Archivio per l'etichetta ‘Francesco Alberoni

Alberoni e il “mal d’amore” – Una riflessione sul miglior modo per ripartire e sulla possibile nuova energia   Leave a comment

 
 
 
 
 
 
 
 
Una breve, ma molto interessante, analisi di Alberoni
sulla grande creatività scaturente dalla sofferenza causata 
dal “Mal d’amore” e su come riprendere il cammino
dopo una delusione sentimentale.
 
 
 
 
 
 Courbet – Uomo disperato
 
 
 
 
LA POTENZA CREATIVA DEL… MAL D’AMORE
Francesco Alberoni


 
 
Quante volte mi hanno domandato:
«Come si fa a guarire di mal d’amore, smettere di soffrire se ti sei innamorato e non vieni ricambiato?».
Per rispondere ricordiamo che noi ci innamoriamo quando, stanchi del nostro attuale modo di essere, vogliamo realizzare altre nostre potenzialità e siamo pronti a ricominciare.
Allora ci innamoriamo di chi ci fa intravedere la nuova futura possibile vita.
Così si accende il processo di «stato nascente» in cui noi trasfiguriamo tanto il mondo che la persona amata. 
Sentiamo di avere un’affinità profonda, metafisica, con lei e viviamo il nostro amore come qualcosa che contribuisce all’armonia del mondo, alla perfezione stessa del cosmo.
Perciò se chi amiamo ci dice di no, ci rifiuta, non riusciamo a capire, ci sembra qualcosa di assurdo, ma non sul piano psicologico, sul piano della struttura costitutiva dell’essere. 
E’ un assurdo, un vuoto che ci portiamo dentro per anni.
E che può essere riempito definitivamente solo con un altro innamoramento ricambiato. 
Ma allora non c’è nulla da fare contro il male d’amore?
No.
No perché, nello – stato nascente – , noi stavamo mutando, e le energie che volevano creare una nuova vita sono bloccate, ma ancora presenti.
Non possiamo realizzare una coppia amorosa, ma possiamo orientarle verso un’altra meta.
La terapia dell’innamoramento frustrato è una nuova attività creativa.
Goethe si era innamorato di Charlotre Buffe, quando la ragazza ha sposato un altro, ha pensato al suicidio. 
Però, anziché suicidarsi, ha scritto il romanzo “I dolori del giovane Werther”, in cui un giovane si innamora di una ragazza che (guarda caso) si chiama Charlotte e quando lei sposa un altro, si suicida.
Goethe invece si salva.
Un altro esempio: nel 1883 Nietzsche si innamora di Lou Salomé, vuol sposarla ma lei lo respinge.
E’ sconvolto, fugge, ha degli incubi, è disperato.
Ma non si suicida, scrive di getto, in pochi giorni, un’opera straordinaria:“Così parlò Zarathustra”. 
Concludendo, per guarire da un innamoramento deluso, la terapia efficace sta nel continuare il processo di trasformazione già iniziato.
Anzi, nell’accelerare il cambiamento esplorando nuove strade.
Soprattutto impegnandosi in un grande compito che richieda lotta, lavoro, energia e creatività.
Solo così le forze liberate dall’innamoramento possono incanalarsi in un nuovo progetto.
E la nostalgia, il dolore, la rabbia, la volontà di riscatto o di vendetta diventano potenze costruttive.


 
 
 

 

 

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CHE PUO’ AIUTARTI A COLORARE LE TUE ORE
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Guardare avanti! – Il brano di F. Alberoni con i consigli per recuperare la fiducia in noi stessi   Leave a comment


 

 

 

 

 

PERSA LA FIDUCIA?  GUARDARE AVANTI!


 


ECCO L’INTERESSANTE RIFLESSIONE DI ALBERONI


CHE PUO’  AIUTARCI A STAR MEGLIO.

 

 

 

 
 
 
 

COSA FARE QUANDO PERDIAMO LA FIDUCIA IN NOI STESSI?


Francesco Alberoni
 
 
 



Borgonovo Val Tidone 31 dicembre 1929

  
 
 
 
 
barrafiorita

 
 
 
 
Noi non possiamo darci valore da soli.


Ce lo danno gli altri fin da bambini amandoci, apprezzandoci, dicendoci bravo.


In realtà non possiamo dare valore a nulla perché sono gli altri che, con il loro comportamento o le loro parole, ci dicono cosa è buono o cattivo, cosa è desiderabile.


Se prendete due fratellini e mettete davanti a loro un qualsiasi oggetto, non appena uno lo prende in mano, l’altro lo vuole anche lui.


Ha imparato a desiderarlo dal primo.


Esiste poi, in ogni essere umano, una spinta interiore a creare, ad agire, a costruire, cioè a oggettivare tutto ciò che sente e pensa.


C’è chi suona uno strumento musicale, chi apre una pizzeria, chi diventa insegnante, chi scrive libri e chi costruisce grattacieli.


Sono tutte oggettivazioni del suo spirito: l’uomo si realizza in ciò che fa.


Ma quando abbiamo creato una nostra opera, abbiamo anche bisogno di vederla riconosciuta, apprezzata dagli altri.


Il musicista la sua musica, l’architetto la sua costruzione, lo scienziato la sua ricerca.


Perché nessuno può dirsi bravo da solo.


Possiamo costruire, realizzare, fare cose stupende ma, per sapere che valgono, per sapere che abbiamo meritato, bisogna che qualcuno ce lo dica.
 
 
 

Il bisogno di riconoscimento non è vanità.

 
 
 
 

 

 



Che cosa avviene allora quando una persona ha dedicato anni e anni a costruire qualcosa di stupendo per la sua comunità, il suo Paese, e non solo nessuno l’apprezza, ma la ostacola e gliela distrugge?


Come può conservare la fiducia in se stessa, trovare la forza di vivere e creare?
 
 
 
 
La risposta è una sola: devi ricominciare da capo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Allontanarti dal vecchio mondo, andare in esilio, affrontare la solitudine.


E vedere nuova gente, quella che non hai mai frequentato, quella che non conoscevi che non capivi e di cui magari diffidavi. 
Avere nuove esperienze, fino a che non cambi interiormente, fino a che non ti importa più nulla di ciò che è accaduto e scopri nuovi piaceri e nuovi interessi. 
Finché non ritrovi il gusto di ridere e non torni a vedere il mondo con l’occhio ingenuo, fresco del bambino. 
Allora ti accorgi che non hai poi perso molto, che ci sono altri modi di vivere ed altre cose da fare e da inventare. 
Certo è una cosa più facile da fare da giovani e che diventa sempre più difficile da vecchi perché si diventa schiavi delle proprie abitudini e del passato.


Ma è l’unica salvezza.




Chi si ferma a guardare indietro diventa una statua di sale
come è successo – ci racconta la Bibbia – alla moglie di Lot.

 
 
Francesco Alberoni



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Cosa ne pensate? 

 
 
CIAO DA TONY KOSPAN

 
 
 
 


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Una breve ma profonda riflessione di F. Alberoni sull’importanza e sul valore dell’umiltà   Leave a comment

 

 
 
 
 
 
 
 
No… no… non è una riflessione di carattere religioso,
o non soltanto, ed è, a mio parere, 
davvero coinvolgente e condivisibile da tutti
e dunque anche da chi ha una concezione laica della vita.
 
 
Alberoni ci dona infatti una diversa visione dell’umiltà,
rispetto al moderno pensiero comune,
affermando che non deve esser vista come debolezza
ma come consapevolezza della reale condizione umana.
 
 
Ma ritengo giusto non dir altro e far parlare questo brano, per me sublime,
che conferma la profondità e la genialità del pensiero di Alberoni.
 
 
 

 
 
 
 
 

 

BEATI GLI UMILI

UNA RIFLESSIONE DI FRANCESCO ALBERONI

 

 

Beati gli umili, perché hanno capito praticamente tutto!

Il Medioevo cristiano dava una importanza grandissima alla virtù dell’umiltà.

Il mondo moderno non la considera più una virtù, anzi la guarda con compatimento,

la considera un segno di debolezza. 

Negli ultimi vent’anni non mi sembra di aver mai sentito elogiare una persona

dicendo che è umile. 

D’altronde, se vi dico “immaginate una persona umile” a voi viene in mente un uomo piccolo,

povero, con le spalle curve, che sta zitto quando gli altri parlano,

che non si ribella quando gli vien fatto un torto, insomma un debole, un vinto. 

E viene in mente questa immagine perché si è perso il significato profondo,

spirituale dell’umiltà. 

L’umiltà implica un atteggiamento verso il mondo, verso gli altri, verso noi stessi e verso Dio.

Incominciamo con l’orientamento verso il mondo.

Noi viviamo come se le risorse della Terra fossero illimitate.

Il nostro modo di pensare è rimasto quello dei primi agricoltori.

Dovremmo aver sempre presente che la Terra è un piccolissimo granello di sabbia

nell’infinità delle galassie. 

Ricordarci che, con la scienza che abbiamo, non potremo mai abbandonarla.

E che tutte le stoltezze che compiamo peseranno nei millenni futuri sui figli dei nostri figli.

Il nostro orgoglio è smisurato.

Siamo convinti che le nostre azioni siano sagge, razionali.

In realtà procediamo come dei ciechi.

Solo l’umiltà ci aiuta a vedere.


 

 

Van Gogh – Primi passi

 

 


Passiamo ora all’atteggiamento verso gli altri.

Siamo tutti intolleranti, convinti di conoscere la verità.

Ammiriamo chi ha ferme convinzioni politiche, chi si batte con accanimento,

chi insulta i suoi nemici, li trascina nella polvere. 

Ammiriamo i vincitori, i prepotenti.

Giudichiamo, condanniamo ed esaltiamo chi giudica e condanna.

Non ci viene mai in mente che, fra poche generazioni,

le idee per cui abbiamo combattuto avranno perso totalmente di senso. 

Cosa è rimasto della passione interventista che ha condotto alla prima guerra mondiale?

E delle ideologie del nazismo e dello stalinismo?

Hanno causato dolori spaventosi, crudeltà terrificanti.

Sembravano eterne, incrollabili, e ora?

L’atteggiamento verso se stessi consiste nell’essere consapevoli

che non valiamo più delle altre persone. 

Che il nostro successo dipende dalla fortuna e dalla collaborazione di altri

a cui dobbiamo riconoscenza. 

Consiste, infine, nel sapere che possiamo sempre sbagliare

e che abbiamo sempre da apprendere. 

C’e’ infine l’atteggiamento verso Dio, essenziale per comprendere l’umiltà cristiana.

In una società ormai scristianizzata, questo tema riguarda solo la parte più segreta dell’animo.

 Tutti i mistici e tutti i teologi sono d’accordo che l’uomo non può darsi la fede da solo.

Perché la fede non è un fatto intellettuale, è amore appassionato per Dio.

E questo amore è Dio stesso che lo accende.

L’uomo può solo predisporsi ad incontrarLo.

Lo fa pregando, diventando niente davanti a Lui.

Questo diventare niente è l’umiltà di fronte a Dio.

Un abbandono totale, una accettazione totale, un vuoto che Dio, quando vuole,

riempie del calore ardente dell’amore, che divampa, commuove e sazia l’animo inaridito. 

L’umiltà di cui ci parla la nostra tradizione è dunque una importante virtù.

Essa ci rende consapevoli dei nostri doveri verso la Terra e il futuro.

Ci spinge a trattare gli altri con obbiettività e tolleranza.

Ci rende prudenti e riconoscenti.

Negli animi religiosi, infine, è sorgente di forza e di fede.

Parla l’italiano scampato al disastro aereo “Non ricordo più nulla, solo il fuoco”

 

Alberoni Francesco


 

 

 

 


Cosa ne pensate?

 

Ciao da Tony Kospan



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Frecce2039

 

 

 

 



 
 
 

La risposta di Alberoni ai dolori del mondo è.. l’amore per la vita – Leggiamo la sua riflessione   Leave a comment

 

 
  

UN PENSIERO DI ALBERONI
CHE MI APPARE MOLTO INTERESSANTE E PROFONDO
E CHE SOTTOPONGO ALLA VOSTRA ATTENZIONE

 
 
 
 
  

 
L’AMORE PER LA VITA
CONTRO I DOLORI DEL MONDO
Francesco Alberoni


 
 

Pochi giorni fa a Lisbona, alla fine di una conferenza su “sesso e amore”, mi si è avvicinata una signora italiana che, con aria di rimprovero, mi ha detto: “Ma perché lei cerca sempre gli aspetti vitali e non guarda la miseria del mondo?”.  io le ho risposto con durezza:
“E’ perché vedo la miseria del mondo che cerco le fonti della vita, della forza e della speranza”.
Noi restiamo sani perché il sistema immunitario, non appena un germe arriva nel nostro corpo, lo distrugge.
Ma quando ci colpisce un grande dolore, quando veniamo accusati ingiustamente, quando veniamo traditi, quando ci ripieghiamo vinti, quando perdiamo la speranza, il nostro sistema immunitario si indebolisce e ci ammaliamo.
Perfino per sopravvivere dobbiamo essere positivi, ottimisti, capaci di resistere alle più terribili avversità ..
E se i dolori, le frustrazioni, i cedimenti del morale sono tanto dannosi sul piano fisico, lo sono ancora di più sul piano professionale, umano, delle relazioni sociali.
Quale studente si mette a studiare se non ha la speranza di laurearsi? Chi incomincia una impresa se è convinto di non riuscire? Chi ha il coraggio di innamorarsi se è sicuro che nessuno potrà riamarlo?
La vita è nella sua essenza incertezza, rischio, pericolo, ciascuno di noi potrebbe morire oggi stesso.
Ma per fortuna non ci facciamo paralizzare da queste paure.
Amiamo, ridiamo, viaggiamo, lavoriamo, facciamo progetti, come se fossimo eterni e ci battiamo anche quando sappiamo che il compito è difficile ..
E’ la nostra fede, il nostro amore della vita che ci fa vivere!!!!
Questo non vuoi dire ignorare il pericolo, non vuoi dire non essere vigilanti.
Ma anche per vedere il pericolo, anche per essere vigilanti occorre aver fiducia nei propri occhi e nella propria capacità di reagire prontamente.
Ed è la stessa fiducia, lo stesso slancio vitale che ci consente di agire nella vita sociale, di lavorare, di costruire.
Noi non facciamo nulla da soli, abbiamo sempre bisogno degli altri. ma per avere il loro aiuto, la loro collaborazione dobbiamo dimostrarci all’altezza, non aver paura, essere generosi, saper valorizzare le loro qualità migliori, trasmettere energia ed ottimismo.
Sì, è meglio sbagliare tentando una grande impresa che restare inerti.
E’ meglio soffrire per amore che non aver mai amato.
E’ meglio accettare di morire piuttosto che non essere nati.
 

 

 

Francesco Alberoni

 

 

Inutile dire che condivido in pieno questa riflessione.

Non è che piangendo sulle miserie umane che esse, per miracolo, scompaiono… ma anzi… è solo agendo in modo attivo e positivo che si può contribuire a risolverle.


 

 

Paul Gauguin – Miserie umane

 

 

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Alberoni e il “mal d’amore” – Una riflessione sull’energia che può dare e sul miglior modo per ripartire   Leave a comment

 
 
 
 
 
 
 
 
Una breve, ma molto interessante, analisi di Alberoni
sulla grande creatività scaturente dalla sofferenza causata 
dal “Mal d’amore” e su come riprendere il cammino
dopo una delusione sentimentale.
 
 
 
 
 
 Courbet – Uomo disperato
 
 
 
 
LA POTENZA CREATIVA DEL… MAL D’AMORE
Francesco Alberoni


 
 
Quante volte mi hanno domandato:
«Come si fa a guarire di mal d’amore, smettere di soffrire se ti sei innamorato e non vieni ricambiato?».
Per rispondere ricordiamo che noi ci innamoriamo quando, stanchi del nostro attuale modo di essere, vogliamo realizzare altre nostre potenzialità e siamo pronti a ricominciare.
Allora ci innamoriamo di chi ci fa intravedere la nuova futura possibile vita.
Così si accende il processo di «stato nascente» in cui noi trasfiguriamo tanto il mondo che la persona amata. 
Sentiamo di avere un’affinità profonda, metafisica, con lei e viviamo il nostro amore come qualcosa che contribuisce all’armonia del mondo, alla perfezione stessa del cosmo.
Perciò se chi amiamo ci dice di no, ci rifiuta, non riusciamo a capire, ci sembra qualcosa di assurdo, ma non sul piano psicologico, sul piano della struttura costitutiva dell’essere. 
E’ un assurdo, un vuoto che ci portiamo dentro per anni.
E che può essere riempito definitivamente solo con un altro innamoramento ricambiato. 
Ma allora non c’è nulla da fare contro il male d’amore?
No.
No perché, nello – stato nascente – , noi stavamo mutando, e le energie che volevano creare una nuova vita sono bloccate, ma ancora presenti.
Non possiamo realizzare una coppia amorosa, ma possiamo orientarle verso un’altra meta.
La terapia dell’innamoramento frustrato è una nuova attività creativa.
Goethe si era innamorato di Charlotre Buffe, quando la ragazza ha sposato un altro, ha pensato al suicidio. 
Però, anziché suicidarsi, ha scritto il romanzo “I dolori del giovane Werther”, in cui un giovane si innamora di una ragazza che (guarda caso) si chiama Charlotte e quando lei sposa un altro, si suicida.
Goethe invece si salva.
Un altro esempio: nel 1883 Nietzsche si innamora di Lou Salomé, vuol sposarla ma lei lo respinge.
E’ sconvolto, fugge, ha degli incubi, è disperato.
Ma non si suicida, scrive di getto, in pochi giorni, un’opera straordinaria:“Così parlò Zarathustra”. 
Concludendo, per guarire da un innamoramento deluso, la terapia efficace sta nel continuare il processo di trasformazione già iniziato.
Anzi, nell’accelerare il cambiamento esplorando nuove strade.
Soprattutto impegnandosi in un grande compito che richieda lotta, lavoro, energia e creatività.
Solo così le forze liberate dall’innamoramento possono incanalarsi in un nuovo progetto.
E la nostalgia, il dolore, la rabbia, la volontà di riscatto o di vendetta diventano potenze costruttive.


 
 
 

 

 

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ECCO L’INTERESSANTE RIFLESSIONE DI ALBERONI


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COSA FARE QUANDO PERDIAMO LA FIDUCIA IN NOI STESSI?


Francesco Alberoni
 
 
 



Borgonovo Val Tidone 31 dicembre 1929

  
 
 
 
 
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Noi non possiamo darci valore da soli.


Ce lo danno gli altri fin da bambini amandoci, apprezzandoci, dicendoci bravo.


In realtà non possiamo dare valore a nulla perché sono gli altri che, con il loro comportamento o le loro parole, ci dicono cosa è buono o cattivo, cosa è desiderabile.


Se prendete due fratellini e mettete davanti a loro un qualsiasi oggetto, non appena uno lo prende in mano, l’altro lo vuole anche lui.


Ha imparato a desiderarlo dal primo.


Esiste poi, in ogni essere umano, una spinta interiore a creare, ad agire, a costruire, cioè a oggettivare tutto ciò che sente e pensa.


C’è chi suona uno strumento musicale, chi apre una pizzeria, chi diventa insegnante, chi scrive libri e chi costruisce grattacieli.


Sono tutte oggettivazioni del suo spirito: l’uomo si realizza in ciò che fa.


Ma quando abbiamo creato una nostra opera, abbiamo anche bisogno di vederla riconosciuta, apprezzata dagli altri.


Il musicista la sua musica, l’architetto la sua costruzione, lo scienziato la sua ricerca.


Perché nessuno può dirsi bravo da solo.


Possiamo costruire, realizzare, fare cose stupende ma, per sapere che valgono, per sapere che abbiamo meritato, bisogna che qualcuno ce lo dica.
 
 
 

Il bisogno di riconoscimento non è vanità.

 
 
 
 

 

 



Che cosa avviene allora quando una persona ha dedicato anni e anni a costruire qualcosa di stupendo per la sua comunità, il suo Paese, e non solo nessuno l’apprezza, ma la ostacola e gliela distrugge?


Come può conservare la fiducia in se stessa, trovare la forza di vivere e creare?
 
 
 
 
La risposta è una sola: devi ricominciare da capo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Allontanarti dal vecchio mondo, andare in esilio, affrontare la solitudine.


E vedere nuova gente, quella che non hai mai frequentato, quella che non conoscevi che non capivi e di cui magari diffidavi. 
Avere nuove esperienze, fino a che non cambi interiormente, fino a che non ti importa più nulla di ciò che è accaduto e scopri nuovi piaceri e nuovi interessi. 
Finché non ritrovi il gusto di ridere e non torni a vedere il mondo con l’occhio ingenuo, fresco del bambino. 
Allora ti accorgi che non hai poi perso molto, che ci sono altri modi di vivere ed altre cose da fare e da inventare. 
Certo è una cosa più facile da fare da giovani e che diventa sempre più difficile da vecchi perché si diventa schiavi delle proprie abitudini e del passato.


Ma è l’unica salvezza.




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No… no… non è una riflessione di carattere religioso,
o non soltanto, ed è, a mio parere, 
davvero coinvolgente e condivisibile da tutti
e dunque anche da chi ha una concezione laica della vita.
 
 
Alberoni ci dona infatti una diversa visione dell’umiltà,
rispetto al moderno pensiero comune,
affermando che non deve esser vista come debolezza
ma come consapevolezza della reale condizione umana.
 
 
Ma ritengo giusto non dir altro e far parlare questo brano, per me sublime,
che conferma la profondità e la genialità del pensiero di Alberoni.
 
 
 

 
 
 
 
 

 

BEATI GLI UMILI

UNA RIFLESSIONE DI FRANCESCO ALBERONI

 

 

Beati gli umili, perché hanno capito praticamente tutto!

Il Medioevo cristiano dava una importanza grandissima alla virtù dell’umiltà.

Il mondo moderno non la considera più una virtù, anzi la guarda con compatimento,

la considera un segno di debolezza. 

Negli ultimi vent’anni non mi sembra di aver mai sentito elogiare una persona

dicendo che è umile. 

D’altronde, se vi dico “immaginate una persona umile” a voi viene in mente un uomo piccolo,

povero, con le spalle curve, che sta zitto quando gli altri parlano,

che non si ribella quando gli vien fatto un torto, insomma un debole, un vinto. 

E viene in mente questa immagine perché si è perso il significato profondo,

spirituale dell’umiltà. 

L’umiltà implica un atteggiamento verso il mondo, verso gli altri, verso noi stessi e verso Dio.

Incominciamo con l’orientamento verso il mondo.

Noi viviamo come se le risorse della Terra fossero illimitate.

Il nostro modo di pensare è rimasto quello dei primi agricoltori.

Dovremmo aver sempre presente che la Terra è un piccolissimo granello di sabbia

nell’infinità delle galassie. 

Ricordarci che, con la scienza che abbiamo, non potremo mai abbandonarla.

E che tutte le stoltezze che compiamo peseranno nei millenni futuri sui figli dei nostri figli.

Il nostro orgoglio è smisurato.

Siamo convinti che le nostre azioni siano sagge, razionali.

In realtà procediamo come dei ciechi.

Solo l’umiltà ci aiuta a vedere.


 

 

Van Gogh – Primi passi

 

 


Passiamo ora all’atteggiamento verso gli altri.

Siamo tutti intolleranti, convinti di conoscere la verità.

Ammiriamo chi ha ferme convinzioni politiche, chi si batte con accanimento,

chi insulta i suoi nemici, li trascina nella polvere. 

Ammiriamo i vincitori, i prepotenti.

Giudichiamo, condanniamo ed esaltiamo chi giudica e condanna.

Non ci viene mai in mente che, fra poche generazioni,

le idee per cui abbiamo combattuto avranno perso totalmente di senso. 

Cosa è rimasto della passione interventista che ha condotto alla prima guerra mondiale?

E delle ideologie del nazismo e dello stalinismo?

Hanno causato dolori spaventosi, crudeltà terrificanti.

Sembravano eterne, incrollabili, e ora?

L’atteggiamento verso se stessi consiste nell’essere consapevoli

che non valiamo più delle altre persone. 

Che il nostro successo dipende dalla fortuna e dalla collaborazione di altri

a cui dobbiamo riconoscenza. 

Consiste, infine, nel sapere che possiamo sempre sbagliare

e che abbiamo sempre da apprendere. 

C’e’ infine l’atteggiamento verso Dio, essenziale per comprendere l’umiltà cristiana.

In una società ormai scristianizzata, questo tema riguarda solo la parte più segreta dell’animo.

 Tutti i mistici e tutti i teologi sono d’accordo che l’uomo non può darsi la fede da solo.

Perché la fede non è un fatto intellettuale, è amore appassionato per Dio.

E questo amore è Dio stesso che lo accende.

L’uomo può solo predisporsi ad incontrarLo.

Lo fa pregando, diventando niente davanti a Lui.

Questo diventare niente è l’umiltà di fronte a Dio.

Un abbandono totale, una accettazione totale, un vuoto che Dio, quando vuole,

riempie del calore ardente dell’amore, che divampa, commuove e sazia l’animo inaridito. 

L’umiltà di cui ci parla la nostra tradizione è dunque una importante virtù.

Essa ci rende consapevoli dei nostri doveri verso la Terra e il futuro.

Ci spinge a trattare gli altri con obbiettività e tolleranza.

Ci rende prudenti e riconoscenti.

Negli animi religiosi, infine, è sorgente di forza e di fede.

Parla l’italiano scampato al disastro aereo “Non ricordo più nulla, solo il fuoco”

 

Alberoni Francesco


 

 

 

 


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La risposta ai dolori del mondo? Per F. Alberoni è l’amore per la vita – Leggiamo la sua riflessione   Leave a comment

 

 
  

UN PENSIERO DI ALBERONI
CHE MI APPARE MOLTO INTERESSANTE E PROFONDO
E CHE SOTTOPONGO ALLA VOSTRA ATTENZIONE

 
 
 
 
  

 
L’AMORE PER LA VITA
CONTRO I DOLORI DEL MONDO
Francesco Alberoni

 
 

Pochi giorni fa a Lisbona, alla fine di una conferenza su “sesso e amore”, mi si è avvicinata una signora italiana che, con aria di rimprovero, mi ha detto: “Ma perché lei cerca sempre gli aspetti vitali e non guarda la miseria del mondo?”.  io le ho risposto con durezza:
“E’ perché vedo la miseria del mondo che cerco le fonti della vita, della forza e della speranza”.
Noi restiamo sani perché il sistema immunitario, non appena un germe arriva nel nostro corpo, lo distrugge.
Ma quando ci colpisce un grande dolore, quando veniamo accusati ingiustamente, quando veniamo traditi, quando ci ripieghiamo vinti, quando perdiamo la speranza, il nostro sistema immunitario si indebolisce e ci ammaliamo.
Perfino per sopravvivere dobbiamo essere positivi, ottimisti, capaci di resistere alle più terribili avversità ..
E se i dolori, le frustrazioni, i cedimenti del morale sono tanto dannosi sul piano fisico, lo sono ancora di più sul piano professionale, umano, delle relazioni sociali.
Quale studente si mette a studiare se non ha la speranza di laurearsi? Chi incomincia una impresa se è convinto di non riuscire? Chi ha il coraggio di innamorarsi se è sicuro che nessuno potrà riamarlo?
La vita è nella sua essenza incertezza, rischio, pericolo, ciascuno di noi potrebbe morire oggi stesso.
Ma per fortuna non ci facciamo paralizzare da queste paure.
Amiamo, ridiamo, viaggiamo, lavoriamo, facciamo progetti, come se fossimo eterni e ci battiamo anche quando sappiamo che il compito è difficile ..
E’ la nostra fede, il nostro amore della vita che ci fa vivere!!!!
Questo non vuoi dire ignorare il pericolo, non vuoi dire non essere vigilanti.
Ma anche per vedere il pericolo, anche per essere vigilanti occorre aver fiducia nei propri occhi e nella propria capacità di reagire prontamente.
Ed è la stessa fiducia, lo stesso slancio vitale che ci consente di agire nella vita sociale, di lavorare, di costruire.
Noi non facciamo nulla da soli, abbiamo sempre bisogno degli altri. ma per avere il loro aiuto, la loro collaborazione dobbiamo dimostrarci all’altezza, non aver paura, essere generosi, saper valorizzare le loro qualità migliori, trasmettere energia ed ottimismo.
Sì, è meglio sbagliare tentando una grande impresa che restare inerti.
E’ meglio soffrire per amore che non aver mai amato.
E’ meglio accettare di morire piuttosto che non essere nati.
 

 

 

Francesco Alberoni

 

 

Inutile dire che condivido in pieno questa riflessione…

Non è che piangendo sulle miserie umane che esse, per miracolo, scompaiono… ma anzi… è solo agendo in modo attivo e positivo che si può contribuire a risolverle…

 

 

Paul Gauguin – Miserie umane

 

 

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No… no… non è una riflessione di carattere religioso,
o non soltanto, ed è, a mio parere, 
davvero coinvolgente e condivisibile da tutti
e dunque anche da chi ha una concezione laica della vita.
 
 
Alberoni ci dona infatti una diversa visione dell’umiltà,
rispetto al moderno pensiero comune,
affermando che non deve esser vista come debolezza
ma come consapevolezza della reale condizione umana.
 
 
Ma ritengo giusto non dir altro e far parlare questo brano, per me sublime,
che conferma la profondità e la genialità del pensiero di Alberoni.
 
 
 

 
 
 
 
 

 

BEATI GLI UMILI

UNA RIFLESSIONE DI FRANCESCO ALBERONI

 

 

Beati gli umili, perché hanno capito praticamente tutto!

Il Medioevo cristiano dava una importanza grandissima alla virtù dell’umiltà.

Il mondo moderno non la considera più una virtù, anzi la guarda con compatimento,

la considera un segno di debolezza. 

Negli ultimi vent’anni non mi sembra di aver mai sentito elogiare una persona

dicendo che è umile. 

D’altronde, se vi dico “immaginate una persona umile” a voi viene in mente un uomo piccolo,

povero, con le spalle curve, che sta zitto quando gli altri parlano,

che non si ribella quando gli vien fatto un torto, insomma un debole, un vinto. 

E viene in mente questa immagine perché si è perso il significato profondo,

spirituale dell’umiltà. 

L’umiltà implica un atteggiamento verso il mondo, verso gli altri, verso noi stessi e verso Dio.

Incominciamo con l’orientamento verso il mondo.

Noi viviamo come se le risorse della Terra fossero illimitate.

Il nostro modo di pensare è rimasto quello dei primi agricoltori.

Dovremmo aver sempre presente che la Terra è un piccolissimo granello di sabbia

nell’infinità delle galassie. 

Ricordarci che, con la scienza che abbiamo, non potremo mai abbandonarla.

E che tutte le stoltezze che compiamo peseranno nei millenni futuri sui figli dei nostri figli.

Il nostro orgoglio è smisurato.

Siamo convinti che le nostre azioni siano sagge, razionali.

In realtà procediamo come dei ciechi.

Solo l’umiltà ci aiuta a vedere.


 

 

Van Gogh – Primi passi

 

 


Passiamo ora all’atteggiamento verso gli altri.

Siamo tutti intolleranti, convinti di conoscere la verità.

Ammiriamo chi ha ferme convinzioni politiche, chi si batte con accanimento,

chi insulta i suoi nemici, li trascina nella polvere. 

Ammiriamo i vincitori, i prepotenti.

Giudichiamo, condanniamo ed esaltiamo chi giudica e condanna.

Non ci viene mai in mente che, fra poche generazioni,

le idee per cui abbiamo combattuto avranno perso totalmente di senso. 

Cosa è rimasto della passione interventista che ha condotto alla prima guerra mondiale?

E delle ideologie del nazismo e dello stalinismo?

Hanno causato dolori spaventosi, crudeltà terrificanti.

Sembravano eterne, incrollabili, e ora?

L’atteggiamento verso se stessi consiste nell’essere consapevoli

che non valiamo più delle altre persone. 

Che il nostro successo dipende dalla fortuna e dalla collaborazione di altri

a cui dobbiamo riconoscenza. 

Consiste, infine, nel sapere che possiamo sempre sbagliare

e che abbiamo sempre da apprendere. 

C’e’ infine l’atteggiamento verso Dio, essenziale per comprendere l’umiltà cristiana.

In una società ormai scristianizzata, questo tema riguarda solo la parte più segreta dell’animo.

 Tutti i mistici e tutti i teologi sono d’accordo che l’uomo non può darsi la fede da solo.

Perché la fede non è un fatto intellettuale, è amore appassionato per Dio.

E questo amore è Dio stesso che lo accende.

L’uomo può solo predisporsi ad incontrarLo.

Lo fa pregando, diventando niente davanti a Lui.

Questo diventare niente è l’umiltà di fronte a Dio.

Un abbandono totale, una accettazione totale, un vuoto che Dio, quando vuole,

riempie del calore ardente dell’amore, che divampa, commuove e sazia l’animo inaridito. 

L’umiltà di cui ci parla la nostra tradizione è dunque una importante virtù.

Essa ci rende consapevoli dei nostri doveri verso la Terra e il futuro.

Ci spinge a trattare gli altri con obbiettività e tolleranza.

Ci rende prudenti e riconoscenti.

Negli animi religiosi, infine, è sorgente di forza e di fede.

Parla l’italiano scampato al disastro aereo “Non ricordo più nulla, solo il fuoco”

 

Alberoni Francesco


 

 

 

 


Cosa ne pensate?

 

Ciao da Tony Kospan

 

 

 

 

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La risposta ai dolori del mondo? L’amore per la vita! Questa la bella riflessione di F. Alberoni   Leave a comment

 

 
  

UN PENSIERO DI ALBERONI
CHE MI APPARE MOLTO INTERESSANTE E PROFONDO
E CHE SOTTOPONGO ALLA VOSTRA ATTENZIONE

 
 
 
 
  

 
L’AMORE PER LA VITA
CONTRO I DOLORI DEL MONDO
Francesco Alberoni

 
 

Pochi giorni fa a Lisbona, alla fine di una conferenza su “sesso e amore”, mi si è avvicinata una signora italiana che, con aria di rimprovero, mi ha detto: “Ma perché lei cerca sempre gli aspetti vitali e non guarda la miseria del mondo?”.  io le ho risposto con durezza:
“E’ perché vedo la miseria del mondo che cerco le fonti della vita, della forza e della speranza”.
Noi restiamo sani perché il sistema immunitario, non appena un germe arriva nel nostro corpo, lo distrugge.
Ma quando ci colpisce un grande dolore, quando veniamo accusati ingiustamente, quando veniamo traditi, quando ci ripieghiamo vinti, quando perdiamo la speranza, il nostro sistema immunitario si indebolisce e ci ammaliamo.
Perfino per sopravvivere dobbiamo essere positivi, ottimisti, capaci di resistere alle più terribili avversità ..
E se i dolori, le frustrazioni, i cedimenti del morale sono tanto dannosi sul piano fisico, lo sono ancora di più sul piano professionale, umano, delle relazioni sociali.
Quale studente si mette a studiare se non ha la speranza di laurearsi? Chi incomincia una impresa se è convinto di non riuscire? Chi ha il coraggio di innamorarsi se è sicuro che nessuno potrà riamarlo?
La vita è nella sua essenza incertezza, rischio, pericolo, ciascuno di noi potrebbe morire oggi stesso.
Ma per fortuna non ci facciamo paralizzare da queste paure.
Amiamo, ridiamo, viaggiamo, lavoriamo, facciamo progetti, come se fossimo eterni e ci battiamo anche quando sappiamo che il compito è difficile ..
E’ la nostra fede, il nostro amore della vita che ci fa vivere!!!!
Questo non vuoi dire ignorare il pericolo, non vuoi dire non essere vigilanti.
Ma anche per vedere il pericolo, anche per essere vigilanti occorre aver fiducia nei propri occhi e nella propria capacità di reagire prontamente.
Ed è la stessa fiducia, lo stesso slancio vitale che ci consente di agire nella vita sociale, di lavorare, di costruire.
Noi non facciamo nulla da soli, abbiamo sempre bisogno degli altri. ma per avere il loro aiuto, la loro collaborazione dobbiamo dimostrarci all’altezza, non aver paura, essere generosi, saper valorizzare le loro qualità migliori, trasmettere energia ed ottimismo.
Sì, è meglio sbagliare tentando una grande impresa che restare inerti.
E' meglio soffrire per amore che non aver mai amato.
E' meglio accettare di morire piuttosto che non essere nati.
 

 

 

Francesco Alberoni

 

 

Inutile dire che condivido in pieno questa riflessione…

Non è che piangendo sulle miserie umane che esse, per miracolo, scompaiono… ma anzi… è solo agendo in modo attivo e positivo che si può contribuire a risolverle…

 

 

Paul Gauguin – Miserie umane

 

 

Cosa ne pensate?

 

 

 

 

 

 

Ciao da Tony Kospan




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