Archivio per l'etichetta ‘FILM TV’

Non so più quale amica mi raccontò della sua visita
a questo famoso castello e della mano impressa nel muro…
Fatto sta che la cosa mi incuriosì… e mi spinse a fare una ricerca
che mi ha fatto conoscere questa storia simile
a quella di Paolo e Francesca… ma con un mistero in più.

La Baronessa di Carini e Luca
LA BARONESSA DI CARINI
LA STORIA – LA CRUDELTA’ – IL MISTERO – LA LEGGENDA
.
La leggenda narra la morte di Donna Laura Lanza che a soli 14 anni andò sposa, per volere del padre, al barone di Carini.
Ben presto, delusa dalla vita matrimoniale e dai continui abbandoni del marito impegnato nella cura della sua proprietà, la baronessa si innamora di Ludovico Vernagallo, e ne diventa l’amante.
Scoperta dal marito e dal padre, Laura viene uccisa insieme a Ludovico.
La stanza dell’assassinio, situata nell’ala ovest del castello, è crollata completamente e si narra che su una parete vi fosse l’impronta insanguinata della baronessa.
Adesso tutto ciò che resta della leggenda sono: il fantasma di Laura, che si dice si aggiri ancora senza pace nel castello e un’enigma particolare… in una delle metope del torrione principale, proprio in direzione del luogo ove sorgeva l’ala ovest, appare… una manina!!!!
Fuori dalla leggenda si può affermare che Laura era una ragazza che poteva dar lustro sia ai La Grua – Talamanca che ai Vernagallo, ma i La Grua bruciando i tempi la chiedono in sposa per il figlio Vincenzo.
All’età’ di quattordici anni, il 21 dicembre 1543 viene celebrato il matrimonio.
Non era possibile farsi precedere dai Vernagallo, anche se era nota a tutti la grande tenerezza di Laura per Ludovico.
Tuttavia il fatto, almeno in apparenza, non turbò l’amicizia fra le famiglie.
Infatti, nonostante tutto, Ludovico era considerato come uno di famiglia.
A poco a poco però, gelosie e vecchi rancori emersero fra i La Grua, Lanza e Vernagallo, ed ecco le insinuazioni, le calunnie ed infine il tragico evento.
.
.
.

.
.
.
Nella realtà, esistono dei documenti dai quali risulta che il Vicerè di Sicilia, informa, all’epoca, la Corte di Spagna che Cesare Lanza, barone di Trabia e conte di Mussomeli, ha ucciso la figlia Laura e Ludovico Vernagallo.
Questo documento avvalora l’atto di morte della baronessa, redatto il 4 dicembre 1563 e che si conserva nell’archivio della Chiesa Madre di Carini insieme a quello di Ludovico Vernagallo.
Non esiste, invece, alcuna prova che tra Laura Lanza e Ludovico Vernagallo ci fosse qualcosa di diverso dall’amicizia.
Quindi Cesare Lanza di Trabia, complice il genero, uccise per leso onore della famiglia, la figlia Laura e fece uccidere da un sicario Ludovico Vernagallo.
La leggenda racconta che fu un frate del vicino convento, infatti, ad informare il padre ed il marito della sposa, e questi, assieme, freddamente meditarono e prepararono l’assassinio.
Fu preparato l’agguato e quando l’ignobile spia si accorse che i due amanti stavano insieme, avvertì don Cesare Lanza, che corse nella stessa notte a Carini, accompagnato da una sua compagnia di cavalieri, e fatto circondare il castello, per evitare qualsiasi fuga dell’amante di sua figlia, vi irruppe all’improvviso, e sorpresili a letto, li uccise.
L’atto di morte di Laura Lanza e Lodovico Vernagallo, trascritto nei registri della chiesa Madre di Carini, reca la data del 4 dicembre 1563.
Nessun funerale fu celebrato per i due amanti, e la notizia della loro morte, o per paura o per rispetto, fu tenuta segreta.
La cronaca del tempo lo registrò con estrema cautela senza fare i nomi degli uccisori, scrive Luigi Maniscalco Basile, senza dire nemmeno che cosa era accaduto, mentre il Paruta riporta il fatto nel suo diario, così:
“sabato a 4 dicembre. Successe il caso della signora di Carini”.
Ma nonostante la riservatezza d’obbligo, la notizia si divulgò lo stesso ed il “caso” della baronessa di Carini divenne di dominio pubblico.
Castello di Carini
.
.
Il Salomone Marino, nel secolo scorso,
raccolse da un “esaltatore” questi versi
in cui fa rivivere l’efferatezza del delitto:
“Vju viniri ‘na cavalleria
chistu è mè patri chi veni pri mia!
Signuri patri, chi vinistivu a fari?
Signura figghia, vi vegnu a ‘mmazzari.
Signuri patri, aspettatimi un pocu
Quantu mi chiamu lu me cunfissuri.
– Habi tant’anni ch’un t’ha confissatu,
ed ora vai circannu cunfissuri?
E, comu dici st’amari palori,
tira la spata e cassaci lu cori;
tira cumpagnu miu, nun la sgarràri,
l’appressu corpu chi cci hai di tirari!
Lu primu corpu la donna cadìu,
l’appressu corpu la donna muriu.”

Il viceré, appena venuto alla conoscenza dei delitti, immediatamente adottò per don Cesare Lanza ed il barone di Carini i provvedimenti previsti dalla legge; furono banditi ed i loro beni vennero sequestrati.
Don Cesare Lanza ancora una volta si rivolse a re Filippo II; spiegò i motivi che lo avevano portato assieme al genero a trucidare i due amanti ed avvalendosi delle norme, in quel tempo in vigore, sulla flagranza dell’adulterio, chiese il perdono che fu accordato.
Liberato da ogni molestia, don Cesare Lanza riebbe i suoi beni; ancora una volta la Giustizia non lo aveva neanche toccato e, come giustamente scrisse il Dentici, “l’aristocrazia del tempo era al di sopra delle leggi e della giustizia”.
Anche il barone di Carini, marito di Laura, fu assolto con formula piena, e visse indebitato sino alla sua morte, dopo avere portato al Monte dei Pegni gli ultimi gioielli della sua famiglia.
Qui giù il memoriale presentato da Cesare Lanza al Re di Spagna per discolparsi del delitto della figlia Laura
Sacra Catholica Real Maestà,don Cesare Lanza, conte di Mussomeli, fa intendere a Vostra Maestà come essendo andato al castello di Carini a videre la baronessa di Carini, sua figlia, come era suo costume, trovò il barone di Carini, suo genero, molto alterato perchè avia trovato in mismo istante nella sua camera Ludovico Vernagallo suo innamorato con la detta baronessa, onde detto esponente mosso da iuxsto sdegno in compagnia di detto barone andorno e trovorno detti baronessa et suo amante nella ditta camera serrati insieme et cussì subito in quello stanti foro ambodoi ammazzati.
Don Cesare Lanza conte di Mussomeli

.
.
(testo presente in molti siti web con qualche mia modifica )
.
.
.

QUALCHE CONSIDERAZIONE
.
.
Le ricerche storiche non confermano, ma nemmeno escludono, che tra Laura Lanza e Ludovico Varnagallo ci fosse una relazione d’amore per cui sul punto resta il mistero.
Quel che è certo è che da questo delitto nacquero tante leggende popolari.
LE LEGGENDE SUL CASO DELLA BARONESSA
Secondo le fonti e le tradizioni orali dell’epoca la Baronessa appena colpita appoggiò al muro la mano sanguinante creando quel fenomeno che ancor oggi si nota in quel luogo buio.
Così pure molti affermano di aver visto chiaramente il fantasma dell’infelice Baronessa, con un elegante abito del ‘500, girare tra i ruderi del Castello alla ricerca del padre che l’avrebbe uccisa ingiustamente.
Molti poi raccontano che ogni anno, nella ricorrenza della sua morte, sul muro comparirebbe la sua mano sanguinante e si sentirebbero fra le mura del castello pianti e grida strazianti

Hilde – La baronessa di Carini
LA LEGGENDA NELLE BALLATE E NEL FILM TV
Come si può immaginare questa storia non finisce ancora di colpire la fantasia ed il cuore di tutti…
Essa diventò quindi anche un pezzo forte dei famosi cantastorie siciliani e da essa sono anche nate diverse ballate, dei musical ed infine anche uno sceneggiato tv.
Leggeremo qui giù il testo e vedremo ora la ballata cantata da Gigi Proietti.

LA BALLATA DELLA BARONESSA DI CARINI
Cantata da Gigi Proietti
Chianci Palermu…
Chianci Siracusa…
A Carini c’è lu luttu nd’ogni casa…
Attorno allo casteddu di Carini
Ci passa e spassa u beddu cavaleri
Lo Vernagallu, di sangu gentili
Ca di la gioventù l’unuri teni
“Amuri chi mi veni a domanni…
Unni mi porti, duci amuri, unni!”
“Vidu viniri na cavallaria
Chistu è mè patri chi veni pì mia
Tuttu vistutu alla cavallarizza
Chistu è mè patri, chi mi veni ammazza!”
NA NA NA ……
“Signuri patri, chi vinisti a fari?”
“Signura figlia, ti vegnu a ammazzari!”
Lu primu corpu la donna cadiu
L’appressu corpu la donna muriu
Nu corpu a lu cori, nu corpu ‘ntra li rini
Povira Barunissa di Carini…
e questo è il video della ballata


Infine qui possiamo vedere alcune scene dello sceneggiato
in cui gli autori fecero prevalere la tesi dell’amore.


Tony Kospan
Fonti: vari siti web – impaginazione e rielaborazione Tony Kospan
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Non so più quale amica mi raccontò della sua visita
a questo famoso castello e della mano impressa nel muro…
Fatto sta che la cosa mi incuriosì… e mi spinse a fare una ricerca
che mi ha fatto conoscere questa storia simile
a quella di Paolo e Francesca… ma con un mistero in più.

La Baronessa di Carini e Luca
LA BARONESSA DI CARINI
LA STORIA – LA CRUDELTA’ – IL MISTERO – LA LEGGENDA
.
La leggenda narra la morte di Donna Laura Lanza che a soli 14 anni andò sposa, per volere del padre, al barone di Carini.
Ben presto, delusa dalla vita matrimoniale e dai continui abbandoni del marito impegnato nella cura della sua proprietà, la baronessa si innamora di Ludovico Vernagallo, e ne diventa l’amante.
Scoperta dal marito e dal padre, Laura viene uccisa insieme a Ludovico.
La stanza dell’assassinio, situata nell’ala ovest del castello, è crollata completamente e si narra che su una parete vi fosse l’impronta insanguinata della baronessa.
Adesso tutto ciò che resta della leggenda sono: il fantasma di Laura, che si dice si aggiri ancora senza pace nel castello e un’enigma particolare… in una delle metope del torrione principale, proprio in direzione del luogo ove sorgeva l’ala ovest, appare… una manina!!!!
Fuori dalla leggenda si può affermare che Laura era una ragazza che poteva dar lustro sia ai La Grua – Talamanca che ai Vernagallo, ma i La Grua bruciando i tempi la chiedono in sposa per il figlio Vincenzo.
All’età’ di quattordici anni, il 21 dicembre 1543 viene celebrato il matrimonio.
Non era possibile farsi precedere dai Vernagallo, anche se era nota a tutti la grande tenerezza di Laura per Ludovico.
Tuttavia il fatto, almeno in apparenza, non turbò l’amicizia fra le famiglie.
Infatti, nonostante tutto, Ludovico era considerato come uno di famiglia.
A poco a poco però, gelosie e vecchi rancori emersero fra i La Grua, Lanza e Vernagallo, ed ecco le insinuazioni, le calunnie ed infine il tragico evento.
.
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Nella realtà, esistono dei documenti dai quali risulta che il Vicerè di Sicilia, informa, all’epoca, la Corte di Spagna che Cesare Lanza, barone di Trabia e conte di Mussomeli, ha ucciso la figlia Laura e Ludovico Vernagallo.
Questo documento avvalora l’atto di morte della baronessa, redatto il 4 dicembre 1563 e che si conserva nell’archivio della Chiesa Madre di Carini insieme a quello di Ludovico Vernagallo.
Non esiste, invece, alcuna prova che tra Laura Lanza e Ludovico Vernagallo ci fosse qualcosa di diverso dall’amicizia.
Quindi Cesare Lanza di Trabia, complice il genero, uccise per leso onore della famiglia, la figlia Laura e fece uccidere da un sicario Ludovico Vernagallo.
La leggenda racconta che fu un frate del vicino convento, infatti, ad informare il padre ed il marito della sposa, e questi, assieme, freddamente meditarono e prepararono l’assassinio.
Fu preparato l’agguato e quando l’ignobile spia si accorse che i due amanti stavano insieme, avvertì don Cesare Lanza, che corse nella stessa notte a Carini, accompagnato da una sua compagnia di cavalieri, e fatto circondare il castello, per evitare qualsiasi fuga dell’amante di sua figlia, vi irruppe all’improvviso, e sorpresili a letto, li uccise.
L’atto di morte di Laura Lanza e Lodovico Vernagallo, trascritto nei registri della chiesa Madre di Carini, reca la data del 4 dicembre 1563.
Nessun funerale fu celebrato per i due amanti, e la notizia della loro morte, o per paura o per rispetto, fu tenuta segreta.
La cronaca del tempo lo registrò con estrema cautela senza fare i nomi degli uccisori, scrive Luigi Maniscalco Basile, senza dire nemmeno che cosa era accaduto, mentre il Paruta riporta il fatto nel suo diario, così:
“sabato a 4 dicembre. Successe il caso della signora di Carini”.
Ma nonostante la riservatezza d’obbligo, la notizia si divulgò lo stesso ed il “caso” della baronessa di Carini divenne di dominio pubblico.
Castello di Carini
.
.
Il Salomone Marino, nel secolo scorso,
raccolse da un “esaltatore” questi versi
in cui fa rivivere l’efferatezza del delitto:
“Vju viniri ‘na cavalleria
chistu è mè patri chi veni pri mia!
Signuri patri, chi vinistivu a fari?
Signura figghia, vi vegnu a ‘mmazzari.
Signuri patri, aspettatimi un pocu
Quantu mi chiamu lu me cunfissuri.
– Habi tant’anni ch’un t’ha confissatu,
ed ora vai circannu cunfissuri?
E, comu dici st’amari palori,
tira la spata e cassaci lu cori;
tira cumpagnu miu, nun la sgarràri,
l’appressu corpu chi cci hai di tirari!
Lu primu corpu la donna cadìu,
l’appressu corpu la donna muriu.”

Il viceré, appena venuto alla conoscenza dei delitti, immediatamente adottò per don Cesare Lanza ed il barone di Carini i provvedimenti previsti dalla legge; furono banditi ed i loro beni vennero sequestrati.
Don Cesare Lanza ancora una volta si rivolse a re Filippo II; spiegò i motivi che lo avevano portato assieme al genero a trucidare i due amanti ed avvalendosi delle norme, in quel tempo in vigore, sulla flagranza dell’adulterio, chiese il perdono che fu accordato.
Liberato da ogni molestia, don Cesare Lanza riebbe i suoi beni; ancora una volta la Giustizia non lo aveva neanche toccato e, come giustamente scrisse il Dentici, “l’aristocrazia del tempo era al di sopra delle leggi e della giustizia”.
Anche il barone di Carini, marito di Laura, fu assolto con formula piena, e visse indebitato sino alla sua morte, dopo avere portato al Monte dei Pegni gli ultimi gioielli della sua famiglia.
Qui giù il memoriale presentato da Cesare Lanza al Re di Spagna per discolparsi del delitto della figlia Laura
Sacra Catholica Real Maestà,don Cesare Lanza, conte di Mussomeli, fa intendere a Vostra Maestà come essendo andato al castello di Carini a videre la baronessa di Carini, sua figlia, come era suo costume, trovò il barone di Carini, suo genero, molto alterato perchè avia trovato in mismo istante nella sua camera Ludovico Vernagallo suo innamorato con la detta baronessa, onde detto esponente mosso da iuxsto sdegno in compagnia di detto barone andorno e trovorno detti baronessa et suo amante nella ditta camera serrati insieme et cussì subito in quello stanti foro ambodoi ammazzati.
Don Cesare Lanza conte di Mussomeli

.
.
(testo presente in molti siti web con qualche mia modifica )
.
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QUALCHE CONSIDERAZIONE
.
.
Le ricerche storiche non confermano, ma nemmeno escludono, che tra Laura Lanza e Ludovico Varnagallo ci fosse una relazione d’amore per cui sul punto resta il mistero.
Quel che è certo è che da questo delitto nacquero tante leggende popolari.
LE LEGGENDE SUL CASO DELLA BARONESSA
Secondo le fonti e le tradizioni orali dell’epoca la Baronessa appena colpita appoggiò al muro la mano sanguinante creando quel fenomeno che ancor oggi si nota in quel luogo buio.
Così pure molti affermano di aver visto chiaramente il fantasma dell’infelice Baronessa, con un elegante abito del ‘500, girare tra i ruderi del Castello alla ricerca del padre che l’avrebbe uccisa ingiustamente.
Molti poi raccontano che ogni anno, nella ricorrenza della sua morte, sul muro comparirebbe la sua mano sanguinante e si sentirebbero fra le mura del castello pianti e grida strazianti

Hilde – La baronessa di Carini
LA LEGGENDA NELLE BALLATE E NEL FILM TV
Come si può immaginare questa storia non finisce ancora di colpire la fantasia ed il cuore di tutti…
Essa diventò quindi anche un pezzo forte dei famosi cantastorie siciliani e da essa sono anche nate diverse ballate, dei musical ed infine anche uno sceneggiato tv.
Leggeremo qui giù il testo e vedremo ora la ballata cantata da Gigi Proietti.

LA BALLATA DELLA BARONESSA DI CARINI
Cantata da Gigi Proietti
Chianci Palermu…
Chianci Siracusa…
A Carini c’è lu luttu nd’ogni casa…
Attorno allo casteddu di Carini
Ci passa e spassa u beddu cavaleri
Lo Vernagallu, di sangu gentili
Ca di la gioventù l’unuri teni
“Amuri chi mi veni a domanni…
Unni mi porti, duci amuri, unni!”
“Vidu viniri na cavallaria
Chistu è mè patri chi veni pì mia
Tuttu vistutu alla cavallarizza
Chistu è mè patri, chi mi veni ammazza!”
NA NA NA ……
“Signuri patri, chi vinisti a fari?”
“Signura figlia, ti vegnu a ammazzari!”
Lu primu corpu la donna cadiu
L’appressu corpu la donna muriu
Nu corpu a lu cori, nu corpu ‘ntra li rini
Povira Barunissa di Carini…
e questo è il video della ballata


Infine qui possiamo vedere alcune scene dello sceneggiato
in cui gli autori fecero prevalere la tesi dell’amore.


Tony Kospan
Fonti: vari siti web – impaginazione e rielaborazione Tony Kospan
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Non so più quale amica mi raccontò della sua visita
a questo famoso castello e della mano impressa nel muro…
Fatto sta che la cosa mi incuriosì… e mi spinse a fare una ricerca
che mi ha fatto conoscere questa storia simile
a quella di Paolo e Francesca… ma con un mistero in più.

La Baronessa di Carini e Luca
LA BARONESSA DI CARINI
LA STORIA – LA CRUDELTA’ – IL MISTERO – LA LEGGENDA
.
La leggenda narra la morte di Donna Laura Lanza che a soli 14 anni andò sposa, per volere del padre, al barone di Carini.
Ben presto, delusa dalla vita matrimoniale e dai continui abbandoni del marito impegnato nella cura della sua proprietà, la baronessa si innamora di Ludovico Vernagallo, e ne diventa l’amante.
Scoperta dal marito e dal padre, Laura viene uccisa insieme a Ludovico.
La stanza dell’assassinio, situata nell’ala ovest del castello, è crollata completamente e si narra che su una parete vi fosse l’impronta insanguinata della baronessa.
Adesso tutto ciò che resta della leggenda sono: il fantasma di Laura, che si dice si aggiri ancora senza pace nel castello e un’enigma particolare… in una delle metope del torrione principale, proprio in direzione del luogo ove sorgeva l’ala ovest, appare… una manina!!!!
Fuori dalla leggenda si può affermare che Laura era una ragazza che poteva dar lustro sia ai La Grua – Talamanca che ai Vernagallo, ma i La Grua bruciando i tempi la chiedono in sposa per il figlio Vincenzo.
All’età’ di quattordici anni, il 21 dicembre 1543 viene celebrato il matrimonio.
Non era possibile farsi precedere dai Vernagallo, anche se era nota a tutti la grande tenerezza di Laura per Ludovico.
Tuttavia il fatto, almeno in apparenza, non turbò l’amicizia fra le famiglie.
Infatti, nonostante tutto, Ludovico era considerato come uno di famiglia.
A poco a poco però, gelosie e vecchi rancori emersero fra i La Grua, Lanza e Vernagallo, ed ecco le insinuazioni, le calunnie ed infine il tragico evento.
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Nella realtà, esistono dei documenti dai quali risulta che il Vicerè di Sicilia, informa, all’epoca, la Corte di Spagna che Cesare Lanza, barone di Trabia e conte di Mussomeli, ha ucciso la figlia Laura e Ludovico Vernagallo.
Questo documento avvalora l’atto di morte della baronessa, redatto il 4 dicembre 1563 e che si conserva nell’archivio della Chiesa Madre di Carini insieme a quello di Ludovico Vernagallo.
Non esiste, invece, alcuna prova che tra Laura Lanza e Ludovico Vernagallo ci fosse qualcosa di diverso dall’amicizia.
Quindi Cesare Lanza di Trabia, complice il genero, uccise per leso onore della famiglia, la figlia Laura e fece uccidere da un sicario Ludovico Vernagallo.
La leggenda racconta che fu un frate del vicino convento, infatti, ad informare il padre ed il marito della sposa, e questi, assieme, freddamente meditarono e prepararono l’assassinio.
Fu preparato l’agguato e quando l’ignobile spia si accorse che i due amanti stavano insieme, avvertì don Cesare Lanza, che corse nella stessa notte a Carini, accompagnato da una sua compagnia di cavalieri, e fatto circondare il castello, per evitare qualsiasi fuga dell’amante di sua figlia, vi irruppe all’improvviso, e sorpresili a letto, li uccise.
L’atto di morte di Laura Lanza e Lodovico Vernagallo, trascritto nei registri della chiesa Madre di Carini, reca la data del 4 dicembre 1563.
Nessun funerale fu celebrato per i due amanti, e la notizia della loro morte, o per paura o per rispetto, fu tenuta segreta.
La cronaca del tempo lo registrò con estrema cautela senza fare i nomi degli uccisori, scrive Luigi Maniscalco Basile, senza dire nemmeno che cosa era accaduto, mentre il Paruta riporta il fatto nel suo diario, così:
“sabato a 4 dicembre. Successe il caso della signora di Carini”.
Ma nonostante la riservatezza d’obbligo, la notizia si divulgò lo stesso ed il “caso” della baronessa di Carini divenne di dominio pubblico.
Castello di Carini
.
.
Il Salomone Marino, nel secolo scorso,
raccolse da un “esaltatore” questi versi
in cui fa rivivere l’efferatezza del delitto:
“Vju viniri ‘na cavalleria
chistu è mè patri chi veni pri mia!
Signuri patri, chi vinistivu a fari?
Signura figghia, vi vegnu a ‘mmazzari.
Signuri patri, aspettatimi un pocu
Quantu mi chiamu lu me cunfissuri.
– Habi tant’anni ch’un t’ha confissatu,
ed ora vai circannu cunfissuri?
E, comu dici st’amari palori,
tira la spata e cassaci lu cori;
tira cumpagnu miu, nun la sgarràri,
l’appressu corpu chi cci hai di tirari!
Lu primu corpu la donna cadìu,
l’appressu corpu la donna muriu.”

Il viceré, appena venuto alla conoscenza dei delitti, immediatamente adottò per don Cesare Lanza ed il barone di Carini i provvedimenti previsti dalla legge; furono banditi ed i loro beni vennero sequestrati.
Don Cesare Lanza ancora una volta si rivolse a re Filippo II; spiegò i motivi che lo avevano portato assieme al genero a trucidare i due amanti ed avvalendosi delle norme, in quel tempo in vigore, sulla flagranza dell’adulterio, chiese il perdono che fu accordato.
Liberato da ogni molestia, don Cesare Lanza riebbe i suoi beni; ancora una volta la Giustizia non lo aveva neanche toccato e, come giustamente scrisse il Dentici, “l’aristocrazia del tempo era al di sopra delle leggi e della giustizia”.
Anche il barone di Carini, marito di Laura, fu assolto con formula piena, e visse indebitato sino alla sua morte, dopo avere portato al Monte dei Pegni gli ultimi gioielli della sua famiglia.
Qui giù il memoriale presentato da Cesare Lanza al Re di Spagna per discolparsi del delitto della figlia Laura
Sacra Catholica Real Maestà,don Cesare Lanza, conte di Mussomeli, fa intendere a Vostra Maestà come essendo andato al castello di Carini a videre la baronessa di Carini, sua figlia, come era suo costume, trovò il barone di Carini, suo genero, molto alterato perchè avia trovato in mismo istante nella sua camera Ludovico Vernagallo suo innamorato con la detta baronessa, onde detto esponente mosso da iuxsto sdegno in compagnia di detto barone andorno e trovorno detti baronessa et suo amante nella ditta camera serrati insieme et cussì subito in quello stanti foro ambodoi ammazzati.
Don Cesare Lanza conte di Mussomeli

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.
(testo presente in molti siti web con qualche mia modifica )
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QUALCHE CONSIDERAZIONE
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Le ricerche storiche non confermano, ma nemmeno escludono, che tra Laura Lanza e Ludovico Varnagallo ci fosse una relazione d’amore per cui sul punto resta il mistero.
Quel che è certo è che da questo delitto nacquero tante leggende popolari.
LE LEGGENDE SUL CASO DELLA BARONESSA
Secondo le fonti e le tradizioni orali dell’epoca la Baronessa appena colpita appoggiò al muro la mano sanguinante creando quel fenomeno che ancor oggi si nota in quel luogo buio.
Così pure molti affermano di aver visto chiaramente il fantasma dell’infelice Baronessa, con un elegante abito del ‘500, girare tra i ruderi del Castello alla ricerca del padre che l’avrebbe uccisa ingiustamente.
Molti poi raccontano che ogni anno, nella ricorrenza della sua morte, sul muro comparirebbe la sua mano sanguinante e si sentirebbero fra le mura del castello pianti e grida strazianti

Hilde – La baronessa di Carini
LA LEGGENDA NELLE BALLATE E NEL FILM TV
Come si può immaginare questa storia non finisce ancora di colpire la fantasia ed il cuore di tutti…
Essa diventò quindi anche un pezzo forte dei famosi cantastorie siciliani e da essa sono anche nate diverse ballate, dei musical ed infine anche uno sceneggiato tv.
Leggeremo qui giù il testo e vedremo ora la ballata cantata da Gigi Proietti.

LA BALLATA DELLA BARONESSA DI CARINI
Cantata da Gigi Proietti
Chianci Palermu…
Chianci Siracusa…
A Carini c’è lu luttu nd’ogni casa…
Attorno allo casteddu di Carini
Ci passa e spassa u beddu cavaleri
Lo Vernagallu, di sangu gentili
Ca di la gioventù l’unuri teni
“Amuri chi mi veni a domanni…
Unni mi porti, duci amuri, unni!”
“Vidu viniri na cavallaria
Chistu è mè patri chi veni pì mia
Tuttu vistutu alla cavallarizza
Chistu è mè patri, chi mi veni ammazza!”
NA NA NA ……
“Signuri patri, chi vinisti a fari?”
“Signura figlia, ti vegnu a ammazzari!”
Lu primu corpu la donna cadiu
L’appressu corpu la donna muriu
Nu corpu a lu cori, nu corpu ‘ntra li rini
Povira Barunissa di Carini…
e questo è il video della ballata


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Fatto sta che la cosa mi incuriosì… e mi spinse a fare una ricerca
che mi ha fatto conoscere una storia simile
a quella di Paolo e Francesca… ma con un mistero in più.

La Baronessa di Carini e Luca
LA BARONESSA DI CARINI
LA STORIA – LA CRUDELTA' – IL MISTERO – LA LEGGENDA
.
La leggenda narra la morte di Donna Laura Lanza che a soli 14 anni andò sposa, per volere del padre, al barone di Carini.
Ben presto, delusa dalla vita matrimoniale e dai continui abbandoni del marito impegnato nella cura della sua proprietà, la baronessa si innamora di Ludovico Vernagallo, e ne diventa l'amante.
Scoperta dal marito e dal padre, Laura viene uccisa insieme a Ludovico.
La stanza dell'assassinio, situata nell'ala ovest del castello, è crollata completamente e si narra che su una parete vi fosse l'impronta insanguinata della baronessa.
Adesso tutto ciò che resta della leggenda sono: il fantasma di Laura, che si dice si aggiri ancora senza pace nel castello e un'enigma particolare… in una delle metope del torrione principale, proprio in direzione del luogo ove sorgeva l'ala ovest, appare… una manina!!!!
Fuori dalla leggenda si può affermare che Laura era una ragazza che poteva dar lustro sia ai La Grua – Talamanca che ai Vernagallo, ma i La Grua bruciando i tempi la chiedono in sposa per il figlio Vincenzo.
All'età' di quattordici anni, il 21 dicembre 1543 viene celebrato il matrimonio.
Non era possibile farsi precedere dai Vernagallo, anche se era nota a tutti la grande tenerezza di Laura per Ludovico.
Tuttavia il fatto, almeno in apparenza, non turbò l'amicizia fra le famiglie.
Infatti, nonostante tutto, Ludovico era considerato come uno di famiglia.
A poco a poco però, gelosie e vecchi rancori emersero fra i La Grua, Lanza e Vernagallo, ed ecco le insinuazioni, le calunnie ed infine il tragico evento.
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Nella realtà, esistono dei documenti dai quali risulta che il Vicerè di Sicilia, informa, all'epoca, la Corte di Spagna che Cesare Lanza, barone di Trabia e conte di Mussomeli, ha ucciso la figlia Laura e Ludovico Vernagallo.
Questo documento avvalora l'atto di morte della baronessa, redatto il 4 dicembre 1563 e che si conserva nell'archivio della Chiesa Madre di Carini insieme a quello di Ludovico Vernagallo.
Non esiste, invece, alcuna prova che tra Laura Lanza e Ludovico Vernagallo ci fosse qualcosa di diverso dall'amicizia.
Quindi Cesare Lanza di Trabia, complice il genero, uccise per leso onore della famiglia, la figlia Laura e fece uccidere da un sicario Ludovico Vernagallo.
La leggenda racconta che fu un frate del vicino convento, infatti, ad informare il padre ed il marito della sposa, e questi, assieme, freddamente meditarono e prepararono l’assassinio.
Fu preparato l’agguato e quando l’ignobile spia si accorse che i due amanti stavano insieme, avvertì don Cesare Lanza, che corse nella stessa notte a Carini, accompagnato da una sua compagnia di cavalieri, e fatto circondare il castello, per evitare qualsiasi fuga dell’amante di sua figlia, vi irruppe all’improvviso, e sorpresili a letto, li uccise.
L’atto di morte di Laura Lanza e Lodovico Vernagallo, trascritto nei registri della chiesa Madre di Carini, reca la data del 4 dicembre 1563.
Nessun funerale fu celebrato per i due amanti, e la notizia della loro morte, o per paura o per rispetto, fu tenuta segreta.
La cronaca del tempo lo registrò con estrema cautela senza fare i nomi degli uccisori, scrive Luigi Maniscalco Basile, senza dire nemmeno che cosa era accaduto, mentre il Paruta riporta il fatto nel suo diario, così:
“sabato a 4 dicembre. Successe il caso della signora di Carini”.
Ma nonostante la riservatezza d’obbligo, la notizia si divulgò lo stesso ed il “caso” della baronessa di Carini divenne di dominio pubblico.
Castello di Carini
.
.
Il Salomone Marino, nel secolo scorso,
raccolse da un esaltatore questi versi
in cui si fa rivivere l’efferatezza del delitto:
“Vju viniri ‘na cavalleria
chistu è mè patri chi veni pri mia!
Signuri patri, chi vinistivu a fari?
Signura figghia, vi vegnu a ‘mmazzari.
Signuri patri, aspettatimi un pocu
Quantu mi chiamu lu me cunfissuri.
– Habi tant’anni ch’un t’ha confissatu,
ed ora vai circannu cunfissuri?
E, comu dici st’amari palori,
tira la spata e cassaci lu cori;
tira cumpagnu miu, nun la sgarràri,
l’appressu corpu chi cci hai di tirari!
Lu primu corpu la donna cadìu,
l’appressu corpu la donna muriu.”

Il viceré, appena venuto alla conoscenza dei delitti, immediatamente adottò per don Cesare Lanza ed il barone di Carini i provvedimenti previsti dalla legge; furono banditi ed i loro beni vennero sequestrati.
Don Cesare Lanza ancora una volta si rivolse a re Filippo II; spiegò i motivi che lo avevano portato assieme al genero a trucidare i due amanti ed avvalendosi delle norme, in quel tempo in vigore, sulla flagranza dell’adulterio, chiese il perdono che fu accordato.
Liberato da ogni molestia, don Cesare Lanza riebbe i suoi beni; ancora una volta la Giustizia non lo aveva neanche toccato e, come giustamente scrisse il Dentici, “l’aristocrazia del tempo era al di sopra delle leggi e della giustizia”.
Anche il barone di Carini, marito di Laura, fu assolto con formula piena, e visse indebitato sino alla sua morte, dopo avere portato al Monte dei Pegni gli ultimi gioielli della sua famiglia.
Qui giù il memoriale presentato da Cesare Lanza al Re di Spagna per discolparsi del delitto della figlia Laura
Sacra Catholica Real Maestà,don Cesare Lanza, conte di Mussomeli, fa intendere a Vostra Maestà come essendo andato al castello di Carini a videre la baronessa di Carini, sua figlia, come era suo costume, trovò il barone di Carini, suo genero, molto alterato perchè avia trovato in mismo istante nella sua camera Ludovico Vernagallo suo innamorato con la detta baronessa, onde detto esponente mosso da iuxsto sdegno in compagnia di detto barone andorno e trovorno detti baronessa et suo amante nella ditta camera serrati insieme et cussì subito in quello stanti foro ambodoi ammazzati.
Don Cesare Lanza conte di Mussomeli

.
.
(testo con qualche modifica presente in molti siti web)
.
.
.

QUALCHE CONSIDERAZIONE
.
.
Le ricerche storiche non confermano, ma nemmeno escludono, che tra Laura Lanza e Ludovico Varnagallo ci fosse una relazione d'amore per cui sul punto resta il mistero.
Quel che è certo è che da questo delitto nacquero tante leggende popolari.
LE LEGGENDE SUL CASO DELLA BARONESSA
Secondo le fonti e le tradizioni orali dell'epoca la Baronessa appena colpita appoggiò al muro la mano sanguinante creando quel fenomeno che ancor oggi si nota in quel luogo buio.
Così pure molti affermano di aver visto chiaramente il fantasma dell'infelice Baronessa, con un elegante abito del '500, girare tra i ruderi del Castello alla ricerca del padre che l'avrebbe uccisa ingiustamente.
Molti poi raccontano che ogni anno, nella ricorrenza della sua morte, sul muro comparirebbe la sua mano sanguinante e si sentirebbero fra le mura del castello pianti e grida strazianti

Hilde – La baronessa di Carini
LA LEGGENDA NELLE BALLATE E NEL FILM TV
Come si può immaginare questa storia non finisce ancora di colpire la fantasia ed il cuore di tutti…
Essa diventò quindi anche un pezzo forte dei famosi cantastorie siciliani e da essa sono anche nate diverse ballate, dei musical ed infine anche uno sceneggiato tv.
Leggeremo qui giù… il testo ed ascolteremo e vedremo ora la ballata cantata da Gigi Proietti.

LA BALLATA DELLA BARONESSA DI CARINI
Cantata da Gigi Proietti
Chianci Palermu…
Chianci Siracusa…
A Carini c’è lu luttu nd’ogni casa…
Attorno allo casteddu di Carini
Ci passa e spassa u beddu cavaleri
Lo Vernagallu, di sangu gentili
Ca di la gioventù l’unuri teni
“Amuri chi mi veni a domanni…
Unni mi porti, duci amuri, unni!”
“Vidu viniri na cavallaria
Chistu è mè patri chi veni pì mia
Tuttu vistutu alla cavallarizza
Chistu è mè patri, chi mi veni ammazza!”
NA NA NA ……
“Signuri patri, chi vinisti a fari?”
“Signura figlia, ti vegnu a ammazzari!”
Lu primu corpu la donna cadiu
L’appressu corpu la donna muriu
Nu corpu a lu cori, nu corpu ‘ntra li rini
Povira Barunissa di Carini…
e questo è il video della ballata


Infine qui possiamo vedere alcune scene dello sceneggiato
in cui gli autori fecero prevalere la tesi dell'amore.


Tony Kospan
Fonti: vari siti web – impaginazione e rielaborazione Tony Kospan…
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SE TI PIACE… ISCRIVITI
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(Roma 2 agosto 1924 – Roma 8 giugno 1999)
Oggi se diciamo Corrado (Corrado Mantoni)
molti, e certamente tutti i giovani d’oggi,
non capiranno di chi parlo.
Eppure è stato un notissimo conduttore televisivo
considerato anche uno dei padri fondatori
(con Mike Bongiorno ed altri)
della radio e della televisione italiana.
Gli inizi della sua carriera furono radiofonici…
e non poteva essere diversamente in quanto
all’epoca, nel 1946, la TV non esisteva.
Ma già all’epoca era quotatissimo come presentatore
ed infatti a lui veniva affidata
la comunicazione dei più importanti eventi dell’epoca.
Rimase alla radio, nonostante molte partecipazioni televisive,
per oltre 40 anni ed il suo programma “cult” fu…
LA CORRIDA… prima radiofonico e poi televisivo
ma sempre di grande successo.
Qui è con il maestro Pregadio e le altre protagoniste della Corrida
Ha avuto quindi una lunghissima carriera
ed è sempre stato amatissimo dal pubblico
oltre che per le sue grandi capacità professionali (e vocali)
anche per il garbo, l’eleganza e la naturale simpatia che emanava…
Qui è con Mike e Vianello
Ricordiamolo con questo bel video…omaggio…
che ci consente di rivederlo e riapprezzarlo
Grazie Corrado per averci fatto bella compagnia per tanti anni…
Tony Kospan
ARTE POESIA MUSICA ETC
I N S I E M E
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Non so più quale amica mi raccontò della sua visita
a questo famoso castello e della mano impressa nel muro…
Fatto sta che la cosa mi incuriosì… e mi spinse a fare una ricerca
che mi ha fatto conoscere questa storia simile
a quella di Paolo e Francesca… ma con un mistero in più.

La Baronessa di Carini e Luca
LA BARONESSA DI CARINI
LA STORIA – LA CRUDELTA’ – IL MISTERO – LA LEGGENDA
.
La leggenda narra la morte di Donna Laura Lanza che a soli 14 anni andò sposa, per volere del padre, al barone di Carini.
Ben presto, delusa dalla vita matrimoniale e dai continui abbandoni del marito impegnato nella cura della sua proprietà, la baronessa si innamora di Ludovico Vernagallo, e ne diventa l’amante.
Scoperta dal marito e dal padre, Laura viene uccisa insieme a Ludovico.
La stanza dell’assassinio, situata nell’ala ovest del castello, è crollata completamente e si narra che su una parete vi fosse l’impronta insanguinata della baronessa.
Adesso tutto ciò che resta della leggenda sono: il fantasma di Laura, che si dice si aggiri ancora senza pace nel castello e un’enigma particolare… in una delle metope del torrione principale, proprio in direzione del luogo ove sorgeva l’ala ovest, appare… una manina!!!!
Fuori dalla leggenda si può affermare che Laura era una ragazza che poteva dar lustro sia ai La Grua – Talamanca che ai Vernagallo, ma i La Grua bruciando i tempi la chiedono in sposa per il figlio Vincenzo.
All’età’ di quattordici anni, il 21 dicembre 1543 viene celebrato il matrimonio.
Non era possibile farsi precedere dai Vernagallo, anche se era nota a tutti la grande tenerezza di Laura per Ludovico.
Tuttavia il fatto, almeno in apparenza, non turbò l’amicizia fra le famiglie.
Infatti, nonostante tutto, Ludovico era considerato come uno di famiglia.
A poco a poco però, gelosie e vecchi rancori emersero fra i La Grua, Lanza e Vernagallo, ed ecco le insinuazioni, le calunnie ed infine il tragico evento.
.
.
.

.
.
.
Nella realtà, esistono dei documenti dai quali risulta che il Vicerè di Sicilia, informa, all’epoca, la Corte di Spagna che Cesare Lanza, barone di Trabia e conte di Mussomeli, ha ucciso la figlia Laura e Ludovico Vernagallo.
Questo documento avvalora l’atto di morte della baronessa, redatto il 4 dicembre 1563 e che si conserva nell’archivio della Chiesa Madre di Carini insieme a quello di Ludovico Vernagallo.
Non esiste, invece, alcuna prova che tra Laura Lanza e Ludovico Vernagallo ci fosse qualcosa di diverso dall’amicizia.
Quindi Cesare Lanza di Trabia, complice il genero, uccise per leso onore della famiglia, la figlia Laura e fece uccidere da un sicario Ludovico Vernagallo.
La leggenda racconta che fu un frate del vicino convento, infatti, ad informare il padre ed il marito della sposa, e questi, assieme, freddamente meditarono e prepararono l’assassinio.
Fu preparato l’agguato e quando l’ignobile spia si accorse che i due amanti stavano insieme, avvertì don Cesare Lanza, che corse nella stessa notte a Carini, accompagnato da una sua compagnia di cavalieri, e fatto circondare il castello, per evitare qualsiasi fuga dell’amante di sua figlia, vi irruppe all’improvviso, e sorpresili a letto, li uccise.
L’atto di morte di Laura Lanza e Lodovico Vernagallo, trascritto nei registri della chiesa Madre di Carini, reca la data del 4 dicembre 1563.
Nessun funerale fu celebrato per i due amanti, e la notizia della loro morte, o per paura o per rispetto, fu tenuta segreta.
La cronaca del tempo lo registrò con estrema cautela senza fare i nomi degli uccisori, scrive Luigi Maniscalco Basile, senza dire nemmeno che cosa era accaduto, mentre il Paruta riporta il fatto nel suo diario, così:
“sabato a 4 dicembre. Successe il caso della signora di Carini”.
Ma nonostante la riservatezza d’obbligo, la notizia si divulgò lo stesso ed il “caso” della baronessa di Carini divenne di dominio pubblico.
Castello di Carini
.
.
Il Salomone Marino, nel secolo scorso,
raccolse da un “esaltatore” questi versi
in cui fa rivivere l’efferatezza del delitto:
“Vju viniri ‘na cavalleria
chistu è mè patri chi veni pri mia!
Signuri patri, chi vinistivu a fari?
Signura figghia, vi vegnu a ‘mmazzari.
Signuri patri, aspettatimi un pocu
Quantu mi chiamu lu me cunfissuri.
– Habi tant’anni ch’un t’ha confissatu,
ed ora vai circannu cunfissuri?
E, comu dici st’amari palori,
tira la spata e cassaci lu cori;
tira cumpagnu miu, nun la sgarràri,
l’appressu corpu chi cci hai di tirari!
Lu primu corpu la donna cadìu,
l’appressu corpu la donna muriu.”

Il viceré, appena venuto alla conoscenza dei delitti, immediatamente adottò per don Cesare Lanza ed il barone di Carini i provvedimenti previsti dalla legge; furono banditi ed i loro beni vennero sequestrati.
Don Cesare Lanza ancora una volta si rivolse a re Filippo II; spiegò i motivi che lo avevano portato assieme al genero a trucidare i due amanti ed avvalendosi delle norme, in quel tempo in vigore, sulla flagranza dell’adulterio, chiese il perdono che fu accordato.
Liberato da ogni molestia, don Cesare Lanza riebbe i suoi beni; ancora una volta la Giustizia non lo aveva neanche toccato e, come giustamente scrisse il Dentici, “l’aristocrazia del tempo era al di sopra delle leggi e della giustizia”.
Anche il barone di Carini, marito di Laura, fu assolto con formula piena, e visse indebitato sino alla sua morte, dopo avere portato al Monte dei Pegni gli ultimi gioielli della sua famiglia.
Qui giù il memoriale presentato da Cesare Lanza al Re di Spagna per discolparsi del delitto della figlia Laura
Sacra Catholica Real Maestà,don Cesare Lanza, conte di Mussomeli, fa intendere a Vostra Maestà come essendo andato al castello di Carini a videre la baronessa di Carini, sua figlia, come era suo costume, trovò il barone di Carini, suo genero, molto alterato perchè avia trovato in mismo istante nella sua camera Ludovico Vernagallo suo innamorato con la detta baronessa, onde detto esponente mosso da iuxsto sdegno in compagnia di detto barone andorno e trovorno detti baronessa et suo amante nella ditta camera serrati insieme et cussì subito in quello stanti foro ambodoi ammazzati.
Don Cesare Lanza conte di Mussomeli

.
.
(testo presente in molti siti web con qualche mia modifica )
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QUALCHE CONSIDERAZIONE
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.
Le ricerche storiche non confermano, ma nemmeno escludono, che tra Laura Lanza e Ludovico Varnagallo ci fosse una relazione d’amore per cui sul punto resta il mistero.
Quel che è certo è che da questo delitto nacquero tante leggende popolari.
LE LEGGENDE SUL CASO DELLA BARONESSA
Secondo le fonti e le tradizioni orali dell’epoca la Baronessa appena colpita appoggiò al muro la mano sanguinante creando quel fenomeno che ancor oggi si nota in quel luogo buio.
Così pure molti affermano di aver visto chiaramente il fantasma dell’infelice Baronessa, con un elegante abito del ‘500, girare tra i ruderi del Castello alla ricerca del padre che l’avrebbe uccisa ingiustamente.
Molti poi raccontano che ogni anno, nella ricorrenza della sua morte, sul muro comparirebbe la sua mano sanguinante e si sentirebbero fra le mura del castello pianti e grida strazianti

Hilde – La baronessa di Carini
LA LEGGENDA NELLE BALLATE E NEL FILM TV
Come si può immaginare questa storia non finisce ancora di colpire la fantasia ed il cuore di tutti…
Essa diventò quindi anche un pezzo forte dei famosi cantastorie siciliani e da essa sono anche nate diverse ballate, dei musical ed infine anche uno sceneggiato tv.
Leggeremo qui giù il testo e vedremo ora la ballata cantata da Gigi Proietti.

LA BALLATA DELLA BARONESSA DI CARINI
Cantata da Gigi Proietti
Chianci Palermu…
Chianci Siracusa…
A Carini c’è lu luttu nd’ogni casa…
Attorno allo casteddu di Carini
Ci passa e spassa u beddu cavaleri
Lo Vernagallu, di sangu gentili
Ca di la gioventù l’unuri teni
“Amuri chi mi veni a domanni…
Unni mi porti, duci amuri, unni!”
“Vidu viniri na cavallaria
Chistu è mè patri chi veni pì mia
Tuttu vistutu alla cavallarizza
Chistu è mè patri, chi mi veni ammazza!”
NA NA NA ……
“Signuri patri, chi vinisti a fari?”
“Signura figlia, ti vegnu a ammazzari!”
Lu primu corpu la donna cadiu
L’appressu corpu la donna muriu
Nu corpu a lu cori, nu corpu ‘ntra li rini
Povira Barunissa di Carini…
e questo è il video della ballata


Infine qui possiamo vedere alcune scene dello sceneggiato
in cui gli autori fecero prevalere la tesi dell’amore.


Tony Kospan
Fonti: vari siti web – impaginazione e rielaborazione Tony Kospan…
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(Roma 2 agosto 1924 – Roma 8 giugno 1999)
Oggi se diciamo Corrado (Corrado Mantoni)
molti, e certamente tutti i giovani d'oggi,
non capiranno di chi parlo.
Eppure è stato un notissimo conduttore televisivo
considerato anche uno dei padri fondatori
(con Mike Bongiorno ed altri)
della radio e della televisione italiana.
Gli inizi della sua carriera furono radiofonici…
e non poteva essere diversamente in quanto
all'epoca, nel 1946, la TV non esisteva.
Ma già all'epoca era quotatissimo come presentatore
ed infatti a lui veniva affidata
la comunicazione dei più importanti eventi dell'epoca.
Rimase alla radio, nonostante molte partecipazioni televisive,
per oltre 40 anni ed il suo programma “cult” fu…
LA CORRIDA… prima radiofonico e poi televisivo
ma sempre di grande successo.
Qui è con il maestro Pregadio e le altre protagoniste della Corrida
Ha avuto quindi una lunghissima carriera
ed è sempre stato amatissimo dal pubblico
oltre che per le sue grandi capacità professionali (e vocali)
anche per il garbo, l'eleganza e la naturale simpatia che emanava…
Qui con Mike e Vianello
Ricordiamolo con questo bel video…omaggio…
che ci consente di rivederlo e riapprezzarlo
Grazie Corrado per averci fatto bella compagnia per tanti anni…
Tony Kospan
ARTE POESIA MUSICA ETC
I N S I E M E
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Non so più quale amica mi raccontò della sua visita
a questo famoso castello e della mano impressa nel muro…
Fatto sta che la cosa mi incuriosì… e mi spinse a fare una ricerca
che mi ha fatto conoscere questa storia simile
a quella di Paolo e Francesca… ma con un mistero in più.

La Baronessa di Carini e Luca
LA BARONESSA DI CARINI
LA STORIA – LA CRUDELTA’ – IL MISTERO – LA LEGGENDA
.
La leggenda narra la morte di Donna Laura Lanza che a soli 14 anni andò sposa, per volere del padre, al barone di Carini.
Ben presto, delusa dalla vita matrimoniale e dai continui abbandoni del marito impegnato nella cura della sua proprietà, la baronessa si innamora di Ludovico Vernagallo, e ne diventa l’amante.
Scoperta dal marito e dal padre, Laura viene uccisa insieme a Ludovico.
La stanza dell’assassinio, situata nell’ala ovest del castello, è crollata completamente e si narra che su una parete vi fosse l’impronta insanguinata della baronessa.
Adesso tutto ciò che resta della leggenda sono: il fantasma di Laura, che si dice si aggiri ancora senza pace nel castello e un’enigma particolare… in una delle metope del torrione principale, proprio in direzione del luogo ove sorgeva l’ala ovest, appare… una manina!!!!
Fuori dalla leggenda si può affermare che Laura era una ragazza che poteva dar lustro sia ai La Grua – Talamanca che ai Vernagallo, ma i La Grua bruciando i tempi la chiedono in sposa per il figlio Vincenzo.
All’età’ di quattordici anni, il 21 dicembre 1543 viene celebrato il matrimonio.
Non era possibile farsi precedere dai Vernagallo, anche se era nota a tutti la grande tenerezza di Laura per Ludovico.
Tuttavia il fatto, almeno in apparenza, non turbò l’amicizia fra le famiglie.
Infatti, nonostante tutto, Ludovico era considerato come uno di famiglia.
A poco a poco però, gelosie e vecchi rancori emersero fra i La Grua, Lanza e Vernagallo, ed ecco le insinuazioni, le calunnie ed infine il tragico evento.
.
.
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.
Nella realtà, esistono dei documenti dai quali risulta che il Vicerè di Sicilia, informa, all’epoca, la Corte di Spagna che Cesare Lanza, barone di Trabia e conte di Mussomeli, ha ucciso la figlia Laura e Ludovico Vernagallo.
Questo documento avvalora l’atto di morte della baronessa, redatto il 4 dicembre 1563 e che si conserva nell’archivio della Chiesa Madre di Carini insieme a quello di Ludovico Vernagallo.
Non esiste, invece, alcuna prova che tra Laura Lanza e Ludovico Vernagallo ci fosse qualcosa di diverso dall’amicizia.
Quindi Cesare Lanza di Trabia, complice il genero, uccise per leso onore della famiglia, la figlia Laura e fece uccidere da un sicario Ludovico Vernagallo.
La leggenda racconta che fu un frate del vicino convento, infatti, ad informare il padre ed il marito della sposa, e questi, assieme, freddamente meditarono e prepararono l’assassinio.
Fu preparato l’agguato e quando l’ignobile spia si accorse che i due amanti stavano insieme, avvertì don Cesare Lanza, che corse nella stessa notte a Carini, accompagnato da una sua compagnia di cavalieri, e fatto circondare il castello, per evitare qualsiasi fuga dell’amante di sua figlia, vi irruppe all’improvviso, e sorpresili a letto, li uccise.
L’atto di morte di Laura Lanza e Lodovico Vernagallo, trascritto nei registri della chiesa Madre di Carini, reca la data del 4 dicembre 1563.
Nessun funerale fu celebrato per i due amanti, e la notizia della loro morte, o per paura o per rispetto, fu tenuta segreta.
La cronaca del tempo lo registrò con estrema cautela senza fare i nomi degli uccisori, scrive Luigi Maniscalco Basile, senza dire nemmeno che cosa era accaduto, mentre il Paruta riporta il fatto nel suo diario, così:
“sabato a 4 dicembre. Successe il caso della signora di Carini”.
Ma nonostante la riservatezza d’obbligo, la notizia si divulgò lo stesso ed il “caso” della baronessa di Carini divenne di dominio pubblico.
Castello di Carini
.
.
Il Salomone Marino, nel secolo scorso,
raccolse da un “esaltatore” questi versi
in cui fa rivivere l’efferatezza del delitto:
“Vju viniri ‘na cavalleria
chistu è mè patri chi veni pri mia!
Signuri patri, chi vinistivu a fari?
Signura figghia, vi vegnu a ‘mmazzari.
Signuri patri, aspettatimi un pocu
Quantu mi chiamu lu me cunfissuri.
– Habi tant’anni ch’un t’ha confissatu,
ed ora vai circannu cunfissuri?
E, comu dici st’amari palori,
tira la spata e cassaci lu cori;
tira cumpagnu miu, nun la sgarràri,
l’appressu corpu chi cci hai di tirari!
Lu primu corpu la donna cadìu,
l’appressu corpu la donna muriu.”

Il viceré, appena venuto alla conoscenza dei delitti, immediatamente adottò per don Cesare Lanza ed il barone di Carini i provvedimenti previsti dalla legge; furono banditi ed i loro beni vennero sequestrati.
Don Cesare Lanza ancora una volta si rivolse a re Filippo II; spiegò i motivi che lo avevano portato assieme al genero a trucidare i due amanti ed avvalendosi delle norme, in quel tempo in vigore, sulla flagranza dell’adulterio, chiese il perdono che fu accordato.
Liberato da ogni molestia, don Cesare Lanza riebbe i suoi beni; ancora una volta la Giustizia non lo aveva neanche toccato e, come giustamente scrisse il Dentici, “l’aristocrazia del tempo era al di sopra delle leggi e della giustizia”.
Anche il barone di Carini, marito di Laura, fu assolto con formula piena, e visse indebitato sino alla sua morte, dopo avere portato al Monte dei Pegni gli ultimi gioielli della sua famiglia.
Qui giù il memoriale presentato da Cesare Lanza al Re di Spagna per discolparsi del delitto della figlia Laura
Sacra Catholica Real Maestà,don Cesare Lanza, conte di Mussomeli, fa intendere a Vostra Maestà come essendo andato al castello di Carini a videre la baronessa di Carini, sua figlia, come era suo costume, trovò il barone di Carini, suo genero, molto alterato perchè avia trovato in mismo istante nella sua camera Ludovico Vernagallo suo innamorato con la detta baronessa, onde detto esponente mosso da iuxsto sdegno in compagnia di detto barone andorno e trovorno detti baronessa et suo amante nella ditta camera serrati insieme et cussì subito in quello stanti foro ambodoi ammazzati.
Don Cesare Lanza conte di Mussomeli

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.
(testo presente in molti siti web con qualche mia modifica )
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QUALCHE CONSIDERAZIONE
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Le ricerche storiche non confermano, ma nemmeno escludono, che tra Laura Lanza e Ludovico Varnagallo ci fosse una relazione d’amore per cui sul punto resta il mistero.
Quel che è certo è che da questo delitto nacquero tante leggende popolari.
LE LEGGENDE SUL CASO DELLA BARONESSA
Secondo le fonti e le tradizioni orali dell’epoca la Baronessa appena colpita appoggiò al muro la mano sanguinante creando quel fenomeno che ancor oggi si nota in quel luogo buio.
Così pure molti affermano di aver visto chiaramente il fantasma dell’infelice Baronessa, con un elegante abito del ‘500, girare tra i ruderi del Castello alla ricerca del padre che l’avrebbe uccisa ingiustamente.
Molti poi raccontano che ogni anno, nella ricorrenza della sua morte, sul muro comparirebbe la sua mano sanguinante e si sentirebbero fra le mura del castello pianti e grida strazianti

Hilde – La baronessa di Carini
LA LEGGENDA NELLE BALLATE E NEL FILM TV
Come si può immaginare questa storia non finisce ancora di colpire la fantasia ed il cuore di tutti…
Essa diventò quindi anche un pezzo forte dei famosi cantastorie siciliani e da essa sono anche nate diverse ballate, dei musical ed infine anche uno sceneggiato tv.
Leggeremo qui giù il testo e vedremo ora la ballata cantata da Gigi Proietti.

LA BALLATA DELLA BARONESSA DI CARINI
Cantata da Gigi Proietti
Chianci Palermu…
Chianci Siracusa…
A Carini c’è lu luttu nd’ogni casa…
Attorno allo casteddu di Carini
Ci passa e spassa u beddu cavaleri
Lo Vernagallu, di sangu gentili
Ca di la gioventù l’unuri teni
“Amuri chi mi veni a domanni…
Unni mi porti, duci amuri, unni!”
“Vidu viniri na cavallaria
Chistu è mè patri chi veni pì mia
Tuttu vistutu alla cavallarizza
Chistu è mè patri, chi mi veni ammazza!”
NA NA NA ……
“Signuri patri, chi vinisti a fari?”
“Signura figlia, ti vegnu a ammazzari!”
Lu primu corpu la donna cadiu
L’appressu corpu la donna muriu
Nu corpu a lu cori, nu corpu ‘ntra li rini
Povira Barunissa di Carini…
e questo è il video della ballata


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a quella di Paolo e Francesca… ma con un mistero in più.

La Baronessa di Carini e Luca
LA BARONESSA DI CARINI
LA STORIA – LA CRUDELTA’ – IL MISTERO – LA LEGGENDA
.
La leggenda narra la morte di Donna Laura Lanza che a soli 14 anni andò sposa, per volere del padre, al barone di Carini.
Ben presto, delusa dalla vita matrimoniale e dai continui abbandoni del marito impegnato nella cura della sua proprietà, la baronessa si innamora di Ludovico Vernagallo, e ne diventa l’amante.
Scoperta dal marito e dal padre, Laura viene uccisa insieme a Ludovico.
La stanza dell’assassinio, situata nell’ala ovest del castello, è crollata completamente e si narra che su una parete vi fosse l’impronta insanguinata della baronessa.
Adesso tutto ciò che resta della leggenda sono: il fantasma di Laura, che si dice si aggiri ancora senza pace nel castello e un’enigma particolare… in una delle metope del torrione principale, proprio in direzione del luogo ove sorgeva l’ala ovest, appare… una manina!!!!
Fuori dalla leggenda si può affermare che Laura era una ragazza che poteva dar lustro sia ai La Grua – Talamanca che ai Vernagallo, ma i La Grua bruciando i tempi la chiedono in sposa per il figlio Vincenzo.
All’età’ di quattordici anni, il 21 dicembre 1543 viene celebrato il matrimonio.
Non era possibile farsi precedere dai Vernagallo, anche se era nota a tutti la grande tenerezza di Laura per Ludovico.
Tuttavia il fatto, almeno in apparenza, non turbò l’amicizia fra le famiglie.
Infatti, nonostante tutto, Ludovico era considerato come uno di famiglia.
A poco a poco però, gelosie e vecchi rancori emersero fra i La Grua, Lanza e Vernagallo, ed ecco le insinuazioni, le calunnie ed infine il tragico evento.
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Nella realtà, esistono dei documenti dai quali risulta che il Vicerè di Sicilia, informa, all’epoca, la Corte di Spagna che Cesare Lanza, barone di Trabia e conte di Mussomeli, ha ucciso la figlia Laura e Ludovico Vernagallo.
Questo documento avvalora l’atto di morte della baronessa, redatto il 4 dicembre 1563 e che si conserva nell’archivio della Chiesa Madre di Carini insieme a quello di Ludovico Vernagallo.
Non esiste, invece, alcuna prova che tra Laura Lanza e Ludovico Vernagallo ci fosse qualcosa di diverso dall’amicizia.
Quindi Cesare Lanza di Trabia, complice il genero, uccise per leso onore della famiglia, la figlia Laura e fece uccidere da un sicario Ludovico Vernagallo.
La leggenda racconta che fu un frate del vicino convento, infatti, ad informare il padre ed il marito della sposa, e questi, assieme, freddamente meditarono e prepararono l’assassinio.
Fu preparato l’agguato e quando l’ignobile spia si accorse che i due amanti stavano insieme, avvertì don Cesare Lanza, che corse nella stessa notte a Carini, accompagnato da una sua compagnia di cavalieri, e fatto circondare il castello, per evitare qualsiasi fuga dell’amante di sua figlia, vi irruppe all’improvviso, e sorpresili a letto, li uccise.
L’atto di morte di Laura Lanza e Lodovico Vernagallo, trascritto nei registri della chiesa Madre di Carini, reca la data del 4 dicembre 1563.
Nessun funerale fu celebrato per i due amanti, e la notizia della loro morte, o per paura o per rispetto, fu tenuta segreta.
La cronaca del tempo lo registrò con estrema cautela senza fare i nomi degli uccisori, scrive Luigi Maniscalco Basile, senza dire nemmeno che cosa era accaduto, mentre il Paruta riporta il fatto nel suo diario, così:
“sabato a 4 dicembre. Successe il caso della signora di Carini”.
Ma nonostante la riservatezza d’obbligo, la notizia si divulgò lo stesso ed il “caso” della baronessa di Carini divenne di dominio pubblico.
Castello di Carini
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Il Salomone Marino, nel secolo scorso,
raccolse da un “esaltatore” questi versi
in cui fa rivivere l’efferatezza del delitto:
“Vju viniri ‘na cavalleria
chistu è mè patri chi veni pri mia!
Signuri patri, chi vinistivu a fari?
Signura figghia, vi vegnu a ‘mmazzari.
Signuri patri, aspettatimi un pocu
Quantu mi chiamu lu me cunfissuri.
– Habi tant’anni ch’un t’ha confissatu,
ed ora vai circannu cunfissuri?
E, comu dici st’amari palori,
tira la spata e cassaci lu cori;
tira cumpagnu miu, nun la sgarràri,
l’appressu corpu chi cci hai di tirari!
Lu primu corpu la donna cadìu,
l’appressu corpu la donna muriu.”

Il viceré, appena venuto alla conoscenza dei delitti, immediatamente adottò per don Cesare Lanza ed il barone di Carini i provvedimenti previsti dalla legge; furono banditi ed i loro beni vennero sequestrati.
Don Cesare Lanza ancora una volta si rivolse a re Filippo II; spiegò i motivi che lo avevano portato assieme al genero a trucidare i due amanti ed avvalendosi delle norme, in quel tempo in vigore, sulla flagranza dell’adulterio, chiese il perdono che fu accordato.
Liberato da ogni molestia, don Cesare Lanza riebbe i suoi beni; ancora una volta la Giustizia non lo aveva neanche toccato e, come giustamente scrisse il Dentici, “l’aristocrazia del tempo era al di sopra delle leggi e della giustizia”.
Anche il barone di Carini, marito di Laura, fu assolto con formula piena, e visse indebitato sino alla sua morte, dopo avere portato al Monte dei Pegni gli ultimi gioielli della sua famiglia.
Qui giù il memoriale presentato da Cesare Lanza al Re di Spagna per discolparsi del delitto della figlia Laura
Sacra Catholica Real Maestà,don Cesare Lanza, conte di Mussomeli, fa intendere a Vostra Maestà come essendo andato al castello di Carini a videre la baronessa di Carini, sua figlia, come era suo costume, trovò il barone di Carini, suo genero, molto alterato perchè avia trovato in mismo istante nella sua camera Ludovico Vernagallo suo innamorato con la detta baronessa, onde detto esponente mosso da iuxsto sdegno in compagnia di detto barone andorno e trovorno detti baronessa et suo amante nella ditta camera serrati insieme et cussì subito in quello stanti foro ambodoi ammazzati.
Don Cesare Lanza conte di Mussomeli

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(testo presente in molti siti web con qualche mia modifica )
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QUALCHE CONSIDERAZIONE
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Le ricerche storiche non confermano, ma nemmeno escludono, che tra Laura Lanza e Ludovico Varnagallo ci fosse una relazione d’amore per cui sul punto resta il mistero.
Quel che è certo è che da questo delitto nacquero tante leggende popolari.
LE LEGGENDE SUL CASO DELLA BARONESSA
Secondo le fonti e le tradizioni orali dell’epoca la Baronessa appena colpita appoggiò al muro la mano sanguinante creando quel fenomeno che ancor oggi si nota in quel luogo buio.
Così pure molti affermano di aver visto chiaramente il fantasma dell’infelice Baronessa, con un elegante abito del ‘500, girare tra i ruderi del Castello alla ricerca del padre che l’avrebbe uccisa ingiustamente.
Molti poi raccontano che ogni anno, nella ricorrenza della sua morte, sul muro comparirebbe la sua mano sanguinante e si sentirebbero fra le mura del castello pianti e grida strazianti

Hilde – La baronessa di Carini
LA LEGGENDA NELLE BALLATE E NEL FILM TV
Come si può immaginare questa storia non finisce ancora di colpire la fantasia ed il cuore di tutti…
Essa diventò quindi anche un pezzo forte dei famosi cantastorie siciliani e da essa sono anche nate diverse ballate, dei musical ed infine anche uno sceneggiato tv.
Leggeremo qui giù il testo e vedremo ora la ballata cantata da Gigi Proietti.

LA BALLATA DELLA BARONESSA DI CARINI
Cantata da Gigi Proietti
Chianci Palermu…
Chianci Siracusa…
A Carini c’è lu luttu nd’ogni casa…
Attorno allo casteddu di Carini
Ci passa e spassa u beddu cavaleri
Lo Vernagallu, di sangu gentili
Ca di la gioventù l’unuri teni
“Amuri chi mi veni a domanni…
Unni mi porti, duci amuri, unni!”
“Vidu viniri na cavallaria
Chistu è mè patri chi veni pì mia
Tuttu vistutu alla cavallarizza
Chistu è mè patri, chi mi veni ammazza!”
NA NA NA ……
“Signuri patri, chi vinisti a fari?”
“Signura figlia, ti vegnu a ammazzari!”
Lu primu corpu la donna cadiu
L’appressu corpu la donna muriu
Nu corpu a lu cori, nu corpu ‘ntra li rini
Povira Barunissa di Carini…
e questo è il video della ballata


Infine qui possiamo vedere alcune scene dello sceneggiato
in cui gli autori fecero prevalere la tesi dell’amore.


Tony Kospan
Fonti: vari siti web – impaginazione e rielaborazione Tony Kospan…
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