Archivio per l'etichetta ‘Edouard Manet’

Bar delle Folies – Bergère
MANET
BREVE BIOGRAFIA… CAPOLAVORI…
ED ANALISI DELLA SUA ARTE
a cura di Tony Kospan
Édouard Manet (Parigi 23.1.1832 – Parigi 30.4.1883)
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BREVE BIOGRAFIA
Nato a Parigi in una famiglia ricca e colta fu iscritto al Collegio Rollin dove incontrò Antonin Proust di cui divenne amico per la vita.
Qui si appassionò a varie forme d’arte.
Il padre, magistrato, avrebbe voluto che lui intraprendesse la sua stessa carriera ma in Manet era troppo forte l’amore per la pittura a cui aveva già iniziato ad interessarsi.
Allora il padre lo fece imbarcare su di nave dove lavorò per un anno e dove forse ebbe origine quella grave malattia reumatica che lo perseguitò sempre.
Al ritorno a casa il padre comprese la forza della sua passione e l’iscrisse all’atelier di Thomas Couture noto pittore dell’epoca.
Argenteuil
Dopo alcuni anni Manet abbandonò questo atelier perché troppo accademico e formale, e passò allo studio di Léon Bonnat pittore allora in auge, dove fece amicizia prima con Berthe Morisot e poi con un gruppo di giovani innovatori…
Questo gruppo era composto tra altri da Degas, Monet, Renoir, Sisley, Cézanne e Pissarro… cioè dai futuri mitici impressionisti.
Poco dopo, nel 1856, aprì un suo atelier.
Colazione nello studio di prima mattina
Fece anche viaggi in Germania, Italia, Spagna e Paesi Bassi per studiare le opere dei grandi pittori dell’epoca e del passato.
Con le sue opere divenne una figura di spicco e di riferimento del mondo impressionista che contribuì a creare, anche se non volle mai identificarsi nella corrente, affermando la sua totale libertà espressiva.
Chi volesse leggere un’analisi di questo suo mitico dipinto
La ferrovia
Ebbe molti problemi di salute oltre a quelli di natura reumatica, come la sifilide, e soprattutto dal 1879 l’atassia, che in pochi anni lo condusse alla morte.
Nel 1881 il governo francese, su proposta dell’amico Proust, lo insignì della Legion d’onore.
Seppure con grandi difficoltà fisiche, dipinse fino alla morte.

Emile Zola
OPERE PRINCIPALI… CRITICHE E SCANDALI
– Il bevitore di assenzio… prima sua opera originale che piacque moltissimo a Baudelaire ed in cui è chiara
l’influenza di Diego Velázquez fu criticatissima per il suo realismo e rifiutata al Salon del 1859.
Manet stesso disse che se invece di un parigino avesse disegnato un uomo spagnolo forse sarebbe stata compresa molto meglio.

– Dejeuner sur l’herbe, famosissima, destò scandalo al Salon del 1863, non tanto per i 2 uomini vestiti e le 2 donne nude ma per il fatto che l’abbigliamento maschile era contemporaneo!

– L’Olympia pure sollevò molto scandalo perché il soggetto era una prostituta vista sul “posto di lavoro”, per il suo sguardo provocante
e per la mano sul pube che avrebbe offeso le virtù tradizionali femminili mentre i critici dichiararono errate le scelte dei colori.
ANALISI DELLO STILE
Fin dalle sue prime opere appare evidente l’innovazione del suo linguaggio pittorico rispetto al classicismo e dopo un certo tempo in cui restò nell’ambito della pittura d’atelier passò a quella che si definisce “en plein air“.
Manet abbandona infatti le classiche modalità del chiaroscuro e della prospettiva per creare dipinti con macchie di colore stese in modo uniforme.

Autoritratto con tavolozza
Manet è quello che ha operato il taglio più incisivo rispetto al precedente modo di dipingere.
Suol dirsi che dopo di lui la pittura non è stata più la stessa.
Per gli storici dell’arte questo suo contributo alla modernità vale perfino più del suo pur grande contributo alla nascita dell’impressionismo.
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Al balcone
F I N E
VIVERE L’ARTE… INSIEME?
Relax
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Manet – Nel conservatorio
Sorridi anche se il tuo sorriso è triste,
perché più triste di un sorriso triste
c’è la tristezza di non saper sorridere.
– Jim Morrison –
Manet dipinge Monet all’opera nella sua barca-studio
L’INFINITO MISTERO
Francesca Santucci
Improvviso, il buio della casa
il sole rischiarò,
il canto dei canarini rallegrò,
rianimò il salto del gatto,
ravvivò i fiori del giardino
le lacrime si tramutarono in sorriso,
il pianto in gioia
e la tristezza diventò quasi allegria:
oh, Amore, l’infinito
Manet
Manet
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Manet – Prima colazione
Stavolta, nell’ambito del libero accostamento
tra arte e musica classica,
s’insinua in modo sublime anche la “narrativa” .
Manet – Autoritratto
ARTE MUSICA CLASSICA E NARRATIVA
MANET – LISZT E ZOLA
a cura di Tony Kospan
Liszt
Dunque porto all’auspicabile vostro godimento,
che spero simile al mio,
una liaison tra una mitica rapsodia ungherese di Liszt
e il dipinto di Manet che ritrae… Emile Zola
(insieme ad altri dipinti di Manet)
Emile Zola
Zola, famoso autore del mitico romanzo realista “Nanà”
e considerato il creatore del naturalismo,
è uno degli scrittori francesi dell’800 che preferisco.
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Manet
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Per chi ama le emozioni che trasmettono
musica, arte e narrativa… ecco allora
– un pensiero di Zola…
– il noto dipinto dedicato da Manet allo scrittore,
e
– la rapsodia… di Liszt.
Clicca sul mitico, poetico e sognante dipinto qui giù per leggerne storia ed analisi


La ferrovia – Manet
IL BRANO DI ZOLA
In mezzo all’aperta pianura, sotto un cielo senza stelle, nero d’un nero d’inchiostro, un uomo percorreva, solo, la strada maestra tra Marchiennes e Montsou; dieci chilometri di massicciata che si lanciava in linea retta attraverso campi di barbabietole.
Quasi non vedeva dove metteva i piedi; e dell’immenso orizzonte piatto che lo circondava aveva solo sentore per le raffiche del vento di marzo: vaste raffiche che spazzavano la pianura come un mare; gelate da leghe e leghe di palude e di landa sulle quali erano passate.
Non un profilo d’alberi sul cielo; diritta come un molo, la strada si protendeva in un buio impenetrabile allo sguardo.
– Emile Zola –
ZOLA DIPINTO DA MANET E LA MUSICA DI LISZT
Rapsodia di Liszt – Un sospiro 
Ritratto di Emile Zola – Edouard Manet
Ciao da Tony Kospan
Manet – Isabelle Lemonnier
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Berthe Morisot è stata forse (o senza forse)
la vera donna dell’impressionismo
e non solo come pittrice.

Giorno d’estate
BERTHE MORISOT
OVVERO L’IMPRESSIONISMO AL FEMMINILE
Tony Kospan
L’importanza del suo ruolo è stata davvero misconosciuta
sia ai suoi tempi che nel corso degli anni
(per il solo fatto che era una donna)
e soltanto da poco
sta riavendo la grande considerazione che merita.

Qui è ritratta da E. Manet
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Nata in una famiglia bene e di notevole cultura di Bourges
(era anche nipote del noto pittore Jean-Honoré Fragonard)
si trasferì nel 1855 a Parigi dove iniziò gli studi
di disegno mostrando subito notevoli qualità.
Il marito Eugene Manet con la figlia Julie
Non potendosi iscrivere all’Ecole des Beaux-Arts perché donna,
i suoi genitori allora iniziarono ad invitare nella loro casa
amici artisti e soprattutto pittori che le dessero degli insegnamenti.
Bourges 14.1.1841 – Parigi 2.3.1895
Successivamente frequentò gli sudi
di diversi pittori molto in voga all’epoca.
Nel 1864 venne ammessa al Salon, e nel 1868 conobbe
il grande Edouard Manet che divenne subito un grande ammiratore
sia della sua bellezza che delle sue opere
e con cui strinse un “sodalizio” pittorico e non solo
che durò molto a lungo anche se poi
lei ne sposerà il fratello Eugène.
L’amicizia con Manet l’influenzò molto
e l’avvicinò al mondo impressionista.
In questo periodo l’uso frequentissimo del bianco
unito a colori intensi e vibranti
le consentiva di raggiungere effetti luminosi e delicati.
La favola
Ma per le tragedie della guerra franco-prussiana
a partire dal 1870 questi colori luminosi vennero meno
per tornare però dopo la guerra con l’aggiunta
geniale anche di pennellate capaci di mostrare
anche il movimento e la fluidità dell’acqua.
Nel 1874 partecipa alla mitica mostra di Nadar…
la prima degli Impressionisti.

Il marito Eugene Manet con la figlia Julie
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La mostra ebbe grande successo ma le sue opere
ebbero sia commenti entusiastici che derisioni.
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Ma da quel momento
per tutti divenne “la donna dell’impressionismo“.
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Nel 1879 nacque sua figlia Julie.
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Qui è ritratta da E. Manet
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Dopo la morte del marito, nel 1892,
si dedicò ancor di più alla pittura
mentre i critici, che l’avevano sempre freddamente valutata,
incominciarono ad apprezzare le sue opere.

La tematica delle sue opere è molto spesso.
classicamente femminile.

La toletta

Lo specchio
Morì nel 1895 a soli 54 anni
rimpianta da tutto il mondo dell’impressionismo.
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Il poeta Paul Valery scrisse di lei:
“La particolarità di Berthe Morisot
fu quella di vivere la sua pittura
e di dipingere la sua vita”
Per la sua personalità forte e non banale
e per esser una pittrice fu costretta
a vivere sempre lottando contro le maldicenze
degli ambienti più retrogradi ed ottusi dell’epoca
(che purtroppo non mancavano allora come non mancano oggi).
Tony Kospan
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IL GRUPPO DI CHI AMA L’ARTE FIGURATIVA
(PITTURA, SCULTURA, FOTOGRAFIA E CINEMA)
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Il mondo della moda ed il mondo dell’arte
non sono né distanti né antagonisti.
In generale il rapporto tra arte e moda è biunivoco
nel senso che gli artisti ritraggono quel che vedono
ma nel contempo
diffondono per il mondo stili, tagli, costumi, colori etc…
In questo post osserveremo in particolare come si è svolto
questo rapporto tra gli impressionisti ed i modi di vestire
e nel contempo ci tufferemo in una bella raccolta di capolavori.
Lo faremo esaminando questi mitici dipinti con occhio
più attento agli abiti ed agli ambienti ritratti,
e capiremo, forse meglio che con altri documenti,
i cambiamenti nella moda e nella vita francese
della seconda metà dell’800.
ARTE E MODA
L’HAUTE COUTURE E GLI IMPRESSIONISTI
a cura di Tony Kospan
per il blog
Sappiamo già che l’arte,
oltre ad esser un mezzo di trasmissione
di emozioni, idee, storie, visioni, filosofie (in senso lato) etc.,
spesso svolge anche altre sorprendenti funzioni.
Tissot – I Marchesi Miramon con i figli – 1865
Degas – La toletta
In questa occasione dunque avremo la possibilità di esaminare con attenzione,
attraverso le pennellate degli impressionisti,
i vestiti delle persone ed i loro accessori, gli spazi esterni ed interni
della vita francese, mondana ma non solo, in quegli anni.
Manet – La cappellaia – 1866
Bazille – Riunione di famiglia – 1867
All’epoca non era certo ancora nata l’Haute Couture,
nel significato che oggi diamo a questa parola,
(o se preferite l’Alta Moda, ma parlando di Parigi mi pare più giusta la prima)
eppure i dipinti già mostrano in modo chiaro un avanzare prepotente,
certo più nell’alta società,
della ricercatezza nel vestire e di stili riconosciuti come distintivi
di un elegante modo di apparire e di vivere.
Manet – Il balcone – 1868/9
Giorno di pioggia a Parigi – Gustave Caillebotte – 1877
Nasceva, proprio in quel periodo, la moda,
così come l’intendiamo oggi,
benché negli ultimi decenni sembra si sia affermata
(ma è proprio così?)
un’assoluta libertà nel vestire.
Manet
Edgar Degas – Dalla modista
Tornando agli impressionisti essi ci testimoniano quindi,
persino meglio delle prime immagini fotografiche
nelle quali la posa prevale su tutto oscurando la naturalezza,
la reale evoluzione del modo di vestire maschile e femminile dal 1860 al 1890.
Manet – La ferrovia – 1872
Edouard Manet – Il bar alle Folies-Bergère
Certo in passato nell’osservare i dipinti quasi tutti ci siamo soffermiati
su tanti aspetti artistici ed emozionali
tralasciando però di approfondire importanti particolari..
come appunto i vestiti, gli accessori, le scene di vita e gli ambienti rappresentati.
Jean Béraud – Une soirée – 1878
Albert Bartholomé – Nella serra – 1881
Penso però che ora, dopo questa riflessione,
molti di noi li guarderanno con occhi diversi non trascurando
questi altri interessanti aspetti storici, sociologici e culturali.
Proprio sul rapporto tra moda ed arte (in particolare l’impressionismo)
ci sono state recenti mostre a Parigi, al Musée d’Orsay ed a Chicago
a cui hanno partecipato anche case di Alta Moda…
con modelli, documenti, disegni, incisioni, stampe e riviste dell’epoca.
Tony Kospan
Copyright Tony Kospan
IL NUOVO GRUPPO IN CUI VIVER L’ARTE
INSIEME
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Oggi 17 febbraio è la festa del gatto.
Festeggiamolo quindi anche noi… ma a modo nostro
prima conoscendo l’origine della festa e poi…
con poesie, dipinti, aforismi, canzoni in suo onore.
L’ORIGINE DELLA FESTA
Per chi non conoscesse il motivo per il quale ogni 17 di febbraio si celebra… il gatto, ecco la storia di questa festa.
L’idea nacque nel 1990 nella fervida mente della giornalista e gattofila Claudia Angeletti, che propose ai lettori della rivista TuttoGatto un referendum per stabilire il giorno più adatto per festeggiare il nostro beniamino.
Fu stato scelto il mese di febbraio perché al segno dell’Acquario appartengono gli spiriti intuitivi, liberi e anticonformisti come solo i gatti sanno essere.

Perché il giorno 17?
Il 17 è un numero considerato sfortunato perché in cifre romane si scrive XVII, anagramma di VIXI,“vissi”, cioè sono morto.
Nel bacino del mediterraneo presso i popoli latini questo numero viene considerato sfortunato mentre nel Nord Europa il 17 è considerato un numero positivo.
Infatti il 17 si può leggere 1 e 7, una vita per sette volte e il gatto, per tradizione popolare ha sette vite.
Quindi la scelta del 17 è stata fatta anche per combattere la superstizione in genere e quella del gatto nero.
In Italia la festa ufficiale si svolge in varie città e con diverse modalità.
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Prima di passare alle poesie ecco alcuni aforismi,
a mio parere, molto simpatici
AFORISMI SUI GATTI
I gatti occupano gli angoli vuoti
del mondo umano.
Quelli comodi.
Marion Garretty
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Per un gatto l’idea
di essere proprietà di qualcun altro
è ridicola.
Jeffrey Moussaieff Masson
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Ho molto studiato i filosofi e i gatti.
La saggezza dei gatti
è infinitamente superiore.
Hippolyte Taine
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I gatti, come categoria,
non hanno mai completamente superato
il complesso di superiorità
dovuto al fatto che, nell’antico Egitto,
erano adorati come dèi.
Pelham Grenville Wodehouse
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I cani ci insegnano ad amare;
i gatti ci insegnano a vivere.
Merrit Malloy
Le poesie prescelte,
a partire da una simpatica filastrocca di Rodari
sono tutte di noti poeti.
POESIE E CANZONI SUI GATTI
(44 gatti)
Louis Waincatumprela
IL GIORNALE DEI GATTI
Gianni Rodari
I gatti hanno un giornale
con tutte le novità
e sull’ultima pagina
la “Piccola pubblicità”.
“Cercasi casa comoda
con poltrone fuori moda:
non si accettano bambini
perché tirano la coda.”
“Cerco vecchia signora
a scopo compagnia.
Precisare referenze
e conto in macelleria.”
“Premiato cacciatore
cerca impiego in granaio.”
“Vegetariano, scapolo,
cerca ricco lattaio.”
I gatti senza casa
la domenica dopopranzo
leggono questi avvisi
più belli di un romanzo:
per un’oretta o due
sognano ad occhi aperti,
poi vanno a prepararsi
ai notturni concerti.
(Tintarella di luna – Mina)
Corcos – La gatta bianca
VIENI MIO BEL GATTO
Baudelaire
Vieni, mio bel gatto,
sul mio cuore innamorato;
trattieni le unghie della zampa,
e lasciami sprofondare
nei tuoi begli occhi striati
di metallo e d’agata.
Quando le dita indugiano ad accarezzare
la tua testa e il dorso elastico
e la mano s’inebria del piacere di palpare
il tuo corpo elettrico,
vedo la mia donna in spirito.
Il suo sguardo
come il tuo, amabile bestia,
profondo e freddo,
taglia e fende come un dardo,
e, dai piedi fino alla testa,
un’aria sottile, un minaccioso profumo
circolano attorno al suo corpo bruno.
(Un gatto nel blu – Roberto Carlos)
Carl Kahler – Gli amanti di mia moglie – 1891
LA GATTA
Umberto Saba
La tua gattina è diventata magra.
altro male non è il suo che d’amore:
male che alle tue cure la consacra.
Non provi un’accorata tenerezza?
Non la senti vibrare come un cuore
sotto alla tua carezza?
Ai miei occhi è perfetta
come te questa tua selvaggia gatta,
ma come te ragazza
e innamorata, che sempre cercavi,
che senza pace qua e là t’aggiravi,
che tutti dicevano: «è pazza».
è come te ragazza.
(Gatto di strada – Pooh)
Émile Munier
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GATTO CHE GIOCHI PER STRADA
Pessoa
Gatto che giochi per strada
come se fosse il tuo letto
invidio questa tua sorte
che nemmeno sorte si chiama.
Buon servo di leggi fatali
che governano pietre e persone,
possiedi istinti comuni
e senti solo ciò che senti.
Sei felice perché sei così,
tutto il nulla che sei è tuo.
Io mi vedo e non mi ho,
mi conosco e non sono io.
(La gatta – Gino Paoli)
J. W. Godward – La favorita
DONNA E GATTA
Paul Verlaine
Lei giocava con la sua gatta
e che meraviglia era vedere
la bianca mano e la bianca zampa
trastullarsi nell’ombra della sera!
Lei nascondeva – la scellerata –
sotto i guanti di filo nero
le micidiali unghie d’agata
taglienti e chiare come un rasoio.
Anche l’altra faceva la smorfiosa
e ritraeva i suoi artigli d’acciaio,
ma il diavolo non ci perdeva nulla
e nel boudoir, in cui tintinnava, aereo,
il suo riso, brillavano 4 punti fosforescenti
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Ciao… anzi miao…
a tutti anche dal mio Kimba
PER LE NOVITA’
SE IL BLOG TI PIACE
I S C R I V I T I
F. Z. Buhler
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Edouard Manet
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L’unica cosa che non riceviamo mai abbastanza è l’amore;
l’unica cosa che non doniamo mai abbastanza è l’amore.
– Henry Miller –
Edouard Manet
IN UN MOMENTO
Dino Campana
In un momento
Sono sfiorite le rose
I petali caduti
Perchè io non potevo dimenticare le rose
Le cercavamo insieme
Abbiamo trovato delle rose
Erano le sue rose erano le mie rose
Questo viaggio chiamavamo amore
Col nostro sangue
E colle nostre lagrime facevamo le rose
Che brillavano un momento al sole del mattino
Le abbiamo sfiorite sotto il sole tra i rovi
Le rose che non erano le nostre rose
Le mie rose le sue rose
E così dimenticammo le rose.
Edouard Manet – Al caffè
da Orso Tony
IL NUOVO GRUPPO IN CUI VIVER L’ARTE
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(Ma che freddo fa – Nada)
Edouard Manet – Un bar alle Folies-bergère
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Spesso le opere d’arte ci parlano e ci donano emozioni… ma anche riflessioni.
Però non bisogna fermarsi ad uno sguardo sommario ma osservarle con un po’ di attenzione e così scorgere i messaggi poetici, storici, sociali, ambientali etc. che l’autore ha voluto esternare e condividere.
Questa nota opera di Manet è bella certo di per sé… ma svela anche i pensieri e le visioni del suo autore.
Eppure quando fu presentata al Salone fu sbeffeggiata e derisa come sempre accade quando i contemporanei non riescono ad apprezzare (perché non le capiscono o si rifiutano di capirle) le novità artistiche.
L’analizzerò evidenziando anche le volute e suggestive contrapposizioni esistenti nell’opera.
DESCRIZIONE DEL DIPINTO
Veniamo ad una prima descrizione dell’opera.
Vediamo nei pressi di una cancellata della stazione Saint-Lazare di Parigi una bella signora, che sembra guardare verso di noi, seduta con in braccio un cucciolo che dorme, un ventaglio ed un libro.
Ha uno sguardo dolce, malinconico e trasognato come se avesse improvvisamente lasciato la lettura perché sorpresa da una frase del libro o dal rumore del treno e sia ora assorta nei pensieri o nei ricordi.
Accanto a lei, ma con le spalle rivolte a chi guarda, una ragazza osserva qualcosa al di là dell’inferriata… presumibilmente il treno a vapore che si avverte dietro la nuvola di fumo.
La signora del dipinto non è una modella qualunque, è Victorine Meurent, una delle muse di Manet ma anche una sua ex compagna.
E’ la stessa che vediamo nei due più scandalosi (per i perbenisti dell’epoca) dipinti di Manet “L’Olimpia” e “Le dejuener sur l’herbe” per i quali Manet ebbe non pochi grattacapi.
La bambina invece è la figlia di un suo amico pittore nonché proprietario del giardino accanto alla stazione in cui è ambientata la scena.
ATTUALITA’ E VISIONE DEL FUTURO
Osserviamo una prima divisione.
La cancellata di ferro è l’elemento che scinde il dipinto in 2 sezioni.
Nella prima vediamo le 2 protagoniste e nell’altra, meno visibile ma chiaramente immaginabile, la stazione ed il treno.
Esse rappresentano rispettivamente la realtà umana e le nuove tecnologie dell’epoca.
Si sa della passione di Manet per i treni e la grande stima per i macchinisti capaci di guidare quei mostri d’acciaio.
In quel periodo in Europa ed in tutto il mondo si costruivano ferrovie ed esse, insieme agli altri mezzi di locomozione e di comunicazione più moderni e veloci, alla costruzione di nuovi macchinari etc., rappresentavano per i popoli dell’800 l’anteprima di un auspicabile felice mondo futuro.
RICORDI E SOGNI
Ma veniamo alla seconda e più profonda contrapposizione.
La donna e la bambina guardano in direzioni opposte.
La donna non è giovane ed ha un passato non trascurabile come ben sa lo stesso pittore che la conosce molto bene.
Lei si disinteressa della ferrovia ed il suo sguardo è rivolto verso di noi e dunque appare rivolto al passato ed ai ricordi.
La ragazza invece è troppo piccola per avere un passato e, al contrario della donna, guarda verso la ferrovia aggrappata all’inferriata come se cercasse di scorgere il futuro che però ovviamente, e Manet con lo sbuffo di fumo ce lo fa capire, non può che sognarlo.
LO STILE DEL DIPINTO
Pur essendo Manet notoriamente avversario del classicismo (e di ogni corrente) da giovane si esercitò nell’atelier di un accademico e studiò l’arte classica italiana ed olandese.
Dunque era in grado di dipingere con stili diversi che adattava ai temi delle sue opere senza preoccuparsi di avvicinarsi o meno all’una o all’altra corrente dell’epoca.
Anche qui notiamo una bipartizione.
Mentre la donna viene dipinta con precisione con il suo libro aperto ed il cagnolino addormentato (classico richiamo alla “Venere di Urbino” di Tiziano) e tanti altri particolari, la bambina invece è descritta con poche ma potenti, geniali pennellate di puro e trionfante colore.
Nel suo complesso il dipinto appare comunque risentire molto della suggestione impressionista.
F I N E
Copyright Tony Kospan
Vietata la copia del post senza indicare autore e blog
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Bar delle Folies – Bergère
MANET
BREVE BIOGRAFIA… CAPOLAVORI…
ED ANALISI DELLA SUA ARTE
a cura di Tony Kospan
Édouard Manet (Parigi 23.1.1832 – Parigi 30.4.1883)
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BREVE BIOGRAFIA
Nato a Parigi in una famiglia ricca e colta fu iscritto al Collegio Rollin dove incontrò Antonin Proust di cui divenne amico per la vita.
Qui si appassionò a varie forme d’arte.
Il padre, magistrato, avrebbe voluto che lui intraprendesse la sua stessa carriera ma in Manet era troppo forte l’amore per la pittura a cui aveva già iniziato ad interessarsi.
Allora il padre lo fece imbarcare su di nave dove lavorò per un anno e dove forse ebbe origine quella grave malattia reumatica che lo perseguitò sempre.
Al ritorno a casa il padre comprese la forza della sua passione e l’iscrisse all’atelier di Thomas Couture noto pittore dell’epoca.
Argenteuil
Dopo alcuni anni Manet abbandonò questo atelier perché troppo accademico e formale, e passò allo studio di Léon Bonnat pittore allora in auge, dove fece amicizia prima con Berthe Morisot e poi con un gruppo di giovani innovatori…
Questo gruppo era composto tra altri da Degas, Monet, Renoir, Sisley, Cézanne e Pissarro… cioè dai futuri mitici impressionisti.
Poco dopo, nel 1856, aprì un suo atelier.
Colazione nello studio di prima mattina
Fece anche viaggi in Germania, Italia, Spagna e Paesi Bassi per studiare le opere dei grandi pittori dell’epoca e del passato.
Con le sue opere divenne una figura di spicco e di riferimento del mondo impressionista che contribuì a creare, anche se non volle mai identificarsi nella corrente, affermando la sua totale libertà espressiva.
Chi volesse leggere un’analisi di questo suo mitico dipinto
La ferrovia
Ebbe molti problemi di salute oltre a quelli di natura reumatica, come la sifilide, e soprattutto dal 1879 l’atassia, che in pochi anni lo condusse alla morte.
Nel 1881 il governo francese, su proposta dell’amico Proust, lo insignì della Legion d’onore.
Seppure con grandi difficoltà fisiche, dipinse fino alla morte.

Emile Zola
OPERE PRINCIPALI… CRITICHE E SCANDALI
– Il bevitore di assenzio… prima sua opera originale che piacque moltissimo a Baudelaire ed in cui è chiara
l’influenza di Diego Velázquez fu criticatissima per il suo realismo e rifiutata al Salon del 1859.
Manet stesso disse che se invece di un parigino avesse disegnato un uomo spagnolo forse sarebbe stata compresa molto meglio.

– Dejeuner sur l’herbe, famosissima, destò scandalo al Salon del 1863, non tanto per i 2 uomini vestiti e le 2 donne nude ma per il fatto che l’abbigliamento maschile era contemporaneo!

– L’Olympia pure sollevò molto scandalo perché il soggetto era una prostituta vista sul “posto di lavoro”, per il suo sguardo provocante
e per la mano sul pube che avrebbe offeso le virtù tradizionali femminili mentre i critici dichiararono errate le scelte dei colori.
ANALISI DELLO STILE
Fin dalle sue prime opere appare evidente l’innovazione del suo linguaggio pittorico rispetto al classicismo e dopo un certo tempo in cui restò nell’ambito della pittura d’atelier passò a quella che si definisce “en plein air“.
Manet abbandona infatti le classiche modalità del chiaroscuro e della prospettiva per creare dipinti con macchie di colore stese in modo uniforme.

Autoritratto con tavolozza
Manet è quello che ha operato il taglio più incisivo rispetto al precedente modo di dipingere.
Suol dirsi che dopo di lui la pittura non è stata più la stessa.
Per gli storici dell’arte questo suo contributo alla modernità vale perfino più del suo pur grande contributo alla nascita dell’impressionismo.
.
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Al balcone
F I N E
VIVERE L’ARTE… INSIEME?
Relax
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Berthe Morisot è stata forse (o senza forse)
la vera donna dell’impressionismo
e non solo come pittrice.

Giorno d’estate
BERTHE MORISOT
OVVERO L’IMPRESSIONISMO AL FEMMINILE
Tony Kospan
L’importanza del suo ruolo è stata davvero misconosciuta
sia ai suoi tempi che nel corso degli anni
(per il solo fatto che era una donna)
e soltanto da poco
sta riavendo la grande considerazione che merita.

Qui è ritratta da E. Manet
.
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Nata in una famiglia bene e di notevole cultura di Bourges
(era anche nipote del noto pittore Jean-Honoré Fragonard)
si trasferì nel 1855 a Parigi dove iniziò gli studi
di disegno mostrando subito notevoli qualità.
Il marito Eugene Manet con la figlia Julie
Non potendosi iscrivere all’Ecole des Beaux-Arts perché donna,
i suoi genitori allora iniziarono ad invitare nella loro casa
amici artisti e soprattutto pittori che le dessero degli insegnamenti.
Bourges 14.1.1841 – Parigi 2.3.1895
Successivamente frequentò gli sudi
di diversi pittori molto in voga all’epoca.
Nel 1864 venne ammessa al Salon, e nel 1868 conobbe
il grande Edouard Manet che divenne subito un grande ammiratore
sia della sua bellezza che delle sue opere
e con cui strinse un “sodalizio” pittorico e non solo
che durò molto a lungo anche se poi
lei ne sposerà il fratello Eugène.
L’amicizia con Manet l’influenzò molto
e l’avvicinò al mondo impressionista.
In questo periodo l’uso frequentissimo del bianco
unito a colori intensi e vibranti
le consentiva di raggiungere effetti luminosi e delicati.
La favola
Ma per le tragedie della guerra franco-prussiana
a partire dal 1870 questi colori luminosi vennero meno
per tornare però dopo la guerra con l’aggiunta
geniale anche di pennellate capaci di mostrare
anche il movimento e la fluidità dell’acqua.
Nel 1874 partecipa alla mitica mostra di Nadar…
la prima degli Impressionisti.

Il marito Eugene Manet con la figlia Julie
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La mostra ebbe grande successo ma le sue opere
ebbero sia commenti entusiastici che derisioni.
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Ma da quel momento
per tutti divenne “la donna dell’impressionismo“.
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Nel 1879 nacque sua figlia Julie.
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Qui è ritratta da E. Manet
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Dopo la morte del marito, nel 1892,
si dedicò ancor di più alla pittura
mentre i critici, che l’avevano sempre freddamente valutata,
incominciarono ad apprezzare le sue opere.

La tematica delle sue opere è molto spesso.
classicamente femminile.

La toletta

Lo specchio
Morì nel 1895 a soli 54 anni
rimpianta da tutto il mondo dell’impressionismo.
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Il poeta Paul Valery scrisse di lei:
“La particolarità di Berthe Morisot
fu quella di vivere la sua pittura
e di dipingere la sua vita”
Per la sua personalità forte e non banale
e per esser una pittrice fu costretta
a vivere sempre lottando contro le maldicenze
degli ambienti più retrogradi ed ottusi dell’epoca
(che purtroppo non mancavano allora come non mancano oggi).
Tony Kospan
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IL GRUPPO DI CHI AMA L’ARTE FIGURATIVA
(PITTURA, SCULTURA, FOTOGRAFIA E CINEMA)
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