Moltissimi non sapranno nemmeno chi sia il personaggio
di cui ora parlerò
eppure
Caterina Boratto
è stata una delle più belle ed affascinanti donne del nostro Cinema
e grande diva, negli anni 30, all’epoca dei cd. “telefoni bianchi”.
(Torino 15.03.1915 – Roma 14.09.2010)
CATERINA BORATTO
BELLEZZA… CINEMA E… STORIA
a cura di Tony Kospan
.
.
DAI TELEFONI BIANCHI A VILLA ARZILLA
– Durante la guerra perse il fidanzato e 2 fratelli –
.
.
.
Era nata a Torino il 15 marzo 1915… e lì già giovanissima, al liceo musicale, si fece subito notare per le innate doti di fascino e classe.
Su segnalazione dell’attrice Evelina Paoli, nel 1937, le fu assegnata la parte principale nel film VIVERE.. dove recitava il celebre tenore Tito Schipa… entrando dunque nel mondo della celluloide dalla porta principale.
Scoppiò lì sul set, tra lei e Schipa, subito il classico… colpo di fulmine… ed ebbero una storia d’amore.
Nel ’38 recitò in “Chi è più felice di me?” sempre con Tito Schipa e la stessa regia di Brignonee poi in “Hanno rapito un uomo” con Vittorio de Sica.
Tito Schipa
Il successo di “Vivere” la rese famosa anche in America e nel 1939 fu scritturata dalla famosissima casa di produzione cinematografica Metro Goldwyn Mayer.
Lì fu subito amata ed ammirata… ma ormai sopraggiungevano gli anni della guerra che la costrinsero a tornare in Italia.
senza nemmeno riuscire a partecipare ad un film.
Tornata a Torino sotto i bombardamenti iniziò, in quegli anni drammatici, una bella storia d’amore con il conte Guidi di Romena che però mori poco dopo in un incidente aereo.
Visse quindi davvero momenti difficili e le furono vicini soprattuttoVittorio De Sicae Giuditta Rissone.
Le cose migliorarono con la chiamata a recitare nel 1942 in alcuni film di genere melò (melodrammatici) dove il mattattore era Amedeo Nazzari con cui ebbe una breve storia e soprattutto con la partecipazione al film “Campo de’ Fiori” (1943).
Qui ebbe rapporti difficili con Anna Magnani e conobbe Aldo Fabrizi, Peppino De Filippo ed il regista Mario Bonnard.
Amedeo Nazzari
Giungiamo agli ultimi anni di guerra e di nuovo il dramma la colpisce duramente… perdendo 2 fratelli… uno caduto da partigiano e l’altro martire di Cefalonia quando si rifiutò, con tutti gli ufficiali e soldati italiani presenti sull’isola greca di continuare la guerra (che per l’Italia era terminata) accanto ai tedeschi.
Un po’ di sollievo le giunse dall’ospitalità offertale nella clinica di lusso torinese “Sanatrix” .
Lì conobbe il proprietario Armando Ceratto che sposò.
Il dopoguerra la vede al centro di alterne vicende personal, belle come la nascita della figlia Marina, ma anche brutte come il fallimento del marito.
Caterina Boratto nel film “Giulietta degli spiriti” di Fellini
Una ripresa vera e propria in campo artistico avviene grazie alla chiamata di Fellini in Otto e mezzo (1963) e Giulietta degli spiriti (1965). .. ed altre importanti partecipazioni come “Io, io, io… e gli altri ” nel 1965 di Alessandro Blasetti con Franca Valeri, “Ardenne ’44: un inferno” nel 1969 e il controverso “Salò o le 120 giornate di Sodoma” nel 1975 di Pier Paolo Pasolini.
Negli anni successivi quando sembra ormai finita la sua carriera d’artista eccola di nuovo tornare in auge negli anni anni ’90 con il divertente serial televisivo “Villa Arzilla”.
La sua vita, come abbiamo visto, appare densa sia di gioie che di dolori… ma in ogni caso ha certamente lasciato un segno nella storia del cinema.
Apparentemente altera e distaccata, ma in realtà timida, ribelle e sognante aveva una bellezza aristocratica… e un po’ malinconica, ed anche “statuaria” come possiamo vedere ed ammirare nelle foto… ed in questo video tributo.
ma nel ’45, con la conoscenza di un grande regista
come Rossellini, s’avvicinò al mondo della celluloide.
Nel 1950 la sua prima regia (insieme con Lattuada)
con “Luci del varietà” mentre il debutto come unico regista
avvenne con “Lo sceicco bianco“.
Qui la sua vena artistica, che possiamo definire un misto di sogno e realtà che dona suggestioni magiche
inizia a manifestarsi, ma non trova consensi
nè dalla critica… nè dal pubblico.
Sordi in una mitica immagine da “I vitelloni”
Nel ’53 il suo primo grande successo con “I Vitelloni”
con il quale vinse il Leone d’argento alla Mostra di Venezia…
Il successo si confermò subito dopo,
anche a livello internazionale
con “La strada“.
.
.
.
.
Mastroianni e Anita Ekberg ne “La dolce vita”
Ormai era diventato un regista affermato…
La sua carriera da quel momento è stata un susseguirsi
di successi di pubblico e di premi nei vari Festival del Cinema… con…
Le notti di Cabiria, 8 e mezzo, La dolce vita, Satyricon, Roma,
Amarcord, La città delle donne, Ginger e Fred.
.
.
.
.
L’ultimo suo film è stato “E la nave va” nel 1990.
Oltre ai 4 premi Oscar vinti
gli fu poi conferito nel 1993
anche l’Oscar alla carriera.
Come ricordarlo ora al meglio se non con una scena,
tratta da un suo mitico film,
che mette in evidenza il suo stile poetico e sognante?
La passerella finale di Otto e mezzo (musica di Nino Rota)
Le foto raccontano dunque 30 anni di amicizia e di collaborazione.
.
.
Tazio Secchiaroli
Tazio Secchiaroli, tra i maggiori fotografi italiani del XX secolo, ha rivoluzionato il modo di fotografare il cinema portando il reportage sul set.
All’inizio della sua carriera era fotografo ambulante (“scattino”) e al mattino arrivava a Termini dove cominciava a fare le prime foto della giornata, alle persone in arrivo e partenza dalla stazione.
Mastroianni e Fellini
Mastroianni e Pasolini
.
.
Il
Matrioianni e Anita Ekberg (La dolce vita)
.
.
.
.
.
con la Loren
E concludiamo… con un… tris d’assi
Fellini.. Mastroianni e la Loren
MARCELLO MASTROIANNI IN UN VIDEO OMAGGIO
Le immagini… non tutte di Secchiaroli… da vari siti web – impaginazione Tony Kospan…
ma nel ’45, con la conoscenza di un grande regista
come Rossellini, s’avvicinò al mondo della celluloide.
Nel 1950 la sua prima regia (insieme con Lattuada)
con “Luci del varietà” mentre il debutto come unico regista
avvenne con “Lo sceicco bianco“.
Qui la sua vena artistica, che possiamo definire un misto di sogno e realtà che dona suggestioni magiche
inizia a manifestarsi, ma non trova consensi
nè dalla critica… nè dal pubblico.
Sordi in una mitica immagine da “I vitelloni”
Nel ’53 il suo primo grande successo con “I Vitelloni”
con il quale vinse il Leone d’argento alla Mostra di Venezia…
Il successo si confermò subito dopo,
anche a livello internazionale
con “La strada“.
.
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Mastroianni e Anita Ekberg ne “La dolce vita”
Ormai era diventato un regista affermato…
La sua carriera da quel momento è stata un susseguirsi
di successi di pubblico e di premi nei vari Festival del Cinema… con…
Le notti di Cabiria, 8 e mezzo, La dolce vita, Satyricon, Roma,
Amarcord, La città delle donne, Ginger e Fred.
.
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L’ultimo suo film è stato “E la nave va” nel 1990.
Oltre ai 4 premi Oscar vinti
gli fu poi conferito nel 1993
anche l’Oscar alla carriera.
Come ricordarlo ora al meglio se non con una scena,
tratta da un suo mitico film,
che mette in evidenza il suo stile poetico e sognante?
La passerella finale di Otto e mezzo (musica di Nino Rota)
Moltissimi non sapranno nemmeno chi sia il personaggio
di cui ora parlerò
eppure
Caterina Boratto
è stata una delle più belle ed affascinanti donne del nostro Cinema
e grande diva, negli anni 30, all’epoca dei cd. “telefoni bianchi”.
(Torino 15.03.1915 – Roma 14.09.2010)
CATERINA BORATTO
BELLEZZA… CINEMA E… STORIA
a cura di Tony Kospan
.
.
DAI TELEFONI BIANCHI A VILLA ARZILLA
– Durante la guerra perse il fidanzato e 2 fratelli –
.
.
.
Era nata a Torino il 15 marzo 1915… e lì già giovanissima, al liceo musicale, si fece subito notare per le innate doti di fascino e classe.
Su segnalazione dell’attrice Evelina Paoli, nel 1937, le fu assegnata la parte principale nel film VIVERE.. dove recitava il celebre tenore Tito Schipa… entrando dunque nel mondo della celluloide dalla porta principale.
Scoppiò lì sul set, tra lei e Schipa, subito il classico… colpo di fulmine… ed ebbero una storia d’amore.
Nel ’38 recitò in “Chi è più felice di me?” sempre con Tito Schipa e la stessa regia di Brignonee poi in “Hanno rapito un uomo” con Vittorio de Sica.
Tito Schipa
Il successo di “Vivere” la rese famosa anche in America e nel 1939 fu scritturata dalla famosissima casa di produzione cinematografica Metro Goldwyn Mayer.
Lì fu subito amata ed ammirata… ma ormai sopraggiungevano gli anni della guerra che la costrinsero a tornare in Italia.
senza nemmeno riuscire a partecipare ad un film.
Tornata a Torino sotto i bombardamenti iniziò, in quegli anni drammatici, una bella storia d’amore con il conte Guidi di Romena che però mori poco dopo in un incidente aereo.
Visse quindi davvero momenti difficili e le furono vicini soprattuttoVittorio De Sicae Giuditta Rissone.
Le cose migliorarono con la chiamata a recitare nel 1942 in alcuni film di genere melò (melodrammatici) dove il mattattore era Amedeo Nazzari con cui ebbe una breve storia e soprattutto con la partecipazione al film “Campo de’ Fiori” (1943).
Qui ebbe rapporti difficili con Anna Magnani e conobbe Aldo Fabrizi, Peppino De Filippo ed il regista Mario Bonnard.
Amedeo Nazzari
Giungiamo agli ultimi anni di guerra e di nuovo il dramma la colpisce duramente… perdendo 2 fratelli… uno caduto da partigiano e l’altro martire di Cefalonia quando si rifiutò, con tutti gli ufficiali e soldati italiani presenti sull’isola greca di continuare la guerra (che per l’Italia era terminata) accanto ai tedeschi.
Un po’ di sollievo le giunse dall’ospitalità offertale nella clinica di lusso torinese “Sanatrix” .
Lì conobbe il proprietario Armando Ceratto che sposò.
Il dopoguerra la vede al centro di alterne vicende personal, belle come la nascita della figlia Marina, ma anche brutte come il fallimento del marito.
Caterina Boratto nel film “Giulietta degli spiriti” di Fellini
Una ripresa vera e propria in campo artistico avviene grazie alla chiamata di Fellini in Otto e mezzo (1963) e Giulietta degli spiriti (1965). .. ed altre importanti partecipazioni come “Io, io, io… e gli altri ” nel 1965 di Alessandro Blasetti con Franca Valeri, “Ardenne ’44: un inferno” nel 1969 e il controverso “Salò o le 120 giornate di Sodoma” nel 1975 di Pier Paolo Pasolini.
Negli anni successivi quando sembra ormai finita la sua carriera d’artista eccola di nuovo tornare in auge negli anni anni ’90 con il divertente serial televisivo “Villa Arzilla”.
La sua vita, come abbiamo visto, appare densa sia di gioie che di dolori… ma in ogni caso ha certamente lasciato un segno nella storia del cinema.
Apparentemente altera e distaccata, ma in realtà timida, ribelle e sognante aveva una bellezza aristocratica… e un po’ malinconica, ed anche “statuaria” come possiamo vedere ed ammirare nelle foto… ed in questo video tributo.
Moltissimi non sapranno nemmeno chi sia il personaggio
di cui ora parlerò
eppure
Caterina Boratto
è stata una delle più belle ed affascinanti donne del nostro Cinema
e grande diva, negli anni 30, all’epoca dei cd. “telefoni bianchi”.
(Torino 15.03.1915 – Roma 14.09.2010)
CATERINA BORATTO
BELLEZZA… CINEMA E… STORIA
a cura di Tony Kospan
.
.
DAI TELEFONI BIANCHI A VILLA ARZILLA
– Durante la guerra perse il fidanzato e 2 fratelli –
.
.
.
Era nata a Torino il 15 marzo 1915… e lì già giovanissima, al liceo musicale, si fece subito notare per le innate doti di fascino e classe.
Su segnalazione dell’attrice Evelina Paoli, nel 1937, le fu assegnata la parte principale nel film VIVERE.. dove recitava il celebre tenore Tito Schipa… entrando dunque nel mondo della celluloide dalla porta principale.
Scoppiò lì sul set, tra lei e Schipa, subito il classico… colpo di fulmine… ed ebbero una storia d’amore.
Nel ’38 recitò in “Chi è più felice di me?” sempre con Tito Schipa e la stessa regia di Brignonee poi in “Hanno rapito un uomo” con Vittorio de Sica.
Tito Schipa
Il successo di “Vivere” la rese famosa anche in America e nel 1939 fu scritturata dalla famosissima casa di produzione cinematografica Metro Goldwyn Mayer.
Lì fu subito amata ed ammirata… ma ormai sopraggiungevano gli anni della guerra che la costrinsero a tornare in Italia.
senza nemmeno riuscire a partecipare ad un film.
Tornata a Torino sotto i bombardamenti iniziò, in quegli anni drammatici, una bella storia d’amore con il conte Guidi di Romena che però mori poco dopo in un incidente aereo.
Visse quindi davvero momenti difficili e le furono vicini soprattuttoVittorio De Sicae Giuditta Rissone.
Le cose migliorarono con la chiamata a recitare nel 1942 in alcuni film di genere melò (melodrammatici) dove il mattattore era Amedeo Nazzari con cui ebbe una breve storia e soprattutto con la partecipazione al film “Campo de’ Fiori” (1943).
Qui ebbe rapporti difficili con Anna Magnani e conobbe Aldo Fabrizi, Peppino De Filippo ed il regista Mario Bonnard.
Amedeo Nazzari
Giungiamo agli ultimi anni di guerra e di nuovo il dramma la colpisce duramente… perdendo 2 fratelli… uno caduto da partigiano e l’altro martire di Cefalonia quando si rifiutò, con tutti gli ufficiali e soldati italiani presenti sull’isola greca di continuare la guerra (che per l’Italia era terminata) accanto ai tedeschi.
Un po’ di sollievo le giunse dall’ospitalità offertale nella clinica di lusso torinese “Sanatrix” .
Lì conobbe il proprietario Armando Ceratto che sposò.
Il dopoguerra la vede al centro di alterne vicende personal, belle come la nascita della figlia Marina, ma anche brutte come il fallimento del marito.
Caterina Boratto nel film “Giulietta degli spiriti” di Fellini
Una ripresa vera e propria in campo artistico avviene grazie alla chiamata di Fellini in Otto e mezzo (1963) e Giulietta degli spiriti (1965). .. ed altre importanti partecipazioni come “Io, io, io… e gli altri ” nel 1965 di Alessandro Blasetti con Franca Valeri, “Ardenne ’44: un inferno” nel 1969 e il controverso “Salò o le 120 giornate di Sodoma” nel 1975 di Pier Paolo Pasolini.
Negli anni successivi quando sembra ormai finita la sua carriera d’artista eccola di nuovo tornare in auge negli anni anni ’90 con il divertente serial televisivo “Villa Arzilla”.
La sua vita, come abbiamo visto, appare densa sia di gioie che di dolori… ma in ogni caso ha certamente lasciato un segno nella storia del cinema.
Apparentemente altera e distaccata, ma in realtà timida, ribelle e sognante aveva una bellezza aristocratica… e un po’ malinconica, ed anche “statuaria” come possiamo vedere ed ammirare nelle foto… ed in questo video tributo.
Le foto raccontano dunque 30 anni di amicizia e di collaborazione.
.
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Tazio Secchiaroli
Tazio Secchiaroli, tra i maggiori fotografi italiani del XX secolo, ha rivoluzionato il modo di fotografare il cinema portando il reportage sul set.
All’inizio della sua carriera era fotografo ambulante (“scattino”) e al mattino arrivava a Termini dove cominciava a fare le prime foto della giornata, alle persone in arrivo e partenza dalla stazione.
Mastroianni e Fellini
Mastroianni e Pasolini
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Il
Matrioianni e Anita Ekberg (La dolce vita)
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con la Loren
E concludiamo… con un… tris d'assi
Fellini.. Mastroianni e la Loren
MARCELLO MASTROIANNI IN UN VIDEO OMAGGIO
Le immagini… non tutte di Secchiaroli… da vari siti web – impaginazione Tony Kospan…
ma nel ’45, con la conoscenza di un grande regista
come Rossellini, s’avvicinò al mondo della celluloide.
Nel 1950 la sua prima regia (insieme con Lattuada)
con “Luci del varietà” mentre il debutto come unico regista
avvenne con “Lo sceicco bianco“.
Qui la sua vena artistica, che possiamo definire un misto di sogno e realtà che dona suggestioni magiche
inizia a manifestarsi, ma non trova consensi
nè dalla critica… nè dal pubblico.
Sordi in una mitica immagine da “I vitelloni”
Nel ’53 il suo primo grande successo con “I Vitelloni”
con il quale vinse il Leone d’argento alla Mostra di Venezia…
Il successo si confermò subito dopo,
anche a livello internazionale
con “La strada“.
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Mastroianni e Anita Ekberg ne “La dolce vita”
Ormai era diventato un regista affermato…
La sua carriera da quel momento è stata un susseguirsi
di successi di pubblico e di premi nei vari Festival del Cinema… con…
Le notti di Cabiria, 8 e mezzo, La dolce vita, Satyricon, Roma,
Amarcord, La città delle donne, Ginger e Fred.
.
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L’ultimo suo film è stato “E la nave va” nel 1990.
Oltre ai 4 premi Oscar vinti
gli fu poi conferito nel 1993
anche l’Oscar alla carriera.
Come ricordarlo ora al meglio se non con una scena,
tratta da un suo mitico film,
che mette in evidenza il suo stile poetico e sognante?
La passerella finale di Otto e mezzo (musica di Nino Rota)
Caterina Boratto nel film “Giulietta degli spiriti” di Fellini
Moltissimi non sapranno nemmeno chi sia il personaggio
di cui ora parlerò…
eppure
Caterina Boratto
è stata una delle più belle ed affascinanti donne del nostro Cinema…
e grande diva negli anni 30… all'epoca dei… “telefoni bianchi”.
(Torino 15 3 1915 – Roma 14 9 2010)
CATERINA BORATTO
BELLEZZA… CINEMA E… STORIA
a cura di Tony Kospan
.
.
DAI TELEFONI BIANCHI A VILLA ARZILLA
– Durante la guerra perse il fidanzato e 2 fratelli –
.
.
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Era nata a Torino il 15 marzo 1915… e lì già giovanissima, al liceo musicale, si fece subito notare per le innate doti di fascino e classe.
Su segnalazione dell'attrice Evelina Paoli, nel 1937, le fu assegnata la parte principale nel film VIVERE.. dove recitava il celebre tenore Tito Schipa… entrando dunque nel mondo della celluloide dalla porta principale.
Scoppiò lì sul set, tra lei e Schipa, subito il classico… colpo di fulmine… ed ebbero una storia d'amore.
Nel '38 recitò in “Chi è più felice di me?” sempre con Tito Schipa e la stessa regia di Brignonee poi in “Hanno rapito un uomo” con Vittorio de Sica.
Tito Schipa
Il successo di “Vivere” la rese famosa anche in America e nel 1939 fu scritturata dalla famosissima casa di produzione cinematografica Metro Goldwyn Mayer.
Lì fu subito amata ed ammirata… ma ormai sopraggiungevano gli anni della guerra che la costrinsero a tornare in Italia.
senza nemmeno riuscire a partecipare ad un film.
Tornata a Torino sotto i bombardamenti iniziò, in quegli anni drammatici, una bella storia d'amore con il conte Guidi di Romena che però mori poco dopo in un incidente aereo.
Visse quindi davvero momenti difficili e le furono vicini soprattuttoVittorio De Sicae Giuditta Rissone.
Le cose migliorarono con la chiamata a recitare nel 1942 in alcuni film di genere melò (melodrammatici) dove il mattattore era Amedeo Nazzari con cui ebbe una breve storia e soprattutto con la partecipazione al film “Campo de' Fiori” (1943).
Qui ebbe rapporti difficili con Anna Magnani e conobbe Aldo Fabrizi, Peppino De Filippo ed il regista Mario Bonnard.
Amedeo Nazzari
Giungiamo agli ultimi anni di guerra e di nuovo il dramma la colpisce duramente… perdendo 2 fratelli… uno caduto da partigiano e l'altro martire di Cefalonia quando si rifiutò, con tutti gli ufficiali e soldati italiani presenti sull'isola greca…, di continuare la guerra (che per l'Italia era terminata) accanto ai tedeschi.
Un po' di sollievo le giunse dall'ospitalità offertale nella clinica di lusso torinese “Sanatrix” .
Lì conobbe il proprietario Armando Ceratto che sposò.
Il dopoguerra la vede al centro di alterne vicende personali… belle come la nascita della figlia Marina… ma anche brutte come il fallimento del marito.
Una ripresa vera e propria in campo artistico avviene grazie alla chiamata di Fellini in Otto e mezzo (1963) e Giulietta degli spiriti (1965). .. ed altre importanti partecipazioni come “Io, io, io… e gli altri ” nel 1965 di Alessandro Blasetti con Franca Valeri, “Ardenne '44: un inferno” nel 1969 e il controverso “Salò o le 120 giornate di Sodoma” nel 1975 di Pier Paolo Pasolini.
Negli anni successivi quando sembra ormai finita la sua carriera d'artista eccola di nuovo tornare in auge negli anni anni '90 con il divertente serial televisivo “Villa Arzilla”.
La sua vita, come abbiamo visto, appare densa sia di gioie che di dolori… ma in ogni caso ha certamente lasciato un segno nella storia del cinema.
Apparentemente altera e distaccata, ma in realtà timida, ribelle e sognante aveva una bellezza aristocratica… e un po' malinconica, ed anche “statuaria” come possiamo vedere ed ammirare nelle foto… ed in questo video tributo.
Caterina Boratto nel film “Giulietta degli spiriti” di Fellini
Moltissimi non sapranno nemmeno chi sia il personaggio
di cui ora parlerò…
eppure
Caterina Boratto
è stata una delle più belle ed affascinanti donne del nostro Cinema…
e grande diva negli anni 30… all’epoca dei… “telefoni bianchi”.
(Torino 15 3 1915 – Roma 14 9 2010)
CATERINA BORATTO
BELLEZZA… CINEMA E… STORIA
a cura di Tony Kospan
.
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DAI TELEFONI BIANCHI A VILLA ARZILLA
– Durante la guerra perse il fidanzato e 2 fratelli –
.
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Era nata a Torino il 15 marzo 1915… e lì già giovanissima, al liceo musicale, si fece subito notare per le innate doti di fascino e classe.
Su segnalazione dell’attrice Evelina Paoli, nel 1937, le fu assegnata la parte principale nel film VIVERE.. dove recitava il celebre tenore Tito Schipa… entrando dunque nel mondo della celluloide dalla porta principale.
Scoppiò lì sul set, tra lei e Schipa, subito il classico… colpo di fulmine… ed ebbero una storia d’amore.
Nel ’38 recitò in “Chi è più felice di me?” sempre con Tito Schipa e la stessa regia di Brignonee poi in “Hanno rapito un uomo” con Vittorio de Sica.
Tito Schipa
Il successo di “Vivere” la rese famosa anche in America e nel 1939 fu scritturata dalla famosissima casa di produzione cinematografica Metro Goldwyn Mayer.
Lì fu subito amata ed ammirata… ma ormai sopraggiungevano gli anni della guerra che la costrinsero a tornare in Italia.
senza nemmeno riuscire a partecipare ad un film.
Tornata a Torino sotto i bombardamenti iniziò, in quegli anni drammatici, una bella storia d’amore con il conte Guidi di Romena che però mori poco dopo in un incidente aereo.
Visse quindi davvero momenti difficili e le furono vicini soprattuttoVittorio De Sicae Giuditta Rissone.
Le cose migliorarono con la chiamata a recitare nel 1942 in alcuni film di genere melò (melodrammatici) dove il mattattore era Amedeo Nazzari con cui ebbe una breve storia e soprattutto con la partecipazione al film “Campo de’ Fiori” (1943).
Qui ebbe rapporti difficili con Anna Magnani e conobbe Aldo Fabrizi, Peppino De Filippo ed il regista Mario Bonnard.
Amedeo Nazzari
Giungiamo agli ultimi anni di guerra e di nuovo il dramma la colpisce duramente… perdendo 2 fratelli… uno caduto da partigiano e l’altro martire di Cefalonia quando si rifiutò, con tutti gli ufficiali e soldati italiani presenti sull’isola greca…, di continuare la guerra (che per l’Italia era terminata) accanto ai tedeschi.
Un po’ di sollievo le giunse dall’ospitalità offertale nella clinica di lusso torinese “Sanatrix” .
Lì conobbe il proprietario Armando Ceratto che sposò.
Il dopoguerra la vede al centro di alterne vicende personali… belle come la nascita della figlia Marina… ma anche brutte come il fallimento del marito.
Una ripresa vera e propria in campo artistico avviene grazie alla chiamata di Fellini in Otto e mezzo (1963) e Giulietta degli spiriti (1965). .. ed altre importanti partecipazioni come “Io, io, io… e gli altri ” nel 1965 di Alessandro Blasetti con Franca Valeri, “Ardenne ’44: un inferno” nel 1969 e il controverso “Salò o le 120 giornate di Sodoma” nel 1975 di Pier Paolo Pasolini.
Negli anni successivi quando sembra ormai finita la sua carriera d’artista eccola di nuovo tornare in auge negli anni anni ’90 con il divertente serial televisivo “Villa Arzilla”.
La sua vita, come abbiamo visto, appare densa sia di gioie che di dolori… ma in ogni caso ha certamente lasciato un segno nella storia del cinema.
Apparentemente altera e distaccata, ma in realtà timida, ribelle e sognante aveva una bellezza aristocratica… e un po’ malinconica, ed anche “statuaria” come possiamo vedere ed ammirare nelle foto… ed in questo video tributo.
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