Archivio per l'etichetta ‘Eugenio Montale’
Helen M. Turner
Ora ascolta: ovunque io sia, riconoscerò le tue risate,
vedrò il sorriso nei tuoi occhi, sentirò la tua voce.
Il semplice fatto di sapere che tu sei da qualche parte
su questa terra sarà, nell’inferno, il mio angolo di Paradiso.
– Marc Levy, Sette giorni per l’eternità –
Helen M. Turner – Il giornale del mattino
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RIPENSO IL TUO SORRISO
– Eugenio Montale –
Ripenso il tuo sorriso, ed è per me un’acqua limpida
scorta per avventura tra le pietraie d’un greto,
esiguo specchio in cui guardi un’ellera e i suoi corimbi;
e su tutto l’abbraccio di un bianco cielo quieto.
Codesto è il mio ricordo; non saprei dire, o lontano,
se dal tuo volto si esprime libera un’anima ingenua,
vero tu sei dei raminghi che il male del mondo estenua
e recano il loro soffrire con sé come un talismano.
Ma questo posso dirti, che la tua pensata effigie
sommerge i crucci estrosi in un’ondata di calma,
e che il tuo aspetto s’insinua nella memoria grigia
schietto come la cima di una giovane palma.

Helen M. Turner – Gigli, lanterne e serenità – 1923
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PER CHI AMA VIVER L’ARTE
I N S I E M E
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Autogrill – Live n Bologna – 1984
Helen M. Turner
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Ci sono canzoni che, forse perché baciate dalle stelle,
raggiungono un successo mondiale
e suscitano in tantissimi la curiosità di conoscerne la storia.
Questa, del 1962, è una di queste ed ebbe un tale successo
che suscitò perfino l’interesse del grande poeta
Eugenio Montale
come potremo ora leggere in questo post.
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Parleremo dunque della storia di questa canzone,
di Vinicius de Moraes,
della ragazza musa ispiratrice del poetico testo…
della mitica spiaggia…
ed infine della poesia che Montale le dedicò.
Inoltre avremo anche la possibilità d’ascoltarla in 3 versioni.
Vinicius de Moraes e… la ragazza di Ipanema
E’ poi, da un punto di vista strettamente musicale,
la canzone che ha fatto conoscere la Bossa Nova al mondo
ed ancor oggi è la Bossa Nova più cantata.
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Ovviamente lui., l’autore, è Vinícius de Moraes
poeta, cantante, compositore, drammaturgo e diplomatico brasiliano.
Vinícius de Moraes
(Rio de Janeiro, 19 ottobre 1913 – Rio de Janeiro, 9 luglio 1980)
IL POETICO TESTO
LA RAGAZZA DI IPANEMA
Vinicius de Moraes
Guarda che cosa mai bella
Così piena di grazia
E’ lei la ragazza che viene e che passa
In un dolce equilibrio camminando verso il mare
Fanciulla dal corpo dorato
Dal sole di Ipanema
Il suo incedere è più che un poema
E’ la cosa più bella che abbia visto passare
Ah! Come mi sento solo…
Ah! Come tutto è così triste…
Ah! La bellezza che esiste
La bellezza che non è solo mia
E che pure passa da sola
Ah! Se lei sapesse che quando passa
Il mondo intero si riempie di grazia
E diventa più bello grazie all’amore
Solo grazie all’amore.
Joao Gilberto e la spiaggia di Ipanema
LA CANZONE IN UNA 1° VERSIONE
Ascoltiamola in una prima versione cantata
dal grande Joao Gilberto
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Joao Gilberto
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,
in versione originale… portoghese.
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LA STORIA DELLA CANZONE
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La leggenda vuole che i due autori, Vinicius de Moraes e Antônio Carlos Jobim, si incontrassero regolarmente in un bar di Ipanema per scrivere una commedia musicale e che ora, per ricordare che lì nacque la canzone ora porta il suo nome.

Il bar, allora Bar Veloso, era sulla strada che una ragazza percorreva tutti i giorni per recarsi da casa alla scuola.
La ragazza si chiamava Heloisa Pinheiro.
Guardandola tutti i pomeriggi i due musicisti colsero da lei l’ispirazione per la canzone che scrissero sui tavolini del bar.
Oggi il Bar Veloso si chiama “The girl from Ipanema” e il nome della strada è divenuto, da Rua Montenegro, Rua Vinícius de Moraes.
In realtà la storia è diversa (e forse meno romantica).
Eccola.
Nonostante i due abbiano sicuramente frequentato il bar, la melodia di questa canzone venne composta da Jobim al pianoforte della propria abitazione, in Rua Barro da Torre, per una commedia (Blimp) che Moraes aveva in mente ma di cui non aveva ancora scritto nulla.
Vinicius aveva scritto le parole di questa canzone a Petropolis, vicino a Rio de Janeiro.
Anche “Chega de Saudade” era stata scritta qui sei anni prima ma dedicandola proprio a Helô Pinheiro.
Heloisa Eneida Menezes Paes Pinto
Il titolo della canzone doveva essere “Menina que passa “ (La ragazza che passa).
Per quanto riguarda la ragazza, alta, abbronzata, mora con gli occhi verdi, bella e giovane, Jobim e Moraes la videro effettivamente passare molte volte davanti al Bar Veloso nell’inverno del 1962, perché Heloisa Eneida Menezes Paes Pinto, Helo per gli amici, viveva lì vicino in Rua Montenegro ed era cliente dello stesso bar.
Non c’era da stupirsi quindi che molti nel quartiere (e tutti in quel bar) la conoscessero.
LA CANZONE… 2° VERSIONE
Questa è in formato mp3…
L’AMBIENTAZIONE: LA SPIAGGIA DI IPANEMA
Non meno importante, per il fascino della canzone,
è certamente l’ambiente in cui nacque:
la mitica spiaggia di Ipanema
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La strada che attraversa la foresta Tijuca offre continuamente vedute spettacolari della spiaggia e del quartiere di Ipanema, del suo proseguimento Leblon e della Laguna Rodrigo de Freitas, che i carioca Chiamano la Lagoa.
Questa è la zona bella di Rio, sede di benessere e dei carioca neo ricchi.
Ipanema (è un nome indio che significa acque pericolose) si sviluppò come insediamento di frontiera nel 1894, con lunghe piste in terra battuta che correvano parallele alle dune di sabbia, e qualche capanna ai lati della strada.
Considerato un avamposto sperduto ai confini della civiltà, il quartiere fu a lungo ignorato, finché la calca di Copacabana divenne insopportabile per i suoi residenti benestanti, che si spostarono in un’ altra spiaggia più a sud: appunto a Ipanema.
Vinicius de Moraes e Helo Pinheiro qualche anno dopo
LA POESIA DI MONTALE
Infine ecco la sorprendente poesia
dedicata proprio a lei
da un insospettabile Montale.
Leggiadra ti distendi
sullo scoglio lucente di sale
e al sole bruci le membra.
Ricordi la lucertola
ferma sul masso brullo;
te insidia giovinezza,
quella il lacciòlo d’erba del fanciullo.
L’acqua’ è la forza che ti tempra,
nell’acqua ti ritrovi e ti rinnovi:
noi ti pensiamo come un’alga, un ciottolo
come un’equorea creatura
che la salsedine non intacca
ma torna al lito più pura.
Hai ben ragione tu!
Non turbare
di ubbie il sorridente presente.
La tua gaiezza impegna già il futuro
ed un crollar di spalle
dirocca i fortilizî
del tuo domani oscuro.
T’alzi e t’avanzi sul ponticello esiguo,
sopra il gorgo che stride:
il tuo profilo s’incide
contro uno sfondo di perla.
Esiti a sommo del tremulo asse,
poi ridi, e come spiccata da un vento
t’abbatti fra le braccia del tuo divino amico che t’afferra.
Ti guardiamo noi, della razza
di chi rimane a terra.
(Eugenio Montale, Ossi di seppia)
Ragazza di Ipanema
LA CANZONE… 3° VERSIONE
Quest’ultima versione è in italiano
cantata da Bruno Martino.
Il video presenta anche altre immagini
della ragazza, della spiaggia etc…
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Infine concludiamo con 3 recenti immagini
della Ragazza di Ipanema
ormai Nonna… ma sempre molto vivace.
F I N E
Fonti e testi da vari siti web – rielaborazione ed impaginazione Orso Tony
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Come rendere omaggio ad una grande poetessa del ‘900,
ed amica di Montale, scomparsa qualche anno fa
se non con una breve biografia, una piccola analisi della sua poetica
ed alcune sue belle poesie?
Personalmente l’ammiro molto per lo stile ed i contenuti
dei suoi versi che colpiscono ed emozionano.
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BREVE BIOGRAFIA
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Io non trovo mai l’ispirazione
è lei che trova me
M. L. Spaziani
Nata nel 1922 a Torino in una famiglia benestante
a 19 anni già dirige una rivista culturale
ed inizia ad aver contatti con grandi poeti dell’epoca come
Sandro Penna, Umberto Saba ed altri.
Torino 7.12.1924 – 30.6.2014
A 27 anni, nel 1949,
avviene un grande incontro…
quello con Montale.

Spaziani e Montale
La loro fu un’amicizia molto ma molto stretta
ed anche molto ma molto intensa e profonda
nonché densa di scambi sentimentali, culturali e poetici.
Definirono questo loro rapporto come un “sodalizio”.
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Dopo il 1950 Maria Luisa inizia a pubblicare diversi libri di poesie.
.
Si dedica però anche all’insegnamento,
alla scrittura di saggi ed articoli su giornali e riviste,
a partecipare come giurata in diversi premi letterari
e nel contempo intesse numerosi rapporti intellettuali
con grandi personaggi della cultura dell’epoca
come Picasso, Ezra Pound, Borges ed altri.
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Nel ’78 crea il Centro Eugenio Montale in onore del grande poeta.
L’ultima sua opera poetica è del 1990
La Giovanna D’Arco
dedicata a questo personaggio da lei molto amato.
POETICA
I temi ed i generi da lei curati
nella sua lunghissima vita letteraria
(durata oltre 60 anni)
si presentano nella massima varietà.
Tuttavia l’eleganza della sua scrittura,
la capacità di sintetizzare nelle parole mondi di pensieri
ed uno stile tutto particolare
rendono subito facilmente riconoscibili
le sue poesie ed in genere tutte le sue opere.

Carlo Emilio Gadda, M. L. Spaziani, Giuseppe Ungaretti (1950)
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ALCUNE SUE POESIE
SAREBBE
Sarebbe, il mondo, un fresco castagneto
se tutto mi guardasse coi tuoi occhi.
Marroni, intensi, laghetti dorati
ai raggi dolcemente declinanti.
Così gli occhi degli angeli, castagne
che hanno perso il riccio. Il Paradiso
è quella svestizione, ogni segreto
è arrivare al cuore

ENTRO IN QUESTO AMORE
Entro in questo amore come in una cattedrale,
come in un ventre oscuro di balena.
Mi risucchia un’eco di mare, e dalle grandi volte
scende un corale antico che è fuso alla mia voce.
Tu, scelto a caso dalla sorte, ora sei l’unico,
il padre, il figlio, l’angelo e il demonio.
Mi immergo a fondo in te, il più essenziale abbraccio,
e le tue labbra restano evanescenti sogni.
Prima di entrare nella grande navata,
vivevo lieta, ero contenta di poco.
Ma il tuo fascio di luce, come un’immensa spada,
relega nel nulla tutto quanto non sei.

E LUI MI ASPETTERA’
E lui mi aspetterà nell’ipertempo,
sorridente e puntuale, con saluti
e storie che alle poverette orecchie
dell’arrivata parranno incredibili.
Ma riconoscerà, lui, ciò che gli dico?
In poche note o versi qui raccolgo
i messaggi essenziali. Un altro raggio,
aria diversa glieli tradurrà.

A GIORNI ALTERNI
A giorni alterni sono io la luna
e tu l’immensa terra che mi attira,
e questa notte tu, tu sei la luna
– io ti tengo al guinzaglio –
so che mi stai sognando, mi accarezzi,
i globuli lo sanno del mio sangue,
ogni mio nervo teso come un arco
o un’arpa eolia che vibra al respiro.

QUANDO TI AMAVO
Quando ti amavo sognavo i tuoi sogni.
Ti guardavo le palpebre dormire,
le ciglia in lieve tremito.
Talvolta,
é a sipario abbassato che si snoda
con inauditi attori e luminarie,
– la meraviglia.

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Tony Kospan
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UN MODO DIVERSO DI VIVER
LA POESIA E LA CULTURA
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Piccola, criptica, ma famosissima e davvero sublime
è questa poesia del grande Montale.
L’autore anche qui utilizza una forma scarna ed essenziale
per manifestare con forza quel fondo di angoscia verso la vita
che lo caratterizza apparendogli essa sempre nemica ed oscura.
Eugenio Montale – Genova 12.10.1896 – Milano 12.9.1981
LA SPERANZA DI PURE RIVEDERTI
POESIA SUBLIME DI EUGENIO MONTALE

Poesia dunque non facile ma profonda,
del mitico Eugenio
nonché poi però leggibile ed interpretabile in vari modi.
Sembra, se ci fate caso,
esserci una voluta mescolanza di soggetti e predicati,
così come di concetti.

Ma preferisco rimanere nell’ambito
delle mie prime ed immediate sensazioni
chiedendo a voi aiuto nel caso abbiate colto invece
significati ed aspetti diversi.
Le mie sensazioni sono che il poeta
parli di un amore passato
e del conflitto che in lui esiste
tra desiderio e paura di riviverne qualche momento.
Avrebbe il poeta una qualche voglia di riveder quella persona
ma sente in sé una chiusura nella quale non sa
se predomina il senso della fine o quello dei ricordi
quasi come se davanti a lui ci fosse uno schermo
con uno scintillio (barbaglio) distorto ed evanescente.
Il destino (il servo gallonato) poi porta dove vuole lui…
trascinandoli chissà dove… i 2 amanti o possibili amanti… di una volta.
Ma ora leggiamola.

LA SPERANZA DI PURE RIVEDERTI
Eugenio Montale (da “Le Occasioni”)
La speranza di pure rivederti
m’abbandonava;
e mi chiesi se questo che mi chiude
ogni senso di te, schermo d’immagini,
ha i segni della morte o dal passato
è in esso, ma distorto e fatto labile,
un tuo barbaglio:
(a Modena, tra i portici,
un servo gallonato trascinava
due sciacalli al guinzaglio).

Magritte – La memoria
Spero di legger anche un vostro parere.
Ciao da Tony Kospan
POESIE E CULTURA VARIA?
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Karol Bak
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Non ti porterò dei fiori,
ma ti prenderò per mano
e ti porterò dai fiori.
Ti donerò la primavera.
– Pam Brown –



Karol Bak
RIPENSO IL TUO SORRISO
Eugenio Montale
Ripenso il tuo sorriso, ed è per me un’acqua limpida
scorta per avventura tra le pietraie d’un greto,
esiguo specchio in cui guardi un’ellera e i suoi corimbi;
e su tutto l’abbraccio di un bianco cielo quieto.
Codesto è il mio ricordo; non saprei dire, o lontano,
se dal tuo volto si esprime libera un’anima ingenua,
vero tu sei dei raminghi che il male del mondo estenua
e recano il loro soffrire con sé come un talismano.
Ma questo posso dirti, che la tua pensata effigie
sommerge i crucci estrosi in un’ondata di calma,
e che il tuo aspetto s’insinua nella memoria grigia
schietto come la cima di una giovane palma…

Karol Bak

da Tony Kospan
IL GRUPPO DI CHI AMA VIVER L’ARTE
I N S I E M E
Karol Bak
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E’ stato tra i massimi poeti dello scorso secolo
e Premio Nobel per la letteratura nel 1975.
(Genova 12.10.1896 – Milano 12 .9.1981)
EUGENIO MONTALE
IL SUO MONDO POETICO ED ALCUNE SUBLIMI POESIE
UN BREVE ACCENNO ALLA SUA POETICA
Consapevole che la conoscenza umana non può raggiungere l’assoluto,
nemmeno tramite l’amata poesia, Montale però a quest’ultima affida un compito
d’analisi della condizione umana in generale.
Egli riconosce solo l’esistenza del dovere e dell’amore
come elementi positivi da perseguire e da vivere
ma questo nell’ambito di una visione completamente
disillusa ed amara del senso della vita.
Aleggia, nei suoi versi intrisi di disillusione però,
l’immagine di una donna (reale… irreale?)
che a lui appare come un ponte tra la dura realtà e la metafisica.
Pur senza essere filosofica, dunque, la sua poesia
appare un raffinato strumento
di conoscenza ed approfondimento della condizione umana.
Ricordiamolo ed omaggiamolo dunque
con alcune sue poesie scelte tra le più note.
Foto di Ugo Mulas… per Ossi di seppia
ALCUNE POESIE
Bansky
FELICITA’ RAGGIUNTA
Felicità raggiunta, si cammina
per te sul fil di lama.
Agli occhi sei barlume che vacilla
al piede, teso ghiaccio che s’incrina;
e dunque non ti tocchi chi più t’ama.
Se giungi sulle anime invase
di tristezza e le schiari, il tuo mattino
è dolce e turbatore come i nidi delle cimase.
Ma nulla paga il pianto di un bambino
a cui fugge il pallone tra le case.
SPESSO IL MALE DI VIVERE HO INCONTRATO
Spesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l’incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.
Bene non seppi; fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.
Federico Zandomeneghi – Malinconia
LA BELLE DAME SANS MERCI
Certo i gabbiani cantonali hanno atteso invano
le briciole di pale che io gettavo
sul tuo balcone perché tu sentissi
anche chiusa nel sonno le loro strida.
Oggi manchiamo all’appuntamento tutti e due
e il nostro breakfast gela tra cataste
per me di libri inutili e per te di reliquie
che non so: calendari, astucci, fiale e creme.
Stupefacente il tuo volto s’ostina ancora, stagliato
sui fondali di calce del mattino;
ma una vita senz’ali non lo raggiunge e il suo fuoco
soffocato è il bagliore dell’accendino.
Renoir
RIPENSO IL TUO SORRISO…
Ripenso il tuo sorriso, ed è per me un’acqua limpida
scorta per avventura tra le pietraie d’un greto,
esiguo specchio in cui guardi un’ellera e i suoi corimbi;
e su tutto l’abbraccio di un bianco cielo quieto.
Codesto è il mio ricordo; non saprei dire, o lontano,
se dal tuo volto si esprime libera un’anima ingenua,
vero tu sei dei raminghi che il male del mondo estenua
e recano il loro soffrire con sé come un talismano.
Ma questo posso dirti, che la tua pensata effigie
sommerge i crucci estrosi in un’ondata di calma,
e che il tuo aspetto s’insinua nella memoria grigia
schietto come la cima di una giovane palma.
HO SCESO, DANDOTI IL BRACCIO
Ho sceso, dandoti il braccio,
almeno un milione di scale
E ora che non ci sei
è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve
il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora,
né più mi occorrono
Le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale
dandoti il braccio
Non già perché con quattr’occhi
forse si vede di più.
Con te le ho scese
perché sapevo che di noi due
Le sole vere pupille,
sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
E qui giù infine, in formato video
e letta dallo stesso Montale la notissima…
MERIGGIARE PALLIDO E ASSORTO
CIAO DA TONY KOSPAN
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Il tema poetico che affronteremo stavolta è la…
Sì… proprio così… le poesie parleranno di… Poesia!
LA POESIA IN POESIA.. ARTE.. AFORISMI.. E.. MUSICA
a cura di Tony Kospan
Il grande Montale disse che probabilmente la poesia è nata dalla necessità
di aggiungere un suono vocale al ritmo martellante delle musiche primitive.
Questo lascia immaginare un’origine comune tra musica e poesia
che poi sono diventate espressioni artistiche del tutto autonome…
benché a mio parere talvolta si reincontrano
quando ad esempio una poesia viene musicata
o il testo di una canzone è così bello da apparire… pura poesia.
Ma ci viene incontro
sulla validità dell’idea “montaliana”
questo antico brano.
“Questi versi e il loro ritmo compose Alane,
imitando con le parole
quello che aveva udito nel canto delle pernici.”
Alcmane VII sec.a.C.
Personalmente sono di ciò convintissimo ed infatti,
la vera poesia contiene, rima o non rima, metrica o non metrica,
un suo interno ritmo… una sua intrinseca musicalità.
La poesia ha una sua storia millenaria ed è giunta intatta
fino ai nostri giorni arricchendosi però sempre sempre di più
di temi, forme e contenuti di ogni genere costituendo così
un fantastico mondo capace di arricchire la nostra vita
facendoci volare sopra le nostre difficoltà e miserie.
Inoltre la poesia ci offre anche una chiave per aprire
alla nostra comprensione la serratura complicata di noi stessi.
Leggere una poesia al momento giusto infatti,
quando si è molto felici o quando si è veramente tristi,
può essere il modo migliore per “dialogare” con noi stessi
e/o per aprirci alla comprensione degli altri.
Parlare però di poesia, davvero a fondo, ci porterebbe a scrivere un trattato
che sarebbe lontano dalla brevità che desidera il mondo moderno
e comunque non esaurirebbe l’immenso tema del suo significato.
Ora, come di consueto,
prima di passare alle poesie,
ecco alcuni aforismi sul tema.
E’ proprio vero che la poesia è deliziosa,
infatti la prosa migliore è piena di poesia.
Virginia Woolf
Vivo nella poesia come le vene vivono del sangue
Antonia Pozzi
E se non vi piace la poesia
allora il mondo tenetevelo così com’è:
“scemo e faticoso”!
Enrico Dignani
La poesia non è un modo di esprimere un’opinione.
è un canto che sale da una ferita sanguinante
o da labbra sorridenti.
Kahlil Gibran
Il poeta cerca solo di mettere la testa in cielo.
E’ il logico che cerca di mettere il cielo dentro la propria testa.
Ed è la sua testa che si spacca.
Gilbert Keith Chesterton
La vera poesia può comunicare anche prima di essere capita
T. S. Eliot
Oscar Fehrer
Può sembrar strano… ma sono davvero tantissime le poesie
che parlano di… poesia.
I poeti infatti la sentono, la vivono, l’amano, la godono,
e talvolta la soffrono, come una parte quasi fisica di loro stessi.
Le seguenti sono le poesie prescelte stavolta
e come sempre sarebbe bello leggere quelle che, sul tema,
vostre o di altri autori, piacciono a a voi.
(Battisti – Il mio canto libero)
ARTE POETICA
Vicente Huidobro
Che il verso sia come una chiave
Che apre mille porte
Cade una foglia; qualcosa passa in volo;
Quanto guardano gli occhi sia creato,
E l’anima di chi ascolta resti a tremare.
Inventa nuovi mondi e cura la parola;
L’aggettivo, quando non dà vita, uccide.
Siamo nel ciclo dei nervi.
Il muscolo pende,
Come un ricordo, nei musei;
Ma non per questo abbiamo meno forza:
Il vero vigore
Risiede nella testa.
Perché cantate la rosa, o Poeti !
Fatela fiorire nella poesia;
Solo per noi
Vivono tutte le cose sotto il Sole,
Il poeta è un piccolo Dio.
(Poesia – Don Backy)
Mike Flan
POESIA
Carlos Drummond de Andrade
Ho speso un’ora pensando un verso
che la penna non vuole scrivere.
Tuttavia esso è qui dentro
inquieto, vivo.
Esso è qui dentro
e non vuole uscire.
Ma la poesia di questo momento
inonda tutta la mia vita.
(Mia Martini – Almeno tu nell’Universo)
PER SCHERZO
Hermann Hesse
Le mie poesie stanno
davanti alla tua porta,
bussano e s’inchinano:
mi apri?
Le mie poesie hanno
un suono di seta
come il fruscio del tuo vestito
sulle scalinate.
Le mie poesie portano
un dolce profumo
come nell’aiuola tua preferita
il giacinto.
Le mie poesie son vestite
di un rosso cupo,
che come il tuo vestito di seta
fruscia ed arde.
Le mie più belle poesie
assomigliano del tutto a te.
Stanno davanti alla porta e s’inchinano:
mi apri?
(Elisa – Una poesia anche per te)
Harry Wilson Watrous
LE RIME
Eugenio Montale
Le rime sono più noiose delle
dame di San Vincenzo: battono alla porta
e insistono. Respingerle è impossibile
e purché stiano fuori si sopportano.
Il poeta decente le allontana
(le rime), le nasconde, bara, tenta
il contrabbando. Ma le pinzochere ardono
di zelo e prima o poi (rime e vecchiarde)
bussano ancora e sono sempre quelle.
(Cocciante – Poesia)
Albert Edelfelt
AD ALCUNI PIACE LA POESIA
Wislawa Szymborska
Ad alcuni –
cioè non a tutti.
E neppure alla maggioranza, ma alla minoranza.
Senza contare le scuole, dove è un obbligo,
e i poeti stessi,
ce ne saranno forse due su mille.
Piace –
ma piace anche la pasta in brodo,
piacciono i complimenti e il colore azzurro,
piace una vecchia sciarpa,
piace averla vinta,
piace accarezzare un cane.
La poesia –
ma cos’è mai la poesia?
Più d’una risposta incerta
è stata già data in proposito.
Ma io non lo so, non lo so e mi aggrappo a questo
Come alla salvezza di un corrimano.
F I N E
UN MODO DIVERSO DI VIVER
LA POESIA E LA CULTURA
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E’ stato tra i massimi poeti dello scorso secolo
e Premio Nobel per la letteratura nel 1975.
(Genova 12.10.1896 – Milano 12 .9.1981)
EUGENIO MONTALE
IL SUO MONDO POETICO ED ALCUNE SUBLIMI POESIE
UN BREVE ACCENNO ALLA SUA POETICA
Consapevole che la conoscenza umana non può raggiungere l’assoluto,
nemmeno tramite l’amata poesia, Montale però a quest’ultima affida un compito
d’analisi della condizione umana in generale.
Egli riconosce solo l’esistenza del dovere e dell’amore
come elementi positivi da perseguire e da vivere
ma questo nell’ambito di una visione completamente
disillusa ed amara del senso della vita.
Aleggia, nei suoi versi intrisi di disillusione però,
l’immagine di una donna (reale… irreale?)
che a lui appare come un ponte tra la dura realtà e la metafisica.
Pur senza essere filosofica, dunque, la sua poesia
appare un raffinato strumento
di conoscenza ed approfondimento della condizione umana.
Ricordiamolo ed omaggiamolo dunque
con alcune sue poesie scelte tra le più note.
Foto di Ugo Mulas… per Ossi di seppia
ALCUNE POESIE
Bansky
FELICITA’ RAGGIUNTA
Felicità raggiunta, si cammina
per te sul fil di lama.
Agli occhi sei barlume che vacilla
al piede, teso ghiaccio che s’incrina;
e dunque non ti tocchi chi più t’ama.
Se giungi sulle anime invase
di tristezza e le schiari, il tuo mattino
è dolce e turbatore come i nidi delle cimase.
Ma nulla paga il pianto di un bambino
a cui fugge il pallone tra le case.
SPESSO IL MALE DI VIVERE HO INCONTRATO
Spesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l’incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.
Bene non seppi; fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.
Federico Zandomeneghi – Malinconia
LA BELLE DAME SANS MERCI
Certo i gabbiani cantonali hanno atteso invano
le briciole di pale che io gettavo
sul tuo balcone perché tu sentissi
anche chiusa nel sonno le loro strida.
Oggi manchiamo all’appuntamento tutti e due
e il nostro breakfast gela tra cataste
per me di libri inutili e per te di reliquie
che non so: calendari, astucci, fiale e creme.
Stupefacente il tuo volto s’ostina ancora, stagliato
sui fondali di calce del mattino;
ma una vita senz’ali non lo raggiunge e il suo fuoco
soffocato è il bagliore dell’accendino.
Renoir
RIPENSO IL TUO SORRISO…
Ripenso il tuo sorriso, ed è per me un’acqua limpida
scorta per avventura tra le pietraie d’un greto,
esiguo specchio in cui guardi un’ellera e i suoi corimbi;
e su tutto l’abbraccio di un bianco cielo quieto.
Codesto è il mio ricordo; non saprei dire, o lontano,
se dal tuo volto si esprime libera un’anima ingenua,
vero tu sei dei raminghi che il male del mondo estenua
e recano il loro soffrire con sé come un talismano.
Ma questo posso dirti, che la tua pensata effigie
sommerge i crucci estrosi in un’ondata di calma,
e che il tuo aspetto s’insinua nella memoria grigia
schietto come la cima di una giovane palma.
HO SCESO, DANDOTI IL BRACCIO
Ho sceso, dandoti il braccio,
almeno un milione di scale
E ora che non ci sei
è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve
il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora,
né più mi occorrono
Le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale
dandoti il braccio
Non già perché con quattr’occhi
forse si vede di più.
Con te le ho scese
perché sapevo che di noi due
Le sole vere pupille,
sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
E qui giù infine, in formato video
e letta dallo stesso Montale la notissima…
MERIGGIARE PALLIDO E ASSORTO
CIAO DA TONY KOSPAN
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Raimundo de Madrazo

Se l’amore fosse nella carne,
lo brucerei con ferro rovente e sarei in pace.
Ma è nell’anima… inaccessibile.
– Khalil Gibran –
Raimundo de Madrazo – Album dei ricordi
RIPENSO IL TUO SORRISO
– Eugenio Montale –
Ripenso il tuo sorriso, ed è per me un’acqua limpida
scorta per avventura tra le pietraie d’un greto,
esiguo specchio in cui guardi un’ellera e i suoi corimbi;
e su tutto l’abbraccio di un bianco cielo quieto.
Codesto è il mio ricordo; non saprei dire, o lontano,
se dal tuo volto si esprime libera un’anima ingenua,
vero tu sei dei raminghi che il male del mondo estenua
e recano il loro soffrire con sé come un talismano.
Ma questo posso dirti, che la tua pensata effigie
sommerge i crucci estrosi in un’ondata di calma,
e che il tuo aspetto s’insinua nella memoria grigia
schietto come la cima di una giovane palma…

Raimundo de Madrazo – Coppia in maschera



by Tony Kospan

POESIE E CULTURA VARIA?


Raimundo de Madrazo – Flirt
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Helen M. Turner
Ora ascolta: ovunque io sia, riconoscerò le tue risate,
vedrò il sorriso nei tuoi occhi, sentirò la tua voce.
Il semplice fatto di sapere che tu sei da qualche parte
su questa terra sarà, nell’inferno, il mio angolo di Paradiso.
Marc Levy, Sette giorni per l’eternità
Helen M. Turner – Il giornale del mattino
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RIPENSO IL TUO SORRISO
– Eugenio Montale –
Ripenso il tuo sorriso, ed è per me un’acqua limpida
scorta per avventura tra le pietraie d’un greto,
esiguo specchio in cui guardi un’ellera e i suoi corimbi;
e su tutto l’abbraccio di un bianco cielo quieto.
Codesto è il mio ricordo; non saprei dire, o lontano,
se dal tuo volto si esprime libera un’anima ingenua,
vero tu sei dei raminghi che il male del mondo estenua
e recano il loro soffrire con sé come un talismano.
Ma questo posso dirti, che la tua pensata effigie
sommerge i crucci estrosi in un’ondata di calma,
e che il tuo aspetto s’insinua nella memoria grigia
schietto come la cima di una giovane palma.

Helen M. Turner – Gigli, lanterne e serenità – 1923

PER CHI AMA VIVER L’ARTE
I N S I E M E
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Autogrill – Live n Bologna – 1984
Helen M. Turner
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