanticismo, nato nel 1798 in Inghilterra e Germania,
ebbe una grande influenza su tutta la cultura europea
ma anche sulla storia e la vita dell’ottocento.
Nata principalmente in opposizione al razionalismo trionfante,
questa corrente pervase tutti gli aspetti dell’arte,
della poesia, della musica ed anche della filosofia.
Eugène Delacroix – Il cesto di fiori
Prima di approfondire la sua conoscenza
però dobbiamo cancellare dalla nostra mente
l’idea, ahimè molto diffusa,
che il romanticismo sia solo una specie
di esaltazione di un amore tenero e sdolcinato.
Certo non è stata una corrente ben definita,
né per rigide tecniche formali né per linee guida precise,
anzi si trattò di un fenomeno culturale complesso.
Caspar David Friedrich – Luna nascente sul mare
Potremmo forse meglio definirla come un’idea, un sentimento,
una nuova visione del mondo e dell’arte
che però pervase in breve tempo tutta l’Europa dell’800
in alternativa ed in opposizione al razionalismo settecentesco.
Leggeremo però ugualmente i suoi fondamentali principi,
così come sono stati nel tempo estrapolati,
e l’origine storica sia del termine “romantico” che della corrente.
Conosceremo poi (II PARTE) i suoi massimi esponenti,
ed infine potremo penetrare nella profondità dello spirito che l’animava
attraverso opere d’arte, poesie e musiche romantiche.
ELEMENTI CARATTERISTICI DEL ROMANTICISMO
– l’ideale della libertà creativa e della spontaneità;
– la concezione di una letteratura e di una poesia come espressione del sentimento;
– una polemica vivace contro i generi, le regole ed un’esaltazione della fantasia;
– uno spiccato interesse per i miti ed i simboli;
– l’esplorazione del sogno e di altre manifestazioni dell’inconscio;
– la tendenza ad abolire le distinzioni tra poesia e prosa.
Tuttavia non possiamo però sottacere il fatto che la corrente si differenziò nel tempo per vari aspetti e che i gli artisti ebbero anche grandi differenze interpretative tra di loro.
Caspar David Friedrich – Donna davanti al tramonto
ORIGINE DEL TERMINE “ROMANTICISMO” E NASCITA DELLA CORRENTE
La parola “Romanticismo” deriva dal francese “roman” che indicava un racconto di avventure (di tipo medievale) in prosa o in versi e che potremmo chiamare “romanzesco” ma poi acquisì, col tempo, il significato di fantasioso ed irreale ed assunse nel ’700, soprattutto in Inghilterra, una connotazione molto negativa.
Per primo però Rousseau, definendo “romantique” un sognante stato d’abbandono dell’anima, gli tolse ogni implicazione negativa.
Accadde più o meno la stessa cosa in Germania al termine “romantisch“.
In Germania poi si sviluppò tra il 1770 e il 1785 il movimento dello Sturm und Drang (“tempesta ed impeto”) che fu un precursore del romanticismo con artisti del livello di Goethe e Schiller.
Nel 1798 Schlegel, sulla sua rivista tedesca “Atheneum“, per primo definì lo “stato d’animo romantico“.
Esso doveva intendersi come necessità di esprimersi, da parte degli artisti, senza regole o costrizioni (unendo anche prosa e poesia) e di far prevalere il sentimento, la fantasia, il sogno e la passione (intesa come “pathos”) per dare una risposta all’eterna inquietudine dell’animo umano e superare i confini tra il reale e l’ideale, tra il finito e l’infinito.
In pratica quella rivista fondò il Romanticismo.
Il post continua.
FINE I PARTE
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Francisco Goya – La nevicata
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Questo dipinto, di cui ora vi parlerò, è il primo capolavoro di Goya, il suo primo grande ritratto e tra le sue pochissime opere esistenti in Italia!
Ne conosceremo la storia.. i personaggi.. i misteri e ne farò una breve analisi.
Personalmente amo molto i dipinti in cui sono presenti numerosi soggetti perché mi appaiono suggestivi in quanto rappresentano spesso l’unica documentazione di un’epoca, di una società, di un ambiente e di un’atmosfera.
Questo poi, oltre a contenere tutto quanto appena detto, vi aggiunge anche un preciso aspetto storico, ma presenta pure dei lati arcani, quasi divertenti e geniali.
Ma andiamo con ordine.
Il dipinto è LA FAMIGLIA DELL’INFANTE DON LUIS DI BORBONE creato da Goya nel 1783-1784 e conservato presso la Fondazione Magnani-Rocca di Parma.
Goya – Autoritratto giovanile
Francisco José de Goya y Lucientes (Fuendetodos, 30.3.1746 – Bordeaux, 16.04.1828)
STORIA DEL DIPINTO
Siamo nella seconda metà del ‘700, Goya è un pittore non ancora affermato ed il committente Don Luis, è il fratello del Re di Spagna Carlo III.
Don Luis, fratello minore del Re già ad 8 anni era stato nominato arcivescovo di Toledo e poi cardinale ma a 28 anni aveva rinunciato alla carriera ecclesiastica per poter vivere senza freni da grande libertino.
Pur considerato non molto “sveglio”, infatti fin da giovanissimo era andato a caccia di donne e di selvaggina nonché di altri piaceri, approfittando del suo potere regale dato che, a detta di Casanova, era uno degli uomini più brutti della Spagna.
Don Luis e la moglie
A circa 50 anni però aveva deciso di mettere la testa a posto, di tirare i remi in barca e di ritirarsi nel suo Palazzo di Arenas de San Pedro, a 140 km a ovest di Madrid.
Si era sposato, innamorato, con una donna molto più giovane di lui di ben 32 anni, María Teresa de Vallabriga y Rozas, ma di una nobiltà minima che gli aveva fatto perdere, con il decreto (non casuale) del Re “Pragmatica de matrimonios desiguales”, ogni diritto al trono per lui ed i suoi eredi.
Comunque manteneva la possibilità di mantenere una piccola corte nel suo Palazzo insieme ad altri privilegi.
Era però molto svampito e la moglie lo riprendeva pubblicamente e duramente e si vociferava che talvolta lo menasse perfino.
Tuttavia il nostro mostrava anche dei lati positivi dato che da amante dell’arte aveva deciso di avere una piccola corte di pittori, musicisti… etc. per onorare lui e la sua famiglia.
Tra i vari pittori contattati per selezionare il pittore “di corte” la sua scelta era caduta su Goya, pittore promettente ma ancora semisconosciuto e squattrinato.
Lo evinciamo dalle parole di gioia dello stesso Goya alla notizia, consapevole che per lui questo poteva essere, come poi sarà, il primo passo di una grande carriera:
“Sua Altezza mi ha coperto di doni, io ho fatto il suo ritratto, quello della moglie, del figlio e della figlia, con un successo insperato perché altri pittori si erano già misurati, senza riuscirci, in questa impresa”.
Infatti qualche anno dopo ormai noto ed apprezzato, persa la protezione di Don Luis a causa della sua morte, troverà facilmente nuovi committenti.
IL DIPINTO
L’artista dunque riceve alla fine del 1783, quando da Don Luis ha 56 anni (ma ne dimostra tanti di più), l’invito a dipingere tutta la sua famiglia e la sua piccola corte.
Il dipinto, a lungo poco apprezzato, è ora invece considerato il primo vero capolavoro del pittore spagnolo ed è tra i pochissimi conservati in Italia.
Goya per la prima volta dipinge un grande ritratto (248 x 328 cm) con molti personaggi e mette insieme, senza alcuna distinzione, principi e domestici, funzionari ed artisti.
Luigi Magnani, che lo comprò a caro prezzo negli anni ’70 dalla famiglia Ruspoli, era convinto che nascondesse un segreto.
Il gruppo appare in riunione prima di ritirarsi nelle stanze per la notte ma appare immobile come se fosse su di un palcoscenico… il che è evidenziato anche dalle grandi tende alle loro spalle.
Il tutto è poi illuminato da una piccola ed inadeguata candela che accentua un’atmosfera poco allegra anche se con lati tragicomici come la risata del segretario di Donna Maria Teresa (e non solo).
Le uniche 2 persone che appaiono “vive” sono l’anzidetto segretario giulivo e la piccola María Teresa.
Goya ritrae anche se stesso mentre dipinge il gruppo e questo escamotage ci riporta al mitico “Las Meninas” di Velazquez.
Qui però non si vede lo specchio che tuttavia, secondo una corrente interpretazione, il pittore immagina e lascia immaginare che sia di fronte al gruppo.
I PERSONAGGI
Il personaggio principale, Don Luis, non è al centro ma appare di lato e sembra guardare nel vuoto quasi inebetito, mentre sul tavolo ci sono delle carte da gioco (l’asso di denari, il due e il re di bastoni) che indicano un “solitario” il più triste tra i giochi con le carte.
Centrale è invece la moglie che in vestaglia si fa pettinare dal suo parrucchiere.
E’ lei, con lo sguardo ed il portamento, che ci mostra chi sia la personalità forte del gruppo anche se non appare molto interessata alla scena.
Partendo dalla sinistra vediamo prima lo stesso Goya che sta dipingendo il gruppo, poi due cameriere con accanto, vestito di azzurro, il piccolo don Luis María (futuro cardinale) e la piccola María Teresa (futura moglie di Godoy e contessa di Chinchón) che guarda il pittore dipingere.
Dopo il parrucchiere e la moglie di don Luis notiamo in braccio alla bambinaia l’altra figlia, la piccola María Josefa, che diverrà contessa di San Fernando.
Identifichiamo infine i 4 uomini sulla destra tra cui spicca quello che ride apertamente e che buca tutta la scena.
Il primo è don Manuel Moreno responsabile della Segreteria ed accanto a lui, molto elegante, il musicista e violoncellista italiano Luigi Boccherini che faceva parte della piccola corte e che visse a lungo in Spagna.
Gli altri 2, alle loro spalle, sono Francisco del Campo, il segretario particolare (e molto… molto intimo) di donna María Teresa che è l’unico del gruppo a ridere apertamente e don Alejandro de la Cruz, pittore da camera di sua Altezza.
IL SIGNIFICATO
Innanzitutto cosa esprime il dipinto?
Una nobiltà che dopo secoli di potere appare stanca, formale, vuota, ingessata e prossima alla fine.
Ce lo dice Goya con quel “tavolino impossibile” dato che ha una sola gamba, con quel lume così piccolo e scadente, con lo sguardo vuoto del fratello del Re e tanti altri piccoli particolari come ad es. le carte da gioco che per i tarocchi significherebbero perdita e cambiamento.
Don Luis morirà qualche anno dopo e la Rivoluzione Francese è molto vicina ed anche se non avrà riflessi diretti sulla Spagna tuttavia provocherà un gran bello scossone.
Tuttavia Goya qui, così come in tutta la sua produzione, dipinge una doppia realtà pur se senza alcun intento satirico né moraleggiante.
La prima realtà è quella che vede con gli occhi… la seconda è quella che da artista percepisce.
I SEGRETI O GLI ENIGMI
Penso che non si sbagliasse il Magnani quando diceva dei segreti del dipinto.
Vediamone alcuni.
Il principale è il tavolino con una gamba sola indicante quasi certamente una situazione ed un ambiente traballante ma che potrebbe avere anche altre spiegazioni.
Soprattutto però è enigmatica la figura del segretario bendato e che se la ride tanto (perché è bendato? perché se la ride?).
Alcuni studiosi hanno intravisto in lui la figura di un popolano che sbeffeggia la poco nobile situazione.
Questa tesi non mi convince molto (in relazione a quanto detto prima sul modus operandi del pittore) e ritengo quindi che il Goya volesse solo “rivelare in modo criptico” qualcosa della regale combriccola che non poteva mostrare chiaramente, ma che lui conosceva bene.
Ma non finiscono qui le stranezze di questo personaggio, se osservate bene, ha anche una mano aperta dietro di sé come per ricevere qualcosa che l’uomo alle sue spalle sta prendendo dal panciotto.
Cosa? Le chiavi della camera di Donna Maria Teresa, una sua lettera, o?
CONCLUSIONE
La Fondazione Magnani-Rocca di Parma merita certo una visita, per ammirare questo dipinto, ma non solo.
FINE
Copyright Tony Kospan
In caso di copia… indicare blog ed autore.
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Danza in Andalusia – Goya

.


Noi non siamo solo quel che mangiamo e l’aria che respiriamo.
Siamo anche le storie che abbiamo sentito,
le favole con cui ci hanno addormentati da bambini,
i libri che abbiamo letto,
la musica che abbiamo ascoltato
e le emozioni che un quadro, una statua, una poesia ci hanno dato.
– Tiziano Terzani –

Goya – La lattaia di Bordeaux

.
LA TRAVERSATA DELL’OASI
Maria Luisa Spaziani
Ibernati, incoscienti, inesistenti,
proveniamo da infiniti deserti.
Fra poco altri infiniti ci apriranno
ali voraci per l’eternità.
Ma qui ora c’è l’oasi, catena
di delizie e tormenti. Le stagioni
colorate ci avvolgono, le mani
amate ci accarezzano.
Un punto infinitesimo nel vortice
che cieco ci avviluppa. C’è la musica
(altrove sconosciuta), c’è il miracolo
della rosa che sboccia, e c’è il mio cuore.

Goya
da Tony Kospan
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Goya – La Maya vestita
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Approfondiamo la conoscenza di questa corrente artistica
di cui in fondo abbiamo, in genere, solo una parziale cognizione.
Il Romanticismo, nato nel 1798 in Inghilterra e Germania,
ebbe una grande influenza su tutta la cultura europea
ma anche sulla storia e la vita dell’ottocento.
Nata principalmente in opposizione al razionalismo trionfante,
questa corrente pervase tutti gli aspetti dell’arte,
della poesia, della musica ed anche della filosofia.
Eugène Delacroix – Il cesto di fiori
Prima di approfondire la sua conoscenza
però dobbiamo cancellare dalla nostra mente
l’idea, ahimè molto diffusa,
che il romanticismo sia solo una specie
di esaltazione di un amore tenero e sdolcinato.
Certo non è stata una corrente ben definita,
né per rigide tecniche formali né per linee guida precise,
anzi si trattò di un fenomeno culturale complesso.
Caspar David Friedrich – Luna nascente sul mare
Potremmo forse meglio definirla come un’idea, un sentimento,
una nuova visione del mondo e dell’arte
che però pervase in breve tempo tutta l’Europa dell’800
in alternativa ed in opposizione al razionalismo settecentesco.
Leggeremo però ugualmente i suoi fondamentali principi,
così come sono stati nel tempo estrapolati,
e l’origine storica sia del termine “romantico” che della corrente.
Conosceremo poi (II PARTE) i suoi massimi esponenti,
ed infine potremo penetrare nella profondità dello spirito che l’animava
attraverso opere d’arte, poesie e musiche romantiche.
ELEMENTI CARATTERISTICI DEL ROMANTICISMO
– l’ideale della libertà creativa e della spontaneità;
– la concezione di una letteratura e di una poesia come espressione del sentimento;
– una polemica vivace contro i generi, le regole ed un’esaltazione della fantasia;
– uno spiccato interesse per i miti ed i simboli;
– l’esplorazione del sogno e di altre manifestazioni dell’inconscio;
– la tendenza ad abolire le distinzioni tra poesia e prosa.
Tuttavia non possiamo però sottacere il fatto che la corrente si differenziò nel tempo per vari aspetti e che i gli artisti ebbero anche grandi differenze interpretative tra di loro.
Caspar David Friedrich – Donna davanti al tramonto
ORIGINE DEL TERMINE “ROMANTICISMO” E NASCITA DELLA CORRENTE
La parola “Romanticismo” deriva dal francese “roman” che indicava un racconto di avventure (di tipo medievale) in prosa o in versi e che potremmo chiamare “romanzesco” ma poi acquisì, col tempo, il significato di fantasioso ed irreale ed assunse nel ’700, soprattutto in Inghilterra, una connotazione molto negativa.
Per primo però Rousseau, definendo “romantique” un sognante stato d’abbandono dell’anima, gli tolse ogni implicazione negativa.
Accadde più o meno la stessa cosa in Germania al termine “romantisch“.
In Germania poi si sviluppò tra il 1770 e il 1785 il movimento dello Sturm und Drang (“tempesta ed impeto”) che fu un precursore del romanticismo con artisti del livello di Goethe e Schiller.
Nel 1798 Schlegel, sulla sua rivista tedesca “Atheneum“, per primo definì lo “stato d’animo romantico“.
Esso doveva intendersi come necessità di esprimersi, da parte degli artisti, senza regole o costrizioni (unendo anche prosa e poesia) e di far prevalere il sentimento, la fantasia, il sogno e la passione (intesa come “pathos”) per dare una risposta all’eterna inquietudine dell’animo umano e superare i confini tra il reale e l’ideale, tra il finito e l’infinito.
In pratica quella rivista fondò il Romanticismo.
Il post continua.
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Questo dipinto, di cui ora vi parlerò, è il primo capolavoro di Goya, il suo primo grande ritratto e tra le sue pochissime opere esistenti in Italia!
Ne conosceremo la storia.. i personaggi.. i misteri e ne farò una breve analisi.
Personalmente amo molto i dipinti in cui sono presenti numerosi soggetti perché mi appaiono suggestivi in quanto rappresentano spesso l’unica documentazione di un’epoca, di una società, di un ambiente e di un’atmosfera.
Questo poi, oltre a contenere tutto quanto appena detto, vi aggiunge anche un preciso aspetto storico, ma presenta pure dei lati arcani, quasi divertenti e geniali.
Ma andiamo con ordine.
Il dipinto è LA FAMIGLIA DELL’INFANTE DON LUIS DI BORBONE creato da Goya nel 1783-1784 e conservato presso la Fondazione Magnani-Rocca di Parma.
Goya – Autoritratto giovanile
Francisco José de Goya y Lucientes (Fuendetodos, 30.3.1746 – Bordeaux, 16.04.1828)
STORIA DEL DIPINTO
Siamo nella seconda metà del ‘700, Goya è un pittore non ancora affermato ed il committente Don Luis, è il fratello del Re di Spagna Carlo III.
Don Luis, fratello minore del Re già ad 8 anni era stato nominato arcivescovo di Toledo e poi cardinale ma a 28 anni aveva rinunciato alla carriera ecclesiastica per poter vivere senza freni da grande libertino.
Pur considerato non molto “sveglio”, infatti fin da giovanissimo era andato a caccia di donne e di selvaggina nonché di altri piaceri, approfittando del suo potere regale dato che, a detta di Casanova, era uno degli uomini più brutti della Spagna.
Don Luis e la moglie
A circa 50 anni però aveva deciso di mettere la testa a posto, di tirare i remi in barca e di ritirarsi nel suo Palazzo di Arenas de San Pedro, a 140 km a ovest di Madrid.
Si era sposato, innamorato, con una donna molto più giovane di lui di ben 32 anni, María Teresa de Vallabriga y Rozas, ma di una nobiltà minima che gli aveva fatto perdere, con il decreto (non casuale) del Re “Pragmatica de matrimonios desiguales”, ogni diritto al trono per lui ed i suoi eredi.
Comunque manteneva la possibilità di mantenere una piccola corte nel suo Palazzo insieme ad altri privilegi.
Era però molto svampito e la moglie lo riprendeva pubblicamente e duramente e si vociferava che talvolta lo menasse perfino.
Tuttavia il nostro mostrava anche dei lati positivi dato che da amante dell’arte aveva deciso di avere una piccola corte di pittori, musicisti… etc. per onorare lui e la sua famiglia.
Tra i vari pittori contattati per selezionare il pittore “di corte” la sua scelta era caduta su Goya, pittore promettente ma ancora semisconosciuto e squattrinato.
Lo evinciamo dalle parole di gioia dello stesso Goya alla notizia, consapevole che per lui questo poteva essere, come poi sarà, il primo passo di una grande carriera:
“Sua Altezza mi ha coperto di doni, io ho fatto il suo ritratto, quello della moglie, del figlio e della figlia, con un successo insperato perché altri pittori si erano già misurati, senza riuscirci, in questa impresa”.
Infatti qualche anno dopo ormai noto ed apprezzato, persa la protezione di Don Luis a causa della sua morte, troverà facilmente nuovi committenti.
IL DIPINTO
L’artista dunque riceve alla fine del 1783, quando da Don Luis ha 56 anni (ma ne dimostra tanti di più), l’invito a dipingere tutta la sua famiglia e la sua piccola corte.
Il dipinto, a lungo poco apprezzato, è ora invece considerato il primo vero capolavoro del pittore spagnolo ed è tra i pochissimi conservati in Italia.
Goya per la prima volta dipinge un grande ritratto (248 x 328 cm) con molti personaggi e mette insieme, senza alcuna distinzione, principi e domestici, funzionari ed artisti.
Luigi Magnani, che lo comprò a caro prezzo negli anni ’70 dalla famiglia Ruspoli, era convinto che nascondesse un segreto.
Il gruppo appare in riunione prima di ritirarsi nelle stanze per la notte ma appare immobile come se fosse su di un palcoscenico… il che è evidenziato anche dalle grandi tende alle loro spalle.
Il tutto è poi illuminato da una piccola ed inadeguata candela che accentua un’atmosfera poco allegra anche se con lati tragicomici come la risata del segretario di Donna Maria Teresa (e non solo).
Le uniche 2 persone che appaiono “vive” sono l’anzidetto segretario giulivo e la piccola María Teresa.
Goya ritrae anche se stesso mentre dipinge il gruppo e questo escamotage ci riporta al mitico “Las Meninas” di Velazquez.
Qui però non si vede lo specchio che tuttavia, secondo una corrente interpretazione, il pittore immagina e lascia immaginare che sia di fronte al gruppo.
I PERSONAGGI
Il personaggio principale, Don Luis, non è al centro ma appare di lato e sembra guardare nel vuoto quasi inebetito, mentre sul tavolo ci sono delle carte da gioco (l’asso di denari, il due e il re di bastoni) che indicano un “solitario” il più triste tra i giochi con le carte.
Centrale è invece la moglie che in vestaglia si fa pettinare dal suo parrucchiere.
E’ lei, con lo sguardo ed il portamento, che ci mostra chi sia la personalità forte del gruppo anche se non appare molto interessata alla scena.
Partendo dalla sinistra vediamo prima lo stesso Goya che sta dipingendo il gruppo, poi due cameriere con accanto, vestito di azzurro, il piccolo don Luis María (futuro cardinale) e la piccola María Teresa (futura moglie di Godoy e contessa di Chinchón) che guarda il pittore dipingere.
Dopo il parrucchiere e la moglie di don Luis notiamo in braccio alla bambinaia l’altra figlia, la piccola María Josefa, che diverrà contessa di San Fernando.
Identifichiamo infine i 4 uomini sulla destra tra cui spicca quello che ride apertamente e che buca tutta la scena.
Il primo è don Manuel Moreno responsabile della Segreteria ed accanto a lui, molto elegante, il musicista e violoncellista italiano Luigi Boccherini che faceva parte della piccola corte e che visse a lungo in Spagna.
Gli altri 2, alle loro spalle, sono Francisco del Campo, il segretario particolare (e molto… molto intimo) di donna María Teresa che è l’unico del gruppo a ridere apertamente e don Alejandro de la Cruz, pittore da camera di sua Altezza.
IL SIGNIFICATO
Innanzitutto cosa esprime il dipinto?
Una nobiltà che dopo secoli di potere appare stanca, formale, vuota, ingessata e prossima alla fine.
Ce lo dice Goya con quel “tavolino impossibile” dato che ha una sola gamba, con quel lume così piccolo e scadente, con lo sguardo vuoto del fratello del Re e tanti altri piccoli particolari come ad es. le carte da gioco che per i tarocchi significherebbero perdita e cambiamento.
Don Luis morirà qualche anno dopo e la Rivoluzione Francese è molto vicina ed anche se non avrà riflessi diretti sulla Spagna tuttavia provocherà un gran bello scossone.
Tuttavia Goya qui, così come in tutta la sua produzione, dipinge una doppia realtà pur se senza alcun intento satirico né moraleggiante.
La prima realtà è quella che vede con gli occhi… la seconda è quella che da artista percepisce.
I SEGRETI O GLI ENIGMI
Penso che non si sbagliasse il Magnani quando diceva dei segreti del dipinto.
Vediamone alcuni.
Il principale è il tavolino con una gamba sola indicante quasi certamente una situazione ed un ambiente traballante ma che potrebbe avere anche altre spiegazioni.
Soprattutto però è enigmatica la figura del segretario bendato e che se la ride tanto (perché è bendato? perché se la ride?).
Alcuni studiosi hanno intravisto in lui la figura di un popolano che sbeffeggia la poco nobile situazione.
Questa tesi non mi convince molto (in relazione a quanto detto prima sul modus operandi del pittore) e ritengo quindi che il Goya volesse solo “rivelare in modo criptico” qualcosa della regale combriccola che non poteva mostrare chiaramente, ma che lui conosceva bene.
Ma non finiscono qui le stranezze di questo personaggio, se osservate bene, ha anche una mano aperta dietro di sé come per ricevere qualcosa che l’uomo alle sue spalle sta prendendo dal panciotto.
Cosa? Le chiavi della camera di Donna Maria Teresa, una sua lettera, o?
CONCLUSIONE
La Fondazione Magnani-Rocca di Parma merita certo una visita, per ammirare questo dipinto, ma non solo.
FINE
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Noi non siamo solo quel che mangiamo e l’aria che respiriamo.
Siamo anche le storie che abbiamo sentito,
le favole con cui ci hanno addormentati da bambini,
i libri che abbiamo letto,
la musica che abbiamo ascoltato
e le emozioni che un quadro, una statua, una poesia ci hanno dato.
Tiziano Terzani

Goya – La lattaia di Bordeaux


.
LA TRAVERSATA DELL’OASI
Maria Luisa Spaziani
Ibernati, incoscienti, inesistenti,
proveniamo da infiniti deserti.
Fra poco altri infiniti ci apriranno
ali voraci per l’eternità.
Ma qui ora c’è l’oasi, catena
di delizie e tormenti. Le stagioni
colorate ci avvolgono, le mani
amate ci accarezzano.
Un punto infinitesimo nel vortice
che cieco ci avviluppa. C’è la musica
(altrove sconosciuta), c’è il miracolo
della rosa che sboccia, e c’è il mio cuore.

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Ne conosceremo la storia.. i personaggi.. i misteri e ne farò una breve analisi.
Personalmente amo molto i dipinti in cui sono presenti numerosi soggetti perché mi appaiono suggestivi in quanto rappresentano spesso l’unica documentazione di un’epoca, di una società, di un ambiente e di un’atmosfera.
Questo poi, oltre a contenere tutto quanto appena detto, vi aggiunge anche un preciso aspetto storico, ma presenta pure dei lati arcani, quasi divertenti e geniali.
Ma andiamo con ordine.
Il dipinto è LA FAMIGLIA DELL’INFANTE DON LUIS DI BORBONE creato da Goya nel 1783-1784 e conservato presso la Fondazione Magnani-Rocca di Parma.
Goya – Autoritratto giovanile
Francisco José de Goya y Lucientes (Fuendetodos, 30.3.1746 – Bordeaux, 16.04.1828)
STORIA DEL DIPINTO
Siamo nella seconda metà del ‘700, Goya è un pittore non ancora affermato ed il committente Don Luis, è il fratello del Re di Spagna Carlo III.
Don Luis, fratello minore del Re già ad 8 anni era stato nominato arcivescovo di Toledo e poi cardinale ma a 28 anni aveva rinunciato alla carriera ecclesiastica per poter vivere senza freni da grande libertino.
Pur considerato non molto “sveglio”, infatti fin da giovanissimo era andato a caccia di donne e di selvaggina nonché di altri piaceri, approfittando del suo potere regale dato che, a detta di Casanova, era uno degli uomini più brutti della Spagna.
Don Luis e la moglie
A circa 50 anni però aveva deciso di mettere la testa a posto, di tirare i remi in barca e di ritirarsi nel suo Palazzo di Arenas de San Pedro, a 140 km a ovest di Madrid.
Si era sposato, innamorato, con una donna molto più giovane di lui di ben 32 anni, María Teresa de Vallabriga y Rozas, ma di una nobiltà minima che gli aveva fatto perdere, con il decreto (non casuale) del Re “Pragmatica de matrimonios desiguales”, ogni diritto al trono per lui ed i suoi eredi.
Comunque manteneva la possibilità di mantenere una piccola corte nel suo Palazzo insieme ad altri privilegi.
Era però molto svampito e la moglie lo riprendeva pubblicamente e duramente e si vociferava che talvolta lo menasse perfino.
Tuttavia il nostro mostrava anche dei lati positivi dato che da amante dell’arte aveva deciso di avere una piccola corte di pittori, musicisti… etc. per onorare lui e la sua famiglia.
Tra i vari pittori contattati per selezionare il pittore “di corte” la sua scelta era caduta su Goya, pittore promettente ma ancora semisconosciuto e squattrinato.
Lo evinciamo dalle parole di gioia dello stesso Goya alla notizia, consapevole che per lui questo poteva essere, come poi sarà, il primo passo di una grande carriera:
“Sua Altezza mi ha coperto di doni, io ho fatto il suo ritratto, quello della moglie, del figlio e della figlia, con un successo insperato perché altri pittori si erano già misurati, senza riuscirci, in questa impresa”.
Infatti qualche anno dopo ormai noto ed apprezzato, persa la protezione di Don Luis a causa della sua morte, troverà facilmente nuovi committenti.
IL DIPINTO
L’artista dunque riceve alla fine del 1783, quando da Don Luis ha 56 anni (ma ne dimostra tanti di più), l’invito a dipingere tutta la sua famiglia e la sua piccola corte.
Il dipinto, a lungo poco apprezzato, è ora invece considerato il primo vero capolavoro del pittore spagnolo ed è tra i pochissimi conservati in Italia.
Goya per la prima volta dipinge un grande ritratto (248 x 328 cm) con molti personaggi e mette insieme, senza alcuna distinzione, principi e domestici, funzionari ed artisti.
Luigi Magnani, che lo comprò a caro prezzo negli anni ’70 dalla famiglia Ruspoli, era convinto che nascondesse un segreto.
Il gruppo appare in riunione prima di ritirarsi nelle stanze per la notte ma appare immobile come se fosse su di un palcoscenico… il che è evidenziato anche dalle grandi tende alle loro spalle.
Il tutto è poi illuminato da una piccola ed inadeguata candela che accentua un’atmosfera poco allegra anche se con lati tragicomici come la risata del segretario di Donna Maria Teresa (e non solo).
Le uniche 2 persone che appaiono “vive” sono l’anzidetto segretario giulivo e la piccola María Teresa.
Goya ritrae anche se stesso mentre dipinge il gruppo e questo escamotage ci riporta al mitico “Las Meninas” di Velazquez.
Qui però non si vede lo specchio che tuttavia, secondo una corrente interpretazione, il pittore immagina e lascia immaginare che sia di fronte al gruppo.
I PERSONAGGI
Il personaggio principale, Don Luis, non è al centro ma appare di lato e sembra guardare nel vuoto quasi inebetito, mentre sul tavolo ci sono delle carte da gioco (l’asso di denari, il due e il re di bastoni) che indicano un “solitario” il più triste tra i giochi con le carte.
Centrale è invece la moglie che in vestaglia si fa pettinare dal suo parrucchiere.
E’ lei, con lo sguardo ed il portamento, che ci mostra chi sia la personalità forte del gruppo anche se non appare molto interessata alla scena.
Partendo dalla sinistra vediamo prima lo stesso Goya che sta dipingendo il gruppo, poi due cameriere con accanto, vestito di azzurro, il piccolo don Luis María (futuro cardinale) e la piccola María Teresa (futura moglie di Godoy e contessa di Chinchón) che guarda il pittore dipingere.
Dopo il parrucchiere e la moglie di don Luis notiamo in braccio alla bambinaia l’altra figlia, la piccola María Josefa, che diverrà contessa di San Fernando.
Identifichiamo infine i 4 uomini sulla destra tra cui spicca quello che ride apertamente e che buca tutta la scena.
Il primo è don Manuel Moreno responsabile della Segreteria ed accanto a lui, molto elegante, il musicista e violoncellista italiano Luigi Boccherini che faceva parte della piccola corte e che visse a lungo in Spagna.
Gli altri 2, alle loro spalle, sono Francisco del Campo, il segretario particolare (e molto… molto intimo) di donna María Teresa che è l’unico del gruppo a ridere apertamente e don Alejandro de la Cruz, pittore da camera di sua Altezza.
IL SIGNIFICATO
Innanzitutto cosa esprime il dipinto?
Una nobiltà che dopo secoli di potere appare stanca, formale, vuota, ingessata e prossima alla fine.
Ce lo dice Goya con quel “tavolino impossibile” dato che ha una sola gamba, con quel lume così piccolo e scadente, con lo sguardo vuoto del fratello del Re e tanti altri piccoli particolari come ad es. le carte da gioco che per i tarocchi significherebbero perdita e cambiamento.
Don Luis morirà qualche anno dopo e la Rivoluzione Francese è molto vicina ed anche se non avrà riflessi diretti sulla Spagna tuttavia provocherà un gran bello scossone.
Tuttavia Goya qui, così come in tutta la sua produzione, dipinge una doppia realtà pur se senza alcun intento satirico né moraleggiante.
La prima realtà è quella che vede con gli occhi… la seconda è quella che da artista percepisce.
I SEGRETI O GLI ENIGMI
Penso che non si sbagliasse il Magnani quando diceva dei segreti del dipinto.
Vediamone alcuni.
Il principale è il tavolino con una gamba sola indicante quasi certamente una situazione ed un ambiente traballante ma che potrebbe avere anche altre spiegazioni.
Soprattutto però è enigmatica la figura del segretario bendato e che se la ride tanto (perché è bendato? perché se la ride?).
Alcuni studiosi hanno intravisto in lui la figura di un popolano che sbeffeggia la poco nobile situazione.
Questa tesi non mi convince molto (in relazione a quanto detto prima sul modus operandi del pittore) e ritengo quindi che il Goya volesse solo “rivelare in modo criptico” qualcosa della regale combriccola che non poteva mostrare chiaramente, ma che lui conosceva bene.
Ma non finiscono qui le stranezze di questo personaggio, se osservate bene, ha anche una mano aperta dietro di sé come per ricevere qualcosa che l’uomo alle sue spalle sta prendendo dal panciotto.
Cosa? Le chiavi della camera di Donna Maria Teresa, una sua lettera, o?
CONCLUSIONE
La Fondazione Magnani-Rocca di Parma merita certo una visita, per ammirare questo dipinto, ma non solo.
FINE
Copyright Tony Kospan
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Noi non siamo solo quel che mangiamo e l’aria che respiriamo.
Siamo anche le storie che abbiamo sentito,
le favole con cui ci hanno addormentati da bambini,
i libri che abbiamo letto,
la musica che abbiamo ascoltato
e le emozioni che un quadro, una statua, una poesia ci hanno dato.
Tiziano Terzani

Goya – La lattaia di Bordeaux


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LA TRAVERSATA DELL’OASI
Maria Luisa Spaziani
Ibernati, incoscienti, inesistenti,
proveniamo da infiniti deserti.
Fra poco altri infiniti ci apriranno
ali voraci per l’eternità.
Ma qui ora c’è l’oasi, catena
di delizie e tormenti. Le stagioni
colorate ci avvolgono, le mani
amate ci accarezzano.
Un punto infinitesimo nel vortice
che cieco ci avviluppa. C’è la musica
(altrove sconosciuta), c’è il miracolo
della rosa che sboccia, e c’è il mio cuore.

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Oggi 2 novembre rivolgiamo innnanzitutto
un affettuoso pensiero
ai nostri cari che ci hanno lasciato ed a tutti i defunti
affinché il loro ricordo ed i loro esempi positivi
possano aiutarci ed illuminarci nel nostro cammino
in questa difficilissima epoca…






La processione dei flagellanti – Goya

NON AMARE IL FLORIDO RAMO
J. Krishnamurti
Non amare il florido ramo,
non mettere nel tuo cuore
la sua immagine sola;
essa avvizzisce.
Ama l’albero intero,
così amerai il florido ramo,
la foglia tenera e la foglia morta,
il timido bocciolo ed il fiore aperto,
il petalo caduto e la cima ondeggiante,
lo splendido riflesso dell’Amore pieno.
Ama la vita nella sua pienezza,
essa non conosce decadimento.
L’aquilone – Goya
da Orso Tony

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Siamo anche le storie che abbiamo sentito,
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– Tiziano Terzani –

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