Archivio per l'etichetta ‘cinema emozioni

Fellini – Nel suo cinema trionfano il sogno e la poesia – Ricordo e video   Leave a comment

 
 
 
 
Federico Fellini e la moglie Giulietta Masini
 
 
 
 
 
FELLINI…
VERO MAGO DEL CINEMA DEL II NOVECENTO
 
 
 
 

(Rimini 20.01.920 – Roma 31.10.1993)
 
 
 

Vincitore di 4 premi Oscar e di tanti altri premi
è stato certamente uno dei massimi protagonisti
della storia del cinema… mondiale… del 900
per la sua capacità di coniugare

l’arte cinematografica
alla poesia… alle emozioni… al sogno.

 
 
 
 
 
 
 

BREVE BIOGRAFIA
 
 
 
La sua carriera ebbe inizio nel ’29 come…  
disegnatore satirico
dopo esser giunto a Roma dalla natia Rimini…
 
 
Negli anni ’40 passò alla collaborazione
nella stesura di sceneggiature teatrali
ma nel ’45, con la conoscenza di un grande regista
come Rossellini, s’avvicinò al mondo della celluloide.
 
 
 
 
 
 
 
 
Nel 1950 la sua prima regia (insieme con Lattuada)
con “Luci del varietà” mentre il debutto come unico regista
avvenne con “Lo sceicco bianco“.
 
 
Qui la sua vena artistica, che possiamo definire
un misto di sogno e realtà che dona suggestioni magiche
inizia a manifestarsi, ma non trova consensi
nè dalla critica… nè dal pubblico.
 
 
 
 

Sordi in una mitica immagine da “I vitelloni”

 
 
 
 
Nel ’53 il suo primo grande successo con “I Vitelloni
con il quale vinse il Leone d’argento alla Mostra di Venezia
 
 
Il successo si confermò subito dopo,
anche a livello internazionale
con “La strada“.
 
.


.
.
.
Mastroianni e Anita Ekberg ne “La dolce vita”
 
 
 
 
Ormai era diventato un regista affermato…
 
La sua carriera da quel momento è stata un susseguirsi
di successi di pubblico e di premi nei vari Festival del Cinema… con…
Le notti di Cabiria, 8 e mezzo, La dolce vita, Satyricon, Roma,
Amarcord, La città delle donne, Ginger e Fred.
 .
.
 
 
 
 
 
 .
.
 
L’ultimo suo film è stato “E la nave va” nel 1990.

Oltre ai 4 premi Oscar vinti
gli fu poi conferito nel 1993
anche l’Oscar alla carriera.







  
Come ricordarlo ora al meglio se non con una scena,
 tratta da un suo mitico film,
che mette in evidenza il suo stile poetico e sognante?

  La passerella finale di Otto e mezzo (musica di Nino Rota)


 
fre bia pouce

 
 
 
Tony Kospan

 
 
 
Gif Animate Frecce (117) Clicca qui giù per le novità del blog


 
 

FERRO3.. LA CASA VUOTA – Film coreano poetico.. delicato e premiatissimo.. ma non per tutti   Leave a comment

 
 


SIAMO TUTTI CASE VUOTE
Kim Ki-duk 

Siamo tutti case vuote 
e aspettiamo qualcuno
che apra la porta e ci renda liberi.
Un giorno il mio desiderio si avvera. 
Un uomo arriva come un fantasma
e mi libera dalla mia prigionia. 
E io lo seguo, senza dubbi, senza riserve.
Finché incontro il mio nuovo destino




 
POST VARI ARTE E NON CLASSIFIC,
 
 
 
 

FERRO TRE – LA CASA VUOTA
 CINEMA E… POESIA
By Tony Kospan
 
 
 
 
 
 
 
 



I versi iniziali sono di un regista,  Kim Ki-duk, un regista capace di donare tali e tante emozioni disarmanti che lasciano lo spettatore sbalordito (nel bene o nel male) insieme ai paesaggi, le musiche, le parole al contagocce, il ritmo mai frenetico dei gesti, le inquadrature degli sguardi dei protagonisti, gli spaccati di vita.
 
Anche il suo film è un’opera che, con la sua poeticità, tocca il cuore… ed  è stato definito un’opera straordinaria che…

 
 
 
insegna ad amare…
ed a farci conoscere e vivere l’amore

 

 
 
ma non un amore qualunque bensì un amore che è un vortice di sensazioni ed è impossibile da rendere con le parole.
 
Forse l’estrema e migliore sintesi del film può essere proprio quella che ci narra il regista stesso… con la poesia che su apre il post.

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il film è del 2004 e viene considerato un po’ difficile per la sua atmosfera rarefatta, ma se si riesce ad entrare nel clima del film le emozioni vere e profonde si presentano a bizzeffe.
 
Fu presentato al Festival di Venezia dove ebbe un grande successo di critica… che lo definì appunto un grande film… ma non per tutti.
 
Segue ora una trama-recensione ed un’altra recensione che a mio parere ben descrivono la profondità e forse la difficoltà del film.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Veniamo ora alla trama descrittaci daInvisibile“.

 
 
Il “Ferro 3” del titolo è la mazza da golf meno utilizzata dal giocatore, che impolverata nell’apposito contenitore testimonia la lontananza da casa; ma è anche il simbolo di un primo incontro teneramente folle, trasformato in ripetizione ossessiva come strana dichiarazione d’amore. Un miracolo di spazi e di sguardi, che cala l’asso nella potenza dell’antitesi: il luogo fisico della Casa, fulcro esistenziale di una borghesia panciuta e violenta, è finalmente dominato dall’uomo che al turbine delle vacue parole prodotte da una crisi di coppia oppone il rumore del silenzio, semplicemente. La comprensione tra amanti viene affidata ad un rapporto di complicità restituito attraverso particolari e docili minuzie, in un crescendo filmico presto emozionante; il timido sfiorarsi dei piedi è il simbolo di una cinepresa ostinatamente platonica, l’accoppiamento fisico è regalato all’intuizione (niente sesso, soltanto un briciolo di onanismo) come se fosse anch’esso invisibile. In questo conatus verso il sentimento, da parte di uno spettro forse sfinito dalla solitudine, il regista solo apparentemente rinuncia alle suggestioni predilette; la sua cosmologia della violenza è sotterranea ma egualmente presente, rarefatta ma chiaramente ineludibile. Esplode un cinema tremendo, che esaltando appieno la scelta silenziosa del protagonista ammazza ogni possibile commento: la pallina da golf sulla testa della donna per scalfire la materia cerebrale, il teorema di violenza domestica suggerito e quindi doppiamente doloroso. Di progressiva perfezione l’evoluzione del protagonista: egli, spezzando l’idillio con la Casa nel delinearsi di quello con la Donna, non ha più ragione di proseguire nelle sue occupazioni e si abbandona all’arresto. Sarà la fine del viaggio verso l’invisibilità, il suo pieno compiersi tra le pareti di una cella carceraria; si dissolve il sogno di comporre la violenza (la sepoltura del cadavere) mentre subirla non fa più male (il prigioniero malmenato), l’uomo invisibile è ormai totalmente estraniato mentre lo spettatore non è mai stato così in empatia. Ciò che non si vede (l’occhio…) è più che mai presente: con dolce ironia ed impeccabile eleganza la pellicola approda all’ultima sequenza, un ritorno alla Casa primaria che tradisce netta circolarità. Kim Ki-duk sotto l’ombrello del film minore firma ad oggi il suo capolavoro: infine appoggia delicatamente sul piatto la contrapposizione ultima e devastante. Il pugno e la carezza, come sempre, in profonda antitesi: Lui non è più neanche un personaggio ma pura pantomima, silenzio ma dialogo dei sensi, un bacio fantasma che appiana i lividi del vivere.
 
 
 
 
 
 

Non è dato sapere se il mondo in cui viviamo

è sogno o realtà.

 

 

 

 

 

 

Questo il parere – recensione di “Silence on tourne

 

Il film regala una luminosa certezza, quella del talento vivace e rigoroso di un regista che riesce a innestare senza tentennamenti l’ironia terribile e i sussulti horror dei primi film nel corpo di opere d’inappuntabile equilibrio e inesausta invenzione (il gioco delle cornici e delle superfici trasparenti, gli imprevisti e depistanti movimenti di macchina), lontanissime da ogni bamboleggiante poeticismo e proprio per questo realmente poetiche, di una poesia fatta di carne e di lacrime quanto di soffio etereo, capace di stregare in eguale misura il cuore e il cervello (per tacere dello stomaco).

 

 

Ma ora cerchiamo d’aver un’idea del film

guardando questo breve video.

 

 
fre bia pouce
 
 
 
 

Ciao da Tony Kospan







Fellini – Mini biografia artistica del grande regista nei cui film trionfano l’arte.. il sogno e la poesia   1 comment

 
 
 
 
Federico Fellini e la moglie Giulietta Masini
 
 
 
 
 
FELLINI…
VERO MAGO DEL CINEMA DEL II NOVECENTO
 
 
 
 

(Rimini 20.01.920 – Roma 31.10.1993)
 
 
 

Vincitore di 4 premi Oscar e di tanti altri premi
è stato certamente uno dei massimi protagonisti
della storia del cinema… mondiale… del 900
per la sua capacità di coniugare

l’arte cinematografica
alla poesia… alle emozioni… al sogno.

 
 
 
 
 
 
 

BREVE BIOGRAFIA
 
 
 
La sua carriera ebbe inizio nel ’29 come…  
disegnatore satirico
dopo esser giunto a Roma dalla natia Rimini…
 
 
Negli anni ’40 passò alla collaborazione
nella stesura di sceneggiature teatrali
ma nel ’45, con la conoscenza di un grande regista
come Rossellini, s’avvicinò al mondo della celluloide.
 
 
 
 
 
 
 
 
Nel 1950 la sua prima regia (insieme con Lattuada)
con “Luci del varietà” mentre il debutto come unico regista
avvenne con “Lo sceicco bianco“.
 
 
Qui la sua vena artistica, che possiamo definire
un misto di sogno e realtà che dona suggestioni magiche
inizia a manifestarsi, ma non trova consensi
nè dalla critica… nè dal pubblico.
 
 
 
 

Sordi in una mitica immagine da “I vitelloni”

 
 
 
 
Nel ’53 il suo primo grande successo con “I Vitelloni
con il quale vinse il Leone d’argento alla Mostra di Venezia
 
 
Il successo si confermò subito dopo,
anche a livello internazionale
con “La strada“.
 
.


.
.
.
Mastroianni e Anita Ekberg ne “La dolce vita”
 
 
 
 
Ormai era diventato un regista affermato…
 
La sua carriera da quel momento è stata un susseguirsi
di successi di pubblico e di premi nei vari Festival del Cinema… con…
Le notti di Cabiria, 8 e mezzo, La dolce vita, Satyricon, Roma,
Amarcord, La città delle donne, Ginger e Fred.
 .
.
 
 
 
 
 
 .
.
 
L’ultimo suo film è stato “E la nave va” nel 1990.

Oltre ai 4 premi Oscar vinti
gli fu poi conferito nel 1993
anche l’Oscar alla carriera.







  
Come ricordarlo ora al meglio se non con una scena,
 tratta da un suo mitico film,
che mette in evidenza il suo stile poetico e sognante?

  La passerella finale di Otto e mezzo (musica di Nino Rota)


 
fre bia pouce

 
 
 
Tony Kospan

 
 
 
Gif Animate Frecce (117) Clicca qui giù per le novità del blog


 
 

Fellini mitico regista – Nella sua arte cinematografica il trionfo del sogno e della poesia   Leave a comment

 
 
 
 
Federico Fellini e la moglie Giulietta Masini
 
 
 
 
 
FELLINI…
VERO MAGO DEL CINEMA DEL II NOVECENTO
 
 
 
 

(Rimini 20.01.920 – Roma 31.10.1993)
 
 
 

Vincitore di 4 premi Oscar e di tanti altri premi
è stato certamente uno dei massimi protagonisti
della storia del cinema… mondiale… del 900
per la sua capacità di coniugare

l’arte cinematografica
alla poesia… alle emozioni… al sogno.

 
 
 
 
 
 
 

BREVE BIOGRAFIA
 
 
 
La sua carriera ebbe inizio nel ’29 come…  
disegnatore satirico
dopo esser giunto a Roma dalla natia Rimini…
 
 
Negli anni ’40 passò alla collaborazione
nella stesura di sceneggiature teatrali
ma nel ’45, con la conoscenza di un grande regista
come Rossellini, s’avvicinò al mondo della celluloide.
 
 
 
 
 
 
 
 
Nel 1950 la sua prima regia (insieme con Lattuada)
con “Luci del varietà” mentre il debutto come unico regista
avvenne con “Lo sceicco bianco“.
 
 
Qui la sua vena artistica, che possiamo definire
un misto di sogno e realtà che dona suggestioni magiche
inizia a manifestarsi, ma non trova consensi
nè dalla critica… nè dal pubblico.
 
 
 
 

Sordi in una mitica immagine da “I vitelloni”

 
 
 
 
Nel ’53 il suo primo grande successo con “I Vitelloni
con il quale vinse il Leone d’argento alla Mostra di Venezia
 
 
Il successo si confermò subito dopo,
anche a livello internazionale
con “La strada“.
 
.


.
.
.
Mastroianni e Anita Ekberg ne “La dolce vita”
 
 
 
 
Ormai era diventato un regista affermato…
 
La sua carriera da quel momento è stata un susseguirsi
di successi di pubblico e di premi nei vari Festival del Cinema… con…
Le notti di Cabiria, 8 e mezzo, La dolce vita, Satyricon, Roma,
Amarcord, La città delle donne, Ginger e Fred.
 .
.
 
 
 
 
 
 .
.
 
L’ultimo suo film è stato “E la nave va” nel 1990.

Oltre ai 4 premi Oscar vinti
gli fu poi conferito nel 1993
anche l’Oscar alla carriera.







  
Come ricordarlo ora al meglio se non con una scena,
 tratta da un suo mitico film,
che mette in evidenza il suo stile poetico e sognante?

  La passerella finale di Otto e mezzo (musica di Nino Rota)


 
fre bia pouce

 
 
 
Tony Kospan

 
 
 
Gif Animate Frecce (117) Clicca qui giù per le novità del blog


 
 

FERRO3.. LA CASA VUOTA – Film coreano non facile ma poetico.. delicato e premiatissimo   Leave a comment

 
 


SIAMO TUTTI CASE VUOTE
Kim Ki-duk 

Siamo tutti case vuote 
e aspettiamo qualcuno
che apra la porta e ci renda liberi.
Un giorno il mio desiderio si avvera. 
Un uomo arriva come un fantasma
e mi libera dalla mia prigionia. 
E io lo seguo, senza dubbi, senza riserve.
Finché incontro il mio nuovo destino




 
 
 
 
 

FERRO TRE – LA CASA VUOTA
 CINEMA E… POESIA
By Tony Kospan
 
 
 
 
 
 
 
 



I versi iniziali sono di un regista,  Kim Ki-duk, un regista capace di donare tali e tante emozioni disarmanti che lasciano lo spettatore sbalordito (nel bene o nel male) insieme ai paesaggi, le musiche, le parole al contagocce, il ritmo mai frenetico dei gesti, le inquadrature degli sguardi dei protagonisti, gli spaccati di vita.
 
Anche il suo film è un’opera che, con la sua poeticità, tocca il cuore… ed  è stato definito un’opera straordinaria che…

 
 
 
insegna ad amare…
ed a farci conoscere e vivere l’amore

 

 
 
ma non un amore qualunque bensì un amore che è un vortice di sensazioni ed è impossibile da rendere con le parole.
 
Forse l’estrema e migliore sintesi del film può essere proprio quella che ci narra il regista stesso… con la poesia che su apre il post.

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il film è del 2004 e viene considerato un po’ difficile per la sua atmosfera rarefatta, ma se si riesce ad entrare nel clima del film le emozioni vere e profonde si presentano a bizzeffe.
 
Fu presentato al Festival di Venezia dove ebbe un grande successo di critica… che lo definì appunto un grande film… ma non per tutti.
 
Segue ora una trama-recensione ed un’altra recensione che a mio parere ben descrivono la profondità e forse la difficoltà del film.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Veniamo ora alla trama descrittaci daInvisibile“.

 
 
Il “Ferro 3” del titolo è la mazza da golf meno utilizzata dal giocatore, che impolverata nell’apposito contenitore testimonia la lontananza da casa; ma è anche il simbolo di un primo incontro teneramente folle, trasformato in ripetizione ossessiva come strana dichiarazione d’amore. Un miracolo di spazi e di sguardi, che cala l’asso nella potenza dell’antitesi: il luogo fisico della Casa, fulcro esistenziale di una borghesia panciuta e violenta, è finalmente dominato dall’uomo che al turbine delle vacue parole prodotte da una crisi di coppia oppone il rumore del silenzio, semplicemente. La comprensione tra amanti viene affidata ad un rapporto di complicità restituito attraverso particolari e docili minuzie, in un crescendo filmico presto emozionante; il timido sfiorarsi dei piedi è il simbolo di una cinepresa ostinatamente platonica, l’accoppiamento fisico è regalato all’intuizione (niente sesso, soltanto un briciolo di onanismo) come se fosse anch’esso invisibile. In questo conatus verso il sentimento, da parte di uno spettro forse sfinito dalla solitudine, il regista solo apparentemente rinuncia alle suggestioni predilette; la sua cosmologia della violenza è sotterranea ma egualmente presente, rarefatta ma chiaramente ineludibile. Esplode un cinema tremendo, che esaltando appieno la scelta silenziosa del protagonista ammazza ogni possibile commento: la pallina da golf sulla testa della donna per scalfire la materia cerebrale, il teorema di violenza domestica suggerito e quindi doppiamente doloroso. Di progressiva perfezione l’evoluzione del protagonista: egli, spezzando l’idillio con la Casa nel delinearsi di quello con la Donna, non ha più ragione di proseguire nelle sue occupazioni e si abbandona all’arresto. Sarà la fine del viaggio verso l’invisibilità, il suo pieno compiersi tra le pareti di una cella carceraria; si dissolve il sogno di comporre la violenza (la sepoltura del cadavere) mentre subirla non fa più male (il prigioniero malmenato), l’uomo invisibile è ormai totalmente estraniato mentre lo spettatore non è mai stato così in empatia. Ciò che non si vede (l’occhio…) è più che mai presente: con dolce ironia ed impeccabile eleganza la pellicola approda all’ultima sequenza, un ritorno alla Casa primaria che tradisce netta circolarità. Kim Ki-duk sotto l’ombrello del film minore firma ad oggi il suo capolavoro: infine appoggia delicatamente sul piatto la contrapposizione ultima e devastante. Il pugno e la carezza, come sempre, in profonda antitesi: Lui non è più neanche un personaggio ma pura pantomima, silenzio ma dialogo dei sensi, un bacio fantasma che appiana i lividi del vivere.
 
 
 
 
 
 

Non è dato sapere se il mondo in cui viviamo

è sogno o realtà.

 

 

 

 

 

 

Questo il parere – recensione di “Silence on tourne

 

Il film regala una luminosa certezza, quella del talento vivace e rigoroso di un regista che riesce a innestare senza tentennamenti l’ironia terribile e i sussulti horror dei primi film nel corpo di opere d’inappuntabile equilibrio e inesausta invenzione (il gioco delle cornici e delle superfici trasparenti, gli imprevisti e depistanti movimenti di macchina), lontanissime da ogni bamboleggiante poeticismo e proprio per questo realmente poetiche, di una poesia fatta di carne e di lacrime quanto di soffio etereo, capace di stregare in eguale misura il cuore e il cervello (per tacere dello stomaco).

 

 

Ma ora cerchiamo d’aver un’idea del film

guardando questo breve video.

 

 
fre bia pouce
 
 
 
 

Ciao da Tony Kospan







Fellini – Breve biografia artistica del grande regista nei cui film trionfano l’arte.. il sogno e la poesia   1 comment

 
 
 
 
Federico Fellini e la moglie Giulietta Masini
 
 
 
 
 
FELLINI…
VERO MAGO DEL CINEMA DEL II NOVECENTO
 
 
 
 

(Rimini 20.01.920 – Roma 31.10.1993)
 
 
 

Vincitore di 4 premi Oscar e di tanti altri premi
è stato certamente uno dei massimi protagonisti
della storia del cinema… mondiale… del 900
per la sua capacità di coniugare

l’arte cinematografica
alla poesia… alle emozioni… al sogno.

 
 
 
 
 
 
 

BREVE BIOGRAFIA
 
 
 
La sua carriera ebbe inizio nel ’29 come…  
disegnatore satirico
dopo esser giunto a Roma dalla natia Rimini…
 
 
Negli anni ’40 passò alla collaborazione
nella stesura di sceneggiature teatrali
ma nel ’45, con la conoscenza di un grande regista
come Rossellini, s’avvicinò al mondo della celluloide.
 
 
 
 
 
 
 
 
Nel 1950 la sua prima regia (insieme con Lattuada)
con “Luci del varietà” mentre il debutto come unico regista
avvenne con “Lo sceicco bianco“.
 
 
Qui la sua vena artistica, che possiamo definire
un misto di sogno e realtà che dona suggestioni magiche
inizia a manifestarsi, ma non trova consensi
nè dalla critica… nè dal pubblico.
 
 
 
 

Sordi in una mitica immagine da “I vitelloni”

 
 
 
 
Nel ’53 il suo primo grande successo con “I Vitelloni
con il quale vinse il Leone d’argento alla Mostra di Venezia
 
 
Il successo si confermò subito dopo,
anche a livello internazionale
con “La strada“.
 
.


.
.
.
Mastroianni e Anita Ekberg ne “La dolce vita”
 
 
 
 
Ormai era diventato un regista affermato…
 
La sua carriera da quel momento è stata un susseguirsi
di successi di pubblico e di premi nei vari Festival del Cinema… con…
Le notti di Cabiria, 8 e mezzo, La dolce vita, Satyricon, Roma,
Amarcord, La città delle donne, Ginger e Fred.
 .
.
 
 
 
 
 
 .
.
 
L’ultimo suo film è stato “E la nave va” nel 1990.

Oltre ai 4 premi Oscar vinti
gli fu poi conferito nel 1993
anche l’Oscar alla carriera.







  
Come ricordarlo ora al meglio se non con una scena,
 tratta da un suo mitico film,
che mette in evidenza il suo stile poetico e sognante?

  La passerella finale di Otto e mezzo (musica di Nino Rota)


 
fre bia pouce

 
 
 
Tony Kospan

 
 
 
Gif Animate Frecce (117) Clicca qui giù per le novità del blog


 
 

I Ponti di Madison County – La trama in breve.. le immagini e 4 video con le scene più belle del mitico film d’amore   Leave a comment







L’eterno conflitto tra dovere e passione
è il leit motiv di questo grandissimo film.




 
 
 
 
 
I PONTI DI MADISON COUNTY
 
 
 
 
 
 

 

 
 
Uno dei più struggenti film d’amore degli anni ’90, imperniato, come sempre, su una impossibilità.
 
Un’altra conferma del classicismo di un regista che qui affronta di petto il genere, attraversandolo controcorrente.

Seduce l’ambientazione, fra l’incanto iperrealista del paesaggio rurale e la perfetta definizione delle scene di Jeannine Oppewall,
nella superba fotografia romantica e chiaroscurata di Jack N. Green, con interventi musicali misuratissimi di Lennie Niehaus su un tema dello stesso Clint.
 
Bellissima l’immagine  di lei che dal finestrino della macchina vede per l’ultima volta lui fermo sotto la pioggia.
  
  


 

 

 
LA TRAMA
 
 
 
 
 Ricevendo il lascito testamentario della madre Francesca Johnson con la sconcertante richiesta che le sue ceneri vengano gettate nel fiume dal ponte Roseman, i due figli Michael e Caroline, spulciando tra le carte, trovano una lettera e tre diari della madre che raccontano loro dei fatali quattro giorni dell’autunno 1965 quando lei era sola in casa, mentre loro due insieme a loro padre Richard, erano partiti per alcuni giorni per una fiera di bestiame.
 
 
 
 
 

 

 

 
L’arrivo di Robert Kincaid, un fotografo del National Geografic giunto a fotografare i ponti coperti della zona, interrompe la monotonia della giornata per Francesca che lo accompagna al ponte; gli rivela la sua origine italiana, di Bari, dove lui è stato a far fotografie.

 
 
 


 

 

Robert, cordiale, le offre dei fiori; lei gli racconta che ha incontrato Richard, prima che diventasse suo marito, quando era militare a Napoli, durante l’ultima guerra.

 

 


LA SCENA DELL’INCONTRO

 

 

 

 

La vita è tranquilla nell’Iowa, forse troppo: a poco a poco tra i due nasce un sentimento irrefrenabile che fa divampare la passione.

 

 

 
 
 

UNA SCENA D’AMORE

 
 
 
 
 
 
 


Mentre lei capisce che l’uomo rappresenta tutto quello che ha sognato e che la tranquilla e ripetitiva esistenza campagnola non avrebbe mai potuto darle, lui sente nella passione totale della donna quell’appoggio che, dopo il divorzio, la sua vita vagabonda gli ha sempre negato.


 
 
 

 

 


La invita a fuggire con lui, ma lei capisce oscuramente che la magia non potrebbe durare, ed inoltre la trattengono il dovere verso l’incolpevole marito e i figli, che lo scandalo danneggerebbe in modo irreparabile.
Dopo quattro giorni di abbandono, interrotti da uno screzio subito sanato, lui la lascia.
La famiglia torna e andando col marito in città per spese, lei vede l’uomo un’ultima volta.
Lui le lancia un ultimo invito appendendo allo specchietto del furgone la crocetta da lei donatagli.
 
Ma pur tentata, Francesca resiste, e sta col marito fino alla morte.
 
Poi, un giorno… nel 1982, le giungono gli effetti del defunto Robert.

 
 
 
 
 

LA SCENA DELL’ADDIO


 
 
 
 
 
 
 

I figli, dapprima turbati ed irritati per la storia, finiscono per comprendere la madre e anzi traggono spunto dalla sua esperienza per tentare di modificare i loro tesi rapporti matrimoniali.

 



 
Infine..


LE PIU’ BELLE SCENE DEL FILM

 
 
 
 
 
 


Recensione:
L’eccelsa bravura degli interpreti: Eastwood virile e intenso con il suo mistero chiuso in sé; lei ricca di quei palpiti che traboccando dallo schermo letteralmente travolgono lo spettatore. Al punto da autorizzarci a prendere sul serio la scherzosa definizione dell’ipercritico Lane che, riferendosi al-l’accento italiano sfoderato per l’occasione dalla puntigliosa Streep, la proclama vincitrice dell’immaginario Madison County Anna Magnani Imitation Contest 1995. Pur inventata come presa in giro, è la verità: se c’è oggi nel mondo un’attrice che merita di venir paragonata alla Magnani è proprio Meryl Streep.

 
 


F I N E
 
.
.
Fonti: web
Rielaborazione e impaginazione di T.K.
 
 
 
 
 
 

 

.
.
.
.
.
 
 
 
 .
.
.
.

FERRO3.. LA CASA VUOTA – Film difficile.. ma poetico.. delicato e premiatissimo   Leave a comment

 
 


SIAMO TUTTI CASE VUOTE
Kim Ki-duk 

Siamo tutti case vuote
e aspettiamo qualcuno
che apra la porta e ci renda liberi.
Un giorno il mio desiderio si avvera.
Un uomo arriva come un fantasma
e mi libera dalla mia prigionia.
E io lo seguo, senza dubbi, senza riserve…
Finché incontro il mio nuovo destino




 
 
 
 
 

FERRO TRE – LA CASA VUOTA
 CINEMA E… POESIA
By Tony Kospan
 
 
 
 
 
 
 
 



I versi iniziali sono di un regista,  Kim Ki-duk, un regista capace di donare tali e tante emozioni disarmanti che lasciano lo spettatore sbalordito (nel bene o nel male) insieme ai paesaggi, le musiche, le parole al contagocce, il ritmo mai frenetico dei gesti, le inquadrature degli sguardi dei protagonisti, gli spaccati di vita.
 
Anche il suo film è un’opera che, con la sua poeticità, tocca il cuore… ed  è stato definito un’opera straordinaria che…

 
 
 
insegna ad amare…
ed a farci conoscere e vivere l’amore

 

 
 
ma non un amore… qualunque… bensì un amore  che è un vortice di sensazioni… impossibile da rendere con le parole.
 
Forse l’estrema e migliore sintesi del film può essere proprio quella che ci narra il regista stesso… con la poesia che apre il post.

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il film è del 2004… viene considerato un pò difficile per la sua atmosfera rarefatta… ma se si riesce ad entrare nel clima del film le emozioni vere e profonde si presentano a bizzeffe.
 
Fu presentato al Festival di Venezia dove ebbe un grande successo di critica… che lo definì appunto un grande film.. ma non per tutti.
 
Segue ora una trama-recensione ed un’altra recensione che a mio parere ben descrivono la profondità e forse la difficoltà del film.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Veniamo ora alla trama descrittaci daInvisibile“.

 
 
Il “Ferro 3” del titolo è la mazza da golf meno utilizzata dal giocatore, che impolverata nell’apposito contenitore testimonia la lontananza da casa; ma è anche il simbolo di un primo incontro teneramente folle, trasformato in ripetizione ossessiva come strana dichiarazione d’amore. Un miracolo di spazi e di sguardi, che cala l’asso nella potenza dell’antitesi: il luogo fisico della Casa, fulcro esistenziale di una borghesia panciuta e violenta, è finalmente dominato dall’uomo che al turbine delle vacue parole prodotte da una crisi di coppia oppone il rumore del silenzio, semplicemente. La comprensione tra amanti viene affidata ad un rapporto di complicità restituito attraverso particolari e docili minuzie, in un crescendo filmico presto emozionante; il timido sfiorarsi dei piedi è il simbolo di una cinepresa ostinatamente platonica, l’accoppiamento fisico è regalato all’intuizione (niente sesso, soltanto un briciolo di onanismo) come se fosse anch’esso invisibile. In questo conatus verso il sentimento, da parte di uno spettro forse sfinito dalla solitudine, il regista solo apparentemente rinuncia alle suggestioni predilette; la sua cosmologia della violenza è sotterranea ma egualmente presente, rarefatta ma chiaramente ineludibile. Esplode un cinema tremendo, che esaltando appieno la scelta silenziosa del protagonista ammazza ogni possibile commento: la pallina da golf sulla testa della donna per scalfire la materia cerebrale, il teorema di violenza domestica suggerito e quindi doppiamente doloroso. Di progressiva perfezione l’evoluzione del protagonista: egli, spezzando l’idillio con la Casa nel delinearsi di quello con la Donna, non ha più ragione di proseguire nelle sue occupazioni e si abbandona all’arresto. Sarà la fine del viaggio verso l’invisibilità, il suo pieno compiersi tra le pareti di una cella carceraria; si dissolve il sogno di comporre la violenza (la sepoltura del cadavere) mentre subirla non fa più male (il prigioniero malmenato), l’uomo invisibile è ormai totalmente estraniato mentre lo spettatore non è mai stato così in empatia. Ciò che non si vede (l’occhio…) è più che mai presente: con dolce ironia ed impeccabile eleganza la pellicola approda all’ultima sequenza, un ritorno alla Casa primaria che tradisce netta circolarità. Kim Ki-duk sotto l’ombrello del film minore firma ad oggi il suo capolavoro: infine appoggia delicatamente sul piatto la contrapposizione ultima e devastante. Il pugno e la carezza, come sempre, in profonda antitesi: Lui non è più neanche un personaggio ma pura pantomima, silenzio ma dialogo dei sensi, un bacio fantasma che appiana i lividi del vivere.
 
 
 
 
 
 

Non è dato sapere se il mondo in cui viviamo

è sogno o realtà.

 

 

 

 

 

 

Questo il parere – recensione di “Silence on tourne

 

Il film regala una luminosa certezza, quella del talento vivace e rigoroso di un regista che riesce a innestare senza tentennamenti l’ironia terribile e i sussulti horror dei primi film nel corpo di opere d’inappuntabile equilibrio e inesausta invenzione (il gioco delle cornici e delle superfici trasparenti, gli imprevisti e depistanti movimenti di macchina), lontanissime da ogni bamboleggiante poeticismo e proprio per questo realmente poetiche, di una poesia fatta di carne e di lacrime quanto di soffio etereo, capace di stregare in eguale misura il cuore e il cervello (per tacere dello stomaco).

 

 

Ma ora cerchiamo d’aver un’idea del film

guardando questo video

 

 
 
 
 
 

Ciao da Tony Kospan






Fellini – Breve ricordo del grande regista nei cui film trionfano l’arte.. il sogno e la poesia   Leave a comment

 
 
 
 
Federico Fellini e la moglie Giulietta Masini
 
 
 
 
 
FELLINI…
VERO MAGO DEL CINEMA DEL II NOVECENTO
 
 
 
 

(Rimini 20.01.920 – Roma 31.10.1993)
 
 
 

Vincitore di 4 premi Oscar e di tanti altri premi
è stato certamente uno dei massimi protagonisti
della storia del cinema… mondiale… del 900
per la sua capacità di coniugare

l’arte cinematografica
alla poesia… alle emozioni… al sogno.

 
 
 
 
 
 
 

BREVE BIOGRAFIA
 
 
 
La sua carriera ebbe inizio nel ’29 come…  
disegnatore satirico
dopo esser giunto a Roma dalla natia Rimini…
 
 
Negli anni ’40 passò alla collaborazione
nella stesura di sceneggiature teatrali
ma nel ’45, con la conoscenza di un grande regista
come Rossellini, s’avvicinò al mondo della celluloide.
 
 
 
 
 
 
 
 
Nel 1950 la sua prima regia (insieme con Lattuada)
con “Luci del varietà” mentre il debutto come unico regista
avvenne con “Lo sceicco bianco“.
 
 
Qui la sua vena artistica, che possiamo definire
un misto di sogno e realtà che dona suggestioni magiche
inizia a manifestarsi, ma non trova consensi
nè dalla critica… nè dal pubblico.
 
 
 
 

Sordi in una mitica immagine da “I vitelloni”

 
 
 
 
Nel ’53 il suo primo grande successo con “I Vitelloni
con il quale vinse il Leone d’argento alla Mostra di Venezia
 
 
Il successo si confermò subito dopo,
anche a livello internazionale
con “La strada“.
 
.


.
.
.
Mastroianni e Anita Ekberg ne “La dolce vita”
 
 
 
 
Ormai era diventato un regista affermato…
 
La sua carriera da quel momento è stata un susseguirsi
di successi di pubblico e di premi nei vari Festival del Cinema… con…
Le notti di Cabiria, 8 e mezzo, La dolce vita, Satyricon, Roma,
Amarcord, La città delle donne, Ginger e Fred.
 .
.
 
 
 
 
 
 .
.
 
L’ultimo suo film è stato “E la nave va” nel 1990.

Oltre ai 4 premi Oscar vinti
gli fu poi conferito nel 1993
anche l’Oscar alla carriera.







  
Come ricordarlo ora al meglio se non con una scena,
 tratta da un suo mitico film,
che mette in evidenza il suo stile poetico e sognante?

  La passerella finale di Otto e mezzo (musica di Nino Rota)


 

 
 
 
Tony Kospan

 
 
 
 Flowers_tiny_PH.gif picture by Lilith_RJ2Flowers_tiny_PH.gif picture by Lilith_RJ2Flowers_tiny_PH.gif picture by Lilith_RJ2Flowers_tiny_PH.gif picture by Lilith_RJ2Flowers_tiny_PH.gif picture by Lilith_RJ2Flowers_tiny_PH.gif picture by Lilith_RJ2Flowers_tiny_PH.gif picture by Lilith_RJ2

PER LE NOVITA’ DEL BLOG
SE TI PIACE… ISCRIVITI


 
 
 

Ff.

I Ponti di Madison County – L’intera trama.. in breve.. e 4 video con le scene più belle del mitico ed affascinante film d’amore   1 comment







L’eterno conflitto tra dovere e passione
in questo grandissimo film….




 
 
 
 
 
I PONTI DI MADISON COUNTY
 
 
 
 
 
 

 

 
 
Uno dei più struggenti film d’amore degli anni ’90, imperniato, come sempre, su una impossibilità.
 
Un’altra conferma del classicismo di un regista che qui affronta di petto il genere, attraversandolo controcorrente.

Seduce l’ambientazione, fra l’incanto iperrealista del paesaggio rurale e la perfetta definizione delle scene di Jeannine Oppewall,
nella superba fotografia romantica e chiaroscurata di Jack N. Green, con interventi musicali misuratissimi di Lennie Niehaus su un tema dello stesso Clint.
 
Bellissima l’immagine  di lei che dal finestrino della macchina vede per l’ultima volta lui fermo sotto la pioggia.
  
  


 

 

 
LA TRAMA
 
 
 
 
 Ricevendo il lascito testamentario della madre Francesca Johnson con la sconcertante richiesta che le sue ceneri vengano gettate nel fiume dal ponte Roseman, i due figli Michael e Caroline, spulciando tra le carte, trovano una lettera e tre diari della madre che raccontano loro dei fatali quattro giorni dell’autunno 1965 quando lei era sola in casa, mentre loro due insieme a loro padre Richard, erano partiti per alcuni giorni per una fiera di bestiame.
 
 
 
 
 

 

 

 
L’arrivo di Robert Kincaid, un fotografo del National Geografic giunto a fotografare i ponti coperti della zona, interrompe la monotonia della giornata per Francesca che lo accompagna al ponte; gli rivela la sua origine italiana, di Bari, dove lui è stato a far fotografie.

 
 
 


 

 

Robert, cordiale, le offre dei fiori; lei gli racconta che ha incontrato Richard, prima che diventasse suo marito, quando era militare a Napoli, durante l’ultima guerra.

 

 


LA SCENA DELL’INCONTRO

 

 

 

 

La vita è tranquilla nell’Iowa, forse troppo: a poco a poco tra i due nasce un sentimento irrefrenabile che fa divampare la passione.

 

 

 
 
 

UNA SCENA D’AMORE

 
 
 
 
 
 
 


Mentre lei capisce che l’uomo rappresenta tutto quello che ha sognato e che la tranquilla e ripetitiva esistenza campagnola non avrebbe mai potuto darle, lui sente nella passione totale della donna quell’appoggio che, dopo il divorzio, la sua vita vagabonda gli ha sempre negato.


 
 
 

 

 


La invita a fuggire con lui, ma lei capisce oscuramente che la magia non potrebbe durare, ed inoltre la trattengono il dovere verso l’incolpevole marito e i figli, che lo scandalo danneggerebbe in modo irreparabile.
Dopo quattro giorni di abbandono, interrotti da uno screzio subito sanato, lui la lascia.
La famiglia torna e andando col marito in città per spese, lei vede l’uomo un’ultima volta.
Lui le lancia un ultimo invito appendendo allo specchietto del furgone la crocetta da lei donatagli.
 
Ma pur tentata, Francesca resiste, e sta col marito fino alla morte.
 
Poi, un giorno… nel 1982, le giungono gli effetti del defunto Robert.

 
 
 
 
 

LA SCENA DELL’ADDIO


 
 
 
 
 
 
 

I figli, dapprima turbati ed irritati per la storia, finiscono per comprendere la madre e anzi traggono spunto dalla sua esperienza per tentare di modificare i loro tesi rapporti matrimoniali.

 



 
Infine..


LE PIU’ BELLE SCENE DEL FILM

 
 
 
 
 
 


Recensione:
L’eccelsa bravura degli interpreti: Eastwood virile e intenso con il suo mistero chiuso in sé; lei ricca di quei palpiti che traboccando dallo schermo letteralmente travolgono lo spettatore. Al punto da autorizzarci a prendere sul serio la scherzosa definizione dell’ipercritico Lane che, riferendosi al-l’accento italiano sfoderato per l’occasione dalla puntigliosa Streep, la proclama vincitrice dell’immaginario Madison County Anna Magnani Imitation Contest 1995. Pur inventata come presa in giro, è la verità: se c’è oggi nel mondo un’attrice che merita di venir paragonata alla Magnani è proprio Meryl Streep.

 
 


F I N E
 
.
.
Fonti: web…
Rielaborazione e impaginazione di T.K.
 
 
 
 
 
 

 

.
.
.
.
.
 
 
 
 .
.
.
.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: